Slurp!

Misofonico sono andato a cercarlo. E ho capito tutto. Esagerato! Anche se coi tempi che corrono non mi sorprende una reazione del genere. Succhi la zuppa in un'osteria di terz'ordine e un tizio ti da una coltellata. S'accoltellano per molto meno, dunque.

Detto questo il 100 mi è piaciuto perché il colpo di scena finale è veramente ben riuscito secondo me.

Grazie

Un coltello ben conficcato nello stomaco del lettore. Sei riuscito a coinvolgere tutti i sensi: l’olfatto (la zaffata di sudore mi è arrivata dritta nelle narici) la vista (il cucchiaio opaco è una vera chicca) il gusto (l’ho immaginato il sapore della “brodaglia” calda, l’udito (beh, che lo dico a fare) e il tatto (mi è parso di sentire il freddo del manico del coltello)
Ottimo cento con sorpresa finale.

Che poi in Giappone il risucchio è sinonimo di apprezzamento del cibo e un complimento al cuoco.
Scherzi a parte (anche perché con un tipo del genere c'è poco da scherzare) un certo diretto e tagliente (anche troppo nel finale) con immagini intense e ben definite.
Buona scrittura e colpo di scena finale a spiazzare il lettore
Complimenti.
Grazie.

Io sono del parere che con il finale hai voluto strafare.
L'andamento del racconto fino a quel punto era stato davvero buono, con descrizioni calzanti che riescono a catturare l'attenzione del lettore.
In pratica il brano, pur nella sua semplicità, aveva acquisito una sua fisionomia marcata e credibile.
Poi quel finale ad effetto che si discosta dall'impianto, risalta come un artificio creato apposta per stupire il lettore.
Un buon cento, io però avrei preferito un finale più compassato.

Ammappa e qua siamo con Terence Hill... e però poverino doveva slurpare meno che mo te acciacco la gola con il coltellaccio che io nun te posso da sentì e che poi ci è un limite alla sopportazione umana di noi altri bravi genti. E... per certi aspetti ti comprendo protagonista nel senso che avendo un udito da cani... nel vero senso della parola, in quanto che amplifico i toni acuti e per esempio percepisco il suono di un'autombulanza da molti km di distanza e poi devo tapparmi le orecchie e ululo come un lupo alla luna tanto che mi hanno inibito le feste coi fuochi artificiali se no sto male e... insomma fortissimo il tuo racconto. Veramente ben scritto con molta molta ironia.

Molto carino questo 100, mi ricorda lo psicopatico protagonista de "il cuore rivelatore" di Poe. Fino alla fine non ho capito dove voleva andare a parare. 
E mi è piaciuto molto.

Il racconto mantiene bene la "suspance" fino alla fine e non lascia presagire il finale, e con pochi caratteri a disposizione mi sembra una difficoltà non da poco.
La "sorpresa finale" mi sembra però fin troppo eccessiva. Non conoscevo il termine "misofonìa" ma, nonostante questo, mi sembra eccessivo... ma forse è solo perchè non soffro di questo disturbo.. chissà? Lo stile del racconto, ultime due righe escluse, mi è piaciuto molto.

Divertente.
Hai reso bene lo squallore dell'osteria, l'odore della brodaglia, il fastidio dei rumori.
Il finale ti coglie di sorpresa, forse eccessivo, ma ritengo che in 100x100 un guizzo alla fine ci voglia. Ecco, magari non proprio una coltellata.

Ma sei sicuro che nella tua osteria si usassero i piatti di porcellana? Certo mi merito solo per questo appunto una coltellata come il tuo succhiatore di minestra però... non sono misofonico e quindi forse me la cavo.

Ottima atmosfera, descrizioni perfette, coinvolti tutti i sensi. Cosa si può chiedere di più? Magari di riscrivere l'ultima riga. Perché il finale, più che spiazzarmi, mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Quindi non siamo in un'osteria, siamo in un commissariato, ho pensato, e si è sgonfiato tutto. Avrei almeno evitato di nominare l'ispettore, ecco. Comunque resta tra i migliori del concorso, sia chiaro. A rileggerci!

La coltellata proprio non c'entra.
Certo a un tipo così non potevi mica dare un buffetto.
Non voglio entrare nelle tue scelte, ma quando la situazione si fa troppo dura diventa comica e paradossalmente fa ridere.

Non c'è alcun dubbio che il finale sia spiazzante e imprevisto. Anche qui, come in altri, le esigenze del 100 costringono a inversioni brusche di rotta.
Così, il finale risulta per me eccessivo, direi quasi assurdo se non immaginassi un testo assurdo accompagnato anche da una certa dose di humor che in questo caso non ho riscontrato.
Per la prima parte un plauso incondizionato.

Sembra di ascoltare "Girotondo" o "La ballata dell'amore cieco" con quel titolo assurdo con tanto di punto esclamativo che hai voluto attribuire al tuo racconto: una musica allegra e spensierata, e intanto nel testo succede di tutto.
Senza la riga finale, avremmo letto tutto un altro racconto, ma totalmente proprio. 
Il bello è che c'è una denuncia sociale anche in un testo che, apparentemente, sembra parlare di altro; eppure hai tolto il celeberrimo velo di Maya non solo dal disturbo che citi tu (e che molti hanno ammesso di non conoscere), ma anche da tutta una serie di disturbi affini e collegati che talvolta ignoriamo o che mai al mondo possiamo pensare esistano. E invece esistono eccome, spesso con comorbilità, e il risultato può sovente sfociare in qualcosa per noi estremo, ma non tanto lontano da quello che ci racconti tu.
E allora un applauso per quello che ci hai raccontato e uno per come lo hai fatto (racconto stilisticamente perfetto).

Io avrei lasciato una riga prima di quella finale. Così, come ho fatto adesso. Perché comunque è un'altra storia che stai raccontando, e anche il ritmo in un racconto così preciso pretende di essere perfetto.

Complimenti.

Forse vado controcorrente ma a me il finale non è piaciuto, non c'entra nulla con tutta la bellezza stilistica che lo precede.
Gli eccessi mi lasciano sempre un po' perplesso, un pugno in faccia, ad esempio, lo avrei capito meglio, come dicono i ragazzi oggi, "ci sarebbe stato".
Tutto quello che è scritto prima dell'ultima riga, invece, è perfetto, hai reso la scena così tanto credibile e realistica in così poche righe, segnale evidente di una capacità di scrittura di alto livello: complimenti.

Concordo con quelli che sostengono che il racconto riesca, in 100 parole, a convilgere tutti i sensi. In un crescendo esasperante che trova nel finale uno colpo di scena inaspettato. Mi è piaciuto. 
Sul finale, lo trovo coerente. all'ispettore confessa di essere misofonico come se la trovasse una giustificazione. Sto ascoltando in questi giorni il podcast "indagini" di Stefano Nazzi del Post (invito tutti a seguirlo) in qui i presenti assassini e i loro difensori molto spesso offrono gli scenari più assurdi per cercare di mascherare un crimine.

Ok, il tizio è misofonico, e, a quanto pare, lo sa benissimo. Ma, allora, perché va in un'osteria scadente e affollata? E, soprattutto, perché va in giro con un coltello? È chiaro che "cerca la rissa". Dunque, il finale, più che una sorpresa mi sembra la naturale conseguenza di un comportamento che definire borderline è un eufemismo. Buone le descrizioni e ben riuscito il coinvolgimento sensoriale, ma l'impressione generale è di un qualcosa di eccessivo e artefatto.
M.

Bene la descrizione dell'ambiente, il finale a sorpresa  ci sta, solo che accidenti che ha fatto di male quel poveraccio per meritare un coltello in gola. Il racconto è  scritto bene, ma racconta una storia che avrei preferito non leggere.

“Un giorno di ordinaria follia” 2.0 in 100 parole.
Forse era più stressato il protagonista del rumoroso commensale.
Le descrizioni sono accurate e il finale mi ha lasciata di stucco.

Ciao.
100 di grande effetto con sorpresa finale.
Ottime le descrizioni dell’ambiente e degli oggetti, anche loro parlano. 
Si riesce a immaginare il malcapitato che si gusta la sua minestra (avrei cercato un altro aggettivo al posto di stressato).
il titolo non mi ha fatto impazzire.
Ma rimane un ottimo lavoro

Imputato, lei è condannato. Se sei misofonico irascibile e violento non vai in un’osteria affollata, semplice.
Sorry aut, ma non so, il tuo cento non mi ha molto convinto. A parte i dettagli non funzionali al racconto, soprattutto di un omicida che vuole scagionarsi (l’osteria scadente, il piatto sbeccato e il cucchiaio consumato), anche la scusa della misofonia mi sembra inconsistente.
Mi spiace, non me le sento di dare un pollice su al tuo racconto. Alla prossima!

Hai sicuramente scritto il racconto più originale fino a quelli letti tra ora, complimenti!
Ho solo trovato un po’ faticosa la lettura a causa del passato remoto, che ti costringe a fare mirabolanti acrobazie tra i tempi verbali per conservare la consecutio e questo – a mio parere – rallenta la fruibilità del racconto che, comunque, è scritto bene e ha un gran valore!
Rinnovo i complimenti, mi sei piaciuto!

Il pezzo è molto interessante, perchè la scena descritta appare nitida e chiara nella mente di chi legge.
Forse è mancata un'ulteriore riflessione sulla scelta di alcune parole o frasi, perchè in un cento sono quelle che fanno la differenza. Ceramica al posto di porcellana, per esempio e avrei lasciato solo un avverbio in -mente (per una manciata di righe tre sono davvero troppi, appesantiscono inutilmente le frasi e denotano una certa povertà di linguaggio).
Lo guardai affinchè capisse mi sembra che nella frase manchi qualcosa: lo guardai accigliato, incupito, arrabbiato, qualcosa che faccia capire il suo biasimo, insomma.
Inoltre, sia il protagonista quando si rivolge all'ispettore che la vittima iniziano le conversazioni con "Sa": avrei diversificato l'intercalare.
Il titolo Slurp! mi ha ricordato il film Split: anche lì il protagonista non sta molto bene...

Autore, mi credi se dico che, a un certo punto della lettura, ho cominciato a sentirmi nell'anima la coltellata o pugno in arrivo?
E' andata di pari passo col crescere di una leggerissima tensione che ho sentito dentro, man mano che lo zotico continuava a produrre i suoi disgustosi suoni.

Sì, sono un poco misofonico.
Verso i rumori di masticazione, più specificamente.
Intendiamoci: non ficcherei una coltellata a nessuno, non sono a quel livello. Però quando mi arriva all'orecchio una masticazione molto accanita, o forte, o particolare, non so, mi germoglia un pensiero violento, o comunque di rabbia, di fastidio viscerale.
E' diverso da chi, ad esempio, patisce le unghie sulla lavagna: quello genera una sorta di ribrezzo, di debolezza improvvisa.
La misofonia genera invece rabbia, che in base alla gravità del caso può generare semplice fastidio o addirittura una reazione incontrollata.

A me va tutto sommato bene. Se mi distraggo e penso ad altro il rumore non lo sento più.
Ma ci sono state volte che mi sono dovuto alzare e andarmene con una scusa, perché un qualche commensale masticante proprio non lo reggevo.
La cosa buffa, comunque, è che non è una regola fissa. Cioè non tutte le masticazioni forti mi suscitano rabbia: solo alcune sulle quali l'udito si fissa, e senza motivo apparente (più forti, meno forti, non c'entra: probabilmente è la frequenza del suono).
Vah che bizzarrie che girano a questo mondo!

Questo mi sa che è il contest nel quale ho sbrodolato più roba sul mio conto di qualsiasi altro.
Comincio a essere invasivo, la pianto.
...
Ah, no, è l'ultimo commento. Ho finito per forza.

Tornando al tuo 100, il fatto che mi abbia suscitato un certo fastidio alla lettura è decisamente indice che lo hai scritto benissimo.
E, conoscendo il disturbo, non trovo esagerato, al massimo molto ricercato, il finale sanguinoso.

Per me, promosso.