Monolocale vista cantina
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Monolocale vista cantina
Si avvicinò al congelatore, uno di quelli con l’apertura verso l’alto e fece scorrere lo sportello: vapore bianco di condensa ghiacciata. Prese un pezzo di carne avvolto nel cellophane, forse sotto-spalla, duro come il marmo: magari ci avrebbe fatto uno spezzatino, con patate e piselli. Quel parallelepipedo azzurro con la scritta sbiadita Sammontana - Gelati all’Italiana, recuperato abusivamente alla discarica, faceva ancora il suo porco lavoro consumando una quantità smodata di corrente, come ogni buon vecchio elettrodomestico Classe D. Tanto non pagava lui la bolletta ma il condominio, come gli aveva fatto notare il prof. Bindella.
«Gironi», gli aveva detto con tono di disprezzo, senza aggiungere neanche un misero signor davanti al nome, «se legge il regolamento condominiale, c’è scritto che nei box non si possono ricaricare veicoli elettrici di alcun genere, né collegare elettrodomestici, a parte quelli utilizzati per i piccoli lavoretti».
Beccato! Non c’era volta che riuscisse a fare nulla in barba alle più elementari regole di civile convivenza che il Bindella, il prof. Bindella, l’ex prof. Bindella, essendo ormai in pensione da una decina d’anni, non lo cogliesse in flagranza di reato. E anche quella volta, lo aveva atteso alla fine della rampa, gambe divaricate e braccia conserte, mentre il povero Marco Gironi conduceva lungo la discesa il suo fidato mezzo di trasporto, con il già menzionato parallelepipedo in precario equilibrio.
«Gironi, mi ha sentito?»
Sentito sì, visto meno. Aveva urlato così forte da superare il fastidioso lamento delle piccole ruote del carrello, rubato al Lidl in Forze Armate, sul fondo antisdrucciolo zigrinato della rampa di accesso all’autorimessa. Quanto al vederlo, data la statura del Bindella, era stato più difficile, considerando che l’ingombrante elettrodomestico gli impediva una corretta visuale.
Marco Gironi aveva dovuto lottare con la sua coscienza per scacciare il pensiero di lasciare che il carrello con il pesante carico seguisse liberamente la sua corsa lungo la discesa fino ad abbattersi sul delizioso vecchietto. Si era limitato quindi a un tranquillizzante: «Non si preoccupi, non funziona più: cerco solo di aggiustarlo e poi lo porto via». Poi, con un tono più basso: «Comunque, chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni!»
Aveva spinto il carrello fino al box, al suo box, e vi si era messo davanti, gambe divaricate, braccia conserte, guardando di sbieco il professore in attesa che se ne andasse. Ce n’era voluto perché il pensionato, vedovo e sfaccendato, aveva faticato a rinunciare all’occasione di una discussione che gli avrebbe fatto passare tutto il pomeriggio, ma alla fine aveva ceduto la posizione. Il Gironi era così riuscito, senza essere visto, ad aprire la saracinesca, scaricare il frigorifero e parcheggiare all’interno il carrello. Guardingo e sospettoso, aveva infine richiuso, lui dentro, attento a non fare il benché minimo rumore.
Si rimbalzò il pezzo di carne da una mano all’altra, quasi a volerlo scongelare con il calore del proprio corpo: e pensare che fino a qualche settimana prima non si sarebbe potuto permettere neanche una bistecca!
Da quando aveva perso il lavoro, la sua vita era precipitata in un abisso di disperazione e solitudine; e sì che erano passati già sette anni da quando si era ritrovato disoccupato, ma forse, di cercare un’altra occupazione, non ne aveva avuto neanche troppa voglia. Il colpo di grazia l’anno prima: i condomini gli avevano pignorato la casa, esasperati dopo anni che non pagava le spese condominiali. E quando il piccolo e squallido monolocale in cui abitava era ufficialmente passato in asta giudiziaria, Marco aveva trovato rifugio nel vecchio box nel seminterrato del palazzo, un misero spazio che chiamava ancora casa, essendo l’unica cosa che gli rimaneva.
«Hai trovato dove andare?» gli aveva chiesto Luisa, la vicina, l’unica con la quale era rimasto un minimo di dialogo, salvo poi essere la prima a fare un’offerta al giudice fallimentare per annettere il monolocale di Marco al suo.
«Ma sì, non ti preoccupare»: sapeva di non potersi confidare neanche con lei.
Nel box, ci entrava e ci usciva facendo attenzione che nessuno lo notasse e, chiuso là dentro, tendeva l’orecchio e rimaneva impietrito a ogni minimo rumore. Se solo avessero sospettato di quello che ci faceva nel box! Fortuna che era un poco defilato, isolato dagli altri, dietro l’angolo in fondo al corridoio d’accesso.
Pian piano, la notte, era riuscito ad attrezzarlo con un letto sgangherato, un tavolo traballante, una poltrona sdrucita e, ora, con un congelatore, ingiallito qua e là, ma ancora funzionante. Un fornellino a gas per cucinare, un secchio per l’acqua di prima necessità; per i bisogni impellenti, lo squallido bagno comune era sufficiente, per una doccia, se proprio necessaria, la piscina comunale non era una brutta opzione.
Si appoggiò al tavolino, scartò il pacchetto e iniziò a farne piccoli pezzetti, con fatica, l’interno ancora ghiacciato. Tritò una cipolla e qualche spicchio d’aglio; ci buttò dentro patate, carote e piselli, con un po’ d’olio a rosolare. Poi abbassò la fiamma per scongelare la carne a fuoco lento e non farla diventare dura.
Era una soluzione temporanea, lo sapeva: il suo box faceva gola a tanti, anche alla Luisa, che c’aveva la Smart elettrica e sperava di ricaricarla a sbafo del condominio.
Se l’avessero scoperto non l’avrebbe passata liscia; già aveva rischiato grosso con il Bindella e non era andata affatto bene.
Era accaduto in una calda sera d'estate: Milano, abbandonata dal popolo dei vacanzieri, soffocava sotto un sole implacabile e nel seminterrato dei box l’aria stagnava, creando un'atmosfera tetra e malsana.
Marco si trascinava stancamente per la città alla ricerca di qualche moneta per sopravvivere, in attesa che la notte gli portasse un poco di refrigerio.
Quella sera, approfittando del palazzo disabitato, aveva lasciato sollevata la serranda del box, gustandosi spaparanzato in poltrona un paio di cicche di sigarette raccolte sull’asfalto bollente.
«Chi fuma?»
La voce, autorevole e perentoria, lo aveva fatto sobbalzare: un sudore copioso aveva immediatamente imperlato la fronte e la canottiera già lasciava intravedere un alone sotto le ascelle.
Non c’era tempo da perdere: Marco gli si era precipitato incontro, lungo il corridoio, sperando di fermare il Bindella prima che si fosse avvicinato tanto da scoprire il segreto del suo piccolo nascondiglio.
«Ah, è lei, dovevo immaginarlo. Non ha visto i cartelli Vietato Fumare?»
«Ha ragione, spengo subito.»
Non era il caso di iniziare un battibecco: meglio assentire e cercare di tenerlo alla larga.
Il prof. Bindella lo aveva squadrato schifato. Capelli arruffati e piuttosto unti, barba sfatta di parecchi giorni, canotta pezzata, pantaloncini e infradito: aveva più l’aria di un barbone che di un ex vicino di casa.
«Non va qualche giorno in vacanza? Mi sa che ne avrebbe bisogno.»
– E con che soldi, se mi avete portato via tutto? – Aveva trattenuto il pensiero: gli toccava mandare giù.
«Più avanti, forse. E lei? Pensavo stesse via tutto agosto.»
«Troppa gente in giro. Me ne sono tornato solo soletto senza dire niente a nessuno.»
«Comunque, me ne stavo andando», aveva detto il Gironi, allargando il braccio, nel tentativo di accompagnare il Bindella verso l’uscita.
«Ma se ha lasciato il box aperto!» Agli occhietti vigili del pensionato, non era sfuggito che la saracinesca, seppur piuttosto lontana, fosse ancora sollevata: «Mi vuole nascondere qualcosa? Non è che ha attaccato il congelatore alla corrente del condominio, vero?» e sfuggendo alla presa, che si faceva via via più insistente, si era diretto con passi corti ma sorprendentemente rapidi verso il luogo del sospetto crimine.
«È diventato matto? Cosa pensa di fare?»
Si era voltato, giusto in tempo per vedere il povero Gironi, crollare sulle ginocchia con le mani a coprire il volto, disperato.
«Questa è un’autorimessa, un locale destinato al parcheggio di autoveicoli, non un posto dove fare i propri porci comodi!»
«Porci comodi? Ma dove pensavate che andassi a vivere, a CityLife?»
«Questo non è affar nostro! Ma lei, oltre a ciucciarci la corrente a sbafo, ci tiene anche una bombola di gas. E se scoppia un incendio? I danni ce li paga lei… morto di fame com’è?»
«Mi ci avete costretto voi!»
«Ma la pianti di dare le colpe agli altri. Ah, no! Questa volta chiamo i carabinieri… l’ASL… i NAS… i vigili del fuoco…i servizi sociali.»
Rosso come un peperone, il Bindella aveva perso il controllo, agitando in modo minaccioso l’indice della mano a qualche centimetro dal naso del poveretto.
Il mondo gli stava crollando addosso. Che ne sarebbe stato di lui? E lui aveva reagito… come mai si sarebbe aspettato.
«Lei deve piantarla di rompermi i coglioni, professorino della mia minchia!»
L’omino si era azzittito, terrorizzato, fulminato da due occhi iniettati di sangue, specchio di una rabbia troppo a lungo repressa.
«Tu, non dirai proprio niente a nessuno.» Aveva iniziato a spingerlo indietro, una mano al collo: più avanzava, più il vecchietto retrocedeva, più la presa si stringeva.
Giunto alla parete, ve lo aveva appiccicato con forza.
«Ti è chiaro adesso che non dirai un cazzo a nessuno, o no?»
E lo aveva tenuto là, non si ricordava più neanche per quanto tempo, sollevato da terra una ventina di centimetri, finché le gambette non avevano smesso di agitarsi.
Panico, angoscia: rimorso no, non ancora. Si era guardato intorno circospetto anche se era certo non vi fosse anima viva, poi aveva preso il corpo per le braccia e lo aveva trascinato nel box. Il danno era fatto e da lì non si tornava indietro.
Doveva ragionare con rapidità ma anche con freddezza.
Che fare di quel corpo? Certo non poteva abbandonarlo nel cassonetto del palazzo. Caricarlo nel carrello e portarlo a un cassonetto qualche isolato più in là? E se avesse incrociato qualcuno nel tragitto? Con quel caldo, tempo un giorno o due e avrebbe iniziato a emanare una puzza orrenda, facendolo immediatamente scoprire.
Poi c’erano quelle maledette telecamere, piazzate ovunque, ai semafori, fuori dai negozi, sui marciapiedi davanti alle banche: Milano ne era tappezzata, in barba a ogni più elementare diritto alla privacy. No, troppo rischioso.
Doveva guadagnare qualche giorno, meglio qualche settimana: dopotutto nessuno sapeva che il Bindella fosse tornato a Milano. Non aveva partenti, non era un tipo socievole: ora che qualcuno si fosse accorto della sua scomparsa, sarebbe passata qualche settimana.
Accovacciato di fianco al cadavere in attesa che le idee si schiarissero un poco, gli aveva frugato nelle tasche: un portafogli coi documenti e qualche banconota, un paio di monete, un fazzoletto mezzo usato, le chiavi dell’inconfondibile Fiat Duna azzurro metallizzato.
Ecco, aveva deciso: primo, sbarazzarsi dell’orribile vettura, visto che nessuno avrebbe dovuto sapere del rientro del Bindella, al cadavere avrebbe pensato più tardi.
In effetti l’auto era lì, subito a destra della rampa, parcheggiata nella solitudine dei posti liberi di quelle calde giornate. Triste e pulita, come il suo proprietario. Salito a bordo, aveva arretrato il sedile, troppo vicino al volante, aggiustato lo specchietto. E così, una mezz’ora dopo, nella periferia sud di Milano, un’autovettura senza targa prendeva fuoco nel bel mezzo di un campo isolato.
Si mise a mangiare, direttamente dalla pentola, seduto sullo sgabello, col tavolino che ballava ad ogni movimento. Si guardò in giro alla ricerca di uno spessore da infilare sotto la gamba. Eccolo, Guida Pratica al Condominio, del Sole 24 Ore, sembrava avere lo spessore giusto: forse gliel’aveva data proprio il Bindella.
Avesse avuto una TV! Alla discarica avrebbe anche potuto recuperarne una, ma poi? L’antenna? Il rumore? Gli altri condomini?
C’era un bicchiere di vino a tenergli compagnia, 1,99 euro la bottiglia, quella da un litro. Il Tavernello veniva anche meno, ma piuttosto avrebbe bevuto acqua.
Lo spezzatino era venuto bello tenero. Vitello o agnello? Sembrava un misto tra i due, anche se il colore era più chiaro: maiale, ecco cosa sembrava! Ne era avanzato un altro piatto: appena freddo l’avrebbe congelato per una cena futura.
I giorni successivi al delitto, erano stati un tourbillon di ansia e paranoia per Marco. Ogni suono, ogni passo all'esterno del box sembrava essere un'ombra della giustizia che si avvicinava sempre di più. Le notti erano punteggiate da incubi in cui vedeva il volto senza vita del Bindella fissarlo con un ghigno malefico.
L’uomo però è un animale che si adegua a tutto… e così era stato anche per lui. Complici le vacanze, la gente prima assente, era tornata nel palazzo a spizzichi e bocconi, e lui si era abituato pian piano a quel nuovo vecchio via vai, riacquistando calma e tornando alle sue abitudini di un tempo. Anche il suo sguardo mostrava più sicurezza, tranquillità.
«Ti trovo bene,» gli aveva detto la Luisa, «sei stato via qualche giorno?»
«No, ma a Milano ci sono stato bene… con la poca gente rimasta.»
«Magari organizzo una cenetta: che ne dici?»
– Nel mio appartamento che ti sei accattata a un prezzo stracciato? – pensò Marco.
«Idea carina, grazie. Non carne, in questo periodo ne sto mangiando troppa.»
«A proposito, sai dov’è finito il Bindella?»
Qualcun altro glielo aveva chiesto quando lo aveva incontrato. E perché avrebbe dovuto saperne qualcosa lui?
«Sicuramente sarà ancora al mare, a gustarsi la pensione» rispondeva, ma il cuore gli batteva forte e vampate di calore gli arrossavano il viso.
Riassettò la tavola, lavò pentola e posate nel catino. Prese una vaschetta di alluminio, riciclata già due o tre volte, e vi mise gli avanzi. Aprì lo sportello del congelatore posizionando la confezione in mezzo agli altri pezzi di carne. Domani cos’avrebbe fatto per cena? Una tartare? Ma no, la carne cruda lo nauseava, dopo due o tre bocconi. Una tagliata! Con rucola e un paio di rametti di rosmarino.
Fece scorrere il portello per prendere un MaxiBon: quella sera voleva festeggiare.
Due occhi lo squadrarono dal fondo del congelatore. Occhi vitrei, che avevano perso la prontezza e la vivacità di quando il professore gli rompeva i coglioni: piccoli ghiaccioli imperlavano ciglia e sopracciglia. In effetti quella testa, buttata là tra gli altri pezzi di carne, chiusa in un Cuki Gelo trasparente, era veramente inquietante. Alla prima occasione avrebbe dovuto sbarazzarsene.
Different Staff- Admin
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Re: Monolocale vista cantina
Racconto simpatico, una commistione decisamente riuscita fra l'umoristico e l'horror. Accostamento azzardato, sicuramente non abituale ma che qui scorre bene. La trama non è forse originalissima, forse già da metà di capiva dove sarebbe andato a parare, però ti viene da dire "ma no, dai, figurati se poi va a finire così!" E invece va a finire proprio così. Ingenuo (in senso buono) nella narrazione, a tratti surreale, proprio per questo perfettamente adattato al trasognato protagonista, che quasi nemmeno si rende conto di quel che ha fatto, vinto dalla voglia di far niente. Piccole comparse ben caratterizzate anche gli altri personaggi, centrati e un po' stereotipati.
L'unica paletto è un po' tirato per i capelli nella parte iniziale, poi diventa il vero protagonista, quindi per me bene. Stile corretto e simpatico, anche questo centrato con la narrazione.
Nel complesso quindi un racconto che ho particolarmente gradito.
L'unica paletto è un po' tirato per i capelli nella parte iniziale, poi diventa il vero protagonista, quindi per me bene. Stile corretto e simpatico, anche questo centrato con la narrazione.
Nel complesso quindi un racconto che ho particolarmente gradito.
Nellone- Younglings
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Re: Monolocale vista cantina
Ciao Penna. Il tuo è un buon racconto, sebbene poco originale. Hai caratterizzato bene i personaggi e, pur in uno stile che non incontra di norma il mio gusto, è scritto senza evidenti errori. Ho qualche dubbio sulla "flagranza di reato". Il termine giuridico presuppone che "qualcuno" scopra l'atto criminale. Vero che il carrello era stato rubato, vero che esiste anche il furto di corrente. Ma il vecchietto non aveva scoperto nulla di tutto questo, non sapeva dei due reati. La trama è già stata raccontata molte volte, pur con i distinguo, ma forse non puntavi alla sorpresa. Probabilmente volevi farci sorridere, tipizzando il tuo personaggio come un Hannibal Lecter sgangherato. Con me ci sei riuscita, cara Penna, quindi grazie.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Un racconto unoristico-giallo che, anche se non nasce proprio da un'idea originale, si legge con una specie di sorrisino sulle labbra avendo da tifare per il povero Marco ed essere contenti per la fine dell'antipatico Bindella. Io nel congelatore ci avrei messo a fargli compagnia anche la signora Luisa. Ottimo. Poi siccome a me piace moltissimo l'ironia, se nessuno ti insidia, ti metterei anche su qualche gradino del mio podio.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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A Arunachala garba questo messaggio
Re: Monolocale vista cantina
Trovo che il difetto più grande di questo racconto sia la sua forma.
La prima parte è un mattone, anche visivamente. Poteva essere alleggerita e resa più ironica.
Nella seconda invece i fatti sfrecciano via troppo in fretta e non si ha il tempo di soffermarsi su nulla.
Una storia così dicerto meritava essere narrata con un ritmo più calzante e "fresco", magari partendo proprio dall'omicidio.
Così non mi ha divertito, anzi l'ho trovato a tratti "noioso" perché, come hanno detto gli altri, si sapeva già dove saresti andato a parare.
La prima parte è un mattone, anche visivamente. Poteva essere alleggerita e resa più ironica.
Nella seconda invece i fatti sfrecciano via troppo in fretta e non si ha il tempo di soffermarsi su nulla.
Una storia così dicerto meritava essere narrata con un ritmo più calzante e "fresco", magari partendo proprio dall'omicidio.
Così non mi ha divertito, anzi l'ho trovato a tratti "noioso" perché, come hanno detto gli altri, si sapeva già dove saresti andato a parare.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Macabro e. divertente questo racconto che ci trova tutti dalla parte del bistrattato Marco, fosse pure diventato cannibale.
La sua reazione alla malvagità del Bindella merita solo applausi.
Scritto bene si capisce tutto, ed è un grande pregio del racconto. Personalmente non apprezzo le metafore, farciture fuori luogo di parecchi racconti, solo per renderli più interessanti.
Bravo autore, il tuo racconto mi è proprio piaciuto.
La sua reazione alla malvagità del Bindella merita solo applausi.
Scritto bene si capisce tutto, ed è un grande pregio del racconto. Personalmente non apprezzo le metafore, farciture fuori luogo di parecchi racconti, solo per renderli più interessanti.
Bravo autore, il tuo racconto mi è proprio piaciuto.
tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Un racconto semplice, anche un pò scontato nel suo sviluppo, però l'ho letto con piacere. Il rompicoglioni è ben caratterizzato, tanto che avrei voluto sfondarlo di mazzate. Anche Marco è ben descritto, è un furbetto, ha un pò l'anima del delinquentello, però il lettore è portato a parteggiare naturalmente per lui.
L'occultamento del cadavere nel congelatore è stata utilizzata molte volte, nella finzione del cinema e di rimando anche nella realtà, ma in che altro modo si potrebbe utilizzare un freezer in garage? Per occultare è il mezzo migliore.
Sì, non originalissimo, però la lettura è molto godibile.
L'occultamento del cadavere nel congelatore è stata utilizzata molte volte, nella finzione del cinema e di rimando anche nella realtà, ma in che altro modo si potrebbe utilizzare un freezer in garage? Per occultare è il mezzo migliore.
Sì, non originalissimo, però la lettura è molto godibile.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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A vivonic garba questo messaggio
Re: Monolocale vista cantina
Davvero un simpatico noir! Quel pezzo di carne, che all’inizio sembra essere quasi lì per caso, un elemento accessorio, invece si scopre essere il filo rosso che collega tutto, la chiave di lettura del racconto.
Costruito bene il meccanismo per cui la vicenda viene raccontata un pezzo alla volta, sempre seguendo il la preparazione del pasto.
Il commento sulla tartare, che arriva quando ormai tutto si è capito, è davvero truculento.
C’è qualche imprecisione di forma, ma nulla di grave.
Un buon lavoro.
Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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Data di iscrizione : 07.01.21
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Re: Monolocale vista cantina
Un noir/horror un po’ annunciato, ma chi ama leggere un po’ di tutto, alla fine entra nella storia velocemente: diciamo che «sgama» la trama abbastanza preso. Il professore aveva il destino segnato fin dall’inizio, con quel congelatore così allettante, un destino decisamente macabro se ho ben interpretato le esperienze culinarie del finale.
Una delle tante storie di ordinaria follia che ci offre la cronaca nera di ogni giorno, e purtroppo sempre più sovente.
Un racconto scritto discretamente, con una punta di umorismo e un garage ben inserito nella trama, ma in cui non ho trovato un ritmo pressante che mi portasse alla fine col fiato sospeso. Manca qualcosa, ma non saprei dire efficacemente cosa, forse la suspence, forse più ansia di essere scoperto… insomma per il tipo di trama è tutto piuttosto piatto e scontato.
Le mie note
Ce n’era voluto perché il pensionato, vedovo e sfaccendato,aveva faticato a rinunciare - rinunciasse
rimaneva impietrito - un po’ forte: meglio se ne stava immobile, oppure rimaneva immobile, col fiato sospeso
sufficiente, ;per una doccia - qui metterei un punto e virgola
iniziò a farne piccoli pezzetti, con fatica: qui invece un due punti, per evidenziare meglio il fatto c’era ancora ghiacciato
che c’aveva - può andar bene (ma anche no) nel parlato, ma nello scritto stona
un sudore copioso aveva immediatamente imperlato la fronte ecc. - un po’ esagerato basta la prima parte della frase a rendere l’idea
Non aveva partenti--parenti
la genteprima assente - non serve, è già chiaro il concetto
Una delle tante storie di ordinaria follia che ci offre la cronaca nera di ogni giorno, e purtroppo sempre più sovente.
Un racconto scritto discretamente, con una punta di umorismo e un garage ben inserito nella trama, ma in cui non ho trovato un ritmo pressante che mi portasse alla fine col fiato sospeso. Manca qualcosa, ma non saprei dire efficacemente cosa, forse la suspence, forse più ansia di essere scoperto… insomma per il tipo di trama è tutto piuttosto piatto e scontato.
Le mie note
Ce n’era voluto perché il pensionato, vedovo e sfaccendato,
rimaneva impietrito - un po’ forte: meglio se ne stava immobile, oppure rimaneva immobile, col fiato sospeso
sufficiente
iniziò a farne piccoli pezzetti, con fatica: qui invece un due punti, per evidenziare meglio il fatto c’era ancora ghiacciato
che c’aveva - può andar bene (ma anche no) nel parlato, ma nello scritto stona
un sudore copioso aveva immediatamente imperlato la fronte ecc. - un po’ esagerato basta la prima parte della frase a rendere l’idea
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la gente
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Ciao, Autore. Il tuo racconto mi è piaciuto davvero molto, tanto che l'ho raccontato anche ad alcuni amici. Non tanto per il finale, abbastanza intuibile, quanto per come sei riuscito a caratterizzare i tuoi personaggi e a rendere protagonista il tuo garage. Sul perché ne ho parlato con gli amici il motivo è da ricercarsi nel fatto che stiamo scherzando da mesi sulla possibilità di andare a vivere in garage, visto che dopo l'alluvione non ho praticamente ancora visto casa mia e non credo possa succedere nell'immediato, e quindi l'idea di pavimentare il garage dei miei sta diventando abbastanza un'alternativa. Senza congelatore, però!
A parte tutto, credo che i tuoi personaggi abbiano vinto un podio per quanto riguarda la caratterizzazione di questo step. Non so come ti piazzerai in classifica, ma per quanto mi riguarda il tuo racconto resta tra i miei preferiti e meriterebbe un posto in cinquina.
Complimenti!
A parte tutto, credo che i tuoi personaggi abbiano vinto un podio per quanto riguarda la caratterizzazione di questo step. Non so come ti piazzerai in classifica, ma per quanto mi riguarda il tuo racconto resta tra i miei preferiti e meriterebbe un posto in cinquina.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Monolocale vista cantina
Un racconto da leggersi a stomaco vuoto… le storie che parlano di cannibalismo hanno sempre un effetto “conato” su di me… ma non temere il racconto lo trovo scritto molto bene e davvero si fa leggere con “gusto”.
Certo si deve accettare la finzione. In un altro racconto dello step ho fatto le medesime considerazioni leggendo, ma il tuo è proprio un racconto di fantasia e questo me lo fa “digerire” meglio.
Poco da dire sulla scrittura che ho trovato ottima. Brav.
Certo si deve accettare la finzione. In un altro racconto dello step ho fatto le medesime considerazioni leggendo, ma il tuo è proprio un racconto di fantasia e questo me lo fa “digerire” meglio.
Poco da dire sulla scrittura che ho trovato ottima. Brav.
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Re: Monolocale vista cantina
Nel complesso il racconto mi è piaciuto.
Vi sono certamente dei difetti:
a) la prima parte è lunga e quindi il racconto stenta a decollare;
b) mentre è chiara la ragione per cui uccide, non trovo credibile l'assoluta mancanza di pentimento o di rimorso.
c) io avrei approfondito il tema sociale. Tanta classe media negli ultimi anni si è vista sprofondare nella povertà.
d) avrei preferito un nemico più nemico del prof Bindella.,
Comunque il mio giudizio è molto positivo.
NB c'è un partenti al posto di parenti
Vi sono certamente dei difetti:
a) la prima parte è lunga e quindi il racconto stenta a decollare;
b) mentre è chiara la ragione per cui uccide, non trovo credibile l'assoluta mancanza di pentimento o di rimorso.
c) io avrei approfondito il tema sociale. Tanta classe media negli ultimi anni si è vista sprofondare nella povertà.
d) avrei preferito un nemico più nemico del prof Bindella.,
Comunque il mio giudizio è molto positivo.
NB c'è un partenti al posto di parenti
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Re: Monolocale vista cantina
Che si capisca dall'inizio dove vada a parare è evidente, ma non mi sembra tu abbia voluto creare la suspense e il colpo di scena finale. D'altronde, la brutta abitudine di dare un'occhiata ai commenti prima di leggere il testo spesso rovina un poco il risultato finale.
Però mi è piaciuto come accompagni il lettore a capire il finale, pezzo dopo pezzo (di carne), fino a cancellare ogni dubbio.
Personaggi caratterizzati bene: box centralissimo nel racconto.
Giudizio positivo.
Però mi è piaciuto come accompagni il lettore a capire il finale, pezzo dopo pezzo (di carne), fino a cancellare ogni dubbio.
Personaggi caratterizzati bene: box centralissimo nel racconto.
Giudizio positivo.
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Monolocale vista cantina
Altro racconto scritto molto bene (c'è solo un "parenti" diventato "partenti") mi viene da dire con la freschezza necessaria al tipo di storia che hai messo in scena.
Riuscire a fare dello humor con un assassino che diventa addirittura cannibale non è semplice ma tu ci sei riuscit*.
Nonostante il tema difficle, la perdita del lavoro che porta addirittura a quella della casa, l'omicidio e la cannibalizzazione del protagonista, il racconto è leggero, si legge dall'inizio alla fine con il sorriso sulle labbra e diverte.
Il pregio maggiore è forse la caratterizzazione dei peronaggi, il Bindella in primis, ma anche il protagonista e la Luisa.
Peccato che si intuisca dove vada a parare troppo presto, un po' di suspense e di sorpresa non avrebbero stonato aggiungendo quel "quid" che lo avrebbe fatto concorrere alla pari con altri due o tre racconti per i posti privilegiati della cinquina finale.
Riuscire a fare dello humor con un assassino che diventa addirittura cannibale non è semplice ma tu ci sei riuscit*.
Nonostante il tema difficle, la perdita del lavoro che porta addirittura a quella della casa, l'omicidio e la cannibalizzazione del protagonista, il racconto è leggero, si legge dall'inizio alla fine con il sorriso sulle labbra e diverte.
Il pregio maggiore è forse la caratterizzazione dei peronaggi, il Bindella in primis, ma anche il protagonista e la Luisa.
Peccato che si intuisca dove vada a parare troppo presto, un po' di suspense e di sorpresa non avrebbero stonato aggiungendo quel "quid" che lo avrebbe fatto concorrere alla pari con altri due o tre racconti per i posti privilegiati della cinquina finale.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Ho trovato il racconto simpatico, godibile, scritto bene.
Sì, forse a un certo punto, ma non so dirti bene quando, si intuisce che la combo omicidio-cannibalismo è nell'aria, ma non ho patito troppo la poca sorpresa.
Semmai, ho dovuto rileggere il momento in cui il prof viene assassinato, perché non mi è stato chiaro, di primo acchito, che lui lo avesse strangolato. Ci ho rivisto uno stucchevole Darth Vader e questo mi ha sviato per un momento.
Nulla di grave, comunque.
Concordo con chi dice che i personaggi sono davvero ben caratterizzati, li puoi quasi vedere.
Però non sono molto realistici, questo no. Sembrano più dei personaggi, appunto, creati ad hoc per la storia.
Di loro non arriva molto, a livello di spessore.
Funzionano, questo è indubbio.
A parte qualche piccolo refuso, lo stile mi è piaciuto. Non è molto coinvolgente in alcuni passaggi, ma complessivamente scorre, è adatto al tipo di storia surreale che ci hai raccontato.
Giudizio positivo, per me.
Sì, forse a un certo punto, ma non so dirti bene quando, si intuisce che la combo omicidio-cannibalismo è nell'aria, ma non ho patito troppo la poca sorpresa.
Semmai, ho dovuto rileggere il momento in cui il prof viene assassinato, perché non mi è stato chiaro, di primo acchito, che lui lo avesse strangolato. Ci ho rivisto uno stucchevole Darth Vader e questo mi ha sviato per un momento.
Nulla di grave, comunque.
Concordo con chi dice che i personaggi sono davvero ben caratterizzati, li puoi quasi vedere.
Però non sono molto realistici, questo no. Sembrano più dei personaggi, appunto, creati ad hoc per la storia.
Di loro non arriva molto, a livello di spessore.
Funzionano, questo è indubbio.
A parte qualche piccolo refuso, lo stile mi è piaciuto. Non è molto coinvolgente in alcuni passaggi, ma complessivamente scorre, è adatto al tipo di storia surreale che ci hai raccontato.
Giudizio positivo, per me.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Proprio vero: chi si fa i fatti suoi campa cent’anni!
Lettura piacevole anche se il finale è quasi annunciato dalle prime battute. Troppo dettagliata e curata la descrizione e cottura della carne. Troppo presente e troppo rompicoglioni il piccolo pensionato. Ma, detto ciò, il testo è scritto davvero bene, le descrizioni sono curate, e i personaggi dettagliatamente descritti, per cui scivola fino alla fine in modo liscio e senza intoppi.
Gran bel lavoro
Lettura piacevole anche se il finale è quasi annunciato dalle prime battute. Troppo dettagliata e curata la descrizione e cottura della carne. Troppo presente e troppo rompicoglioni il piccolo pensionato. Ma, detto ciò, il testo è scritto davvero bene, le descrizioni sono curate, e i personaggi dettagliatamente descritti, per cui scivola fino alla fine in modo liscio e senza intoppi.
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Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Anche se difetta di originalità, il racconto non difetta certo di qualità.
In realtà non è tanto che la vicenda in sé sia già letta e straletta, ma è più una questione di meccanismi e di scelte.
L'autore non si nasconde, non sembra interessato ai colpi di scena, ma più a una costruzione lenta e inesorabile che porta esattamente dove il lettore si aspetta che vada. Nel percorso però non perde un colpo. Lavora sui personaggi, sul loro modo di porsi e di ragionare, creando una piccola commedia nera che potrebbe diventare un corto delizioso, divertente e un po' macabro.
Mi sono divertito a leggerlo. Dal punto di vista della stanza non ho nulla da dire. L'autorimessa che diventa un piccolo appartamento e il grosso congelatore recuperato alla discarica sono chiari nella mente nel lettore.
Quando sarà ora di tirare le somme sicuramente ci saranno racconti più spessi nelle prime posizioni, ma questo un posticino in cinquina in effetti se lo meriterebbe proprio.
In realtà non è tanto che la vicenda in sé sia già letta e straletta, ma è più una questione di meccanismi e di scelte.
L'autore non si nasconde, non sembra interessato ai colpi di scena, ma più a una costruzione lenta e inesorabile che porta esattamente dove il lettore si aspetta che vada. Nel percorso però non perde un colpo. Lavora sui personaggi, sul loro modo di porsi e di ragionare, creando una piccola commedia nera che potrebbe diventare un corto delizioso, divertente e un po' macabro.
Mi sono divertito a leggerlo. Dal punto di vista della stanza non ho nulla da dire. L'autorimessa che diventa un piccolo appartamento e il grosso congelatore recuperato alla discarica sono chiari nella mente nel lettore.
Quando sarà ora di tirare le somme sicuramente ci saranno racconti più spessi nelle prime posizioni, ma questo un posticino in cinquina in effetti se lo meriterebbe proprio.
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Asbottino- Padawan
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Re: Monolocale vista cantina
La scrittura fluida e la semplicità di stile rendono gradevole la lettura. Personaggi caratterizzati. Forse il finale macabro - per quello che dice e ciò che lascia immaginare – contrasta un po’ con la leggerezza e l’ironia larvata della prima parte, a mio avviso, la migliore. Nel complesso il racconto mi è piaciuto.
mirella- Padawan
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Re: Monolocale vista cantina
non so per quale motivo, ma quando dici, all'inizio, che prende un pezzo carne congelata, ho pensato subito a un cadavere.
la storia in sé non è male, scritta piuttosto bene, anche se la prima parte appare lenta e poco scorrevole.
dalla metà in poi, il ritmo aumenta e tutti diviene più piacevole.
non è il mio genere, questo è sicuro, però hai scritto un buon pezzo
la storia in sé non è male, scritta piuttosto bene, anche se la prima parte appare lenta e poco scorrevole.
dalla metà in poi, il ritmo aumenta e tutti diviene più piacevole.
non è il mio genere, questo è sicuro, però hai scritto un buon pezzo
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Re: Monolocale vista cantina
Un black humour estivo interessante. Ben scritto, anche se con qualche passaggio un pochino farraginoso (alcuni periodi ho dovuto rileggerli un paio di volte per inquadrarli meglio) soprattutto nella prima parte. Poi il tutto si sblocca, diventa più fluido e interessante e si legge con gran piacere. È vero, forse l'idea non è originalissima, ma mi è piaciuta. Così come il racconto.
Complimenti.
Grazie.
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Re: Monolocale vista cantina
Giusto l'altro giorno ho ricevuto una lamentela dal Bindella della situazione secondo il quale la saracinesca del mio garage sarebbe troppo rumorosa. Sul cortile di casa mia si affacciano tre condomini e nessuno s'è mai lamentato. Purtroppo in garage non ho un congelatore perché non ci vivo.
Inizio col dire che la Duna del Bindella è un cult.
Molto interessante lo sviluppo del racconto nonostante sia un po' telefonato. Non ho trovato squilibrio tra le parti anche se la prima potrebbe sicuramente essere alleggerita. Come stradetto, i personaggi protagonisti sono il punto forte di questo testo. Non solo loro, anche la Luisa è ben rappresentata nella sua ipocrisia: continua a parlare con Marco anche se vive nel monolocale che ha acquistato all'asta. Anche lei dovrebbe trovare posto nel congelatore per me.
Questa storia crea dei mostri: non si può che essere dalla parte del povero Marco.
Scritto bene, godibile e anche divertente.
Grazie
Inizio col dire che la Duna del Bindella è un cult.
Molto interessante lo sviluppo del racconto nonostante sia un po' telefonato. Non ho trovato squilibrio tra le parti anche se la prima potrebbe sicuramente essere alleggerita. Come stradetto, i personaggi protagonisti sono il punto forte di questo testo. Non solo loro, anche la Luisa è ben rappresentata nella sua ipocrisia: continua a parlare con Marco anche se vive nel monolocale che ha acquistato all'asta. Anche lei dovrebbe trovare posto nel congelatore per me.
Questa storia crea dei mostri: non si può che essere dalla parte del povero Marco.
Scritto bene, godibile e anche divertente.
Grazie
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Dui di'd vin a dan di causs aij medich.
Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Re: Monolocale vista cantina
Car autor,
C'è solo una cosa che non mi convince, mi ci sono arrovellata ma non ne vengo a capo. Ma possibile che Marco, buttato fuori di casa e insopportabile a tutti i condomini, viva nel garage senza che a nessuno venga in mente di sapere che cosa ci fa in giro per il condominio, per i garage, etc?
Ecco, a me questa cosa mi ha mandata nel pallone. Perché la storia fila bene, i personaggi sono ben congegnato e fanno il loro sporco lavoro, tutto è incastrato con grazia ma questa cosa no.
E ti chiedo scusa, ma questo sospende la mia credulità e non riesco più a leggere la storia come prima.
È un problema mia, ovviamente, visto che per gli altri lettori non è stato un problema, quindi non ti crucciare.
Lo trovo un racconto ben condotto, non brilla.per originalità ma brilla per come hai saputo descrivere personaggi e situazioni, con un registro narrativo scorrevole e adeguato allo stile del testo.
Ele
C'è solo una cosa che non mi convince, mi ci sono arrovellata ma non ne vengo a capo. Ma possibile che Marco, buttato fuori di casa e insopportabile a tutti i condomini, viva nel garage senza che a nessuno venga in mente di sapere che cosa ci fa in giro per il condominio, per i garage, etc?
Ecco, a me questa cosa mi ha mandata nel pallone. Perché la storia fila bene, i personaggi sono ben congegnato e fanno il loro sporco lavoro, tutto è incastrato con grazia ma questa cosa no.
E ti chiedo scusa, ma questo sospende la mia credulità e non riesco più a leggere la storia come prima.
È un problema mia, ovviamente, visto che per gli altri lettori non è stato un problema, quindi non ti crucciare.
Lo trovo un racconto ben condotto, non brilla.per originalità ma brilla per come hai saputo descrivere personaggi e situazioni, con un registro narrativo scorrevole e adeguato allo stile del testo.
Ele
Hellionor- Admin
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Re: Monolocale vista cantina
Inquietante e ben congegnato. Peccato che sia piuttosto irreale la situazione del Gironi che vive in quel modo in una città come Milano e che l'uccisione del professore e il suo successivo cannibalismo siano abbastanza telefonati.
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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.
Menico- Younglings
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Re: Monolocale vista cantina
Trovo che questo testo rimanga un pò in bilico: è come se l'autore non abbia premuto l'acceleratore fino in fondo.
Credo che puntare sul grottesco avrebbe giovato al racconto, perchè non riesce ad essere un horror e nemmeno un thriller.
Bindella e Gironi funzionano come personaggi, ma la storia (un pò sbilanciata) avrebbe bisogno di più mordente per essere inattaccabile.
Un Marcovaldo con una punta di Hannibal poteva essere un'idea stuzzicante.
Credo che puntare sul grottesco avrebbe giovato al racconto, perchè non riesce ad essere un horror e nemmeno un thriller.
Bindella e Gironi funzionano come personaggi, ma la storia (un pò sbilanciata) avrebbe bisogno di più mordente per essere inattaccabile.
Un Marcovaldo con una punta di Hannibal poteva essere un'idea stuzzicante.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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