°

Tante cose, forse troppe, neppure un titolo.
Neppure un titolo che aiuti chi legge.
Neppure un titolo che dia una mano.
Un'indicazione.
L' ultima frase non mi è piaciuta.
Dovresti stimarti di più.
Autore.
Lo scrivo commosso.

Ciao, Penna.

Analisi metrica: versi di lunghezza variabile, per la maggior parte endecasillabi, settenari o versi doppi, anche se a volte bisogna abbondare di dialefe e dieresi per raggiungere la lunghezza preferita da Dante e Petrarca.
I versi lunghi (che a me di solito non piacciono) sono doppi a parte "di giorno predica nel deserto, la notte riposa" (sedici sillabe, per avere un ottonario doppio la cesura sarebbe in mezzo a de//serto) "Ho passato la frontiera in cerca di fortuna" (quindici sillabe oppure sedici, ma non divisibili in modo uguale perché non c'è accento sulla settima) "Ho comprato la dignità da un barbone" (dodici sillabe o più ma non c'è accento sulla quinta).
I versi sono raccolti in sette strofe: quattro quartine, due terzine, una quartina. Alcuni versi sono rimati (più spesso con assonanze e consonanze) all'interno della strofa.
Punteggiatura pressoché assente, in particolare mancano tutti i punti fermi.

Il titolo è il simbolo del grado, l'ho trovato originale ma non sono riuscito a legarlo a ciò che ho letto.
Il narratore ha una voce presumibilmente maschile: "quell’uomo / che non sono mai stato". Solo nella sesta strofa si rivolge direttamente al narratario che non compare nelle altre strofe. Nelle prime tre strofe, che a mio gusto sono le più chiare e forse anche le più azzeccate, il narratore presenta tre personaggi femminili con cui è in relazione (la madre, un'amica, la compagna) caratterizzati con poche parole. Poi la poesia si fa più confusa, in particolare non ho appigli per comprendere la sesta strofa mentre la quarta e la quinta sembrano proprio slegate dal resto o meglio dall'inizio.
Faccio però un applauso agli ultimi due versi, che riprendono lo stile e lo spirito delle prime tre strofe dando una conclusione sorprendente alla composizione.

Grazie e alla prossima.

Riletta.
Lo stile 'Beat Generation' mi ha sempre incuriosito.
Asciutto e distaccato, senza manierismi mostra la parte peggiore di uomini malinconici e surreali.
Applausi

' Devo portargli quell' uomo che non sono mai stato.'
Sembra una frase di Richard Brautigan o di Kerouac

Piaciuta molto questa poesia fin dalla prima lettura. Non voglio cercare troppi significati sono frasi che smuovono i sentimenti e penso che ognuno possa cucirli addosso a proprio piacimento. La frase finale l’ho trovata un po’ “piaciona” come a voler ricercare un effetto speciale e, a mio parere, toglie qualcosa di emotivo anziché aggiungerlo. 
Il titolo non l’ho capito però lo accetto di buon… grado.

Ottima partenza con la descrizione di tre figure femminili, con tre qaurtine scorrevoli; poi la poesia si fa più ermetica, il significato si perde e forse non è così importante ricercarlo a tutti i costi.
Il finale sembra raccontarci di un uomo ormai giunto al'ultima parte della sua vita, chissà...
Curiosità massima per il titolo: che avra voluto dirci, comunicarci?

Mi piace molto, si vede che hai un'identità tutta tua. Sono contento di averla letta, non ho cose particolari da dirti. La sobrietà paga sempre, complimenti.

tanto contenuto che forse andrebbe diviso in tante poesie. Bel contenuto. Viene voglia di approfondire senza la possibilità di farlo. Tanto potenziale! Tanto da dire. Lavoraci.  

Petunia ha scritto:Piaciuta molto questa poesia fin dalla prima lettura. Non voglio cercare troppi significati sono frasi che smuovono i sentimenti e penso che ognuno possa cucirli addosso a proprio piacimento. La frase finale l’ho trovata un po’ “piaciona” come a voler ricercare un effetto speciale e, a mio parere, toglie qualcosa di emotivo anziché aggiungerlo. 
Il titolo non l’ho capito però lo accetto di buon… grado.

di buon grado è geniale   :-)

L'ermetismo sta andando forte in questo concorso.
La poesia parte bene. Le prime due strofe e mezza hanno uno splendido ritmo e anche un senso compiuto, mi avevano calato in un ottimo mood.
Poi, da "di giorno predica nel deserto, la notte riposa" la poesia perde completamente di senso, si trasforma in qualcosa d'altro e sembra proprio vagare per quel deserto ripetuto due volte, apparentemente con sensi diversi, nello spazio di appena tre versi.
(Ho fatto la rima).

Non so, mi ritrovo dalla presentazione di tre personaggi femminili che tratteggiano tre aspetti diversi della psiche della voce narrante, per poi finire a parlare di destino, di frontiere, di ricordi, tutto avvolto nel fumo.
Non ho trovato collegamenti logici tra le due parti e, come successo con svariati altri componimenti, mi ritrovo escluso dal fruire della poesia, dal viverne le sensazioni.

Mi allontana anche un po' l'assenza di simmetrie, ma questo è un problema mio. La poesia non ha schema, o ne ha uno del tutto irregolare, col passaggio da 4 a 3 versi in apparenza casuale.
Casuale anche l'uso di qualche rima e qualche assonanza.

Insomma, era partita bene ma trovo che si sia persa molto presto. Peccato, perché il potenziale per leggere qualcosa di frizzante e originale sembrava esserci tutto.

Ciao,
una poesia a tratti ermetica che parla della vita dell'autore, di ciò che è realmente stato e di quello che avrebbe voluto essere. Alla fine non può fare il patto con il Destino, esso ti illude e decide per te!
Versi liberi divisi in strofe con diverse assonanze.
Una poesia d'impatto.

Ciao Penna. Trovo la tua poesia un po' sbilanciata, con frasi corte affiancate da altre molto lunghe (perché diventano lunghe quando non inizi con la maiuscola, come fai invece altre volte per chiarire la cesura). Ripeti troppo ravvicinate, la parola deserto e ai miei poveri occhi appare come una ripetizione. L'ultima frase mi ricorda qualcosa, come se fosse tratta da una canzone di De Gregori. E certamente "Rimmel" è presente nel tuo bagaglio di esperienze. Mi è piaciuto molto il tratteggiare alcune figure femminili, il tuo rivelarti come persona diversa dalle aspettative comuni e l'affrancamento da visi che si assomigliano varcando la frontiera. La valuterò in fondo, potrebbe entrare nella mia classifica. Grazie per avermela fatta leggere, cara Penna.

Una composizione che sembra più il testo di una canzone hip hop che una vera poesia. E già questo, per me che non amo (eufemismo) il genere, è un punto a sfavore.
Poi, il titolo. O meglio, quel cerchietto poggiato in testa alla composizione quasi fosse un’aureola di santità.
Potrebbe rappresentare il segno che si accosta a un numero per indicare un ordine (-esimo) o il segno di grado (di temperatura o di angolo).
In ogni caso, sia quel che sia, mi ha dato l’idea di una caccia all’originalità a ogni costo, un’originalità fine a se stessa e che si fatica parecchio a ritrovare nel testo (come normalmente accade per il genere di cui sopra: sentita una, sentite tutte).
C’è molto déjà-vu in ogni strofa, in ogni verso, di questa composizione che proprio non è nelle mie corde.
M.

No. Non la capisco, non mi piace, non mi interessa. Non posso farci nulla.

mi spiace ma proprio non capisco cosa vuoi dire.
sembrano frasi senza senso e significato, scritte per riempire il foglio.
sicuramente non è così e ti chiedo scusa, ma è quello che mi arriva leggendo e rileggendo il tuo pezzo.
scusami, se puoi.

Mi sono messo lì e ho guadato (anzi letto) la poesia dallo spioncino. Eh sì perchè solo attraverso le immagini che scorrono circoscritte al raggio d'azione visivo, ho colto (forse) il messaggio celato tra questi versi. L'uomo (il Poeta? Chissà...) cerca se stesso, o meglio, ha trovato se stesso nei ricordi, sentimenti ed emozioni provate nei rapporti, molto diversi tra loro, conm tre donne importanti della sua vita. Un po' come quando hai una la punta di una spina nel dito, ti fa un male cane, ma se vuoi scovarla ti serve una lente.

Può essere che il mio commento sia più ermetico della poesia, ma ritengo che un'interpretazione, ancorché fantasiosa, vada cercata a tutti i costi. E qui credo di averla trovata.

Grazie

Le strofe che più mi sono piaciute sono la prima, la quinta e la sesta.
Mi sembrano quelle più profonde, più genuine, quelle che hanno più qualcosa da dire.
Le altre mi paiono più costruite, alla ricerca della frase un pò ad effetto.
Le strofe poi danno la sensazione di essere slegate tra loro, ma sono sicuro che è solo una sensazione, perché l'autore non è andato a caso, sono sicuro che ha seguito un filo ben preciso.
Non so, questa poesia mi affascina ma non mi convince del tutto.
E non so neanche dire se entrerà nelle mie favorite o meno.
Si deciderà tutto all'ultimo.
E poi il titolo, non l'ho capito, ma anche qui sono certo che l'autore lo abbia scelto in modo non casuale.

Ciao autore, poesia decisamente particolare la tua, già dal titolo (che mi perdonerai, non ho compreso). Io l'ho letta come un tirare le fila della vita arrivati a un punto dove tutto è chiaro, dove i ricordi, i rimpianti, le persone che ti sono state a fianco, tutto, si rivela. Una poesia senile, matura. Molto personale e quindi un po' distante dal gusto comune, poco pop, diciamo così. Ritmicamente interessante, nello specifico però rivedrei i versi lunghi, non mi sono proprio piaciuti. A rileggerci!

Ciao.
Come Molli mi è venuto da leggere i tuoi versi attraverso un buco, fosse anche quello di una serratura. 
Secondo me è inutile cercare di dare spiegazioni quando ci è concesso di vedere attraverso un piccolo spazio. 
Ma ciò non toglie fascino e mistero a quanto ho letto.
Un buon accompagnamento musicale avrebbe forse allargato e dato maggiore spessore a quel piccolo spazio vuoto.

Questa è stata la prima poesia che ho letto, incuriosita dal titolo tanto particolare: non mi era piaciuta. Punto.
Ma un conto è dire che un pezzo non piace senza dare conto delle ragioni e finirla lì, un altro provare a ragionare su cosa non funziona per me e rifletterci su.
Questo anche per il rispetto che è doveroso portare verso chi si cimenta nella fatica della scrittura.
 Quindi l’ho lasciata per ultima e rileggendola pian piano, verso dopo verso, ecco che le immagini che ci porgi trovano il posto giusto, come in un puzzle di cui non abbiamo l’immagine da ricostruire ma tessera dopo tessera il disegno di compone quasi da solo.
Ogni verso è davvero un piccolo mondo, un momento di vita racchiuso in una sola immagine: l’amica che disegna sui muri e poi se ne va, il destino che vuole gli si porti l’uomo che non è mai stato, la madre che critica… Una scrittura semplice, a tratti quasi un appunto per qualcosa da sviluppare: come quando imposti un racconto partendo da un pensiero, rozzo e da sgrossare. Io e il tuo ° abbiamo fatto pace.

Ciao,
questa poesia mi ha fatto uno strano effetto: sembra quasi che l'autore rifletta, pensi, borbotti tra sè e sè sul suo passato e su intime vicissitudini, senza curarsi di me o del fatto che io capisca i suoi ragionamenti.
Ho apprezzato le prime strofe, il loro ritmo e il fatto che si rivolgono a tutti con un linguaggio semplice, diretto e comprensibile: crei belle immagini ricche di significato.
Poi tutto cambia, diventando difficile da visualizzare e, di conseguenza, capire: è come se l'autore si fosse fermato ad ammirare la propria immagine riflessa da qualche parte, senza aver indicato bene al lettore da che parte guardare.

Ogni strofa è un componimento a sé stante. I pensieri sono slegati, è come leggere sette poesie differenti.
Non l'ho gradita.