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Messaggio Da Different Staff Sab Mar 02, 2024 12:03 am

La prima volta che Catalina vide il desierto vestido erano trascorsi quasi cinque anni dalla morte di suo padre. Fino a quel momento, la sua conoscenza del deserto si limitava alle serate trascorse insieme a lui a guardare le stelle.
Occorrevano almeno un paio d’ore di cammino partendo da casa loro a San Pedro de Atacama per raggiungere le prime dune, ma il viaggio era sempre ripagato dalla vista della maestosa distesa di sabbia dorata. Le dune sembravano scogliere desolate, una sorta di eremo naturale, un santuario della bellezza. Catalina si sarebbe perfino inginocchiata davanti a loro se non si fosse vergognata a farlo davanti a suo padre.
Durante il giorno il deserto brillava sotto un sole implacabile, ma col calare della notte diventava una finestra aperta sull’Universo. Le stelle accendevano l’oscurità di una miriade di luci scintillanti.
Entrambi distesi sopra una stuoia di canapa, coperti fino al naso per proteggersi dal freddo, facevano a gara a chi riusciva a contarne di più.
Le vedi quelle specie di nuvolette lassù?” le chiedeva suo padre cercando di farle notare tutti i dettagli del cielo.
Catalina annuiva restando in attesa della spiegazione col cuore che batteva forte, con la frenesia e l’orgoglio di chi sta per ascoltare un segreto.
Le chiamano le nubi di Magellano, pare che siano delle piccole galassie.”
Cos’è una galassia, papà?” chiedeva piena di curiosità.
Dicono che sia un posto dove le stelle sono così fitte che per contarle non basterebbe una vita intera!”
Ignacio, così si chiamava il padre di Catalina, non aveva potuto studiare, ma sentiva di avere una connessione speciale con la natura di quei luoghi. Contemplando i profondi silenzi di quello che considerava il proprio rifugio dalle brutture del mondo, si era convinto che quel territorio avesse la capacità quasi divina di fondere l’immensità del cosmo con l’ambiente.
Era convinto che solo a una vista distratta potesse sembrare arido e spietato perché, al contrario, quella sabbia pullulava di vita: ogni piantina, arbusto o animale dimostrava di sapersi adattare a quelle condizioni. Un prezioso esempio di resilienza e attaccamento alla vita a cui spesso pensava con ammirazione traendone forza per affrontare i momenti più difficili.
Dopo le rare piogge nascevano dei fiori colorati talmente belli da togliergli il fiato. Avrebbe voluto portarne qualcuno a Marcia, sua moglie, ma poi non si decideva a raccoglierli. Per lui sarebbe stato come strappare dei figli al deserto.
La sua famiglia viveva in semplicità, ma il lavoro nei campi non era molto redditizio e spesso i raccolti non erano sufficienti a soddisfare neppure le necessità primarie. Marcia aveva imparato a cucire da bambina e grazie al suo lavoro di sarta i due coniugi riuscivano a integrare le magre finanze. Ma a Ignacio tutto questo non bastava.
Lui voleva dare un futuro diverso a sua figlia. Catalina avrebbe dovuto avere la possibilità di studiare, sperava che proprio lei, un giorno, potesse spiegargli cosa fossero le galassie. Immaginava di vederla lavorare presso i grandi osservatori astronomici situati lassù in alto, dove sembrava quasi di poter raccogliere le stelle con le mani.
Per questo accettò la proposta di un nuovo lavoro. La paga non sarebbe stata molta, ma quei soldi sembravano in grado di esaudire le sue preghiere.
Marcia, però, lo vedeva tornare casa ogni sera sempre più afflitto, spesso Ignacio non toccava neppure il cibo: per la stanchezza, le diceva. Ma col trascorrere dei giorni, si rese conto che non c’era più la luce di un tempo nei suoi occhi, come se una cappa di piombo avesse spento all’improvviso la fiamma che ardeva in lui.
Catalina si accorgeva che sua madre era molto preoccupata, ma non riusciva a capire quale fosse il problema. Spesso, di notte, sentiva i genitori parlare sottovoce a letto.
Suo padre era sempre così provato che aveva perfino smesso di portarla a vedere le stelle.
Ci restò malissimo quando un giorno lui, facendosi scuro in volto, le disse:
Catalina, promettimi di non andare mai più nel deserto. Mai più” sottolineando la frase con un’enfasi che la sorprese molto.
Avrebbe voluto chiedergli perché, sapere cosa fosse successo di tanto grave, ma lo conosceva troppo bene: non avrebbe avuto quelle risposte. Doveva solo obbedirgli e piangere senza farsi sentire.
Marcia, vedendo la tristezza di sua figlia, cercava di consolarla come poteva:“Ti insegnerò a cucire il vestito più bello che si sia mai visto a San Pedro, vedrai!”.
Catalina si chiuse in sé stessa cercando di comportarsi da brava figlia, ma riusciva a stento a cacciare indietro le lacrime ogni volta che vedeva suo padre.

Un giorno bussò alla loro porta uno sconosciuto. Disse di chiamarsi Romero e di essere un compagno di lavoro di lgnacio. L’uomo aveva un odore acre, affumicato; i suoi occhi sembravano due biglie bianche incastonate tra le pieghe annerite della pelle.
Marcia lo fece entrare, gli offrì dell’acqua fresca del pozzo. Lui non si decideva a parlare: vagava per la stanza con lo sguardo. Lei gli sedette di fronte, versò a sua volta dell’acqua nel bicchiere. Bevve d’un fiato come se volesse farsi coraggio, come se già sapesse la verità. Catalina rimase a guardare la scena in piedi sulla porta, pronta per uscire e andare da suo padre.
Romero, infine, disse loro che Ignacio era morto soffocato dai fumi tossici del materiale che stavano bruciando.
Dopo quel giorno maledetto, la promessa di non tornare mai più nel deserto tormentava Catalina ogni notte. Avrebbe voluto tanto sdraiarsi a guardare il cielo, desiderava riconciliarsi con l’Universo, sentirne l’armonia profonda e contare le stelle come faceva da bambina. In cuor suo sapeva che solo tornando lì avrebbe trovato la pace che cercava.
Ma aveva promesso e non c’era più suo padre a poterla sciogliere da quel voto. Intanto il tempo passava, ma il dolore non diminuiva.
Smise di studiare e si buttò con anima e corpo ad aiutare la madre nel lavoro di sartoria. Usciva di rado solo per le spese e per le . Non le importava di nient’altro.

Una mattina, mentre si recava da una cliente per una consegna, incontrò per strada un gruppo di ragazzini che la incuriosì: indossavano abiti fuori misura, maglie sbilenche, pantaloni troppo larghi e, soprattutto, camminando lasciavano una scia forte di affumicato. L’odore le ricordò quello che anni prima aveva sentito su Romero.
Li seguì per un po’ prima di decidersi a fermarli: “Dove l’hai presa?” chiese a quella che doveva essere la più grande indicando la sua gonna troppo lunga.
La ragazzina, che non aveva più di dieci anni, la squadrò da capo a piedi come se avesse avuto davanti un extraterrestre.
Nel desierto vestido” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Catalina si sentì un po’ sciocca e arrossì. Del resto, lei come poteva saperlo?
Perplessa, chiese ancora: “E dove sarebbe questo posto?”
Se vuoi venire con noi, domani ci torniamo.”
Quella notte non riuscì a chiudere occhio. Marcia si accorse di quanto fosse agitata, le prese la mano sdraiandosi accanto a lei come faceva sempre quando era bambina.
Manca tanto anche a me tuo padre” le disse accarezzandola con dolcezza.
Mamma, hai mai sentito parlare del desierto vestido?”
Marcia non avrebbe voluto più sentire quel nome in vita sua. Era stato proprio quel deserto a prendersi il marito, ma ormai la figlia era cresciuta ed era giusto che conoscesse la verità.
È proprio lì che è morto tuo padre.”

Catalina decise che era giunto il momento d’infrangere la promessa. Il desierto vestido la stava cercando e non sarebbe stata sorda a quel richiamo.
Camminava da più di tre ore sotto il sole cocente quando fu investita da un odore talmente forte da impedirle di respirare.
La tosse non le dava tregua, un fumo acre avvelenava l’aria facendole lacrimare gli occhi. Quando riuscì a riaprirli, si accasciò sulla sabbia per lo stupore: non c’erano le dune dorate che ricordava, ma un immenso accumulo di stracci abbandonati. Camicie strappate, pantaloni logori, maglie di ogni taglia e colore accatastati dappertutto costituivano una smisurata discarica a cielo aperto. Qua e là sulle piccole montagne fumanti, gruppi di bambini inginocchiati si affannavano a rovistare tra i rifiuti alla ricerca di qualche abito ancora buono da indossare o da rivendere.
Di fronte a quel panorama così devastato, Catalina si sentì mancare. Si chiese dove fossero finiti i cespugli, gli animali, i bellissimi fiori di cui le parlava sempre suo padre. Si domandò il perché di un simile scempio.
Scappò via piangendo dicendo a sé stessa che non avrebbe mai più messo piede in quel posto, che era meglio se avesse conservato i ricordi.
D’improvviso le fu chiaro il motivo per cui suo padre le aveva fatto fare quella promessa. Il luogo magico che conosceva non esisteva più. Ignacio non avrebbe mai voluto che lei lo vedesse così: deturpato e violato.
Si chiuse in camera senza mangiare per giorni meditando di andare via per sempre dalla sua terra.
Marcia si sentiva impotente. Vedeva la figlia soffrire tanto senza sapere come aiutarla.
Fu una cliente a darle l’idea. La donna si presentò una sera portando con sé un paio di vecchi jeans, voleva che lei ne ricavasse una borsa. L’autorizzò a tagliarli fino al cavallo. La richiesta le sembrò strana, ma divertente.
Marcia si mise all’opera con tutta la propria creatività. Pensò di staccare il bordo superiore dei pantaloni e di utilizzarlo per creare la tracolla. Con alcuni ritagli di stoffe di vari colori e fantasie cucì delle piccole tasche che andarono a coprire tutte le parti usurate. Alla fine, il risultato fu così soddisfacente che dovette far fronte a molte altre richieste. Ma da sola non poteva certo esaudirle tutte così coinvolse la figlia in quel lavoro.
Per Catalina fu come vedere di nuovo la strada dopo aver camminato per giorni al buio nella nebbia. Doveva smettere di disperarsi e reagire alla situazione.
Montagne di rifiuti di abbigliamento deturpavano l'ambiente. Se chiudeva gli occhi, le sembrava di sentire il lamento soffocato proveniente dal deserto e il grido silenzioso dei vestiti abbandonati e dimenticati, che le chiedevano una nuova vita.
Mamma, noi abbiamo un compito importante” le disse abbracciandola “dobbiamo recuperare quegli abiti e trasformarli in qualcosa di nuovo.”
Marcia non se lo fece ripetere due volte. Vedere la figlia carica di energia, poter dare il proprio contribuito a risanare il deserto le restituiva la voglia di vivere e lottare.
Non possiamo farcela da sole. Abbiamo bisogno di aiuto, mamma.”
Fecero girare l’informazione tra le clienti e in breve riuscirono a radunare un gruppo di volontarie che accolsero con entusiasmo l’iniziativa.
Armate di guanti e sacchi da raccolta, s’immergevano ogni giorno con ottimismo nell’enorme montagna di rifiuti. Lavoravano sodo nonostante il caldo e l’odore soffocante.
Catalina riusciva a percepire la nostalgia e la storia intrappolata tra le cuciture di ciascuno di quegli abiti abbandonati.
Dopo aver trascorso ore e ore sotto il sole per il lavoro di cernita, li portavano a casa per la trasformazione.
In breve, l’abitazione di Marcia e Catalina divenne un laboratorio di riciclo creativo.
Con ago e filo trasformavano le vecchie camicie in borse riutilizzabili e i jeans ormai logori in eleganti gonne. Le vecchie stoffe, considerate fino a quel momento come spazzatura da bruciare, avevano l’opportunità di vivere una seconda vita e contribuire a salvare il deserto.
Certo, il loro lavoro non poteva risolvere un problema di quelle proporzione, ma Catalina e la madre guardavano con orgoglio ai risultati: speravano che il buon esempio fosse contagioso.
Molti altri volontari si unirono al gruppo e qualche imprenditore illuminato cominciò a sostenerle con delle generose donazioni.

Negli ultimi anni si sono sviluppate molte industrie per il recupero dei rifiuti tessili provenienti da tutto il mondo che stanno soffocando il deserto di Atacama.
Catalina oggi è un’imprenditrice di successo, ma ciò che le importa davvero non è la fama: è aver dato voce al suo Paese affinché tutti conoscano la realtà e possano contribuire a salvaguardare l’ambiente attraverso comportamenti più consapevoli.
Ogni tanto prende la vecchia stuoia e una coperta per trascorrere la notte nel deserto e, quando il vento accarezza le dune, le sembra di sentirlo sussurrare: «Gracias.»
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Messaggio Da tommybe Dom Mar 03, 2024 10:53 pm

Sono contento di concludere la serata con questo racconto. 
L' ho scelto perché ha meno letture di tutti gli altri e questo mi ha incuriosito. Non c'è nessuna macchinazione dietro, succede a tutti, prima o poi, di avere poche letture, di stare immobili, di non essere sfogliati. 

Quella del riciclo è una scoperta importante piena di sorprese. Addirittura in grado di dettare la moda del momento.
Prima di cadere in un silenzio prostrato ti prometto un posto nella mia cinquina. Te lo meriti per la pazienza che hai avuto. Che poi il tuo è un buon racconto e non c'entra niente la mia generosità. Un abbraccio.
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Messaggio Da Molli Redigano Dom Mar 03, 2024 11:30 pm

Ho fatto una veloce ricerca e ho visto che il Desierto Vestido esiste veramente. Ciò mi fa pensare a un racconto costruito su qualcosa di vero non soltanto per il luogo ma anche per il personaggio protagonista. In ogni caso, ringrazio l'Autore per avermi fatto conoscere qualcosa di cui ignoravo l'estistenza.

Circa il testo, segnalo qualcosa che ho riscontrato più che altro nella prima parte del racconto:

"Marcia, però, lo vedeva tornare casa ogni sera[...]"

"Marcia, però, lo vedeva tornare a casa ogni sera[...]"


"Disse di chiamarsi Romero e di essere un compagno di lavoro di lgnacio."

Visivamente si nota poco, ma se copi e incolli "lgnacio" su word ti segnala errore perchè è stata unsata la "l" minuscola anziché la "I" maiuscola.


"Dopo quel giorno maledetto[...]" è scritto con un carattere più piccolo.


"Usciva di rado solo per le spese e le . Non le importava di nient'altro."

Per le spese e le? La frase è troncata.


Fin qui, ripeto, parte iniziale del racconto, avrei detto che il testo è poco curato e che è mancata una rilettura finale. Per contro, gli altri 3/4 del testo non hanno refusi (sempre che qualcosa non mi sia sfuggito e può essere).

Credo che il racconto abbia un messaggio molto chiaro nascosto, ma neanche troppo, tra le righe. Tutto si può recuperare e con il recupero farne qualcosa di buono. Tra l'altro l'utilità è duplice in questo caso: i tessuti hanno nuova vita e l'ambiente si libera del torto subito. Sarebbe meglio non arrivarci ad offendere l'ambiente in questo modo, ma è un altro discorso. 
Un appunto lo faccio sul personaggio di Catalina, progressivo lo definirei, perché prende piano piano possesso del suo ruolo all'interno della vicenda. Insomma, ritengo vincente l'idea dell'Autore di "concederci" la protagonista a piccole dosi. 

Un ultimo appunto lo faccio su una questione puramente estetica e del tutto personale: visti i pochi dialoghi, a volte si ha l''impressione di essere di fronte a un muro di parole. Avrei utilizzato più spazi tra i vari paragrafi per rendere più fruibile la lettura a livello pratico.

Grazie

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Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344


Avei l'amel su i laver e 'l cutel an sacòcia.
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Messaggio Da Achillu Mar Mar 05, 2024 10:13 pm

Ciao, Penna.

L'inizio è poco intuitivo, forse è proprio sbagliato. Nel primo capoverso Catalina ha visto il desierto vestido cinque anni dopo la morte del padre e nel secondo capoverso invece l'ha visto col padre. Forse ho capito l'intenzione, ma alla prima lettura è molto fuorviante.
A parte alcuni lievi problemi di formattazione, c'è una distrazione qui: "Usciva di rado solo per le spese e per le ." La parola è rimasta nella tastiera.
Dubbio sulla trama: il padre di Catalina non tornava a casa affumicato?
La parte che preferisco è la prima, fino a un terzo o a metà: sufficientemente mostrata e mi trascina nella storia. Apprezzo anche il silenzio del narratore tra la "bruciando." e "Dopo quel giorno maledetto". La seconda metà invece è raccontata e arricchita di iperboli, tolte le quali resta solo la cronaca.
Più che l'idea imprenditoriale, mi è piaciuto il contrasto tra la promessa fatta al padre e il desiderio di infrangerla.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Petunia Mer Mar 06, 2024 6:46 am

Ecco un altro racconto che affonda la storia nella realtà. In mezzo a tanti fantasy c’è un fatto vero. Il desierto vestido esiste e scoprirlo è stato un pugno allo stomaco. Immaginare un luogo che personalmente ho sempre pensato come uno dei “posti” incontaminati, direttamente a contatto con l’Universo, trattato come una enorme discarica mi ha fatto proprio stare male. Non conoscevo questo aspetto del deserto di Atacama e ho letto pure che è vero che si stanno sviluppando nuove tecnologie (anche a opera di una donna illuminata) per cercare di ripulire il disastro ecologico e trasformare i rifiuti tessili in materiali utili. Quindi grazie all’aut@ che mi ha fatto conoscere questa realtà molto aderente al tema Pachamama.
Ti perdono il narratore onnisciente che è richiesto comunque dal contest.
In definitiva un buon lavoro che in questo contest dove vince il genere fantastico sembra un po’ un pesce fuor d’acqua, ma il genere era libero, per cui grazie.
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Messaggio Da ImaGiraffe Ven Mar 08, 2024 6:25 pm

Quando i racconti affrontano argomenti reali, mi entusiasmo parecchio. Amo esplorare nuove tematiche e poi approfondirle attraverso le mie ricerche, e questo racconto è proprio uno di quei casi. 
Il racconto ha smosso la mia sete di curiosità e quindi la "pancia" è soddisfatta.
Credo che "pachamama" debba fare questo, secondo il mio modesto parere, buttare un occhio sul reale per creare spunti di riflessione.
La trama è leggera, lineare e ben strutturata, il che rende la lettura piacevole nonostante alcuni piccoli errori che possono essere perdonate. Forse avrei preferito un finale meno esplicito, un elemento che fosse stato inserito più sottilmente nel testo.
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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Mar 08, 2024 11:12 pm

Complimenti: un bel racconto, un bel messaggio, finalmente una storia vera.
Mi è piaciuto come abbia fatto evolvere la sintonia tra personaggi e ambiente in un'azione, una trama; in altri racconti rimaneva lì, senza portare da nessuna parte.
La scrittura è scorrevole, anche se qualche dialogo avrebbe alleggerito, senza far scomparire il narratore che qui risulta un po' troppo invadente.
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Messaggio Da Susanna Ven Mar 08, 2024 11:50 pm

Il titolo incuriosisce e mi aspettavo altro, non un deserto utilizzato come discarica. Incuriosita, ho trovato un articolo che parla appunto della prassi, ormai consolidata (?) di scaricare nel deserto di Atacama decine di migliaia di tonnellate di abiti invenduti o troppo rovinati per essere riutilizzati. Uno schifo, alla faccia della moda usa e getta, dell’ambiente e della salute. E non sarà di certo l'unico caso, purtroppo. E qui si potrebbero aprire le cateratte del Nilo per una discussione senza fine.
Tornando al racconto, sicuramente lo spunto è molto originale ed è ben sviluppato, portandolo all’interno delle vicende di una famiglia che per sopravvivere deve pagare le conseguenze di leggi di mercato.
Il racconto pecca però di alcuni tratti un po’ semplicisti o affrettati, affidando momenti di vita molto duri a semplici frasi, senza un minimo di proseguo che ci si aspetterebbe, e che – con narratore onnisciente – si prestavano ad essere sviluppate senza tema che fossero criticate.
Per esempio: Romero, infine, disse loro che Ignacio era morto soffocato dai fumi tossici del materiale che stavano bruciando. Chiuso lì, eppure ci stava il momento di dolore di madre e figlia, la rabbia per quel lavoro disumano. E per la figlia un momento di rabbia per essere stata tenuta all'oscuro del lavoro del padre.
Ignacio non avrebbe mai voluto che lei lo vedesse così: deturpato e violato. Ci sta, per l’economia della storia e per come è stato creato Ignacio, ma nella realtà forse l’uomo non avrebbe voluto, in primis, che la figlia fosse costretta a lavorarci, in quel posto. La miseria e le necessità purtroppo qualche volta prevaricano sulla bellezza della natura.
Catalina riusciva a percepire la nostalgia e la storia intrappolata tra le cuciture di ciascuno di quegli abiti abbandonati.  Bella frase ad effetto.
Quindi complimenti per l’originalità della storia di base, che ha saputo coniugare la bellezza di un deserto con la triste realtà non solo di scempio ambientale ma anche di totale indifferenza per le conseguenze ambientali e umane di certi comportamenti, l’impossibilità di studiare con l’inventiva che riesce a garantire un futuro migliore.

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Messaggio Da vivonic Sab Mar 09, 2024 6:17 pm

Ciao, Autore.
Come per "Pando", anche in questo racconto impariamo qualcosa di nuovo (io personalmente neanche sapevo il nome del deserto del Cile, figurati se sapevo del "desierto vestido"). Quindi, innanzitutto, grazie.
C'è qualche refuso di troppo in apertura, il che inceppa un po' la lettura, ma niente che non si sarebbe risolto con una lettura in più.
La parte che preferisco, ovviamente, è il messaggio, che vince su trama, personaggi e scrittura. Grazie mille per essere entrata in Pachamama con questo capolavoro.
Due cose che mi piacciono meno: il finale così esplicito e il titolo. Il finale mi sarebbe piaciuto più intuitivo e meno esplicitato, dato che eri già stato perfetto in quel senso durante tutto il tuo racconto; il titolo, invece, mi disturba per la mancanza grafica di corsivo (o virgolette, come ho usato io in questo commento, per esempio). Un articolo italiano non può essere seguito da un sostantivo e un attributo in spagnolo, oltretutto non di uso comune nella nostra lingua. A quel punto, avrei preferito un "el", oppure la totale assenza dell'articolo, che avrebbe reso ancora più incisivo il titolo stesso, secondo me (Pensa: ti suona meglio "La lugubre notte" oppure "Lugubre notte", o ancor meglio "Notte lugubre", invece di "La notte lugubre"?).
Tutte osservazioni che significano che il tuo racconto è di quelli che meritano molta considerazione anche a livello di classifica.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Albemasia Dom Mar 10, 2024 9:55 pm

Bella la storia e interessante l'intuizione dell'autore di svilupparla intorno all'elemento di verità da cui trae origine, facendosi portavoce del messaggio che sottende a tutto il testo.
Il racconto si legge volentieri, nonostante qualche imprecisione e qualche refuso, e giunge alla degna conclusione che connota positivamente tutta la storia.
Mi è piaciuto meno il finale che col suo dato di realtà ha tolto un poco di quell'atmosfera di cui era permeata tutta la narrazione.
Nel complesso un bel racconto.
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Messaggio Da caipiroska Dom Mar 10, 2024 11:16 pm

Ho percepito il racconto come diviso in due parti, delle quali preferisco la prima.
Nella prima parte ho notato una maggiore cura e attenzione nella scelta delle frasi, nella composizione delle immagini evocate e una buona dimestichezza con il mostrare. Nella seconda parte invece si sente una maggiore fretta, quasi che il limite prossimo delle battute avesse obbligato l'autore a comprimersi. La conseguenza che, a mio avviso, si nota maggiormente è l'abbandono del mostrare per un più sterile raccontare che inevitabilmente toglie poesia e fascino al racconto. Tutto questo viene enfatizzato dalla chiusura riportata quasi come un promemoria tanto che l'effetto finale è che le prime e le ultime righe sembrano appartenere a due racconti diversi e di genere ben distinto.
Trovo che nel racconto sia stata ampiamente inserita la morale sottolineata e il lettore, insieme all'entusiasmo crescente di Catalina per la nuova impresa, l'abbia già compresa e fatta sua.
Il narratore è onnisciente quindi questo mio appunto non ha valore, ma ammetto che i repentini cambi di pov non mi hanno convinta del tutto.
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Messaggio Da Arunachala Mar Mar 12, 2024 6:02 pm

per quanto possa apparire semplice e leggero, questo racconto contiene invece un messaggio importantissimo, forse vitale, sia per il deserto di Acatama che per l'umanità.
non pare coinvolgere, all'inizio, ma proseguendo la lettura ti ritrovi nel bel mezzo della scena e non puoi fare a meno di sorprenderti.
bello, molto ben scritto, a parte un paio di refusi.
scorrevole, gradevole e piacevole.
insomma, mi è piaciuto.

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Messaggio Da mirella Ven Mar 15, 2024 8:24 am

L’elaborazione della trama incontra il mio gusto personale, in quanto parte da una realtà per articolare il tema e suggerire spunti e riflessioni.
Di solito i lettori sottolineano l’insufficienza di un finale affrettato; qui accade il contrario.
Dopo cinque anni dalla morte del padre, Catalina  viene  meno alla promessa di non tornare nel deserto, trovandosi di fronte a uno spettacolo disgustoso. Montagne di spazzatura coprono la sabbia e contrastano dolorosamente con i ricordi.
Tuttavia la ragazza reagisce, realizzando il riciclaggio degli indumenti ritrovati nella discarica di Atacama, ottenendone anche un vantaggio economico e infine  diventando un' imprenditrice di successo.  
Il tratto che caratterizza la protagonista sta nell’amore con cui si dedica al lavoro: rovistare nell’immondizia non è certo piacevole ma “Catalina riusciva a percepire la nostalgia e le storie intrappolate tra le cuciture di quegli abiti abbandonati.”  
Buona e corretta la scrittura, che svela - passo dopo passo - il progredire dell'azione narrativa.
Il finale poteva essere meno lungo - oppure no – ma avrei eliminato  gli ultimi due righi che nulla aggiungono alla poesia del deserto che pervade il racconto. 

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Messaggio Da CARLA EBLI Ven Mar 15, 2024 9:03 am

A parte qualche piccolo refuso, trovo questo racconto molto avvincente.
Privo di concetti scontati che poi risultano banali, riesce a mettere a fuoco eventi e soluzioni senza mai una parola di troppo.
Una bella storia senza nessuna morale implicita che fa riflettere.
Ben equilibrati gli avvicendamenti e ben dosati i dialoghi.

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Messaggio Da Gimbo Dom Mar 17, 2024 11:40 am

Ho apprezzato il racconto per la sua originalità e per aver trattato un argomento reale e poco conosciuto, come la pratica dello smaltimento dei rifiuti tessili nel deserto di Atacama. Ho trovato la trama intrigante e la narrazione coinvolgente, mi congratulo con la tua abilità nel mescolare la realtà con la finzione.
Ho notato alcuni errori di formattazione e di scrittura, in particolare nella prima parte del racconto. Ho qualche perplessità riguardo alla gestione dei dialoghi e alla chiarezza della trama, soprattutto nel secondo metà del racconto. Tuttavia, apprezzo il messaggio del racconto per la sua profondità e il suo impatto emotivo. Riconosco il valore del racconto e lo valuto positivamente per l'originalità e per l'impegno nel trattare tematiche reali e attuali.

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Messaggio Da M. Mark o'Knee Lun Mar 18, 2024 4:18 pm

Dopo le favole, le fiabe, i fantasy ecc., un bel tuffo nella realtà è davvero il benvenuto. Anche perché il racconto è scritto piuttosto bene e presenta solo poche imprecisioni:
- la prima che salta agli occhi, anzi, direi al naso è il fatto che Ignacio, a differenza del collega Romero, non sembra avere "un odore acre, affumicato";
- nel testo c'è un "lgnacio" (scritto con l anziché I);
- "per le spese e per le ." (qualcosa è rimasto nella tastiera).
Interessante la progressiva crescita di Catalina che si percepisce nei vari step della trama, anche se spicca la mancanza di una vera reazione all'annuncio della morte di Ignacio, liquidata con poche parole.
Azzeccata la scelta del riciclo, che qui ha addirittura una doppia valenza: il recupero degli indumenti e, nello stesso tempo, il risanamento del deserto.
Mi resta qualche perplessità sul paragrafo finale, che mi sembra virare un po' troppo sul lato economico. Se posso permettermi un suggerimento, lo modificherei togliendo la frase su volontari e imprenditori illuminati e concludendo semplicemente con "Catalina oggi è un’imprenditrice di successo, ma ogni tanto prende la vecchia stuoia e una coperta per trascorrere la notte nel deserto e, quando il vento accarezza le dune, le sembra di sentirlo sussurrare: «Gracias.»" 
L'unico appunto veramente negativo che posso fare riguarda il titolo: un articolo determinativo italiano seguito da due termini spagnoli mi è sembrato proprio fuori posto; molto meglio omettere l'articolo e magari scrivere in corsivo le parole in spagnolo (e questo non solo nel titolo, ma anche nelle varie occorrenze del testo).
Un racconto con molte luci e qualche ombra, ma nel complesso davvero meritevole di attenzione.
Grazie
M.

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Messaggio Da Resdei Lun Mar 18, 2024 7:59 pm

Che bel racconto! 
Anch’io ti ringrazio per avermi fatto conoscere una realtà che ignoravo e ne sono rimasta affascinata. Il messaggio è forte e totalmente condivisibile. Alleggerisce il cuore, perché c'è qualcuno (pochi ma ci sono) che cerca di realizzare qualcosa di utile all’Uomo e alla Terra. 
Il deserto, che in altri racconti assume significato di morte, ha qui i connotati della bellezza del cielo, dei fiori meravigliosi che in esso vivono e crescono. 
E anche questo aspetto che hai voluto evidenziare mi è piaciuto molto.
Uno di quei racconti che si leggono davvero volentieri e che fanno pensare. 
Complimenti.
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Messaggio Da Claudio Bezzi Gio Mar 21, 2024 9:37 am

Sotto la superficie del racconto, in realtà, c’è poca storia, poca narrazione… Tutta la prima parte serve per introdurre la sorpresa negativa della discarica, e la seconda per descrivere, in maniera quasi giornalistica, l’idea del riciclo e della buona volontà delle protagoniste. Diciamo che la storia è un pochino “piatta”, poco appassionante. In questi casi si può sopperire dando spessore ai personaggi, dando ritmo, soffermandosi sugli elementi drammatici (come la morte di Ignacio) che invece, qui, scivolano via troppo leggeri.

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Messaggio Da Giammy Ven Mar 22, 2024 12:27 pm

Il deserto regala sempre delle storie interessanti e questo racconto, nonostante il ritmo lento e la presenza di pochi dialoghi, si legge con piacere. Come segnalato da altri "lettori" ci sono delle imprecisioni che non incidono in modo troppo negativo. Avrei dedicato un maggiore approfondimento alla morte del padre di Catalina, Ignacio, liquidata con una frase. Bello il messaggio, anche se il finale mi sembra troppo scontato.
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Messaggio Da gipoviani Ven Mar 22, 2024 12:33 pm

In astratto poteva sembrare una sfida difficile. Poteva finire con un apologo moralista o con una descrizione ideologica.
Tu hai scritto una bella storia. Senza maghi, unicorni, sciamani. Dove la magia principale è nella storia stessa.
Veramente un bel racconto.

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Messaggio Da Fante Scelto Mar Mar 26, 2024 12:39 pm

Racconto carino, che ha il pregio principale di attenersi a un elemento reale e svilupparci intorno una storia coerente e priva di elementi eccessivi o fuori luogo.
Il difetto che ravviso è uno, ma dipende più che altro dalla mia sensibilità personale, ed è il tono sempre un po' cartoon della vicenda e dei personaggi. Mi riferisco alla scelta, molto diffusa, di trattare i personaggi con una sensibilità estremizzata, di enfatizzare la semplicità dei rapporti umani (salvo poi cadere su un punto chiave, già citato da quasi tutti, che è la morte di Ignacio trattata in modo molto asettico).
Perché cito spesso la somiglianza coi cartoon? Perché è proprio nei lungometraggi, soprattutto moderni, che compaiono questi personaggi privi di qualsiasi difetto, buoni, gentili, sensibili, che si appassionano a guardare le stelle nel cielo. 
Che magari diventano imprenditori di successo perché sono illuminati e vogliono il bene dell'umanità, non per il profitto, o comunque non mischiando una cosa e l'altra. 
Per quanto carini e coccolosi siano, io faccio sempre un po' fatica a entrare in sintonia con queste creature mitologiche.
Oltretutto, si sente, secondo me, che sono filtrate da un occhio "occidentale," cioè una visione molto nostrana, dove grandi ambienti incontaminati e cieli stellati supremi non ci sono, e di conseguenza ci immaginiamo che dove esistono la gente si perda nella loro contemplazione.
Io penso, generalizzando ovviamente, che chi invece ha queste cose non le apprezza con la nostra poesia, perché semplicemente fanno parte della loro vita dal giorno zero fino alla fine dei tempi.
Sarò cinico io, per carità.

Tornando al racconto, mi è piaciuta la scelta di trattare un tema sconosciuto ai più, che io stesso ignoravo e che mi ha molto colpito, però avrei preferito il tutto in chiave più concreta e meno idealizzata.
Buona la scrittura e il narratore che, per quanto cadenzato, non è eccessivo nella sua invadenza.
Qualche refuso di troppo, già segnalato, forse dettato dalla fretta di consegnare.

In conclusione, un lavoro discreto basato su una ottima intuizione, che non è riuscito però a coinvolgermi nel suo sviluppo.
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Messaggio Da Asbottino Gio Mar 28, 2024 10:32 am

Scrittura davvero eccellente e tema trattato in modo originale, usando qualcosa di vero che in pochi conoscevano. Il difetto che ravviso è nei personaggi, che restano un po' sulla carta e coinvolgono poco. La morte del padre e il conflitto di Catalina vengono raccontati, ma resta difficile sentirli davvero. Il narratore sembra conoscerli e conoscere la vicenda, ma non scava abbastanza nei loro sentimenti e alla fine è più interessato al messaggio da passare che a passarci delle emozioni forti. Secondo me il lettore, se è attento, al messaggio ci arriva da solo, mentre a smuoverlo ci deve pensare chi scrive. Ripeto: la scrittura è veramente di alto livello e il racconto non potrà che scalare le posizioni dalla classifica di molti, ma per quanto mi riguarda mi lascia un po' freddino.

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Messaggio Da Menico Ven Mar 29, 2024 12:15 pm

Una storia ben raccontata. Descrizioni precise e dettagliate.
Lascia l'amaro in bocca la morte del padre e ti senti partecipe al dolore delle due donne.
Bello il finale con l'invito al riciclaggio consapevole.
Grazie

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Messaggio Da paluca66 Sab Mar 30, 2024 6:01 pm

Come spesso avviene in questi contest, un racconto che permette al lettore di scoprire qualcosa di nuovo della realtà che ci circonda (sebbene ilo Cile sia dalla parte opposta del mondo!).
In questo caso, poi, lo trovo particolarmente meritevole perché perfettamente calato nello spirito di Pachamama che mi sembra di aver interpretato fin dall’inizio come qualcosa che ci permetterà di affrontare i tanti problemi ambientali che affliggono il nostro pianeta.
Ottima trama sia pure nella sua semplicità e nel suo scorrere abbastanza prevedibile che accompagna, però, il lettore nella crescita progressiva di Catalina, fino al raggiungimento di un obiettivo che non le fa dimenticare il vero motivo per cui ha fatto tutto quello che ha fatto.
Inutile dire quanto sia spaventoso che esistano posti come il desierto vestido, simbolo di quel consumismo sfrenato di cui non ci rendiamo più nemmeno conto, avendolo assimilato nelle nostre vite, finendo per darlo per scontato.
La scrittura, pur senza guizzi, mi è piaciuta al netto di qualche refuso, frutto di una mancata attenta rilettura e che ti segnalo per un’eventuale futura revisione.
-        lo vedeva tornare a casa ogni sera sempre più afflitto
-        Smise di studiare e si buttò con anima e corpo ad aiutare la madre nel lavoro di sartoria. Usciva di rado solo per le spese e per le . Non le importava di nient’altro. La prima frase è troncata, ti è rimasto il seguito nella tastiera
-        il loro lavoro non poteva risolvere un problema di quelle proporzioni,

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Messaggio Da Arianna 2016 Dom Mar 31, 2024 12:47 am

Davvero, ogni step di questi concorsi seriali del forum mi arricchisce di conoscenze interessanti. Grazie, autore, per avermi presentato Desierto vestido.
Il racconto è appunto molto interessante ed è bello questo testimone di vita che viene passato di padre in figlia. Si legge volentieri.
Per una futura rielaborazione, proverei a renderlo meno “raccontato”, meno effetto “trama di romanzo” e più partecipato.
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