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Agnès alla laguna

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Messaggio Da Resdei Gio Feb 25, 2021 9:08 am

La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l'amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l'anima respira e grazie alla quale vive.
Come adesso che sto seduta sulla riva, la sabbia scivola dalle mie dita leggera, i piedi nudi dentro l’acqua della laguna. Sono immersa nel chiarore, il buio della notte si va spegnendo e assisto, inerme, alla nascita di questo nuovo giorno.
È l’ora della quiete e della solitudine, l’ora perfetta, l’ora più bella, quella che più amo. Si dileguano le paure, anche le ultime ombre scompaiono e tutto diventa più chiaro e comprensibile.
Sono come in una stanza con le persiane schiuse, lascio che l’aria fresca del mattino entri nella bocca, dentro le narici, mi accarezzi le spalle scoperte. E respiro, finalmente respiro a pieni polmoni.
Sulla baia non c’è più nessuno. Si sono allontanati, chi da solo, quasi tutti in compagnia. Io non ho sonno, un bicchiere vuoto in mano, il fondo rosso per le poche gocce rimaste di una bevanda alcolica e di una nottata conclusa come tutte le altre.
I tavoli sono vuoti, le sedie sparpagliate, le luci spente. La lunga fila di eucalipti agita le foglie, come capelli sciolti da un vento noioso e insistente.
Anche la musica ha cessato di esistere e le ultime note, trascinandosi, hanno lasciato spazio al silenzio. Anche tu sei andato via, stanco per il lavoro o forse per non affrontare l’ennesimo rifiuto da parte mia.
Allora ho pensato di scriverti, di lasciarti una lettera, perché possano raggiungerti gli ultimi pensieri e tu possa comprendere quello che non ho avuto il coraggio di dire. Ti ho mai raccontato dei tramonti di Marsiglia?
Ero giovanissima, molto bella, così dicevano, un viaggio lungo, oltre l’oceano, mi aveva portata davanti a una finestra spalancata sul mondo.                  
François aveva molti più anni di me, ero innamorata e lui mi aveva riempito la testa di sogni e di facili conquiste. L’avevo conosciuto all’isola dei Cervi, lui e i suoi amici, belli e facoltosi, in vacanza a Mauritius.
“Vieni con me, Agnès, ti farò fare la modella. Sei splendida, hai un’eleganza innata, ti basterà poco, vedrai. E poi, con quel sorriso, chi vuoi che ti resista?”
Ho lasciato l’isola e insieme siamo arrivati a Parigi.
L’ambiente della moda mi ha accolta a braccia aperte, è diventata la mia nuova casa, ho conosciuto tanta gente e posti diversi. Ma François, come spesso faceva, si era annoiato anche di me, lasciandomi sola e in balia di me stessa.
Ogni giorno succedono tante piccole cose e poi ne succedono altre che ti cambiano la vita per sempre. Una sera su una spiaggia, vicino Marsiglia, ho ucciso un uomo.
Mi aveva invitata al tramonto a bere qualcosa, per guardare il mare e la luna che si specchiava, per spegnere la nostalgia della mia terra e della mia gente, così diceva.
All’improvviso aveva cambiato voce. Lo sguardo era diventato stretto, una fessura profonda e cieca per un desiderio feroce. Si era avvicinato, troppo, fino a immobilizzarmi per farmi violenza.
Mi sono dibattuta, contorcendo il corpo. La sua mano enorme aveva soffocato la mia bocca, trattenuto l’urlo e le inutili preghiere. Schiacciata tra la sabbia e quella forza inaudita, da sotto la schiena ho tirato fuori un sasso.
L’ho colpito, prima sul volto, una due più volte poi, quando la presa era stata più leggera e avrei potuto fermarmi, ho continuato forte e più forte a battere sulla tempia, con quanta forza avevo.
Il sangue scendeva, mentre stavo ancora distesa sotto di lui, mi rigava il viso, mischiandosi al calore delle mie lacrime.
Sono sgusciata via, togliendomi quel peso morto da dosso e, come una tartaruga appena nata, sono scappata verso il mare, con il cuore impazzito per la paura di essere, ancora, facile preda.
Nessuno mi aveva inseguita.
Ho strofinato con vigore le mani, la faccia, il vestito, l’acqua era diventata rossa, l’avevo macchiata del mio stesso crimine. Pregavo perché non mi tradisse, che lavasse e purificasse la mia anima e la rendesse candida come una veste bianca.
E il mare non mi aveva abbandonata, aveva atteso con me, sussurrandomi, come da dentro una conchiglia: “Non è stato tuo lo sbaglio, tu non hai nessuna colpa.”
Mi hanno trovata all’alba, nuda sulla spiaggia, rannicchiata con le braccia intorno alle gambe e il corpo di quell’uomo poco distante.
L’hanno chiamata legittima difesa. Ero giovane, ingenua, inesperta e avevo subìto un tentativo di violenza carnale.
François aveva pagato il miglior avvocato di Marsiglia. Me lo doveva, diceva, forse per l’inutile senso di colpa che si trascinava per avermi portato via dalla mia vecchia vita.
Ma dopo, la mia esistenza non è stata più la stessa. 
Sono tornata a casa, alla laguna, sono tornata nel paradiso perduto e mai dimenticato.  
E poi ho incontrato te, Louis, il mio ballerino pittore. Tu sei stato gentile con me, mi hai insegnato a ballare, compagno perfetto di tante serate, la coppia più bella ci chiamano, perché è così. Tu mi sfiori, mi stringi e mi avvicini al tuo petto nudo, per sentire il contatto della mia pelle. Ma io che cosa sento? Quando ballo con te vedo gli occhi della gente fermi sul mio ventre, sulle anche che ondeggiano, sulle gambe che inseguono i tuoi passi, incrociando le tue e non ho paura. Il tuo corpo mi fa da scudo, la musica è la mia bolla dove tutto svanisce, anche il dolore. Con i bordi della gonna tra le dita apro e chiudo le braccia come fossero ali, vicino a te mi sento leggera, una farfalla. Sono viva altrove e per un tempo finito, libera dal mio tormento.
Ma io non riesco ad amarti, tanto da dimenticare il male che ho fatto. La tua dolcezza è disarmante, ma ho una corazza che può trascinarmi solo verso il fondo.
La vita non è fatta di grandi cose, Louis, ma tu studia e lavora, ce la farai ad andare in America, o in qualsiasi altro posto, a cercare fortuna. Qualcuno vedrà i tuoi quadri e li troverà perfetti e unici, perché hanno i colori dei sogni che ciascuno porta dentro, anche quelli di un’esistenza in bianco e nero. E poi cerca una donna da amare con tutto il cuore, accarezzale gli occhi mentre dipingi il suo viso.  Tutto l’amore che hai può solo espandersi e crescere ancora. Ne sono certa.
Con te ho vissuto l’incanto, ho conosciuto l’oblio, anche se per poco. Con te riesco a dimenticare quello che ho fatto. Ma poi il tormento mi riprende, quando sto sola, sempre più spesso ormai in ogni momento è dentro di me. Tutti i giorni, anche adesso.
In questo breve tratto che mi separa dalla morte, posso dire che non ti dimenticherò mai.
Agnès
 
 
L’ultimo messaggio era stato per me, l’avevo trovato tra le pieghe della sua veste con i fiori azzurri. Sulla spiaggia bianca, di quella mattina d’estate, era stata l’unica macchia di colore mentre il sole sorgeva.
Mi sembrò di vederla, Agnès, come in un film proiettato sopra uno schermo bianco, steso all’orizzonte. Si era alzata dalla riva, con calma e con dolcezza aveva fatto scivolare il vestito.
Era entrata in acqua, nuda, esile figura, aveva camminato, senza fretta, in un silenzio surreale, fin dove sapeva sarebbero arrivate le correnti.
Il mare, dai riflessi turchesi, nell’ora che lo dipinge di arancio fuoco, si preparava a ricevere il corpo perfetto di una donna.
Aveva abbracciato le gambe, i fianchi arrotondati, le mani morbide, le braccia sottili, il collo e infine la testa di riccioli bruni, coprendola con un bacio di morbida seta. E il viso, gli occhi neri dal taglio allungato, le lunghe ciglia e le labbra serrate. Non sorrideva, Agnès, non sorrideva più.
Non ce l’aveva fatta a vivere con la sua colpa, perché un’anima pura prende sopra di sé l’orrore della vittima e del carnefice.
La nuova stagione cambiò i colori ai miei quadri, la tristezza profonda coprì di grigio le tele. Niente poteva consolare tanta solitudine e la vuota disperazione.
Fermo, immobile, sulla stessa spiaggia, agitato da un vento freddo e minaccioso, sperai di vederla uscire dall’acqua.
Vidi i colori del punto esatto in cui due mari si incontrano ma non si mischiano. Ognuno in superficie mantiene il proprio colore mentre, in profondità, le correnti inarrestabili creano forze contrarie e sciolgono gli appigli. Così era diventata la vita di Agnès.
Ripiegai in quattro la lettera.
La rimisi nella tasca interna del cappotto.
Un freddo impalpabile mi sfiorò il collo, arrivando al centro del petto.
Alzai la testa. Il mare aperto era sbarrato da un banco di nubi nere, e il quieto corso d’acqua che portava ai confini estremi della terra scorreva cupo sotto un cielo offuscato pareva condurre nel cuore di una tenebra immensa.

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Messaggio Da Ospite Gio Feb 25, 2021 9:22 am

Un racconto in forma epistolare di grande impatto espressivo, tanto che sembra di leggere una lirica tramutata in prosa. Le figure retoriche sono tante, ma non esageratamente sovrabbondanti, e contribuiscono sia allo sviluppo della trama sia a far immergere il lettore nella storia e nelle emozioni dei due protagonisti. Anche il paesaggio giova un ruolo fondamentale, non ricoprendo il ruolo di mero sfondo ma diventando specchio o origine delle sensazioni provate da Agnes o Louis. Capisco come abbia fatto a vincere.

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Messaggio Da Resdei Gio Feb 25, 2021 9:46 am

grazie, Martin, per la lettura e il bellissimo commento   Smile
sei gentilissimo 
buona giornata

studente di  chimica, vero? anch'io, ai miei tempi, ne ho studiata tanta
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Messaggio Da Ospite Gio Feb 25, 2021 10:26 am

Resdei ha scritto:grazie, Martin, per la lettura e il bellissimo commento   Smile
sei gentilissimo 
buona giornata

studente di  chimica, vero? anch'io, ai miei tempi, ne ho studiata tanta
Prego, sono contento che ti sia piaciuto il mio commento.

Esatto, sono un chimico in divenire, ma al momento mi sono preso una pausa dagli studi. Avevo bisogno un attimo di tempo per riflettere su me stesso e quant'altro. Se tutto va bene e mi sarò ripreso, fra due anni dovrei essere un chimico metallurgico fatto e finito.

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Messaggio Da Resdei Gio Feb 25, 2021 10:41 am

fai bene, Martin, le pause servono sempre...
ci vuole anche coraggio a restare fermi a pensare, mentre gli eventi ti travolgono

in bocca al lupo per le tue scelte future, augurandoti il meglio
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