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Giro giro tondo, casca il mondo

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Messaggio Da Susanna Mar Ago 03, 2021 11:29 pm

https://www.differentales.org/t56-la-partenza:

Alcuni anni fa il quotidiano Il Tirreno aveva lanciato un concorso: costruire racconti brevi basandosi su un'idea di Lucarelli e Bortolotti. Questo è uno dei diversi racconti che avevo inviato. Bisogna pur far passare il tempo, quando il sonno tarda ad arrivare...

L'idea - Un uomo torna a casa di sera tardi, trova la porta del garage aperta (ogni tanto il telecomando funzionava male) e nel garage una bicicletta da donna che non gli appartiene, forse una vicina ha sbagliato garage. Quando arriva davanti alla porta di casa, la trova aperta e nella vasca da bagno c’è una donna morta. Mentre esce di corsa sul pianerottolo, vi trova alcuni vicini che lo accusano di essere l’assassino.

Marcello, spaventato, la bocca secca e un respiro corto che gli brucia i polmoni, non riesce a fare altro che seguire l’istinto. L’istinto agisce per lui, lo riporta nello scantinato e da lì nel breve corridoio dei box. Intorno solo buio e l’eco delle urla dei vicini.
 Quasi si sorprende di trovare l’auto ancora nel garage, con le chiavi inserite nel quadro. Si accorge appena del cancello aperto, della via deserta: tra i rumori di sottofondo gli pare di udire la sirena della polizia.
Pochi secondi per i gesti meccanici di mettere in moto e in una manciata di minuti raggiunge la strada che lo porterà fino alle prime colline, appena fuori città.
Non ha mai guidato così: veloce, sorpassi da brivido, un paio di semafori bruciati senza un’esitazione, le curve prese con precisione, gli pneumatici che stridono al momento giusto.
Quasi non ha la percezione di quello che sta facendo, neanche fosse uscito dal proprio corpo e si stesse osservando, comodamente seduto sul sedile del passeggero. Sul viso pallido l’ombra dei colori della strumentazione di bordo: rossa, come il sangue nella vasca, come quella cappa che per qualche secondo era scesa sui suoi occhi mentre i vicini gli urlavano quelle frasi senza senso.
La casa di campagna dei suoi genitori, chiusa da tempo, sarà un rifugio sicuro almeno per qualche ora. Il posto giusto per riflettere. Parenti e amici sono convinti che abbia venduto quella piccola tenuta dopo la loro morte, dopo quel terribile incidente stradale: una frase qua e una là e tutti ci hanno creduto.
Chiude l’auto nella rimessa, sale in quella che una volta era la sua camera, si butta sul letto e si addormenta, sfinito: nessun sogno, nessun incubo. Una notte nera per pensieri senza colori. Una notte calda per il gelo che lo attanaglia.
L’alba arriva improvvisamente: subito non ricorda come è arrivato fin lì, poi il terrore della sera prima torna a prendere possesso del suo cervello.
Aria, ha bisogno di aria.
Scende in giardino: è ben tenuto, un po’ inselvatichito ma armonioso. Di solito la quiete e il silenzio colmo dei suoni della campagna, per lui così inusuali, lo aiutano a riflettere, a recuperare il ritmo di pensieri ordinati.
Non oggi.
Ritrova la vecchia panchina dove fin da piccolo si rifugiava nei momenti difficili, dove aveva pianto per la morte dei suoi, dove aveva ragionato giorno dopo giorno sulla vita che non aveva il coraggio di affrontare, odiandosi per le sue debolezze, per le decisioni che non era stato capace di prendere. Per essersi lasciato vivere da un altro Marcello.
Quasi non si accorge dell’uomo che sta attraversando il prato: alto, pallido, interamente vestito di nero. Il lungo soprabito scuro lo fa sembrare ancora più alto e più pallido. I capelli, neri anch’essi, sono raccolti in una lunga coda. Dentro gli occhi neri solo il vuoto.
L’uomo nero delle sue paure di bambino.
Marcello si alza, furibondo. Non è mai stato furibondo in vita sua. Non glielo avevano permesso.
«Bastardo! Non mi avevi detto che saremmo arrivati a questo punto!» è tutto quello che riesce a dirgli, prima di ripiombare sulla panchina, nascondendo il viso tra le mani.
«Ma cosa pretendevi? Per 500.000 euro qualcosa di tuo dovevi pure darlo. Non ti pare?»
«Ti ho dato un anno della mia vita, ricordatelo. Un anno della mia vita.»
«Hai giocato per un anno, Marcello, hai giocato per un anno. Senza pagare un soldo di iscrizione, ti sei divertito, hai avuto quello che ti aspettavi, ma non hai dato nulla in cambio. Altri hanno rischiato per te. Ma il gioco non ti appartiene. Ricordatelo quando parli con me.»
L’uomo non ha bisogno di alzare la voce, per intimidire: non fa paura. È la paura.
«Ma cosa credevi, che ci fosse davvero gente lì apposta per te, per soddisfare il tuo bisogno di avventura, per realizzare i tuoi sogni da ragazzino lagnoso, pagandoti pure… così! Per il tuo bel visino? Allora sei più stupido di quello che avevamo pensato!»
«Bel tipo di stupido davvero, dottor Madureri, che però ti ha fatto comodo! Tutti quei soldi che spariscono dall’azienda, la contabilità parallela. Un anno senza un giorno di ferie, se no salta tutto! Un anno…»
«Oh, poverino! Ma guardati, non riesci neanche a far pena!»
L’uomo afferra Marcello per la felpa e lo sbatte contro un albero, una mano guantata preme sulla gola del giovane.
«Un anno di adrenalina, di situazioni da film di spionaggio, viaggi, imprevisti che ti hanno riempito la vita scialba e banale che non avevi il coraggio di buttarti alle spalle. Ecco cosa hai avuto! Un anno di vita per farti sentire vivo. Un anno da protagonista. E soldi che non sei neanche stato capace di spendere, per paura.»
L’uomo allenta la presa, Marcello si lascia cadere ai piedi dell’albero: quelle parole lo hanno colpito peggio di una pugnalata. E improvvisamente tutto quello che non aveva voluto vedere gli appare chiaro.
Come aveva fatto lui, così inquadrato e pragmatico, a credere in quel gioco di ruolo?
Come avevano fatto a capire tutto di lui fino al punto da non lasciargli altra scelta che accettare quel gioco che solo adesso gli appare assurdo.
Un anno della sua vita monotona e piatta in cambio di situazioni che improvvisamente lo catapultano in giochi di alta finanza, in viaggi misteriosi, plichi da consegnare con mille precauzioni, di contatti con persone strane e inquietanti. Senza poterlo raccontare a nessuno: la solita routine per una doppia vita che solo adesso gli appare improbabile. Intrighi per il suo thriller personale.
«E la doppia contabilità? Tutti quei soldi che dovevo far sparire senza che nessuno se ne accorgesse? Ho passato le notti in bianco per coprire il tutto, per preparare i file da caricare sul sistema se ci fossero stati controlli.»
«Oh, i soldi sono dove devono essere! Lontano da qui e a mia disposizione.»
«Non è possibile! Non è così…»
Non riusciva a credere a quella che ormai era solo una farsa tragica, anche patetica se non fosse per la morte della ragazza.
«E quella ragazza? Che colpa ne aveva? Doveva solo far finta di essere mia moglie, per qualche mese, giusto per…»
«Dillo, forza, dillo. No, non ne hai il coraggio. Giusto per far credere a tutti che anche Marcello Gorini è capace di trovarsi uno straccio di donna! Una gran bella donna per giunta. Una puttana e niente più. Forse è ora che apri gli occhi, Marcello.»
Già, aprire gli occhi e scoprire che Irina, la bella ragazza conosciuta in Romania era anche lei una pedina, e da poco, visto la fine che le avevano fatto fare. Una pedina che per qualche mese lo aveva controllato, plagiato ogni giorno di più. Una pedina che non serviva più: il suo dovere lo aveva fatto.
Esperta in informatica, negli ultimi giorni, mentre Marcello come ogni trimestre preparava i dati fasulli per i controlli, Irina aveva rielaborato tutti i dati, creato il caos più completo, cancellato parte del bilancio, distrutto archivi che ci sarebbero voluti mesi a ricostruire. Quella sera, appena Marcello si era scollegato dal sistema, li aveva scaricati dal computer di casa Gorini. Madureri era lì con lei: la promessa di una nuova vita finita con una risata di scherno e una coltellata.
Il giorno dopo in azienda sarebbe successo il finimondo e Marcello sarebbe stato responsabile di tutto. Anche di quell’omicidio che domani non sarebbe stato più assurdo. La solita truffa col morto di contorno: la notizia di un giorno, massimo due con il vero colpevole in giro per il pianeta.
Madureri, anzi un suo sosia, un’altra pedina, semmai avessero creduto a Marcello, sarebbe stato ricercato e magari avvistato, nei mesi successivi, in varie parti del mondo. Forse sarebbe anche stato arrestato, con solo una gran perdita di tempo, proprio quello di cui il vero Madureri aveva bisogno per sistemarsi per bene e definitivamente in Russia.
Amici potenti, i soldi. I soldi chiamano soldi.
Un gioco di ruolo complicato, sempre più complicato, nato per scherzo tra un gruppo di amici ricchi e annoiati che volevano divertirsi un po’ alle spalle di uno sprovveduto come Marcello. Un gioco diventato tremendamente serio quando si erano accorti che Marcello era un genio con la finanza creativa, che poteva sistemarli bene per il resto della vita. Un gioco mortale per Irina. E adesso, in una splendida giornata estiva, anche per Madureri, che non capisce quel dolore improvviso al fianco, quel liquido caldo che sente scivolare sulle gambe. I suoni si fanno ovattati, i colori si attenuano. Ma la voce di Marcello è un sussurro che urla nelle sue orecchie.
«E per te il momento di chiuderli, gli occhi. Per sempre. Tanti saluti da Praga.»
Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra.

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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Giro giro tondo, casca il mondo Empty Re: Giro giro tondo, casca il mondo

Messaggio Da Ospite Sab Ago 14, 2021 9:08 pm

Mi è piaciuta la trama di questo giallo - scritto bene - e soprattutto l'articolazione. Brava, Susanna.
Credo che truffe così, anche con esiti omicidi, siano abbastanza reali.

Ospite
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Giro giro tondo, casca il mondo Empty Re: Giro giro tondo, casca il mondo

Messaggio Da Susanna Sab Ago 14, 2021 10:50 pm

FraFree ha scritto:
Mi è piaciuta la trama di questo giallo - scritto bene - e soprattutto l'articolazione. Brava, Susanna.  
Credo che truffe così, anche con esiti omicidi, siano abbastanza reali.
Grazie FraFree per la lettura. Uno dei diversi racconti che avevo inviato, non c'era limite di invii, e mi ero divertita molto. Ero agli inizi della mia avventura nello scrivere, l'ho ripreso, sistemato un po', ma non molto. Vedrò di rivitalizzarne un paio d'altri, magari anche quelli più da ridere!

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