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Sorgeva il sole

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Messaggio Da Arunachala Sab Gen 09, 2021 5:47 pm

Sorgeva il sole -
illuminava l’uomo.
Freddo tramonto.




«Nicola, te la ricordi questa?»
Armeggio un attimo col computer, poi parte la musica. Nicola, appoggiato allo stipite del caminetto, un calice di rosso in mano, alza il viso e sorride. Appena arriva la voce, la accompagna:
Salve ragazzo che passi il giorno,
alla finestra della tua stanza.

«Non si scordano certe cose, Fausto. Però non la sentivo da almeno vent’anni. Lolli…»
Chiude gli occhi.
So cosa gli sta passando in testa, ogni tanto lo rivivo pure io. Mi piace farmi del male da solo.
«Chissà che fine hanno fatto gli altri» dico.
«Già… Manuela, Sergio, Nino… più visti né sentiti.»

questa canzone scritta di niente,
sceglierà te tra tutta la gente,
per l'ultimo brindisi l'ultimo addio,
l'ultima cara bestemmia "per dio!"


«Ne abbiamo tirate di bestemmie, anche noi.»
Provo a riprendere il dialogo. Credevo si lasciasse andare, invece pare totalmente preso dalla canzone.
«Voi sì» dice poi, «ma non vi sono servite a molto. Io sono sempre stato un credente, ma temo che allora anche Dio ci abbia preso in giro. O forse ci ha fermati.»
«No, non mi pare. Si è solo lasciato insultare, niente più. Direi che è stato totalmente passivo, per questo sono ancora convinto che non esista.»
Mi guarda, attento. Gli ho risvegliato qualcosa.

Questa canzone scritta di rosso,
sarà con te a saltare quel fosso,
sarà con te insieme a te canterà,
il primo giorno di libertà.


«Dannazione, Fausto, ma come abbiamo fatto? Eravamo tanti, così belli, veri… ci credevamo davvero, come abbiamo fatto a perdere? Dov’è la bottiglia? Dammela.»
Gliela passo. Si riempie il bicchiere, guarda le fiamme nel camino. Non so se è sincero, poco fa ringraziava il cielo di averci fermati…
«Ci siamo fottuti da soli, Nicola, proprio perché eravamo puri. Ci hanno manipolati fino a renderci innocui, a volte addirittura inutili, miseri.»
«No, non è vero.»
«Sì, amico mio, è così. E chi ha provato a resistere è stato fatto fuori, in un modo o nell’altro. Non ce ne siamo accorti in tempo, abbiamo avuto fede. Troppa.»
Il suo sguardo mi trafigge: «Tu proprio non riesci a lasciarlo in pace, Dio, vero?»
La bottiglia è vuota, ne prendo un’altra.
«Dio? Non so chi sia» dico mentre giro il cavatappi, «parlavo di fede negli uomini. Fiducia.»
Annuso. È profumatissimo.
«Assaggia questo, è un Merlot barricato.»
Le barricate, le fughe, i girotondi in piazza. Gli scontri con la polizia, le sprangate. Le botte.
«Ha il colore del sangue» dice dopo averlo rimirato nel calice.

questa canzone scritta di rabbia,
ognuno di voi per sua voglio che l'abbia,
per me sarà stringervi tra le mie braccia
e uno ad uno sputarvi in faccia.


«Ma il sapore è diverso. Questo sa di legno, il sangue sa di ferro, Nicola. Me lo ricordo bene.»
Sorseggio anch’io, mentre l’ex compagno mi guarda di sottecchi.
«Ahhhhh, che buono… No, il sangue è un’altra cosa, Nicola. Quando quei dannati celerini mi hanno massacrato ne ho ingoiato parecchio. E ho perso un paio di denti, pure. Chissà chi è stato quel bastardo che li ha avvisati del nostro rifugio.»
È un po’ sorpreso della piega che la discussione sta prendendo.
«Stavamo andando oltre» dice, «è stato meglio così.» Vuota il bicchiere in un sorso, prende la bottiglia e versa di nuovo. Trema.
Lo osservo in silenzio. Distoglie lo sguardo verso la fiamma del camino, si nasconde.
«Sei stato tu, vero?»
Non risponde.
«Nicola, guarda che ormai è tutto finito, puoi anche dirlo, liberarti di quel peso.»
Alza la testa, ha gli occhi lucidi.
«Non volevo, Fausto, non volevo… ma ciò che avevate in mente era troppo, per me.»
«Te ne potevi andare, nessuno ti avrebbe fermato.»
«Non è vero!» alza la voce. «Lo avreste fatto, lo sai bene.»
«Cazzo, Nicola, mica eravamo le Brigate Rosse, volevamo solo un’Italia migliore, più a nostra misura. Non abbiamo mai fatto attentati.»
«Certo… e le auto bruciate? Le vetrine sfasciate? Cos’erano quelli?»
Mi sto spazientendo. «Era il nostro far vedere che c’eravamo, perché le parole non le ascoltavano. E quando lo hanno fatto è stato per corromperci. Bravi loro, coglioni noi.»

La tua canzone, il tuo testamento,
come una foglia goduta dal vento,
e dei tuoi amori, di quel che sei stato,
resterà solo quel muro imbiancato.


Non sa più che dire. Lo zittivo sempre, anche allora, e non è cambiato niente. Ho solo la certezza che il traditore è lui, come pensavo.
«Eravamo tutti foglie dello stesso albero, Nicola, ognuna attaccata al proprio ramo. Alcune sono cadute, strappate dal vento e portate chissà dove, altre hanno provato a resistere. Io sono ancora una foglia e non voglio che mi goda il vento, come dice Lolli, voglio essere io a godermelo, finalmente. Sono stanco di stare attaccato al ramo, è tempo che voli via.»
«Cosa vuoi dire?»
È preoccupato, giustamente. Ha appena confessato e io gli dico che sono stanco, chissà cosa si aspetta. Vedrò di non deluderlo.
«Poco fa ti ho chiesto dei nostri compagni, in realtà so bene che fine hanno fatto: Manuela è morta due anni fa, ma non era più viva da tanto tempo. Sergio è in Sudamerica, Nino è tornato in Sicilia, in un centro sociale. Daniele, Laura, Stefania, la tua Stefania, quella che amavi tanto, almeno a parole, sono volati, foglie nel vento. Tanti altri hanno fatto la stessa fine, siamo rimasti in pochi. Qui a Brescia solo io. E ora anche tu.»
«Sono di passaggio, per lavoro. E la amavo davvero, Stefania.»
«Anche lei. Tu non volevi che si facesse e se fossi rimasto forse ti avrebbe ascoltato.»

Riempio di nuovo i bicchieri, poi riprendo: «Sei stato un vigliacco, Nicola, e lo sei ancora. Ti ho perso di vista subito, ma quando ho saputo che tenevi una conferenza sull’economia globale qui in città, ho voluto questo incontro proprio per chiarirci una volta per tutte.»
«Questo è il mio lavoro» ribatte.
«E chi te lo nega? Del resto cosa ci si poteva aspettare da uno come te? Speculazione…»
«Devo andare, Fausto, basta così.»
«Aspetta» gli porgo il calice, «facciamo l’ultimo brindisi, l’ultimo addio. Poi vai dove ti pare, anche all’inferno, se è il caso.»
Mi guarda con sospetto.
Rido. «No, non è avvelenato, non preoccuparti. Non sono sottile come te, preferisco i metodi diretti.»

Lo guardo. «Non capisci cosa intendo, vero?»
Scuote la testa, ma prende il bicchiere.
«Ti ho detto che sono stanco, voglio godermi il vento, quindi ho deciso di chiudere la carriera con un colpo di coda. Sono laureato in scienze politiche, ma ho dovuto inventarmi di tutto per lavorare, solo perché non mi sono piegato. Mi sono fermato con questa cooperativa di raccolta rifiuti, mi ci trovo bene, ma ora basta. Nell’ultima settimana ho minato una decina di cassonetti e li farò esplodere a mezzora di distanza l’uno dall’altro a partire dalla mezzanotte. Sono tutti nelle vicinanze di sedi di banca. Manca poco, prova a scoprirli.»
Alzo il calice. «Salute, Nicola.»
«Tu sei pazzo!» Depone il bicchiere, prende il cellulare e compone un numero. Di sicuro chiama la polizia.
Rido forte, ora.
«Bravo, chiama i pulotti, bravo. Ma vai a cagare, cretino, mi credi davvero capace di un gesto simile? Sotto di noi c’è una filiale bancaria e nel cortile interno ci sono due cassonetti, credi che mi faccia saltare? Volevo solo vedere la tua reazione.»
Il suo viso si distende, si mette una mano in testa e poi lancia una risata isterica appena si sentono le sirene delle volanti che arrivano.
Lo guardo negli occhi.
Alzo il calice, sorseggio.
L’ultima cosa che sento è il boato.

E la tua canzone scritta sul muro,
cancellerà ne sono sicuro
e basterà appena una mano,
perché il suo suono si spenga piano.
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Messaggio Da Solenebbia Sab Gen 09, 2021 6:24 pm

In quegli anni avevamo tanto da dire, tanto da fare. Volevamo cambiare il mondo, ma alla fine il mondo mi ha cambiato, mi ha modellato a sua immagine. Se c'è un Dio, mi faccio ancora questa domanda nonostante l'età. Quelle generazioni hanno un passato, da raccontare da ricordare. Quelle generazioni avevano carattere, lo facevano per convinzione. Quanto ci sarebbe da raccontare. Questo brano non è che un frammento. Ci sono dei passaggi che sono pazzeschi: "Ma il sapore è diverso. Questo sa di legno, il sangue sa di ferro, Nicola. Me lo ricordo bene". Io sono stata fortunata il sapore del ferro l'ha sputato il mio compagno di allora. Terribile. "Eravamo tutti foglie dello stesso albero" anche questa frase, divina. Certo oggi solo alcune di quelle foglie possono raccontare altre sono sotto un metro di terra oppure invalidi per le botte. La chiudo qui. Racconto splendido spaccato di vita, qualora non lo fosse, sei stato bravissimo a immedesimarti in quella generazione sovversiva dagli occhi ribelli pieni di rabbia.
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Messaggio Da Arunachala Sab Gen 09, 2021 6:36 pm

Solenebbia ha scritto:In quegli anni avevamo tanto da dire, tanto da fare. Volevamo cambiare il mondo, ma alla fine il mondo mi ha cambiato, mi ha modellato a sua immagine. Se c'è un Dio, mi faccio ancora questa domanda nonostante l'età. Quelle generazioni hanno un passato, da raccontare da ricordare. Quelle generazioni avevano carattere, lo facevano per convinzione. Quanto ci sarebbe da raccontare. Questo brano non è che un frammento. Ci sono dei passaggi che sono pazzeschi: "Ma il sapore è diverso. Questo sa di legno, il sangue sa di ferro, Nicola. Me lo ricordo bene". Io sono stata fortunata il sapore del ferro l'ha sputato il mio compagno di allora. Terribile. "Eravamo tutti foglie dello stesso albero" anche questa frase, divina. Certo oggi solo alcune di quelle foglie possono raccontare altre sono sotto un metro di terra oppure invalidi per le botte. La chiudo qui. Racconto splendido spaccato di vita, qualora non lo fosse, sei stato bravissimo a immedesimarti in quella generazione sovversiva dagli occhi ribelli pieni di rabbia.
ti ringrazio per le belle parole, isabella, e posso solo confermare quanto dici.
era, anzi è stato, un periodo ricco di fermenti e idee, carico di splendide intenzioni, purtroppo sfumate per motivi che preferisco non discutere qui.
ci sono passato di striscio, senza esserne colpito in pieno, ma a volte vorrei poter riprovare quelle emozioni, cariche di rabbia e di gioia nel contempo, cosa che non avverrà mai più se non tra cento anni
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Messaggio Da Petunia Mar Gen 12, 2021 10:47 pm

Ciao Aruna.

Un bel racconto,  di quelli schietti che non hanno bisogno di artifici perché il contenuto è sincero. Una gioventù che aveva degli ideali per cui lottare, che pensava di poter concretamente riuscire a cambiare le cose. Poi la verità. Cosa resta oggi di quelle lotte? Sembra tutto perduto, sacrificato sull’altare di un progresso e di un benessere che ha appiattito e levigato le asperità giovanili. Ma non si deve correre il rischio di generalizzare. Il tuo Fausto rimane schietto, dritto fino in fondo. Finale sorprendente.
Bellissimo l’haiku che hai inserito all’inizio. Dopo aver letto il racconto se ne percepisce appieno la forza evocativa. 
Pensavo che avresti pubblicato un fanta... e mi hai fregata. Piaciutissimo.
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Messaggio Da Arunachala Mer Gen 13, 2021 7:44 am

ciao, petunia e grazie per il commento.
questo racconto ha vinto il concorso intitolato "Parti da un haiku e racconta", svariati anni fa.
di quelle lotte, come dici, non rimane praticamente nulla se non qualche reduce e qualche residuo.
tutto bruciato sull'altare del progresso, dimenticando ideali e sogni.

un fanta l'avevo messo, in effetti, poi l'ho tolto, visto che non veniva neppure letto (5 letture in 6 giorni).
vedremo

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Messaggio Da Ospite Mer Gen 13, 2021 8:16 am

C'è la prendevamo con quei poveri disgraziati dei celerini, sbagliavamo obiettivo. E raccontavano a voce alta le imprese di quelle piccole rivoluzioni in piazza. Intanto chi contava continuava a far da padrone.
I ricordi alcolici somigliano all:autodistruzione di quei tempi. Io non ho grande nostalgia di quelle lotte.
Delle mie camicie a fiori, sì. 
Quando si ascoltavano canzoni pacate. 
Pace, amore, libertà.

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Messaggio Da Arunachala Mer Gen 13, 2021 8:20 am

neppure io ho grande nostalgia delle lotte, tom, però oggi manca la fioritura, manca il desiderio sentito di cambiare qualcosa.
non c'è fermento, e non intendo solo rivoluzionario, ma culturale in genere.
oggi c'è il ritorno verso il buio, e questo mi sconvolge.

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Messaggio Da Danilo Nucci Mer Gen 13, 2021 2:50 pm

Tempi andati, pieni di tensione e di contraddizioni, in alcuni casi molti eccessi, ma almeno ci si schierava nettamente da una parte o dall'altra, sempre con impegno, partecipazione e convinzione. Sarà che (purtroppo, data l'età) ho vissuto quei tempi, ma leggendoti mi sono ritrovato completamente immerso in quella realtà dimenticata.
Racconto scritto molto bene, del tutto naturale e spontaneo, come soltanto quando si parla di vita vissuta si riesce a fare pienamente.
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Messaggio Da Byron.RN Mer Gen 13, 2021 3:47 pm

Ciao Fausto,

bel pezzo davvero. Le storie di quel periodo mi piacciono e mi acchiappano sempre un sacco.
Ci sono due periodi storici di cui io ho nostalgia, uno che ho vissuto e l'altro no.
Sono nato nel '74 e gli anni più belli sono quelli dell'infanzia e dell'adolescenza coincidenti con gli anni 80. Ricordo quel periodo come il più bello, spensierato, quello più sereno, quello dove tutto era possibile, dove la musica e i film erano i più belli e via dicendo. Molti dicono che è da lì, da quegli anni che parta il vuoto che c'è adesso, ma penso che siano parole ingenerose, il tempo e la voglia di cambiare ci sarebbero pure stati, ma forse la verità è che quelli erano i miei anni e io sono portato a difenderli in qualunque modo.
E poi c'è quel periodo che va dalla fine degli anni 60 a metà dei 70, pieno di cambiamenti, passioni e voglia di partecipazione che non ho potuto gustarmi. Ogni tanto parlo con mio zio che in quegli anni faceva l'università a Bologna e mi parla di un'atmosfera particolare, elettrica, dove in un attimo poteva capitare di tutto. Magari non tutto era giusto, ma invidio quella voglia di darsi da fare, di credere in qualcosa, mentre oggi tutto si traduce in un declino passivo, dove si è disposti ad accettare ogni cosa e regna solo il pensiero acritico di fazione, che si deve contrapporre a quello dell'altra parte. Se dovessero inventare la macchina del tempo saprei dove andare.
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Messaggio Da Arunachala Mer Gen 13, 2021 4:00 pm

Byron.RN ha scritto:Ciao Fausto,

bel pezzo davvero. Le storie di quel periodo mi piacciono e mi acchiappano sempre un sacco.
Ci sono due periodi storici di cui io ho nostalgia, uno che ho vissuto e l'altro no.
Sono nato nel '74 e gli anni più belli sono quelli dell'infanzia e dell'adolescenza coincidenti con gli anni 80. Ricordo quel periodo come il più bello, spensierato, quello più sereno, quello dove tutto era possibile, dove la musica e i film erano i più belli e via dicendo. Molti dicono che è da lì, da quegli anni che parta il vuoto che c'è adesso, ma penso che siano parole ingenerose, il tempo e la voglia di cambiare ci sarebbero pure stati, ma forse la verità è che quelli erano i miei anni e io sono portato a difenderli in qualunque modo.
E poi c'è quel periodo che va dalla fine degli anni 60 a metà dei 70, pieno di cambiamenti, passioni e voglia di partecipazione che non ho potuto gustarmi. Ogni tanto parlo con mio zio che in quegli anni faceva l'università a Bologna e mi parla di un'atmosfera particolare, elettrica, dove in un attimo poteva capitare di tutto. Magari non tutto era giusto, ma invidio quella voglia di darsi da fare, di credere in qualcosa, mentre oggi tutto si traduce in un declino passivo, dove si è disposti ad accettare ogni cosa e regna solo il pensiero acritico di fazione, che si deve contrapporre a quello dell'altra parte. Se dovessero inventare la macchina del tempo saprei dove andare.
a mio personale parere, ossia di uno che c'è passato e qualcosa ha pure provato a fare, il buco è iniziato negli ani 80 con l'arrivo di Craxi, massacratore del debito pubblico italiano. da lì è partita la caduta che ancora prosegue.
negli anni 70, io sono del 57, c'era una specie di rabbia che percorreva ognuno di noi e, sapendola incanalare, riusciva a formare forze creative letterarie, culturali e sociali.
cose perdute, disintegrate appunto dagli anni 80 e ora considerate quasi oscene da oltre metà degli italiani,  la maggior parte dei quali nemmeno sa di cosa parla quando li commenta.
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Messaggio Da Arunachala Mer Gen 13, 2021 4:02 pm

Danilo Nucci ha scritto:Tempi andati, pieni di tensione e di contraddizioni, in alcuni casi molti eccessi, ma almeno ci si schierava nettamente da una parte o dall'altra, sempre con impegno, partecipazione e convinzione. Sarà che (purtroppo, data l'età) ho vissuto quei tempi, ma leggendoti mi sono ritrovato completamente immerso in quella realtà dimenticata.
Racconto scritto molto bene, del tutto naturale e spontaneo, come soltanto quando si parla di vita vissuta si riesce a fare pienamente.
magari ti ho fatto rivivere qualche episodio, Danilo.
spero positivo, ovviamente.
una cosa è vera, ossia che ci si schierava nettamente da una parte o dall'altra e tutto era più chiaro.
oggi c'è il caos politico e la confusione mentale che regna.
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