Uno sbirro per Firenze
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Uno sbirro per Firenze
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È inverno. È notte. E come al solito non ho un cazzo di sonno. Ho portato fuori il culo, mi sono fatto un paio di Bourbon nell’ultimo bar aperto e ora, in un disperato tentativo di rilassarmi, le mie dita saltellano veloci sulla consolle di un vecchio sparatutto, nell’angolo di una scalcinata sala-giochi di Via delle Oche. Sembra incredibile. Queste macchinette di inizio secolo, nonostante realtà aumentata e olo-games, sono tornate di moda.
Ma non è serata.
Un riflesso chiaro appare sullo schermo: una figura massiccia si sta avvicinando.
D’istinto scarto di lato, infilandomi a stento nello spazio fra una colonna e il videogame, la pistola già in mano. Il puntatore laser gli si stampa in mezzo agli occhi - impossibile sbagliare.
Bang, e l’ammasso di ferraglia vola all’indietro con un foro calibro 38 in fronte.
Lo sparo si confonde in mezzo agli altri mille dei giocatori che affollano la sala. Nessuno di quei mezzi lobotomizzati sembra essersi accorto di niente, o forse a nessuno va di impicciarsi - tanto è solo un fottuto droide.
Il segugio, uno dei tanti al servizio del clan Gambello, è steso sul pavimento, avvolto nel suo impermeabile bianco, stile Bogart. Mentre lo scavalco per uscire raccolgo il suo bel fedora grigio sussurrando:
- Questo non ti serve più, ora.
Appena fuori, me lo aggiusto sulla testa e alzo il bavero del giaccone.
La via è deserta.
Un buio nebbioso e gelido mi accoglie, ma non è quello a farmi rabbrividire. Quei droidi vanno sempre in giro in coppia e mi aspetto, da un momento all’altro, che un secondo cyber-Bogart compaia dal nulla con il cannone pronto a metter fine alle mie sofferenze.
E infatti eccolo là.
Non è di fronte, ma mi sta alle calcagna e ancora una volta è la sua immagine riflessa a tradirlo, mentre passo vicino alla vetrina polverosa di un computer-shop.
Di scatto, giro l’angolo di Via dello Studio, cercando di coglierlo di sorpresa, ma il mio piede destro si pianta su una grossa merda di cane e mi trovo lungo disteso con l’osso sacro dolorante.
- Cristo! - grido, maledicendo il bastardo e il suo padrone.
Mi volto, ginocchia e mani a terra, e mi accorgo con orrore che cadendo ho perso la pistola.
Il segugio è già davanti a me e sta puntandomi contro il suo indice destro, che in realtà è una micidiale 45.
- Non dovresti bestemmiare, - sputa la sua voce metallica, - altrimenti saranno guai dall’altra parte…
Intravedo la mia 38 a pochi centimetri, appena fuori dal cono di luce del lampione, e, così inginocchiato come sono, mi stampo un bel sorriso ebete sulla faccia, ed esclamo:
- Ma allora è vero!
- Che cosa è vero?!?
Sul suo viso di latta appare l’ombra di un dubbio, e io non ho certo il tempo di lasciarla svanire: mentre spara mi tuffo in avanti, afferro la pistola e, con una mezza giravolta, faccio fuoco anch’io, mirando proprio in mezzo ai suoi occhi stupiti.
Il rumore degli spari copre la mia risposta:
- Che pestare la cacca porta fortuna, cazzone!
È inverno. È notte. E come al solito non ho un cazzo di sonno. Ho portato fuori il culo, mi sono fatto un paio di Bourbon nell’ultimo bar aperto e ora, in un disperato tentativo di rilassarmi, le mie dita saltellano veloci sulla consolle di un vecchio sparatutto, nell’angolo di una scalcinata sala-giochi di Via delle Oche. Sembra incredibile. Queste macchinette di inizio secolo, nonostante realtà aumentata e olo-games, sono tornate di moda.
Ma non è serata.
Un riflesso chiaro appare sullo schermo: una figura massiccia si sta avvicinando.
D’istinto scarto di lato, infilandomi a stento nello spazio fra una colonna e il videogame, la pistola già in mano. Il puntatore laser gli si stampa in mezzo agli occhi - impossibile sbagliare.
Bang, e l’ammasso di ferraglia vola all’indietro con un foro calibro 38 in fronte.
Lo sparo si confonde in mezzo agli altri mille dei giocatori che affollano la sala. Nessuno di quei mezzi lobotomizzati sembra essersi accorto di niente, o forse a nessuno va di impicciarsi - tanto è solo un fottuto droide.
Il segugio, uno dei tanti al servizio del clan Gambello, è steso sul pavimento, avvolto nel suo impermeabile bianco, stile Bogart. Mentre lo scavalco per uscire raccolgo il suo bel fedora grigio sussurrando:
- Questo non ti serve più, ora.
Appena fuori, me lo aggiusto sulla testa e alzo il bavero del giaccone.
La via è deserta.
Un buio nebbioso e gelido mi accoglie, ma non è quello a farmi rabbrividire. Quei droidi vanno sempre in giro in coppia e mi aspetto, da un momento all’altro, che un secondo cyber-Bogart compaia dal nulla con il cannone pronto a metter fine alle mie sofferenze.
E infatti eccolo là.
Non è di fronte, ma mi sta alle calcagna e ancora una volta è la sua immagine riflessa a tradirlo, mentre passo vicino alla vetrina polverosa di un computer-shop.
Di scatto, giro l’angolo di Via dello Studio, cercando di coglierlo di sorpresa, ma il mio piede destro si pianta su una grossa merda di cane e mi trovo lungo disteso con l’osso sacro dolorante.
- Cristo! - grido, maledicendo il bastardo e il suo padrone.
Mi volto, ginocchia e mani a terra, e mi accorgo con orrore che cadendo ho perso la pistola.
Il segugio è già davanti a me e sta puntandomi contro il suo indice destro, che in realtà è una micidiale 45.
- Non dovresti bestemmiare, - sputa la sua voce metallica, - altrimenti saranno guai dall’altra parte…
Intravedo la mia 38 a pochi centimetri, appena fuori dal cono di luce del lampione, e, così inginocchiato come sono, mi stampo un bel sorriso ebete sulla faccia, ed esclamo:
- Ma allora è vero!
- Che cosa è vero?!?
Sul suo viso di latta appare l’ombra di un dubbio, e io non ho certo il tempo di lasciarla svanire: mentre spara mi tuffo in avanti, afferro la pistola e, con una mezza giravolta, faccio fuoco anch’io, mirando proprio in mezzo ai suoi occhi stupiti.
Il rumore degli spari copre la mia risposta:
- Che pestare la cacca porta fortuna, cazzone!
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Uno sbirro per Firenze
Divertente. Asciutto, senza fronzoli. Unica annotazione: tu scrivi "Bourbon" con la maiuscola e "fedora" minuscolo. A mio avviso sarebbe corretto l'opposto, perché bourbon è un genere di distillato, e non un nome proprio, mentre Fedora è, appunto, un nome proprio.
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: Uno sbirro per Firenze
Un racconto alla Blade Runner ambientato in medieval-rinascimental- romanticism location.
A novello Dante appare futuro mescolato a passato e presente che in una cazzo di serata da videogame trova due replicanti Bagart a fumarti la pellaccia ma poi la "merde" è merda e la fortuna trionfa con un colpo da maestro e una mossa salvavita.
Le vite vanno negli ori del Ponte Vecchio e tra palazzi machiavellici e questo futuro post antico dove la modernità dà spazio e spaccio ai cyborg questo racconto mi piglia e mi firenzia tutto quanto visto che è più di un anno che non riesco ad andare a Firenze per abbracciar i familiari affetti.
Ehi Jack Mark occhio quando esci la sera un cazzo di cyBorg potrebbe farti la pelle, mi raccomando travestiti da cyMcEnroe
e servigli il set con un ace.
Apprezzatissimo!
A novello Dante appare futuro mescolato a passato e presente che in una cazzo di serata da videogame trova due replicanti Bagart a fumarti la pellaccia ma poi la "merde" è merda e la fortuna trionfa con un colpo da maestro e una mossa salvavita.
Le vite vanno negli ori del Ponte Vecchio e tra palazzi machiavellici e questo futuro post antico dove la modernità dà spazio e spaccio ai cyborg questo racconto mi piglia e mi firenzia tutto quanto visto che è più di un anno che non riesco ad andare a Firenze per abbracciar i familiari affetti.
Ehi Jack Mark occhio quando esci la sera un cazzo di cyBorg potrebbe farti la pelle, mi raccomando travestiti da cyMcEnroe
e servigli il set con un ace.
Apprezzatissimo!
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Io sono quell'effimero scorcio d'arancio e di giallo che al tramonto appare per un istante e s'allunga in cielo, prima che la terra volti la faccia e il sole si ritrovi dall'altra parte del mondo.
Io sono sempre dall'altra parte del mondo quando gli altri mi leggono, per questo non esisterà mai un mio scritto.
Flash Gordon- Padawan
- Messaggi : 366
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Infamia o lode : 8
Data di iscrizione : 27.01.23
Età : 57
Località : Padova
Re: Uno sbirro per Firenze
Adoro i racconti brevi e devo ammettere che sei stato efficace nella descrizione e nella successione delle scene.
Qualche nota personale. A parte l'accenno nel titolo, nel racconto non si capisce che il protagonista è uno sbirro. E' voluto?
Inoltre, il sicario viene descritto in molti modi: figura massiccia, ammasso di ferraglia, segugio, droide, cyber-Bogart. Ho riletto due volte il racconto per comprendere bene cosa fosse. Questo perché conosco poco questo tipo di linguaggio. Di sicuro gli appassionati del genere hanno compreso subito.
Queste mie annotazioni, se le reputi valide, spero ti siano utili.
Qualche nota personale. A parte l'accenno nel titolo, nel racconto non si capisce che il protagonista è uno sbirro. E' voluto?
Inoltre, il sicario viene descritto in molti modi: figura massiccia, ammasso di ferraglia, segugio, droide, cyber-Bogart. Ho riletto due volte il racconto per comprendere bene cosa fosse. Questo perché conosco poco questo tipo di linguaggio. Di sicuro gli appassionati del genere hanno compreso subito.
Queste mie annotazioni, se le reputi valide, spero ti siano utili.
Giammy- Younglings
- Messaggi : 128
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Infamia o lode : 4
Data di iscrizione : 01.02.24
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