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Messaggio Da Antonio Borghesi Ven Feb 12, 2021 2:55 pm

Certo che, dove gli altri si chiamano: Galweg, Evromord, Curufinwë, Cúthalion, Nimloth, Nimrodel, Vëannë e così via, il fatto di chiamarsi Brambilla non lo avvantaggiava proprio per niente. Nella Terra di Mezzo lui, l’elfo con quel cognome, era dileggiato da molti ma soprattutto dai Tuc, la famiglia più ricca della Contea che viveva in una grande caverna con moltissime finestre e tunnel, simboli della loro potenza e ricchezza. L’elfo Brambilla, di statura minuscola ma con mani e piedi grandi, come d’altronde tutti quelli della sua razza sturoi, non era portato alla violenza però, raggiunti ormai i trent’anni, non accettava più gli stupidi scherzi con cui lo continuavano ad affliggere i Tuc suoi contemporanei. Aveva pensato di raccogliere delle foglie e radici di Sambucus Ebulus, tritarle finemente e creare una pozione d’aggiungere all’ottima birra d’erica, che scorreva a fiumi durante le numerose feste nei boschi, ma non sapeva come fare per circoscrivere la dissenteria ai suoi soli tormentatori. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa d’altro per attirarli nella sua umile casa, composta da un solo tunnel e nessuna finestra, nella quale quegli snob altezzosi non sarebbero mai entrati senza una proposta di alcunché veramente eccitante e attrattivo. 
Al compimento dei suoi dieci anni, mamma Enelyë e papà Amrod, gli avevano regalato un bellissimo puledro di unicorno bianco che lui immediatamente aveva battezzato Argaiv. Se l’erano potuti permettere, malgrado la loro povertà, a causa di un suo grave difetto. Il corno era già più grande di lui e sarebbe continuato a crescere. Predizione che si era puntualmente avverata. Per non farlo troppo vergognare, l’elfo Brambilla, al compimento dei vent’anni di Argaiv, glielo aveva tolto per completo e l’unicorno era diventato uno splendido cavallo, in attesa di un Principe che potesse fargli vivere meravigliose avventure di liberazione, da terribili orchi sequestratori, di bellissime Principesse dalle lunghe trecce dorate. L’enorme corno, pur separato dalla mitica figura, possedeva comunque una magica virtù. Una volta ridotto in fine polvere, in un mortaio di marmo cinerino, da un pestello in punta di diamante, si doveva mescolare all’azzurro dei petali della Phacelia, per poi amalgamarlo col dolce estratto di Stevia, al fine di creare delle compresse che avevano il potere d’eccitare sessualmente chi le ingerisse, indipendentemente dal proprio genere. 
L’elfo Brambilla, personalmente non ne aveva mai sperimentata una, ma le avrebbe usate per la sua vendetta. Dopo aver svelato il segreto di quella polvere a un componente dei Tuc, gli fu facile fare accorrere nella sua disprezzata casa, con la scusa di commemorare la festa della maturità che gli elfi celebravamo al compimento dei loro trent’anni, tutti i membri di quella famiglia degenerata. L’effetto fu devastante. L’orgia fu assoluta senza alcuna distinzione di generi. Tutti gli accoppiamenti furono sperimentati e gli alti gemiti di piacere attirarono anche altre famiglie. 
Le ammucchiate di elfi e elfiche si susseguirono nei tempi tanto che la società della Contea ne fu sconvolta e obbligata a rivedere le proprie leggi fino ad allora basate sulla famiglia naturale. Nacquero tutte le combinazioni di generi possibili: genitore 1, 2, X (per i transgender e amanti della schedina), Lesbiche, Gay, Bisex e Trans. Questi ultimi quattro gruppi si fusero orgiasticamente tutti insieme generando l’orribile acronimo LGBT. Anche la nascita dei piccoli elfi fu affidata a sistemi concezionali di vari tipi. L’elfo desideroso d’avere una progenie fu obbligato a depositare il proprio seme nella corolla di orchidee intenzionalmente predisposte dove, api appositamente addestrate, lo prelevavano per impollinare elfiche solitarie o conviventi con altre elfiche. L’Ammanita Caesarea, per la sua forma evocativa, prestandosi a ricevere e incubare gli ovuli già fecondati, sostituì il grembo delle elfiche desiderose di non rovinare la propria esile silhouette. Quelli che preferirono continuare con il sistema originale divennero una minoranza ed ebbero anche loro diritto alla propria sigla: OPS (Originalmente Primitivo Sistema), proprio come se fossero inciampati lì per caso. 
In breve le famiglie elfiche sparirono dalla società e si formarono raggruppamenti che pensavano solo al proprio piacere personale. I Maghi delle Fonti prolungarono la vita già longeva degli elfi, dai suoi centoventi anni a oltre duecento, con l’obiettivo di raggiungere l’immortalità e la necessità d’avere dei successori divenne completamente inutile. Senza l’avvento di nuove generazioni non ci furono innovazioni e la società degli elfi si atrofizzò in una monotonia senza fine. 

L’elfo Brambilla dopo una sola era aveva però esaurito lo stock d’Argaiv e così i differenti desideri sessuali all’origine della trasformazione, anche a causa dell’invecchiamento dei partner, si annullarono per completo e la noia prese il sopravvento. I suicidi erano all’ordine del giorno e la razza destinata alla sparizione. 
Un giorno, liberato dopo tre ere di prigionia, nel bosco apparve Morgoth, il nemico degli elfi che, con la sua parlantina melliflua, riuscì a portare la zizzania tra le varie sigle della Contea. Mise i Gay contro le Lesbiche, i Trans contro i Bisex e tutti contro gli OPS. Gli animi si riaccesero e dalle parole violente si passò ai fatti. Morgoth era un abilissimo fabbro e forgiò armi per tutti. Le battaglie furono cruente e i morti numerosissimi. Gli elfi necessitavano di forze nuove. Gli OPS furono i primi a ricominciare con la procreazione, seguiti dai Bisex. I Trans maschi si unirono alle Lesbiche femmine mentre quelli femminili s’accoppiarono con le Lesbiche maschili. I Gay rimasero soli, in minoranza e, in spregio al loro nome, anche tristi. Il mondo degli elfi adagio adagio si ripopolò. Le nuove generazioni portarono fresca energia e abbondanti idee. Le lotte fratricide terminarono e Morgoth fu rinchiuso nuovamente per altre tre ere. 
L’elfo Brambilla, all’origine di tutto, cambiò il suo cognome in Zang, cognome che aveva già preso il sopravvento su tutti gli altri, e nessuno si sovvenne più di lui.
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Messaggio Da Ospite Ven Feb 12, 2021 6:32 pm

Innanzitutto, mi pare di ricordare che ad abitare in grotte nella Terra di Mezzo fossero gli Hobbit e non gli elfi, ma non stiamo qui a fare le pulci anche su questi dettagli. Non ci vuole un genio per capire che gli elfi siamo noi e questo racconto è anche una predizione di quel che accadrà in futuro, predizione che io considero non così campata per aria. Mi sfugge più che altro il tuo punto di vista sull'intera faccenda, ma alla fine non è indispensabile saperlo.

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Messaggio Da Antonio Borghesi Ven Feb 12, 2021 7:16 pm

Grazie @Youngling per avermi letto ma soprattutto per i tuoi commenti. Li hai centrati tutti. Non so quale sia il tuo genere preferito ma sembri abbastanza eclettico e questo ti fa un ottimo lettore e commentatore. Questi racconti sono un po' datati e fanno parte di un gruppo di una sessantina che spaziano su tutti i generi, anche se io preferisco la fantascienza oggi in declino. Li ho pubblicati e li sto pubblicando in una serie di libri dal titolo variabile sulle parole che hanno composto il primo titolo: Che si racconta? Il secondo Si racconta che, il terzo Raccontasi che e il prossimo sarà: Sicchè... racconta. Mi piace sempre fare un po' d'ironia e tento di metterla in tutti i miei scritti. Spero leggere anche qualcosa di tuo. Ci vediamo qui e chissà magari nel lodigiano dove abita anche il mio editore. Aspettiamo l'apertura delle frontiere. Io sto a Firenze.
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Messaggio Da Ospite Ven Feb 12, 2021 8:08 pm

Antonio Borghesi ha scritto:Grazie @Youngling per avermi letto ma soprattutto per i tuoi commenti. Li hai centrati tutti. Non so quale sia il tuo genere preferito ma sembri abbastanza eclettico e questo ti fa un ottimo lettore e commentatore. Questi racconti sono un po' datati e fanno parte di un gruppo di una sessantina che spaziano su tutti i generi, anche se io preferisco la fantascienza oggi in declino. Li ho pubblicati e li sto pubblicando in una serie di libri dal titolo variabile sulle parole che hanno composto il primo titolo: Che si racconta? Il secondo Si racconta che, il terzo Raccontasi che e il prossimo sarà: Sicchè... racconta. Mi piace sempre fare un po' d'ironia e tento di metterla in tutti i miei scritti. Spero leggere anche qualcosa di tuo. Ci vediamo qui e chissà magari nel lodigiano dove abita anche il mio editore. Aspettiamo l'apertura delle frontiere. Io sto a Firenze.
Mi fa piacere sapere che i miei commenti ti siano parsi tutti puntuali e azzeccati, vuol dire che la mia capacità nell'analizzare un testo non è mutata dai tempi del liceo quando dovevo studiare le poesie dei grandi maestri della letteratura e scrivere i saggi (che poi sono passati solo 4/5 anni, ma vabbè). Comunque hai ragione, sono effettivamente eclettico nella scrittura e nelle passioni; un po' meno nella lettura visto che praticamente da qualche mese leggo solo quotidiani (ma di ogni estrazione politica). Lasciami poi dire che quei titoli sono una genialata, perché talmente strani che per forza uno deve fermarsi e leggere la descrizione del libro. Quanto all'editore, non so chi sia ma suppongo stia nella zona di Melegnano, perché nella sperduta campagna lodigiana c'è solo una casa editore di rilievo (che io sappia) e ha sede proprio lì.
P.s. In realtà, qualcosa scritto da me su questo forum c'è già, basta spulciare in giro. E bada bene che non ti sto chiedendo di leggere i miei testi o simili, sto solo "correggendo" la tua affermazione. Esistono, ma sei liberissimo di ignorarli.

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