Il miraggio
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Il miraggio
L’unico suono che poteva udire era il ritmo del proprio respiro che sibilava nei polmoni per poi disperdersi nell’aria secca del mattino. Aria che entrava, aria che usciva.
Tutto intorno silenzio.
Con ogni fibra del corpo cercava di restare concentrato su questo meccanismo apparentemente semplice, ma vitale: un passo - respiro, un altro passo - respiro.
Nessuna distrazione, nessuna concessione alla mente o anche solo alle emozioni. Ogni energia doveva essere conservata per mettere avanti un passo dopo l’altro, per collezionare un respiro dietro l’altro.
Il sole si era appena affacciato all’orizzonte, abbagliante nel cielo impietosamente terso, e già i suoi raggi gli ferivano lo sguardo. L’aria rovente permeava lo spazio intorno a lui tra misteriose forme plasmate dal vento, in un gioco suggestivo di luci e di ombre.
I suoi passi affondavano pesanti nella sabbia finissima sollevando sbuffi di polvere. Ad ogni affondo l’uomo si sentiva sprofondare e ogni volta riemergere gli costava sempre più fatica. La sabbia scricchiolava sotto i piedi e quel crepitio, accompagnato dal ritmo del respiro, gli rimbombava nelle orecchie, esplodendogli nella testa in fitte lancinanti.
Non sapeva dire da quanto tempo fosse in marcia, da quante ore, o forse erano giorni? Da quando la tempesta di sabbia lo aveva distaccato dalla carovana, portandolo alla deriva in quel mare di dune dorate, non era più stato in grado di ritrovare la pista, cancellata da altra sabbia che era calata come una coltre a coprire le tracce e i sentieri, se mai ve ne erano stati.
E ora si ritrovava in balia del deserto, faccia a faccia col proprio destino, senza sapere se la direzione che aveva preso lo stesse portando da qualche parte o se, invece, stesse semplicemente girando in tondo.
Credeva di conoscerlo a fondo il deserto, ma ora se ne sentiva completamente soggiogato. Da sempre aveva subíto il suo fascino e negli anni in cui vi aveva trovato rifugio era arrivato perfino ad amarlo. Un essere palpitante, che dietro a un’apparente immobilità nascondeva uno spirito indomito, capace di permeare di vita anche il più piccolo granello di sabbia. Poteva rivelarsi un amico fedele, un compagno di viaggio, ma bisognava guardarsi dal sottovalutarlo o dal credere di poterlo dominare. Da placida distesa di sabbia era in grado di trasformarsi in un vendicatore implacabile, pronto a fagocitare ogni anelito vitale. Una confidenza mal riposta avrebbe potuto rappresentare un errore fatale, l’uomo lo sapeva.
Sospirando, si passò una mano sul viso ispido e decise di affidare la propria speranza all’otre che portava in spalla: finché vi fosse stata acqua, avrebbe potuto concedersi il lusso di illudersi. Poi ci sarebbe stato solo il deserto e, infine, l’oblio.
Un improvviso bagliore all’orizzonte catturò la sua attenzione e per la prima volta da ore il ritmo passo-respiro si arrestò. Schermò gli occhi con la mano cercando di scrutare lontano, dove cielo e terra si fondevano nella calura, ma la luce che riverberava dalla sabbia gli ferì lo sguardo e la vista gli si annebbiò. Si passò la lingua sulle labbra aride e la pelle spaccata gli restituì una sensazione ruvida e sconosciuta.
Riprese a camminare con rinnovato vigore: possibile che in fondo all’ultima duna avesse visto qualcosa?
Cercò di mettere un freno alle gambe che affondavano con una cadenza rinata, sollevando spruzzi di sabbia: non poteva permettersi di sprecare energie, tuttavia quella nuova speranza gli trasmetteva una frenesia inarrestabile.
Il sole ormai era alto nel cielo e gli mordeva la pelle, ma lui continuava per la sua strada, convinto che quel bagliore non fosse solo frutto della fantasia. Istintivamente portò l’imboccatura dell’otre alle labbra riarse e un sorso d’acqua scese rapido in gola, poi ne seguì un altro e un altro ancora. Non si curò più di bere con parsimonia, perché di lì a poco sarebbe stato in salvo, se lo sentiva.
Con le ultime energie che gli derivavano da questa fiducia affrontò l’ultima duna, la più alta, la più friabile, la più ostica. Affondò il passo con insospettabile energia, si inerpicò, barcollò, scivolò e, senza arrendersi, attaccò di nuovo la china finché l’uomo ebbe la meglio sulla natura selvaggia.
Un ultimo passo e fu sulla cresta, così in alto che gli parve di poter intingere un dito nell’azzurro sopra di lui. Sfinito, ma sorretto da una speranza incontrollabile, si erse dritto contro il cielo e finalmente poté ammirare ciò che si apriva davanti ai suoi occhi.
E quello che vide fu altro deserto. Immenso, accecante, infuocato.
Un susseguirsi di dune, che si rincorrevano a perdita d’occhio fino all’orizzonte infinito.
Allora l’uomo, con tutte le forze che gli erano rimaste, lanciò un ultimo grido contro la sorte beffarda, un urlo straziante. Poi si accasciò sulla sabbia rovente e abbandonò il capo in attesa del proprio destino.
Giaceva tra le dune, unica macchia bruna nella distesa dorata, quando intorno a lui si sollevò un mulinello d’aria e un velo di polvere gli infarinò i capelli, incipriandogli la pelle riarsa.
Il deserto, quel gigante all’apparenza inerte, si era rivelato ancora una volta spietato e onda dopo onda aveva finito col ghermirlo, ricoprendolo di sabbia vellutata fino a plasmare un piccolo dosso, una virgola infinitesimale in un oceano di dune.
Poco prima del crepuscolo da ponente apparve un’ombra leggera che si disegnò sulla sabbia, passò sopra il piccolo dosso e lo superò.
Ma l’uomo non se ne avvide.
Non alzò lo sguardo e non scorse l’ala bianca del gabbiano che stava solcando il cielo, salendo dal mare nascosto dietro le dune.
Né poté dare una forma alla propria speranza, perché ora l’uomo e il deserto erano una cosa sola e su di lui il deserto avrebbe vegliato per sempre.
Tutto intorno silenzio.
Con ogni fibra del corpo cercava di restare concentrato su questo meccanismo apparentemente semplice, ma vitale: un passo - respiro, un altro passo - respiro.
Nessuna distrazione, nessuna concessione alla mente o anche solo alle emozioni. Ogni energia doveva essere conservata per mettere avanti un passo dopo l’altro, per collezionare un respiro dietro l’altro.
Il sole si era appena affacciato all’orizzonte, abbagliante nel cielo impietosamente terso, e già i suoi raggi gli ferivano lo sguardo. L’aria rovente permeava lo spazio intorno a lui tra misteriose forme plasmate dal vento, in un gioco suggestivo di luci e di ombre.
I suoi passi affondavano pesanti nella sabbia finissima sollevando sbuffi di polvere. Ad ogni affondo l’uomo si sentiva sprofondare e ogni volta riemergere gli costava sempre più fatica. La sabbia scricchiolava sotto i piedi e quel crepitio, accompagnato dal ritmo del respiro, gli rimbombava nelle orecchie, esplodendogli nella testa in fitte lancinanti.
Non sapeva dire da quanto tempo fosse in marcia, da quante ore, o forse erano giorni? Da quando la tempesta di sabbia lo aveva distaccato dalla carovana, portandolo alla deriva in quel mare di dune dorate, non era più stato in grado di ritrovare la pista, cancellata da altra sabbia che era calata come una coltre a coprire le tracce e i sentieri, se mai ve ne erano stati.
E ora si ritrovava in balia del deserto, faccia a faccia col proprio destino, senza sapere se la direzione che aveva preso lo stesse portando da qualche parte o se, invece, stesse semplicemente girando in tondo.
Credeva di conoscerlo a fondo il deserto, ma ora se ne sentiva completamente soggiogato. Da sempre aveva subíto il suo fascino e negli anni in cui vi aveva trovato rifugio era arrivato perfino ad amarlo. Un essere palpitante, che dietro a un’apparente immobilità nascondeva uno spirito indomito, capace di permeare di vita anche il più piccolo granello di sabbia. Poteva rivelarsi un amico fedele, un compagno di viaggio, ma bisognava guardarsi dal sottovalutarlo o dal credere di poterlo dominare. Da placida distesa di sabbia era in grado di trasformarsi in un vendicatore implacabile, pronto a fagocitare ogni anelito vitale. Una confidenza mal riposta avrebbe potuto rappresentare un errore fatale, l’uomo lo sapeva.
Sospirando, si passò una mano sul viso ispido e decise di affidare la propria speranza all’otre che portava in spalla: finché vi fosse stata acqua, avrebbe potuto concedersi il lusso di illudersi. Poi ci sarebbe stato solo il deserto e, infine, l’oblio.
Un improvviso bagliore all’orizzonte catturò la sua attenzione e per la prima volta da ore il ritmo passo-respiro si arrestò. Schermò gli occhi con la mano cercando di scrutare lontano, dove cielo e terra si fondevano nella calura, ma la luce che riverberava dalla sabbia gli ferì lo sguardo e la vista gli si annebbiò. Si passò la lingua sulle labbra aride e la pelle spaccata gli restituì una sensazione ruvida e sconosciuta.
Riprese a camminare con rinnovato vigore: possibile che in fondo all’ultima duna avesse visto qualcosa?
Cercò di mettere un freno alle gambe che affondavano con una cadenza rinata, sollevando spruzzi di sabbia: non poteva permettersi di sprecare energie, tuttavia quella nuova speranza gli trasmetteva una frenesia inarrestabile.
Il sole ormai era alto nel cielo e gli mordeva la pelle, ma lui continuava per la sua strada, convinto che quel bagliore non fosse solo frutto della fantasia. Istintivamente portò l’imboccatura dell’otre alle labbra riarse e un sorso d’acqua scese rapido in gola, poi ne seguì un altro e un altro ancora. Non si curò più di bere con parsimonia, perché di lì a poco sarebbe stato in salvo, se lo sentiva.
Con le ultime energie che gli derivavano da questa fiducia affrontò l’ultima duna, la più alta, la più friabile, la più ostica. Affondò il passo con insospettabile energia, si inerpicò, barcollò, scivolò e, senza arrendersi, attaccò di nuovo la china finché l’uomo ebbe la meglio sulla natura selvaggia.
Un ultimo passo e fu sulla cresta, così in alto che gli parve di poter intingere un dito nell’azzurro sopra di lui. Sfinito, ma sorretto da una speranza incontrollabile, si erse dritto contro il cielo e finalmente poté ammirare ciò che si apriva davanti ai suoi occhi.
E quello che vide fu altro deserto. Immenso, accecante, infuocato.
Un susseguirsi di dune, che si rincorrevano a perdita d’occhio fino all’orizzonte infinito.
Allora l’uomo, con tutte le forze che gli erano rimaste, lanciò un ultimo grido contro la sorte beffarda, un urlo straziante. Poi si accasciò sulla sabbia rovente e abbandonò il capo in attesa del proprio destino.
Giaceva tra le dune, unica macchia bruna nella distesa dorata, quando intorno a lui si sollevò un mulinello d’aria e un velo di polvere gli infarinò i capelli, incipriandogli la pelle riarsa.
Il deserto, quel gigante all’apparenza inerte, si era rivelato ancora una volta spietato e onda dopo onda aveva finito col ghermirlo, ricoprendolo di sabbia vellutata fino a plasmare un piccolo dosso, una virgola infinitesimale in un oceano di dune.
Poco prima del crepuscolo da ponente apparve un’ombra leggera che si disegnò sulla sabbia, passò sopra il piccolo dosso e lo superò.
Ma l’uomo non se ne avvide.
Non alzò lo sguardo e non scorse l’ala bianca del gabbiano che stava solcando il cielo, salendo dal mare nascosto dietro le dune.
Né poté dare una forma alla propria speranza, perché ora l’uomo e il deserto erano una cosa sola e su di lui il deserto avrebbe vegliato per sempre.
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Re: Il miraggio
Ma che bello! Un racconto davvero potente. Sono entrata perfettamente in empatia con l’uomo, ne ho percepito l’arrancare lento, il sudore, la sete. Il deserto è co-protagonista e la narrazione scorre fluida.
Si presta a molte interpretazioni, da quella letterale a quella più filosofica, ognuno può “riceverlo” a seconda del proprio sentire.
Ottima la chiusa, graffiante con la beffa finale. Non ho parole, veramente veramente bello. Sì è capito o no che mi è piaciuto un sacco?
Si presta a molte interpretazioni, da quella letterale a quella più filosofica, ognuno può “riceverlo” a seconda del proprio sentire.
Ottima la chiusa, graffiante con la beffa finale. Non ho parole, veramente veramente bello. Sì è capito o no che mi è piaciuto un sacco?
Petunia- Moderatore
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Re: Il miraggio
Molto bello e, a tratti, anche angosciante; si riesce subito ad entrare in empatia con il protagonista.
Trovo sia scritto in maniera tale da far provare al lettore le stesse sensazioni che prova l'uomo... leggendolo, mi è quasi mancato il respiro...
Tecnica di scrittura eccellente.
Preferisco i lieti fine, ma, in questo caso, dato che non me lo aspettavo, mi ha colpito di più (speravo venisse salvato all'ultimo secondo...).
L'unica "pecca" è il titolo, che, secondo me, spoilera troppo.
Trovo sia scritto in maniera tale da far provare al lettore le stesse sensazioni che prova l'uomo... leggendolo, mi è quasi mancato il respiro...
Tecnica di scrittura eccellente.
Preferisco i lieti fine, ma, in questo caso, dato che non me lo aspettavo, mi ha colpito di più (speravo venisse salvato all'ultimo secondo...).
L'unica "pecca" è il titolo, che, secondo me, spoilera troppo.
Micaela- Viandante
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Re: Il miraggio
Una scrittura pulita e lineare al servizio però di una storia un pochino piatta.
Questa mia sensazione è acuita anche dalla completa assenza di dialoghi, ma vista la situazione è ovvio che non ce ne potessero essere.
La scrittura è buona, mi piace molto l'immagine finale, col deserto che "ingloba" l'uomo e che veglierà per sempre su quel corpo, tuttavia a mio gusto la storia rimane poco incisiva.
Questa mia sensazione è acuita anche dalla completa assenza di dialoghi, ma vista la situazione è ovvio che non ce ne potessero essere.
La scrittura è buona, mi piace molto l'immagine finale, col deserto che "ingloba" l'uomo e che veglierà per sempre su quel corpo, tuttavia a mio gusto la storia rimane poco incisiva.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Il miraggio
Primo racconto letto che dire se non che è un bel racconto davvero, soprattutto in considerazione del numero di caratteri con cui la vicenda è stata raccontata. Non facile. La scrittura è davvero solida, e il narratore onnisciente si è presentato con equilibrio. Forse un risultato simile poteva essere raggiunto solo scrivendo in prima persona.
Il racconto ha un ritmo serrato che non consente tregua di sorta, trasmette ansia e davvero rende l’idea della fatica, della sete, di quel mantra che accompagna il respiro, per non avere il coraggio di pensare ad altro, di quell’inganno del deserto, che lo porta a bere l’ultima acqua. Perfidia della natura, che quasi si diverte con il malcapitato che pensava di esserle superiore. Deve essere un’esperienza terribile, e anche immaginarla e scriverne ha comportato molto lavoro per evitare ripetizioni che avrebbero solo appesantito senza dare valore aggiunto al testo.
E la beffa finale è una chicca!
Il racconto ha un ritmo serrato che non consente tregua di sorta, trasmette ansia e davvero rende l’idea della fatica, della sete, di quel mantra che accompagna il respiro, per non avere il coraggio di pensare ad altro, di quell’inganno del deserto, che lo porta a bere l’ultima acqua. Perfidia della natura, che quasi si diverte con il malcapitato che pensava di esserle superiore. Deve essere un’esperienza terribile, e anche immaginarla e scriverne ha comportato molto lavoro per evitare ripetizioni che avrebbero solo appesantito senza dare valore aggiunto al testo.
E la beffa finale è una chicca!
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Il miraggio
Il racconto è scritto davvero bene, mi ha coinvolto e mi ha catapultato nel deserto. Ho camminato insieme allo sventurato protagonista, ho respirato con lui e ho bevuto dal suo otre. Wow.
A essere pignoli, la storia in sé è po' "piatta", come già accennato da qualcuno in un precedente intervento e il rapporto deserto - protagonista poteva avere maggiore spazio, così come sapere qualcosa in più dello sfortunato.
Imperfezioni che, per certi versi, lo rendono ancora più bello.
A essere pignoli, la storia in sé è po' "piatta", come già accennato da qualcuno in un precedente intervento e il rapporto deserto - protagonista poteva avere maggiore spazio, così come sapere qualcosa in più dello sfortunato.
Imperfezioni che, per certi versi, lo rendono ancora più bello.
Giammy- Younglings
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Re: Il miraggio
Per essere sinceri, un racconto che non mi ha conquistato.
La storia è piuttosto semplice e il titolo anticipa troppo dove si vada a parare.
Anche la scrittura mi è sembrata spesso ridondante: descrizioni precise che non mi hanno trasmesso però molte emozioni.
Il finale sì, l'ho apprezzato, dando brio al racconto, anche se con l'amaro in bocca per la triste conclusione.
La storia è piuttosto semplice e il titolo anticipa troppo dove si vada a parare.
Anche la scrittura mi è sembrata spesso ridondante: descrizioni precise che non mi hanno trasmesso però molte emozioni.
Il finale sì, l'ho apprezzato, dando brio al racconto, anche se con l'amaro in bocca per la triste conclusione.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Il miraggio
Divido il mio commento in due parti.
Da una parte c’è la scrittura perfetta, di alto valore, poetica e senza refusi, forte e chiara, scrittura che denota una proprietà nell’uso delle parole e nella costruzione del racconto eccellenti.
Dall’altra metto il racconto in sé che non è riuscito a conquistarmi, lasciandomi spettatore indifferente e, forse anche a causa del titolo, non particolarmente sorpreso dall’esito finale.
A un certo punto nella lotta fra il deserto e l’uomo mi sono quasi trovato a parteggiare per il deserto… Stai a vedere che era proprio questo il tuo intento car* aut*!
Da una parte c’è la scrittura perfetta, di alto valore, poetica e senza refusi, forte e chiara, scrittura che denota una proprietà nell’uso delle parole e nella costruzione del racconto eccellenti.
Dall’altra metto il racconto in sé che non è riuscito a conquistarmi, lasciandomi spettatore indifferente e, forse anche a causa del titolo, non particolarmente sorpreso dall’esito finale.
A un certo punto nella lotta fra il deserto e l’uomo mi sono quasi trovato a parteggiare per il deserto… Stai a vedere che era proprio questo il tuo intento car* aut*!
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Il miraggio
La vicenda di un uomo che si smarrisce nel deserto e - sfinito al limite delle forze- s’illude invano di intravedere la salvezza non è molto originale. La scrittura è semplice e scorrevole, ma come a Byron, anche a me la storia sembra piuttosto piatta. Il messaggio invece è chiaro: inutile illudersi, la fine è segnata. Probabilmente, come alcuni pensano, stiamo scrivendo l‘ultimo atto nella storia del pianeta.
mirella- Padawan
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Re: Il miraggio
Elogio il racconto per la sua potenza emotiva e la capacità di farmi provare le stesse sensazioni del protagonista, sottolineo la scrittura fluida, impeccabile e la chiusa graffiante. Apprezzo la solidità della scrittura e il ritmo serrato che trasmette ansia e fatica.
Tuttavia la storia la giudico un po' piatta, poco coinvolgente. Inoltre il titolo anticipa troppo. Nel complesso, il racconto mi suscita reazioni positive per la sua capacità di farmi immergere nell'atmosfera del deserto, ma mi lascia perplesso per la semplicità della trama e la prevedibilità della conclusione.
Tuttavia la storia la giudico un po' piatta, poco coinvolgente. Inoltre il titolo anticipa troppo. Nel complesso, il racconto mi suscita reazioni positive per la sua capacità di farmi immergere nell'atmosfera del deserto, ma mi lascia perplesso per la semplicità della trama e la prevedibilità della conclusione.
Gimbo- Padawan
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Re: Il miraggio
Caro autore, almeno cinque commenti giudicano la tua storia piatta. Non accade niente, forse per questo.
Un pover'uomo che cerca di mettersi in salvo non interessa, probabilmente. E io non voglio andare controcorrente e dico che non interessa neanche me. Che poi di questo uomo maratoneta del deserto non si sa nulla, non si sa niente di niente. Quindi è una metafora il racconto e vuole indicare tutti gli uomini del mondo che arrancano nel loro deserto e non ce la fanno, e muoiono. Se così è, mi piace. Ha un significato alto e sta dalla parte dei perdenti, quelli che ogni giorno per sopravvivere affondano le scarpe nella sabbia. Quelli vittime di rancori, di ingiustizie, della fame, della sete, di malattie inguaribili. Quelli che non trovano lavoro, non trovano una donna, non trovano più l'auto sotto casa.
Potrei continuare all' infinito, ma è quasi buio e io ci vedo sempre meno per una questione di età.
Sei nel mio podio.
Un pover'uomo che cerca di mettersi in salvo non interessa, probabilmente. E io non voglio andare controcorrente e dico che non interessa neanche me. Che poi di questo uomo maratoneta del deserto non si sa nulla, non si sa niente di niente. Quindi è una metafora il racconto e vuole indicare tutti gli uomini del mondo che arrancano nel loro deserto e non ce la fanno, e muoiono. Se così è, mi piace. Ha un significato alto e sta dalla parte dei perdenti, quelli che ogni giorno per sopravvivere affondano le scarpe nella sabbia. Quelli vittime di rancori, di ingiustizie, della fame, della sete, di malattie inguaribili. Quelli che non trovano lavoro, non trovano una donna, non trovano più l'auto sotto casa.
Potrei continuare all' infinito, ma è quasi buio e io ci vedo sempre meno per una questione di età.
Sei nel mio podio.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Il miraggio
Mi è riuscito facile immedesimarmi nel protagonista del racconto ed entrare in empatia con lui e con la sua vicenda dall'epilogo drammatico.
La scrittura è controllata e senza refusi e l'incalzare della narrazione, unitamente al fatto che si tratta di un racconto breve, lo rendono un brano che scivola via fino alla fine. Una fine che vede "la natura selvaggia" rappresentata dal deserto (che in questa veste non assume più un'accezione così negativa) avere la meglio sull'uomo e sulla sua presunzione di superiorità.
La scrittura è controllata e senza refusi e l'incalzare della narrazione, unitamente al fatto che si tratta di un racconto breve, lo rendono un brano che scivola via fino alla fine. Una fine che vede "la natura selvaggia" rappresentata dal deserto (che in questa veste non assume più un'accezione così negativa) avere la meglio sull'uomo e sulla sua presunzione di superiorità.
Albemasia- Padawan
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Re: Il miraggio
Sto per dire una cosa strana, considerando che il racconto è così breve: sembra molto più lungo di quello che è. Nel senso che ogni elemento è dilatato dall’uso della sintassi e del lessico che a tratti mi sembra troppo ridondante. Non so dire se sia un elemento di pregio oppure un difetto. Nella mia personale percezione, lo sento come un rallentamento che comporta un appesantimento della lettura, ma io tendo a preferire scritture più sintetiche e rapide, solo per mio gusto personale.
A parte questa personale percezione, la scrittura è formalmente corretta.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Il miraggio
Ciao, Autore.
Credo che il problema principale di questo racconto stia nel titolo, che anticipa in maniera eccessiva e impietosa il finale e conduce a una progressiva perdita d'interesse nella lettura.
La totale assenza di caratterizzazione del tuo protagonista rende difficile emozionarsi ed empatizzare con il malcapitato.
C'è poi la questione tema, che viene differenziato dalla mera ambientazione solo dal finale, che alla stessa stregua fuga i dubbi anche dal narratore onnisciente che, durante tutto il resto del racconto, tanto onnisciente non sembra.
Insomma, è un bel racconto, ma con qualche pecca sia per quanto concerne le specifiche del concorso sia per la piacevolezza di lettura in sé. Per restare in tema di "competizione", lo definirei un racconto da metà classifica.
Credo che il problema principale di questo racconto stia nel titolo, che anticipa in maniera eccessiva e impietosa il finale e conduce a una progressiva perdita d'interesse nella lettura.
La totale assenza di caratterizzazione del tuo protagonista rende difficile emozionarsi ed empatizzare con il malcapitato.
C'è poi la questione tema, che viene differenziato dalla mera ambientazione solo dal finale, che alla stessa stregua fuga i dubbi anche dal narratore onnisciente che, durante tutto il resto del racconto, tanto onnisciente non sembra.
Insomma, è un bel racconto, ma con qualche pecca sia per quanto concerne le specifiche del concorso sia per la piacevolezza di lettura in sé. Per restare in tema di "competizione", lo definirei un racconto da metà classifica.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Il miraggio
Un racconto essenziale, potente e simbolico.
Sembra che non succeda niente e, invece, in poche righe, di una bellezza straordinaria, scopri che tutto è avvenuto.
Sembra che non succeda niente e, invece, in poche righe, di una bellezza straordinaria, scopri che tutto è avvenuto.
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dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori
CARLA EBLI- Younglings
- Messaggi : 72
Punti : 102
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 29.11.23
Re: Il miraggio
Come parlare di tutto, raccontando di niente.
Operazione difficilissima. Tu ci sei riuscita/o molto bene.
Veramente un bel racconto.
Scrivi molto bene altrimenti, questo piccolo miracolo non ti sarebbe riuscito
Operazione difficilissima. Tu ci sei riuscita/o molto bene.
Veramente un bel racconto.
Scrivi molto bene altrimenti, questo piccolo miracolo non ti sarebbe riuscito
gipoviani- Padawan
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Punti : 359
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 01.05.21
Re: Il miraggio
Anche nel caso di questo racconto ho dato un'occhiata ai commenti precedenti e - a parte alcuni casi - mi sembra di aver colto due obiezioni ricorrenti: il trovarlo piatto e l'aver rivelato troppo con il titolo.
Permettetemi di obiettare alle obiezioni.
Non l'ho trovato per niente piatto, anzi: il testo ha un ottimo andamento, scandito sia dal ritmo esplicitato nella coppia "passo - respiro", sia nello scricchiolio assillante della sabbia che lo accompagna costantemente.
C'è un alzarsi e abbassarsi nello stile che segue mirabilmente le curve delle dune nel suo rivelare e nascondere (dov'è questo deserto? chi è quest'uomo?), lasciando modo al lettore di sfruttare al massimo la propria fantasia. E poi, in fondo, perché farsi troppe domande quando il narratore conosce così bene il suo mestiere? Con un minimo di battute ha saputo farci immergere perfettamente nella vicenda, senza errori o sbavature.
Per quanto riguarda il titolo, non mi sembra ci sia alcun spoileraggio, semmai un'ulteriore spruzzata di pepe sulla beffa finale. "Possibile che in fondo all’ultima duna avesse visto qualcosa?" La risposta è sì, aveva davvero visto il "mare nascosto dietro le dune". Il vero miraggio, questa volta, è il deserto stesso.
Non mi sembra ci sia altro da aggiungere, se non un "mare" di complimenti.
Grazie
M.
Permettetemi di obiettare alle obiezioni.
Non l'ho trovato per niente piatto, anzi: il testo ha un ottimo andamento, scandito sia dal ritmo esplicitato nella coppia "passo - respiro", sia nello scricchiolio assillante della sabbia che lo accompagna costantemente.
C'è un alzarsi e abbassarsi nello stile che segue mirabilmente le curve delle dune nel suo rivelare e nascondere (dov'è questo deserto? chi è quest'uomo?), lasciando modo al lettore di sfruttare al massimo la propria fantasia. E poi, in fondo, perché farsi troppe domande quando il narratore conosce così bene il suo mestiere? Con un minimo di battute ha saputo farci immergere perfettamente nella vicenda, senza errori o sbavature.
Per quanto riguarda il titolo, non mi sembra ci sia alcun spoileraggio, semmai un'ulteriore spruzzata di pepe sulla beffa finale. "Possibile che in fondo all’ultima duna avesse visto qualcosa?" La risposta è sì, aveva davvero visto il "mare nascosto dietro le dune". Il vero miraggio, questa volta, è il deserto stesso.
Non mi sembra ci sia altro da aggiungere, se non un "mare" di complimenti.
Grazie
M.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Il miraggio
Storia molto sintetica ma ben cadenzata. Non c’è stupore, né lo si cerca nella descrizione del dramma dell’uomo sperduto nel deserto. Tutto è abbastanza prevedibile, ma proprio in ciò sta la tragedia, incombente, ineluttabile. La forza del racconto sta nel suo minimalismo, che suscita sentimenti forti nel lettore. Un piccolo esempio di come “la trama” non debba essere, necessariamente, un affastellamento di eventi, tanti ma privi di spessore. Ottima scrittura, con un finale in un certo senso atteso ma ben presentato.
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: Il miraggio
Il testo arriva dritto alla "pancia". Genera più che ansia, aspettativa. Insomma, il lettore si aspetta qualcosa e quel qualcosa arriva ma magari non è quello che si aspettava oppure lo era, resta il fatto che si crea un'energia coinvolgente che affascina.
Il deserto, anche se principalmente è uno sfondo, grazie alla bravura dell'autore, è riuscito a diventare coprotagonista. Ho sentito la potenza del deserto e quanto è quello che mi aspettavo dal concorso.
La trama in sé è semplice, ma in questo caso non è un gran difetto. L'unica cosa che mi sarebbe piaciuta è sapere qualcosa in più sul protagonista. Alcuni indizi o frasi su di lui avrebbero arricchito il racconto e coinvolto maggiormente il lettore.
Il deserto, anche se principalmente è uno sfondo, grazie alla bravura dell'autore, è riuscito a diventare coprotagonista. Ho sentito la potenza del deserto e quanto è quello che mi aspettavo dal concorso.
La trama in sé è semplice, ma in questo caso non è un gran difetto. L'unica cosa che mi sarebbe piaciuta è sapere qualcosa in più sul protagonista. Alcuni indizi o frasi su di lui avrebbero arricchito il racconto e coinvolto maggiormente il lettore.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Il miraggio
In questo racconto si fotografa un momento drammatico e inquietante: un uomo che muore circondato dal deserto.
L'ottima scrittura diventa quasi l'obiettivo tramite il quale vediamo la scena e la scena è vivida e terribile, una lotta al rallentatore contro la morte.
Ecco, forse mi è mancato qualcosa, mi sono mancati i pensieri del protagonista: chissà quanta paura, quanta confusione, quanti ricordi che gl'ingolfano la mente!
Invece di ciò non c'è traccia. L'uomo è solo e da solo muore tradito da un miraggio che forse non è nemmeno un miraggio.
Una storia un po' amara che poteva diventare un po' più introspettiva per lasciare tra le righe l'impronta di un uomo, il suo calvario, la sua follia e la sua morte.
Invece l'autore decide di lasciare il protagonista avvolto dall'anonimato e qui la storia perde mordente e rimane solo la descrizione di una morte in una situazione estrema.
Una bella storia dove però non si sente battere il cuore.
L'ottima scrittura diventa quasi l'obiettivo tramite il quale vediamo la scena e la scena è vivida e terribile, una lotta al rallentatore contro la morte.
Ecco, forse mi è mancato qualcosa, mi sono mancati i pensieri del protagonista: chissà quanta paura, quanta confusione, quanti ricordi che gl'ingolfano la mente!
Invece di ciò non c'è traccia. L'uomo è solo e da solo muore tradito da un miraggio che forse non è nemmeno un miraggio.
Una storia un po' amara che poteva diventare un po' più introspettiva per lasciare tra le righe l'impronta di un uomo, il suo calvario, la sua follia e la sua morte.
Invece l'autore decide di lasciare il protagonista avvolto dall'anonimato e qui la storia perde mordente e rimane solo la descrizione di una morte in una situazione estrema.
Una bella storia dove però non si sente battere il cuore.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Il miraggio
piaciuto parecchio, davvero molto bello.
sei riuscito/a a farmi respirare e arrancare con il protagonista fino all'ultimo secondo.
scritto bene, senza refusi.
chiaro e semplice, arriva diretto dove deve.
ti faccio i complimenti.
sei riuscito/a a farmi respirare e arrancare con il protagonista fino all'ultimo secondo.
scritto bene, senza refusi.
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Re: Il miraggio
Forse è colpa mia, autore, anzi, sicuramente lo è, ma mi sono rovinato da solo l'interpretazione, perché non ho proprio capito cosa fosse il bagliore che l'uomo aveva visto.
Pensavo a qualcosa di metallico e fantasticavo a cosa potesse illudere così tanto il malcapitato: mi aspettavo una beffa, sono sincero. Ma non avevo assolutamente capito che fosse un miraggio: e chi se lo ricordava più il titolo?
Per cui ho terminato la lettura continuando a chiedermi che cosa avesse visto e cosa c'entrava il gabbiano alla fine.
Anche avesse visto e raggiunto il mare, l'uomo probabilmente non sarebbe stato salvo comunque. Quindi boh?
Poi ho letto gli altri commenti, ho collegato col titolo, e più o meno ho ricostruito il senso del testo.
Forse, tra l'altro, è una doppia beffa?
Prima il miraggio illude l'uomo di salvarsi, poi la scoperta di altre dune lo annienta e lo fa arrendere, ma in realtà poco oltre c'è il mare. Doppia beffa. Ammesso che il mare sia in qualche modo salvifico, ma non sono sicuro.
Nulla da dire circa la scrittura, ottima anche se un po' retorica in alcuni passaggi.
Ottima l'atmosfera, che ti cala nel contesto e ti fa provare le sensazioni tremende di questa traversata desertica.
Ottima la brevità: un testo più lungo sarebbe stato troppo pesante vista la resa sensoriale.
In definitiva, è un ottimo racconto che, per mio limite, non sono riuscito ad apprezzare appieno.
Pensavo a qualcosa di metallico e fantasticavo a cosa potesse illudere così tanto il malcapitato: mi aspettavo una beffa, sono sincero. Ma non avevo assolutamente capito che fosse un miraggio: e chi se lo ricordava più il titolo?
Per cui ho terminato la lettura continuando a chiedermi che cosa avesse visto e cosa c'entrava il gabbiano alla fine.
Anche avesse visto e raggiunto il mare, l'uomo probabilmente non sarebbe stato salvo comunque. Quindi boh?
Poi ho letto gli altri commenti, ho collegato col titolo, e più o meno ho ricostruito il senso del testo.
Forse, tra l'altro, è una doppia beffa?
Prima il miraggio illude l'uomo di salvarsi, poi la scoperta di altre dune lo annienta e lo fa arrendere, ma in realtà poco oltre c'è il mare. Doppia beffa. Ammesso che il mare sia in qualche modo salvifico, ma non sono sicuro.
Nulla da dire circa la scrittura, ottima anche se un po' retorica in alcuni passaggi.
Ottima l'atmosfera, che ti cala nel contesto e ti fa provare le sensazioni tremende di questa traversata desertica.
Ottima la brevità: un testo più lungo sarebbe stato troppo pesante vista la resa sensoriale.
In definitiva, è un ottimo racconto che, per mio limite, non sono riuscito ad apprezzare appieno.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Il miraggio
Ciao, Penna.
La prima metà del racconto mi ha conquistato, mi sembrava perfino di sentire gli scricchiolii della sabbia sotto i piedi del protagonista. Con l'arrivo del miraggio, e stranamente ricordandomi del titolo (cosa che di solito non mi capita così spesso), mi aspettavo che il racconto decollasse in qualche modo o che ci fosse una qualche evoluzione della storia o del personaggio. Invece non succede né l'una né l'altro.
Sono rimasto deluso dal fatto che in realtà questo mi è sembrato un quadro o una scena, ma non un racconto proprio per la mancanza di evoluzione. Però resta la sensazione di un pezzo scritto benissimo.
Grazie e alla prossima.
La prima metà del racconto mi ha conquistato, mi sembrava perfino di sentire gli scricchiolii della sabbia sotto i piedi del protagonista. Con l'arrivo del miraggio, e stranamente ricordandomi del titolo (cosa che di solito non mi capita così spesso), mi aspettavo che il racconto decollasse in qualche modo o che ci fosse una qualche evoluzione della storia o del personaggio. Invece non succede né l'una né l'altro.
Sono rimasto deluso dal fatto che in realtà questo mi è sembrato un quadro o una scena, ma non un racconto proprio per la mancanza di evoluzione. Però resta la sensazione di un pezzo scritto benissimo.
Grazie e alla prossima.
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Re: Il miraggio
Descrizioni molto belle e forti. La scrittura è eccelsa, lineare, ogni termine ben inserito. Il deserto si vede e si sente. Il narratore onnisciente, a volte, e a mio modestissimo giudizio, sembra distaccato e questo allontana il lettore dalla sofferenza reale del protagonista.
Ho trovato appropriato il titolo. Secondo me non anticipa nulla, crea nel lettore la giusta aspettativa, ma confonde tra ciò che è pura illusione e ciò che invece è reale.
Né poté dare una forma alla propria speranza,… il miraggio è una speranza, seppur illusoria per chi si perde nel deserto, in qualsiasi deserto della vita (anche in questo racconto visto come luogo di morte).
Il mare è proprio dietro l’ultima duna e non gli è possibile vederlo.
In un altro racconto il bosco divora gli uomini, in questo l’ingrato compito spetta al deserto e a nulla vale la fatica umana.
Ho trovato appropriato il titolo. Secondo me non anticipa nulla, crea nel lettore la giusta aspettativa, ma confonde tra ciò che è pura illusione e ciò che invece è reale.
Né poté dare una forma alla propria speranza,… il miraggio è una speranza, seppur illusoria per chi si perde nel deserto, in qualsiasi deserto della vita (anche in questo racconto visto come luogo di morte).
Il mare è proprio dietro l’ultima duna e non gli è possibile vederlo.
In un altro racconto il bosco divora gli uomini, in questo l’ingrato compito spetta al deserto e a nulla vale la fatica umana.
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Il miraggio
Io sono nel gruppo che ha apprezzato il racconto ma che non ne ha ricavato quell’emozione che altri lettori hanno provato. L’incipit è splendido, poi la botta di retorica sul fascino del deserto (“Credeva di conoscerlo a fondo il deserto…”) mi ha interrotto la magia. Inoltre il finale tragico si intuisce subito e ci si arriva già pronti.
Non ho ben capito dove sia il mare. Viene detto molto chiaramente che dalla cima della duna più alta si vede Un susseguirsi di dune, che si rincorrevano a perdita d’occhio fino all’orizzonte infinito. Poi però il mare è nascosto dietro le dune. Dunque è questo il miraggio?, vedere la una falsa distesa di dune senza speranza quando in realtà la salvezza è dietro l’angolo? Che poi non è detto che il mare sia salvezza, visto che non può fornire né acqua potabile né cibo né riparo. Bello ma non so…
Non ho ben capito dove sia il mare. Viene detto molto chiaramente che dalla cima della duna più alta si vede Un susseguirsi di dune, che si rincorrevano a perdita d’occhio fino all’orizzonte infinito. Poi però il mare è nascosto dietro le dune. Dunque è questo il miraggio?, vedere la una falsa distesa di dune senza speranza quando in realtà la salvezza è dietro l’angolo? Che poi non è detto che il mare sia salvezza, visto che non può fornire né acqua potabile né cibo né riparo. Bello ma non so…
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