Alexis di Marguerite Yourcenar
Certe letture lasciano indifferenti, ci sono libri dei quali rimane un vago ricordo e ci sono libri che lasciano il segno.
Un libro da leggere e rileggere, che mi torna in mente ogni volta che sento parlare di omosessualità, è Alexis. La prima lettura – parlo di oltre trent’anni fa – mi ha talmente toccato da spingermi a leggere altre opere dell’ autrice, quali Memorie di Adriano e Come l’acqua che scorre.
La forma epistolare, congeniale all’Autrice, presenta aspetti innovativi rispetto al genere, quale è andato connotandosi nella seconda metà del Settecento in opere come Giulia o la nuova Eloisa, I dolori del giovane Werther, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, perché Alexis è una lettera.
Una sola lunghissima lettera, un monologo autobiografico in forma epistolare. Ed è metaracconto in quanto esemplificazione di quella particolare missiva che è il testo letterario. È vero che Alexis si rivolge a Monique, ma il messaggio accorato e potente che non si può andare contro la propria natura è rivolto a tutti.
Riporto di seguito parte di una bella recensione, trovata in internet, che più delle mie parole può suscitare interesse alla lettura.
“Alexis, volendo uscire dall’ipocrisia della vita che si è costruito, decide di abbandonare la moglie. Al momento di dirle addio, le scrive una lunga lettera (che costituisce poi l’intero racconto) in cui spiega le ragioni del suo distacco e al contempo chiamandola a testimone della lotta vana che ha condotto contro la propria omosessualità. Il protagonista del romanzo non sembra una personalità vincente. Poterebbe leggersi nel suo agire una rappresentazione della psicologia di un vinto dal mondo borghese che lo circonda. Ma nel momento in cui egli riconosce sé stesso, dopo una profonda ricerca interiore, che si dipana sotto gli occhi del lettore, risulta al contrario un vincente, perché rinuncia alla menzogna, accetta una verità per gli altri scomoda e si dirige verso la sua vita. Come dichiara a Monique (la moglie),egli è conscio che bisogna sapere «se un’anima inquieta non sia meglio di una addormentata». Alexis abbraccia l’inquietudine della sua diversità per vivere, rinuncia a un “dormire” che suona quasi come un “morire”. E in fondo, già nel titolo, Marguerite Yourcenar ci ricorda quanto sia vana una lotta contro la propria natura.”
Certe letture lasciano indifferenti, ci sono libri dei quali rimane un vago ricordo e ci sono libri che lasciano il segno.
Un libro da leggere e rileggere, che mi torna in mente ogni volta che sento parlare di omosessualità, è Alexis. La prima lettura – parlo di oltre trent’anni fa – mi ha talmente toccato da spingermi a leggere altre opere dell’ autrice, quali Memorie di Adriano e Come l’acqua che scorre.
La forma epistolare, congeniale all’Autrice, presenta aspetti innovativi rispetto al genere, quale è andato connotandosi nella seconda metà del Settecento in opere come Giulia o la nuova Eloisa, I dolori del giovane Werther, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, perché Alexis è una lettera.
Una sola lunghissima lettera, un monologo autobiografico in forma epistolare. Ed è metaracconto in quanto esemplificazione di quella particolare missiva che è il testo letterario. È vero che Alexis si rivolge a Monique, ma il messaggio accorato e potente che non si può andare contro la propria natura è rivolto a tutti.
Riporto di seguito parte di una bella recensione, trovata in internet, che più delle mie parole può suscitare interesse alla lettura.
“Alexis, volendo uscire dall’ipocrisia della vita che si è costruito, decide di abbandonare la moglie. Al momento di dirle addio, le scrive una lunga lettera (che costituisce poi l’intero racconto) in cui spiega le ragioni del suo distacco e al contempo chiamandola a testimone della lotta vana che ha condotto contro la propria omosessualità. Il protagonista del romanzo non sembra una personalità vincente. Poterebbe leggersi nel suo agire una rappresentazione della psicologia di un vinto dal mondo borghese che lo circonda. Ma nel momento in cui egli riconosce sé stesso, dopo una profonda ricerca interiore, che si dipana sotto gli occhi del lettore, risulta al contrario un vincente, perché rinuncia alla menzogna, accetta una verità per gli altri scomoda e si dirige verso la sua vita. Come dichiara a Monique (la moglie),egli è conscio che bisogna sapere «se un’anima inquieta non sia meglio di una addormentata». Alexis abbraccia l’inquietudine della sua diversità per vivere, rinuncia a un “dormire” che suona quasi come un “morire”. E in fondo, già nel titolo, Marguerite Yourcenar ci ricorda quanto sia vana una lotta contro la propria natura.”