Il ponte delle catene
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Il ponte delle catene
Era andato a Budapest per tanti motivi ma soprattutto perche' morbosamente attratto da una 'coincidenza' impressionante.
Per quale motivo l'Ungheria deteneva il primato europeo dei suicidi?
Perche' un capolavoro architettonico di strordinaria bellezza come il ponte delle catene, costruito nel 1849 per connettere Buda a Pest era quasi diventato il simbolo dell'addio alla vita?
Sentiva affine quella cultura. Vedeva molti ragazzi nella citta' svedesi come lui e gli sembrava di recitare in un lunghissimo film di Bergman tutto in pianosequenza. Non era famosa anche la Svezia per numero di suicidi? Non era stato il grande regista esistenzialista svedese uno dei maggiori investigatori dell'animo umano e degli abissi in cui puo' precipitare la mente? Il suicidio era stato presente sia nei suoi film che in quelli realizzati con e per la seconda moglie, e la morte era stata spesso sua compagna 'immaginificamente' forse per esorcizzarla o forse proprio perche' la sentiva amica, dal Posto delle fragole al Settimo sigillo.
Mentre pensava a Bergman e all'Ungheria, al diciannovesimo secolo e ai ragazzi che aveva incontrato, lo svedese si accorse che si era sporto troppo dal ponte. Una vertigine lo colse e si rese conto che era ormai piu' di la' che di qua. Con un sorriso amato gli venne in mente che rischiava di far godere i fanatici delle statistiche: uno svedese che si suicidava dal ponte delle catene in Ungheria! Un brivido successivamente lo percorse: non era mica che quello fosse proprio un posto maledetto, che lo aveva attratto proprio per impartirgli quella terribile fine?! Avrebbe trovato li' la morte dunque? Rimprovero' se' stesso per la sua sciocca temerarieta' di prima. Quella stupida e perversa curiosita'!
Poi penso' che lui non voleva morire. Penso' alle cose che ancora voleva fare, alle persone cui voleva e che gli volevano bene. E penso' di nuovo al suo regista preferito. Anche in lui, in fondo, la vita aveva sempre prevalso sulla morte, tanto che se ne era andato molto anziano. In quella, senti' come se 'una catena' del ponte lo tirasse dalla parte giusta. Si era salvato!
Penso' allora, ringraziando il suo maestro mentre le lacrime che cadevano copiosamente dalle sue palpebre si fondevano con l'acqua del Danubio, che il miglior film resta la vita.
https://www.differentales.org/t1002-visioni-e-realta#11469
Per quale motivo l'Ungheria deteneva il primato europeo dei suicidi?
Perche' un capolavoro architettonico di strordinaria bellezza come il ponte delle catene, costruito nel 1849 per connettere Buda a Pest era quasi diventato il simbolo dell'addio alla vita?
Sentiva affine quella cultura. Vedeva molti ragazzi nella citta' svedesi come lui e gli sembrava di recitare in un lunghissimo film di Bergman tutto in pianosequenza. Non era famosa anche la Svezia per numero di suicidi? Non era stato il grande regista esistenzialista svedese uno dei maggiori investigatori dell'animo umano e degli abissi in cui puo' precipitare la mente? Il suicidio era stato presente sia nei suoi film che in quelli realizzati con e per la seconda moglie, e la morte era stata spesso sua compagna 'immaginificamente' forse per esorcizzarla o forse proprio perche' la sentiva amica, dal Posto delle fragole al Settimo sigillo.
Mentre pensava a Bergman e all'Ungheria, al diciannovesimo secolo e ai ragazzi che aveva incontrato, lo svedese si accorse che si era sporto troppo dal ponte. Una vertigine lo colse e si rese conto che era ormai piu' di la' che di qua. Con un sorriso amato gli venne in mente che rischiava di far godere i fanatici delle statistiche: uno svedese che si suicidava dal ponte delle catene in Ungheria! Un brivido successivamente lo percorse: non era mica che quello fosse proprio un posto maledetto, che lo aveva attratto proprio per impartirgli quella terribile fine?! Avrebbe trovato li' la morte dunque? Rimprovero' se' stesso per la sua sciocca temerarieta' di prima. Quella stupida e perversa curiosita'!
Poi penso' che lui non voleva morire. Penso' alle cose che ancora voleva fare, alle persone cui voleva e che gli volevano bene. E penso' di nuovo al suo regista preferito. Anche in lui, in fondo, la vita aveva sempre prevalso sulla morte, tanto che se ne era andato molto anziano. In quella, senti' come se 'una catena' del ponte lo tirasse dalla parte giusta. Si era salvato!
Penso' allora, ringraziando il suo maestro mentre le lacrime che cadevano copiosamente dalle sue palpebre si fondevano con l'acqua del Danubio, che il miglior film resta la vita.
https://www.differentales.org/t1002-visioni-e-realta#11469
Pecco73- Younglings
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Re: Il ponte delle catene
Un piacevole elogio alla vita.
Scena, personaggio e mood, resi ben chiari.
Scena, personaggio e mood, resi ben chiari.
Ospite- Ospite
Re: Il ponte delle catene
Ciao @Pecco73Pecco73 ha scritto:Era andato a Budapest per tanti motivi ma soprattutto perchémorbosamenteattratto da una 'coincidenza' impressionante.
Per quale motivo l'Ungheria deteneva il primato europeo dei suicidi?
Perché un capolavoro architettonico di strordinaria bellezza come il ponte delle catene, costruito nel 1849 per connettere Buda a Pest era quasi diventato il simbolo dell'addio alla vita?
Sentiva affine quella cultura. Vedeva molti ragazzi nelle città svedesi come lui e gli sembrava di recitare in un lunghissimo film di Bergman tutto in pianosequenza. Non era famosa anche la Svezia per numero di suicidi? Non era stato il grande regista esistenzialista svedese uno dei maggiori investigatori dell'animo umano e degli abissi in cui può precipitare la mente? Il suicidio era stato presente sia nei suoi film che in quelli realizzati con e per la seconda moglie, e la morte era stata spesso sua compagna 'immaginificamente' (meglio immaginifica) forse per esorcizzarla o forse proprio perché la sentiva amica, dal Posto delle fragole al Settimo sigillo.
Mentre pensava a Bergman e all'Ungheria, al diciannovesimo secolo e ai ragazzi che aveva incontrato, lo svedese si accorse che si era sporto troppo dal ponte. Una vertigine lo colse e si rese conto che era ormai più di là che di qua. Con un sorriso amaro gli venne in mente che rischiava di far godere i fanatici delle statistiche: uno svedese che si suicidava dal ponte delle catene in Ungheria! Un brividosuccessivamentelo percorse: non era mica che quello fosse proprio un posto maledetto, che lo aveva attratto proprio per impartirgli quella terribile fine?!Avrebbe trovato lì la morte dunque? Rimproverò sé stesso per la sua sciocca temerarietà di prima. Quella stupida e perversa curiosità!
Poi pensò che lui non voleva morire. Pensò alle cose che ancora voleva fare, alle persone cui voleva e che gli volevano bene. E pensò di nuovo al suo regista preferito. Anche in lui, in fondo, la vita aveva sempre prevalso sulla morte, tanto che se ne era andato molto anziano.
In quella, sentì come se 'una catena' del ponte lo tirasse dalla parte giusta. Si era salvato!
Pensò allora, ringraziando il suo maestro mentre le lacrime che cadevano copiosamente dalle sue palpebre si fondevano con l'acqua del Danubio, che il miglior film resta la vita.
ti ho corretto gli accenti. Forse avevi la tastiera sciupata?
Usare il segno grafico corretto (accento e non apostrofo) è importante.
Il racconto è carino e la tematica orginale.
La chiusa sa un po’ di retorica, ma nel complesso può starci. Solo che la frase conclusiva è davvero troppo lunga. Troverei un modo per esprimere lo stesso concetto in modo più conciso.
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Re: Il ponte delle catene
mah, io resto parecchio perplesso.
la storia sarà pure carina ma è scritta davvero male.
non si usano gli apostrofi, ci sono le lettere accentate, come ha corretto Petunia.
e poi non è che alla fine ci sia granché di positivo se non il fatto che si salva.
lo rivedrei in toto.
la storia sarà pure carina ma è scritta davvero male.
non si usano gli apostrofi, ci sono le lettere accentate, come ha corretto Petunia.
e poi non è che alla fine ci sia granché di positivo se non il fatto che si salva.
lo rivedrei in toto.
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