Sicuri mai
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Sicuri mai
Forse per sopperire alla confusione interiore, Carlo amava mettere ordine dappertutto, non solo nella sua stanza, ma anche in cucina, nel soggiorno e perfino in lavanderia, però il luogo dove gli piaceva trascorrere il tempo libero, sistemando e risistemando ogni cosa e dove si sentiva del tutto a suo agio era il garage.
Vi scendeva presto al mattino. Il silenzio era interrotto soltanto dal rumore dell’ascensore, quando qualcuno degli inquilini del palazzo andava a prendere l’auto per accompagnare i bambini a scuola o per recarsi al lavoro. Un trambusto che durava poco, ma non lo disturbava, anzi tendeva l’orecchio a carpire frasi, malumori, qualche volta anche litigi.
«Che fai là sotto tutto questo tempo?» chiedeva sua madre.
«Metto a posto gli scaffali.»
«Ancora non hai finito?»
«No, che non finisce, lo sai è il suo hobby, vedi un po’ che cos’hai da portare giù, così lo fai felice» rispondeva Tiziana invece del fratello.
«Io ho i libri di scuola dell’anno scorso e delle scarpe quasi nuove che non metto per ora, ma mi dispiace buttare» ridacchiava Nerea.
«Non te la prendere Carlo, le tue sorelle vivono nel caos, per fortuna ci sei tu ad aiutarmi. Come farei senza il mio Carlone?»
«Mi piace mettere a posto, mi aiuta a pensare; il garage è il mio pensatoio.»
«Pensatoio? Va là, spaghetto, vieni Tiziana, andiamo a prepararci che dobbiamo andare a scuola, mica all’università come il lungo pensatore.»
Lungo pensatore era sempre meglio di spaghetto, comunque Carlo dava poco peso all’ironia delle sorelle, dopo tutto a guardarsi allo specchio non poteva dargli torto. Era alto e magrissimo con un viso dal colorito grigiastro; in quel pallore occhi grandi e neri gli davano un’aria allucinata. Era sanissimo, ma sembrava malato.
Da ragazzino, aveva sognato di diventare missionario, ma aveva cambiato idea dopo essere stato vittima di un prete pedofilo. L’episodio, ormai superato ma non dimenticato, aveva minato la sua autostima, lasciandogli una profonda incertezza nei confronti del sesso: non provava attrazione per i coetanei, maschi o femmine che fossero. A dirla tutta, non si sentiva mai adeguato in qualunque posto si trovasse e in compagnia di chiunque. Carlo stava bene solo nel suo rifugio.
I garage, ubicati nel sotterraneo, occupavano un’area ampia quanto la superficie delle due palazzine, l’una di fronte all’altra, separate al piano terra dal piazzale delimitato da un muro e chiuso dal cancello. Affacciandosi da lì, come da un terrazzo, si vedeva la rampa curva che dai garage saliva alla strada privata e quindi immetteva alla statale. L’accesso dall’esterno rimase libero per anni; solo dopo il fattaccio i condomini decisero di mettere un cancello al termine della strada privata.
Il garage di Carlo era molto grande, uno dei pochi per due automobili, c’era anche una finestrella con la grata di ferro posta in alto sulla parete di destra che dava sul cortile dei posti auto all’aperto; sulla parete di sinistra erano appese le biciclette di Tiziana e Nerea e sul fondo Carlo aveva collocato fino al tetto una serie di scaffali. Quello più basso serviva da tavolo per piccoli lavori di elettricità, conteneva in bell’ordine gli attrezzi necessari, alcuni libri e anche un vecchio fornellino con la bomboletta, usato da ragazzo al campeggio con gli scout. C’erano i bicchieri di carta e la caffettiera. Sotto lo scaffale, un paio di sgabelli rimediati nel ripostiglio di casa. Più un oggetto era vecchio, più gli piaceva riutilizzarlo. Negli scaffali c’era di tutto, ogni scatolo in perfetto ordine e con tanto di etichetta.
Una domenica d’agosto, l’ingegner Bruno fece capolino sulla soglia:
«Posso entrare?»
«Certo ingegnere, venga avanti, sto per fare il caffè.»
Quello entrò, girando lo sguardo dappertutto: «Oh, ma ti sei attrezzato molto bene, complimenti, mi piacerebbe fare lo stesso nel mio garage, ma non ne sono capace.»
«Se vuole, posso darle una mano.»
Voleva. Si prese la mano e anche il resto. Così, senza parere, poco a poco. Cominciò con l’amicizia, le piccole confidenze, parlando di interessi comuni, passando per timide avance a palpeggiamenti che sembravano involontari, ma erano studiati.
Se l’ingegnere era un genio di ambiguità, Carlo non era del tutto sprovveduto; capiva e non capiva, ma quel gioco cominciava a piacergli e così aveva un motivo in più per scendere in garage.
Mauro Bruno, splendido cinquantenne dal fisico atletico, era uno che doveva piacere molto alle donne, abitava con la moglie nell’attico della palazzina B e aveva il garage a due posti proprio di fronte a quello di Carlo. Ci teneva la BMW e la barca in vetroresina con un motore di 25 cavalli.
Carlo lo osservava senza darlo a vedere, specie quando l’ingegnere, impegnato a uscire la barca dal garage all’inizio dell’estate o a riporla al termine, non poteva accorgersene. Era molto abile nelle manovre, il giovane era ammirato dalla perizia dell’uomo e dal suo fisico abbronzato, esibito in pantaloncini corti e magliette colorate. L’abbigliamento invernale era invece molto professionale; in giacca e cravatta assumeva un’aria austera. Carlo ne era intimidito.
In estate nel sotterraneo c’era più silenzio del solito, perché le scuole erano chiuse e quindi non c’era più il trambusto del mattino. In più, gran parte dei condomini era in vacanza.
Quella fu una mattina memorabile. Carlo lavorava da un pezzo per installare l’impianto stereo all’interno dell’auto di famiglia, poi abbassato lo schienale, così sdraiato si abbandonava alle sue fantasie, ascoltando il concerto di Aranjuez.
Era sempre lui, l’ingegnere, il protagonista dei suoi pensieri proibiti.
Come da quelli evocato, la faccia abbronzata di Mauro Bruno apparve sorridente dal finestrino. Non l’aveva sentito arrivare per via della musica, ne fu sorpreso e si sentì scoperto, come se l’uomo avesse potuto indovinare i suoi pensieri; fu lui a toglierlo dall’imbarazzo.
«Ma bravo Carlo, ora hai anche la musica. Posso ascoltare anch’io?»
«Oh ingegnere, pensavo fosse al mare, certo venga dentro.»
Quello non si fece pregare: entrò nell’auto, spostò il sedile, abbassò lo schienale e si sdraiò accanto a lui.
«Bello questo brano, suggerisce sensazioni, evoca ricordi; è dolce eppure triste.»
«È vero. Malinconie dolcissime.»
«Stai da Dio qui. Al mare c’è una gran confusione; afa, troppa gente, troppe barche, giovani invadenti. Pensa, mi è capitato un ragazzo che annaspava al largo, stava male forse per un calo di pressione, ho dovuto afferrarlo per aiutarlo a salire in barca e non mi ha mollato più.»
«Non avrà fatto fatica con queste braccia robuste…» la mano di Carlo accarezzò il braccio dell’uomo, poi scese sulla coscia e sull’inguine e quando Mauro ebbe un sussulto di piacere, Carlo scivolò sullo spazio davanti al sedile, tuffando la testa tra le cosce di lui che, allentando l’elastico, aveva abbassato i pantaloncini. Con un gesto colmo di dolcezza, il giovane strofinò le guance sul membro eretto e lo mise in bocca.
Seguì un turbinio di passione e acrobazie, sudore e sperma finché anche Carlo arrivò all’orgasmo. Era la sua prima volta. Glielo disse. Confessò anche altro, cose che non aveva avuto il coraggio di raccontare a nessuno poi, ancora agitato, passando in modo spontaneo al tu, domandò: «Ora che fai, torni al mare?»
«No. Mi fermo per un po’, magari una settimana. Ti ho detto di quel ragazzo soccorso in mare, no? Leonardo - così si chiama - appena sulla barca, sembrava svenuto; era cianotico, ho temuto il peggio tanto da fargli la respirazione bocca a bocca. Da allora mi viene dietro come un cagnolino, me lo trovo intorno dappertutto. All’inizio mi faceva tenerezza, c’è stata qualche gita in barca e anche qualcosa di più, ma ora la cosa comincia a stancarmi e la gente parla. Qualcuno mi ha chiesto se quel bel ragazzo era mio nipote, insomma devo difendere la mia reputazione. Leonardo manca del tutto di discrezione; spero che allontanandomi si dimentichi di me.»
«Speriamo» fece Carlo «ma una settimana basterà?»
«Gli ho regalato una moto per distrarsi e tenere la bocca chiusa; sembra che funzioni perché non lo vedo da due giorni, altrimenti dovrò ricorrere a modi più convincenti, ma mi spiacerebbe e mi auguro che non sia necessario.» Mauro pronunciò le ultime parole con un sorriso che a Carlo non piacque, poi aggiunse: «Vieni qui, non pensiamoci.»
«Ci vediamo domani?»
«Sì, anche ogni mattina, però abbassiamo la saracinesca.»
Si videro più volte anche di sera finché Carlo, rincasando, fu sorpreso da sua madre. «Dove sei stato fino a quest’ora?»
«In garage, mamma.»
«Ora, anche di notte? E che, sta diventando una mania?»
«Ma no, tranquilla. C’era troppo caldo e non riuscivo a dormire; laggiù si stava bene e mi son messo a studiare.»
Quella era la spiegazione migliore. Funzionava sempre, però da allora i due evitarono gli incontri serali.
L’estate era davvero torrida, come sempre d’altra parte, ma quell’anno lo fu ancora di più e non solo per il caldo. Carlo e Mauro stavano vivendo una passione di fuoco; sotto le carezze delle loro mani, la pelle sembrava bruciare; nel petto il cuore in tumulto all’impazzata.
Quel garage non era soltanto il luogo dei loro incontri, ma il luogo del desiderio, anche per Mauro non c’era altro posto al mondo dove volesse andare.
Prima del termine della stagione estiva e prima che la moglie, di ritorno dalle terme, gli proponesse qualche gita in mare, andò al porto a riprendere la barca alla Lega Navale.
Con sorpresa trovò Leonardo, non sapeva che lavorasse lì e temendo qualche passo falso del giovane cominciò a preoccuparsi, ma non accadde nulla di spiacevole. Leonardo fu gentile e indifferente; aiutò a sistemare la barca al gancio della BMW e salutò l’ingegnere con distacco.
“È andata” pensava Mauro, mentre rimorchiava la barca. Era soddisfatto perché la cosa s’era risolta senza impicci e proseguiva tranquillo verso casa ad andatura ridotta, senza accorgersi d’essere seguito.
Leonardo, che aveva aspettato quel momento, gli andava dietro in moto a distanza nell’intento di scoprire dove Mauro abitasse. I modi gentili, il distacco ostentato poco prima, tutto era stato studiato.
La BMW, una volta a destinazione, imboccò la strada privata; lì Leonardo lasciò la moto e proseguì scendendo a piedi lungo la rampa che portava ai garage, badando a non farsi vedere. Ora sapeva dove trovare il suo uomo. Lo vide fermarsi, parlare col giovane che s’era affacciato sulla soglia del garage di fronte e gli era andato incontro, aiutandolo poi a eseguire la manovra. Quei due sembravano in confidenza; meglio tornare in un momento più opportuno. A Mauro doveva parlare, ma voleva trovarlo solo.
Sembrava semplice, invece fu un’impresa non facile, in compenso però Leonardo, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, scoprì il segreto dell’ingegnere. Provò rabbia e umiliazione per essere stato mollato a causa di uno spilungone stralunato dall’aspetto anonimo, però gli piaceva guardare e si eccitava nella nuova veste del guardone. Non correva rischi, il sotterraneo nelle prime ore del mattino era un posto sicuro, nessuno era in giro e quei due erano troppo impegnati per accorgersi d’essere spiati e perfino fotografati e ripresi.
Voleva vendicarsi; sarebbe bastato pubblicare video e foto su internet per assestare un duro colpo alla reputazione dell’ingegnere, ma ormai l’aveva in pugno e intendeva procedere per gradi. Lo avrebbe tenuto sulla corda inviandogli foto e lettere anonime del tipo: “Io so e tra poco saprà anche tua moglie” oppure “Ti piacerebbe trovare questa foto in bella vista, appesa alla tua cassetta della posta?”.
Quando si trovò in mano la prima foto, Mauro rimase turbato, dopo tre giorni ne ricevette un’altra accompagnata da un biglietto: “Finiscila! Pensa a tua moglie.”
Sconvolto ne parlò a Carlo.
«Dobbiamo stare più attenti, fare qualcosa, magari non vederci per un po’ o cambiare posto e orario.»
«No, non serve, ormai è troppo tardi; siamo sotto tiro. Ascolta, ragioniamo. La foto non può essere stata scattata che qui in garage, dobbiamo scoprire il fotografo, chi è e cosa vuole. Se agisce per suo conto o per altri.»
Discussero a lungo sui condomini; poteva trattarsi di uno di loro? Inimicizie, liti? E la moglie di Mauro? Rientrata da poco dalla sua vacanza termale, poteva avere sospetti, ricorrere a un investigatore?
Carlo parlava con freddezza, analizzando la situazione con lucidità, ma vedeva il suo compagno paonazzo in viso e sempre più angosciato.
«Per ora aspettiamo, può darsi non succeda altro» gli disse «in caso contrario non preoccuparti, ho un piano.»
I due continuarono a vedersi nel garage come al solito, ma più guardinghi, facendo attenzione al minimo rumore. Poi, una volta convinti che non c’era alcuna presenza indesiderata, smisero di abbassare la saracinesca. Non c’era motivo di stare al caldo.
Carlo aveva visto giusto, infatti non giunsero altre foto né biglietti minacciosi.
In realtà Leonardo si sentiva spiazzato da tanta indifferenza, forse doveva inasprire i toni, agire con maggiore efficacia, ma c’era tempo. Intanto poteva ancora godersi la sua scena preferita, arrivando quatto quatto all’ora che sapeva, accovacciandosi davanti allo sportello dell’auto e aspettando che all’interno il clima si arrovellasse per sollevare la testa e guardare dentro.
Una mattina s’era appena sistemato nella sua postazione che lo sportello si spalancò all’improvviso con violenza, gettandolo a terra. Mauro uscì dall’auto furente e ordinò a Carlo di abbassare la saracinesca.
Quel che seguì fu per Leonardo un terribile quarto d’ora. Mauro gli applicò sulla bocca un nastro adesivo, mentre Carlo gli teneva le braccia dietro la schiena. Fioccarono calci e pugni a ritmo sostenuto, finché il poveretto si accasciò a terra sul punto di svenire. Solo allora Mauro gli strappò il nastro adesivo, procurandogli escoriazioni intorno al labbro «Stai zitto» gli disse «prova a urlare e ti faccio assaggiare la catena.»
Quello non si mosse e si mise a piangere. Mauro lo fece sfogare un po’ poi: «Ora basta» gli disse «smetti di frignare e ascoltami. Spero che tu abbia capito la lezione, perché se hai bisogno di ripetizioni, non sono tipo da risparmiartele. La cosa sta così: ora te ne vai, in silenzio come sei venuto e ti scordi di me e di questo posto; se non lo fai, la prossima volta non te ne andrai tutto intero. Capito, microbo, smetti di infastidirmi. Vattene senza farti notare, senza correre e senza parlare ad anima viva, casomai dovessi incontrare qualcuno.»
Leonardo se ne andò come un cane bastonato, mentre l’umiliazione e il desiderio di vendetta gli urlavano dentro. “Non finisce qui” pensava, ma se ne stette tranquillo per un po’. Gli serviva tempo per digerire l’accaduto.
La moglie di Mauro aveva notato in lui atteggiamenti insoliti, ma non ci badava troppo, però le dispiaceva non aver potuto fare nemmeno una gita in barca, rimessa in garage così presto. C’erano anche altre cose che non riusciva a mandare giù, per esempio il poco tempo che il marito le dedicava, per giunta essendo ancora in ferie. Ogni scusa era buona per allontanarsi da casa, ora per comprare il giornale o le sigarette, ora per mettere ordine in garage; altrimenti si rintanava nel suo studio. A lungo andare, la signora cominciò a dubitare della fedeltà di Mauro, pensò che doveva darsi da fare. Mostrarsi seduttiva durante una cenetta intima sul terrazzo o lingerie sexi e colazione a letto? Ci provò con scarso successo. Forse però il marito aveva bisogno solo di distrarsi. Una sera lo trascinò a teatro.
La serata trascorse serena, ma al rientro una brutta sorpresa li attendeva. Una banda di ragazzi in moto irruppe nel sotterraneo, circondandoli appena usciti dal garage, agitando manganelli con fare minaccioso.
«Corri, va’ all’ascensore» disse Mauro alla moglie «mi disimpegno e ti raggiungo a casa.»
Lei prese l’ascensore e scese a piano terra, si fermò nel piazzale da dove poteva sentire quello che succedeva; allarmata chiamò la polizia. Intanto dal sotterraneo provenivano urla e il rumore dei motori, come se quei teppisti ruotassero sgommando intorno al malcapitato.
«Lasciatemi, che volete?»
«Solo darti la lezione che ti meriti, brutto porco!»
Un ragazzo lo stordì con una manganellata in testa; altri due lo afferrarono uno per il piede sinistro, l’altro per il destro e tenendo l’altra mano sul manubrio lo trascinarono più volte avanti e indietro dal garage alla rampa, ridendo e sghignazzando.
Tutto accadde rapidamente, quando arrivò la volante della polizia le moto s’erano già allontanate in gran fretta. Era finito tutto. Era rimasto solo l’ingegnere, a terra in una pozza di sangue coi vestiti sporchi e strappati e la testa fracassata, davanti alla saracinesca aperta del suo garage.
Different Staff- Admin
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Re: Sicuri mai
Premetto che la trama mi è piaciuta. Ho solo trovato tutto eccessivamente finto e affrettato.
La causa è l'atmosfera che hai creato all'inizio. Un'atmosfera tutto sommato tranquilla che poi degenera in una maniera che ti fa dire WTF! (What the fuck). Cioè, le cose diventano talmente eccessive e immotivate da sembrare innaturali. Questo ovviamente mina il piacere della lettura.
Le cose fino alla comparsa di Leonardo che affoga erano giuste e calibrate. Poi, da quella apparizione, tutto diventa assurdo. Leonardo che si innamora di Mauro ci sta pure, ma il fatto che lui gli regali una moto mi sembra strano. Allo stesso modo, il fatto che Mauro, sicuramente bisex, abbia due esperienze così forti con due uomini nella stessa estate sembra poco realistico: di uno si invaghisce e l'altro si innamora di lui anche se non corrisposto. ma anche se strano e già sopra le righe, ci poteva stare.
Forse sarebbe stato meglio se Leonardo fosse stato una donna questuo ti avrebbe permesso di rendere la scena finale più coerente perché magari il linciaggio poteva essere fatto dal marito che scopriva la cosa. Avrebbe avuto più senso e sarebbe risultato meno eccessivo e finto.
Un altro punto che mi disturba è la moglie che compare solo alla fine con tutti i suoi sospetti e la cosa finisce però nel nulla, sembra quasi gratuita. Al contrario, Carlo, che sembrava essere il protagonista o quantomeno il co-protagonista, sparisce completamente dal testo e non partecipa alla scena culmine. Mi sembra un'altra scelta strana.
Detto questo, non voglio bocciare del tutto il racconto che comunque ha alcune idee interessanti. Se ne avessi voglia, potresti prenderti del tempo in più per riscriverlo, in modo da evitare, o meglio, incastrare meglio tutti i fatti al fine di renderli credibili e meno assurdi.
La causa è l'atmosfera che hai creato all'inizio. Un'atmosfera tutto sommato tranquilla che poi degenera in una maniera che ti fa dire WTF! (What the fuck). Cioè, le cose diventano talmente eccessive e immotivate da sembrare innaturali. Questo ovviamente mina il piacere della lettura.
Le cose fino alla comparsa di Leonardo che affoga erano giuste e calibrate. Poi, da quella apparizione, tutto diventa assurdo. Leonardo che si innamora di Mauro ci sta pure, ma il fatto che lui gli regali una moto mi sembra strano. Allo stesso modo, il fatto che Mauro, sicuramente bisex, abbia due esperienze così forti con due uomini nella stessa estate sembra poco realistico: di uno si invaghisce e l'altro si innamora di lui anche se non corrisposto. ma anche se strano e già sopra le righe, ci poteva stare.
Forse sarebbe stato meglio se Leonardo fosse stato una donna questuo ti avrebbe permesso di rendere la scena finale più coerente perché magari il linciaggio poteva essere fatto dal marito che scopriva la cosa. Avrebbe avuto più senso e sarebbe risultato meno eccessivo e finto.
Un altro punto che mi disturba è la moglie che compare solo alla fine con tutti i suoi sospetti e la cosa finisce però nel nulla, sembra quasi gratuita. Al contrario, Carlo, che sembrava essere il protagonista o quantomeno il co-protagonista, sparisce completamente dal testo e non partecipa alla scena culmine. Mi sembra un'altra scelta strana.
Detto questo, non voglio bocciare del tutto il racconto che comunque ha alcune idee interessanti. Se ne avessi voglia, potresti prenderti del tempo in più per riscriverlo, in modo da evitare, o meglio, incastrare meglio tutti i fatti al fine di renderli credibili e meno assurdi.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
impegnato a uscire la barca/Impegnato a far uscire la barca; certo venga dentro/certo entri; e scese a piano terra/e scese al piano terra. Questi sono tre piccoli erori che comunque non inficiano il resto del racconto che ho trovato privo di emotività. Una storia di quelle che potrebbero averedel potenziale e che invece il narrato rende piatta come una notizia di cronaca. Ci sono molto stereotipi (il ragazzo violentato dal prete, da grande non riconosce la propria maschilità, la moglie che non si accorge della promiscuità del marito) che rendono tutto banale.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Autore, ho una domanda: come ti è venuta in mente questa storia?
Non è una critica, è una curiosità sincera.
Perché è davvero costruita in un crescendo di cattiveria che proprio non ci si aspetta dopo tutta la prima parte molto tranquilla e persino bonaria.
Come già rilevato da chi mi precede, ci sono alcuni punti della storia che non mi tornano pienamente.
A cominciare dal fatto che Carlo sia stato molestato da un prete, e questo gli abbia causato una sorta di apatia verso la sessualità. Apatia che però scompare quasi subito al cospetto dell'ingegnere dalla longa mano, il che contraddice un po' l'assunto iniziale.
Tutte le cose che succedono hanno un che di eccessivo, non perché siano impossibili o improbabili, ma perché tutto ha un'escalation che i fatti non lasciano intendere. Può darsi che sia la costruzione della storia a non aver funzionato appieno.
Non mi torna come Leonardo riesca a vedere e filmare i due marpioni se gli stessi avevano deciso, per prudenza, di chiudere la saracinesca come è menzionato in precedenza.
Male, secondo me, che Carlo scompaia del tutto nell'ultima parte della storia. Fosse stato menzionato anche solo per una chiusa a effetto, giusto per darci il suo punto di vista sull'accaduto, sarebbe stato molto più coerente.
Sullo stile invece nulla da dire. E' uno di qui casi in cui il narratore onnisciente funziona e dà qualcosa in più alla storia, sebbene nella prima parte la renda un pochino troppo gentile, bonaria, che, come già detto, contrasta col crescendo di violenza che arriva dopo.
Un lavoro dall'ottimo potenziale che però necessitava di una resa più efficace, a parer mio.
EDIT - mi è piaciuto il titolo, non so perché ma ci sta bene.
Non è una critica, è una curiosità sincera.
Perché è davvero costruita in un crescendo di cattiveria che proprio non ci si aspetta dopo tutta la prima parte molto tranquilla e persino bonaria.
Come già rilevato da chi mi precede, ci sono alcuni punti della storia che non mi tornano pienamente.
A cominciare dal fatto che Carlo sia stato molestato da un prete, e questo gli abbia causato una sorta di apatia verso la sessualità. Apatia che però scompare quasi subito al cospetto dell'ingegnere dalla longa mano, il che contraddice un po' l'assunto iniziale.
Tutte le cose che succedono hanno un che di eccessivo, non perché siano impossibili o improbabili, ma perché tutto ha un'escalation che i fatti non lasciano intendere. Può darsi che sia la costruzione della storia a non aver funzionato appieno.
Non mi torna come Leonardo riesca a vedere e filmare i due marpioni se gli stessi avevano deciso, per prudenza, di chiudere la saracinesca come è menzionato in precedenza.
Male, secondo me, che Carlo scompaia del tutto nell'ultima parte della storia. Fosse stato menzionato anche solo per una chiusa a effetto, giusto per darci il suo punto di vista sull'accaduto, sarebbe stato molto più coerente.
Sullo stile invece nulla da dire. E' uno di qui casi in cui il narratore onnisciente funziona e dà qualcosa in più alla storia, sebbene nella prima parte la renda un pochino troppo gentile, bonaria, che, come già detto, contrasta col crescendo di violenza che arriva dopo.
Un lavoro dall'ottimo potenziale che però necessitava di una resa più efficace, a parer mio.
EDIT - mi è piaciuto il titolo, non so perché ma ci sta bene.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Caro autor mi hai depistata ben bene. Via via che leggevo mi sono trovata ad affrontare una trama che, in prima battuta, non pensavo si dipanasse così. Ci sono un po’ di imprecisioni linguistiche che potrebbero essere magari superate inserendo nel testo qualche altro spunto dialettale oppure revisionando il testo. Mi ha colpita quando scrivi “ ogni scatolo in perfetto… ecc.” oppure “uscire la barca ecc.”
i dialoghi li ho trovati abbastanza artefatti. Per esempio soprattutto nella parte iniziale quando continui a ripetere i nomi di persona all’interno della frase di dialogo. Chi lo farebbe davvero? Il tutto risulta poco fluido, a mio parere ovvio. Anche il personaggio principale potrebbe essere “indagato” meglio dal punto di vista psicologico. Il cambio di rotta verso i piaceri del sesso colgono di contropiede durante la lettura e la chiave di tale cambiamento non può essere motivata solo dal racconto degli episodi di pedofilia del prete.
A livello di trama trovo che il racconto abbia delle buone potenzialità, un idea buona ma che non trova altrettanta bontà nella scrittura.
Credo che lavorandolo ancora un po’, questo testo possa ottenere miglior risultato.
i dialoghi li ho trovati abbastanza artefatti. Per esempio soprattutto nella parte iniziale quando continui a ripetere i nomi di persona all’interno della frase di dialogo. Chi lo farebbe davvero? Il tutto risulta poco fluido, a mio parere ovvio. Anche il personaggio principale potrebbe essere “indagato” meglio dal punto di vista psicologico. Il cambio di rotta verso i piaceri del sesso colgono di contropiede durante la lettura e la chiave di tale cambiamento non può essere motivata solo dal racconto degli episodi di pedofilia del prete.
A livello di trama trovo che il racconto abbia delle buone potenzialità, un idea buona ma che non trova altrettanta bontà nella scrittura.
Credo che lavorandolo ancora un po’, questo testo possa ottenere miglior risultato.
Petunia- Moderatore
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Re: Sicuri mai
Accadono un mucchio di cose in questo racconto, spesso emotivamente molto pesanti, ma per lo più narrate con uno stile da cronaca, da trama, più che da immersione negli eventi. Addirittura sganci la bomba dell’abuso così, come se fosse una cosa senza importanza.
La scrittura comunque è nitida e pulita, ti accompagna passo passo; tutto è chiaro, forse anche troppo, nel senso che forse è troppo spiegato.
C’è qualche imprecisione:
- mancano alcune virgole
- dall’esterno rimase libero= era rimasto libero
- scatolo= scatola
- il clima si arrovellasse= si arroventasse
- bocca un nastro= del
Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Ciao Penna. Sinceramente, veramente, non ho capito questa finta cronaca. Non ci trovo una morale, e potrebbero essercene molte se scritto con più entusiasmo, non ci trovo sincerità in ciò che descrivi. Così come la presenti sminuisce la diversità, la trasformi in pura cronaca che non comparirebbe nei giornali nazionali, con questa forma. Anche la pedofilia del sacerdote, piazzata lì come se fosse la normale prassi di ogni oratorio, resta sospesa e non giustifica il proseguo della storia. Non prendertela, cara Penna, ma l'argomento avrebbe meritato l'attenzione giusta. Qui, a mio parere ,non ti è riuscito il tuo migliore racconto. A rileggerti, volentieri, in altri momenti.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
chiedo scusa ma questo racconto non mi è piaciuto.
È tutto troppo e l'unico motivo che potrebbe giustificarlo è che l'autore abbia volutamente deciso di provocare raccontando una storia eccessiva raqccontata, per contro, in maniera banale, sembra quasi il tema di un adolescente.
Letto in quest'ottica, allora, il pezzo assumerebbe ben altri controni e un significato a modo suo rilevante.
Butti lì che Carlo è stato vittima della pedofilia di un prete senza dargli seguito, dici che non ha appetiti sessuali salvo poi tarsformarsi in una amcchina da sesso, introduci le sorelle che poi spariscono esattamente come carlo nel finale.
E poi tutta quella violenza alla fine che contrasta con il resto del racconto, davvero troppe cose non mi tornano, mi saprai dire se hai voluto esagerare di proposito.
Per contro, seppur in modo molto semplice, il racconto è scritto bene al netto di qualche scivolamento dialettale (uscire la barca - lo scatolo): unico errore "si arrovellasse" anziché "si arroventasse".
In ogni caso mi hai incuriosito.
È tutto troppo e l'unico motivo che potrebbe giustificarlo è che l'autore abbia volutamente deciso di provocare raccontando una storia eccessiva raqccontata, per contro, in maniera banale, sembra quasi il tema di un adolescente.
Letto in quest'ottica, allora, il pezzo assumerebbe ben altri controni e un significato a modo suo rilevante.
Butti lì che Carlo è stato vittima della pedofilia di un prete senza dargli seguito, dici che non ha appetiti sessuali salvo poi tarsformarsi in una amcchina da sesso, introduci le sorelle che poi spariscono esattamente come carlo nel finale.
E poi tutta quella violenza alla fine che contrasta con il resto del racconto, davvero troppe cose non mi tornano, mi saprai dire se hai voluto esagerare di proposito.
Per contro, seppur in modo molto semplice, il racconto è scritto bene al netto di qualche scivolamento dialettale (uscire la barca - lo scatolo): unico errore "si arrovellasse" anziché "si arroventasse".
In ogni caso mi hai incuriosito.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Sicuri mai
Ciao, Autore. Grazie di questo tuo racconto che, fino a un certo punto, è stato il mio racconto preferito dello step, e ancora adesso è uno dei miei preferiti.
Al netto di qualche errore che ti è già stato segnalato, ancora una volta mi tocca dissociarmi dai commenti di chi mi precede, che pretende che tu racconti delle cose che non solo non sono importanti nell'economia del racconto, ma che a maggior ragione, se hai deciso di non sottolineare, è perché non fanno parte della tua storia. Una storia che a me, invece, pare più che verosimile. Mi fa piacere che chi ha commentato prima di me reputi gli avvenimenti che ci racconti come banali o eccessivi, perché si vede che non hanno vissuto la merda che ho vissuto io e, probabilmente (sempre in maniera indiretta, si spera) anche tu.
Che poi, chi se ne frega se la storia risulta aggettivata in quel modo per qualche lettore: è la tua storia e, se hai deciso di raccontarcela così, bisogna andare a capire i tuoi motivi, non a lamentarsi del perché non l'hai scritta in quell'altro modo che forse era meglio per...
Dopo aver letto il tuo racconto, sono rimasto tutta la sera a pensarci. Mi hai lasciato scombussolato e credo che questo fosse un po' quello che volevi lasciare nei tuoi lettori.
Ribadisco che per me è uno dei migliori racconti dello step.
Complimenti davvero.
Al netto di qualche errore che ti è già stato segnalato, ancora una volta mi tocca dissociarmi dai commenti di chi mi precede, che pretende che tu racconti delle cose che non solo non sono importanti nell'economia del racconto, ma che a maggior ragione, se hai deciso di non sottolineare, è perché non fanno parte della tua storia. Una storia che a me, invece, pare più che verosimile. Mi fa piacere che chi ha commentato prima di me reputi gli avvenimenti che ci racconti come banali o eccessivi, perché si vede che non hanno vissuto la merda che ho vissuto io e, probabilmente (sempre in maniera indiretta, si spera) anche tu.
Che poi, chi se ne frega se la storia risulta aggettivata in quel modo per qualche lettore: è la tua storia e, se hai deciso di raccontarcela così, bisogna andare a capire i tuoi motivi, non a lamentarsi del perché non l'hai scritta in quell'altro modo che forse era meglio per...
Dopo aver letto il tuo racconto, sono rimasto tutta la sera a pensarci. Mi hai lasciato scombussolato e credo che questo fosse un po' quello che volevi lasciare nei tuoi lettori.
Ribadisco che per me è uno dei migliori racconti dello step.
Complimenti davvero.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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A Molli Redigano garba questo messaggio
Re: Sicuri mai
Allora, potrei dire semplicemente che non mi è piaciuto, che poi è la verità, ma non sarebbe abbastanza. E non solo per rispetto verso l'autore, ma sopratutto perché credo che alle volte sia quasi più importante analizzare e spiegare, a se stessi e agli altri, perché qualcosa non ci è piaciuto. Spiegare che qualcosa ci ha davvero steso e conquistato è facile, ma spiegare perché un racconto non ci è piaciuto è dannatamente complicato. E non parlo dell'indifferenza, di quel classico "non mi ha detto nulla" che tutti noi, chi più chi meno, ha ricevuto. Non ci possono essere racconti che ci lasciano indifferenti. Se la scrittura, bella o brutta che sia, e la narrativa in genere, in linea con i nostri gusti o meno, ci lasciasse davvero indifferenti, beh allora forse non dovremmo nemmeno provare a saltare dall'altra parte e sperare di diventare scrittori. Io la vedo così.
Il racconto non mi ha lasciato indifferente. Il racconto non è brutto. Il racconto non mi è piaciuto. Provo a capire perché.
Parto dalla stanza. C'è di nuovo un garage condominiale. Per la nostra realtà è una situazione assolutamente normale, ma da lettore di un racconto di un concorso sulle stanze, mi sarei comunque aspettato dei garage più collegati alla casa. Meno distanti, ecco. Ma va detto che ognuno parte delle proprie esperienze e quindi questo garage è assolutamente funzionale alla storia, e credibile. Non solo: è davvero il centro di tutto. Questa separazione, la distanza di cui parlo, però è parte della spiegazione del perché non mi è piaciuto.
Credo che il racconto non mi sia piaciuto perché non riesco davvero a sintonizzarmi con nessuno dei personaggi, perché non ho nessuna esperienza pregressa che possa generare qualche tipo di aggancio emotivo. Questo non vuol dire che il racconto non crei emozioni, tutt'altro. Ma penso che la vera emotività si generi quando ognuno di noi riesce a riflettere almeno una parte di ciò che è nella scrittura degli altri. Il racconto deve essere uno specchio. Per certi versi uno specchio che restituisce qualcosa di più di uno specchio normale. Qualcosa che metta in risalto una parte di noi che non credevamo di avere.
Forse è solo un po' chiuso in se stesso. Forse dovrei scavare ancora più a fondo per capirne le intenzioni. Ma non c'è dolcezza. Ecco, non c'è dolcezza, nonostante usi la parola ad un certo punto, nella scena di sesso.
Credo che parte del suo non piacermi sia anche dovuto a una trama che procede inaspettata, con risvolti che mi sembrano per certi versi molto realistici, da cronaca nera, eppure allo stesso tempo non sono preparati e suggeriti narrativamente. Di base mi piace l'idea di una scrittura in cui niente sia lasciato al caso, ma gli scatti che il racconto fa non sono preparati. Succedono e basta. E tu ne prendi atto.
Narrativamente parlando è scritto davvero bene. Neppure per un istante ho temuto di non arrivare in fondo. Non mi ha conquistato, ma fin dalla prima riga mi ha agganciato e non mi ha lasciato andare. Sono due cose diverse, due modi di leggere diversi. Non sono in grado di spiegare la differenza.
Nel complesso è un racconto scritto bene, che avvince, che non lascia indifferenti, eppure distante e freddo e privo di dolcezza ed estremamente attaccato alla realtà e forse sono queste le sue caratteristiche che mi fanno dire che non mi è piaciuto.
Comunque lo leggerò ancora.
Il racconto non mi ha lasciato indifferente. Il racconto non è brutto. Il racconto non mi è piaciuto. Provo a capire perché.
Parto dalla stanza. C'è di nuovo un garage condominiale. Per la nostra realtà è una situazione assolutamente normale, ma da lettore di un racconto di un concorso sulle stanze, mi sarei comunque aspettato dei garage più collegati alla casa. Meno distanti, ecco. Ma va detto che ognuno parte delle proprie esperienze e quindi questo garage è assolutamente funzionale alla storia, e credibile. Non solo: è davvero il centro di tutto. Questa separazione, la distanza di cui parlo, però è parte della spiegazione del perché non mi è piaciuto.
Credo che il racconto non mi sia piaciuto perché non riesco davvero a sintonizzarmi con nessuno dei personaggi, perché non ho nessuna esperienza pregressa che possa generare qualche tipo di aggancio emotivo. Questo non vuol dire che il racconto non crei emozioni, tutt'altro. Ma penso che la vera emotività si generi quando ognuno di noi riesce a riflettere almeno una parte di ciò che è nella scrittura degli altri. Il racconto deve essere uno specchio. Per certi versi uno specchio che restituisce qualcosa di più di uno specchio normale. Qualcosa che metta in risalto una parte di noi che non credevamo di avere.
Forse è solo un po' chiuso in se stesso. Forse dovrei scavare ancora più a fondo per capirne le intenzioni. Ma non c'è dolcezza. Ecco, non c'è dolcezza, nonostante usi la parola ad un certo punto, nella scena di sesso.
Credo che parte del suo non piacermi sia anche dovuto a una trama che procede inaspettata, con risvolti che mi sembrano per certi versi molto realistici, da cronaca nera, eppure allo stesso tempo non sono preparati e suggeriti narrativamente. Di base mi piace l'idea di una scrittura in cui niente sia lasciato al caso, ma gli scatti che il racconto fa non sono preparati. Succedono e basta. E tu ne prendi atto.
Narrativamente parlando è scritto davvero bene. Neppure per un istante ho temuto di non arrivare in fondo. Non mi ha conquistato, ma fin dalla prima riga mi ha agganciato e non mi ha lasciato andare. Sono due cose diverse, due modi di leggere diversi. Non sono in grado di spiegare la differenza.
Nel complesso è un racconto scritto bene, che avvince, che non lascia indifferenti, eppure distante e freddo e privo di dolcezza ed estremamente attaccato alla realtà e forse sono queste le sue caratteristiche che mi fanno dire che non mi è piaciuto.
Comunque lo leggerò ancora.
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Asbottino- Padawan
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A vivonic garba questo messaggio
Re: Sicuri mai
Premetto di aver letto i commenti precedenti e mi scuso se mi dovessi in parte ripetere circa qualche aspetto di questo racconto ben scritto. Forse forse avrei spostato qualche virgola e usato meno qualche punto e virgola. Rileggendo mi sono reso conto che stanno comunque al loro posto, anche se io li avrei spostati. Questione più personale che prettamente tecnica, per cui non ritengo giusto segnalare i passi interessati.
Questo testo trasuda di realtà: quale realtà? Quella che non conosciamo e che ci sorprende nel momento in cui viene a galla. Inizialmente ho pensato che Carlo fosse un accumulatore seriale e che sistemasse di tutto e di più nel garage di casa. Una volta finito di sistemare ricomincia da capo. Noto anch'io che l'esperienza negativa col prete pedofilo è superflua: non aggiunge né toglie nulla all'essenza del personaggio che uscirà dopo. Lo stesso vale per l'ingegnere. Professionista distinto e conosciuto, con famiglia, auto e barca. Un modello che ha i suoi scheletri nell'armadio. Leonardo è uno di quegli scheletri: mi ha dato l'impressione di essere una persona molto giovane, per questo impulsiva e poco discreta. Insomma, trovo che questi tre protagonisti principali siano veramente ben caratterizzati sia per il loro lato "ufficiale" che per quello "oscuro". Gli altri personaggi, ovvero la mamma e le sorelle di Carlo, così come la moglie dell'ingegnere, potrebbero anche scomparire e nessuno se ne accorgerebbe nell'economia della storia. Chi sparisce nel finale, non si può che ribadire, è Carlo, il protagonista, aspetto che credo polverizzi un racconto ben condotto nonostante le sue presunte incongruenze circa il susseguirsi dei fatti. Dico presunte perché sono perfettamente verosimili secondo me.
Garage assolutamente centrale. Anzi è il centro. un centro polivalente direi: luogo di riflessione e studio per Carlo, ma anche luogo della sua prima volta, fresco luogo della travolgente passione tra lui e l'ingegnere. Mica poco. Luogo del violento epilogo finale. Ma senza Carlo, purtroppo.
Grazie
Questo testo trasuda di realtà: quale realtà? Quella che non conosciamo e che ci sorprende nel momento in cui viene a galla. Inizialmente ho pensato che Carlo fosse un accumulatore seriale e che sistemasse di tutto e di più nel garage di casa. Una volta finito di sistemare ricomincia da capo. Noto anch'io che l'esperienza negativa col prete pedofilo è superflua: non aggiunge né toglie nulla all'essenza del personaggio che uscirà dopo. Lo stesso vale per l'ingegnere. Professionista distinto e conosciuto, con famiglia, auto e barca. Un modello che ha i suoi scheletri nell'armadio. Leonardo è uno di quegli scheletri: mi ha dato l'impressione di essere una persona molto giovane, per questo impulsiva e poco discreta. Insomma, trovo che questi tre protagonisti principali siano veramente ben caratterizzati sia per il loro lato "ufficiale" che per quello "oscuro". Gli altri personaggi, ovvero la mamma e le sorelle di Carlo, così come la moglie dell'ingegnere, potrebbero anche scomparire e nessuno se ne accorgerebbe nell'economia della storia. Chi sparisce nel finale, non si può che ribadire, è Carlo, il protagonista, aspetto che credo polverizzi un racconto ben condotto nonostante le sue presunte incongruenze circa il susseguirsi dei fatti. Dico presunte perché sono perfettamente verosimili secondo me.
Garage assolutamente centrale. Anzi è il centro. un centro polivalente direi: luogo di riflessione e studio per Carlo, ma anche luogo della sua prima volta, fresco luogo della travolgente passione tra lui e l'ingegnere. Mica poco. Luogo del violento epilogo finale. Ma senza Carlo, purtroppo.
Grazie
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Dui di'd vin a dan di causs aij medich.
Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Bellissima scrittura, tutto scorre ed è un piacere leggere l'accumulo di descrizioni iniziali, anche se c'è eccessivo distacco tra l'autore e la storia, è come se dicesse : Io Ve la racconto questa cosa, ma non c'entro niente.
E se non è coinvolto lui come può pretendere che lo sia un lettore qualunque?
Resta comunque un'opera di grande impegno e grande stile.
Complimenti
.
E se non è coinvolto lui come può pretendere che lo sia un lettore qualunque?
Resta comunque un'opera di grande impegno e grande stile.
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tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Ho trovato una forzatura dovere inserire il prete pedofilo per anticipare, o giustificare, un rapporto, non un amore, omosessuale.
La descrizione del box, la sua ubicazione rispetto ai palazzi alla strada, i minuziosi dettagli sugli scaffali, non mi sembrano aggiungano niente al racconto.
La trama mi ha convinto molto poco, infarcita da luoghi comuni e incongruenze.
Scusa ma proprio non mi è piaciuto.
P.S. Uscire la barca fa il paio con pisciare il cane? Ahahah
La descrizione del box, la sua ubicazione rispetto ai palazzi alla strada, i minuziosi dettagli sugli scaffali, non mi sembrano aggiungano niente al racconto.
La trama mi ha convinto molto poco, infarcita da luoghi comuni e incongruenze.
Scusa ma proprio non mi è piaciuto.
P.S. Uscire la barca fa il paio con pisciare il cane? Ahahah
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Sicuri mai
Un racconto che parte in sordina: un ragazzo solitario che nel garage trova il suo angolo tranquillo e un incontro fortuito da cui nasce una relazione intensa. L’altro, un uomo maturo che di scrupoli deve averne pochi, padrone fino ad allora della sua vita, gestita con cinismo, quasi da predone, insensibile ai sentimenti degli altri; un finale un po’ annunciato.
Storie che la cronaca ci propone anche troppo di frequente, definite talvolta squallide, se non fosse che le persone coinvolte vivono certe esperienze profondamente, con spesso le conseguenze di traumi subiti che si trascinano, solo in apparenza superati.
Il racconto introduce quindi un tema molto delicato, anche se la violenza subita dal protagonista in passato viene liquidata troppo velocemente, soprattutto considerando il peso che queste vicende assumono nella vita delle vittime. Forse l’omosessualità del protagonista era “latente”, quasi una conseguenza per lui legata della violenza subita o forse no. L’accettazione e l’intensità della relazione mi portano a pensare a un estremo bisogno di accettazione, lui che - poco attraente e insicuro al confronto dell’ingegnere, prestante e sempre padrone della situazione - quasi si sorprende di essere al centro di tante attenzioni. Bisogno anche di un affetto diverso da quello dell’ambito famigliare.
Penso sia un racconto che andrebbe sviluppato maggiormente e con maggior profondità in certi passaggi, per dare maggior spessore alla storia e alla psicologia dei personaggi e anche per coinvolgere maggiormente il lettore.
Lo stile adottato è infatti quasi da cronaca, la cronaca un po' romanzata di un brutto episodio di violenza, quando le vite dei protagonisti vengono sviscerate fin nei più piccoli particolari, per un pubblico di lettori “guardoni”, avidi di particolari e dove il giornalista (forse giornalista) si lascia prendere la mano dallo scrittore che è in lui.
Forse ci stiamo abituando a storie come queste: la violenza di ogni tipo è diventata talmente quotidiana che ci si scandalizza, ci si indigna, talvolta si piange, ci si sente scombussolati per giorni, ci si trasforma in psicologi e investigatori da serie TV e poi… poi si va avanti. Non è toccato a noi, non siamo noi a piangere.
Le mie note:
sexi --- sexy
la punteggiatura in qualche punto va rivista, ma cose di poco conto.
Storie che la cronaca ci propone anche troppo di frequente, definite talvolta squallide, se non fosse che le persone coinvolte vivono certe esperienze profondamente, con spesso le conseguenze di traumi subiti che si trascinano, solo in apparenza superati.
Il racconto introduce quindi un tema molto delicato, anche se la violenza subita dal protagonista in passato viene liquidata troppo velocemente, soprattutto considerando il peso che queste vicende assumono nella vita delle vittime. Forse l’omosessualità del protagonista era “latente”, quasi una conseguenza per lui legata della violenza subita o forse no. L’accettazione e l’intensità della relazione mi portano a pensare a un estremo bisogno di accettazione, lui che - poco attraente e insicuro al confronto dell’ingegnere, prestante e sempre padrone della situazione - quasi si sorprende di essere al centro di tante attenzioni. Bisogno anche di un affetto diverso da quello dell’ambito famigliare.
Penso sia un racconto che andrebbe sviluppato maggiormente e con maggior profondità in certi passaggi, per dare maggior spessore alla storia e alla psicologia dei personaggi e anche per coinvolgere maggiormente il lettore.
Lo stile adottato è infatti quasi da cronaca, la cronaca un po' romanzata di un brutto episodio di violenza, quando le vite dei protagonisti vengono sviscerate fin nei più piccoli particolari, per un pubblico di lettori “guardoni”, avidi di particolari e dove il giornalista (forse giornalista) si lascia prendere la mano dallo scrittore che è in lui.
Forse ci stiamo abituando a storie come queste: la violenza di ogni tipo è diventata talmente quotidiana che ci si scandalizza, ci si indigna, talvolta si piange, ci si sente scombussolati per giorni, ci si trasforma in psicologi e investigatori da serie TV e poi… poi si va avanti. Non è toccato a noi, non siamo noi a piangere.
Le mie note:
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la punteggiatura in qualche punto va rivista, ma cose di poco conto.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Sicuri mai
La vita sembra scorrere tranquilla in un condominio di periferia, ma nulla è come sembra.
In un garage del sotterraneo si svolgono incontri passionali di cui nessuno sospetta finché, una notte, la storia segreta - ma non troppo - di due condomini giunge al suo tragico epilogo.
I personaggi principali sono ben caratterizzati, gli altri sono comparse. Servono anche quelle.
Carlo, lungi dall’essere il figlio modello di cui la madre si compiace, è in realtà un giovane che combatte con le sue ossessioni; da ragazzo è stato abusato e se la vita continua, il disagio resta e si manifesta nella mania per l’ordine, nella solitudine, nell’osservare gli altri da lontano. Il sesso con i coetanei no, non è stato iniziato a un rapporto tra pari, però è attratto da quell’adulto che osserva da tempo, quando è “impegnato a uscire la barca dal garage all’inizio dell’estate o a riporla al termine”
L’ingegnere, da stimato professionista si rivela uomo dalla doppia vita, il classico borghese agiato che pensa di sistemare ogni cosa col denaro. Come i soldi ben spesi per l’acquisto della moto per silenziare Leonardo, d’altra parte se lo può permettere, come l’attico, la barca, la vacanza della moglie.
Leonardo, da ragazzo fragile, si rivela un piccolo criminale. Attratto dall’uomo che lo ha soccorso, capisce d’essere stato per lui solo un capriccio e si vendica.
Mi sembra che la trama abbia senso logico e i personaggi siano caratterizzati dai gesti e dalle azioni piuttosto che dai pensieri o dalle descrizioni. Il narratore non giudica e non commenta non perché sia distaccato, ma perché lascia parlare i fatti. Si fa da parte per mostrare i personaggi e le loro azioni come richiede una scrittura realistica, volutamente cruda, e non c’è dolcezza nella crudeltà.
In un garage del sotterraneo si svolgono incontri passionali di cui nessuno sospetta finché, una notte, la storia segreta - ma non troppo - di due condomini giunge al suo tragico epilogo.
I personaggi principali sono ben caratterizzati, gli altri sono comparse. Servono anche quelle.
Carlo, lungi dall’essere il figlio modello di cui la madre si compiace, è in realtà un giovane che combatte con le sue ossessioni; da ragazzo è stato abusato e se la vita continua, il disagio resta e si manifesta nella mania per l’ordine, nella solitudine, nell’osservare gli altri da lontano. Il sesso con i coetanei no, non è stato iniziato a un rapporto tra pari, però è attratto da quell’adulto che osserva da tempo, quando è “impegnato a uscire la barca dal garage all’inizio dell’estate o a riporla al termine”
L’ingegnere, da stimato professionista si rivela uomo dalla doppia vita, il classico borghese agiato che pensa di sistemare ogni cosa col denaro. Come i soldi ben spesi per l’acquisto della moto per silenziare Leonardo, d’altra parte se lo può permettere, come l’attico, la barca, la vacanza della moglie.
Leonardo, da ragazzo fragile, si rivela un piccolo criminale. Attratto dall’uomo che lo ha soccorso, capisce d’essere stato per lui solo un capriccio e si vendica.
Mi sembra che la trama abbia senso logico e i personaggi siano caratterizzati dai gesti e dalle azioni piuttosto che dai pensieri o dalle descrizioni. Il narratore non giudica e non commenta non perché sia distaccato, ma perché lascia parlare i fatti. Si fa da parte per mostrare i personaggi e le loro azioni come richiede una scrittura realistica, volutamente cruda, e non c’è dolcezza nella crudeltà.
mirella- Padawan
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Re: Sicuri mai
Il racconto c’è, nel senso che la trama è presente e si legge volentieri.
È ben costruito e i personaggi sono reali e ben connotati. Forse quella proprio più debole, a mio avviso, è la figura di Leonardo, mi sembra che sia esagerata la sua sete di vendetta.
È vero, Mauro è un personaggio molto ambiguo, è evidente la superficialità nel rapporto con la moglie e anche “l’uso” che fa di questi ragazzi non fa emergere una figura simpatica. Per la sua triste fine forse solo Carlo resterà addolorato.
Il titolo mi sembra proprio indovinato.
Nel complesso un buon lavoro
È ben costruito e i personaggi sono reali e ben connotati. Forse quella proprio più debole, a mio avviso, è la figura di Leonardo, mi sembra che sia esagerata la sua sete di vendetta.
È vero, Mauro è un personaggio molto ambiguo, è evidente la superficialità nel rapporto con la moglie e anche “l’uso” che fa di questi ragazzi non fa emergere una figura simpatica. Per la sua triste fine forse solo Carlo resterà addolorato.
Il titolo mi sembra proprio indovinato.
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Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Il racconto io lo dividerei in due parti.
La prima è davvero molto buona, chi scrive riesce a rendere davvero bene il disagio di Carlo. L'accenno all'abuso subito dal prete non è buttato lì, è un tassello in più, probabilmente la causa scatenante che ci fa capire perché Carlo è così. La sua mania compulsiva di tenere tutto in ordine è un tentativo di dare un controllo alla propria vita, di convincersi che le può dare la direzione che si vuole. Se poi ci mettiamo un aspetto fisico non eccezionale, due sorelle che in poche battute ci fanno capire che si divertono ad allearsi per prendere in giro il fratello, una mamma probabilmente iperprotettiva, ecco spiegate le insicurezze enormi del ragazzo.
La seconda parte si velocizza enormemente, succedono un sacco di cose. Mi ha dato l'idea di un effetto valanga, come quando nei cartoni animati una pallina di neve che casca dalla cima della montagna diventa in poco tempo un masso di neve gigantesco.
L'effetto risulta ancora più evidenziato dal finale, dove il destino di Mauro viene deciso in poche righe. Credo che il finale così sbrigativo sia dovuto al limite di battute, problema con cui spesso mi trovo a combattere pure io. L'autore credo sia conscio di questo, infatti si premura di dirci che tutto accadde molto velocemente, però all'occhio del lettore questa rapidità eccessiva risulta evidente.
La prima è davvero molto buona, chi scrive riesce a rendere davvero bene il disagio di Carlo. L'accenno all'abuso subito dal prete non è buttato lì, è un tassello in più, probabilmente la causa scatenante che ci fa capire perché Carlo è così. La sua mania compulsiva di tenere tutto in ordine è un tentativo di dare un controllo alla propria vita, di convincersi che le può dare la direzione che si vuole. Se poi ci mettiamo un aspetto fisico non eccezionale, due sorelle che in poche battute ci fanno capire che si divertono ad allearsi per prendere in giro il fratello, una mamma probabilmente iperprotettiva, ecco spiegate le insicurezze enormi del ragazzo.
La seconda parte si velocizza enormemente, succedono un sacco di cose. Mi ha dato l'idea di un effetto valanga, come quando nei cartoni animati una pallina di neve che casca dalla cima della montagna diventa in poco tempo un masso di neve gigantesco.
L'effetto risulta ancora più evidenziato dal finale, dove il destino di Mauro viene deciso in poche righe. Credo che il finale così sbrigativo sia dovuto al limite di battute, problema con cui spesso mi trovo a combattere pure io. L'autore credo sia conscio di questo, infatti si premura di dirci che tutto accadde molto velocemente, però all'occhio del lettore questa rapidità eccessiva risulta evidente.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Il proposito era interessante e coraggioso: raccontare un amore “estivo” in un luogo inconsueto come il garage condominiale.
Il racconto si muove su due binari: il primo è quello romantico che ho trovato credibile e di un certo fascino, il secondo è quello “giallo e/o cronachistico” che invece fa acqua da tutte le parti.
Per esigenze di paletti hai collocato gli incontri romantici in garage, quando l’ingegnere aveva una casa libera a disposizione.
I due si incontravano in un garage con la porta aperta nel proprio condominio. Perché non andare direttamente in piazza?
E anche la storia del tentato ricatto è un po’ ingenua e poco credibile.
Per questo il mio giudizio non è particolarmente positivo.
Il racconto si muove su due binari: il primo è quello romantico che ho trovato credibile e di un certo fascino, il secondo è quello “giallo e/o cronachistico” che invece fa acqua da tutte le parti.
Per esigenze di paletti hai collocato gli incontri romantici in garage, quando l’ingegnere aveva una casa libera a disposizione.
I due si incontravano in un garage con la porta aperta nel proprio condominio. Perché non andare direttamente in piazza?
E anche la storia del tentato ricatto è un po’ ingenua e poco credibile.
Per questo il mio giudizio non è particolarmente positivo.
gipoviani- Padawan
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Re: Sicuri mai
Il racconto è interessante e, come lettore, posso dire di essere rimasto incollato alla lettura fino alla fine. Fine, tra l'altro, totalmente inaspettata da come era iniziato il tutto. Quello che ho trovato spiazzante è il cambio di prospettiva repentino che ha il racconto. Cambia continuame protagonista e punto di vista.
Prima c'è Carlo, con la sua passione per l'ordine. Poi sale in cattedra l'ingegnere, poi ancora l'obbiettivo passa su Leonardo. Carlo, che all'inizio sembrava il protagonista indiscusso, sparisce totalmente dalla narrazione tanto da essere assente nel cruente epilogo. Probabilmente il tutto è voluto, però l'ho trovato un po' spiazzante.
In conclusione un racconto interessante che però lascia più di qualche perplessità.
Grazie
Prima c'è Carlo, con la sua passione per l'ordine. Poi sale in cattedra l'ingegnere, poi ancora l'obbiettivo passa su Leonardo. Carlo, che all'inizio sembrava il protagonista indiscusso, sparisce totalmente dalla narrazione tanto da essere assente nel cruente epilogo. Probabilmente il tutto è voluto, però l'ho trovato un po' spiazzante.
In conclusione un racconto interessante che però lascia più di qualche perplessità.
Grazie
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CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
comincio col dire che non è tra i miei preferiti.
la cosa più bella è il crescendo continuo, fino al finale devastante.
la storia ha un buon potenziale, la trama c'è e i personaggi pure.
però, a tratti, mi sono inceppato nella lettura, anche se non so spiegarti il motivo preciso.
può darsi dipenda solo da me, naturalmente.
ci sono alcuni refusi, peraltro già segnalati, ma nulla di particolare.
se fosse un mio racconto modificherei qualcosa, tipo i dialoghi, che non sempre appaiono naturali.
comunque non è male.
la cosa più bella è il crescendo continuo, fino al finale devastante.
la storia ha un buon potenziale, la trama c'è e i personaggi pure.
però, a tratti, mi sono inceppato nella lettura, anche se non so spiegarti il motivo preciso.
può darsi dipenda solo da me, naturalmente.
ci sono alcuni refusi, peraltro già segnalati, ma nulla di particolare.
se fosse un mio racconto modificherei qualcosa, tipo i dialoghi, che non sempre appaiono naturali.
comunque non è male.
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Re: Sicuri mai
Il testo scivola via senza freni e, anche se molto lungo, mi sono ritrovata alla fine con gli occhi spalancati: la morte di Mauro cala come una pietra tombale e mette fine a tutto, anche se l'ho percepita come una chiusura eccessiva e poco contestualizzata.
Del testo non sono riuscita ad apprezzare fino in fondo la struttura e lo stile semplice e poco introspettivo: accadono cose importanti ai tre protagonisti, ma le ho percepito come un elenco di accadimenti che si susseguono uno dietro l'altro senza essere davvero importanti.
Eppure sono addirittura scioccanti! E allora cosa non ha funzionato con me?
Credo che l'autore non sia riuscito a tirarmi dentro la storia, a farmi vivere la titubanza di Carlo, l'ambiguità di Mauro e la disperazione di Leonardo: ho avuto un pò la sensazione del distacco che si ha quando si legge il giornale, proprio perchè il giornale ha il compito d'informare e non di raccontare.
E questo distacco, al di là della storia, ha pesato un pò sul gradimento.
I protagonisti (tutti uomini, le donne appaiono come comparse quasi sacrificabili) subiscono delle cose, ne fanno altre tutto mostrato nei comportamenti, senza far mai parlare i sentimenti; il punto di vista è ballerino e passa dall'uno all'altro in maniera repentina con indiscrete incursioni del narratore onnisciente che spiegano o anticipano i fatti all'lettore (come la catena che verrà messa dopo).
Ho trovato quindi l'esposizione del testo poco strutturata, sommaria e poco accattivante: peccato perchè l'argomento cattura e ha il suo fascino.
Del testo non sono riuscita ad apprezzare fino in fondo la struttura e lo stile semplice e poco introspettivo: accadono cose importanti ai tre protagonisti, ma le ho percepito come un elenco di accadimenti che si susseguono uno dietro l'altro senza essere davvero importanti.
Eppure sono addirittura scioccanti! E allora cosa non ha funzionato con me?
Credo che l'autore non sia riuscito a tirarmi dentro la storia, a farmi vivere la titubanza di Carlo, l'ambiguità di Mauro e la disperazione di Leonardo: ho avuto un pò la sensazione del distacco che si ha quando si legge il giornale, proprio perchè il giornale ha il compito d'informare e non di raccontare.
E questo distacco, al di là della storia, ha pesato un pò sul gradimento.
I protagonisti (tutti uomini, le donne appaiono come comparse quasi sacrificabili) subiscono delle cose, ne fanno altre tutto mostrato nei comportamenti, senza far mai parlare i sentimenti; il punto di vista è ballerino e passa dall'uno all'altro in maniera repentina con indiscrete incursioni del narratore onnisciente che spiegano o anticipano i fatti all'lettore (come la catena che verrà messa dopo).
Ho trovato quindi l'esposizione del testo poco strutturata, sommaria e poco accattivante: peccato perchè l'argomento cattura e ha il suo fascino.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Sicuri mai
Car autor,
Ne hai già lette di ogni sul tuo racconto e mo ti tocca leggere anche la mia
.
Ti dirò che hai scelto una dimensione troppo piccola.per.la.storia che volevi raccontare, secondo me. Questa storia è pregna di avvenimenti, che accadono in un lasso di tempo breve, qualche settimana estiva, ma appare tutto compresso. Ora, ovviamente tu autor decidi cosa ritieni utile alla narrazione e il resto lo ometti, ma in questa particolare storia una dimensione più dilatata darebbe più spazio anche a dettagli "inutili" che però aiutino tutti i lettori a entrare in empatia con un personaggio, con un segmento di avvenimenti, con la storia.
Tocchi e passi oltre, verso l'escalation di eventi che culmina con una morte violenta che trovo un finale ottimo ma al quale si arriva troppo repentinamente. Mauro che dice alla moglie "mi disimpegno"al cospetto dei bulli mi ha spiazzata.
Mi hai lasciata interdetta. Mi piace la tua idea e la tua storia, mi piace meno averla compressa in questo spazio piccino tagliando il pathos.
È chiaro che chi ha trascorsi che si specchiano anche solo parzialmente nel tuo racconto entri subito in empatia con il tuo testo (e gli avvenimenti sono per me tutti completamente credibili) ma devi fare un passo aggiuntivo verso gli altri lettori, quelli che faticano ad entrare nel mondo che racconti. A loro serve qualcosa in più.
Ele
Ne hai già lette di ogni sul tuo racconto e mo ti tocca leggere anche la mia

Ti dirò che hai scelto una dimensione troppo piccola.per.la.storia che volevi raccontare, secondo me. Questa storia è pregna di avvenimenti, che accadono in un lasso di tempo breve, qualche settimana estiva, ma appare tutto compresso. Ora, ovviamente tu autor decidi cosa ritieni utile alla narrazione e il resto lo ometti, ma in questa particolare storia una dimensione più dilatata darebbe più spazio anche a dettagli "inutili" che però aiutino tutti i lettori a entrare in empatia con un personaggio, con un segmento di avvenimenti, con la storia.
Tocchi e passi oltre, verso l'escalation di eventi che culmina con una morte violenta che trovo un finale ottimo ma al quale si arriva troppo repentinamente. Mauro che dice alla moglie "mi disimpegno"al cospetto dei bulli mi ha spiazzata.
Mi hai lasciata interdetta. Mi piace la tua idea e la tua storia, mi piace meno averla compressa in questo spazio piccino tagliando il pathos.
È chiaro che chi ha trascorsi che si specchiano anche solo parzialmente nel tuo racconto entri subito in empatia con il tuo testo (e gli avvenimenti sono per me tutti completamente credibili) ma devi fare un passo aggiuntivo verso gli altri lettori, quelli che faticano ad entrare nel mondo che racconti. A loro serve qualcosa in più.
Ele
Hellionor- Admin
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Re: Sicuri mai
"Prete pedofilo e omosessuali: ecco il clichet di un romanzo del 2023" è stata la prima cosa che mi è venuta da dire, a circa metà racconto. Un modo per rendere attuali passioni e gelosia, che esistono da millenni. Sinceramente ne avrei fatto a meno, soprattutto perché sono temi che vengono scarsamente approfonditi, specie il primo, appena accennato. Per il resto lo trovo un buon racconto, scritto bene (a parte un "uscire" usato in modo improprio, ma comunque gergale) e con una sequenza spazio-temporale molto chiara e a prova di lettore 'inesperto'. I personaggi sono pochi e, proprio grazie a questo, ben caratterizzati, anche se forse un po' stereotipati. Nulla di eccezionale come trama, dunque, ma un racconto godibile. Ben presente il garage (anzi, i garage), luogo isolato ideale per coppie clandestine e pestaggi.
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Re: Sicuri mai
Drammatico racconto di un amore clandestino. La gelosia di Leonardo con cui Mauro aveva avuto una breve storia lo spinge a spiarlo e ricattarlo, minacciando di informarne la moglie.
Mauro reagisce in modo violento, ma violenza chiama violenza, così viene aggredito e ucciso dall'orda di motociclisti.
Ma che ne è stato di Carlo?
Mauro reagisce in modo violento, ma violenza chiama violenza, così viene aggredito e ucciso dall'orda di motociclisti.
Ma che ne è stato di Carlo?
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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.
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