Sgorbietti blu
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Re: Sgorbietti blu
Ciao autore.
Vado contro corrente, dicendo che il tuo 100 mi piace. Dopotutto dici tutto e non dici nulla, come se nel preciso momento nel quale lo hai scritto, lo hai fatto come se fossi quel bambino.
E quando un bambino racconta qualcosa, non sempre si capisce. Vede le cose a modo suo, le descrive a modo suo.
Un racconto deve lasciare qualcosa, tu lo hai fatto.
Per concludere, paletto centrato.
Grazie e a rileggerci.
Vado contro corrente, dicendo che il tuo 100 mi piace. Dopotutto dici tutto e non dici nulla, come se nel preciso momento nel quale lo hai scritto, lo hai fatto come se fossi quel bambino.
E quando un bambino racconta qualcosa, non sempre si capisce. Vede le cose a modo suo, le descrive a modo suo.
Un racconto deve lasciare qualcosa, tu lo hai fatto.
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Midgardsormr- Padawan
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Re: Sgorbietti blu
Torno a commentare questo cento alla luce degli interventi che sono seguiti e che in un certo senso hanno "tolto il velo che copriva i miei occhi".
Non c'è giudizio, non può esserci perché il cento è raccontato da un bambino e questa è la vera forza di questo scritto: essere riuscit* a rimanere nei pensieri e nella testa di un bambino.
Non c'è giudizio, non può esserci perché il cento è raccontato da un bambino e questa è la vera forza di questo scritto: essere riuscit* a rimanere nei pensieri e nella testa di un bambino.
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paluca66- Cavaliere Jedi
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Re: Sgorbietti blu
Ciao Penna. Comprendo ancor meglio, grazie a te, perché spesso i miei racconti, che a me sembrano "chiari a un lettore attento", in realtà non vengono capiti. La colpa è mia, e in questo caso tua. Se non avessi letto nella "pagina generale" dei cento la diatriba sul tuo racconto, sinceramente, non lo avrei capito. Ero invece preparato e ho letteralmente amato questo tuo cameo. Tanto che, ne sono certo, andrà in classifica. C'è un "buono" che non è solamente letteratura ma anche un pensiero dell'autore. E pertanto ti plaudo, condivido timidamente (nel senso del rispetto) il tuo sentire. Resta, ma non peserà sul mio piacere verso il tuo, che senza essere preparato a leggerlo non lo avrei capito. Ma, convintamente, grazie.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Sgorbietti blu
Tanto per intorbidare le acque già abbastanza agitate propongo anche l'ipotesi che il ragazzo fosse daltonico! (e io ne so qualcosa).
Al di là dello scherzo, propendo anch'io per la famigerata stella gialla delle persecuzioni naziste.
A parte questo ho gradito il brano senza riserve e l'acceso dibattito conferma, a mio modo di vedere, la qualità del pezzo che non è incomprensibile, anzi al contrario apre la mente a varie ipotesi, tutte plausibili e questa è cosa buona.
Sei certamente nella mia quartina.
P.S. Quanto al finale... chi se ne frega chi sia Michele. Per me potrebbe essere un amico non ebreo, ad esempio. Quante amicizie si saranno spezzate per ragioni razziali? Ma potrebbe essere anche chiunque altro.
Al di là dello scherzo, propendo anch'io per la famigerata stella gialla delle persecuzioni naziste.
A parte questo ho gradito il brano senza riserve e l'acceso dibattito conferma, a mio modo di vedere, la qualità del pezzo che non è incomprensibile, anzi al contrario apre la mente a varie ipotesi, tutte plausibili e questa è cosa buona.
Sei certamente nella mia quartina.
P.S. Quanto al finale... chi se ne frega chi sia Michele. Per me potrebbe essere un amico non ebreo, ad esempio. Quante amicizie si saranno spezzate per ragioni razziali? Ma potrebbe essere anche chiunque altro.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Sgorbietti blu
Ciao Aut@
Allora farò parte della schiera dei superficiali perchè anche io non ci sono arrivata alle stelle del 1938.
Sarà per la mancanza di acume, di intuito, di sonno (è pure tardi) scusa, ma proprio non mi è scattata la folgorazione. E io sono una che li adora, i twist finali.
Detto questo, il racconto è ben scritto e mi è piaciuto molto. Col "senno di poi" mi è piaciuto ancora di più. Bella davvero la frase finale.
Allora farò parte della schiera dei superficiali perchè anche io non ci sono arrivata alle stelle del 1938.
Sarà per la mancanza di acume, di intuito, di sonno (è pure tardi) scusa, ma proprio non mi è scattata la folgorazione. E io sono una che li adora, i twist finali.
Detto questo, il racconto è ben scritto e mi è piaciuto molto. Col "senno di poi" mi è piaciuto ancora di più. Bella davvero la frase finale.
Stefy- Padawan
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Re: Sgorbietti blu
Sgorbietti blu
Terminata la lettura e dei racconti e anche di quasi tutti i commenti, sono ri-ritornata su alcuni 100 che mi avevano particolarmente colpito o su avevo qualche perplessità: rientro su questo con un commento bis, che di solito non faccio.
Devo dire che in questo pezzo mai e poi mai avrei messo in relazione l’idiosincrasia per il giallo con la stella di David, così come il nome Michele come nome ebraico. Trovare un “Michele” alla fine? Che c’è di strano, è un personaggio, serve e fa il suo dovere.
Devo dire che ero entrata nell’ottica di un racconto dark, con un protagonista magari schizo, una mente malata che si libera di chi non ama i suoi sgorbietti. Me l’ero immaginato con occhietti cattivi, mentre disegna sgorbietti… Infatti nel mio precedente commento avevo chiuso con un” inquietante”. Spero la Penna non se ne abbia per l’incomprensione, se c’è stata, ma vado molto di onda emozionale.
Terminata la lettura e dei racconti e anche di quasi tutti i commenti, sono ri-ritornata su alcuni 100 che mi avevano particolarmente colpito o su avevo qualche perplessità: rientro su questo con un commento bis, che di solito non faccio.
Devo dire che in questo pezzo mai e poi mai avrei messo in relazione l’idiosincrasia per il giallo con la stella di David, così come il nome Michele come nome ebraico. Trovare un “Michele” alla fine? Che c’è di strano, è un personaggio, serve e fa il suo dovere.
Devo dire che ero entrata nell’ottica di un racconto dark, con un protagonista magari schizo, una mente malata che si libera di chi non ama i suoi sgorbietti. Me l’ero immaginato con occhietti cattivi, mentre disegna sgorbietti… Infatti nel mio precedente commento avevo chiuso con un” inquietante”. Spero la Penna non se ne abbia per l’incomprensione, se c’è stata, ma vado molto di onda emozionale.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Sgorbietti blu
Attira pure me questo racconto, ma soprattutto per come è scritto bene e forse perché non ne ho capito fino in fondo il significato. Che uno pensa...ecco i 'cento' almeno mi rilasso un po'. E invece mostrano tormenti come un lungo romanzo.
tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Sgorbietti blu
beh, che gli ebrei dovessero avere stelle gialle per essere riconosciuti è risaputo, e credo che qui si parli di questo e non di altro.
per questo dico che non me ne frega nulla di chi sia Michele, perché è assolutamente relativo rispetto alla storia.
storia che apprezzo e provo a inserire nel top five, se trovo un buco.
per questo dico che non me ne frega nulla di chi sia Michele, perché è assolutamente relativo rispetto alla storia.
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Re: Sgorbietti blu
mi restituiva tutta la mia meraviglia c'è qualcosa che non funziona in questa frase: toglierei almeno il mi, anche se in generale il cielo che restituisce la mia meraviglia rimane un concetto non spiegato benissimo.
Per essere una narrazione in prima persona contiene troppi aggettivi possessivi (mia meraviglia, miei vestiti, miei sgorbietti, miei pensieri...): se parla il protagonista di chi altro devono essere?
Ho trovato molto interessante il fatto che, pur non nominando mai le stelle, esse siano perfettamente presenti nel testo: non sapendo a che latitudine siamo quegli sgorbietti, per esempio, potevano essere l'aurora boreale, per esempio, e invece no, il concetto "stella" emerge chiarissimo (a riprova di questo ho fatto leggere il testo a tre persone che mi hanno confermato senza ombra di dubbio che si stesse parlando di loro).
Ho letto il testo come l'ha proposto l'autore: un bambino o una bambina affascinato dalle stelle che da grande le porta (plurale) anche sui vestiti. Quindi mi sono immaginata questa donna/uomo con i vestiti decorati da magnifiche stelle blu che però non piacciono a Michele (amico, fratello, amante non m'interessa), a dimostrare come molto spesso nei rapporti gli opposti si attraggono.
Poi nei commenti leggo che qualcuno tira in ballo la stella di Davide.
Ehm...
E niente, mi piace di più la mia versione del giovane stilista fantasioso, anche perchè non gli viene "imposto" di portarle sui vestiti, me è lui che, un giorno, inizia a decorare i vestiti con i suoi sgorbietti blu.
Per essere una narrazione in prima persona contiene troppi aggettivi possessivi (mia meraviglia, miei vestiti, miei sgorbietti, miei pensieri...): se parla il protagonista di chi altro devono essere?
Ho trovato molto interessante il fatto che, pur non nominando mai le stelle, esse siano perfettamente presenti nel testo: non sapendo a che latitudine siamo quegli sgorbietti, per esempio, potevano essere l'aurora boreale, per esempio, e invece no, il concetto "stella" emerge chiarissimo (a riprova di questo ho fatto leggere il testo a tre persone che mi hanno confermato senza ombra di dubbio che si stesse parlando di loro).
Ho letto il testo come l'ha proposto l'autore: un bambino o una bambina affascinato dalle stelle che da grande le porta (plurale) anche sui vestiti. Quindi mi sono immaginata questa donna/uomo con i vestiti decorati da magnifiche stelle blu che però non piacciono a Michele (amico, fratello, amante non m'interessa), a dimostrare come molto spesso nei rapporti gli opposti si attraggono.
Poi nei commenti leggo che qualcuno tira in ballo la stella di Davide.
Ehm...
E niente, mi piace di più la mia versione del giovane stilista fantasioso, anche perchè non gli viene "imposto" di portarle sui vestiti, me è lui che, un giorno, inizia a decorare i vestiti con i suoi sgorbietti blu.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Sgorbietti blu
L'ho letto una sola volta e ti dico subito che il racconto ha fatto centro. La stella cucita sui vestiti rimanda ai tristi giorni vissuti dagli ebrei ai tempi del fanatismo fascista e nazista...
tontonlino- Younglings
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Re: Sgorbietti blu
L'ho letto con la stessa meraviglia che prova la tua protagonista guardando il cielo.
Avrei scelto un altro finale: ti chiedo scusa, ma chi se ne frega se a Michele non piacciono?
A meno che, vedendo gli altri bambini con la stella gialla sul vestito (per questo a Michele non piacciono) e, come tutti i bambini, non volendo sentirsi esclusa, ha incominciato anche lei a portarle: ma non gialle, bensì blu e arancioni.
Avrei scelto un altro finale: ti chiedo scusa, ma chi se ne frega se a Michele non piacciono?
A meno che, vedendo gli altri bambini con la stella gialla sul vestito (per questo a Michele non piacciono) e, come tutti i bambini, non volendo sentirsi esclusa, ha incominciato anche lei a portarle: ma non gialle, bensì blu e arancioni.
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Menico- Younglings
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Re: Sgorbietti blu
Ciao a tutti.
Non “spiegherò” il mio racconto, perché ritengo frustrante sia per me sia per voi dover spiegare qualcosa di fruibile in svariati modi diversi. È dieci anni che insisto sul punto della cooperazione testuale, che ho anche ribadito essendo stato espressamente chiamato in causa e ho ritenuto scorretto non rispondere a Mark nell’off topic dedicato apposta a ciò. Rispondo anche a digito su quel punto: il post generale di 100x100 esiste apposta per dibattere fuori dai racconti, quindi lo spazio era quello giusto e bene ha fatto Mark a sollevare la questione.
Ho già chiamato in causa Umberto Eco in quel post, e ribadisco quello che ci ha esposto nel suo saggio del 1990 “I limiti dell’interpretazione”: un testo ha almeno tre significati, ovvero l’intentio auctoris, l’intentio lectoris e l’intentio operis. Non voglio certo qui mettermi a parlare di critica letteraria, ma è innegabile che non posso trovare punti di contatto con chi commenta se non da questo punto di vista. Gli “spazi bianchi” del testo per forza di cose vanno interpretati. Se l’autore non li lasciasse, il testo sarebbe poco piacevole: una banalità ridondante e non emozionante, alla quale non serve nessun meccanismo interpretativo. Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili: le ipotesi del lettore, insomma, devono in qualche modo essere confermate dal testo, altrimenti l’uso che si fa di quel testo diventa un’aberrazione.
Certo, uno può leggere il Processo di Kafka come se fosse una detective story o, come nell’esempio di Eco, leggere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide; tuttavia, questa non è cooperazione testuale, ma “uso fuorviante”. Per questo Eco parla di “diritti del testo”: un testo, cioè, ha il diritto di non ammettere qualsiasi interpretazione passi per la testa del lettore.
A questo punto, credo di aver detto tutto quello che volevo dire. Io spero di non aver offeso nessuno, ma sarei ipocrita se non ammettessi che ci sono rimasto davvero male per certi commenti. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se il primo commento fosse stato di Menico, di Akimizu, di Arunachala o di The Raven, o di Hellionor (che non ha commentato ma che ha letto tutti i racconti in quanto staff), e questo non me lo può togliere nessuno dalla testa. Rimane un po’ di amarezza e una grande consapevolezza: la prossima volta, il titolo sarà “1938” e Michele diventerà Yosef.
La cosa che mi dispiace di più, in generale, è che ci si sforzi di rendere propri racconti che sono stati scritti da altri. Che ci si sforzi di trovare il fatto di cronaca vero o la storia che sta venendo raccontata, dimenticandoci che la scrittura è creatività, invenzione, finzione. Per me è davvero inconcepibile che qualcuno vada a fare una ricerca in rete per capire chi è Michele: il fatto che questa sia sembrata una buona idea a molti di voi testimonia solo la mia lontananza da questo modo di leggere e, probabilmente, di scrivere. E non dico che facciate male voi che lo fate, ma proprio non mi appartiene e non mi apparterrà mai. È per questo motivo che ho smesso di scrivere da anni e che non sento più nessuna pulsione per la scrittura: “in Italia non legge più nessuno perché sono tutti impegnati a scrivere”.
È evidente che il mio modo di raccontare le storie andava bene quindici anni fa, quando vincevo i premi letterari e tutti mi cercavano in giro per l’Italia. La mia incapacità (o la mia ostinazione nel non voler aderire a ciò) di rinnovarmi mi ha reso statico in un modo di scrivere ermetico che non va più d’accordo con i tempi di oggi, dove tutto è costruito per vendere e l’arte è svilita a mera commerciabilità di essa.
Ogni tanto è più forte di me e butto già ancora qualcosa, ma mi rendo conto che non sono più minimamente interessato alla risposta del pubblico e, quindi, ho un atteggiamento di chiusura che mal si sposa con la funzione forumistica in generale.
Alla stessa stregua, mi chiedo che senso possano avere le mie impressioni sui testi che leggo; cioè, chi posso aiutare con i miei commenti, se il mio modo di intendere la scrittura è desueto e anacronistico? Posso dare giusto qualche consiglio di grammatica, ma più per chi si approccia alla scrittura, non certo per chi lo fa da anni. E che valore può avere un mio “giudizio”, alla luce di tutto quanto vi sto esternando?
Negli ultimi mesi la mia vita è cambiata molto. Ci sono cose che pensi che potrai avere per tutta la vita e che si sgretolano invece nel giro di pochi giorni e, all’improvviso, ti accorgi che non hai più niente di tutto quello che hai costruito faticosamente nel corso dei decenni. Il tempo a mia disposizione è aumentato a dismisura e, di conseguenza, l’ho impegnato a tal punto da non riuscire neanche a trovare qualche ora per leggere i commenti di DR: questo a dimostrazione che, se non impiego il mio tempo libero in qualche modo, finisco per andare fuori di testa.
Tutte queste considerazioni mi portano a tirare i remi in barca e a occuparmi solo di cose che mi fanno stare bene, e la scrittura non rientra tra queste. La lettura sì, però; per questo continuerò a essere presente nel forum tutte le volte che posso e a scrivere i miei commenti, consapevole che nella stragrande maggioranza dei casi saranno inutili e potrei risparmiarmeli. Probabilmente, come si disse per “Maurice” del mio scrittore preferito durante la mia adolescenza, quel romanzo è servito di più a chi l’ha scritto che a chi lo ha letto; e così io continuerò a leggere i vostri racconti e a commentarli consapevole che i miei commenti servano più a me che li faccio che a voi che li ricevete.
Non posso vivere senza leggere, ma posso vivere benissimo (e, forse, meglio) senza scrivere.
Vi ringrazio per aver letto questa mia piccola confessione, e ringrazio tutti quelli che hanno letto il mio racconto.
Io, da piccolo, ho sempre disegnato le stelle blu, rosse e arancioni, e mai gialle; ma quest’ultima è un’informazione che non interessa nessuno.
Non “spiegherò” il mio racconto, perché ritengo frustrante sia per me sia per voi dover spiegare qualcosa di fruibile in svariati modi diversi. È dieci anni che insisto sul punto della cooperazione testuale, che ho anche ribadito essendo stato espressamente chiamato in causa e ho ritenuto scorretto non rispondere a Mark nell’off topic dedicato apposta a ciò. Rispondo anche a digito su quel punto: il post generale di 100x100 esiste apposta per dibattere fuori dai racconti, quindi lo spazio era quello giusto e bene ha fatto Mark a sollevare la questione.
Ho già chiamato in causa Umberto Eco in quel post, e ribadisco quello che ci ha esposto nel suo saggio del 1990 “I limiti dell’interpretazione”: un testo ha almeno tre significati, ovvero l’intentio auctoris, l’intentio lectoris e l’intentio operis. Non voglio certo qui mettermi a parlare di critica letteraria, ma è innegabile che non posso trovare punti di contatto con chi commenta se non da questo punto di vista. Gli “spazi bianchi” del testo per forza di cose vanno interpretati. Se l’autore non li lasciasse, il testo sarebbe poco piacevole: una banalità ridondante e non emozionante, alla quale non serve nessun meccanismo interpretativo. Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili: le ipotesi del lettore, insomma, devono in qualche modo essere confermate dal testo, altrimenti l’uso che si fa di quel testo diventa un’aberrazione.
Certo, uno può leggere il Processo di Kafka come se fosse una detective story o, come nell’esempio di Eco, leggere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide; tuttavia, questa non è cooperazione testuale, ma “uso fuorviante”. Per questo Eco parla di “diritti del testo”: un testo, cioè, ha il diritto di non ammettere qualsiasi interpretazione passi per la testa del lettore.
A questo punto, credo di aver detto tutto quello che volevo dire. Io spero di non aver offeso nessuno, ma sarei ipocrita se non ammettessi che ci sono rimasto davvero male per certi commenti. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se il primo commento fosse stato di Menico, di Akimizu, di Arunachala o di The Raven, o di Hellionor (che non ha commentato ma che ha letto tutti i racconti in quanto staff), e questo non me lo può togliere nessuno dalla testa. Rimane un po’ di amarezza e una grande consapevolezza: la prossima volta, il titolo sarà “1938” e Michele diventerà Yosef.
La cosa che mi dispiace di più, in generale, è che ci si sforzi di rendere propri racconti che sono stati scritti da altri. Che ci si sforzi di trovare il fatto di cronaca vero o la storia che sta venendo raccontata, dimenticandoci che la scrittura è creatività, invenzione, finzione. Per me è davvero inconcepibile che qualcuno vada a fare una ricerca in rete per capire chi è Michele: il fatto che questa sia sembrata una buona idea a molti di voi testimonia solo la mia lontananza da questo modo di leggere e, probabilmente, di scrivere. E non dico che facciate male voi che lo fate, ma proprio non mi appartiene e non mi apparterrà mai. È per questo motivo che ho smesso di scrivere da anni e che non sento più nessuna pulsione per la scrittura: “in Italia non legge più nessuno perché sono tutti impegnati a scrivere”.
È evidente che il mio modo di raccontare le storie andava bene quindici anni fa, quando vincevo i premi letterari e tutti mi cercavano in giro per l’Italia. La mia incapacità (o la mia ostinazione nel non voler aderire a ciò) di rinnovarmi mi ha reso statico in un modo di scrivere ermetico che non va più d’accordo con i tempi di oggi, dove tutto è costruito per vendere e l’arte è svilita a mera commerciabilità di essa.
Ogni tanto è più forte di me e butto già ancora qualcosa, ma mi rendo conto che non sono più minimamente interessato alla risposta del pubblico e, quindi, ho un atteggiamento di chiusura che mal si sposa con la funzione forumistica in generale.
Alla stessa stregua, mi chiedo che senso possano avere le mie impressioni sui testi che leggo; cioè, chi posso aiutare con i miei commenti, se il mio modo di intendere la scrittura è desueto e anacronistico? Posso dare giusto qualche consiglio di grammatica, ma più per chi si approccia alla scrittura, non certo per chi lo fa da anni. E che valore può avere un mio “giudizio”, alla luce di tutto quanto vi sto esternando?
Negli ultimi mesi la mia vita è cambiata molto. Ci sono cose che pensi che potrai avere per tutta la vita e che si sgretolano invece nel giro di pochi giorni e, all’improvviso, ti accorgi che non hai più niente di tutto quello che hai costruito faticosamente nel corso dei decenni. Il tempo a mia disposizione è aumentato a dismisura e, di conseguenza, l’ho impegnato a tal punto da non riuscire neanche a trovare qualche ora per leggere i commenti di DR: questo a dimostrazione che, se non impiego il mio tempo libero in qualche modo, finisco per andare fuori di testa.
Tutte queste considerazioni mi portano a tirare i remi in barca e a occuparmi solo di cose che mi fanno stare bene, e la scrittura non rientra tra queste. La lettura sì, però; per questo continuerò a essere presente nel forum tutte le volte che posso e a scrivere i miei commenti, consapevole che nella stragrande maggioranza dei casi saranno inutili e potrei risparmiarmeli. Probabilmente, come si disse per “Maurice” del mio scrittore preferito durante la mia adolescenza, quel romanzo è servito di più a chi l’ha scritto che a chi lo ha letto; e così io continuerò a leggere i vostri racconti e a commentarli consapevole che i miei commenti servano più a me che li faccio che a voi che li ricevete.
Non posso vivere senza leggere, ma posso vivere benissimo (e, forse, meglio) senza scrivere.
Vi ringrazio per aver letto questa mia piccola confessione, e ringrazio tutti quelli che hanno letto il mio racconto.
Io, da piccolo, ho sempre disegnato le stelle blu, rosse e arancioni, e mai gialle; ma quest’ultima è un’informazione che non interessa nessuno.
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Re: Sgorbietti blu
e invece può interessare pure quella, a qualcuno.
sono stordito da quanto ho lettoqui sopra, e me ne dispiaccio.
come mi dispiaccio di alcuni commenti relativi al tuo racconto, in effetti.
nicola, fai ciò che ti fa sentire bene.
sempre
sono stordito da quanto ho lettoqui sopra, e me ne dispiaccio.
come mi dispiaccio di alcuni commenti relativi al tuo racconto, in effetti.
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Re: Sgorbietti blu
Ma no, amico mio. Nessun dispiacere. Ci vuole più coraggio ad ammettere che qualcosa è finita piuttosto che a illudersi che sia ancora la stessa che abbiamo idealizzato. L'unico modo per divorziare serenamente, per esempio, la pedagogia delle famiglie afferma che sia "avere messo in conto che può succedere". E io ne sono fermamente convinto.Arunachala ha scritto:e invece può interessare pure quella, a qualcuno.
sono stordito da quanto ho lettoqui sopra, e me ne dispiaccio.
come mi dispiaccio di alcuni commenti relativi al tuo racconto, in effetti.
nicola, fai ciò che ti fa sentire bene.
sempre
E comunque sono sempre qui, senza dispiacere ma con il giusto benessere che tutti noi ci meritiamo.
Amo un sacco questo forum e tutti i suoi utenti, che per me non sono tali, ma amici da tenersi stretti.
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Re: Sgorbietti blu
vivonic ha scritto:Ciao a tutti.
Non “spiegherò” il mio racconto, perché ritengo frustrante sia per me sia per voi dover spiegare qualcosa di fruibile in svariati modi diversi. È dieci anni che insisto sul punto della cooperazione testuale, che ho anche ribadito essendo stato espressamente chiamato in causa e ho ritenuto scorretto non rispondere a Mark nell’off topic dedicato apposta a ciò. Rispondo anche a digito su quel punto: il post generale di 100x100 esiste apposta per dibattere fuori dai racconti, quindi lo spazio era quello giusto e bene ha fatto Mark a sollevare la questione.
Ho già chiamato in causa Umberto Eco in quel post, e ribadisco quello che ci ha esposto nel suo saggio del 1990 “I limiti dell’interpretazione”: un testo ha almeno tre significati, ovvero l’intentio auctoris, l’intentio lectoris e l’intentio operis. Non voglio certo qui mettermi a parlare di critica letteraria, ma è innegabile che non posso trovare punti di contatto con chi commenta se non da questo punto di vista. Gli “spazi bianchi” del testo per forza di cose vanno interpretati. Se l’autore non li lasciasse, il testo sarebbe poco piacevole: una banalità ridondante e non emozionante, alla quale non serve nessun meccanismo interpretativo. Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili: le ipotesi del lettore, insomma, devono in qualche modo essere confermate dal testo, altrimenti l’uso che si fa di quel testo diventa un’aberrazione.
Certo, uno può leggere il Processo di Kafka come se fosse una detective story o, come nell’esempio di Eco, leggere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide; tuttavia, questa non è cooperazione testuale, ma “uso fuorviante”. Per questo Eco parla di “diritti del testo”: un testo, cioè, ha il diritto di non ammettere qualsiasi interpretazione passi per la testa del lettore.
A questo punto, credo di aver detto tutto quello che volevo dire. Io spero di non aver offeso nessuno, ma sarei ipocrita se non ammettessi che ci sono rimasto davvero male per certi commenti. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se il primo commento fosse stato di Menico, di Akimizu, di Arunachala o di The Raven, o di Hellionor (che non ha commentato ma che ha letto tutti i racconti in quanto staff), e questo non me lo può togliere nessuno dalla testa. Rimane un po’ di amarezza e una grande consapevolezza: la prossima volta, il titolo sarà “1938” e Michele diventerà Yosef.
La cosa che mi dispiace di più, in generale, è che ci si sforzi di rendere propri racconti che sono stati scritti da altri. Che ci si sforzi di trovare il fatto di cronaca vero o la storia che sta venendo raccontata, dimenticandoci che la scrittura è creatività, invenzione, finzione. Per me è davvero inconcepibile che qualcuno vada a fare una ricerca in rete per capire chi è Michele: il fatto che questa sia sembrata una buona idea a molti di voi testimonia solo la mia lontananza da questo modo di leggere e, probabilmente, di scrivere. E non dico che facciate male voi che lo fate, ma proprio non mi appartiene e non mi apparterrà mai. È per questo motivo che ho smesso di scrivere da anni e che non sento più nessuna pulsione per la scrittura: “in Italia non legge più nessuno perché sono tutti impegnati a scrivere”.
È evidente che il mio modo di raccontare le storie andava bene quindici anni fa, quando vincevo i premi letterari e tutti mi cercavano in giro per l’Italia. La mia incapacità (o la mia ostinazione nel non voler aderire a ciò) di rinnovarmi mi ha reso statico in un modo di scrivere ermetico che non va più d’accordo con i tempi di oggi, dove tutto è costruito per vendere e l’arte è svilita a mera commerciabilità di essa.
Ogni tanto è più forte di me e butto già ancora qualcosa, ma mi rendo conto che non sono più minimamente interessato alla risposta del pubblico e, quindi, ho un atteggiamento di chiusura che mal si sposa con la funzione forumistica in generale.
Alla stessa stregua, mi chiedo che senso possano avere le mie impressioni sui testi che leggo; cioè, chi posso aiutare con i miei commenti, se il mio modo di intendere la scrittura è desueto e anacronistico? Posso dare giusto qualche consiglio di grammatica, ma più per chi si approccia alla scrittura, non certo per chi lo fa da anni. E che valore può avere un mio “giudizio”, alla luce di tutto quanto vi sto esternando?
Negli ultimi mesi la mia vita è cambiata molto. Ci sono cose che pensi che potrai avere per tutta la vita e che si sgretolano invece nel giro di pochi giorni e, all’improvviso, ti accorgi che non hai più niente di tutto quello che hai costruito faticosamente nel corso dei decenni. Il tempo a mia disposizione è aumentato a dismisura e, di conseguenza, l’ho impegnato a tal punto da non riuscire neanche a trovare qualche ora per leggere i commenti di DR: questo a dimostrazione che, se non impiego il mio tempo libero in qualche modo, finisco per andare fuori di testa.
Tutte queste considerazioni mi portano a tirare i remi in barca e a occuparmi solo di cose che mi fanno stare bene, e la scrittura non rientra tra queste. La lettura sì, però; per questo continuerò a essere presente nel forum tutte le volte che posso e a scrivere i miei commenti, consapevole che nella stragrande maggioranza dei casi saranno inutili e potrei risparmiarmeli. Probabilmente, come si disse per “Maurice” del mio scrittore preferito durante la mia adolescenza, quel romanzo è servito di più a chi l’ha scritto che a chi lo ha letto; e così io continuerò a leggere i vostri racconti e a commentarli consapevole che i miei commenti servano più a me che li faccio che a voi che li ricevete.
Non posso vivere senza leggere, ma posso vivere benissimo (e, forse, meglio) senza scrivere.
Vi ringrazio per aver letto questa mia piccola confessione, e ringrazio tutti quelli che hanno letto il mio racconto.
Io, da piccolo, ho sempre disegnato le stelle blu, rosse e arancioni, e mai gialle; ma quest’ultima è un’informazione che non interessa nessuno.
Ti dispiace se ti abbraccio, Viv? Perché sento forte di farlo. E ti aspetto, piccola grande vipera, a farmi inca...ppellare coi tuoi commenti. E a delizisrmi coi tuoi racconti, quest'ultimo che ho votato. Sei speciale, anche se non ami come scrivo. 🥰
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Re: Sgorbietti blu
Ora che so qual è il tuo racconto, ho capito ancora meglio il perché di aglio e paletti di legnodigito ha scritto:Ti dispiace se ti abbraccio, Viv? Perché sento forte di farlo. E ti aspetto, piccola grande vipera, a farmi inca...ppellare coi tuoi commenti. E a delizisrmi coi tuoi racconti, quest'ultimo che ho votato. Sei speciale, anche se non ami come scrivo. 🥰

Oggi, dopo otto anni, ho dato il primo posto a @Antonio Borghesi, che credo di aver votato non più di altre tre volte in vita mia. Se aspetti un paio d'anni, do anche a te un primo posto

Un caro abbraccio, digito. Spero di rivederti presto.
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Sgorbietti blu
Per quel poco che vale ogni volta che invio un mio scritto mi metto in attesa di leggere il tuo commento con un misto di timore e di curiosità e anche se quasi sempre sono cazziatoni li leggo, li rileggo e li salvo insieme ai più significativi degli altri per poi tornarci sopra.
Non so cosa vorrai fare con la scrittura ma non smettere di leggerci e commentarci.
Ti abbraccio sperando che arrivi presto il giorno di poterlo fare dal vivo.
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paluca66- Cavaliere Jedi
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Re: Sgorbietti blu
Quello che hai scritto, oltre che interessante, interessa. Me lo rileggerò con calma, stasera sono un po'... boh, vattelapesca. Mi spiace che tu non riesca più a scrivere: quando farlo è liberatorio, appagante per se stessi, i commenti, le letture di altre teste servono a comprendere se quello che ci abbiamo messo passa. Con qualcuno passa, con altri no: la cosa è sempre reciproca. Ma scrivi per te stessa o per gli altri? mi sono chiesta dopo qualche mese in questo villaggio, quando cercavo di capire cosa non andasse, per gli altri, nei miei racconti. E' stato importante capire, ma non lasciarmi condizionare al punto da stravolgere il mio modo di scrivere. Migliorare sì, trovare i punti deboli e di forza, anche. Sto imparando a scrivere prima per me stessa, per come mi piacerebbe leggere quella storia che mi gira in testa, ma come se a scriverla fosse l'alta me. Lo so, sono strana, ma questa sono. Ad altri la mia storia piacerebbe di più scritta in modo diverso. Ci sta. Succede anche a me con i racconti degli altri: mi arriva qualcosa ma quel qualcosa mi farebbe più effetto se ad es. fosse scritto in prima persona, più intimamente... , oppure rigirando una frase perchè farebbe, per me, La differenza. Penso che ogni aiuto, anche se arriva da un commento doloroso, sia sempre straoridinariamene utile.
I miei racconti ad esempio non sempre (quasi mai) ti piacciono, eppure aspetto i tuoi commenti con trepidazione (metto un po' di cuscini attorno alla postazione) perchè è come andare dietro lo specchio e vederlo in viso, il mio racconto. Ma rimarrà sempre il mio racconto. Proprio per l'esperienza qui in DT ho trovato anche la spinta a far vedere più di me stessa nei racconti, anche se mi affido ai personaggi. Poi capita che scrivi un pezzo che ti fa star male da togliere il fiato, lo tieni per te perchè ti vergogni, perchè se lo rileggi ti riporta là, ma improvvisamente... lo lasci andare, devi lasciarlo andare e quando qualcuno capisce cosa c'è dentro, fosse anche solo una persona, sai di aver vinto. Per te e con te. L'ho fatto con un pezzo che credevo non avrei mai avuto il coraggio di condividere se non con persone che so che comprenderebbeo, un pezzo in cui credevo solo io e invece ha funzionato. E' stato capito, nonostante uno stile strano, nonostante non rispettasse "i canoni" che rendono linerare un racconto (come è accaduto al mio nono step), nonostante tante cose... ma ha funzionato.
Boh, a questo punto non so più cosa volevo dire, mi si sono affastellate le idee, ma quello che mi viene da dirti è di riprendere la tastiera e... vincere.
Se vuoi ti faccio l'imitazione di De Falco che "invita" Schettino a risalire a bordo....
I miei racconti ad esempio non sempre (quasi mai) ti piacciono, eppure aspetto i tuoi commenti con trepidazione (metto un po' di cuscini attorno alla postazione) perchè è come andare dietro lo specchio e vederlo in viso, il mio racconto. Ma rimarrà sempre il mio racconto. Proprio per l'esperienza qui in DT ho trovato anche la spinta a far vedere più di me stessa nei racconti, anche se mi affido ai personaggi. Poi capita che scrivi un pezzo che ti fa star male da togliere il fiato, lo tieni per te perchè ti vergogni, perchè se lo rileggi ti riporta là, ma improvvisamente... lo lasci andare, devi lasciarlo andare e quando qualcuno capisce cosa c'è dentro, fosse anche solo una persona, sai di aver vinto. Per te e con te. L'ho fatto con un pezzo che credevo non avrei mai avuto il coraggio di condividere se non con persone che so che comprenderebbeo, un pezzo in cui credevo solo io e invece ha funzionato. E' stato capito, nonostante uno stile strano, nonostante non rispettasse "i canoni" che rendono linerare un racconto (come è accaduto al mio nono step), nonostante tante cose... ma ha funzionato.
Boh, a questo punto non so più cosa volevo dire, mi si sono affastellate le idee, ma quello che mi viene da dirti è di riprendere la tastiera e... vincere.
Se vuoi ti faccio l'imitazione di De Falco che "invita" Schettino a risalire a bordo....
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Sgorbietti blu
vivonic ha scritto:Ciao a tutti.
Non “spiegherò” il mio racconto, perché ritengo frustrante sia per me sia per voi dover spiegare qualcosa di fruibile in svariati modi diversi. È dieci anni che insisto sul punto della cooperazione testuale, che ho anche ribadito essendo stato espressamente chiamato in causa e ho ritenuto scorretto non rispondere a Mark nell’off topic dedicato apposta a ciò. Rispondo anche a digito su quel punto: il post generale di 100x100 esiste apposta per dibattere fuori dai racconti, quindi lo spazio era quello giusto e bene ha fatto Mark a sollevare la questione.
Ho già chiamato in causa Umberto Eco in quel post, e ribadisco quello che ci ha esposto nel suo saggio del 1990 “I limiti dell’interpretazione”: un testo ha almeno tre significati, ovvero l’intentio auctoris, l’intentio lectoris e l’intentio operis. Non voglio certo qui mettermi a parlare di critica letteraria, ma è innegabile che non posso trovare punti di contatto con chi commenta se non da questo punto di vista. Gli “spazi bianchi” del testo per forza di cose vanno interpretati. Se l’autore non li lasciasse, il testo sarebbe poco piacevole: una banalità ridondante e non emozionante, alla quale non serve nessun meccanismo interpretativo. Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili: le ipotesi del lettore, insomma, devono in qualche modo essere confermate dal testo, altrimenti l’uso che si fa di quel testo diventa un’aberrazione.
Certo, uno può leggere il Processo di Kafka come se fosse una detective story o, come nell’esempio di Eco, leggere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide; tuttavia, questa non è cooperazione testuale, ma “uso fuorviante”. Per questo Eco parla di “diritti del testo”: un testo, cioè, ha il diritto di non ammettere qualsiasi interpretazione passi per la testa del lettore.
A questo punto, credo di aver detto tutto quello che volevo dire. Io spero di non aver offeso nessuno, ma sarei ipocrita se non ammettessi che ci sono rimasto davvero male per certi commenti. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se il primo commento fosse stato di Menico, di Akimizu, di Arunachala o di The Raven, o di Hellionor (che non ha commentato ma che ha letto tutti i racconti in quanto staff), e questo non me lo può togliere nessuno dalla testa. Rimane un po’ di amarezza e una grande consapevolezza: la prossima volta, il titolo sarà “1938” e Michele diventerà Yosef.
La cosa che mi dispiace di più, in generale, è che ci si sforzi di rendere propri racconti che sono stati scritti da altri. Che ci si sforzi di trovare il fatto di cronaca vero o la storia che sta venendo raccontata, dimenticandoci che la scrittura è creatività, invenzione, finzione. Per me è davvero inconcepibile che qualcuno vada a fare una ricerca in rete per capire chi è Michele: il fatto che questa sia sembrata una buona idea a molti di voi testimonia solo la mia lontananza da questo modo di leggere e, probabilmente, di scrivere. E non dico che facciate male voi che lo fate, ma proprio non mi appartiene e non mi apparterrà mai. È per questo motivo che ho smesso di scrivere da anni e che non sento più nessuna pulsione per la scrittura: “in Italia non legge più nessuno perché sono tutti impegnati a scrivere”.
È evidente che il mio modo di raccontare le storie andava bene quindici anni fa, quando vincevo i premi letterari e tutti mi cercavano in giro per l’Italia. La mia incapacità (o la mia ostinazione nel non voler aderire a ciò) di rinnovarmi mi ha reso statico in un modo di scrivere ermetico che non va più d’accordo con i tempi di oggi, dove tutto è costruito per vendere e l’arte è svilita a mera commerciabilità di essa.
Ogni tanto è più forte di me e butto già ancora qualcosa, ma mi rendo conto che non sono più minimamente interessato alla risposta del pubblico e, quindi, ho un atteggiamento di chiusura che mal si sposa con la funzione forumistica in generale.
Alla stessa stregua, mi chiedo che senso possano avere le mie impressioni sui testi che leggo; cioè, chi posso aiutare con i miei commenti, se il mio modo di intendere la scrittura è desueto e anacronistico? Posso dare giusto qualche consiglio di grammatica, ma più per chi si approccia alla scrittura, non certo per chi lo fa da anni. E che valore può avere un mio “giudizio”, alla luce di tutto quanto vi sto esternando?
Negli ultimi mesi la mia vita è cambiata molto. Ci sono cose che pensi che potrai avere per tutta la vita e che si sgretolano invece nel giro di pochi giorni e, all’improvviso, ti accorgi che non hai più niente di tutto quello che hai costruito faticosamente nel corso dei decenni. Il tempo a mia disposizione è aumentato a dismisura e, di conseguenza, l’ho impegnato a tal punto da non riuscire neanche a trovare qualche ora per leggere i commenti di DR: questo a dimostrazione che, se non impiego il mio tempo libero in qualche modo, finisco per andare fuori di testa.
Tutte queste considerazioni mi portano a tirare i remi in barca e a occuparmi solo di cose che mi fanno stare bene, e la scrittura non rientra tra queste. La lettura sì, però; per questo continuerò a essere presente nel forum tutte le volte che posso e a scrivere i miei commenti, consapevole che nella stragrande maggioranza dei casi saranno inutili e potrei risparmiarmeli. Probabilmente, come si disse per “Maurice” del mio scrittore preferito durante la mia adolescenza, quel romanzo è servito di più a chi l’ha scritto che a chi lo ha letto; e così io continuerò a leggere i vostri racconti e a commentarli consapevole che i miei commenti servano più a me che li faccio che a voi che li ricevete.
Non posso vivere senza leggere, ma posso vivere benissimo (e, forse, meglio) senza scrivere.
Vi ringrazio per aver letto questa mia piccola confessione, e ringrazio tutti quelli che hanno letto il mio racconto.
Io, da piccolo, ho sempre disegnato le stelle blu, rosse e arancioni, e mai gialle; ma quest’ultima è un’informazione che non interessa nessuno.
Caro @vivonic,
probabilmente, se non ti avessi conosciuto di persona, ignorerei quanto hai scritto. Molto banalmente, ti dico che mi dispiace se la scrittura non fa più parte del tuo essere. Non potrei dispiacermi, tuttavia, poiché so del tuo legame indissolubile con DT, l'ho visto e toccato con mano.
Mi riconosco nelle tue parole: nel senso, io non ho perso la verve per la scrittura, ma la mia scrittura vive quasi esclusivamente per DT. Ne vado fiero. E vive, la sento pulsare, perché c'è chi come te continua a leggerla. C'è differenza, sicuramente, tra chi legge soltanto e chi legge e scrive insieme. Entrambe le "categorie" hanno lo stesso valore e delimitano un perimetro, a mio modesto avviso, nel quale è molto difficile entrare, nonostante tu, io e tutti gli altri amici, sbraitiamo per "buttar dentro".
Detto questo, mi sento anch'io di ribadire un concetto che va oltre il concetto stesso di DT credo: il commento di @vivonic se l'aspettano tutti e se dovesse mancare, quello sì che sarebbe un giorno triste.
In ogni caso, se avessi voglia di scrivere come hai fatto a questo giro, noi saremo pronti a commentarti senza pietà!
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La lenga a l'àn nen d'os, e púra a fa d' mal gros

Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Re: Sgorbietti blu
Io sono uno di quelli che ha cercato Michele e l'ho fatto senza prima leggere i commenti degli altri. L'ho fatto perché tanti, tantissimi racconti dei 100x100 hanno una chiave (e non solo quelli di questo step) per cui ho pensato che scrivere "Michele" alla fine fosse la chiave di lettura per comprendere il racconto.
Quanto al resto del racconto, io in prima lettura l' ho interpretato come un bambino daltonico; a partire dalla seconda lettura come un bambino con difetti o problemi di percezione oppure un bambino con una mente neuroatipica. Non sapendo quale fosse l'interpretazione corretta, ho ulteriormente avuto la spinta di cercare in quel "Michele" la chiave di lettura. Mai ma proprio mai mi sarei immaginato che quelle sugli abiti fossero le stelle di David, finché non ho letto i commenti degli altri e sono arrivato a quello di The Raven. A quel punto ho riletto il racconto per l'ennesima volta e mi sono detto addirittura: ma no, non può essere quella la chiave di lettura.
Spero che questo possa esserti di aiuto per comprendere per lo meno il mio commento.
Quanto al resto del racconto, io in prima lettura l' ho interpretato come un bambino daltonico; a partire dalla seconda lettura come un bambino con difetti o problemi di percezione oppure un bambino con una mente neuroatipica. Non sapendo quale fosse l'interpretazione corretta, ho ulteriormente avuto la spinta di cercare in quel "Michele" la chiave di lettura. Mai ma proprio mai mi sarei immaginato che quelle sugli abiti fossero le stelle di David, finché non ho letto i commenti degli altri e sono arrivato a quello di The Raven. A quel punto ho riletto il racconto per l'ennesima volta e mi sono detto addirittura: ma no, non può essere quella la chiave di lettura.
Spero che questo possa esserti di aiuto per comprendere per lo meno il mio commento.
______________________________________________________

Re: Sgorbietti blu
Spero, @Vivonic, che prima o poi (meglio prima) tornerai a scrivere. Ho letto qualcosa di tuo, un po' di tempo fa (Elegia estiva), e il mio commento è stato molto positivo, non so se lo ricordi o se lo hai letto. In ogni caso, direi che vale sempre la pena di leggere ciò che scrivi, anche se a qualcuno può sembrare datato, troppo ermetico ecc. Insisti. Non farti scoraggiare. È probabile che leggendo un tuo racconto io capisca poco o niente di quello che volevi esternare, e altri come me; ma se anche uno solo ci arriva e anche se magari non lo saprai mai, è importante che tu lo abbia scritto: importante per te e importante per tutti quelli, fossero anche quattro gatti, che hanno sentito quel testo calzare come un guanto.
Non so quanto ti possa aiutare saperlo, ma anche la mia scrittura è, per certi versi, un po' fuori dal tempo; viene fuori anche leggendo fra le righe dei commenti, ma ne sono sempre stato consapevole. E infatti i miei racconti - un po' per questa caratteristica, ma non solo - non riescono mai a volare alto, o almeno non più di tanto. La riprova? Basta dare un'occhiata al risultato ottenuto dal mio Nemesi nello scorso step... Tuttavia, quando ho letto il commento di Aki e la sua definizione della mia scrittura come "antico tirato a lucido", la soddisfazione è andata alle stelle (appunto...).
Poi, che tu tiri in ballo Eco, Kafka, Pasolini ecc., è bello e interessante, ma vuoi mettere leggere una tua storia o una tua poesia?
Grazie
M.
Non so quanto ti possa aiutare saperlo, ma anche la mia scrittura è, per certi versi, un po' fuori dal tempo; viene fuori anche leggendo fra le righe dei commenti, ma ne sono sempre stato consapevole. E infatti i miei racconti - un po' per questa caratteristica, ma non solo - non riescono mai a volare alto, o almeno non più di tanto. La riprova? Basta dare un'occhiata al risultato ottenuto dal mio Nemesi nello scorso step... Tuttavia, quando ho letto il commento di Aki e la sua definizione della mia scrittura come "antico tirato a lucido", la soddisfazione è andata alle stelle (appunto...).
Poi, che tu tiri in ballo Eco, Kafka, Pasolini ecc., è bello e interessante, ma vuoi mettere leggere una tua storia o una tua poesia?
Grazie
M.
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Re: Sgorbietti blu
Mi accodo al commento di Achi, per me è stato praticamente lo stesso, in virtù dei dubbi espressi nel mio commento.
Rilancio però con una domanda, tesa a un eventuale riflessione, circa la citazione di Eco, in particolare al punto "Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili."
Che mi trova d'accordo, in linea teorica, ma questo presuppone che il testo contenga già di per sè tutte le informazioni necessarie alla sua interpretazione e che il lettore abbia le conoscenze occorrenti a tale interpretazione. Il che non mi sembra scontato.
Senza i due requisiti, e senza leggere le interpretazioni altrui, l'esito è che il lettore rinuncia ad interpretare, non trovando nessuna delle sue ipotesi conferma nel testo, e rimane impossibilitato o limitato nel giudizio.
Credo sia un'impasse senza uscita, ma non si sa mai.
Rilancio però con una domanda, tesa a un eventuale riflessione, circa la citazione di Eco, in particolare al punto "Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili."
Che mi trova d'accordo, in linea teorica, ma questo presuppone che il testo contenga già di per sè tutte le informazioni necessarie alla sua interpretazione e che il lettore abbia le conoscenze occorrenti a tale interpretazione. Il che non mi sembra scontato.
Senza i due requisiti, e senza leggere le interpretazioni altrui, l'esito è che il lettore rinuncia ad interpretare, non trovando nessuna delle sue ipotesi conferma nel testo, e rimane impossibilitato o limitato nel giudizio.
Credo sia un'impasse senza uscita, ma non si sa mai.
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Re: Sgorbietti blu
Ciao @vivonic,vivonic ha scritto:Ciao a tutti.
Non “spiegherò” il mio racconto, perché ritengo frustrante sia per me sia per voi dover spiegare qualcosa di fruibile in svariati modi diversi. È dieci anni che insisto sul punto della cooperazione testuale, che ho anche ribadito essendo stato espressamente chiamato in causa e ho ritenuto scorretto non rispondere a Mark nell’off topic dedicato apposta a ciò. Rispondo anche a digito su quel punto: il post generale di 100x100 esiste apposta per dibattere fuori dai racconti, quindi lo spazio era quello giusto e bene ha fatto Mark a sollevare la questione.
Ho già chiamato in causa Umberto Eco in quel post, e ribadisco quello che ci ha esposto nel suo saggio del 1990 “I limiti dell’interpretazione”: un testo ha almeno tre significati, ovvero l’intentio auctoris, l’intentio lectoris e l’intentio operis. Non voglio certo qui mettermi a parlare di critica letteraria, ma è innegabile che non posso trovare punti di contatto con chi commenta se non da questo punto di vista. Gli “spazi bianchi” del testo per forza di cose vanno interpretati. Se l’autore non li lasciasse, il testo sarebbe poco piacevole: una banalità ridondante e non emozionante, alla quale non serve nessun meccanismo interpretativo. Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili: le ipotesi del lettore, insomma, devono in qualche modo essere confermate dal testo, altrimenti l’uso che si fa di quel testo diventa un’aberrazione.
Certo, uno può leggere il Processo di Kafka come se fosse una detective story o, come nell’esempio di Eco, leggere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide; tuttavia, questa non è cooperazione testuale, ma “uso fuorviante”. Per questo Eco parla di “diritti del testo”: un testo, cioè, ha il diritto di non ammettere qualsiasi interpretazione passi per la testa del lettore.
A questo punto, credo di aver detto tutto quello che volevo dire. Io spero di non aver offeso nessuno, ma sarei ipocrita se non ammettessi che ci sono rimasto davvero male per certi commenti. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se il primo commento fosse stato di Menico, di Akimizu, di Arunachala o di The Raven, o di Hellionor (che non ha commentato ma che ha letto tutti i racconti in quanto staff), e questo non me lo può togliere nessuno dalla testa. Rimane un po’ di amarezza e una grande consapevolezza: la prossima volta, il titolo sarà “1938” e Michele diventerà Yosef.
La cosa che mi dispiace di più, in generale, è che ci si sforzi di rendere propri racconti che sono stati scritti da altri. Che ci si sforzi di trovare il fatto di cronaca vero o la storia che sta venendo raccontata, dimenticandoci che la scrittura è creatività, invenzione, finzione. Per me è davvero inconcepibile che qualcuno vada a fare una ricerca in rete per capire chi è Michele: il fatto che questa sia sembrata una buona idea a molti di voi testimonia solo la mia lontananza da questo modo di leggere e, probabilmente, di scrivere. E non dico che facciate male voi che lo fate, ma proprio non mi appartiene e non mi apparterrà mai. È per questo motivo che ho smesso di scrivere da anni e che non sento più nessuna pulsione per la scrittura: “in Italia non legge più nessuno perché sono tutti impegnati a scrivere”.
È evidente che il mio modo di raccontare le storie andava bene quindici anni fa, quando vincevo i premi letterari e tutti mi cercavano in giro per l’Italia. La mia incapacità (o la mia ostinazione nel non voler aderire a ciò) di rinnovarmi mi ha reso statico in un modo di scrivere ermetico che non va più d’accordo con i tempi di oggi, dove tutto è costruito per vendere e l’arte è svilita a mera commerciabilità di essa.
Ogni tanto è più forte di me e butto già ancora qualcosa, ma mi rendo conto che non sono più minimamente interessato alla risposta del pubblico e, quindi, ho un atteggiamento di chiusura che mal si sposa con la funzione forumistica in generale.
Alla stessa stregua, mi chiedo che senso possano avere le mie impressioni sui testi che leggo; cioè, chi posso aiutare con i miei commenti, se il mio modo di intendere la scrittura è desueto e anacronistico? Posso dare giusto qualche consiglio di grammatica, ma più per chi si approccia alla scrittura, non certo per chi lo fa da anni. E che valore può avere un mio “giudizio”, alla luce di tutto quanto vi sto esternando?
Negli ultimi mesi la mia vita è cambiata molto. Ci sono cose che pensi che potrai avere per tutta la vita e che si sgretolano invece nel giro di pochi giorni e, all’improvviso, ti accorgi che non hai più niente di tutto quello che hai costruito faticosamente nel corso dei decenni. Il tempo a mia disposizione è aumentato a dismisura e, di conseguenza, l’ho impegnato a tal punto da non riuscire neanche a trovare qualche ora per leggere i commenti di DR: questo a dimostrazione che, se non impiego il mio tempo libero in qualche modo, finisco per andare fuori di testa.
Tutte queste considerazioni mi portano a tirare i remi in barca e a occuparmi solo di cose che mi fanno stare bene, e la scrittura non rientra tra queste. La lettura sì, però; per questo continuerò a essere presente nel forum tutte le volte che posso e a scrivere i miei commenti, consapevole che nella stragrande maggioranza dei casi saranno inutili e potrei risparmiarmeli. Probabilmente, come si disse per “Maurice” del mio scrittore preferito durante la mia adolescenza, quel romanzo è servito di più a chi l’ha scritto che a chi lo ha letto; e così io continuerò a leggere i vostri racconti e a commentarli consapevole che i miei commenti servano più a me che li faccio che a voi che li ricevete.
Non posso vivere senza leggere, ma posso vivere benissimo (e, forse, meglio) senza scrivere.
Vi ringrazio per aver letto questa mia piccola confessione, e ringrazio tutti quelli che hanno letto il mio racconto.
Io, da piccolo, ho sempre disegnato le stelle blu, rosse e arancioni, e mai gialle; ma quest’ultima è un’informazione che non interessa nessuno.
io vi conosco poco, e partecipo come posso visto il tempo (uguale a zero) che ho in questo periodo.
Sinceramente non avevo colto il riferimento, colpa mio, forse non sono abbastanza attenta. Ti posso però assicurare che leggo e rileggo sempre tutti i racconti e cerco, nel mio piccolo, di prestare la massima attenzione.
Mi dispiace per quello che hai scritto, e mi dispiace ancora di più che tu abbia mollato. La scrittura deve essere essenzialmente per noi stessi, poi ovvio che i complimenti fanno piacere. La scelta è tua e se ti senti più sereno ora rispetto a quando scrivevi, continua così.
Ti auguro ogni bene e ti ringrazio per l'impegno notevole che regali a DT.
Rimango comunque con la speranza di rileggerti (come si dice: la speranza è l'ultima a morire)
Buona giornata (anche se qui a Verona piove)
Mac- Padawan
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Re: Sgorbietti blu
Che valore può avere un tuo giudizio, hai chiesto?
In un tuo giudizio ci puoi mettere tutta la tua umanità, le tue emozioni, la tua intelligenza, la tua sensibilità, insomma le parti più belle di te, e riscaldare il cuore delle persone a cui è destinato. È come quando uno parla, in questo caso scrive, sapendo di essere ascoltato e capito. Sai una cosa? In questi mini concorsi del forum amo leggere i racconti. Alcuni sono dei capolavori. Ma quel che più desidero leggere sono i commenti utili, quelli delle persone che hanno saputo leggere le mie storie e magari mi hanno dato una mano a migliorarle. Questi commenti contengono spesso più emozioni di mille racconti. Sono un dono e a un dono ricevuto si può dire solo una parola: grazie!
In un tuo giudizio ci puoi mettere tutta la tua umanità, le tue emozioni, la tua intelligenza, la tua sensibilità, insomma le parti più belle di te, e riscaldare il cuore delle persone a cui è destinato. È come quando uno parla, in questo caso scrive, sapendo di essere ascoltato e capito. Sai una cosa? In questi mini concorsi del forum amo leggere i racconti. Alcuni sono dei capolavori. Ma quel che più desidero leggere sono i commenti utili, quelli delle persone che hanno saputo leggere le mie storie e magari mi hanno dato una mano a migliorarle. Questi commenti contengono spesso più emozioni di mille racconti. Sono un dono e a un dono ricevuto si può dire solo una parola: grazie!
tontonlino- Younglings
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Re: Sgorbietti blu
Mac ha scritto:vivonic ha scritto:Ciao a tutti.
Non “spiegherò” il mio racconto, perché ritengo frustrante sia per me sia per voi dover spiegare qualcosa di fruibile in svariati modi diversi. È dieci anni che insisto sul punto della cooperazione testuale, che ho anche ribadito essendo stato espressamente chiamato in causa e ho ritenuto scorretto non rispondere a Mark nell’off topic dedicato apposta a ciò. Rispondo anche a digito su quel punto: il post generale di 100x100 esiste apposta per dibattere fuori dai racconti, quindi lo spazio era quello giusto e bene ha fatto Mark a sollevare la questione.
Ho già chiamato in causa Umberto Eco in quel post, e ribadisco quello che ci ha esposto nel suo saggio del 1990 “I limiti dell’interpretazione”: un testo ha almeno tre significati, ovvero l’intentio auctoris, l’intentio lectoris e l’intentio operis. Non voglio certo qui mettermi a parlare di critica letteraria, ma è innegabile che non posso trovare punti di contatto con chi commenta se non da questo punto di vista. Gli “spazi bianchi” del testo per forza di cose vanno interpretati. Se l’autore non li lasciasse, il testo sarebbe poco piacevole: una banalità ridondante e non emozionante, alla quale non serve nessun meccanismo interpretativo. Le ipotesi sul significato del testo, però, devono essere vincolate in qualche modo al testo stesso. Ovvero, il testo non può essere interpretato in qualsiasi modo vada al lettore, ma soltanto all’interno di una serie di interpretazioni possibili: le ipotesi del lettore, insomma, devono in qualche modo essere confermate dal testo, altrimenti l’uso che si fa di quel testo diventa un’aberrazione.
Certo, uno può leggere il Processo di Kafka come se fosse una detective story o, come nell’esempio di Eco, leggere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide; tuttavia, questa non è cooperazione testuale, ma “uso fuorviante”. Per questo Eco parla di “diritti del testo”: un testo, cioè, ha il diritto di non ammettere qualsiasi interpretazione passi per la testa del lettore.
A questo punto, credo di aver detto tutto quello che volevo dire. Io spero di non aver offeso nessuno, ma sarei ipocrita se non ammettessi che ci sono rimasto davvero male per certi commenti. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se il primo commento fosse stato di Menico, di Akimizu, di Arunachala o di The Raven, o di Hellionor (che non ha commentato ma che ha letto tutti i racconti in quanto staff), e questo non me lo può togliere nessuno dalla testa. Rimane un po’ di amarezza e una grande consapevolezza: la prossima volta, il titolo sarà “1938” e Michele diventerà Yosef.
La cosa che mi dispiace di più, in generale, è che ci si sforzi di rendere propri racconti che sono stati scritti da altri. Che ci si sforzi di trovare il fatto di cronaca vero o la storia che sta venendo raccontata, dimenticandoci che la scrittura è creatività, invenzione, finzione. Per me è davvero inconcepibile che qualcuno vada a fare una ricerca in rete per capire chi è Michele: il fatto che questa sia sembrata una buona idea a molti di voi testimonia solo la mia lontananza da questo modo di leggere e, probabilmente, di scrivere. E non dico che facciate male voi che lo fate, ma proprio non mi appartiene e non mi apparterrà mai. È per questo motivo che ho smesso di scrivere da anni e che non sento più nessuna pulsione per la scrittura: “in Italia non legge più nessuno perché sono tutti impegnati a scrivere”.
È evidente che il mio modo di raccontare le storie andava bene quindici anni fa, quando vincevo i premi letterari e tutti mi cercavano in giro per l’Italia. La mia incapacità (o la mia ostinazione nel non voler aderire a ciò) di rinnovarmi mi ha reso statico in un modo di scrivere ermetico che non va più d’accordo con i tempi di oggi, dove tutto è costruito per vendere e l’arte è svilita a mera commerciabilità di essa.
Ogni tanto è più forte di me e butto già ancora qualcosa, ma mi rendo conto che non sono più minimamente interessato alla risposta del pubblico e, quindi, ho un atteggiamento di chiusura che mal si sposa con la funzione forumistica in generale.
Alla stessa stregua, mi chiedo che senso possano avere le mie impressioni sui testi che leggo; cioè, chi posso aiutare con i miei commenti, se il mio modo di intendere la scrittura è desueto e anacronistico? Posso dare giusto qualche consiglio di grammatica, ma più per chi si approccia alla scrittura, non certo per chi lo fa da anni. E che valore può avere un mio “giudizio”, alla luce di tutto quanto vi sto esternando?
Negli ultimi mesi la mia vita è cambiata molto. Ci sono cose che pensi che potrai avere per tutta la vita e che si sgretolano invece nel giro di pochi giorni e, all’improvviso, ti accorgi che non hai più niente di tutto quello che hai costruito faticosamente nel corso dei decenni. Il tempo a mia disposizione è aumentato a dismisura e, di conseguenza, l’ho impegnato a tal punto da non riuscire neanche a trovare qualche ora per leggere i commenti di DR: questo a dimostrazione che, se non impiego il mio tempo libero in qualche modo, finisco per andare fuori di testa.
Tutte queste considerazioni mi portano a tirare i remi in barca e a occuparmi solo di cose che mi fanno stare bene, e la scrittura non rientra tra queste. La lettura sì, però; per questo continuerò a essere presente nel forum tutte le volte che posso e a scrivere i miei commenti, consapevole che nella stragrande maggioranza dei casi saranno inutili e potrei risparmiarmeli. Probabilmente, come si disse per “Maurice” del mio scrittore preferito durante la mia adolescenza, quel romanzo è servito di più a chi l’ha scritto che a chi lo ha letto; e così io continuerò a leggere i vostri racconti e a commentarli consapevole che i miei commenti servano più a me che li faccio che a voi che li ricevete.
Non posso vivere senza leggere, ma posso vivere benissimo (e, forse, meglio) senza scrivere.
Vi ringrazio per aver letto questa mia piccola confessione, e ringrazio tutti quelli che hanno letto il mio racconto.
Io, da piccolo, ho sempre disegnato le stelle blu, rosse e arancioni, e mai gialle; ma quest’ultima è un’informazione che non interessa nessuno.
Caro amico (seppur di forum) e compagno (di penna),
mi dispiace quel che scrivi e per l'amarezza che trapela dalle tue parole. Anche io non ho parlato bene del tuo 100. E dopo aver letto quanto da te scritto non sono andato a rileggerlo, lo farò magari più avanti.
Ho scritto quel che ho scritto perché ovviamente era ciò che credevo. Il racconto mi era parso troppo ermetico per arrivare dritto al cuore (magari un po' indurito dall'età, come il mio) e per far lavorare il cervello.
So poco di critica letteraria, ma sono un lettore compulsivo e tenace. Ma come lettore penso di aver dei diritti (senza citare Pennac). Se una cosa non mi piace, non riesce a interessarmi, chiudo il libro e passo ad altro. Finalmente negli ultimi anni sono riuscito fare qualcosa che da giovane non mi riusciva di fare: lasciare un libro a metà (o anche prima) senza sentirmi in colpa. Non è colpa mia se il libro non mi è piaciuto. Ma da altra parte sono anche consapevole che non sia nemmeno colpa delio scrittore/scrittrice. Semplicemente non ci siamo presi. Mi è capitato proprio l'altro giorno di abbandonare la lettura del libro (Il ritmo di Harlem) di un autore, Colson Whitehead, di cui avevo invece apprezzato molto i due precedenti. E non mi sono sentito in colpa.
Non penso che Colson lo sappia, ma anche se lo sapesse non vorrei mai che questo lo portasse a non scrivere più.
Sicché @vivonic continua a leggere e a scrivere insieme a noi.
Abbiamo bisogno anche di te.
con affetto, g.
gipoviani- Padawan
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