Il prototipo definitivo
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Il prototipo definitivo
- Spoiler:
- Il racconto postato, purtroppo, non coincide esattamente nella formattazione con la versione inviata dall'aut.Alleghiamo, pertanto, il file con la formattazione originale.Ci scusiamo con l'aut.
Dedicato agli organizzatori e agli intrepidi piloti delle “Gare con le cuscinette” di Cocolicchio
Chi si sarebbe mai rinchiuso nel garage di casa a diciotto anni, in pieno luglio, quando il mare dista meno di tre chilometri e le turiste straniere fioriscono come la mucillaggine a Rimini? Sempre di Adriatico si trattava, un po’ più a sud, un po’ più pulito. Invece niente, l’unica luce che accendeva l’estate di Pasquale era una vecchia lampadina a bulbo, capace a malapena di rischiarare i vecchi poster Jody Scheckter e Barry Sheene.
La scuola, la fatica di arrancare per la sufficienza, Adelina davanti tutti i giorni gli avevano fatto passare l’inverno con la testa altrove. Ora, quando poteva trascinarsela in spiaggia fino a tarda sera, non riusciva a nemmeno a uscire dal garage. Quell’anno ci sarebbe stato il salto di categoria, un giorno dopo il suo compleanno: la vittoria sarebbe stata il regalo più bello, l’unico possibile. Doveva sbrigarsi: non poteva certo sfigurare nell’edizione notturna, una premiere assoluta; non più di quattro settimane di lavoro.
«Dai, l’anno scorso sei arrivato quattordicesimo, due anni fa ventiduesimo, prima ancora trentaseiesimo. Migliori di anno in anno, diventerai di certo un campione, un gran pilota, qualcuno si accorgerà di te, prima o poi!», lo rincuorava la madre. Come se qualcuno si accorgesse di un ventiduesimo che diventa quattordicesimo. No, proprio no! Per farsi notare ci voleva almeno un podio.
La colpa degli insuccessi non era sua, Pasquale se lo sentiva, la colpa era tutta di quel ferrovecchio, rimasto sotto le sue chiappe troppo a lungo; spedito finalmente nel dimenticatoio. Come poteva dire a suo padre:
«Mi hai regalato una cuscinetta scadente, che si deteriora di anno in anno, con il telaio sempre più traballante e le sfere meno lucenti a ogni giro!»?
«E’ già un miracolo che sia riuscito a migliorare di mezzo secondo con quella bagnarola», si giustificava. Mezzo secondo non bastava, per garantirsi un buon piazzamento doveva limare ancora il doppio, se non il triplo. L’ingresso nei senior, la categoria che contava davvero, doveva avvenire col botto, senza lasciare nulla al caso e senza ascoltare nessuno. Doveva fidarsi del suo istinto, prima con chiave e martello, poi con sedere, braccia e velocità.
Iniziò la preparazione della cuscinetta l’ultimo giorno di scuola, già nel pomeriggio. Partì da una tavola di masonite bella spessa, almeno una ventina di millimetri, rinforzandola con un paio di putrelline a T. Ci saltò sopra con attenzione e si disegnò attorno il minimo contorno indispensabile per contenerlo, evitando accuratamente qualsiasi ingombro aggiuntivo ma cercando di tracciare linee morbide e affusolate. Migliorò la forma, levigò le superfici, tolse materiale laddove lo riteneva inutile, aggiungendo qua e là pezzetti di metallo a mo’ di zavorra nella parte centrale, proprio intorno al baricentro. Tutto questo in un solo giorno, ne seguirono molti altri.
Scendeva in garage appena il padre usciva per la campagna, approfittando dell’assenza della scalcagnata Uno 45 Rap per racimolare quei sette o otto metri quadrati che gli davano un po’ di respiro, permettendogli di piantare la tavola ben sotto la luce per lavorarci meglio. I mezzi non gli mancavano: qualche visita dal meccanico e i duecento euro dell’onomastico, per una volta preservati da panzerotti e focacce, sarebbero stati più che sufficienti per togliersi discrete soddisfazioni. Una bella sommetta di denaro, a pensarci, di gran lunga preferibile all’offerta materna:
«O questi o una cuscinetta nuova, scegli tu!»
«Meglio questi», almeno non gli avrebbe rifilato un’altra bagnarola.
Opera terminata il 7 luglio, giusto in tempo per il gran debutto di domenica 10; doppia incognita: prima gara in notturna e primo test nei senior. Doppia delusione: sedicesimo e ventiduesimo, nelle due manche. Era migliorato di un secondo e quattro, grazie al nuovo mezzo, ma ne mancavano altrettanti per tenere il passo della gente che contava, dei veri assi.
Che fare? Spaccarsi ancora la schiena? Impegnarsi a più non posso? Ormai su quella tavola non valeva più la pena lavorarci, modificata com’era, al limite del regolamento. L’indecisione di Pasquale lo soffocava, cercò di ritemprarsi standosene una settimana in camera, quasi depresso. Doveva reagire: l’unica strada percorribile era lavorare su sé stesso.
Esaminò per qualche giorno le immagini registrate da Rosario e Gino: non lasciavano dubbi, aveva sbagliato tutto in ambo le manche. Il sentore ce l’aveva già, il tarlo gli si era insinuato nella mente appena agganciata la tavola al trattore per risalire, ma non pensava a un disastro del genere. Traiettorie, spinta, tenuta: niente di buono. Impietoso il confronto con i suoi avversari: perfetto controllo del mezzo, cambi di direzione fluidi, pareva che tenessero il culo su quelle tavole a rotelle dai tempi delle poppate materne. I più anziani erano splendidi da vedere, figure mitologiche metà uomo e metà cuscinetta, dove era impossibile intravedere la giunzione fra le due essenze che li componevano, quasi la tuta fosse agganciata, incollata, legata intrinsecamente al sedile molecola per molecola. Forse quegli eroi avevano giusto perso quel filo di coraggio per tenere giù tutto, per togliere le mani dai freni una frazione di secondo prima; di pelare dalla seconda curva quel mezzo centimetro che segnava il sottile confine fra la vittoria e le balle di paglia. Ma a sessanta e passa anni dicevano ancora la loro, bastonavano sodo anche chi aveva metà della loro età.
Esperienza, mancava solo quella a Pasquale, di coraggio ne aveva a carrettate. Sua madre insisteva: “vedrai, col tempo…”; ma non poteva aspettare, doveva bruciare le tappe, provare tutti i giorni, anche a costo di schiantarsi contro un trullo o sudare cinque litri ad ogni risalita per ritrovarsi in cima alla pista il prima possibile e ridiscendervi di nuovo.
«Ehi, è permesso?»
Vitantonio fece quasi irruzione nel garage, la lama di luce trafisse gli occhi di Pasquale, accecandolo. Non lo riconobbe sulle prime, mai si sarebbe immaginato di catturare l’attenzione di quel semidio, di quell’uomo di centosettantatré centimetri che ce l’aveva fatta, che poteva parlare a tu per tu con Hamilton o Bottas, che aveva sfrecciato a trecentocinquanta all’ora in un sigaro largo poco più della sua cuscinetta.
«Pasquale, dove sei? È così buio che non ti vedo…»
Sì, era proprio lui. Lo aveva visto discutere con sua madre durante la gara in notturna. I due si conoscevano, non c’erano dubbi, lei millantava pure una sorta di parentela acquisita ma Pasquale non ci credeva gran che. Lo squadrò incuriosito, era al cospetto del detentore del record della pista, imbattuto da ventitré anni: l’aveva fatto segnare quando ancora faceva la terza superiore; poi il manager Lapadula gli proibì categoricamente di partecipare a quella pagliacciata, di rischiare di spaccarsi una gamba a venti all’ora quando avrebbe potuto farlo ben più profumatamente sfrecciando su una Formula 3. Da quando era in pensione, se così possiamo dire, Vitantonio ritornò a farsi vedere spesso in paese. Ma era la prima volta che Pasquale sentiva distintamente la sua voce.
«Eccomi, sono qui davanti, sul bancone in fondo.»
Perché tutto ciò? Perché invadeva il suo regno senza troppi preamboli? Evidentemente c’era lo zampino di sua madre, la fregatura doveva essere dietro l’angolo.
“Ecco” pensò il ragazzo fra sé “ci manca pure lui: un altro che mi dirà di mettercela tutta, di provarci fino in fondo, che ce la farò anch’io, bla, bla, bla… Peccato che lui a diciotto anni era già in GP2”. La stizza e l’odio rischiavano di rovinare quel fortuito incontro. Invece:
«Me la fai vedere la tua cuscinetta? Le usavo anche io, ma una bella come la tua non l’ho mai vista…»
«Ma davvero? E allora come hai fatto a fare il record della pista? Si dice che la tua fosse speciale, che avesse dei cuscinetti di precisione fatti venire apposta dalla Svezia…»
«Perché, i tuoi come sono? Guarda, C2, pure questi a gioco ridotto…»
«Sì, ma io il record della pista non l’ho mai fatto. Non sono mai arrivato nemmeno sul podio.»
Lo sguardo penetrante di Pasquale, quasi di sfida, convinse Vitantonio a cambiare discorso; in fondo non era lì per spiattellargli le sue vittorie e i suoi trionfi.
«Beh, l’asfalto non è più lo stesso, adesso è più ruvido, non penso che…»
Pasquale girò la cuscinetta sottosopra, di scatto, quasi volesse sbattergliela in faccia e zittire per sempre quella finta modestia. Vitantonio si protese in avanti, Pasquale rimase impietrito.
«Che cosa diavolo ci hai messo sotto la tavola? A cosa servono quei due legnetti verticali?»
«Ma come, li ha anche la tua Formula 1 e non li riconosci?»
Pasquale riprese coraggio, sentiva di potergli parlare da pari nonostante i tre, forse quattro secondi a discesa che li dividevano. Avevano la stessa passione, quella era la cosa più importante nelle corse, alla faccia dei risultati: non avvertiva alcun complesso di inferiorità, da gentiluomo dello stesso rango nonostante le sostanze inferiori. Riprese:
«Sono scarichi aerodinamici, servono per canalizzare il flusso e dare un po’ più di carico. Il fondo è liscio, a qualcosa servono!»
«Io le macchine le guido, non è che sappia poi bene come sono fatte. Per quello il team paga una ventina di ingegneri; se lasciassero fare a me sarei ancora con la 126 di mio nonno! Fino a che si parla di tavole con sotto quattro rotelle, come quando avevo sedici anni, ci arrivo pure io, ma di aerodinamica, beh, non ci metto becco!»
La cuscinetta passò dalle mani di Pasquale a quelle di Vitantonio con naturalezza, un passaggio di consegne limitato al momento, che mai si sarebbe tradotto nella guida di una monoposto vera e propria. L’esperto campione soppesò per bene la tavola, scovandone un manto liscio, setoso, quasi laccato. Il peso ridotto, la relativa flessibilità, gli inserti di gomma che dribblavano il divieto di adottare sospensioni fecero invecchiare di almeno un secolo la tavola su cui correva nemmeno trent’anni prima. All’epoca anche lui ci studiava sopra, si applicava, chiedeva informazioni per cercare di racimolare qualche centesimo a discesa. Quel ragazzetto, invece, gli mostrava il futuro con nonchalance, manco fosse la cosa più facile al mondo, quasi lima, morsa e cacciaviti fossero capaci di muoversi solo se azionati dalle sue mani e dalla sua mente.
Riconsegnata la cuscinetta, Vitantonio uscì salutando appena, con la testa fra le nuvole. Il garage ripiombò nel lugubre giallore della lampadina a filamento: Pasquale doveva sbrigarsi, da lì a poco la Uno Rap avrebbe di nuovo fagocitato quella minuscola area smorta che per lui era la vita. Sistemò tutto per il meglio; gli attrezzi nella cassetta, il bolide su un’enorme pezza di velluto, elemosinata al mercato del mercoledì.
La voce grossa di Adelina, ormai stanca delle continue rinunce per colpa di quella stupida gara, lo obbligò a disertare la sua opera, almeno per l’indomani, costringendolo a sforzarsi di essere felice anche sulle dune di Torre Canne.
La fortuna volle che quel giorno il sole sputasse un caldo torrido, avvolgendo i ragazzi in una bollente melassa che nemmeno l’ammollo nell’acqua stagnante della costa sabbiosa riusciva a lavare. Così Adelina fu suo malgrado costretta a tornarsene ben presto nella modesta frescura di Laureto, anzitempo. Il suo boy sapeva bene come impiegare il resto del pomeriggio.
Rientrato a casa e appena docciato, con i capelli ancora umidi e i pantaloncini attaccati alle cosce, Pasquale fece irruzione nel garage. Approfittando dell’oretta di assenza della madre avrebbe martellato a più non posso, senza correre il rischio di melense interruzioni del tipo “mi raccomando, stai attento”, “ti ho portato un ghiacciolo, se vuoi”, capaci solo di annebbiare i suoi pensieri nel passaggio dal cervello alle mani.
Vuoto. Un fagotto vuoto, trovò solo quello. Era certo di aver lasciato lì la cuscinetta il giorno prima. Invece niente. Pasquale iniziò a maledire il padre, sicuramente l’aveva spostata da un’altra parte. Già, ma perché sballarla dal suo involucro? E se si fosse sbagliato, se l’avesse effettivamente lasciata in giro? La foga lo portò a divellere, quasi squartare, le sgangherate ante dell’armadione con gli attrezzi. Ancora nulla. Controllò quindi sotto il mobile, dove le sue dita furono invece in grado di raccogliere solo polvere e scorie lì dai tempi di Fangio. Tastò pure sopra, racimolando invece un vecchio scalpello e qualche vite spanata. Si gettò a terra disperato, accucciandosi con la testa fra le gambe. Non aveva nemmeno la forza di piangere dal tanto si sentiva svuotato. Resistette in quella posizione innaturale per dieci, forse venti minuti. Ma ancora non si capacitava della sciagura. Doveva sicuramente esserci una spiegazione.
E se l’avesse dimenticata fuori? Sollevò il cellulare per metterselo in tasca. Una notifica da un numero sconosciuto:
“28.3”
Chi lo prendeva in giro in quel modo? Un numero casuale? Proprio no: esattamente tre decimi sotto lo storico record della pista. Forse la sua cuscinetta era sana e salva, forse era soltanto uno scherzo di cattivo gusto, che sicuramente non sarebbe rimasto impunito. Aprì il messaggio. La foto profilo mostrava un pilota in tuta da corsa. Uno sbruffone invidioso della sua classe, non c’erano dubbi. Dietro l’uomo in tuta una monoposto blu e gialla. Numero 73. Era sicuramente Vitantonio. Nuovo messaggio:
“Scusa, me l’ha prestata tua mamma stamattina. La tua cuscinetta è fantastica, se me la fai usare per la gara di domenica te la compro a peso d’oro.”
Il ragazzo propose un accordo molto più interessante: in caso di vittoria e record della pista sarebbero saliti insieme sul podio. Come Schumacher e Jean Todt. Come Button e Ross Brawn. Chi lo dice che la gloria nelle gare si conquista solo con sportellate o staccate al limite? La maturazione tecnica richiede molto più tempo di quella agonistica, Pasquale lo sapeva; per la prima era ancora in tempo, per la seconda ormai agli sgoccioli. La sua vita doveva prendere una nuova piega. Sarebbe diventato un brillante ingegnere, un famoso progettista, un illuminato capo di scuderia. Il nuovo Ferrari forse. Ormai anziano si sarebbe ritirato contornato da un’aura di gloria, avrebbe aperto un museo. Zeppo di coppe, trofei e vetture spaziali, al centro ci avrebbe messo una cosa sola: la sua prima cuscinetta; la sua prima opera, il prototipo definitivo.
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Re: Il prototipo definitivo
Ho avuto alcune difficoltà a visualizzare bene queste cuscinette, anche perché Google mi proponeva ogni tipo di cuscinetto per bici ma niente che assomigliasse a ciò che era descritto nel brano.
Poi qualche foto è saltata fuori (come biciclette a cuscinetti) ma insomma, alla fine ho capito.
Immagino che questo tipo di sport abbia davvero un grande fascino sui più giovani, al punto da tenerli lontani dalla vita mondana pur di perfezionarsi nella disciplina, che poi non abbandonano praticamente più.
Secondo me un bello spaccato su una realtà ipotizzo molto "locale", limitata a una certa tradizione. Approfondirò.
Quel che mi ha convinto meno è l'onniscienza totale del narratore, che toglie un po' di gusto alla narrazione e non dà grande spessore ai personaggi principali.
Qualche espressione è veramente bella ed evocativa (tipo il lugubre giallore, o il caldo torrido sputato) mentre, per contro, il fiorire di turiste straniere come la mucillaggine mi ha evocato poco edificanti immagini di donne melmose che emergono dai flutti.
Questo per dire che una cosa bella esteticamente andrebbe abbinata a una similitudine gradevole, secondo me.
La transizione di Pasquale da futuro-pilota a futuro-ingegnere, grazie all'azione di Vitantonio, avviene forse un po' troppo repentinamente, però lo spazio era quello che era.
A parte tutto, il racconto mi è piaciuto, anche se ci sono entrato poco in sintonia. Temo sia colpa del narratore super-onnisciente.
Poi qualche foto è saltata fuori (come biciclette a cuscinetti) ma insomma, alla fine ho capito.
Immagino che questo tipo di sport abbia davvero un grande fascino sui più giovani, al punto da tenerli lontani dalla vita mondana pur di perfezionarsi nella disciplina, che poi non abbandonano praticamente più.
Secondo me un bello spaccato su una realtà ipotizzo molto "locale", limitata a una certa tradizione. Approfondirò.
Quel che mi ha convinto meno è l'onniscienza totale del narratore, che toglie un po' di gusto alla narrazione e non dà grande spessore ai personaggi principali.
Qualche espressione è veramente bella ed evocativa (tipo il lugubre giallore, o il caldo torrido sputato) mentre, per contro, il fiorire di turiste straniere come la mucillaggine mi ha evocato poco edificanti immagini di donne melmose che emergono dai flutti.
Questo per dire che una cosa bella esteticamente andrebbe abbinata a una similitudine gradevole, secondo me.
La transizione di Pasquale da futuro-pilota a futuro-ingegnere, grazie all'azione di Vitantonio, avviene forse un po' troppo repentinamente, però lo spazio era quello che era.
A parte tutto, il racconto mi è piaciuto, anche se ci sono entrato poco in sintonia. Temo sia colpa del narratore super-onnisciente.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Mi sa che tra cuscinette e cuscinetti ti trovi a tuo agio. Non molti sanno cos'è un gioco C2, o C3... disegnatori e ingegneri.
Anche la F1 è la tua passione, passione che si percepisce in tutto il racconto.
La storia è originale, anche se un po' troppo ingenua; un po' troppo raccontata, per cui i dialoghi alla fine non mi risultano troppo naturali.
Comunque un racconto piacevole.
Anche la F1 è la tua passione, passione che si percepisce in tutto il racconto.
La storia è originale, anche se un po' troppo ingenua; un po' troppo raccontata, per cui i dialoghi alla fine non mi risultano troppo naturali.
Comunque un racconto piacevole.
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Il prototipo definitivo
Il racconto di questo pilota di cuscinette che però è più bravo come ingegnere che come conduttore vuole forse farci intendere che chi sta dietro le quinte dovrebbe meritarsi gli stessi applausi di chi si prende la ribalta. E' proprio un racconto, anche bello, ma la triste realtà non gli corrisponde. Grazia all'autore per avermi fatto conoscere queste corse tipiche solo di alcune località e che vengono dal passato.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Cara Penna, quando leggo un racconto così dettagliato su una disciplina o una passione, che spesso coincidono, mi chiedo quanti meravigliosi mondi a noi sconosciuti esistono. Partiamo dallo stile. A me piace tantissimo come scrivi. Hai delle immagini e la capacità di descriverle veramente notevoli. Ho evidenziato tre refusi, che preferisco non segnalarti perché sono evidentemente sviste veniali e ci sono professionisti dei refusi che non mancheranno di farteli notare per sminuire il tuo racconto, e qualcuno invece per aiutarti. Alla fine, veramente un bel racconto, che non leggerei mai se non costretto e ringrazio il cielo di esserne costretto, così conosco cose che vanno fuori dai miei normali interessi. Soprattutto se scritti bene come questo. Non ci racconti una massima, non intendi parlarci di filosofia, il piglio non è quello di chi pretende di insegnare, ma una morale simpatica e arguta appartiene a questo tuo lavoro. Il fondamento di questo tuo costrutto sta in una frase del tuo racconto:"L'unica strada percorribile era lavorare su sé stesso". Anche l'ambiente sardo, poco descritto eppure riconoscibilissimo, con tanto dell'accenno a Lapadula (ma che ne sanno quelli che non seguono il calcio) mi ha colpito per la naturalezza con cui emerge, senza inutili spiegazioni e trattati. Mi è anche sembrato, con qualcosa che attiene alla malizia e che non è saggiamente spiegato, piuttosto fatto intuire, che l'interesse e l'ammirazione di Vitantonio non sia solo sportivo ma anche intimo, stante la particolare amicizia tra la madre e Vinantonio. Lasciami la malizia, ma se la vivo è perché me l'hai suscitata. Che dirti, cara penna, Ho appena iniziato a leggere, spero di trovare racconti che mettano in difficoltà il tuo. Perché, da buon egoista, sono lettore esigente. Ma la momento...bravissima, cara Penna.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Il racconto ha una trama piacevole e un messaggio di fondo molto bello. Non c'è nulla che non mi sia piaciuto.
Mi hai fatto scoprire un mondo che non conoscevo e devo dire che già dal testo, senza andare a cercare in giro, avevo più o meno capito di cosa si trattasse.
È un racconto di formazione, semplice e che racconta la crescita di un ragazzo in modo fluido e senza drammi.
Grazie soprattutto per non aver caricato il tuo testo con un evento catastrofico. Sono onesto, ho fatto gli scongiuri affinché non succedesse e meno male che è andata così.
Il gradissimo difetto di questo testo, quello che mi lascia perplesso, è lo stile che hai usato. Il racconto risulta pesantissimo e scorre a fatica. Forse è una cosa mia, ma preferisco narrazioni più fluide. Qui mi sembra che il narratore ci metta troppo di sé e questo appesantisce ancor di più il testo.
Mi hai fatto scoprire un mondo che non conoscevo e devo dire che già dal testo, senza andare a cercare in giro, avevo più o meno capito di cosa si trattasse.
È un racconto di formazione, semplice e che racconta la crescita di un ragazzo in modo fluido e senza drammi.
Grazie soprattutto per non aver caricato il tuo testo con un evento catastrofico. Sono onesto, ho fatto gli scongiuri affinché non succedesse e meno male che è andata così.
Il gradissimo difetto di questo testo, quello che mi lascia perplesso, è lo stile che hai usato. Il racconto risulta pesantissimo e scorre a fatica. Forse è una cosa mia, ma preferisco narrazioni più fluide. Qui mi sembra che il narratore ci metta troppo di sé e questo appesantisce ancor di più il testo.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Premessa: cos’è un cuscinetto lo so, ma la cuscinetta ha necessitato di qualche ricerca su Internet per trovare una spiegazione e allora il racconto ha perso quella nebbiolina che mi aveva accompagnato fin dall’inizio, e che mi dava proprio fastidio.
Un racconto che sicuramente apprezzeranno gli amanti del genere: io ho fatto un po’ fatica, ma ad ogni step ci sono state occasioni per imparare cose nuove, anche imparare ad avere pazienza quando non entri subito in sintonia con un racconto. Lo spunto (una fotografia in questo caso) c’è quasi sempre.
Di sicuro è passata l’ansia del protagonista di raggiungere un preciso obiettivo, la passione che comporta sacrifici ma anche soddisfazioni;
Mi è piaciuto molto il momento in cui il ragazzo agli esordi e il grande campione si incontrano e, passato il primo momento di sorpresa del ragazzo, si trovano a discutere alla pari, con l’emozione dell’incontro che si stempera nella condivisione che arricchisce entrambi, e non solo dal punto di vista tecnico.
Non sarebbe stato male gestire la narrazione in prima persona, proprio per quanto la Penna esprima circa le emozioni, le aspettative, le ansie del protagonista.
Un racconto scritto bene, penso di aver trovato un paio di refusi, ma poi li ho persi.
L’indecisione di Pasquale lo soffocava: pensavo di essermi persa qualcosa, ma penso intendessi che Pasquale era soffocato dall’indecisione, meglio in preda all’indecisione.
Un racconto che sicuramente apprezzeranno gli amanti del genere: io ho fatto un po’ fatica, ma ad ogni step ci sono state occasioni per imparare cose nuove, anche imparare ad avere pazienza quando non entri subito in sintonia con un racconto. Lo spunto (una fotografia in questo caso) c’è quasi sempre.
Di sicuro è passata l’ansia del protagonista di raggiungere un preciso obiettivo, la passione che comporta sacrifici ma anche soddisfazioni;
Mi è piaciuto molto il momento in cui il ragazzo agli esordi e il grande campione si incontrano e, passato il primo momento di sorpresa del ragazzo, si trovano a discutere alla pari, con l’emozione dell’incontro che si stempera nella condivisione che arricchisce entrambi, e non solo dal punto di vista tecnico.
Non sarebbe stato male gestire la narrazione in prima persona, proprio per quanto la Penna esprima circa le emozioni, le aspettative, le ansie del protagonista.
Un racconto scritto bene, penso di aver trovato un paio di refusi, ma poi li ho persi.
L’indecisione di Pasquale lo soffocava: pensavo di essermi persa qualcosa, ma penso intendessi che Pasquale era soffocato dall’indecisione, meglio in preda all’indecisione.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Il prototipo definitivo
Ciao, Autore. A essere sincero, il tuo racconto non mi ha appassionato molto, ma questo è indubbiamente frutto del fatto che la tematica mi annoia a morte. Il garage è chiaramente presente e la scrittura è sicuramente ottima, ma ciò non mi basta per apprezzare un racconto così lontano dal mio gusto personale.
Mi dispiace.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Il prototipo definitivo
Il racconto è scritto bene, ma la presenza del narratore onnisciente proprio “non mi garba”. Lui conosce Tutto, vede tutto, conosce i sentimenti dei vari protagonisti e ce li racconta. Ė proprio questo aspetto che, per gusto di lettura personale, non mi fa apprezzare appieno la storia. Sono comunque arrivata alla fine anche se una vera trama non c’è l’ho trovata. C’è probabilmente qualcosa di vissuto, alcuni dettagli se non si sono provati sulla pelle non si possono descrivere così compitamente. Un’altro garage della memoria, un’altra storia che si legge bene ma che, per lo stile, mi ha coinvolta poco.
Comunque, a prescindere dai miei gusti, lo trovo un buon lavoro.
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Petunia- Moderatore
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Re: Il prototipo definitivo
Un racconto molto ben scrito in cui non ho trovato refusi o errori evidenti a merito di chi l'ha scritto.
Segnalo solo L’indecisione di Pasquale lo soffocava, cercò di ritemprarsi standosene una settimana in camera, quasi depresso. in cui avrei omesso "di Pasquale" in quanto altrimenti il "lo" sembra riferirsi a una persona diversa e invece è sempre lui.
Il racconto, come spesso è accaduto in questa lunga cavalcata che è stata DTRooms, ha suscitato interesse, voglia di cercare cosa fossero queste "cuscinette" dove si svolgessero le gare, inosmma, vera curiosità.
Detto questo, però, il racconto sembra quasi una pagina di wikipedia romanzata, ci vuole un intenditore o un appassionato per provare qualcosa che vada oltre la curiosità e che consenta al lettore di premiare il racconto.
Il finale, poi, sembra un po' troppo rapido, questa conversione di Pasquale all'ingegneria dell'oggetto e all'abbandono delle sue velleità di pilota a me è sembrata leggermente forzata.
Segnalo solo L’indecisione di Pasquale lo soffocava, cercò di ritemprarsi standosene una settimana in camera, quasi depresso. in cui avrei omesso "di Pasquale" in quanto altrimenti il "lo" sembra riferirsi a una persona diversa e invece è sempre lui.
Il racconto, come spesso è accaduto in questa lunga cavalcata che è stata DTRooms, ha suscitato interesse, voglia di cercare cosa fossero queste "cuscinette" dove si svolgessero le gare, inosmma, vera curiosità.
Detto questo, però, il racconto sembra quasi una pagina di wikipedia romanzata, ci vuole un intenditore o un appassionato per provare qualcosa che vada oltre la curiosità e che consenta al lettore di premiare il racconto.
Il finale, poi, sembra un po' troppo rapido, questa conversione di Pasquale all'ingegneria dell'oggetto e all'abbandono delle sue velleità di pilota a me è sembrata leggermente forzata.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Molto interessante questo racconto vintage.
Le ho conosciute le cuscinette, grazie a un fratello maggiore. Ci voleva abilità per costruirle e abilità per guidarle, ed io ero sempre un pochino indietro, vile e incapace per potermi avventurare su quelle paurose piste in discesa. E mi accontentavo di guardare quelli più coraggiosi che lo facevano.
Ma sono qui per giudicare il tuo racconto, autore, non i miei fallimenti adolescenziali.
I cuscinetti erano le ruote di quelle automobiline di legno essenziali che si guidavano in ginocchio con la spinta delle braccia e dei pendii.
Ci sono cascato di nuovo, non sto commentando il tuo racconto scritto in modo magistrale.
Facciamo così ti faccio accomodare nella mia cinquina e tu mi fai fare un giro sulla tua carrozzella.
Mi sono ricordato come le chiamavamo e quante braccia e gambe avevano massacrato.
Comincio a cercare un percorso facile, ho una certa età.
Le ho conosciute le cuscinette, grazie a un fratello maggiore. Ci voleva abilità per costruirle e abilità per guidarle, ed io ero sempre un pochino indietro, vile e incapace per potermi avventurare su quelle paurose piste in discesa. E mi accontentavo di guardare quelli più coraggiosi che lo facevano.
Ma sono qui per giudicare il tuo racconto, autore, non i miei fallimenti adolescenziali.
I cuscinetti erano le ruote di quelle automobiline di legno essenziali che si guidavano in ginocchio con la spinta delle braccia e dei pendii.
Ci sono cascato di nuovo, non sto commentando il tuo racconto scritto in modo magistrale.
Facciamo così ti faccio accomodare nella mia cinquina e tu mi fai fare un giro sulla tua carrozzella.
Mi sono ricordato come le chiamavamo e quante braccia e gambe avevano massacrato.
Comincio a cercare un percorso facile, ho una certa età.
tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
se devo essere sincero, e solitamente lo sono, mi permetto di dire che la storia non mi ha preso per niente.
sarà che non sono un appassionato, e questo ci può stare, ma proprio non sono riuscito a entrare nell'ambito del racconto.
troppa narrazione, a mio parere, e poca presenza reale dei protagonisti.
scritto discretamente, a parte qualche ripetizione e una punteggiatura da revisionare.
sarà che non sono un appassionato, e questo ci può stare, ma proprio non sono riuscito a entrare nell'ambito del racconto.
troppa narrazione, a mio parere, e poca presenza reale dei protagonisti.
scritto discretamente, a parte qualche ripetizione e una punteggiatura da revisionare.
Ultima modifica di Arunachala il Lun Ago 07, 2023 12:28 pm - modificato 1 volta.
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Re: Il prototipo definitivo
In questo racconto si percepisce forte la passione dell'autore per questo tema, tant'è che è probabile il testo abbia molti riferimenti al suo vissuto adolescenziale.
Il garage è protagonista assoluto, le esterne sono limitate al minimo, allo stretto necessario.
Il difetto che ho trovato è una spiccata differenza tra le due parti del racconto.
La prima parte, quella della costruzione del mezzo l'ho trovata più genuina e naturale. Quando entra in scena l'ex pilota di F1 Liuzzi secondo me è venuta a meno quella spontaneità e naturalezza, tutto diventa più "romanzato" e pretenzioso.
Alla fine è un racconto che si fa leggere con piacere, scivola via liscio, però secondo me manca un guizzo per farlo risaltare.
Il garage è protagonista assoluto, le esterne sono limitate al minimo, allo stretto necessario.
Il difetto che ho trovato è una spiccata differenza tra le due parti del racconto.
La prima parte, quella della costruzione del mezzo l'ho trovata più genuina e naturale. Quando entra in scena l'ex pilota di F1 Liuzzi secondo me è venuta a meno quella spontaneità e naturalezza, tutto diventa più "romanzato" e pretenzioso.
Alla fine è un racconto che si fa leggere con piacere, scivola via liscio, però secondo me manca un guizzo per farlo risaltare.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Se mi limitassi all'argomento, il racconto sarebbe bocciato senza appello. Non è il mio campo, né le corse in generale, né l'ingegneria in qualsiasi forma.
Però devo ammettere che il racconto mi è piaciuto perché è avvincente in tutti i suoi aspetti. Ho ben sentito la tensione di Pasquale nel preparare "macchina" e gara. Ho ben percepito la concentrazione psicologica del pre gara e la delusione del post gara. Ho trovato tutto questo molto realistico e pertinente al concetto di competizione e più in generale di sport.
Altrettanto sinceramente devo però far notare che l'epilogo mi ha deluso, nonostante Vitantonio mi abbia messo in guardia dicendo una cosa molto importante, ovvero che lui le macchine le guidava e basta, al resto pensavano gli ingegneri. Avrei voluto un Pasquale in versione pilota, vittorioso (o almeno sul podio), fiero per se stesso e raggiante per la sua creatura, un prototipo definitivo con il record della pista cucito addosso.
Grazie.
Però devo ammettere che il racconto mi è piaciuto perché è avvincente in tutti i suoi aspetti. Ho ben sentito la tensione di Pasquale nel preparare "macchina" e gara. Ho ben percepito la concentrazione psicologica del pre gara e la delusione del post gara. Ho trovato tutto questo molto realistico e pertinente al concetto di competizione e più in generale di sport.
Altrettanto sinceramente devo però far notare che l'epilogo mi ha deluso, nonostante Vitantonio mi abbia messo in guardia dicendo una cosa molto importante, ovvero che lui le macchine le guidava e basta, al resto pensavano gli ingegneri. Avrei voluto un Pasquale in versione pilota, vittorioso (o almeno sul podio), fiero per se stesso e raggiante per la sua creatura, un prototipo definitivo con il record della pista cucito addosso.
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Re: Il prototipo definitivo
Racconto ruspante e carico di passione, come solo le sfide "di paese" possono essere. Si respira qualcosa di vissuto, come se l'autore abbia relamente sfrecciato su quella discesa delimitata dalle balle di paglia. Racconto molto pugliese, che porta come guest star anche chi da quelle terre è arrivato a correre in Formula 1, con tanto manico e, ahimè, con poca fortuna.
E che ora torna a preferire la paglia pugliese ai guard rail del Principato.
Detto questo, il racconto mi è piaciuto parecchio. Forse mi è mancato il brivido delle due discese, archiviate solamente con la posizione finale. Ma forse già si capiva che il buon Pasquale era più portato a ideare le ciscinette piuttosto che guidarle.
La cinquina inizia a essere affollata, ma un pensiero al tuo racconto ce lo farò.
Complimenti.
Grazie.
E che ora torna a preferire la paglia pugliese ai guard rail del Principato.
Detto questo, il racconto mi è piaciuto parecchio. Forse mi è mancato il brivido delle due discese, archiviate solamente con la posizione finale. Ma forse già si capiva che il buon Pasquale era più portato a ideare le ciscinette piuttosto che guidarle.
La cinquina inizia a essere affollata, ma un pensiero al tuo racconto ce lo farò.
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CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Io di macchine e corse non ne sono nulla e di certo non sono un appassionato di Formula 1, però questa storia della cuscinetta mi ha appassionato non poco. E ho trovato la narrazione talmente convincente che non mi è venuto nemmeno il desiderio di andare a cercare su internet che aspetto avesse la cuscinetta. Diciamo che mi sono fatto una mia idea in testa e e me la tengo perché che sia quella giusta o no, la storia è filata via liscia comunque.
Ecco solo la transizione da corridore a ingegnere alla fine è stata in effetti un po' brusca. Forse si poteva tagliare su qualche passaggio più tecnico e preparare la volata finale con più cura, però il racconto funziona davvero bene anche così.
L'autorimessa c'è, anche se come in tanti altri racconti che ho letto di nuovo è solo un punto di partenza per parlare di corse e di velocità, di auto o di cuscinette, e via via che la storia si sviluppa quello che era un punto di partenza resta indietro e si perde, perché gli autori cercano un traguardo tutto diverso.
Ci sono tanti racconti davvero validi e quindi la centralità della stanza diventerà fondamentale per la scelta. Ancora di più di altri step dove gli altri paletti arricchivano ma allo stesso sviavano un po' il discorso. Però diciamo che tra i racconti che parlano di corse questo è forse quello che mi è piaciuto di più.
Ottimo lavoro.
Ecco solo la transizione da corridore a ingegnere alla fine è stata in effetti un po' brusca. Forse si poteva tagliare su qualche passaggio più tecnico e preparare la volata finale con più cura, però il racconto funziona davvero bene anche così.
L'autorimessa c'è, anche se come in tanti altri racconti che ho letto di nuovo è solo un punto di partenza per parlare di corse e di velocità, di auto o di cuscinette, e via via che la storia si sviluppa quello che era un punto di partenza resta indietro e si perde, perché gli autori cercano un traguardo tutto diverso.
Ci sono tanti racconti davvero validi e quindi la centralità della stanza diventerà fondamentale per la scelta. Ancora di più di altri step dove gli altri paletti arricchivano ma allo stesso sviavano un po' il discorso. Però diciamo che tra i racconti che parlano di corse questo è forse quello che mi è piaciuto di più.
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Asbottino- Padawan
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Re: Il prototipo definitivo
Mi hai fatto rincitrullire a cercare le cuscinette.
Poi cerco (che tonta!)“Gare con le cuscinette” di Cocolicchio e le trovo.
Devo dire che la ricerca su internet è avvenuta dopo la lettura del racconto e, dalle descrizioni, avevo comunque immaginato un mezzo simile a quello che poi ho visto. Quindi complimenti.
Sei stato bravo anche a far emergere tutta la passione che evidentemente hai dentro per questo genere di competizione e per tutto il mondo che c'è dietro, dalla progettazione alla realizzazione.
il racconto quindi è piacevolmente leggibile e carico di passione.
Brav
Poi cerco (che tonta!)“Gare con le cuscinette” di Cocolicchio e le trovo.
Devo dire che la ricerca su internet è avvenuta dopo la lettura del racconto e, dalle descrizioni, avevo comunque immaginato un mezzo simile a quello che poi ho visto. Quindi complimenti.
Sei stato bravo anche a far emergere tutta la passione che evidentemente hai dentro per questo genere di competizione e per tutto il mondo che c'è dietro, dalla progettazione alla realizzazione.
il racconto quindi è piacevolmente leggibile e carico di passione.
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Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
La cuscinette, che sarà mai? Immaginavo qualcosa, ma non essere certa di cosa stessi leggendo mi ha impedito di apprezzare a pieno il racconto. Ho potuto gustarlo solo dopo aver letto i commenti di Fante e di Tom. Mi è rimasto il fastidio di una lettura al buio e perciò poco coinvolgente. Il garage, che doveva avere un ruolo centrale nel testo, rimane sullo sfondo. Comunque, una lettura gradevole per gli appassionati di automobili e sfide rischiose. Purtroppo io non lo sono.
mirella- Padawan
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Re: Il prototipo definitivo
Anche io come tante/i altri/e ignoravo completamente la cosa e mi fa sempre piacere scoprire cose nuove e tradizione locali del nostro paese, la cui varietà di usi e abitudini mi ha sempre affascinato.
Come pochi altri non sono minimamente affascinato invece dai motori/auto (già per le moto ho qualche piccola simpatia) e giudico la F1 uno degli spettacoli più noiosi al mondo.
Premesso questo, ti devo dire che il tuo racconto che presenta degli sprazzi divertenti e ben scritti, non mi ha catturato più di tanto,
Penso che il limite principale sia, mi sembra quasi ironico scriverlo - dato il contenuto del racconto - una certa meccanicità forzata nella evoluzione psicologica dei personaggi.
I personaggi e le interazioni fra loro sembrano troppo poco naturali e questo impedisce, almeno a me, di entrare in empatia con loro.
Un abbraccio e alla prossima
Come pochi altri non sono minimamente affascinato invece dai motori/auto (già per le moto ho qualche piccola simpatia) e giudico la F1 uno degli spettacoli più noiosi al mondo.
Premesso questo, ti devo dire che il tuo racconto che presenta degli sprazzi divertenti e ben scritti, non mi ha catturato più di tanto,
Penso che il limite principale sia, mi sembra quasi ironico scriverlo - dato il contenuto del racconto - una certa meccanicità forzata nella evoluzione psicologica dei personaggi.
I personaggi e le interazioni fra loro sembrano troppo poco naturali e questo impedisce, almeno a me, di entrare in empatia con loro.
Un abbraccio e alla prossima
gipoviani- Padawan
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Re: Il prototipo definitivo
Questa storia, seppur attuale, emana un fascino d'altri tempi, carico di suggestioni.
Una volta capito cosa fosse una cuscinetta e dove fosse Cocolicchio (dei quali ignoravo l'esistenza...), ho potuto apprezzare meglio la tua storia che si svolge in questo garage e che, seppur molto tecnica, ho saputo apprezzare.
C'è però una pesantezza di base nella costruzione delle frasi e una certa indecisione sull'uso del pov che mi ha lasciata perplessa.
In generale trovo il narratore onnisciente pesante e leggerlo mi provoca una punta di fastidio: sembra che l'autore ricorra ad una facile scorciatoia per dare informazioni al lettore e questo non si dovrebbe fare, perchè il testo perde mordente e rischia di diventare didascalico e quindi poco accattivante.
Tra l'altro rallenta una narrazione che è preferibile rimanga fresca e scorrevole.
La svolta repentina finale di Pasquale (che faticava a raggiungere la sufficienza...) mi lascia un pò dubbiosa: a quell'età mi fa strano che accetti di rimanere dietro le quinte, oppure è una scintilla di saggezza che abbino male a questo personaggio che ho percepito testardo e sanguigno.
Mando un messaggio alla povera Adelina: lascialo!
Una volta capito cosa fosse una cuscinetta e dove fosse Cocolicchio (dei quali ignoravo l'esistenza...), ho potuto apprezzare meglio la tua storia che si svolge in questo garage e che, seppur molto tecnica, ho saputo apprezzare.
C'è però una pesantezza di base nella costruzione delle frasi e una certa indecisione sull'uso del pov che mi ha lasciata perplessa.
In generale trovo il narratore onnisciente pesante e leggerlo mi provoca una punta di fastidio: sembra che l'autore ricorra ad una facile scorciatoia per dare informazioni al lettore e questo non si dovrebbe fare, perchè il testo perde mordente e rischia di diventare didascalico e quindi poco accattivante.
Tra l'altro rallenta una narrazione che è preferibile rimanga fresca e scorrevole.
La svolta repentina finale di Pasquale (che faticava a raggiungere la sufficienza...) mi lascia un pò dubbiosa: a quell'età mi fa strano che accetti di rimanere dietro le quinte, oppure è una scintilla di saggezza che abbino male a questo personaggio che ho percepito testardo e sanguigno.
Mando un messaggio alla povera Adelina: lascialo!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Il racconto ha uno stile personale, simpatico e vivace, che restituisce bene l’atmosfera dell’evento. Ci sono energia e ritmo.
Alcuni passaggi non risultano subito chiari. Ad esempio, ho dovuto rileggere alcune volte la frase, per capire la faccenda di Adelina. Secondo me, sarebbe stata più chiara scrivendo “Ora, che avrebbe potuto trascinarsela in spiaggia fino a sera”. Pensa che all’inizio avevo avuto l’impressione che Adelina fosse il nome dato alla cuscinetta.
Chi non conosce poi questo termine, deve andare un po’ a intuito, per capire che cosa sia una cuscinetta. Io confesso di essermi avvalsa anche dei commenti degli altri. Mi viene anche in aiuto il fatto che a Castel San Pietro, a pochi chilometri da dove vivo, si corra ogni anno la Carrera, con veicoli a spinta umana costruiti artigianalmente.
Alla fine ho trovato su internet i video delle gare delle “bici a cuscinetti”, così ho capito per bene.
Ho letto la prima parte del racconto convinta che il protagonista si chiamasse Pasquale, poi trovo la frase “L’indecisione di Pasquale lo soffocava”. Allora lui chi è? Penso che però questa sia una svista.
Bella l’idea del rapporto tra il pilota affermato e il ragazzo.
Il finale è troppo compresso. Forse era finito il tempo? A me capita quasi sempre.
Per quanto riguarda la forma, faccio riferimento al file che ho letto, il pdf allegato, che ho capito essere quello con la formattazione originale. È nel complesso corretta, c’è solo qualche refuso. Come ho già detto per altri racconti, secondo me conviene togliere lo spazio tra i paragrafi, quando non è proprio voluto per creare uno stacco narrativo. Si usa il comando “rimuovi spazio dopo il paragrafo”. Anche io all’inizio non sapevo come fare.
Un racconto che non rientra molto nelle mie corde, come argomento, ma che trovo un buon lavoro.
Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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Re: Il prototipo definitivo
Un bel po' di anni fa lessi un racconto di Pirandello intitolato La Sbiobbina. Non ricordi se mi piacque o no ma un'idea di cosa fosse (o meglio di chi fosse) me la feci. Mio padre mi parlava spesso del Sarchiapone, poi capii che non esisteva. Ora passo alla cuscinetta: fortuna oggi che c'è internet, mi verrebbe da dire, ma una narrazione così esaustiva, seppur fra le righe, non ne fa sentire più di tanto la mancanza. È lei la vera protagonista, un oggetto che in garage ci sta proprio bene.
Gli altri personaggi sono sullo sfondo: tecnici, asciutti, molto focalizzati e proprio per questo un po' avari di sentimenti facilmente comprensibili ai più, permeati invece di una passione sottile quanto coinvolgente.
La virata finale di Pasquale è una sorpresa, forse nemmeno troppo: quanti ragazzi sognano di lavorare in Ferrari o Lamborghini?
Un bel racconto di formazione, senza troppi fronzoli ma condotto bene e facilmente comprensibile, potrebbe essere una buona antologia per studenti di meccanica.
Gli altri personaggi sono sullo sfondo: tecnici, asciutti, molto focalizzati e proprio per questo un po' avari di sentimenti facilmente comprensibili ai più, permeati invece di una passione sottile quanto coinvolgente.
La virata finale di Pasquale è una sorpresa, forse nemmeno troppo: quanti ragazzi sognano di lavorare in Ferrari o Lamborghini?
Un bel racconto di formazione, senza troppi fronzoli ma condotto bene e facilmente comprensibile, potrebbe essere una buona antologia per studenti di meccanica.
Nellone- Younglings
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Re: Il prototipo definitivo
Un racconto che mi fa scoprire qualcosa che non conoscevo, e già per questo grazie autor.
Ho trovato la scrittura vivace e accattivante, sei riuscit a coinvolgermi nonostante la mia ignoranza totale sull'argomento. Ci sono alcune sbavature che ti sono già state segnalate, e che andrebbero sistemate per rendere tutto più fluido.
Resta un buon lavoro, brav.
Ele
Ho trovato la scrittura vivace e accattivante, sei riuscit a coinvolgermi nonostante la mia ignoranza totale sull'argomento. Ci sono alcune sbavature che ti sono già state segnalate, e che andrebbero sistemate per rendere tutto più fluido.
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Hellionor- Admin
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Re: Il prototipo definitivo
Dettagli tecnici che non appesantiscono la lettura di una storia incentrata sulla passione di un ragazzo che, ingegnosamente e con applicazione, costruisce una carriola con cuscinetti a sfera competitiva. Ma è grazie a Vitantonio che comprende che la sua vocazione non è quella del pilota, bensì quella del costruttore e progettista. Riesce così a realizzarsi. Veramente un bel racconto!
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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.
Menico- Younglings
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