Due barboni
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Due barboni
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La luce di aprile è perfetta, il parco più verde e più quieto che mai. Sebastiano e Disma passeggiano lungo le sponde del fiume, seguiti da Oban, un meticcio timido e buono. Amano percorrere ogni sera tutto il sentiero pedonale che attraversa quell’oasi verde ai margini della città. Sono giunti a circa metà strada quando, nel mezzo del parco, si fermano e si siedono su una panchina sotto un salice. È la loro panchina, da quarant’anni. I due sono presi dai loro discorsi sconclusionati sul tempo che fugge, sulle cose che cambiano quasi di nascosto, senza preavviso, senza clamore. Molto di quello che vedono intorno non gli appartiene più. Vicino, le acque scure del vecchio fiume scorrono pigre nella loro assoluta indifferenza: lo hanno sempre fatto e sempre lo faranno. Ma questo, a Sebastiano e a Disma, in fondo, non importa.
Sanno di essere, senza alcuna vergogna né orgoglio, dei disertori, dei sopravvissuti, dei non inseriti, dei non adatti, degli scarti di lavorazione. Si sono definitivamente arresi. Hanno abbandonato ogni illusione, fallito ogni riscossa. Sono perdenti senza rancore, beati nella loro sconfitta.
Oban abbaia alle rane, le stana, le insegue, mentre le ombre della sera si allungano su quei due fuggiaschi del tempo e su quegli attimi veloci che non coglieranno mai.
La luce di aprile è perfetta, il parco più verde e più quieto che mai. Sebastiano e Disma passeggiano lungo le sponde del fiume, seguiti da Oban, un meticcio timido e buono. Amano percorrere ogni sera tutto il sentiero pedonale che attraversa quell’oasi verde ai margini della città. Sono giunti a circa metà strada quando, nel mezzo del parco, si fermano e si siedono su una panchina sotto un salice. È la loro panchina, da quarant’anni. I due sono presi dai loro discorsi sconclusionati sul tempo che fugge, sulle cose che cambiano quasi di nascosto, senza preavviso, senza clamore. Molto di quello che vedono intorno non gli appartiene più. Vicino, le acque scure del vecchio fiume scorrono pigre nella loro assoluta indifferenza: lo hanno sempre fatto e sempre lo faranno. Ma questo, a Sebastiano e a Disma, in fondo, non importa.
Sanno di essere, senza alcuna vergogna né orgoglio, dei disertori, dei sopravvissuti, dei non inseriti, dei non adatti, degli scarti di lavorazione. Si sono definitivamente arresi. Hanno abbandonato ogni illusione, fallito ogni riscossa. Sono perdenti senza rancore, beati nella loro sconfitta.
Oban abbaia alle rane, le stana, le insegue, mentre le ombre della sera si allungano su quei due fuggiaschi del tempo e su quegli attimi veloci che non coglieranno mai.
Ultima modifica di Andrea Bernardi il Mar Giu 27, 2023 5:19 pm - modificato 1 volta.
Re: Due barboni
Brano molto bello. Hai saputo pennellare i due personaggi e creare una bella atmosfera.
Complimenti e benvenuto.
Complimenti e benvenuto.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Due barboni
Un mini che ci presenta.una scena molto ben descritta, brav. Certo mi dà l'idea di essere un incipit, qualcosa che ha molto altro da raccontare, dietro queste poche parole.
Nella sua brevità sembra un piccolo quadro, qualche pennellata attenta e la scena è immortalata, ma mi piacerebbe sapere di più, capire meglio, andare oltre.
A rileggerti.
Ele
Nella sua brevità sembra un piccolo quadro, qualche pennellata attenta e la scena è immortalata, ma mi piacerebbe sapere di più, capire meglio, andare oltre.
A rileggerti.
Ele
Hellionor- Admin
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Re: Due barboni
Un breve molto intenso che si presta tantissimo, per come hai descritto il luogo, il momento, tanti piccoli particolari, a un quadro che immortali quel preciso attimo, con i volti che racchiudono l'insiemte del loro sentirsi. Complimenti!
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Susanna- Maestro Jedi
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