Le scacchiere del templare
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Le scacchiere del templare
Sono Padre M. Mark o’Knee, parroco di San Nedo sul Canale. La Chiesa in cui presto il mio servizio si fonda su un’antica costruzione, risalente al XIV secolo, della quale restano solo pochi resti.
Non ha statue, dipinti o affreschi di particolare valore, e quel poco che poteva esserci è ormai disperso chissà dove.
Ma all’indomani dell’ultimo restauro qualcosa cambiò.
Questo è il resoconto di quanto avvenne il 1° aprile del 2022, Sant’Ugo di Grenoble.
Risuonava ancora l’eco dell’ultimo rintocco delle 19 e i fedeli si avviavano verso l’uscita. Era tempo di chiudere il portone, e solo la piccola cappella del confessionale sarebbe rimasta aperta per un po’. Li accompagnai lungo la navata centrale, scambiando due chiacchiere con l’anziana che mi assisteva nelle incombenze religiose, la Perpetua, per dirla come un tempo.
Lungo il tragitto, fra due ali di panche lucide come non mai, mi soffermai ad ammirare il miracolo compiuto dai ragazzi mandati dalla Sovrintendenza (o dalla Provvidenza?): tutto risplendeva, dai candelabri, agli altari, alle aureole dei santi, e gli ultimi raggi del sole lambivano le vetrate in un’apoteosi di colori che riverberava nell’abside e sull’altare maggiore. Un profumo di cera e rinnovata fede ci scortava.
Tutto era pronto per l’ingresso nella Settimana Santa e, soprattutto, per l’onore che ci avrebbe fatto il Vescovo nel celebrare le Funzioni di sabato e domenica proprio nella nostra piccola Pieve.
Dedicai un’ultima occhiata alla Chiesa prima di genuflettermi e voltare le spalle all’altare. Entrai nel nartece per chiudere e ricontrollare che anche lì ogni cosa fosse a posto. Non che ci fosse granché in quello spazio angusto che fungeva da anticamera alla Chiesa, ma dopotutto era lì che il Vescovo si sarebbe soffermato per impartire la benedizione ai fedeli rimasti fuori, come spesso accadeva nelle celebrazioni solenni.
Accostai le ante e, alla luce dei faretti incassati nella parete e fissati sulle capriate, passai in rassegna le bacheche e i drappi viola sistemati a onde fra soffitto e architrave.
Mentre ero con gli occhi rivolti in su notai un particolare stonato: sembrava che qualcuno avesse appeso un cartoncino bianco vicino al soffitto, seminascosto da un drappo, con disegnato un pesce.
Non è possibile, pensai, mentre un filo di collera montava. In Chiesa no!
Già, perché l’immagine e la data mi avevano fatto subito capire che quello non poteva essere che un classico pesce d’aprile. Ma chi era stato l’artefice dello scherzo? E come aveva fatto ad arrivare lassù?
Rientrato in Chiesa, non mi ci volle molto per capire. Qualcuno dei ragazzi del Catechismo aveva sfruttato la scala a castello, lasciata dietro l’angolo, per mettere in atto la burla durante la mia assenza.
Spinsi la scala nel nartece e cominciai a salire, mentre il mio moto di rabbia già sbolliva nel ricordo di come anch’io, da ragazzo, m’ingegnavo per trovare pesci sempre più originali, che certo non risparmiavano il parroco. In cuor mio, quei monelli erano già perdonati.
– Grazie a Dio me ne sono accorto – dissi. – Dubito che il Vescovo sarebbe stato altrettanto indulgente.
Ma una volta arrivato in cima e scostato il drappo viola dovetti rimangiarmi dubbi ed elucubrazioni, per lasciare spazio alla meraviglia: quello non era affatto un cartoncino né tantomeno un pesce d’aprile.
Davanti agli occhi avevo un’epigrafe (non so se antica o solo vecchia) che uno spesso strato d’intonaco aveva ricoperto fino a poco prima. Strano che il restauratore che si era occupato di quella zona non mi avesse avvisato della scoperta. Forse – da esperto qual era – non l’aveva giudicata abbastanza importante.
Era una scacchiera rettangolare, con le caselle scure formate dai mattoni stessi, solcata da caratteri neri e delimitata da due pesci incisi in verticale. Orientato uno dei faretti verso l’epigrafe, gli scattai una foto col cellulare. Non avevo davvero voglia di restare appollaiato là in cima, su un trabiccolo che mi aveva sempre ispirato ben poca fiducia.
Misi a posto la scala e, dopo aver controllato che nella cappella non ci fosse nessuno da confessare, mi diressi in canonica per poter guardare con calma sul PC la foto e cercare di decifrare le scritte, alle quali, stando lassù, avevo dedicato scarsa attenzione.
Mentre camminavo, però, avvertii la sensazione di non essere solo. Mi fermai e, inginocchiandomi verso l’altare, mi guardai intorno: nessuno. Solo ombre tremolanti di panche e colonne alla luce delle candele.
Cercando di scacciare il senso di disagio, mi sedetti al computer.
La scacchiera, ingrandita sullo schermo, era davvero atipica e non solo perché rettangolare anziché quadrata, ma per le scritte che vi comparivano. Al centro, un misto di caratteri greci e lettere latine formavano quattro parole ben distinte disposte su due righe. Poi, le figure di due pesci disposti sui lati più corti, con all’interno la scritta ΙΧΘΥΣ (ichthus), che significa pesce, ma che è anche l’acronimo di Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr (Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore).
Anche le due parole della riga inferiore riguardavano Gesù: Piscibus Multiplicandi, si leggeva, ed erano di certo un richiamo (sgrammaticato) ai miracoli di Nostro Signore.
La riga superiore invece era scritta in greco antico e riportava le parole Θομας Βηραρδ, separate da una croce.
Ma la lingua non corrispondeva.
Una semplice traslitterazione portava a Thomas Berard (chi era costui?).
Tuttavia, per quanto ricordavo dai tempi del liceo, qualcosa non quadrava. Thomas doveva terminare con la lettera σ (sigma) e non con ς (stigma), mentre la e di Berard doveva essere ε (epsilon) e non η (eta).
Perché questi errori?
Soprattutto, perché questa domanda? Non riuscivo a capire il motivo per cui me la stavo ponendo. Poteva essere una scarsa preparazione dell’ignoto incisore, no?
Fra intrusi inesistenti e improvvise scoperte, mi sembrava di essere capitato in un film di Indiana Jones. E, proprio come lui, continuavo a chiedermi se gli errori avessero un senso e dove avevo già visto una scacchiera molto simile a quella.
In attesa d’ispirazione, decisi di dedicarmi al misterioso Thomas Berard.
Una ricerca su internet mi rivelò che era la versione francese di Tommaso Berardi, l’unico italiano fra i Gran Maestri dell’Ordine dei Templari. Il che spiegava l’epigrafe incisa su una scacchiera, uno dei simboli dei Cavalieri del Tempio. Quindi: un Templare italiano, il cui nome tradotto in francese era stato traslitterato in greco e per di più in modo errato. Altro che Indiana Jones!
A quel punto, avevo una confusione in testa che neppure un alveare…
Basta. Non mi sembrava il caso di perdere altro tempo a caccia di stupidi fantasmi. Anzi, stupido io. Spensi il monitor e mi diressi verso i fornelli. Ormai era quasi ora di cena ed era dalla colazione che, fra una cosa e l’altra, non mettevo niente di solido nello stomaco. Forse era proprio a causa della fame che…
Aprii il frigo e mi resi conto che mi ero scordato di fare la spesa: una bianca desolazione di ripiani semivuoti mi stava esortando a telefonare a Guido e farmi portare una pizza.
Ma appena attivato il display del cellulare, mi ritrovai davanti agli occhi la foto che avevo preso poco prima: l’epigrafe, i pesci, la sc…
La scacchiera! Ecco dove l’avevo già vista.
L’immagine era chiarissima, come se l’avessi di fronte: la parete della sagrestia e l’anomala scacchiera rettangolare affissa a mezza altezza. Il mio predecessore l’aveva fatta nascondere dietro la boiserie, ritenendola troppo mediocre per lasciarla in vista, ma non così tanto da occultarla del tutto. C’era infatti uno sportello, ritagliato nel rivestimento, attraverso il quale vi si poteva accedere, nel caso in cui quei quadrati bianchi e rossi si fossero rivelati di un qualche interesse, antiquario o religioso che fosse.
Per raggiungere la sagrestia dovetti di nuovo attraversare la navata, passare di fronte all’altare e genuflettermi. E, ancora, ebbi l’identica, nitida sensazione che, nell’ombra, qualcuno mi stesse spiando. Ma, ancora una volta, non riuscii a vedere nessuno. Pensai che doveva essere proprio la situazione particolare a rendermi un po’ paranoico. Reprimendo un brivido attraversai il transetto fino ad arrivare alla porta della sagrestia.
L’interno era buio, ma la luce che filtrava dalle imposte chiuse mi bastò per capire che qualcosa non tornava. Feci scattare l’interruttore e, infatti, lo sportello era aperto e la scacchiera esposta. Paranoia o meno, qualcuno era stato lì e aveva sicuramente collegato la scacchiera dell’anticamera a quella in sagrestia. E che fossero legate era evidente, se non altro per il numero di caselle, sistemate in quattro file di sette quadrati ciascuna.
Stavo cominciando a preoccuparmi sul serio e a dare tutto un altro peso alle sensazioni provate. Ma che potevo fare? Mettermi a gridare al lupo?
Per il momento decisi di tornare in canonica e chiudermi dentro, cosa che feci, dopo aver riattraversato in fretta transetto e navata centrale guardandomi continuamente alle spalle e frugando con gli occhi le zone più scure.
Una volta al sicuro – se al sicuro si poteva definire una semplice porta chiusa – cominciai a camminare avanti e indietro, per cercare di far scemare la tensione accumulata e ragionare su ciò che stava accadendo.
A quel punto era chiaro che il legame fra le due scacchiere doveva andare oltre l’identico numero di caselle e che le iscrizioni sull’epigrafe dovevano pur voler dire qualcosa; che so, essere una specie di messaggio cifrato... Con una punta d’ironia, mi ritrovai a pensare che da Indiana Jones ero saltato direttamente a Poe: mi stavo scervellando per capire il messaggio – se un messaggio c’era – nascosto in quelle scritte.
Gli unici appigli sembravano essere gli errori contenuti nella traslitterazione. Più ci pensavo e più mi convincevo che non si era trattato di ignoranza, ma di una scelta precisa, anche se vai a sapere quale…
Riaccesi il monitor, sperando che l’immagine ingrandita potesse darmi un’idea. Niente. Anche più grandi, restavano sempre uno stigma e un eta usati a sproposito. Uno stigma e un eta… Uno stigma e un eta…
Un 6 e un 8, per la miseria!
Un 6 e un 8!
Il greco antico non ha numeri e si usavano le lettere dell’alfabeto per esprimere le cifre!
Di nuovo mi erano venuti in soccorso gli studi del liceo: stigma è 6 ed eta è 8, e sicuramente quella croce incisa in mezzo alle due parole è un segno più.
Quindi, il messaggio è 14.
Già, ma quattordici cosa?
Quattordici colonne? No. La Chiesa ne ha dodici.
Quattordici passi? Forse. Ma senza un inizio e una direzione che te ne fai?
Dopo l’iniziale euforia, il senso di sconforto stava prendendo il sopravvento e mi impediva di pensare, di concentrarmi. Né mi veniva in soccorso, magari per suffragare l’ipotesi dei passi, l’altra scritta, Piscibus Multiplicandi.
I due miracoli narravano di come Gesù avesse sfamato una moltitudine di persone partendo, nel primo, da cinque pani e due pesci e, nel secondo, da sette pani e qualche pesciolino. Numeri, ancora una volta. E, ancora una volta, davano lo stesso risultato (5+2+7=14). Niente di nuovo.
Presi singolarmente, i miracoli portavano invece al numero sette.
Un’altra chiave?
Cominciai a pensare a tutto ciò che poteva essere in relazione al sette, iniziando da ciò che mi era più familiare: i sette giorni della Creazione? Le sette piaghe d’Egitto? I sette vizi capitali? Le sette virtù? I sette sacramenti?
Presi carta e penna e provai a elencare ciascuna voce di ogni congettura, ma più andavo avanti e meno riuscivo a capire, finché, arrivato al sacramento del Sacro Ordine, mi detti un sonoro schiaffo sulla fronte: l’ordinamento al sacerdozio, certo, ma Sacro Ordine veniva definito anche quello dei Templari, il cui simbolo (a parte la croce) era una scacchiera. E le scacchiere in Chiesa, non avevano forse quatto file di SETTE caselle ciascuna?
– Signore ti ringrazio! – dissi, e, incurante di timori o sensazioni, mi precipitai in sagrestia.
Se davvero c’era qualcosa dietro al messaggio dell’epigrafe, doveva essere nascosto nella quattordicesima casella della scacchiera.
La porta era ancora aperta, la luce accesa e lo sportello nel rivestimento spalancato. Mi avvicinai, in preda all’eccitazione, contai velocemente, da sinistra a destra, e poggiai il dito sulla casella numero quattordici.
Premetti con forza e mi sembrò di udire un leggero scatto…
Poi qualcosa mi piombò sulla nuca e svenni.
– Come hai fatto?
Non avevo ancora riaperto del tutto gli occhi che la voce uscì dal buio per andare a schiantarsi come una cannonata contro le povere pareti della mia testa.
– Fa…tto co…sa?
Una figura scura, col viso coperto da un passamontagna, si mosse verso di me. Dalle aperture, un paio d’occhi inquieti mi squadravano. Ero seduto e, nel tentativo di muovermi, capii che delle fascette di plastica mi fissavano gli stinchi alle zampe della sedia. Un’altra fascetta mi stringeva i polsi dietro la schiena.
– A prendere il contenuto della casella nonostante il mio intervento.
Mi guardai intorno, sfidando le fitte di dolore. La sagrestia era in penombra, illuminata solo dalla lampada da tavolo orientata verso la scacchiera. La quattordicesima casella era aperta, ma rivelava solo uno spazio vuoto.
– Non so di cosa stia parlando. Come avrei potuto?
– Bada prete, non sfidare la mia pazienza – disse, mentre una lama, apparsa dal nulla, mi sfiorò la guancia.
Aprii la bocca, ma non mi uscì alcun suono. Faticavo a respirare, e mi sembrava che il cuore si fosse spostato nelle orecchie. La lingua era un tappeto, tumefatto e spinoso.
Signore aiutami, era l’unico pensiero coerente che riuscivo a formare, gli occhi incollati al luccichio ipnotico del coltello.
– Non la voglio sfidare.
Un respiro profondo e poi
– Si sarà reso conto, no? che non ho avuto il tempo di far niente.
Senza dire una parola, portò indietro la mano col coltello, come preparandosi a colpire.
Chiusi gli occhi e rintuzzai il collo fra le spalle, la mascella così contratta che i denti sembravano un tutt’uno.
Sprazzi caotici di preghiere mi rimbalzavano in testa.
– Ah ah ah! Mi sembri sincero. Non temere prete, sono un collezionista, non un assassino. Ci ha presi bene in giro il tuo Tommaso, o chi per lui.
Si portò alle mie spalle e, con un colpo deciso, mi liberò i polsi.
– Addio. A te il piacere di liberarti le gambe.
Buttai fuori tutta l’aria che avevo trattenuto, insieme all’invocazione
– Dio mio ti ringrazio per aver accolto la mia supplica…
Feci pian piano ondeggiare la sedia per colmare la distanza fino al tavolo, afferrai il tagliacarte e mi tolsi le altre fascette. Poi provai ad alzarmi, ma le gambe non mi ressero e finii disteso sul pavimento. Un pianto violento cominciò a sgorgarmi dagli occhi, inarrestabile, finché respiro e battito non tornarono a ritmi quasi regolari.
Mentre gli ultimi singhiozzi mi scuotevano il corpo, riuscii a mettermi in piedi. La scacchiera, ancora illuminata, sembrava davvero prendermi in giro con quel suo sportellino aperto sul niente. Tutti i ragionamenti, le congetture: inutili. Inutile lo spavento che mi ero preso. Inutile quella stupida epigrafe.
A passi cauti e guardando in tutte le direzioni arrivai alla cappella e sbarrai anche quella porta. Il mio aggressore doveva essere ormai lontano, ma la paura no.
Presi il cellulare, indeciso se chiamare o meno la polizia, e trovai di nuovo la foto sul display.
E se invece…
Non avevo ancora finito di formulare il pensiero che già avevo preso la scala, ero entrato nel nartece e mi ero arrampicato fino all’epigrafe. Ricontai quattordici caselle e premetti con forza.
Niente
Nessun meccanismo nascosto.
In preda allo sconforto cominciai a tempestare di pugni la scacchiera, fin quasi a sanguinare. Finché, in un lampo di lucidità, mi ritrovai a gridare
– Oh Signore, abbi pietà di me. Perdona la mia ira.
Rimasi aggrappato al parapetto della scala, lasciando che la rabbia defluisse.
Una volta riacquistata la calma, tornai giù e mi incamminai di passo lento verso la canonica lungo la navata laterale.
Vicino all’ultimo altare la catechista aveva affisso un cartellone con un elenco di miracoli, descritti in latino e illustrati dai ragazzi.
Una delle scritte mi colpì come uno schiaffo.
Con gli occhi sgranati, mi ritrovai a leggere Multiplicatio panum pisciumque.
L’altro errore sull’epigrafe.
Un altro codice?
In effetti, la traduzione delle parole sulla scacchiera era Da moltiplicare per i pesci, e i pesci, sia incisi che nel miracolo, erano due. Quindi, da moltiplicare per due!
Corsi in sagrestia e, anziché quattordici, contai fino a ventotto. Premetti la casella e, di nuovo, un leggero scatto precedette l’apertura di uno sportellino. Di riflesso, mi abbassai e mi voltai di scatto. Questa volta non c’era nessuno alle mie spalle e il cassetto non era vuoto: “Tommaso, o chi per lui” dopotutto non ci aveva presi in giro.
Con l’aiuto del tagliacarte riuscii a tirar fuori un ciondolo d’argento a forma di croce templare.
Già mi tremavano le mani, nell’eccitazione della scoperta, nella soddisfazione dell’aver risolto l’enigma che davvero sembrava mettermi alla stregua di un Indiana Jones.
Ma il tremore si fece convulso quando mi resi conto di ciò che tenevo in mano: all’interno dei bracci della croce erano incastonati due sottili schegge di legno, ingrigite dai secoli e dall’aspetto così fragile da temere di dissolverle solo respirando.
Quei frammenti erano, non avevo dubbi, scaglie della Vera Croce.
Caddi in ginocchio, a capo chino, e sollevai in alto la reliquia.
Rimasi un attimo in raccoglimento, mi segnai e riposi il ciondolo. Richiusi entrambe le caselle della scacchiera e lo sportello del rivestimento.
Ecco.
Questo accadde il 1° aprile 2022, Sant’Ugo di Grenoble, a S. Nedo sul Canale.
Ho appena preparato un contenitore, nel quale sistemerò la preziosa reliquia e questo resoconto.
Domani finalmente incontrerò in udienza privata il Santo Padre e affiderò il tutto alle sue beate mani e al suo infallibile giudizio.
Sarà fatta la sua volontà.
Amen.
Different Staff- Admin
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Re: Le scacchiere del templare
Piacevole racconto d’avventura archeologica, tra Indiana Jones e Don Matteo.
L’enigma è molto ben congegnato con gli errori in latino e greco e il rebus con i numeri: complimenti per l’immaginazione. Mi sono piaciuti tanto anche i passi che Padre M. Mark o’Knee ha compiuto per risolvere l’enigma, tra indecisioni e intuizioni improvvise.
Mi sono piaciuti meno l’intro e la chiusura, del tutto superflui. Ma immagino che fossero necessari, soprattutto l’incipit, per piantare il paletto della data.
Un appunto sul rebus: tanta tortuosità per celare un numero. Ma le combinazioni sono pochissime dunque, anche sbagliando a risolvere l’enigma, una volta premuta una casella e capito che nascondeva una celletta segreta, chiunque avrebbe premuto in pochi secondi anche tutte le altre per vedere se ci fossero altri nascondigli. Infatti nei film d’avventura non c’è una seconda chance: se sbagli l’enigma in genere o si distrugge tutto o una lama ti taglia in due.
Altra cosa: non ho ben capito chi sia “Tommaso, o chi per lui”.
Lo svenimento per la botta in testa è un passaggio un po’ naif: nella realtà una commozione celebrale con perdita di coscienza è un fatto molto grave da cui non ci si riprende in un attimo per andare ad arrampicarsi su una scala instabile subito dopo.
Mi pare che manchi la punteggiatura in un paio di passaggi (Un respiro profondo e poi - Niente
Nessun meccanismo)
Comunque ben fatto: si legge bene e avvince.
L’enigma è molto ben congegnato con gli errori in latino e greco e il rebus con i numeri: complimenti per l’immaginazione. Mi sono piaciuti tanto anche i passi che Padre M. Mark o’Knee ha compiuto per risolvere l’enigma, tra indecisioni e intuizioni improvvise.
Mi sono piaciuti meno l’intro e la chiusura, del tutto superflui. Ma immagino che fossero necessari, soprattutto l’incipit, per piantare il paletto della data.
Un appunto sul rebus: tanta tortuosità per celare un numero. Ma le combinazioni sono pochissime dunque, anche sbagliando a risolvere l’enigma, una volta premuta una casella e capito che nascondeva una celletta segreta, chiunque avrebbe premuto in pochi secondi anche tutte le altre per vedere se ci fossero altri nascondigli. Infatti nei film d’avventura non c’è una seconda chance: se sbagli l’enigma in genere o si distrugge tutto o una lama ti taglia in due.
Altra cosa: non ho ben capito chi sia “Tommaso, o chi per lui”.
Lo svenimento per la botta in testa è un passaggio un po’ naif: nella realtà una commozione celebrale con perdita di coscienza è un fatto molto grave da cui non ci si riprende in un attimo per andare ad arrampicarsi su una scala instabile subito dopo.
Mi pare che manchi la punteggiatura in un paio di passaggi (Un respiro profondo e poi - Niente
Nessun meccanismo)
Comunque ben fatto: si legge bene e avvince.
SuperGric- Padawan
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Re: Le scacchiere del templare
Ciao autor@
un bel racconto che ho letto con gusto. La scrittura è super curata, pulita e ricercata nel lessico ma senza risultare pesante.
A livello di struttura non mi ha troppo convinta l’incipit. Mi spiego. Perché ambientare la storia nel futuro? Quello che emerge dalla descrizione dei fatti accaduti il primo aprile 2022 mi suona stonato.
Tutta l’ambientazione e la terminologia (penso alla perpetua, o ai ragazzi definiti come “monelli” mi fa pensare a un prete degli anni cinquanta, stile Don Camillo per intendersi, e non a un sacerdote dei nostri giorni (ovvio fatta eccezione ai riferimenti cinematografici e all’uso di internet). Anche la parola nartece, utilizzata più volte, non mi sembra appropriata al contesto moderno. Il termine sarebbe stato adeguato più a una storia ambientata nel 1600 o prima.
Altra figura che non mi è rimasta chiara è l’uomo incappucciato.
La caratterizzazione del personaggio, attraverso azioni ben mostrate, è uno dei punti di forza del racconto.
Per il resto la storia ha il proprio fascino e appassiona. I paletti sono ben integrati e il contesto è avventuroso come richiesto. Un bel lavoro. Complimenti.
un bel racconto che ho letto con gusto. La scrittura è super curata, pulita e ricercata nel lessico ma senza risultare pesante.
A livello di struttura non mi ha troppo convinta l’incipit. Mi spiego. Perché ambientare la storia nel futuro? Quello che emerge dalla descrizione dei fatti accaduti il primo aprile 2022 mi suona stonato.
Tutta l’ambientazione e la terminologia (penso alla perpetua, o ai ragazzi definiti come “monelli” mi fa pensare a un prete degli anni cinquanta, stile Don Camillo per intendersi, e non a un sacerdote dei nostri giorni (ovvio fatta eccezione ai riferimenti cinematografici e all’uso di internet). Anche la parola nartece, utilizzata più volte, non mi sembra appropriata al contesto moderno. Il termine sarebbe stato adeguato più a una storia ambientata nel 1600 o prima.
Altra figura che non mi è rimasta chiara è l’uomo incappucciato.
La caratterizzazione del personaggio, attraverso azioni ben mostrate, è uno dei punti di forza del racconto.
Per il resto la storia ha il proprio fascino e appassiona. I paletti sono ben integrati e il contesto è avventuroso come richiesto. Un bel lavoro. Complimenti.
Petunia- Moderatore
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Re: Le scacchiere del templare
Un bell'enigma numerico che si tenta di decifrare prima che la storia dia il risultato. Io ci ho provato ma senza successo e questo ha fatto sì che apprezzassi ancor più il tuo racconto. Mi è piaciuta anche quella figura misteriosa di cui non riveli nulla un po' meno quel Tommaso buttato lì come per caso (rima voluta la mia). Qualche pecca c'è: nomini Indiana Jones almeno tre volte e poi: erano incastonati due sottili schegge/ erano incastonate due sottili schegge. Un refusino e basta. Ah sì: la chiusura che io mi aspettavo era su di un pesce d'aprile ma questa è un'idea mia e non tua. Brav@
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Racconto interessante e intrigante, con una buona ricerca e una dose di conoscenza che non stanca, accompagna anzi il lettore alla risoluzione dell'enigma. I personaggi sono forse un po' abbozzati e il collezionista sembra desistere troppo velocemente (e per esperienza è gente che non molla l'osso così facilmente, una volta sentito l'odore).
La lettura è piacevole e fila senza grossi intoppi. La scrittura è pulita e priva di errori.
Il titolo è forse un po' troppo didascalico.
Bello. Un buon modo per cominciare la serie di letture.
Complimenti.
Grazie.
La lettura è piacevole e fila senza grossi intoppi. La scrittura è pulita e priva di errori.
Il titolo è forse un po' troppo didascalico.
Bello. Un buon modo per cominciare la serie di letture.
Complimenti.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
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Re: Le scacchiere del templare
Un bel racconto d'avventura, con tanto di enigmi da risolvere e sostenuto da una scrittura molto curata e senza errori (a parte un picolo refuso verso la fine: incastonati anziché incastonate). Molto puntuali anche l'utilizzo della terminologia architettonica per distinguere le varie parti della chiesa e le traslitterazioni/traduzioni sia dal greco che dal latino, sulle quali si basa la buona riuscita della storia.
La lettura risulta avvincente e i vari passi compiuti per decifrare il rompicapo si seguono con crescente interesse.
Forse un po' eccessiva la botta rifilata al sacerdote: difficile riprendersi così velocemente. Magari il buon vecchio cloroformio sarebbe stato più adatto.
E, infine, un grazie di cuore per avermi scelto come protagonista: non sono un prete, ma come Indiana Jones "de noantri", mi ci vedo bene.
Complimenti per l'ottimo lavoro.
M.
La lettura risulta avvincente e i vari passi compiuti per decifrare il rompicapo si seguono con crescente interesse.
Forse un po' eccessiva la botta rifilata al sacerdote: difficile riprendersi così velocemente. Magari il buon vecchio cloroformio sarebbe stato più adatto.
E, infine, un grazie di cuore per avermi scelto come protagonista: non sono un prete, ma come Indiana Jones "de noantri", mi ci vedo bene.
Complimenti per l'ottimo lavoro.
M.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Località : Prato
Re: Le scacchiere del templare
Un racconto che mi ha messo in grande difficoltà ma allo stesso tempo mi intriga parecchio.
Inizio col dire che ho fatto molta fatica a leggerlo. Ho trovato il testo pesantissimo e la narrazione molto lenta. l'unica cosa che mi ha fatto andare avanti è la risoluzione dell'enigma, ma ho fatto una gran fatica a finirlo. Avrei gradito una scrittura più asciutta e che lasciasse in tensione il lettore fino alla fine.
Ti sei concentrato molto sull'enigma che infatti risulta molto ben congegnato ma per quanto riguarda l'intreccio della trama è un pochino debole. L'incursione del collezionista è veramente marginale e invece poteva essere il fulcro del racconto, così è solo un passaggio molto affrettato.
Dal punto di vista dei paletti mi è piaciuto l'utilizzo dell'anticamera (non sapevo si chiamasse nartece) e l'espediente del pesce d'aprile come collegamento per scoprire l'enigma. La mia impressione invece è che tu come protagonista abbia solo scelto un nome a caso nella lista.
Rileggendo il mio commento può sembrare che bocci il testo e invece in tutta onestà lo promuovo perché mi ha affascinato moltissimo e poi va dato onore al merito. Credo ci voglia molta intelligenza e molta conoscenza per inventare un enigma di quel genere, quindi non posso che farti i miei più sinceri complimenti.
Inizio col dire che ho fatto molta fatica a leggerlo. Ho trovato il testo pesantissimo e la narrazione molto lenta. l'unica cosa che mi ha fatto andare avanti è la risoluzione dell'enigma, ma ho fatto una gran fatica a finirlo. Avrei gradito una scrittura più asciutta e che lasciasse in tensione il lettore fino alla fine.
Ti sei concentrato molto sull'enigma che infatti risulta molto ben congegnato ma per quanto riguarda l'intreccio della trama è un pochino debole. L'incursione del collezionista è veramente marginale e invece poteva essere il fulcro del racconto, così è solo un passaggio molto affrettato.
Dal punto di vista dei paletti mi è piaciuto l'utilizzo dell'anticamera (non sapevo si chiamasse nartece) e l'espediente del pesce d'aprile come collegamento per scoprire l'enigma. La mia impressione invece è che tu come protagonista abbia solo scelto un nome a caso nella lista.
Rileggendo il mio commento può sembrare che bocci il testo e invece in tutta onestà lo promuovo perché mi ha affascinato moltissimo e poi va dato onore al merito. Credo ci voglia molta intelligenza e molta conoscenza per inventare un enigma di quel genere, quindi non posso che farti i miei più sinceri complimenti.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Grazie per l'indecifrabile cammeo. Scherzo, ma quel Tommaso mi ha svegliato dal torpore della storia.
A scuola non ero bravo in matematica e ogni calcolo mi risulta pesante. Non fraintendere, scrivi bene, ma questo non è proprio il mio genere anche se a ripensare alla tua avventura il mio consumo di nicotina subirebbe un'impennata se non avessi smesso di fumare da tempo. Ci hai messo molto impegno e la tua serietà, probabilmente, ti farà entrare nel mio podio. Per devozione.
A scuola non ero bravo in matematica e ogni calcolo mi risulta pesante. Non fraintendere, scrivi bene, ma questo non è proprio il mio genere anche se a ripensare alla tua avventura il mio consumo di nicotina subirebbe un'impennata se non avessi smesso di fumare da tempo. Ci hai messo molto impegno e la tua serietà, probabilmente, ti farà entrare nel mio podio. Per devozione.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Questo racconto mi ha sorpreso, suscitando in me sensazioni contrastanti.
Appena iniziata la lettura ho avuto il presentimento che mi sarei annoiato, invece questa sensazione è subito sparita perché il racconto si è rivelato avvincente e interessante.
L'enigma mi pare ben strutturato, ben congegnato, e la lettura procede senza intoppi.
Forse quel presentimento tende a riaffacciarsi nel finale, ma a fine lettura tendono a prevalere maggiormente gli aspetti positivi.
Probabilmente una leggera sforbiciata al testo gli darebbe ancora maggior equilibrio e una compattezza maggiore.
Altro appunto per il collezionista, figura abbastanza incolore, marginale, che si arrende subito e sparisce. Questo suo comportamento gli fa perdere di spessore, eppure la sua azione era stata tutt'altro che insignificante. Come ti ha già detto qualcun altro avresti potuto e dovuto dargli più spazio.
Una lettura soddisfacente, che mi ha sorpreso sbugiardando la mia sensazione iniziale.
Appena iniziata la lettura ho avuto il presentimento che mi sarei annoiato, invece questa sensazione è subito sparita perché il racconto si è rivelato avvincente e interessante.
L'enigma mi pare ben strutturato, ben congegnato, e la lettura procede senza intoppi.
Forse quel presentimento tende a riaffacciarsi nel finale, ma a fine lettura tendono a prevalere maggiormente gli aspetti positivi.
Probabilmente una leggera sforbiciata al testo gli darebbe ancora maggior equilibrio e una compattezza maggiore.
Altro appunto per il collezionista, figura abbastanza incolore, marginale, che si arrende subito e sparisce. Questo suo comportamento gli fa perdere di spessore, eppure la sua azione era stata tutt'altro che insignificante. Come ti ha già detto qualcun altro avresti potuto e dovuto dargli più spazio.
Una lettura soddisfacente, che mi ha sorpreso sbugiardando la mia sensazione iniziale.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Racconto assolutamente promosso.
L'enigma ti coinvolge e, a parte qualche ingenuità, è ben strutturato.
La scrittura precisa, da rendere solo più leggera in alcuni tratti.
Quello che mi ha convinto meno è l'utente di DT, di cui alla fine ha solo il nome.
Fossi in te alla fine lo riprenderei, per farne un racconto a capitoli, con il tempo e lo spazio sufficienti ad introdurre il personaggio misterioso in maniera più credibile ed eliminare qualche ingenuità.
Ma per lo spazio qui a disposizione, hai fatto un ottimo lavoro.
L'enigma ti coinvolge e, a parte qualche ingenuità, è ben strutturato.
La scrittura precisa, da rendere solo più leggera in alcuni tratti.
Quello che mi ha convinto meno è l'utente di DT, di cui alla fine ha solo il nome.
Fossi in te alla fine lo riprenderei, per farne un racconto a capitoli, con il tempo e lo spazio sufficienti ad introdurre il personaggio misterioso in maniera più credibile ed eliminare qualche ingenuità.
Ma per lo spazio qui a disposizione, hai fatto un ottimo lavoro.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Piaciuto, moltissimo!
Il racconto, un giallo più che un'avventura, è ben architettato e la trama scivola via che è un piacere per la coerenza, cosa niente affatto facile in un giallo.
Se devo guardare i paletti non c'è dubbio che ci sono racconti in questo step in cui sono molto più centrati e centrali; qui, sono perfetti chiesa e anticamera ma l'utente di DT e la data sono poco più che pretesti mentre il genere, come ho scritto sopra è un po' al limite dell'avventura.
Ciò non toglie che la godibilità della trama, la genialità dell'intreccio e la scrittura molto curata e corretta (a parte il refuso già segnalato ho trovato questo mi incamminaidi a passo lento) cura mi hanno convinto a prendere in considerazione il racconto per la cinquina finale.
Ho letto nei commenti, infine, qualche critica relativa alla figura del collezionista e alla ripresa troppo rapida dallo svenimento post botta in testa: per quanto mi riguarda mi sento di dire che con i caratteri a disposizione era difficile fare più di quanto hai fatto.
Il racconto, un giallo più che un'avventura, è ben architettato e la trama scivola via che è un piacere per la coerenza, cosa niente affatto facile in un giallo.
Se devo guardare i paletti non c'è dubbio che ci sono racconti in questo step in cui sono molto più centrati e centrali; qui, sono perfetti chiesa e anticamera ma l'utente di DT e la data sono poco più che pretesti mentre il genere, come ho scritto sopra è un po' al limite dell'avventura.
Ciò non toglie che la godibilità della trama, la genialità dell'intreccio e la scrittura molto curata e corretta (a parte il refuso già segnalato ho trovato questo mi incamminai
Ho letto nei commenti, infine, qualche critica relativa alla figura del collezionista e alla ripresa troppo rapida dallo svenimento post botta in testa: per quanto mi riguarda mi sento di dire che con i caratteri a disposizione era difficile fare più di quanto hai fatto.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Il racconto mi è parso ben congegnato e le vicende, il ritmo e lo stile di scrittura rispettano sufficientemente il genere avventuroso. La scrittura è lineare ed essenziale e per questo soddisfa particolarmente i miei gusti. Ho avuto l’impressione che tu avessi bisogno di spazio in più per definire meglio certi passaggi che mi sono sembrati un po’ frettolosi.
Nel complesso la lettura è stata molto piacevole e nel rispetto di quasi tutti i vincoli previsti dalla prova. L’unica perplessità riguarda l’ospite. Piuttosto che la semplice citazione del nickname del nostro amico DT, avrei preferito un tentativo di descrivere il personaggio vero, partendo dai pochi elementi di nostra conoscenza. Comunque un bel lavoro.
Nel complesso la lettura è stata molto piacevole e nel rispetto di quasi tutti i vincoli previsti dalla prova. L’unica perplessità riguarda l’ospite. Piuttosto che la semplice citazione del nickname del nostro amico DT, avrei preferito un tentativo di descrivere il personaggio vero, partendo dai pochi elementi di nostra conoscenza. Comunque un bel lavoro.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
storia molto ben strutturata, sebbene l'esposizione, e di conseguenza la lettura, risulti a tratti pesante, lenta.
ho trovato piuttosto anomala la figura di un prete simile ambientata ai nostri tempi, mi pare usi un linguaggio più del passato che del presente.
molto bella e ben congegnato l'enigma della scacchiera, davvero ottima idea.
mi ha lasciato di stucco la toccata e fuga del collezionista, forse avresti dovuto dedicargli uno spazio maggiore.
pochissimi i refusi notati.
un discreto lavoro.
ho trovato piuttosto anomala la figura di un prete simile ambientata ai nostri tempi, mi pare usi un linguaggio più del passato che del presente.
molto bella e ben congegnato l'enigma della scacchiera, davvero ottima idea.
mi ha lasciato di stucco la toccata e fuga del collezionista, forse avresti dovuto dedicargli uno spazio maggiore.
pochissimi i refusi notati.
un discreto lavoro.
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Re: Le scacchiere del templare
Premetto che il racconto mi è piaciuto, saranno solo i miei gusti personali, ma trovo coinvolgenti i testi con indovinelli e misteri, questo poi, molto classico, sia nel tipo di indovinello che nel dipanarsi della trama, mi ha davvero conquistato. Faccio notare, al momento del disvelamento del significato delle lettere greche, che il prete parla di studi del liceo che lo aiutano, be', mi pare superfluo, visto gli studi compiuti in seminario. L'unica cosa che mi ha disturbato un attimo è stata la straordinaria coincidenza che proprio il giorno in cui il Don trova l'epigrafe, nascosta per secoli, si presenti il collezionista. A meno che non sia il restauratore di cui si parla all'inizio, ma ci sarebbe voluto un rimando. Non so. Ok, ho detto a inizio commento "premetto che" perché l'autore non se ne abbia a male su cosa dirò adesso. Nel senso, è una cosa extra-racconto, riguarda il concorso in sé. Ho infatti trovato scorretto nei confronti di chi si è scervellato per incastrare i paletti la scorciatoia che si è usata per l'utente. Suvvia, è palese che il personaggio qua presente non sia Mark, ma ne abbia solo il nome, scelto solo perché non era troppo ridicolo, che a chiamarlo Don Fante Scelto magari si sarebbe esagerato, ecco.
Comunque ripeto, a parte questo, complimenti per il resto, a rileggerci!
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Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Racconto archeologico.
Un genere che mi piace molto (dopotutto sono laureato in Storia), specie quando è accostato a azione, sparatorie, enigmi, ecc.
Eppure Indiana Jones non mi ha mai entusiasmato, proprio il personaggio in sé. Non so, l'ho sempre trovato un po' antipatico.
Io faccio parte della opposta fazione, quella di Lara Croft, ma questo non sarà una grande sorpresa.
Dai, metteteli a confronto, non c'è paragone!
Fatta questa premessa, passiamo al racconto.
L'enigma che hai saputo creare è un enigma colto. Perfettamente in linea col genere archeologico, basato su lingua antica e calcoli matematici come da buona prassi.
Ha solo un problema di logica basilare, che è quello già esposto più sopra da... da... Perché non mi ricordo mai chi ha scritto cosa?
E scorri la schermata per rileggere, dirai. Ma non c'ho voglia, sono pigro, e quindi non cito la fonte.
Dicevo, il problema logico è quello del pigiare le caselle. Se scopri che una casella si apre, la prima cosa che fai è pigiarle tutte, con buona pace del ricalcolo.
Ma non temere autore, questo è un problema che con pochi caratteri così a disposizione si può perdonare.
Molto riuscita l'ambientazione di questa chiesa vuota e silenziosa (a proposito, Chiesa va scritto maiuscolo solo se intendi la struttura politica, non l'edificio in sé).
Meno riuscita, secondo me, la caratterizzazione del personaggio.
Anche questo lo ha già detto... l'ha detto... insomma l'hanno detto più sopra, ma il nostro Don O'Knee sembra un personaggio costruito per la storia e non l'utente vero e proprio. A meno che l'autore sia O'Knee stesso, nel qual caso va preso così com'è.
Il dubbio mi resta dai già citati esempi espressivi che sembrano dare al nostro un modo di fare molto antiquato.
Però dai, Don Fante Scelto poteva starci, con la canotta e la bandana.
Il collezionista è davvero il restauratore?
Diavolo, sarebbe stato un ottimo espediente narrativo, peccato la cosa rimanga solo nelle ipotesi del lettore.
Diversamente rimane oscuro chi sia e come facesse ad aver già risolto parte dell'enigma, tra l'altro con tempismo improbabile a seguito dei lavori.
La parte dove il racconto perde punti, per me, è lo stile.
Per quanto sia asciutto e lineare, manca tanto di verve, di energia. E' tutto raccontatissimo, incluse le domande retoriche che il protagonista si pone e con le quali sembra cercare di coinvolgere il lettore spezzando la tensione narrativa.
Non è sbagliato, attenzione, ma non incontra molto il mio gusto. Oltre a rafforzare l'impressione di uno scritto d'impronta datata.
Tutti quei puntini di sospensione, usati così spesso, non aiutano.
Infine, il viaggio.
A questo punto dubito di aver correttamente compreso io se il genere avventura richieda o meno un viaggio. Mi arrendo in via ufficiale.
Nel complesso il mio giudizio è positivo, ma forse non abbastanza da far emergere questo lavoro rispetto ad altri finora letti.
Un genere che mi piace molto (dopotutto sono laureato in Storia), specie quando è accostato a azione, sparatorie, enigmi, ecc.
Eppure Indiana Jones non mi ha mai entusiasmato, proprio il personaggio in sé. Non so, l'ho sempre trovato un po' antipatico.
Io faccio parte della opposta fazione, quella di Lara Croft, ma questo non sarà una grande sorpresa.
Dai, metteteli a confronto, non c'è paragone!
Fatta questa premessa, passiamo al racconto.
L'enigma che hai saputo creare è un enigma colto. Perfettamente in linea col genere archeologico, basato su lingua antica e calcoli matematici come da buona prassi.
Ha solo un problema di logica basilare, che è quello già esposto più sopra da... da... Perché non mi ricordo mai chi ha scritto cosa?
E scorri la schermata per rileggere, dirai. Ma non c'ho voglia, sono pigro, e quindi non cito la fonte.
Dicevo, il problema logico è quello del pigiare le caselle. Se scopri che una casella si apre, la prima cosa che fai è pigiarle tutte, con buona pace del ricalcolo.
Ma non temere autore, questo è un problema che con pochi caratteri così a disposizione si può perdonare.
Molto riuscita l'ambientazione di questa chiesa vuota e silenziosa (a proposito, Chiesa va scritto maiuscolo solo se intendi la struttura politica, non l'edificio in sé).
Meno riuscita, secondo me, la caratterizzazione del personaggio.
Anche questo lo ha già detto... l'ha detto... insomma l'hanno detto più sopra, ma il nostro Don O'Knee sembra un personaggio costruito per la storia e non l'utente vero e proprio. A meno che l'autore sia O'Knee stesso, nel qual caso va preso così com'è.
Il dubbio mi resta dai già citati esempi espressivi che sembrano dare al nostro un modo di fare molto antiquato.
Però dai, Don Fante Scelto poteva starci, con la canotta e la bandana.
Il collezionista è davvero il restauratore?
Diavolo, sarebbe stato un ottimo espediente narrativo, peccato la cosa rimanga solo nelle ipotesi del lettore.
Diversamente rimane oscuro chi sia e come facesse ad aver già risolto parte dell'enigma, tra l'altro con tempismo improbabile a seguito dei lavori.
La parte dove il racconto perde punti, per me, è lo stile.
Per quanto sia asciutto e lineare, manca tanto di verve, di energia. E' tutto raccontatissimo, incluse le domande retoriche che il protagonista si pone e con le quali sembra cercare di coinvolgere il lettore spezzando la tensione narrativa.
Non è sbagliato, attenzione, ma non incontra molto il mio gusto. Oltre a rafforzare l'impressione di uno scritto d'impronta datata.
Tutti quei puntini di sospensione, usati così spesso, non aiutano.
Infine, il viaggio.
A questo punto dubito di aver correttamente compreso io se il genere avventura richieda o meno un viaggio. Mi arrendo in via ufficiale.
Nel complesso il mio giudizio è positivo, ma forse non abbastanza da far emergere questo lavoro rispetto ad altri finora letti.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
ciao autor@
ecco un altro bel racconto.
prende, coinvolge, inchioda, a mio personale giudizio, intriga, perché mi piacciono gli enigmi e i misteri.
la scrittura è di alta qualità, la storia accattivante.
la trama è sviluppata in modo convincente e non ho nulla da segnalarti, purtroppo.
le citazioni erudite denotano cura e ricercatezza di termini e di particolari, nessuno messo a caso.
concludendo: mi ritengo soddisfatta, complimenti davvero
a rileggerci presto
ecco un altro bel racconto.
prende, coinvolge, inchioda, a mio personale giudizio, intriga, perché mi piacciono gli enigmi e i misteri.
la scrittura è di alta qualità, la storia accattivante.
la trama è sviluppata in modo convincente e non ho nulla da segnalarti, purtroppo.
le citazioni erudite denotano cura e ricercatezza di termini e di particolari, nessuno messo a caso.
concludendo: mi ritengo soddisfatta, complimenti davvero
a rileggerci presto
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Bel titolo, promette storie che da ragazzini intrigavano molto, chi poi era ragazzino ai tempi de “La freccia nera” e similari, un po’ di nostalgia nel titolo la trova.
Partiamo dai paletti: la chiesa (come edificio va minuscolo), l’anticamera sono ben presenti. La data mi pare proprio una forzatura, oltretutto vista come data del passato (da quale futuro non si capisce), e del 1600, trattandosi di Templari, non c’è proprio nulla. Anche l’utente è semplicemente un nome scelto tra “le cavie”, salvo non sia la Penna stessa.
La storia richiama davvero molto un Indiana Jones in abito talare, dall’ottima preparazione storica e linguistica (quasi un dovuto visti gli studi in seminario), una ovvia memoria enciclopedica e capacità di collegare i tanti indizi che trova racchiusi in poche righe. Diciamo un classico cui ispirarsi, il che non è un delitto, assolutamente: l’ispirazione comporta, in questo caso, strutturare un enigma che regga, visto che tra gli autori presenti nel forum c’è sicuramente qualcuno in grado di risolverlo.
La mia perplessità, così come in altro racconto in gara, è la compressione dei tempi in cui il tutto si risolve: pochissime ore, forse un paio o poco più, per mettere assieme tanti piccoli particolari, la memoria che non perde un colpo, nessun inghippo – se non la visita del misterioso collezionista, che è davvero un po’ raffazzonato come personaggio – e un finale che arriva velocemente.
Una sacra reliquia, elemento che non può mancare trattandosi di Templari.
Concordo con @Fante Scelto : una casella non funziona, provo le altre, sperando (pregando) che il pavimento non sprofondi o non scocchino frecce da ogni parte.
E poi, se l’epigrafe fosse stata un semplice cartoncino, messo in un posto non facilmente accessibile, seminascosto da un drappo, perché sarebbe stata considerata una burla dal Vescovo? Non ci sarebbe davvero nulla di grave, neanche se fosse uno scherzo, suvvia. Che poi, preso dalla solennità delle celebrazioni, il prelato (sfuggito al primo step…)avrebbe alzato gli occhi proprio all’entrata della chiesa? Un po’ deboluccio come escamotage per innescare il mistero.
Così come un’epigrafe che viene ignorata da incaricati dalla Soprintendenza: saranno anche ragazzi, ma sicuramente con una preparazione in materia di restauri tale da non ignorare un dettaglio simile.
Quindi, nel complesso il racconto è scritto bene, il “mistero” ben congegnato, ma è tutto troppo compresso per dare l’idea di un’avventura; la tensione del risolvere l’enigma avrebbe preso di più se la vicenda si fosse dipanata in più giorni, con maggior fatica nel trovare le varie tessere del puzzle.
Per quanto sia un racconto di fantasia, anche la credibilità, per una trama simile, è importante.
Partiamo dai paletti: la chiesa (come edificio va minuscolo), l’anticamera sono ben presenti. La data mi pare proprio una forzatura, oltretutto vista come data del passato (da quale futuro non si capisce), e del 1600, trattandosi di Templari, non c’è proprio nulla. Anche l’utente è semplicemente un nome scelto tra “le cavie”, salvo non sia la Penna stessa.
La storia richiama davvero molto un Indiana Jones in abito talare, dall’ottima preparazione storica e linguistica (quasi un dovuto visti gli studi in seminario), una ovvia memoria enciclopedica e capacità di collegare i tanti indizi che trova racchiusi in poche righe. Diciamo un classico cui ispirarsi, il che non è un delitto, assolutamente: l’ispirazione comporta, in questo caso, strutturare un enigma che regga, visto che tra gli autori presenti nel forum c’è sicuramente qualcuno in grado di risolverlo.
La mia perplessità, così come in altro racconto in gara, è la compressione dei tempi in cui il tutto si risolve: pochissime ore, forse un paio o poco più, per mettere assieme tanti piccoli particolari, la memoria che non perde un colpo, nessun inghippo – se non la visita del misterioso collezionista, che è davvero un po’ raffazzonato come personaggio – e un finale che arriva velocemente.
Una sacra reliquia, elemento che non può mancare trattandosi di Templari.
Concordo con @Fante Scelto : una casella non funziona, provo le altre, sperando (pregando) che il pavimento non sprofondi o non scocchino frecce da ogni parte.
E poi, se l’epigrafe fosse stata un semplice cartoncino, messo in un posto non facilmente accessibile, seminascosto da un drappo, perché sarebbe stata considerata una burla dal Vescovo? Non ci sarebbe davvero nulla di grave, neanche se fosse uno scherzo, suvvia. Che poi, preso dalla solennità delle celebrazioni, il prelato (sfuggito al primo step…)avrebbe alzato gli occhi proprio all’entrata della chiesa? Un po’ deboluccio come escamotage per innescare il mistero.
Così come un’epigrafe che viene ignorata da incaricati dalla Soprintendenza: saranno anche ragazzi, ma sicuramente con una preparazione in materia di restauri tale da non ignorare un dettaglio simile.
Quindi, nel complesso il racconto è scritto bene, il “mistero” ben congegnato, ma è tutto troppo compresso per dare l’idea di un’avventura; la tensione del risolvere l’enigma avrebbe preso di più se la vicenda si fosse dipanata in più giorni, con maggior fatica nel trovare le varie tessere del puzzle.
Per quanto sia un racconto di fantasia, anche la credibilità, per una trama simile, è importante.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Il racconto si legge piacevolmente, l’idea di fondo è buona, la realizzazione finale a tratti zoppica un po’.
Nella prima parte ci sono dei particolari accessori superflui, che il lettore si aspetta abbiano importanza nella storia, invece risultano poi solo, appunto, accessori: la cappella del confessionale rimasta aperta (forse volevi suggerire che l’intruso si è nascosto lì, poi è passato in sagrestia, ma il collegamento non viene fatto e nemmeno suggerito, è affidato a un eventuale pensiero del lettore), l’introduzione della perpetua e le spiegazioni relativa, le bacheche nel nartece, lui che ricontrolla che nella cappella non ci sia nessuno da confessare, il sottolineare il gesto della genuflessione.
Viene detto “pronti per l’ingresso nella Settimana Santa”, ma la Settimana Santa è quella che precede immediatamente la domenica di Pasqua, e Pasqua quest’anno è stata il 17 aprile, due settimane dopo, non l’11.
È davvero una grossa coincidenza che il collezionista arrivi proprio il giorno in cui padre Mark scopre l’epigrafe, a meno che, in effetti, non fosse già venuto più volte in chiesa, anche se padre Mark trova la boiserie aperta solo quel giorno. Certo, nella vita vera avvengono coincidenza anche più improbabili, quindi questo rimane solo un particolare che suona un po’ forzato.
Il collezionista viene introdotto e liquidato molto in fretta: suona strano che non pensi a provare a spingere anche altre caselle – in fondo sono solo 28 in tutto – per trovare una cosa così importante, per avere la quale addirittura è arrivato ad assalire una persona.
In un racconto breve ci si aspetta che tutto abbia una finalità, per la narrazione, che sia un po’ come in un puzzle, che trovi il suo posto o, come ha detto non mi ricordo più, ogni cappello venga attaccato al suo chiodo, piantato all’inizio della storia. Qui non sempre accade.
Comunque, nel complesso, una buona idea e una scrittura piacevole.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Ciao Penna. Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Hai molto bene delineato, attraverso gli atti e i pensieri del protagonista, la figura di un buon parroco di un piccolo centro. Da ex seminarista e poi educatore di A. C., mi sono chiesto se anche tu abbia avuto esperienze del genere. La tua storia, pur non essendo originale, gode comunque di un'approccio geniale. Non ho trovato affrettati i passaggi alla scoperta del l'enigma. Ciò in quanto non necessitava l'indagine di consultazione di libri o di rimandi ad altre chiese chissà dove disseminati nel mondo antico. Era come risolvere uno dei giochi della settimana enigmistica avendo conoscenza, per gli studi seminaristi e teologici del personaggio, di latino e greco. Io, del greco, ricordo appena la declinazione del verbo "sciogliere" e l'alfabeto. Di latino qualcosa di più di Rosa - Rosae e Lupis - Luporum - Lupis. Non mi resta che farti i complimenti e di dirti che metto in nota il tuo racconto, assieme agli altri sette otto già selezionati. Grazie di averci messo a disposizione il tuo genio e il tuo gusto.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Il racconto è ben scritto. L'unico appunto che faccio riguarda alcuni nomi che non sono propri, ma scritti comunque con la maiuscola. "Chiesa" su tutti.
Mi è piaciuta questa avventura alla "Indiana Jones" circoscritta a questa chiesa che sembra "banale" (lo stesso padre Mark dice che non contiene oggetto né affreschi di valore) ma che in realtà nasconde probabilmente un sacco di segreti oltre a quello della scacchiera del templare. Voglio dire che questa è l'idea che mi sono fatto leggendo questa avventura. E dove c'è avventura, almeno in questo caso, c'è anche Storia. Inutile dire che ho particolarmente apprezzato questo aspetto del racconto. Come in altri racconti, dove ho trovato avventure con poca azione, devo dire che qui l'azione è praticamente nulla. O meglio, è molto movimentata, ma mentale, ovvero tutta nella testa di padre Mark che si cruccia per svelare l'arcano della scacchiera. Un'interessante prospettiva secondo me.
In ultimo, non ho ben compreso, come altri probabilmente, il ruolo del collezionista incappucciato. Voglio dire che il racconto funziona anche senza questa oscura (e superflua?) presenza.
Ho capito da subito la profonda fede del sacerdote protagonista. Di conseguenza anche la sua devozione verso istituzioni della chiesa è totale. Ma il fatto che padre Mark volesse consegnare la reliquia nelle mani del Papa mi ha un po' deluso...
Grazie.
Mi è piaciuta questa avventura alla "Indiana Jones" circoscritta a questa chiesa che sembra "banale" (lo stesso padre Mark dice che non contiene oggetto né affreschi di valore) ma che in realtà nasconde probabilmente un sacco di segreti oltre a quello della scacchiera del templare. Voglio dire che questa è l'idea che mi sono fatto leggendo questa avventura. E dove c'è avventura, almeno in questo caso, c'è anche Storia. Inutile dire che ho particolarmente apprezzato questo aspetto del racconto. Come in altri racconti, dove ho trovato avventure con poca azione, devo dire che qui l'azione è praticamente nulla. O meglio, è molto movimentata, ma mentale, ovvero tutta nella testa di padre Mark che si cruccia per svelare l'arcano della scacchiera. Un'interessante prospettiva secondo me.
In ultimo, non ho ben compreso, come altri probabilmente, il ruolo del collezionista incappucciato. Voglio dire che il racconto funziona anche senza questa oscura (e superflua?) presenza.
Ho capito da subito la profonda fede del sacerdote protagonista. Di conseguenza anche la sua devozione verso istituzioni della chiesa è totale. Ma il fatto che padre Mark volesse consegnare la reliquia nelle mani del Papa mi ha un po' deluso...
Grazie.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Questo racconto mi ha messo in difficoltà. Bello l'inizio, poi tutto si perde. Troppi indizi, troppe coincidenze per essere credibile. Tutta la storia di Tommaso che rimane un po' sospesa, scusami ma non é chiaro. La sicurezza finale di avere tra le mani una reliquia, il primo aprile che non è pesce d'aprile mi ha confuso e non sono riuscita ad apprezzare il racconto.
Un appunto, mio personale, ci sono troppe, troppe domande nel testo che ne appesantiscono lo stile e la lettura.
Mac- Padawan
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Re: Le scacchiere del templare
Lo nomini diverse volte, Indiana Jones. E io, a differenza di Fante (che Dio ti perdoni, amico mio), il personaggio inventato da George Lucas lo adoro. Indiana era davvero il suo cane e oltre a dare il nome all'archeologo interpretato da Harrison Ford ha ispirato anche Chewbecca. Ma a parte questi aneddoti, il fatto che lo tiri in ballo tanto spesso è un po' controproducente. Almeno per me che con Indy ci sono cresciuto. Probabilmente un personaggio come lui non lo saprei proprio gestire narrativamente, ma so cosa manca al tuo Mark in primo luogo: una spalla. Nella sua avventura è completamente solo, per gran parte del tempo, e questo appesantisce un po' la lettura, perché tutta la storia evolve solo con la sua voce e non c'è contrasto, non c'è dialogo. Con una spalla, un carattere diverso dal suo con cui confrontarsi, litigare, sarebbe stato tutto più dinamico e divertente. Se pensi ai film: nel primo ci sono Marion e Marcus, nel secondo Short e Willie, nel terzo il padre, ecc. E forse sono loro che fanno veramente brillare Indy, che mettono in risalto tutti gli aspetti del suo carattere.
Ovvio che con un prete eri costretto a tagliare fuori tutta la gamma di battute da battibecco amoroso (che poi non è nemmeno detto...), ma possibilità ne avevi.
Lo dico perché dal punto dei vista dei paletti e sopratutto della stanza il tuo racconto è fin qui uno di quelli che funziona meglio. il tuo nartece è davvero centrale. E con quello lo sono la chiesa, il primo aprile, ecc. Sull'utente ormai non mi pronuncio più. Mi ero fatto una mia idea e affidare il nome di un utente del forum a un personaggio senza fare di più lo trovo troppo semplice.
Nel complesso è un ottimo racconto. Ben scritto, ben orchestrato. Il suo unico difetto, come ho scritto, è quello di essere un assolo e quando c'è un solo personaggio l'avventura rischia di essere più immaginata nella testa di chi porta avanti la trama piuttosto che realmente vissuta. Ma questo non toglie i meriti che ha.
Ovvio che con un prete eri costretto a tagliare fuori tutta la gamma di battute da battibecco amoroso (che poi non è nemmeno detto...), ma possibilità ne avevi.
Lo dico perché dal punto dei vista dei paletti e sopratutto della stanza il tuo racconto è fin qui uno di quelli che funziona meglio. il tuo nartece è davvero centrale. E con quello lo sono la chiesa, il primo aprile, ecc. Sull'utente ormai non mi pronuncio più. Mi ero fatto una mia idea e affidare il nome di un utente del forum a un personaggio senza fare di più lo trovo troppo semplice.
Nel complesso è un ottimo racconto. Ben scritto, ben orchestrato. Il suo unico difetto, come ho scritto, è quello di essere un assolo e quando c'è un solo personaggio l'avventura rischia di essere più immaginata nella testa di chi porta avanti la trama piuttosto che realmente vissuta. Ma questo non toglie i meriti che ha.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
L'inizio di questo racconto è davvero potente: mi piace come conduci il gioco, come sveli luogo e situazione e come emerge la figura del prete, soprattutto psicologicamente.
La sensazione che ho avuta è quella di vivere insieme al protagonista lo svelamento del mistero: hai giocato bene con i ritmi narrativi, non si ha mai la sensazione di essere un passo avanti o uno indietro con il protagonista (premetto che non conosco greco e latino...).
Forse in alcuni passaggi ti dilunghi troppo e appesantisci le descrizioni: avrei utilizzato quei caratteri per arricchire l'incontro tra prete e collezionista (giustificandolo meglio) e forse avrei cercato una chiusa un pò più accattivante.
Leggendo il testo ho avuto un senso di mancanza e grazie all'intervento di Asbottino ho capito cos'era: la spalla. In effetti credo che il testo troverebbe molto vantaggio se invece di lasciare il prete da solo a farsi domande e a darsi risposte, ci fosse qualcun altro con cui interagire (magari la Perpetua menzionata all'inizio).
Pollice giù per l'utente.
La sensazione che ho avuta è quella di vivere insieme al protagonista lo svelamento del mistero: hai giocato bene con i ritmi narrativi, non si ha mai la sensazione di essere un passo avanti o uno indietro con il protagonista (premetto che non conosco greco e latino...).
Forse in alcuni passaggi ti dilunghi troppo e appesantisci le descrizioni: avrei utilizzato quei caratteri per arricchire l'incontro tra prete e collezionista (giustificandolo meglio) e forse avrei cercato una chiusa un pò più accattivante.
Leggendo il testo ho avuto un senso di mancanza e grazie all'intervento di Asbottino ho capito cos'era: la spalla. In effetti credo che il testo troverebbe molto vantaggio se invece di lasciare il prete da solo a farsi domande e a darsi risposte, ci fosse qualcun altro con cui interagire (magari la Perpetua menzionata all'inizio).
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caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Le scacchiere del templare
Car autor,
nonostante la storia interessante che hai saputo condurre bene fino al finale, il tuo racconto non mi ha convinta. Non mi ha convinta per la pesantezza della narrazione, in prima persona e con un unico personaggio ( che mi sembra si dia e dia troppe, davvero troppe informazioni, in alcuni passaggi). Questo aspetto mi ha un po' disturbata, non sono riuscita a calarmi interamente nella tua storia proprio per questo muro dato dal tuo protagonista e dalle sue continue elucubrazioni in solitaria.
Te lo hanno già detto e lo ribadisco anche io: il tuo personaggio ha bisogno di una spalla. Fosse anche un chierichetto, la perpetua o un suo amico postino passato a trovarlo.
Così com'è resta una storia ben congegnata ma che non prende il volo.
Ele
nonostante la storia interessante che hai saputo condurre bene fino al finale, il tuo racconto non mi ha convinta. Non mi ha convinta per la pesantezza della narrazione, in prima persona e con un unico personaggio ( che mi sembra si dia e dia troppe, davvero troppe informazioni, in alcuni passaggi). Questo aspetto mi ha un po' disturbata, non sono riuscita a calarmi interamente nella tua storia proprio per questo muro dato dal tuo protagonista e dalle sue continue elucubrazioni in solitaria.
Te lo hanno già detto e lo ribadisco anche io: il tuo personaggio ha bisogno di una spalla. Fosse anche un chierichetto, la perpetua o un suo amico postino passato a trovarlo.
Così com'è resta una storia ben congegnata ma che non prende il volo.
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Hellionor- Admin
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Re: Le scacchiere del templare
Ecomi qua per questo "terzo tempo", che ormai potrebbe tranquillamente essere un quinto o un sesto.
Sono qui da poco e appena alla seconda partecipazione alle Different Rooms, e definirmi soddisfatto del risulatato è un eufemismo: raccogliere ben 18 punti dalle cinquine e un punto dal CdL oltrepassa le mie più rosee aspettative.
Quindi grazie davvero a tutti per l'attenzione dedicata a Padre Mark o'Knee e all'enigma della scacchiera.
E, a proposito dell'utente, che la scelta sia caduta sul mio nick è stato un passo quasi obbligato. In un primo momento, avevo pensato di far diventare protagonista del mio racconto un certo @Danilo Nucci, perché lo conosco (per un certo periodo è stato mio collega) e lo avrei visto bene nei panni del mio parroco disvelatore di misteri. Pensate la mia delusione nel non trovare il suo nome fra i 23 che avevano dato il proprio assenso.
Sono d'accordo con @Fante Scelto: "Don Fante Scelto poteva starci, con la canotta e la bandana", ma in quel caso sarebbe stata davvero una scelta arbitraria, un nome a caso; mentre utilizzando me stesso sapevo più o meno dove andavo a parare.
Un'altra cosa che Fante ha notato, andando dietro al suggerimento contenuto nel bel commento di @Akimizu, è che il collezionista è proprio uno dei restauratori: quello che ha scoperto l'epigrafe nascosta sotto l'intonaco del nartece e non ne ha informato nessuno. Lo so, "ci sarebbe voluto un rimando", ma purtroppo mo sono reso conto di quanto 18.000 caratteri siano una gabbia piuttosto strettina, come hanno rimarcato anche @FedericoChiesa, @paluca66, Danilo e Fante (e forse anche qualcun altro con il quale mi scuso per non averlo citato). Stesso discorso per la porta del confessionale lasciata aperta, come ha giustamente notato @Arianna2016, "l’intruso si è nascosto lì, poi è passato in sagrestia, ma il collegamento non viene fatto e nemmeno suggerito, è affidato a un eventuale pensiero del lettore". Grazie Arianna, un commento il tuo da tenere in considerazione, tanto è ricco di annotazioni e suggerimenti; al pari di quello di @Susanna (grazie!) altra lettrice attentissima, come ho avuto modo di notare anche extra contest.
Proseguo nei ringraziamenti, citando @Petunia, @Antonio Borghesi (al quale aggiungo anche i complimenti per il bellissimo racconto), @CharAznable, @ImaGiraffe (un commento che mi ha spiazzato), @tommybe (che non ha mantenuto la promessa...), @Mac, @Asbottino (ottima l'idea della "spalla"!), @caipiroska e @Hellionor.
Un grazie e un abbraccio a @Byron.RN, @FedericoChiesa, @paluca66, @Arunachala, @Resdei, @digitoergosum (un commento che mi ha gratificato molto, perché, non avendo io nesuna esperienza ecclesiastica, mi fa capire che il mio personaggio era caratterizzato piuttosto bene) e @Molli Redigano, che mi hanno inserito nella loro cinquina.
Lascio in ultimo il bravissimo @SuperGric: complimenti per la vittoria e felicissimo di averti incontrato di persona, anche se purtroppo solo per pochi minuti. Ancora auguri per la tua povera schiena e speriamo di rivederci - e rileggerci - presto.
M.
Sono qui da poco e appena alla seconda partecipazione alle Different Rooms, e definirmi soddisfatto del risulatato è un eufemismo: raccogliere ben 18 punti dalle cinquine e un punto dal CdL oltrepassa le mie più rosee aspettative.
Quindi grazie davvero a tutti per l'attenzione dedicata a Padre Mark o'Knee e all'enigma della scacchiera.
E, a proposito dell'utente, che la scelta sia caduta sul mio nick è stato un passo quasi obbligato. In un primo momento, avevo pensato di far diventare protagonista del mio racconto un certo @Danilo Nucci, perché lo conosco (per un certo periodo è stato mio collega) e lo avrei visto bene nei panni del mio parroco disvelatore di misteri. Pensate la mia delusione nel non trovare il suo nome fra i 23 che avevano dato il proprio assenso.
Sono d'accordo con @Fante Scelto: "Don Fante Scelto poteva starci, con la canotta e la bandana", ma in quel caso sarebbe stata davvero una scelta arbitraria, un nome a caso; mentre utilizzando me stesso sapevo più o meno dove andavo a parare.
Un'altra cosa che Fante ha notato, andando dietro al suggerimento contenuto nel bel commento di @Akimizu, è che il collezionista è proprio uno dei restauratori: quello che ha scoperto l'epigrafe nascosta sotto l'intonaco del nartece e non ne ha informato nessuno. Lo so, "ci sarebbe voluto un rimando", ma purtroppo mo sono reso conto di quanto 18.000 caratteri siano una gabbia piuttosto strettina, come hanno rimarcato anche @FedericoChiesa, @paluca66, Danilo e Fante (e forse anche qualcun altro con il quale mi scuso per non averlo citato). Stesso discorso per la porta del confessionale lasciata aperta, come ha giustamente notato @Arianna2016, "l’intruso si è nascosto lì, poi è passato in sagrestia, ma il collegamento non viene fatto e nemmeno suggerito, è affidato a un eventuale pensiero del lettore". Grazie Arianna, un commento il tuo da tenere in considerazione, tanto è ricco di annotazioni e suggerimenti; al pari di quello di @Susanna (grazie!) altra lettrice attentissima, come ho avuto modo di notare anche extra contest.
Proseguo nei ringraziamenti, citando @Petunia, @Antonio Borghesi (al quale aggiungo anche i complimenti per il bellissimo racconto), @CharAznable, @ImaGiraffe (un commento che mi ha spiazzato), @tommybe (che non ha mantenuto la promessa...), @Mac, @Asbottino (ottima l'idea della "spalla"!), @caipiroska e @Hellionor.
Un grazie e un abbraccio a @Byron.RN, @FedericoChiesa, @paluca66, @Arunachala, @Resdei, @digitoergosum (un commento che mi ha gratificato molto, perché, non avendo io nesuna esperienza ecclesiastica, mi fa capire che il mio personaggio era caratterizzato piuttosto bene) e @Molli Redigano, che mi hanno inserito nella loro cinquina.
Lascio in ultimo il bravissimo @SuperGric: complimenti per la vittoria e felicissimo di averti incontrato di persona, anche se purtroppo solo per pochi minuti. Ancora auguri per la tua povera schiena e speriamo di rivederci - e rileggerci - presto.
M.
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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