Pura energia

come ha scritto qualcun altro, il racconto mi pare proprio firmato con nome e cognome.
poi magari sbaglio completamente, eh. in tal caso chiederò scusa a chi di dovere.
venendo alla storia, che proprio storia non è, devo dire che mi ha colpito per il fatto che si tratta di un vero e proprio testamento pubblico.
si può non essere d'accordo, certo, però rispetto il pensiero dell'aut@.
che poi non è lontano dal mio.

Ciao Penna. Sarò molto diretto: il tuo racconto mi ha infastidito. Lo scritto chiama in causa i lettori, sembrerebbe proprio di DT, forza dicendo che "non sono cento parole", che viene raccontato un progetto di morte. Forse è uno scherzo, ma di cattivo gusto. E non casco, non intendo farlo, nel tranello di sentirmi responsabile di qualcosa, e nemmeno depositario di un testamento di una storia che nemmeno conosco. Auguro al personaggio del tuo racconto di vivere serenamente, di trovare soddisfazione nel suo mondo più vicino e reale, invece che là o qui.

Un testamento, un monologo diretto agli amici che lascia il segno per originalità.
C'è enegia, c'è ironia, c'è empatia.
Chi non vorrebbe avere un amico così?

Ciao Penna. Ritorno sul tuo scritto perché l'ho riletto e sono conscio di essere stato duro nei confronti del testo. In fondo al tuo il protagonista, oltre a dire che non sono 100 vane parole, dice anche che noi lettori saremo esecutori. Questo finale mi aveva indispettito, perché dovrei macchiarmi di un delitto, magari per incuria letteraria? Ma ora, rileggendolo, ho compreso che parli di esecutori testamentari, e allora tutto il dispetto è sparito e leggo con altri occhi il tuo lavoro. Perdona se non ho compreso subito il finale.

Strano, un auto-epitaffio di cento parole che in realtà non parla del morto ma del suo desiderio di tornare a essere pura energia. Le ceneri verso lidi ignoti però sembrano più un immagine che non porta da nessuna parte, almeno per il momento. E per chi resta non serve una lapide per ricordare. I ricordi passano attraverso altre cose. Non so, interessante l'idea in sé ma alla fine rischiano davvero di essere più cento parole vane che un testamento efficace.

L'inizio prometteva una certa comicità ("i morti per mantenerli vivi") e fino a "scherzò morendo" il tono era piuttosto allegro, poi il registro cambia completamemente, dal sorriso accennato si passa alla pura energia e al testamento... Insomma, mi ha deluso.

Mi trovo davvero in difficoltà nel commentare questo racconto, che racconto non è.
Spero sia finzione. In quel caso l'idea è interessante. Ma solo in quel caso.

Ultime volontà dettate agli amici da un istrione che non rinuncia alla sua presenza scenica neanche da defunto: il mare con grandi onde che lo porta verso lidi sconosciuti.
Non entusiasmante.

Un cento davvero singolare per come è scritto e per le contraddizioni che contiene.
La prima frase andrebbe riscritta perchè la costruzione è un pò troppo arzigogolata.
Poi non ho capito il collegamento che crea l'autore tra il fatto di voler velocemente diventare energia e quello di voler farsi cremare: non penso che le due cose siano collegate, ma credo che si diventi energia appena scatta il misterioso click della morte, dopodiché non è più importante cosa accade al corpo (il mio vorrei donarlo alla scienza, per esempio: chissà, magari potrei essere utile a qualcosa...).
Comunque, per una persona che vorrebbe quel bellissimo epitaffio sulla tomba (che però non ci sarà) faccio i complimenti per essere riuscito a creare in sole cento parole un pò di disagio tra i presenti (cosa che apprezzo sempre moltissimo): si sente che sei un professionista dello scherzo.

Credo sia la prima volta in otto anni che ti do un primo posto.
Credo sia passato anche tantissimo tempo da quando i racconti fossero anonimi anche per me e capire immediatamente che l'Autore di questo racconto non potevi che essere tu, be'... Devo dire che è stato strano.
Pronto per DR10, che stavolta ti metterà davvero in difficoltà se pensi di usare tutti i paletti
Capirai tra poche ore...