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Messaggio Da Different Staff Ven Mar 01, 2024 11:56 pm

Chaima, che in arabo significa “piena di vita”, portava quel nome come un abito cucito sulla pelle.
Sua madre Lunja, con tutto l'orgoglio di una donna berbera, raccontava che quel nome le era stato affidato dal padre medesimo. Voleva essere un augurio per una vita piena di felicità e di prosperità, sebbene fosse venuta al mondo in quel villaggio, così arcaico e sperduto, ai confini del deserto.
Fin dal primo momento, mentre si approcciava alla vita con il vagito dei nascituri, tutti avevano riconosciuto in Chaima una particolare forza nei suoi lineamenti perfettamente simmetrici e nella particolare luminosità della sua pelle.
Lunja custodiva i segreti di una sapienza millenaria, tramandata di donna in donna, per la lavorazione dei frutti dell'argan.
Ogni anno a fine agosto, quando erano già caduti e giacevano preziosi ai piedi degli argan, andava a raccoglierli insieme alle donne del villaggio. Poi li metteva a seccare, così sarebbe stato più facile eliminarne la polpa. Infine, quando rimanevano solo i noccioli, estraeva le mandorle.
Lunja seduta su un antico tappetto di seta, seguendo saperi millenari, le frantumava con una pietra per estrarne il prezioso olio.
Dopo averlo lasciato decantare, lo consegnava al marito Hassan, che sapeva come venderlo al giusto prezzo ai mercati della città vicina. Una parte di quei soldi servivano per provvedere ai modesti bisogni della sua famiglia e quelli che rimanevano venivano messi da parte.
Sarebbero serviti un giorno per far studiare Chaima, perché fin da subito, lei e il marito, avevano riconosciuto nella figlia una forza fuori dal comune.
La stessa forza che è racchiusa nella bellezza dei tramonti nel deserto, quando i canti si mescolano al profumo delle foglie di menta e a quello di mandorla dell'olio di argan. Il cielo si fonde con i colori delle spezie e della sabbia e scorre lungo le dune fino a diventare di un unico colore oro rosa.
Il vento in sottofondo, che inciampa tra i cespugli e muove le ombre degli argan, leva nell'aria nuvole di sabbia e preghiere nell'ora del salatal-maghrib.
Anche Hassan e Lunja insieme alla piccola Chaima, nella loro umile dimora, sono in ginocchio rivolti alla mecca, prostrati su tappetti sapientemente ricamati. Con la fronte in terra cantavano le lodi a Dio: Sami'a Allah li-man hamida, rabbana la-ka l-hamd!
Sembra di stare immersi in un mare di onde dorate, cullati dalla forza di una preghiera trasversale.
Dall'altra parte del mondo, intanto, in una vecchia casa di sassi, ai piedi delle alpi Cozie, nel piccolo e sperduto paese di Countadin, circondato da boschi secolari, si stanno recitando altre preghiere. Mentre gli ultimi raggi di sole attraversano boschi e radure, Catarina, una giovane vedova dalla schiena già ingobbita e le mani nodose che stringono un rosario di finta madreperla, insieme alla piccola Nora, recita i vespri della sera. Questa preghiera della Liturgia delle Ore, tramandata da secoli e imparata a memoria, serviva alla povera donna per ringraziare Dio per tutto ciò che le era stato dato, nonostante la fatica di quella vita.
I prati, i pascoli, l'acqua, il sole, la pioggia e la neve, le stagioni e la bellezza dei fiori, in particolare delle viole che qui esplodono nella loro piena fioritura da maggio a giugno erano per lei, insieme alla figlia e al bosco, consolazione e forza.
Catarina, custode di antichi saperi contadini, sapeva bene che durante la fioritura delle viole il latte delle sue mucche, dopo un rigido inverno trascorso legate nelle vecchia stalla, ora libere sui pascoli d'alpeggio, era particolarmente prezioso. Lo usava secondo ataviche tradizioni e segreti per produrre il plaisentif, l'antico formaggio delle viole che racchiude tutto il profumo del burro, delle foglie di castagno bagnate, di sottobosco e di stalla pulita. Tutto permeato da quel lieve sentore di mandorla.
Dopo circa ottanta giorni di stagionatura, la giovane Catarina, era certa di avere un buon prodotto che le avrebbe permesso di racimolare un po' di denaro. Una parte le sarebbe servito per i bisogni quotidiani e quello che rimaneva lo avrebbe messo da parte per poter mandare un giorno la piccola Nora a studiare a Torino. Non voleva che alla figlia toccasse la sua stessa sorte. Quella rimaneva pur sempre una vita grama e piena di sacrifici, nonostante la generosa bellezza di quei luoghi che spazia dalle tonalità ocra della terra fino a quelle più lacustri del verde dei prati e del bosco che donano un tocco di sacralità a quella valle alpestre così sperduta e amena.
Così, a distanza di migliaia di chilometri, si sarebbero avverati i sogni custoditi nel cuore di due madri, Lunja e Catarina, a cui la terra dove erano nate e cresciute, aveva fatto loro sputare sangue e fatica.
E i sogni e le speranze si erano avverate sia per Chaima che per Nora. Attraverso gli studi universitari tutte e due avevano trovato la loro strada, ma soprattutto la loro dimensione nel mondo.
Nora, per un certo orgoglio montanaro e perché sentiva di doverlo alla madre, si occupava della ricerca e della salvaguardia di prodotti gastronomici piemontesi di nicchia, legati alla più autentica tradizione contadina,come il Plaisentif, il formaggio delle viole che, nonostante fosse prodotto da secoli, rischiava di scomparire.
Grazie all'interesse e all' impegno di Nora che aveva creduto e partecipato a un preciso progetto di riscoperta e valorizzazione, ora quello stesso formaggio che produceva anche sua madre, veniva finalmente marchiato a fuoco.
Chaima, per la sua forza berbera e per il legame con la madre e con il padre Hassan, seguiva un progetto di ricerca per la valorizzazione della cultura berbera, quella del suo popolo che, dopo il colonialismo francese, stava rischiando di perdere la propria identità.
In un giorno di fine ottobre, con un cielo trasparente che pareva presagire un lungo autunno dai colori pacati, le due giovani donne si incontrarono casualmente, sempre se il caso esiste, sullo stesso volo diretto a Copenaghen.
Nora stava verificando le ultime cose sul suo portatile, quando venne completamente invasa da un profumo intenso di mandorla, emanato dalla la donna che stava per sedersi accanto al suo sedile.
Forse per quel profumo in cui ha riconosciuto lo stesso di quello del formaggio delle viole o forse per il bruciante e nostalgico ricordo della madre e della sua infanzia, Nora non può fare a meno di chiedere alla donna, che ormai è già seduta accanto a lei, da dove provenga tutto quel profumo.
Chaima, con un sorriso di una dolcezza disarmante, le risponde che proviene semplicemente dall'olio di argan che lei usa per mantenere lucidi i suoi capelli.
Accomunate dalla stessa lingua, il francese, e dallo stesso profumo riusciranno a raccontarsi le loro storie, impregnate di terra, di colori, di fatiche, di preghiere, ma anche di straordinaria bellezza .
Il riscatto per loro è arrivato grazie ai sacrifici e ai sogni delle loro madri, Lunja e Catarina.
Entrambe hanno potuto studiare e condurre così una vita migliore.
Tutte e due però, in qualche modo, sentono che non potranno comunque mai spezzare quel legame profondo, quasi ombelicale, che le tiene legate alla loro terra e ai suoi frutti; l'una l'olio di argan e l'altra il formaggio delle viole, che hanno in comune, guarda caso, lo stesso sentore di mandorle.
Quando l'aereo sta per atterrare, si guardano negli occhi: da una parte il deserto e dall'altra il bosco che si fondono in un'unica e fertile entità di terra e di madre.
Pachamama, la definirebbe qualcuno, che si unì a Pachacamac, dio del cielo, e rimase vedova e sola con i suoi figli.
Pachamama, direbbe qualcun' altro, invocando l'antica divinità inca che, esposta in Vaticano in occasione del sinodo sull'Amazzonia e portata in processione nel giorno della festa della Madonna del Rosario, ha destato scalpore e fomentato accuse di idolatria.
Pachamama, dea pagana o semplicemente Madre Terra, come direi io.
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Messaggio Da Fante Scelto Dom Mar 03, 2024 11:00 am

Il primo racconto che commento è una bella storia di riscatto sociale, se vogliamo, gestita con garbo e molta delicatezza.
E' una storia tanto, forse troppo, lineare, nel senso che presenta due situazioni speculari ed entrambe arrivano a congiungersi seguendo la stessa identica via. Da questo punto di vista mi mancano un po' di peripezie, difficoltà, qualcosa insomma che desse più verve alla narrazione, però è stato scelto di privilegiare l'aspetto descrittivo e caratterizzante, come un po' il paletto del tema imponeva, e quindi va bene così.

Molto belle tra l'altro le descrizioni dei due luoghi geografici, anche se certe frasi risultano molto lunghe e dense di aggettivi.

Il narratore onniscente c'è, si sente bene e forte, però commette secondo me qualche errorino di concetto.
Il primo è il passaggio dei tempi verbali, che nel finale si guasta un po', passando dal passato al presente senza che nella storia nulla avesse fatto presagire che i personaggi fossero "vivi" nel momento attuale.
Non è facile da spiegare, ma è come se il lettore si trovasse di colpo con un sipario alzato e i personaggi intorno, tipo certi show americani.
Poteva essere risolto, ad esempio, facendo una breve introduzione al presente all'inizio della storia, che ne so, "oggi vi racconterò della vicenda di Chaima e Nora, ecc." per poi andare al passato per il racconto dell'infanzia delle due, e a quel punto sì, tornare al presente per vederle come sono oggi.
Nulla di grave, comunque.

Il secondo è che, nel finale, il narratore si rivolge direttamente al pubblico. Quel "come direi io" sfonda la barriera e ci fa capire che il narratore è un personaggio a sua volta, ma che nel racconto non compare, e questo è un errorino logico, secondo me.
Anche qui, nulla di grave.

Parlando del background, non sono esperto di cultura berbera, ma mi ha lasciato un po' perplesso che l'ambizione di Lunja sia far studiare la figlia più che farne una continuatrice delle tradizioni, come più tipico, secondo me, di quelle popolazioni. Ma probabilmente è solo un mio dubbio.
Nel caso di Catarina, invece, questa scelta è più naturale.
Nora tra l'altro è un nome arabo, per cui avrei scommesso che il racconto sarebbe stato tutto ambientato nel deserto. Interessante la scelta di andare su due dei temi proposti.

Ti segnalo infine alcuni piccoli errori di forma.
- in mecca, alpi, inca, ci andrebbe la maiuscola.
- ti è partito un antico "tappetto" di seta.

In generale, un buon racconto dalle forti immagini e descrizioni, cui manca però qualcosa che lo renda appassionante.
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Messaggio Da Byron.RN Dom Mar 03, 2024 11:26 am

Il racconto è interessante per la presenza di due ambienti(il deserto e il bosco) e due culture differenti. Il filo conduttore è dato dai desideri, dalle aspirazioni che uniscono le due famiglie, il sacrificio che sottende la volontà di lasciare qualcosa di migliore per le proprie figlie. Bene il narratore onniscente, che veicola la storia dall'inizio alla fine. La sensazione che mi rimane a fine lettura però è quella di un testo un pò impersonale. L'idea che hai avuto mi piace, lo ripeto, ma i personaggi faticano ad arrivare al lettore. Non hai usato dialoghi, e qui visto i personaggi che interagiscono c'era la possibilità di usarli, per farceli vivere in tante piccole sfumature, avvicinarli direttamente a noi, senza lasciare totalmente il compito al narratore.
È come qualcosa che si vede da lontano, rimane sullo sfondo e non si riesce ad apprezzare in tutti i particolari.
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Messaggio Da Petunia Mar Mar 05, 2024 8:06 am

L’idea di unire due culture, due nature il deserto e il bosco è apprezzabile.
Si avverte molto la mancanza dei dialoghi e le descrizioni, nonostante offrano immagini suggestive, sembrano appiattite dalla narrazione onnisciente, quasi un effetto robotico o “depliant” informativo. Cioè mi è mancata, in alcuni passaggi sopratutto descrittivi, l’anima.
L’incontro “casuale” , l’odore di mandorla che accomuna il formaggio delle viole all’olio di argan, il volo in aereo proprio una di fianco all’altra ha il sapore di deus ex machina.
Insomma, mentre la parte iniziale mi aveva affascinata con il rituale di produzione dell’argan (avrei proseguito con quella mettendo dialoghi e cercando di dare spessore ai personaggi), il voler inserire anche il bosco anziché aggiungere, ha tolto qualcosa anche perché la storia tra le due ragazze non prosegue, si limita all’incontro (fortuito?)
Non mi è neppure piaciuta la tirata finale in cui il narratore si rivolge al lettore con lo spiegone.
Da un certo punto in poi ci sono errori di consecutio.

Nora stava verificando le ultime cose sul suo portatile, quando venne completamente invasa da un profumo.
Forse per quel profumo in cui ha riconosciuto lo stesso di quello del formaggio delle viole o forse per il bruciante e nostalgico ricordo della madre e della sua infanzia, Nora non può fare a meno di
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Messaggio Da mirella Mer Mar 06, 2024 8:57 am

Le protagoniste non mi sembrano molto caratterizzate. Per esempio, a Chaima tutti attribuiscono  una forza particolare, anche il padre le riconosce una forza fuori dal comune, ma in cosa consista questa forza particolare non viene detto. La simmetria dei lineamenti, la luminosità della pelle esprimono la bellezza di un volto, la forza attiene al carattere.
Le ragazze esprimono culture diverse,  ma comunicano attraverso la  lingua francese  che entrambe conoscono. A questo punto  il narratore avrebbe potuto dar loro la parola attraverso il dialogo che avrebbe vivacizzato il racconto e caratterizzato meglio le protagoniste.  Invece il narratore preferisce soffermarsi su altro. Non che la descrizione  delle tradizioni culinarie sia poco interessante, ma forse ci si dilunga troppo in dettagli e descrizioni. La qualità della scrittura  è nel complesso abbastanza buona,  meno – a mio parere - la struttura della trama.  Nel complesso un racconto discreto che però non mi ha convinto del tutto

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Messaggio Da Giammy Mer Mar 06, 2024 11:37 am

Bello ma non mi è piaciuto. Sembra un controsenso eppure ha un senso. Il racconto scorre lento come le acque di un fiume il cui letto ha poca pendenza e rischia di fare addormentare il lettore. Il narratore ripete più volte i medesimi concetti, situazioni, prodotti, senza mai dare energia alle scene. Non ci sono cambi di passo e nemmeno una cascata finale. L'acqua arriva a un'ansa e li ristagna senza sorprendere. Inoltre, le coincidenze sono davvero troppe: stesso giorno di partenza, identica meta, medesimo aereo, posto a sedere vicino, tanto da risultare inverosimili. Anche i tempi verbali andrebbero rivisti. Ed è un peccato perché le ambientazioni sono stupende e descritte bene.
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Messaggio Da tommybe Mer Mar 06, 2024 12:21 pm

Dal punto di vista del lettore c'è di che scialare, due belle storie con un intento comune, progetto comune, e il racconto si guadagna da vivere da solo senza il bisogno di immagini estreme. La sua normalità, come ha scritto qualcuno, anestetizza un po' il lettore, ma vivaddio ce ne fossero di racconti così senza soluzioni stravaganti. Racconti che fanno diventare terapeutico quell'odore di viole  che avvicina sul piano personale e geografico.
Un abbraccio.
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Messaggio Da Susanna Mer Mar 06, 2024 1:35 pm

In linea di massima è un bel racconto: il richiamo agli usi e costumi di terre così lontane ma accomunate dalla fatica di lavori antichi, dal desiderio di portare avanti tradizioni che andrebbero altrimenti persi è un tema importante da coniugare col voler dare alle figlie un futuro diverso. Il tema deserto e bosco, ancorchè presenti sono però deboli, surclassati dalla descrizione della produzione dell’olio e del formaggio.
Trovò inoltre uno squilibrio tra il tanto raccontato nella prima parte e il meno raccontato dopo: la seconda parte pare più una sinossi, un anticipo di quello che si potrebbe leggere sviluppato con maggior spazio. L’impegno delle ragazze, la strada non sempre in discesa che avranno percorso, la nostalgia per i loro luoghi di origine, il successo professionale... tutto liquidato quasi frettolosamente.
Ecco, penso che sia una bella storia, questo sì, ma emotivamente non mi ha preso, assomigliando più a qualcosa di giornalistico, uno dei tanti begli articoli che raccontano storie simili ma che non emozionano.
Le mie note: Padre medesimo: toglierei medesimo, mi pare inutile.
mentre si approcciava alla vita con il vagito dei nascituri – non so questa frase stride
alla mecca,  Mecca andrebbe con la maiuscola
piccola Nora, recita---  niente virgola
Qualche refuso ma niente di grave.

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Messaggio Da M. Mark o'Knee Mer Mar 06, 2024 3:42 pm

Una bella storia, nella quale rispetto per la natura e riscatto sociale si fondono in modo quasi perfetto.
Di contro, il testo quasi perfetto non è.
C'è un problema di punteggiatura (una quantità industriale di virgole non sempre messe a proposito) che toglie fluidità alla lettura e stride con la bellezza di fondo di certe descrizioni.
E c'è un problema di equilibrio fra le varie parti (forse un po' troppo lunghe e dispersive quelle relative al background delle ragazze; piuttosto sbrigativa invece la parte che va dal loro incontro in poi).
Ma il vero ostacolo penso sia rappresentato dalla mancanza di uniformità nei tempi verbali della narrazione, che salta improvvisamente dal presente al passato e poi ancora al presente, spesso nella medesima frase o nello stesso periodo: "sono in ginocchio" / "cantavano le lodi"; "recita i vespri" / "serviva alla povera donna"; l'incontro in aereo delle due ragazze comincia al passato ("incontrarono", "venne completamente invasa") e poi prosegue al presente.
Ci sono anche diverse imprecisioni lessicali e refusi:
- "affidato dal padre medesimo" non suona molto bene; direi "suggerito da suo padre";
- anche "il vagito dei nascituri" stride un po';
- "tappetto di seta" - "tappetti sapientemente ricamati" (due volte lo stesso errore...);
- "contadina,come" / "all' impegno" (spaziature errate);
- "invasa da un profumo", meglio "avvolta"
- "dalla la donna" c'è un "la" di troppo;
- "accanto al suo sedile", direi semplicemente "accanto a lei";
- alcuni nomi propri vengono scritti con l'iniziale minuscola anziché maiuscola.
Inoltre, mi sembra manchino le evidenze caratteriali della "particolare forza" di Chaima, descritta invece solo attraverso dei tratti fisici.
Trovo infine poco funzionale l'intervento finale del narratore, che, parlando in prima persona, si rivolge direttamente al lettore: un espediente che mi sembra togliere più di quanto non aggiunga all'importanza del tema.
Una bella storia, sì, ma che, così concepita, non riesce a coinvolgere più di tanto.
Grazie
M.

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Messaggio Da FedericoChiesa Mer Mar 06, 2024 5:45 pm

Ho apprezzato il parallelo tra duo mondi così lontani e allo stesso tempo così vicini.
Il legame con la terra è forte, forse fin troppo calcato nel finale.
Il narratore omnisciente è presente.
Qualcosa mi ha però disturbato nella lettura, a iniziare dal passaggio nei tempi tra passato, presente e futuro che non mi ha convinto.
Le descrizioni dono piene di aggettivi e ci sono tante ripetizioni. Forza è ripetuto 11 volte; il richiamo a tradizioni ataviche è utilizzato 4 o 5 volte.
Convinto a metà.
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Messaggio Da Gimbo Gio Mar 07, 2024 11:40 am

Ho apprezzato il racconto per la sua capacità di unire due culture e due ambientazioni diverse, il deserto e il bosco, e per il tema del riscatto sociale che presenta. Tuttavia, ritengo che manchi mordente alla narrazione, secondo me la storia risulta troppo lineare e priva di peripezie. Segnalo la mancanza di dialoghi, che potrebbero rendere i personaggi più vividi e avvicinare il lettore alle loro esperienze. Ho notato che la punteggiatura a volte è proprio errata e inoltre il racconto manca di uniformità nei tempi verbali. Ciononostante, considero il racconto una buona storia, seppur con alcune imperfezioni che potrebbero essere migliorate.

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Messaggio Da Arianna 2016 Sab Mar 09, 2024 1:10 am

I punti di forza di questo racconto sono la bellezza e dolcezza delle immagini e la suggestione complessiva che ne deriva.
Interessante anche la strada che si è trovata per fare incontrare bosco e deserto e due mondi culturali geograficamente così distanti. Un bel percorso.
Ho trovato molto poetico in particolare questo passaggio:
“La stessa forza che è racchiusa nella bellezza dei tramonti nel deserto, quando i canti si mescolano al profumo delle foglie di menta e a quello di mandorla dell'olio di argan. Il cielo si fonde con i colori delle spezie e della sabbia e scorre lungo le dune fino a diventare di un unico colore oro rosa.”
 
Da un certo punto in poi, però, da quando si parla degli studi universitari, si ha l’impressione che il racconto rimanga solo l’esposizione della trama di una narrazione più lunga che non si abbia avuto il tempo di scrivere.
 
La forma non è nel complesso scorretta ma è da rivedere: ci sono diversi cambi di tempo (presente/passato e viceversa) e alcune virgole fuori posto.
“si approcciava alla vita”= meglio “si affacciava”
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Messaggio Da ImaGiraffe Mar Mar 12, 2024 10:21 am

Contrariamente alla maggior parte delle opinioni, per me l'incontro dei due mondi è stata la parte che ho apprezzato di meno. Ho avvertito che anziché arricchirsi reciprocamente, le due protagoniste si toglievano valore a vicenda, unite da un legame troppo debole. Questo ha portato a un indebolimento della "pancia" che si era creata.
La prima parte nel deserto mi ha entusiasmato immensamente, mi ha trasportato in quel luogo e avrei voluto rimanervi più a lungo. La transizione improvvisa verso i boschi mi ha quasi disturbato.
Poi, purtroppo, il racconto perde la sua forza e diventa quasi scolastico. Perde di intensità e si appiattisce.
Anche il finale, con il riferimento a Pachamama, mi è sembrato forzato, ma capisco che sia una questione di gusto personale.
Mi piacerebbe molto essere riportato nel deserto con Chaima e sentire la sua storia.
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Messaggio Da CARLA EBLI Ven Mar 15, 2024 9:09 am

L'idea nel suo complesso è molto originale e ben esposta nella parte iniziale.
I tempi verbali non sempre sono stati gestiti correttamente.
La seconda parte, cioè l'incontro tra le due donne, lo avrei visto migliore lasciato scorrere attraverso il discorso diretto.
Non sempre i dialoghi sono facili da creare, ma in questa seconda parte del racconto avrebbero fatto sicuramente la differenza.

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Messaggio Da Arunachala Sab Mar 16, 2024 11:12 am

peccato, era partito bene ma poi si è perso.
molto buona l'idea di base, ossia mettere insieme due culture e tradizioni completamente diverse.
personalmente preferisco le storie con i dialoghi, molto più scorrevoli.
qui è tutta narrazione e, a mio parere, penalizza il racconto.
non ho apprezzato molto il finale, esagerato.

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Messaggio Da vivonic Sab Mar 16, 2024 12:10 pm

Ciao, Autore.
Questo racconto soffre un po' di diverse cose.
Io ho votato per la non ammissione, perché il tuo voler unire il bosco e il deserto ha fatto sì che nel tuo racconto non ci fossero né bosco né deserto. Secondo me, il tema del tuo racconto è tutt'altro, ad ogni buon conto.
Il finale è davvero brutto, quasi una captatio benevolentiae nei confronti del concorso: mi pare infatti del tutto superfluo citare il nome del concorso, come a voler giustificare il proprio racconto all'interno del contest stesso.
Poi ci sono un'infinità di errori per partecipare a un concorso letterario: primo tra tutti c'è un uso assolutamente scorretto della punteggiatura. Seguono diversi refusi e molti errori di consecutio temporum: connubio perfetto per rendere la lettura difficile.
A ciò si aggiunge lo stile raccontato, degno del migliore "tell, don't show", e la totale assenza di caratterizzazione dei personaggi. Sicuramente i discorsi diretti avrebbero potuto giovarti, in questo.
Mi dispiace, ma non vedo niente di positivo in questo racconto, se non probabilmente l'idea che ti ha spinto a scriverlo. Ti suggerirei più cura nella forma e più "coraggio" nella scelta del tema, la prossima volta. Così sa soltanto di occasione persa, mi dispiace.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Achillu Lun Mar 18, 2024 4:48 pm

Ciao, Penna.

La cosa che mi è saltata di più all'occhio è l'anarchia dei tempi verbali: passato remoto, passato prossimo, presente e futuro si alternano in modo caotico. La seconda cosa è la punteggiatura. Per entrambe le cose ci sarebbe voluta una rilettura attenta e si possono comunque sistemare con una revisione.
Dal punto di vista della trama mi manca un conflitto: Chaima e Nora si incontrano sul volo per Copenaghen e... ? Non hanno una missione da svolgere insieme, una ricerca comune, un ostacolo da superare? La mancanza del conflitto è parzialmente controbilanciata dalla presenza di evoluzione: entrambi i personaggi principali evolvono, ma in modo indipendente l'una dall'altra. Un po' come le Vite parallele di Plutarco? Il caso le riunisce, ma perché? Mi manca comunque il dopo.
C'è un'altra occasione sprecata nel momento dell'incontro: il loro dialogo è raccontato con un discorso indiretto, invece sarebbe stato utile un discorso diretto per comprendere meglio l'intreccio casuale delle loro vite sull'aereo per Copenaghen.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Claudio Bezzi Mar Mar 19, 2024 10:27 am

L’inizio era promettente, ma queste due ragazze povere che studiano, si laureano in campo ambientale, si incontrano in aereo ma poi non succede nulla, diciamo che è piuttosto fragile narrativamente. Tutto troppo politicamente corretto, ma senza passione. La prosa si caratterizza per l’eccesso di frasi separate (sintassi sfranta) che affaticano la lettura e il finale, oltre a essere un po’ sbrigativo, ha un paragrafo conclusivo (quello su Pachamama) che francamente non ho capito.

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Messaggio Da SuperGric Ven Mar 22, 2024 6:52 am

Racconto di riscatto di due giovani donne e di due popoli accumunati da tradizioni diverse e uguali. Il parallelismo mi è piaciuto molto, così come mi sono piaciuti i dettagli e gli odori. Chissà perché la simmetria si è spezzata con l’assenza del padre di Caterina, mentre Hassan è ben presente. Ce lo spiegherai, spero.
L’alternanza e la non coerenza dei tempi verbali disturba assai e le virgole tra il soggetto e il predicato irritano, ma alcune descrizioni poetiche compensano questi inciampi.
La sensazione generale però è di troppo positività. Tutto procede fluidamente senza alcun elemento negativo e ciò toglie lirismo e partecipazione e rende meno credibile il racconto.
Complessivamente racconto con chiaroscuri con la prevalenza di chiari, secondo me.
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Messaggio Da gipoviani Ven Mar 22, 2024 10:57 am

Due considerazioni con diverso livello di apprezzamento.
a) Non c'è molta storia, non accadono tante cose - per usare un eufemismo. Ciò è possibile in un racconto. In questo caso, tuttavia sono i personaggi che devono essere loro una storia. Rotondi e complessi da un punto di vista psicologico, devono apparire credibili e vivi. E da questo punto di vista, io direi che non ci siamo.
b) In parte contraddicendo me stesso, ti dico che ciò nonostante tutto ciò, dal racconto emerge un atmosfera piacevole e coinvolgente. Un retrogusto amabile come un bel bicchiere di bianco fresco e profumato in una serata estiva.
Quindi alla fine il mio giudizio è positivo

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Messaggio Da Resdei Mer Mar 27, 2024 10:51 am

Racconto breve con diversi spunti piacevoli. 
La descrizione di due culture diverse, accomunate dal culto della bellezza e dalla volontà di tramandare le rispettive tradizioni, è il punto di forza di questa bella storia.
Non ho gradito troppo l’ingombrante presenza, quasi enciclopedica, dell’Io onnisciente. A tratti mi è sembrato togliesse il riflettore alle due protagoniste per orientarlo verso se stesso. Sicuramente non era tua intenzione, ma questa è la sensazione che mi ha dato. 
Da eliminare la parte finale, davvero brutta. 
Il fatto che a fine lettura rimanga il desiderio di sapere come la storia possa continuare è segno della riuscita del racconto, secondo me.
Piaciuto, ma sicuramente migliorabile.
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Messaggio Da Menico Mer Mar 27, 2024 12:28 pm

Ho apprezzato molto l'idea delle due storie parallele, un  poco meno la realizzazione. 
A parte le ambientazioni veramente pregevoli, ho trovato il racconto piuttosto noioso anche a causa dell'assenza di dialoghi. 
Finale veramente forzato.
Occhio alle forme verbali.

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Messaggio Da caipiroska Mer Mar 27, 2024 4:55 pm

Questo racconto prometteva davvero bene, ma poi si è perso chissà dove.
Leggendo non ho trovato nessun passaggio dove io, lettrice, potessi affezionarmi a queste due ragazze e fare in qualche modo il tifo per loro. Anzi, proprio non mi sono giunti i perchè di questa storia...
Magari fosse così facile che i progetti dei genitori si compissero con questa serenità! Di solito la natura matrigna della vita ci mette sempre lo zampino per creare problemi e intralciare i percorsi... e un testo per essere interessante deve includere le difficoltà e i conflitti della vita, altrimenti i personaggi non vibrano, non arrivano e non trasmettono molto. Non sono veri, insomma.
Qui tutto fila davvero troppo liscio, diventa quasi disturbante.
Sarebbe stato interessante se, magari, quell'incontro avesse portato a qualcosa, che so, magari le due ragazze s'innamoravano oppure iniziavano un progetto insieme.
Così niente è giustificato, la storia perde mordente e si arriva alla fine chiedendosi cosa si è appena letto.
Le ultime righe su Pachamama, a mio avviso, sono da togliere perchè non c'entrano niente con la narrazione precedente e hanno un esplicito riferimento al concorso che sminuisce l'intero testo.
Inoltre ci sono molte incongruenze con i tempi verbali.
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Messaggio Da Molli Redigano Mer Mar 27, 2024 11:22 pm

La scrittura è davvero poco curata, per la quale chiè venuto prima di me ha già ampiamente argomentato.

Ho apprezzato moltissimo l'idea di fondo, ovvero il mantenimento di tradizioni antiche, ancorché sviluppatesi in contesti totalmente diversi. La "promozione" che fa il racconto per l'unione di due mondi diversi accomunati dalla salvaguardia delle origini attraverso i prodotti è condivisibile.

Tuttavia il testo risulta molto piatto in tutti i suoi aspetti, dalla trama ai personaggi, che poi sono i cardini di una storia. Il finale non l'ho trovato coerente con il racconto, anche se la citazione diretta del contest forse si poteva evitare.

Grazie

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Messaggio Da Albemasia Gio Mar 28, 2024 3:37 pm

La parte iniziale del racconto mi ha subito catturata, catapultandomi nel mondo di Chaima, con i suoi colori, gli odori e le atmosfere esotiche.
Bello poi il richiamo all'altra cultura (ottimo l'aggancio dato dalle diverse forme di preghiera determinate dalle due culture diverse), ma da quel punto in poi la "magia" iniziale ha cominciato ad affievolirsi, soprattutto con le descrizioni troppo dettagliate - a mio parere - dei prodotti delle due terre, fino ad arrivare a spegnersi alla fine con il richiamo esplicito a Pachamama e con l'intrusione del narratore onniscente. Peccato.
Manca anche una visione più prospettica dei personaggi che restano un po' sui bellissimi sfondi che pure hai saputo descrivere.

Dal punto di vista formale l'eccesso di punteggiatura e le discordanze dei tempi verbali, come già segnalato, hanno uleriormente penalizzato un racconto che, potenzialmente, racchiude una bella storia.
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