Questione di un attimo
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Antonio Borghesi
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Questione di un attimo
«Certo che le cose non sono nette. Come fanno a esserlo? Non potranno esserlo mai. Per questo uno non dovrebbe giudicare dalla prima impressione. Anche se tante volte la prima impressione non è così sbagliata. Ecco, capisci cosa intendo? Insomma, è sempre un po’ tutto e il contrario di tutto, nella vita. Per questo quando ti dico che sei noioso, io comunque ti amo, lo capisci questo, vero?»
Flavia ha grandi labbra e piccole mani.
Mani sempre calde.
All’inizio pensavo che fosse una gran botta di fortuna, specialmente dopo Elena che aveva mani gelate come la morte in qualunque stagione, lunghe come tentacoli. Sempre infilate dappertutto.
Ma Elena è il passato.
Flavia lo sta diventando.
«Quindi scusami, Arturo, ma sabato al matrimonio ci vado con Lucia, almeno lei si diverte e io anche. Sei noioso, amore, ma come fai a non accorgertene, dico io…»
Mani fredde, cuore caldo.
Santa saggezza popolare.
Quindi, con le mani calde non si fa un grande affare.
E poi di essere noioso lo so dalle elementari, insieme a spocchioso e saccente. Se la lascio andare avanti, mi rinfaccerà anche questi ovvi difetti, ne sono certo.
Come se non ci convivessi da una vita.
«Certe volte mi sembri autistico, lo sai?»
Eccola qui, che si gioca la carta delle mie paranoie, confessate in un momento di debolezza post coito. Cretino.
«Cosa c’è che non va, nella tua testa, Arturo? Ma possibile che non te ne frega mai niente di niente?»
Forse è il momento di dire qualcosa. E sono certo che se me ne importasse anche solo un po’ più di niente, avrei tutto pronto e cristallino nella mia mente, parole ordinate pronte a rimettere al suo posto anche Flavia.
Flavia. Ma poi che nome di merda è, Flavia?
Un nome che, francamente, mi sono anche stufato di pronunciare.
«Ma vedi che ho ragione io, allora? Di me non te ne frega niente.»
Flavia singhiozza, e io la guardo. Quando piange diventa davvero bruttina, le si formano subito delle chiazze rosse sul viso distribuite a caso, abbastanza impressionanti.
No.
Flavia è stata una pessima scelta. Meglio farla finita in fretta.
«Ma tesoro, cosa dici? Vieni qui tra le mie braccia, su.»
Si getta sul mio petto appena finisco di parlare.
Mi illude che tutto sommato potrebbe funzionare.
Ma è un attimo.
«Sei cattivo, con me.»
E niente, questa ennesima ovvietà mi fa prudere le mani che le stringono la testa.
Il collo cede con un crack quasi musicale.
Peccato. Il nome non era un granché, ma Flavia era una figa pazzesca.
Peccato sul serio.
Va be’, sarà per la prossima.
Flavia ha grandi labbra e piccole mani.
Mani sempre calde.
All’inizio pensavo che fosse una gran botta di fortuna, specialmente dopo Elena che aveva mani gelate come la morte in qualunque stagione, lunghe come tentacoli. Sempre infilate dappertutto.
Ma Elena è il passato.
Flavia lo sta diventando.
«Quindi scusami, Arturo, ma sabato al matrimonio ci vado con Lucia, almeno lei si diverte e io anche. Sei noioso, amore, ma come fai a non accorgertene, dico io…»
Mani fredde, cuore caldo.
Santa saggezza popolare.
Quindi, con le mani calde non si fa un grande affare.
E poi di essere noioso lo so dalle elementari, insieme a spocchioso e saccente. Se la lascio andare avanti, mi rinfaccerà anche questi ovvi difetti, ne sono certo.
Come se non ci convivessi da una vita.
«Certe volte mi sembri autistico, lo sai?»
Eccola qui, che si gioca la carta delle mie paranoie, confessate in un momento di debolezza post coito. Cretino.
«Cosa c’è che non va, nella tua testa, Arturo? Ma possibile che non te ne frega mai niente di niente?»
Forse è il momento di dire qualcosa. E sono certo che se me ne importasse anche solo un po’ più di niente, avrei tutto pronto e cristallino nella mia mente, parole ordinate pronte a rimettere al suo posto anche Flavia.
Flavia. Ma poi che nome di merda è, Flavia?
Un nome che, francamente, mi sono anche stufato di pronunciare.
«Ma vedi che ho ragione io, allora? Di me non te ne frega niente.»
Flavia singhiozza, e io la guardo. Quando piange diventa davvero bruttina, le si formano subito delle chiazze rosse sul viso distribuite a caso, abbastanza impressionanti.
No.
Flavia è stata una pessima scelta. Meglio farla finita in fretta.
«Ma tesoro, cosa dici? Vieni qui tra le mie braccia, su.»
Si getta sul mio petto appena finisco di parlare.
Mi illude che tutto sommato potrebbe funzionare.
Ma è un attimo.
«Sei cattivo, con me.»
E niente, questa ennesima ovvietà mi fa prudere le mani che le stringono la testa.
Il collo cede con un crack quasi musicale.
Peccato. Il nome non era un granché, ma Flavia era una figa pazzesca.
Peccato sul serio.
Va be’, sarà per la prossima.
Hellionor- Admin
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Re: Questione di un attimo
Perdonatemi l'anglicismo, ma questo racconto è un rollercoster. Prima si apre un po' noiosamente come la solita tiritera su chi era meglio fra la lei di ora e la ex, poi inizia a prendere corpo con il tumulto interiore di lui, e infine la conclusione è una mazzata fra capo e collo (in senso positivo). Non male.
Ospite- Ospite
Re: Questione di un attimo
Una parola sola: adoro.
Crei una sorta di suspance sin dall'inizio, lasciando quel "e adesso?" che aleggia ad ogni fine rigo.
Speciale nella sua brevità che raccolta la pazzia che spesso ( troppo ) coglie gli uomini (?) e li porta a gesti inconsulti.
Ma sono un'amante di omicidi, cattiverie, torture etc, e qui c'è l'essenziale a farmi "stare bene".
Grazie della condivisione, davvero un bel pezzo.
Ps: Flavia in effetti è un nome che non stuzzica neanche a me. Ma parliamo di Arturo?!
Crei una sorta di suspance sin dall'inizio, lasciando quel "e adesso?" che aleggia ad ogni fine rigo.
Speciale nella sua brevità che raccolta la pazzia che spesso ( troppo ) coglie gli uomini (?) e li porta a gesti inconsulti.
Ma sono un'amante di omicidi, cattiverie, torture etc, e qui c'è l'essenziale a farmi "stare bene".
Grazie della condivisione, davvero un bel pezzo.
Ps: Flavia in effetti è un nome che non stuzzica neanche a me. Ma parliamo di Arturo?!
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Midgardsormr- Padawan
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Re: Questione di un attimo
Agghiacciante. Trovo eccellente la resa della asocialità. Un uomo senza alcun tipo di rimorso uno psicopatico vero.
Proprio un pezzo ben riuscito che genera orrore avendo mostrato solo poche pennellate perfette.
Proprio un pezzo ben riuscito che genera orrore avendo mostrato solo poche pennellate perfette.
Petunia- Moderatore
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Re: Questione di un attimo
Grazie ragazzi del passaggio, della lettura e del commento.
Contenta che il personaggio sia arrivato come doveva .
Ele
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Hellionor- Admin
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Re: Questione di un attimo
All'inizio non riuscivo a capire dove volessi andare a parare. Mi aspettavo qualche risposta da lui di cui udivo solo qualche breve azzeccato pensiero. Poi c'era quella storia delle mani fredde e calde che sembrava messa lì chissà perchè ed ecco il gran finale. Bella storia.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Questione di un attimo
Ho un piccolo vezzo, chiamiamolo vizio: quando leggo mi viene sempre di associare quello che i miei occhi scorrono sulle righe a una canzone: se ci riesco vuol dire che il racconto ha funzionato, vuol dire che mi piace.
E più la canzone associata è di mio gradimento, più il racconto mi piace. Mentre ti leggevo canticchiavo “Luisa” di Ivan Graziani, decisamente uno dei miei pezzi preferiti del cantautore teramano.
La tua scrittura è inecepibile, questo lo si sa. Non ci sono errori, la consecutio è perfetta e il passaggio dal monologo al dialogo è assolutamente naturale e arricchisce il racconto portandoci, inevitabilmente all’epilogo. Un epilogo drammatico ma che viene presentato quasi con leggerezza, come se fosse normale: per dirla alla Guccini “con malagrazia naturale”. Tutta la storia ha del surreale, del grottesco: un litigio che quasi non sembra un litigio, i toni sono pacati, civili. Per questo il colpo di scena finale arriva inaspettato.
E più la canzone associata è di mio gradimento, più il racconto mi piace. Mentre ti leggevo canticchiavo “Luisa” di Ivan Graziani, decisamente uno dei miei pezzi preferiti del cantautore teramano.
La tua scrittura è inecepibile, questo lo si sa. Non ci sono errori, la consecutio è perfetta e il passaggio dal monologo al dialogo è assolutamente naturale e arricchisce il racconto portandoci, inevitabilmente all’epilogo. Un epilogo drammatico ma che viene presentato quasi con leggerezza, come se fosse normale: per dirla alla Guccini “con malagrazia naturale”. Tutta la storia ha del surreale, del grottesco: un litigio che quasi non sembra un litigio, i toni sono pacati, civili. Per questo il colpo di scena finale arriva inaspettato.
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IN GRAN SILENZIO OGNI PARTIGIANO GUARDAVA QUEL BASTONE SU IN COLLINA.
REACH OUT AND TOUCH FAITH! Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.
The Raven- Admin
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Re: Questione di un attimo
Bravissima!!!
L'orrore nascosto nel quotidiano è quello che m'impressiona di più e in questo mini hai descritto in maniera perfetta un "normale" litigio che degenera nel modo più imprevisto.
Gestito molto bene anche il passaggio tra monologo e dialoghi: a fine lettura sappiamo di essere stati nella mente di un mostro, a contatto con le sfaccettature della sua follia (mani calde, mani fredde...).
Da brividi anche per il menefreghismo nei confronti della povera vittima che, sembra, verrà presto rimpiazzata.
L'orrore nascosto nel quotidiano è quello che m'impressiona di più e in questo mini hai descritto in maniera perfetta un "normale" litigio che degenera nel modo più imprevisto.
Gestito molto bene anche il passaggio tra monologo e dialoghi: a fine lettura sappiamo di essere stati nella mente di un mostro, a contatto con le sfaccettature della sua follia (mani calde, mani fredde...).
Da brividi anche per il menefreghismo nei confronti della povera vittima che, sembra, verrà presto rimpiazzata.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Questione di un attimo
Grazie, giovani, per la lettura. Alle volte faccio esperimenti sull'onda dell'ispirazione; restano testi fuori dalla mia confort zone, ma bisogna sempre sempre mettersi alla prova.
Hellionor- Admin
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Località : torino
Re: Questione di un attimo
Ciao Hellionor.
Voglio subito confessarti di aver iniziato il racconto in un momento libero che avevo ma che l’ho abbandonato dopo un paio di righe... scusami!
Questo pomeriggio mi son detto che dovevo finirlo.
Beh! Che dire. PAZZESCO!
Parte veramente lento ma poi cresce e con il testo cresce anche la sensazione di disagio. Si percepisce che non finirà bene. Ma mai avrei pensato ad un finale così.
Bravissima!
Voglio subito confessarti di aver iniziato il racconto in un momento libero che avevo ma che l’ho abbandonato dopo un paio di righe... scusami!
Questo pomeriggio mi son detto che dovevo finirlo.
Beh! Che dire. PAZZESCO!
Parte veramente lento ma poi cresce e con il testo cresce anche la sensazione di disagio. Si percepisce che non finirà bene. Ma mai avrei pensato ad un finale così.
Bravissima!
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Questione di un attimo
Che dire? Mi sono tuffato nel racconto anche perché mi sono riconosciuto nel protagonista: noioso, spocchioso, saccente, un po' paranoico. So benissimo che non è vero ma me lo dicono tutti perché tutti ce l'hanno con me! Il finale mi fatto riflettere: non ho mai immaginato una soluzione così. Mi sarà di ispirazione!
Complimenti, immersivo!
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