L'indifferenza del varano
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L'indifferenza del varano
“Ho cominciato a pensare tutto questo in soffitta.”
La barca viaggia lenta, la mia voglia d’arrivare molto più forte. Il paesaggio ha le tinte verdi dell’isola e quelle blu del mare, tutto mischiato assieme in una macedonia di colori.
Il sole è caldo, la brezza tiepida.
“In soffitta, ci crederesti?”
Lo dico ridendo, con i Ray-Ban malmessi sul naso e la camicia agitata dal vento.
Fred, a prua, si volta a guardarmi con un accenno di sorriso: ha sempre lo stesso completo leggero, scuro, coi capelli più spettinati del solito e i grandi baffi in disordine. “Dove, sennò?”
Le penso sempre tutte lì. Da quando ho cominciato a viverci, in soffitta, a casa di mia madre. Me l’ha arredata per bene quella soffitta, lei, dopo l’incidente. L’ha riempita delle mie cose, principalmente film e filosofia.
Come si può vivere senza film e filosofia?
Ha persino messo la statuetta della lucertola, quella che avevo sul comodino, da piccolo. L’ha messa su una mensola, di fronte al letto.
“Guarda che roba!” Indico il profilo dell’isola che s’avvicina, coi suoi rilievi, la costa frastagliata, azzurra come una gemma. Stendo le braccia in un grido liberatorio.
Annah esce da sottocoperta, strizza gli occhi nel sole. È bella come una dea greca, col vestito blu che il vento le modella su corpo atletico e seno tornito in disegni sontuosi. La chiamo a me, la guardo poggiarsi alla balaustra. I capelli scuri, raccolti, le si agitano indietro. Sorride mentre le stampo un bacio sulla guancia e poi un altro, e l’abbraccio, e rido, coi Ray-Ban ancora più storti.
Dio quanto è bella.
“Guarda lì,” stendo il braccio a raccogliere tutta l’isola, “sei pronta per la gloria, tesoro?”
“Pronta,” risponde con enfasi. Fred ci guarda con la stessa espressione giuliva che è metà compassione e metà invidia.
Attracchiamo in una delle calette sul lato ovest, così vicini a riva che passeggiare in acqua per raggiungerla è un piacere carnale. La spiaggia, Dio, la spiaggia è rosa come i confetti che voglio per il matrimonio. Lasciamo i bagagli sulle rocce.
Faccio un ballo stupido e ci porto dentro Annah; lei si presta con una punta di timidezza, muove le magnifiche gambe abbronzate, i piedi nudi nella sabbia.
La bacio un mare di volte.
Da una soffitta a questo: il paradiso.
“Dunque,” pretendo la loro attenzione, “conoscete le mie più grandi passioni.”
Film e filosofia. “E sapete perché vi ho portati qui: per farvi vedere, vivere, il mio progetto. Il prossimo film lo girerò qui.”
Fred inarca le sopracciglia e accenna intorno. “Qui?”
“E sarà una cosa mai vista prima.”
“Non c’è niente qui, dove alloggi la troupe, dove metti gli strumenti, dove…?”
“Ogni cosa a suo tempo.”
“E poi non ci andranno dei permessi? Quest’isola non è un luogo protetto?”
“Ogni cosa,” lo dico sollevando le mani come il Redentore, “a suo tempo.”
Guardiamo questo luogo selvaggio ed eterno.
“Non sarà solo un film e non sarà solo filosofia, ma la fusione perfetta delle due cose, e qui entrate in gioco voi. Cinema,” indico Annah, “e filosofia,” indico Fred.
Chiuso nella dannata soffitta, a letto, con solo libri e un videoregistratore. Le cassette me le mandava un amico di mamma, direttamente da Hollywood.
“Quest’anno il cinema d’azione ha dato il meglio di sé: All’inseguimento della pietra verde, Terminator, Indiana Jones e il tempio maledetto, Ghostbusters, La Storia Infinita, Dune: cos’hanno in comune tutti questi titoli?”
Li spremo con le mani come a tirarne fuori il succo.
“Sono improbabili?” azzarda Fred.
Faccio segno di no. “Hanno tutti quanti un gigantesco stereotipo: l’eroe è un uomo. La donna è sempre una figura comprimaria che deve essere salvata da un tizio bello e prestante. La donna non ha forza fisica, agilità, acume tattico e distacco emotivo. In quante scene Sarah Connor salva Kyle Reese piuttosto che il contrario? Come mai Joan Wilder ha bisogno di un belloccio avventuriero per arrivare a salvare la sorella rapita?”
Stringo i pugni, ispirato.
“Perché gli Acchiappafantasmi sono tutti uomini? E per quale ragione il regno di Fantàsia è governato da una malata e debole Infanta Imperatrice che ha bisogno d’un giovane salvatore, rigorosamente di sesso maschile?”
Fred si gratta la capigliatura. “Ma non so, perché è quello che la gente s’aspetta?”
“Forse sì. Ma è anche ciò che rinforza lo stereotipo. Nel mio film tutto questo non ci sarà. Basta adonici eroi a torso nudo e con la barba incolta! Basta figure femminili deboli e bisognose d’aiuto che s’innamorano del figo di turno! Io voglio dare al cinema d’azione un personaggio nuovo, qualcosa di mai visto prima.”
La grattata di capelli di Fred diventa un principio di mano sul volto. “Toby, posso ricordarti che un po’ tutti i tuoi film precedenti erano improntati allo stravolgere gli stereotipi e…”
“Non hanno avuto successo? Nessuno ha voluto produrli e li ho finanziati vendendo limonata per le strade?” Scuoto un indice con tutta la carogna del mondo. “No, stavolta è diverso. Stavolta l’idea è vincente.”
“Pensavi lo stesso col parco a tema dei…”
“NO. Non menzionare quella cosa. Lo sai che brucia ancora.”
Fred apre le mani. “Quindi, quest’idea?”
“Primo: serve una location esotica, ma vera, reale, tangibile. Non qualche posto segreto dell’India o dell’Amazzonia, proprio un luogo reale.” Mi giro ad abbracciare l’isola. “Qui c’è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Persino i mostri: qui ci vivono i draghi!”
Silenzio costernato.
“Draghi! Enormi lucertole-killer; vivono qui, su quest’isola, ne ho una statuetta, a casa, in soffitta. Certo, le renderemo più grandi in fase di montaggio, ma non servono ritocchi: sono orride già di loro. E perché mai bestie del genere vivono solo qui, in questo sperduto angolo di mondo? Perché custodiscono qualcosa.”
“E che cosa?”
“Beh, questo non lo so ancora, ma mi verrà in mente. Qualcosa che valga la pena d’essere trovato e scoperto, senza cadere nella banale archeologia, o nella mera caccia al tesoro.”
“Un segreto filosofico?”
“Magari. Ma veniamo al protagonista. Anzi, LA protagonista.”
Vado a prendere Annah e la porto con me sul punto più alto del bagnasciuga, la esibisco davanti all’oceano.
C’è solo Fred a guardarci scettico. “Una bella ragazza?”
“Andiamo! Annah non è solo una bella ragazza, è l’archetipo perfetto della donna forte, indipendente, atletica, sexy e che non ha bisogno d’un uomo per arrivare dove vuole.” Lei mi guarda perplessa, io minimizzo.
Fred è ancora scettico.
“Su di lei costruirò il personaggio più incredibile della storia del cinema.”
C’è solo il vestito blu a togliere forza al suo corpo statuario; il vento continua a incollarglielo alle forme.
“Chiaramente dovremo darle un abbigliamento adatto, qualcosa che sia guerriero ma anche femminile.” Corro ai bagagli, prendo una borsa, gliela lancio in mano. “Vestiti, noi non guardiamo.” Acchiappo Fred e lo giro di forza verso il mare, un amichevole braccio intorno alle spalle. “Vedrai che roba.”
“Toby,” il suo tono è di nuovo compassionevole, “io non voglio smontarti l’entusiasmo, ma…”
“Niente ma. Me l’hai data tu l’idea.”
“Io?”
“Io?”
“Sì! Tutta la faccenda del Superuomo, dannazione, la vita al di là delle imposizioni della morale, delle regole, della società! La connessione con la terra, e guarda,” includo di nuovo l’isola in una mano, “quale posto più di questo è in connessione con la terra? Ma io vado oltre, perché anche il Superuomo rischia di cadere nella banalità dello stereotipo per il pubblico del botteghino.”
“E quindi vorresti creare la Superdonna?”
“Filosofia e cinema.”
Fred scuote la testa allucinato. “Ma esiste già, diamine, Wonder Woman l’hanno inventata negli anni ’40.”
“Wonder Woman? Ha! Quella pseudo-icona femminista? Ma per piacere! Invulnerabilità, poteri mistici, comoda la vita così! Facile essere donne quando puoi deviare i proiettili con una mano e volare. Quella non avrà neanche il ciclo! Io voglio la Superdonna, la donna-eroe, straordinaria ma umana, pronta alle sfide più difficili come un uomo, meglio di un uomo!”
“Come sto?” La voce di Annah è musica nella brezza.
Ci giriamo all’unisono e lei è lì, magnifica, col completo che ho scelto e che le sta divinamente: top rosso super-attillato, cinturone, calzoncini giro-culo, mezzi guanti neri, stivali alti al ginocchio.
“Mio Dio,” l’estasi che mi pervade.
“Dio è morto,” Fred precisa torbido.
“Giusto. Tesoro, sei… sei…”
Le giro intorno a grandi passi ed è come contemplare tutte le opere d’arte del mondo assieme. Nei bermuda ho sommovimenti epici.
“Mi stringe un po’ tutto,” Annah s’aggiusta in vita.
“Lo so, ho preso una taglia in meno perché volevo proprio esaltare… insomma, esaltarti come meriti. Per le riprese valuteremo una taglia in più. Mezza taglia.”
Annah si stira, s’allunga sulle punte dei piedi, il ventre tonico guizza, il seno le si gonfia ancora più dentro il top; nei bermuda è il caos.
“Perché rosso?” Fred la indica perplesso. “Non rischia di sembrare politicizzata?”
Vago gli occhi. “Intendi che la Superdonna potrebbe essere associata al comunismo?”
“No, pensavo più a…”
“Hai ragione. Al diavolo il rosso, il top lo faremo verde. Anzi, azzurro.” Le sciolgo i capelli, il vento glieli scompiglia. “Sciolti non vanno bene. Dobbiamo trovare una pettinatura caratteristica.”
“Un bob-cut?”
Annah increspa gli occhi. “Io non voglio i capelli corti.”
“No, no, qualcosa di arcaico, di guerriero.” Schiocco le dita. “La treccia! Sì, una singola e spettacolare treccia.” Comincio ad annodarglieli con le mie poche nozioni da acconciatore; le faccio una treccia sommaria e gliela metto su una spalla. “Dio, sì, adesso ci siamo.”
“Dio è morto.”
“Giusto. E poi le armi. Devi essere armata in modo inconfondibile, qualcosa che ti caratterizzi.”
“Pistola e frusta?” Fred ridacchia.
“Figurati. Pistola e… e…”
Annah sporge le belle labbra. “…e un’altra pistola?”
Ci penso.
“Due pistole.” Agito gli indici, elettrizzato. “Sì, cazzo, sì! Due pistole!” Le stampo un bacio. “Non sai quanto ti amo.”
Fred sciaguatta i piedi nell’acqua bassa. “Sì, okay, e questa Superdonna cosa farebbe di super?”
Prendo Annah per le spalle, la giro verso il profilo dell’isola. “Scalerà montagne. Si lancerà tra i crepacci. Si tufferà ad angelo dalla cima di quella rupe laggiù. E stenderà frotte di bastardi con sequenze di proiettili a nastro: pow, pow, pow, pow!” Rido a demenza libera mentre con indice e pollice di entrambe le mani folgoro un’orda di immaginari aggressori.
“E i draghi! Non dimentichiamo i draghi! Sparatorie e capriole maestose per sfuggire alle fauci dei guardiani dell’isola.”
Annah ha perso un tono d’abbronzatura in viso. “Avrò la controfigura, giusto?”
“Tutte quelle che vuoi.”
“Oh, beh, direi che manca solo una cosa,” Fred sorride sornione, “un nome.”
“Ce l’ho già. La Superdonna non può essere americana, sarebbe banale. Sarà sudamericana.”
“Ma i miei sono di Boston!”
“Lavoreremo sull’abbronzatura.”
Fred gongola. “E questo nome?”
Fred gongola. “E questo nome?”
“Senti qua.” Lo scrivo a mani aperte contro il cielo azzurrissimo. “LAURA CRUZ!”
Silenzio criptico.
“Laura Cruz.”
“Non è grandioso?”
“Beh, ecco…”
“Cosa ne dici, amore?”
“Non so, Laura è un po’… E Cruz sembra…”
“Non vi piace? Oh andiamo, funzionerà benissimo. Corto, semplice, potente. Ho anche il titolo del film pronto: Laura Cruz e i predatori dell’isola perduta.”
Altro silenzio criptico.
Ci vuole mezzo minuto buono perché Fred inspiri a fondo. “Non so, Toby, è tutto molto…”
“Molto?”
“Molto?”
“Voglio dire… Hai fantasia, l’hai sempre avuta, e l’idea d’una ragazza pistolera che esplora un’isola piena di lucertole-killer può anche avere un senso, magari pure con la parte filosofica della Superdonna, ma… non so se il grande pubblico è pronto per una cosa del genere.”
“Perché mai?”
“Perché temo che la gente si concentrerà più sulle sue…” accenna al top rigonfio, “…che sul messaggio che vuoi far passare.”
“Okay, va bene, gliele ridurremo.”
Annah si piazza un braccio sul petto. “Ridurremo cosa?”
“E poi, una che va a esplorare un’isola si metterebbe addosso un completo del genere? Non è un po’ sessista?”
“Ma figurati, la gente la adorerà. Il film sarà un successo.”
C’è il suono delle onde, il bagnasciuga.
C’è la nota stridula di qualcosa, quella cosa, in arrivo.
“Toby…”
“No.”
“No.”
“Toby… Io adoro da matti il tuo entusiasmo, è contagioso, lo è sempre stato. Noi siamo amici da un sacco di tempo, e credimi, mi fa male doverti parlare in questo modo, ma è davvero ora che tu prenda coscienza della realtà. Quando hai avuto l’idea per l’ultimo film, quello sul parco dei…”
“No.” Alzo una mano, non voglio sentire oltre.
Non voglio.
M’incammino per la spiaggia rosata, via da tutto.
Li lascio lì.
Voglio restare solo.
Siedo sull’erba giallastra, un piccolo promontorio sul mare. Il sole va a calare lungo l’orizzonte, l’aria è più fresca.
Guardo fisso il nulla e il nulla guarda me nella forma di uno di quei draghi. Se ne sta lì, stravaccato su una roccia a qualche metro, col testone alto e l’occhio vacuo. È il mio ritratto formato lucertola.
Ho sentito i passi leggeri di Annah già da un po’ ma non mi sono girato a guardarla.
“Ehi,” mormora in un soffio.
“Ehi.”
La sento inginocchiarsi al mio fianco, le sue cosce nude sono tempesta per gli ormoni. “Quello è pericoloso?” Il varano guizza la lingua in risposta.
“Ma va’. Sono animali tranquilli.”
Mi abbraccia. “E allora perché Laura Cruz dovrebbe combatterli?”
“Vabbé, quella è parte romanzata.”
Appoggia il viso contro il mio e il seno sul mio petto. “Toby…”
“Non anche tu, ti prego.”
Ha un singhiozzo, gli occhi umidi, io un dissesto nei bermuda.
Il drago ci guarda e siamo solo due patetiche figure nella sua vita priva di sentimento.
Le mani di Annah m’accarezzano mentre mi stringe a sé. “Ha ragione Fred,” singhiozza, “devi prendere coscienza…”
“E se non volessi?”
“Che senso avrebbe?”
Sospiro e vorrei con tutto il cuore che le cose fossero diverse. Vorrei non aver mai avuto l’idea dell’ultimo film, quello del parco a tema coi dinosauri.
Vorrei.
“Era…” Sento il cuore che si stringe e la voce che si spezza. “Era una buona idea, in fondo.”
“Lo era, sì.”
“Non ci aveva mai pensato nessuno al parco dei dinosauri, nessuno. E il paleontologo fissato con la teoria del caos. Era geniale. Sai dove m’è venuta?”
“Non ci aveva mai pensato nessuno al parco dei dinosauri, nessuno. E il paleontologo fissato con la teoria del caos. Era geniale. Sai dove m’è venuta?”
Ride tra le lacrime, rido anch’io.
“Sì, in soffitta. Stavo riordinando le cose dell’infanzia, c’era… c’era quel dinosauro di gomma e il recinto della fattoria…”
Mi bacia con le labbra che tremano.
“Sempre in soffitta le idee migliori.”
In soffitta.
Il varano guizza la lingua, indifferente.
Sento i passi di Fred che sale dal pendio, sorride con amarezza, siede sull’erba. “Scusa per prima.”
“No, scusami tu.”
Ha i capelli spettinati e i baffi ancor più.
“Alla fine questo è stato un grande anno per il cinema.”
“Indiana Jones il migliore. Ecco, Laura Cruz avrebbe dovuto essere la versione sexy e femminile di Indiana Jones. Senza tutte quelle battute, Dio, quelle proprio no.”
“Sarebbe stato bello, sì.” Fred sorride. “E Dio è morto.”
“Sarebbe stato bello, sì.” Fred sorride. “E Dio è morto.”
“Già.”
Annah s’asciuga le lacrime, invano, si morde le labbra; Fred si sforza di tenere il sorriso, anche lui invano.
“Quante idee che si possono avere dentro una soffitta.” Sospira. “C’è una cosa che ho sempre voluto dirti, Toby, da quando hai… dall’ultimo film, quello col parco dei…”
“Ti ascolto.”
“Continui a inseguire questo mito del Superuomo, a creare personaggi che sono oltre l’immaginazione, ma forse non ti sei accorto che… che il Superuomo sei tu.”
Una puntura finissima al costato. “Io?”
“Sì, tu. Non ti sei mai arreso, dopo quel maledetto incidente, e hai continuato a creare, a produrre idee.”
“E allora perché dovrei farlo ora?”
“Perché arriva sempre un momento in cui ci si ferma, Toby. Anche io mi sono fermato, a un certo punto. E sai quanto abbiamo in comune noi due, in fatto di problemi di salute.”
Annuisco, amaro.
Annah singhiozza in silenzio.
“Quindi rimane tutto così, solo un’idea?”
Fred annuisce.
“E devo rassegnarmi, sì?”
“Temo di sì, amico mio.”
Il drago ci guarda disegnati contro il mare, indifferente.
“Ma se mi arrendo, se mi fermo,” è l’ultima difesa, “che ne sarà di me? Mi spegnerò fino al nulla?”
“Com’è accaduto a me, sì.”
Bacio Annah sul collo, sul viso arrossato. “Peccato. Laura Cruz era una bella idea. Magari qualcun altro ce l’avrà, in futuro.”
“Magari sì.”
“Magari sì.”
“E anche il parco dei dinosauri.”
“Oh, quello è più difficile.”
“Già.”
È l’ora di andare.
Di tornare a casa.
L’ho fatto tante volte, in questi ultimi due anni, ed è sempre complicato. Una parte di me vuole rimanere nei luoghi che visito e non tornare più, non in quella dannata soffitta.
Il drago scompare, così il mare, poi l’isola, un pezzo alla volta, come carta bruciata. Così Fred, poi Annah e le sue cosce abbronzate.
Scompare tutto.
Tutto quanto.
Ritorna il tetto di legno, il finestrotto col riquadro di cielo.
La dannata soffitta.
Odio questo posto.
È l’unica cosa che mi resta: odiare. Immaginare.
La soffitta, che mia madre ha arredato dopo l’incidente. Il letto.
In soffitta mi sono sempre venute le idee migliori, anche quella del parco dei dinosauri, mentre riordinavo le cose dell’infanzia.
In soffitta si mette ciò che non serve più. Qui ora ci vivo, dopo l’incidente, perché sono qualcosa che non serve più. In garage c’è ancora il trabiccolo che doveva diventare un T-rex, effetti speciali fai-da-te.
Nella mia testa c’è ancora il volo all’indietro, dalla scala messa male.
Da allora è così.
Un letto, una soffitta.
Per sempre.
Niente più film, niente più caccia al successo. Avevo idee a non finire.
Quest’anno il cinema si è superato. Indiana Jones, la pietra verde, Dune, e poi Terminator: li ho visti tutti, con videocassette in anteprima. È l’unica cosa che mi resta, a parte sognare.
Cinema e filosofia.
Come si può vivere senza?
Fred, Friedrich, ha solo un accenno di sorriso sulla copertina del libro, sul comodino. A volte mamma me lo legge ancora.
E Annah: al liceo era bellissima. Chissà com’è ora.
Era perfetta per incarnare Laura Cruz.
Dio, perfetta.
Dio è morto.
E io sono il Superuomo. Confinato a letto.
Mille progetti e sapere di non poterli realizzare.
Ha ragione Fred: devo rassegnarmi.
Spegnermi, come ha fatto lui.
Chiudere gli occhi.
Smettere di sognare.
Smettere.
Al fondo della soffitta, di fronte al letto, sulla mensola, la statuetta del varano mi guarda come guarderebbe il suo riflesso nello specchio.
Indifferente.
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Re: L'indifferenza del varano
Che dire? Mi hai trasportato nel mondo del cinema che credo tu conosca alla perfezione, senz'altro meglio di me. L'uomo in soffitta che ricorda di aver ideato tutti quei film poi realizzati da altri mi è sembrato un tuo escamotage per mettere in mostra la tua cultura. Il racconto scorre bene e non ho nulla da segnalare sulla sua costruzione.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
se devo essere sincero, fino a poco dalla fine mi hai davvero messo in confusione. continuavo a fare ipotesi ma senza avere conferme.
poi, per fortuna, è arrivato il chiarimento e tutto è tornato nella norma.
non so che dire, alla fine.
le descrizioni della prima parte sono buone, tanto che ho davvero visto alcune scene, come le avessi davanti.
nell'ultima parte prevale invece il lato emozionale ma, nel complesso, non riesco a dire mi sia piaciuto più di tanto.
poi, per fortuna, è arrivato il chiarimento e tutto è tornato nella norma.
non so che dire, alla fine.
le descrizioni della prima parte sono buone, tanto che ho davvero visto alcune scene, come le avessi davanti.
nell'ultima parte prevale invece il lato emozionale ma, nel complesso, non riesco a dire mi sia piaciuto più di tanto.
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Re: L'indifferenza del varano
Il ritmo di questo racconto mi ha catturata. Ho iniziato a leggere e non sono riuscita a fermarmi. Dialoghi serrati, immagini nitide, una certa ironia il tuo Toby è meraviglioso nel senso che è proprio caratterizzato bene. La situazione è paradossale ma gustosa.
Da revisionare qualcosa nella forma.
Il finale è un po’ telefonato e, passamelo, piegato alle esigenze di palettò e anziché elevare il racconto lo schiaccia verso una triste realtà e un deja vu che non rende onore alla prima parte. Però complimenti.
Da revisionare qualcosa nella forma.
Il finale è un po’ telefonato e, passamelo, piegato alle esigenze di palettò e anziché elevare il racconto lo schiaccia verso una triste realtà e un deja vu che non rende onore alla prima parte. Però complimenti.
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Re: L'indifferenza del varano
Per restare in ambito cinematografico il tuo inizio, con la barca che si dirige verso l'isola, la bella di turno, il film da realizzare, mi ha ricordato il King Kong di Peter Jackson, con Jack Black e Naomi Watts.
Il racconto mi è piaciuto, l'inizio ha un non so che di scanzonato, scorre un pò lungo il binario del cazzeggio, poi si arriva a un finale drammatico che forse non è proprio inaspettato, ma secondo me ci sta bene e valorizza il brano.
Il tuo Nietzsche è il personaggio che mi ha convinto di più.
Una buona prova.
Il racconto mi è piaciuto, l'inizio ha un non so che di scanzonato, scorre un pò lungo il binario del cazzeggio, poi si arriva a un finale drammatico che forse non è proprio inaspettato, ma secondo me ci sta bene e valorizza il brano.
Il tuo Nietzsche è il personaggio che mi ha convinto di più.
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Re: L'indifferenza del varano
Un buon racconto, coinvolgente, ben scritto e senza errori. I personaggi sono ben delineati, anche se, fra le due figure maschili, "Fred" Nietzche mi sembra più riuscito di Tony. Niente male (in tutti i sensi) anche Annah / Laura Cruz, ma lì hai avuto vita facile partendo da un modello come Angelina Jolie / Lara Croft.
La storia si rivela essere una sorta di sogno a occhi aperti, con un finale molto amaro. Ma, vista la scelta di Nietzche nei panni di "amico immaginario", difficilmente sarebbe potuta andare in modo diverso.
Il finale, appunto.
Nonostante non ami il classico "lieto fine" - tutt'altro - devo dire che questo non mi è particolarmente piaciuto, nel senso che l'ho trovato stonato rispetto alla personalità di Tony. Niente da obiettare se fosse stato uno sportivo o un escursionista abituato a girare il mondo. In quei casi, essere confinati in un letto può davvero portare a una reazione di rinuncia, di rassegnazione, di lasciarsi spegnere. Ma per uno come Tony, no, non ce la vedo È nella sua mente che crea i soggetti cinematografici e vive le proprie avventure; è abituato a viaggiare con la fantasia fra i dinosauri di Jurassic Park e i mostri di Lara Croft. Quindi mi resta difficile immaginare in lui questa volontà nichilista (con buona pace dell'amico Fred).
In definitiva, mi ha un po' deluso.
M.
La storia si rivela essere una sorta di sogno a occhi aperti, con un finale molto amaro. Ma, vista la scelta di Nietzche nei panni di "amico immaginario", difficilmente sarebbe potuta andare in modo diverso.
Il finale, appunto.
Nonostante non ami il classico "lieto fine" - tutt'altro - devo dire che questo non mi è particolarmente piaciuto, nel senso che l'ho trovato stonato rispetto alla personalità di Tony. Niente da obiettare se fosse stato uno sportivo o un escursionista abituato a girare il mondo. In quei casi, essere confinati in un letto può davvero portare a una reazione di rinuncia, di rassegnazione, di lasciarsi spegnere. Ma per uno come Tony, no, non ce la vedo È nella sua mente che crea i soggetti cinematografici e vive le proprie avventure; è abituato a viaggiare con la fantasia fra i dinosauri di Jurassic Park e i mostri di Lara Croft. Quindi mi resta difficile immaginare in lui questa volontà nichilista (con buona pace dell'amico Fred).
In definitiva, mi ha un po' deluso.
M.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Un buon racconto, scritto bene, dialoghi veloci. A parte forse un po’ di cose un po’ troppo banali come il continuo riferimento a ciò che avviene nelle mutande del protagonista. Una vota può essere simpatico poi è un po’ ripetitivo.
Il problema è forse la storia, esile è che almeno a me non ha coinvolto più di tanto.
Per carità, carina l’idea che le sue idee saranno poi tutte realizzate e con successo da lì a poco, ma questo non basta per creare pathos e coinvolgimento.
Il problema è forse la storia, esile è che almeno a me non ha coinvolto più di tanto.
Per carità, carina l’idea che le sue idee saranno poi tutte realizzate e con successo da lì a poco, ma questo non basta per creare pathos e coinvolgimento.
gipoviani- Padawan
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Re: L'indifferenza del varano
Chissà perché? Dal titolo mi sarei aspettato un racconto umoristico. Mi trovo invece di fronte a un aspirante regista cinematografico che, sempre a prima vista, mi sono immaginato un po’ cialtrone e più interessato all’avvenenza della potenziale protagonista che al film da realizzare. Si intravedono poi jn lui sprazzi di intuizioni geniali che precorrono i tempi della storia del cinema.
Il racconto poi, vira di nuovo e spiazza nel finale con la triste realtà del protagonista, confinato in un letto di un’angusta soffitta, sopravvivendo grazie alla filosofia, al cinema e all’immaginazione.
Al lettore piace essere sorpreso e spiazzato e questo è accaduto anche a me.
Quanto ai vincoli richiesti, c’è sicuramente il 1984, ben identificato dai riferimenti cinematografici. Il luogo è ben presente e giustificato dall’idea del film.
La soffitta mi pare l’elemento meno indispensabile nella storia, ma hai tutta la mia comprensione: Il connubio luoghi e stanza era molto complicato stavolta.
Giudizio comunque più che positivo.
Il racconto poi, vira di nuovo e spiazza nel finale con la triste realtà del protagonista, confinato in un letto di un’angusta soffitta, sopravvivendo grazie alla filosofia, al cinema e all’immaginazione.
Al lettore piace essere sorpreso e spiazzato e questo è accaduto anche a me.
Quanto ai vincoli richiesti, c’è sicuramente il 1984, ben identificato dai riferimenti cinematografici. Il luogo è ben presente e giustificato dall’idea del film.
La soffitta mi pare l’elemento meno indispensabile nella storia, ma hai tutta la mia comprensione: Il connubio luoghi e stanza era molto complicato stavolta.
Giudizio comunque più che positivo.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Il titolo è proprio azzeccato!
Una tristezza che cresce dentro, perché nasce già sull'isola quando Fred cerca di spegnerne gli entusiasmi e capisci che non finirà bene.
Poi esplode quando scopri (anche se un po' si capiva), che è tutto immaginato.
Una nota personale: la "statuetta" del lucertolone mi ha disturbato. Da piccolo avevo un piccolo coccodrillo imbalsamato, forse ci stava di più.
Una tristezza che cresce dentro, perché nasce già sull'isola quando Fred cerca di spegnerne gli entusiasmi e capisci che non finirà bene.
Poi esplode quando scopri (anche se un po' si capiva), che è tutto immaginato.
Una nota personale: la "statuetta" del lucertolone mi ha disturbato. Da piccolo avevo un piccolo coccodrillo imbalsamato, forse ci stava di più.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Di questo racconto mi è piaciuto il ritmo. Nonostante tutto si svolga da un punto fermo (Toby è inchiodato al letto in soffitta - anch'io l'avevo intuito), l'Autore è stato bravo a creare il movimento. Una bella idea, in soffitta, come le migliori che ha avuto il protagonista.
Tre cavolate:
"Annah esce da sottocoperta, strizza gli occhi nel sole."
Qui ho un dubbio se sia meglio dire "strizza gli occhi al sole"
"È bella come una dea greca, col vestito blu che il vento le modella su corpo..."
"È bella come una dea greca, col vestito blu che il vento le modella sul corpo..."
"Magari. Ma veniamo al protagonista. Anzi, LA protagonista."
Il maiuscolo dell'articolo determinativo è voluto per dare enfasi ad Annah?
Nel complesso il racconto mi ha soddisfatto. Toby l'ho percepito poco filosofo sinceramente, mi è sembrato più un regista vero e proprio, anche se di scarso successo. Forse è proprio questo aspetto che mi ha fatto apprezzare il personaggio, la simpatia che mi ha suscitato è genuina. Proprio per questo, anche se come ho detto avevo intuito la sua reale condizione, ci sono rimasto un po' male quando ho avuto, sul finale, la conferma.
L'Autore, in due passaggi mi ha entusiasmato. Non li riporto a mo' di citazione ma a memoria: 1- quando dice che il varano guarda i personaggi disegnati con il mare sullo sfondo. Fantastico. 2- non è proprio un passaggio narrativo, ma un'idea, ovvero che ha Toby non è rimasto nulla a parte sognare. C'è chi non smette mai di farlo...
Infine, ma è più per farci una risata, vi dico questo: ho aspettato questo momento per tanto tempo. Mia figlia è appassionata di queste canzoni. A furia di sentirle, lo sono diventato anch'io.
Annah, con l'h. La migliore, per me, in oltre sessant'anni di storia:
https://www.youtube.com/watch?v=CzY0V12uymA
Grazie
Tre cavolate:
"Annah esce da sottocoperta, strizza gli occhi nel sole."
Qui ho un dubbio se sia meglio dire "strizza gli occhi al sole"
"È bella come una dea greca, col vestito blu che il vento le modella su corpo..."
"È bella come una dea greca, col vestito blu che il vento le modella sul corpo..."
"Magari. Ma veniamo al protagonista. Anzi, LA protagonista."
Il maiuscolo dell'articolo determinativo è voluto per dare enfasi ad Annah?
Nel complesso il racconto mi ha soddisfatto. Toby l'ho percepito poco filosofo sinceramente, mi è sembrato più un regista vero e proprio, anche se di scarso successo. Forse è proprio questo aspetto che mi ha fatto apprezzare il personaggio, la simpatia che mi ha suscitato è genuina. Proprio per questo, anche se come ho detto avevo intuito la sua reale condizione, ci sono rimasto un po' male quando ho avuto, sul finale, la conferma.
L'Autore, in due passaggi mi ha entusiasmato. Non li riporto a mo' di citazione ma a memoria: 1- quando dice che il varano guarda i personaggi disegnati con il mare sullo sfondo. Fantastico. 2- non è proprio un passaggio narrativo, ma un'idea, ovvero che ha Toby non è rimasto nulla a parte sognare. C'è chi non smette mai di farlo...
Infine, ma è più per farci una risata, vi dico questo: ho aspettato questo momento per tanto tempo. Mia figlia è appassionata di queste canzoni. A furia di sentirle, lo sono diventato anch'io.
Annah, con l'h. La migliore, per me, in oltre sessant'anni di storia:
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Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Che ritmo!
Ho amato il tuo stile così affrettato. In certi casi, un ritmo incalzante è deleterio perché sembra non concentrarsi su nulla, mentre in questo caso è il suo punto di forza. Ci fa entrare nella testa del protagonista, così piena zeppa di idee. Questo ritmo mi ha veramente conquistato.
I riferimenti al cinema sono succosi, ma non appesantiscono.
La trama parte scanzonata e poi vira, ma questa virata non arriva del tutto inaspettata, il che è un bene perché altrimenti sarebbe stato disturbante.
Quello che però ho detestato sono tutte le battutine sessiste. Mi spiace tantissimo, se ho capito chi sei, sicuramente avrai pensato a questo mio commento. Anzi, voglio essere sincero, non mi è piaciuto. Quella sessualizzazione nel racconto non è necessaria, soprattutto in quei termini. Sicuramente l'autore se ne fregherà di questa sfumatura, ma io credo invece che dovremmo tutti fare più attenzione. Ripeto, lo dico perché se uno toglie quelle battutine, il racconto non perde assolutamente nulla. Anzi, a mio avviso, migliorerebbe e sarebbe anche in linea con il personaggio che hai creato.
Però rimane per me un racconto top.
Ho amato il tuo stile così affrettato. In certi casi, un ritmo incalzante è deleterio perché sembra non concentrarsi su nulla, mentre in questo caso è il suo punto di forza. Ci fa entrare nella testa del protagonista, così piena zeppa di idee. Questo ritmo mi ha veramente conquistato.
I riferimenti al cinema sono succosi, ma non appesantiscono.
La trama parte scanzonata e poi vira, ma questa virata non arriva del tutto inaspettata, il che è un bene perché altrimenti sarebbe stato disturbante.
Quello che però ho detestato sono tutte le battutine sessiste. Mi spiace tantissimo, se ho capito chi sei, sicuramente avrai pensato a questo mio commento. Anzi, voglio essere sincero, non mi è piaciuto. Quella sessualizzazione nel racconto non è necessaria, soprattutto in quei termini. Sicuramente l'autore se ne fregherà di questa sfumatura, ma io credo invece che dovremmo tutti fare più attenzione. Ripeto, lo dico perché se uno toglie quelle battutine, il racconto non perde assolutamente nulla. Anzi, a mio avviso, migliorerebbe e sarebbe anche in linea con il personaggio che hai creato.
Però rimane per me un racconto top.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Beh che dire? Con me sfondi una porta aperta. Cinema e filosofia. Quando frequentavo l'università non c'era altro per me. E i film che citi ovviamente sono una specie di DNA culturale per me. Ma veniamo al racconto. Le basi mi hanno disposto in modo molto favorevole alla lettura e ti dico fin dal principio che ho adorato il racconto. Ma... C'è un "ma"? Boh forse no, ma vado un po' a ruota libera e ti dico i miei pensieri.
All'inizio ho pensato: tutto qui?. Voglio dire: ok, le idee che vengono in soffitta. Va bene. Ma se la soffitta è solo questa, allora non va bene. Io sono di quelli che pensano che i racconti migliori, i veri racconti brevi, sono quelli dove tutto è già successo e i personaggi gestiscono le conseguenze. Però nel caso della soffitta non poteva essere solo lo spunto per un idea. E così non è stato. Ad un certo punto ho capito che andavi in quella direzione. Non so spiegare bene quando, ma ho capito che era lì che volevi puntare. Ho sperato che andassi lì. Alle volte succede: il lettore spera in uno sviluppo della trama. E quando succede non è questione che lo scrittore sia stato prevedibile o no, ma è più una specie di affinità, come la storia venisse scritta da chi legge e chi scrive allo stesso tempo.
Comunque soffitta perfetta per quello che mi riguarda.
Il tassello della filosofia è forse leggermente più debole. C'è l'idea del super uomo e da lì l'idea cinematografica di un'eroina al femminile, idea che in effetti è molto avanti, come tante idee filosofiche lo sono state nel momento in cui sono diventate pubbliche, ma che forse è un pochino leggerina nella sua costruzione. Molto è dovuto al tono del racconto, che di per sé è estremamente leggero almeno fino alla parte finale e a quando si capisce il vero ruolo della soffitta. Diciamo che la debolezza è che il personaggio del filosofo, che poi era la richiesta del paletto, è appena una comparsa. Il racconto lavora più sulla filosofia come personaggio.
Anno e ambientazione sono ok. L'anno esce dei film che citi, perfetto. L'ambientazione di Komodo esce più che altro attraverso il varano. Ci sta.
Ecco un appunto che posso farti è questo: il tono leggero funziona. Funziona perché poi il racconto diventa triste di colpo e quando cambi, il lettore inizia a ripensare a alla leggerezza di prima in un modo diverso. Forse avrei reso il personaggio meno allupato. Ok la tizia deve essere davvero da sballo, ma dopo un po' tante allusioni appesantiscono un po' la rapidità dei dialoghi. Ma più che altro diventano superflue.
Questo è quanto, sono piccoli dettagli. Per il resto per quanto mi riguarda il racconto è davvero godibile e spero proprio che arrivi in alto. Lo merita. Complimenti!
All'inizio ho pensato: tutto qui?. Voglio dire: ok, le idee che vengono in soffitta. Va bene. Ma se la soffitta è solo questa, allora non va bene. Io sono di quelli che pensano che i racconti migliori, i veri racconti brevi, sono quelli dove tutto è già successo e i personaggi gestiscono le conseguenze. Però nel caso della soffitta non poteva essere solo lo spunto per un idea. E così non è stato. Ad un certo punto ho capito che andavi in quella direzione. Non so spiegare bene quando, ma ho capito che era lì che volevi puntare. Ho sperato che andassi lì. Alle volte succede: il lettore spera in uno sviluppo della trama. E quando succede non è questione che lo scrittore sia stato prevedibile o no, ma è più una specie di affinità, come la storia venisse scritta da chi legge e chi scrive allo stesso tempo.
Comunque soffitta perfetta per quello che mi riguarda.
Il tassello della filosofia è forse leggermente più debole. C'è l'idea del super uomo e da lì l'idea cinematografica di un'eroina al femminile, idea che in effetti è molto avanti, come tante idee filosofiche lo sono state nel momento in cui sono diventate pubbliche, ma che forse è un pochino leggerina nella sua costruzione. Molto è dovuto al tono del racconto, che di per sé è estremamente leggero almeno fino alla parte finale e a quando si capisce il vero ruolo della soffitta. Diciamo che la debolezza è che il personaggio del filosofo, che poi era la richiesta del paletto, è appena una comparsa. Il racconto lavora più sulla filosofia come personaggio.
Anno e ambientazione sono ok. L'anno esce dei film che citi, perfetto. L'ambientazione di Komodo esce più che altro attraverso il varano. Ci sta.
Ecco un appunto che posso farti è questo: il tono leggero funziona. Funziona perché poi il racconto diventa triste di colpo e quando cambi, il lettore inizia a ripensare a alla leggerezza di prima in un modo diverso. Forse avrei reso il personaggio meno allupato. Ok la tizia deve essere davvero da sballo, ma dopo un po' tante allusioni appesantiscono un po' la rapidità dei dialoghi. Ma più che altro diventano superflue.
Questo è quanto, sono piccoli dettagli. Per il resto per quanto mi riguarda il racconto è davvero godibile e spero proprio che arrivi in alto. Lo merita. Complimenti!
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Parto da quello che ho trovato il vero punto di forza del racconto. Il titolo. Non è facile trovare un buon titolo, e il tuo è perfetto. Accattivante, incuriosisce e trova poi un aggancio all'interno dello scritto. Ottimo davvero.
Il racconto è strano, permettimi di dirlo, ma con la lettura inizi a disseminare indizi e strizzatine d'occhio verso il lettore che tengono lata l'attenzione verso un finale che chiude il cerchio iniziale. Chissà se il protagonista ha lasciato un quadernetto con le sue idee finito poi su qualche scrivania californiana.
Bel racconto. Ottimo lavoro.
Complimenti.
Grazie.
Il racconto è strano, permettimi di dirlo, ma con la lettura inizi a disseminare indizi e strizzatine d'occhio verso il lettore che tengono lata l'attenzione verso un finale che chiude il cerchio iniziale. Chissà se il protagonista ha lasciato un quadernetto con le sue idee finito poi su qualche scrivania californiana.
Bel racconto. Ottimo lavoro.
Complimenti.
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CharAznable- Maestro Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Ma quanto mi è piaciuto questo racconto!
Complimenti di cuore, non ho probelmi a dire che, per il momento, stacca tutti quelli letti fin qui, circa la metà dei racconti in gara.
Al di là dei paletti centrati, dell'ottima scirttura (ho notato solo un "Vago gli occhi che non ho ben capito), della bella idea, quello che mi ha conquistato è il ritmo che attraverso l'uso perfetto dei dialoghi hai saputo imprimere al racconto; a maggior ragione alla fine quando scopriamo che quei dialoghi esistono solo nella testa del protagonista, bloccato a letto dal più banale degli incidenti domestici, proprio mentre cerca di realizzare il primo prototipo del suo sgono.
Non ho altro da dire, se non rinnoavre i complimeti a 360 gradi.
Complimenti di cuore, non ho probelmi a dire che, per il momento, stacca tutti quelli letti fin qui, circa la metà dei racconti in gara.
Al di là dei paletti centrati, dell'ottima scirttura (ho notato solo un "Vago gli occhi che non ho ben capito), della bella idea, quello che mi ha conquistato è il ritmo che attraverso l'uso perfetto dei dialoghi hai saputo imprimere al racconto; a maggior ragione alla fine quando scopriamo che quei dialoghi esistono solo nella testa del protagonista, bloccato a letto dal più banale degli incidenti domestici, proprio mentre cerca di realizzare il primo prototipo del suo sgono.
Non ho altro da dire, se non rinnoavre i complimeti a 360 gradi.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Molto buono e intrigante il ritmo di questo racconto.
La parte iniziale è piena di movimento, di brio e di eccitazione: Toby è davvero convincente, il suo entusiasmo contagioso. Quando Fred tenta di riportarlo alla realtà si percepiscono le prime avvisaglie del dramma che hai saputo ben nascondere nel testo e centellinare al lettore nei tempi giusti e con efficacia.
Alla fine si odia un po' il pragmatismo di Fred, i suoi tentativi di castrare i sogni di Toby, mentre il pianto di Annah, che all'inizio appare immotivato, concorre a ingrandire il senso di rimpianto che pervade il racconto da un certo punto in poi.
Un racconto molto particolare per il modo invidiabile con cui vengono gestite le emozioni: il testo prepara a qualcosa, cresce, s'allarga, ma quando scopriamo di cosa sia fatta la realtà del protagonista, avviene una specie d'implosione, dove tutto crolla su se stesso, e il racconto termina senza fuochi d'artificio, ma con una languida malinconia che lasca un segno netto in chi legge.
A mio parere la sottile ironia che appare tra le righe è un valore aggiunto non da poco.
Credo che le ripetute battute e allegorie sessuali siano pertinenti: d'altronde è il sogno a occhi aperti di un sognatore relegato a letto, quindi credo che, anche se esagerato (amici illustri, compagna super sexi, appetito sessuale, ecc...) sia tutto lecito e congruente al protagonista, che ha il gran merito di sublimare con la fantasia la sua situazione senza piangersi addosso.
La parte iniziale è piena di movimento, di brio e di eccitazione: Toby è davvero convincente, il suo entusiasmo contagioso. Quando Fred tenta di riportarlo alla realtà si percepiscono le prime avvisaglie del dramma che hai saputo ben nascondere nel testo e centellinare al lettore nei tempi giusti e con efficacia.
Alla fine si odia un po' il pragmatismo di Fred, i suoi tentativi di castrare i sogni di Toby, mentre il pianto di Annah, che all'inizio appare immotivato, concorre a ingrandire il senso di rimpianto che pervade il racconto da un certo punto in poi.
Un racconto molto particolare per il modo invidiabile con cui vengono gestite le emozioni: il testo prepara a qualcosa, cresce, s'allarga, ma quando scopriamo di cosa sia fatta la realtà del protagonista, avviene una specie d'implosione, dove tutto crolla su se stesso, e il racconto termina senza fuochi d'artificio, ma con una languida malinconia che lasca un segno netto in chi legge.
A mio parere la sottile ironia che appare tra le righe è un valore aggiunto non da poco.
Credo che le ripetute battute e allegorie sessuali siano pertinenti: d'altronde è il sogno a occhi aperti di un sognatore relegato a letto, quindi credo che, anche se esagerato (amici illustri, compagna super sexi, appetito sessuale, ecc...) sia tutto lecito e congruente al protagonista, che ha il gran merito di sublimare con la fantasia la sua situazione senza piangersi addosso.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Ciao autore, e che ti devo dire? A me questo tuo racconto ha entusiasmato. Va be', stile a parte, che adoro, qua c'è tutto quello che amo: ironia, profondità, ricerca dei particolari, finale inaspettato senza forzare e quindi senza prendere in giro il lettore. La fantasia al potere è sempre stato uno dei miei slogan preferiti e chissà, visto che gli strampalati (apparentemente) progetti di Toby si sono poi realizzati, chissà, forse alla fine è riuscito a uscire dalla soffitta. Lo spero, se lo merita. A rileggerci!
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Re: L'indifferenza del varano
Ciao Autor.
Racconto alla fine molto triste ma ben architettato.
Parto dal titolo, particolare, curioso e intrigante.
La trama si snoda tra ironia, battute da osteria, il tentativo di liberarsi dagli stereotipi per poi caderci dentro con tutte le scarpe.
Molto buone le descrizioni dei paesaggi e i personaggi pur inesistenti sono tangibili e reali.
Non mi ha emozionato particolarmente, ma forse il tuo intento era un altro.
Comunque, un bel lavoro.
A rileggerci
Racconto alla fine molto triste ma ben architettato.
Parto dal titolo, particolare, curioso e intrigante.
La trama si snoda tra ironia, battute da osteria, il tentativo di liberarsi dagli stereotipi per poi caderci dentro con tutte le scarpe.
Molto buone le descrizioni dei paesaggi e i personaggi pur inesistenti sono tangibili e reali.
Non mi ha emozionato particolarmente, ma forse il tuo intento era un altro.
Comunque, un bel lavoro.
A rileggerci
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Re: L'indifferenza del varano
Bello il titolo, davvero: l’immagine che ne è derivata, prima di leggere il racconto, è stata più o meno quella di un incontro con un varano, ma di quelli piccoli che sono molto intelligenti e che, proprio perché intelligente, se ne va per i fatti suoi, ignorando l’eventuale protagonista del racconto, qualunque cosa stesse facendo. Un drago di Komodo… tutt’altra faccenda.
Nel corso della prima lettura mi ero annotata una cosa del tipo: Ma come, Penna? il tuo protagonista vuol andare contro gli stereotipi della donna bella ma da proteggere e salvare, e poi la tua eroina la fai vestire come nel più classico degli stereotipi, ivi compresi lanci, sparatorie ecc.? E al protagonista maschile? Sommovimenti epici zona bermuda, un classicone da macho.
Poi un qualcosa, non saprei dirti cosa - di sicuro non il continuo possibile riferimento al film Jurassic Park perché Crichton l’ha scritto nel ’90 e il film è uscito nel ’93 e neanche la storia della vita trasferita in soffitta - mi ha insinuato un dubbio: che fosse tutt’altra la storia vera? Magari un sogno a occhi aperti, oppure uno di quei momenti in cui rivivi un particolare episodio vissuto con veri amici, di quelli che ti mettono di fronte al fatto che stai sbagliando o prendendo grossi abbagli, perché ti vogliono bene.
Quindi il finale, anche se non mi ha spiazzato, anzi era quasi atteso, ha rimesso a posto le cose.
Nei sogni, ma anche nel ricomporre ricordi, momenti vissuti in cui le cose non sono andate come si desiderava, nell’immaginare come sarebbero potute andare le cose… ecco, ci sta di dialogare con persone del nostro passato o che abbiamo ammirato, pur non avendole conosciute. Anche appartenenti ad un passato troppo lontano, antico. O immaginari.
Un racconto che mi è piaciuto: con la seconda lettura ho dato un taglio diverso, soprattutto alla prima parte, che si è fatta più “seria”, anche un po’ triste nonostante il brio con cui sono stati gestiti i dialoghi.
Buona la scrittura e lo stile, non ho notato refusi se non
“Wonder Woman? Ha! Forse intendevi Ah! Come esclamazione
p.s. ho imparato il vero significato del “bagnasciuga”.
Nel corso della prima lettura mi ero annotata una cosa del tipo: Ma come, Penna? il tuo protagonista vuol andare contro gli stereotipi della donna bella ma da proteggere e salvare, e poi la tua eroina la fai vestire come nel più classico degli stereotipi, ivi compresi lanci, sparatorie ecc.? E al protagonista maschile? Sommovimenti epici zona bermuda, un classicone da macho.
Poi un qualcosa, non saprei dirti cosa - di sicuro non il continuo possibile riferimento al film Jurassic Park perché Crichton l’ha scritto nel ’90 e il film è uscito nel ’93 e neanche la storia della vita trasferita in soffitta - mi ha insinuato un dubbio: che fosse tutt’altra la storia vera? Magari un sogno a occhi aperti, oppure uno di quei momenti in cui rivivi un particolare episodio vissuto con veri amici, di quelli che ti mettono di fronte al fatto che stai sbagliando o prendendo grossi abbagli, perché ti vogliono bene.
Quindi il finale, anche se non mi ha spiazzato, anzi era quasi atteso, ha rimesso a posto le cose.
Nei sogni, ma anche nel ricomporre ricordi, momenti vissuti in cui le cose non sono andate come si desiderava, nell’immaginare come sarebbero potute andare le cose… ecco, ci sta di dialogare con persone del nostro passato o che abbiamo ammirato, pur non avendole conosciute. Anche appartenenti ad un passato troppo lontano, antico. O immaginari.
Un racconto che mi è piaciuto: con la seconda lettura ho dato un taglio diverso, soprattutto alla prima parte, che si è fatta più “seria”, anche un po’ triste nonostante il brio con cui sono stati gestiti i dialoghi.
Buona la scrittura e lo stile, non ho notato refusi se non
“Wonder Woman? Ha! Forse intendevi Ah! Come esclamazione
p.s. ho imparato il vero significato del “bagnasciuga”.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: L'indifferenza del varano
Mi piace quando un'ironia di fondo cambia e sdrammatizza la percezione di quello che, in fondo, è un racconto non molto roseo.
Alla fine il tuo protagonista, autore, ha grande fantasia e immaginazione ma non più i mezzi per tradurre in realtà i suoi grandi progetti.
La storia funziona, è accattivante, ed è vero quello che hanno scritto alcuni commentatori: c'è un qualcosa che, fin dall'inizio, lascia intendere, anche se non lo si coglie, che c'è qualcosa sotto, che non è tutto rose, fiori e spiagge tropicali.
Certo, la soffitta come stanza compare solo alla fine, anche se viene menzionata spesso, quasi come un reminder, per lo sfortunato protagonista, della sua situazione di immobilità fisica.
Se il filosofo è quello che penso, e credo proprio che lo sia, penso sia l'unico vero filosofo dello step, nel senso: non ricordo altri racconti nel quale compare un personaggio storico definito come filosofo a tutti gli effetti.
Certo, qui non è proprio lui ma una sua rappresentazione immaginaria, però il senso è quello.
Ma magari sbaglio, sto andando a memoria.
Menzione speciale per Annah, lo sai che con me si vince facile quando si va su abbronzature, donne bellissime e Laura Cruz in particolare. Cioè, la sua alter ego che poi ha visto la luce alcuni anni dopo.
In effetti non c'è paragone tra i nomi, dai.
Laura Cruz, Lara Croft.
Non c'è proprio paragone.
Apprezzato.
Alla fine il tuo protagonista, autore, ha grande fantasia e immaginazione ma non più i mezzi per tradurre in realtà i suoi grandi progetti.
La storia funziona, è accattivante, ed è vero quello che hanno scritto alcuni commentatori: c'è un qualcosa che, fin dall'inizio, lascia intendere, anche se non lo si coglie, che c'è qualcosa sotto, che non è tutto rose, fiori e spiagge tropicali.
Certo, la soffitta come stanza compare solo alla fine, anche se viene menzionata spesso, quasi come un reminder, per lo sfortunato protagonista, della sua situazione di immobilità fisica.
Se il filosofo è quello che penso, e credo proprio che lo sia, penso sia l'unico vero filosofo dello step, nel senso: non ricordo altri racconti nel quale compare un personaggio storico definito come filosofo a tutti gli effetti.
Certo, qui non è proprio lui ma una sua rappresentazione immaginaria, però il senso è quello.
Ma magari sbaglio, sto andando a memoria.
Menzione speciale per Annah, lo sai che con me si vince facile quando si va su abbronzature, donne bellissime e Laura Cruz in particolare. Cioè, la sua alter ego che poi ha visto la luce alcuni anni dopo.
In effetti non c'è paragone tra i nomi, dai.
Laura Cruz, Lara Croft.
Non c'è proprio paragone.
Apprezzato.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Ciao, Penna.
Un po' troppe ripetizioni per i miei gusti, e se me ne accorgo io vuol dire che potrebbero essere davvero tante.
Ho trovato un po' un controsenso in alcune affermazioni di Toby: da una parte vuole uscire dagli schemi e creare un personaggio femminile non streotipato; dall'altra parte però lo stereotipa lo stesso. Non so se questa parte è preparata nel modo corretto; tenendo presente la preparazione ottima di tutto il resto del racconto, questo controsenso ne diventa il punto debole e spicca negativamente per questo motivo.
Come ho anticipato, ogni altra parte del racconto è preparata molto molto bene; non ci sono "sorprese", nel senso che l'incidente è introdotto fin dalle prime righe e per tutto il racconto viene mantenuta alta l'attenzione su questo particolare, al punto che mi sono chiesto: ma se Toby ha avuto questo incidente, quali conseguenze ha avuto se fino a questo momento non si sono viste? Il finale è esplicativo, un "colpo di scena" degno di questo nome per i motivi che ho spiegato.
Il titolo è quello che mi ha incuriosito di più e mi è davvero piaciuto come è stato introdotto il varano; ti dico la verità: se anche il racconto si fosse chiuso in un modo diverso, il varano nella scena con Annah e Fred mi sarebbe piaciuto lo stesso.
Mi è piaciuto il filosofo come personaggio secondario, non protagonista e volendo non è nemmeno un personaggio chiave; però non è una macchietta, mi è sembrato un buon "tropo" pur essendo il paletto meno determinante. Il 1984 è introdotto in particolare dai film citati. Perfetta la descrizione di Komodo e dell'ambiente.
Grazie e alla prossima.
Un po' troppe ripetizioni per i miei gusti, e se me ne accorgo io vuol dire che potrebbero essere davvero tante.
Ho trovato un po' un controsenso in alcune affermazioni di Toby: da una parte vuole uscire dagli schemi e creare un personaggio femminile non streotipato; dall'altra parte però lo stereotipa lo stesso. Non so se questa parte è preparata nel modo corretto; tenendo presente la preparazione ottima di tutto il resto del racconto, questo controsenso ne diventa il punto debole e spicca negativamente per questo motivo.
Come ho anticipato, ogni altra parte del racconto è preparata molto molto bene; non ci sono "sorprese", nel senso che l'incidente è introdotto fin dalle prime righe e per tutto il racconto viene mantenuta alta l'attenzione su questo particolare, al punto che mi sono chiesto: ma se Toby ha avuto questo incidente, quali conseguenze ha avuto se fino a questo momento non si sono viste? Il finale è esplicativo, un "colpo di scena" degno di questo nome per i motivi che ho spiegato.
Il titolo è quello che mi ha incuriosito di più e mi è davvero piaciuto come è stato introdotto il varano; ti dico la verità: se anche il racconto si fosse chiuso in un modo diverso, il varano nella scena con Annah e Fred mi sarebbe piaciuto lo stesso.
Mi è piaciuto il filosofo come personaggio secondario, non protagonista e volendo non è nemmeno un personaggio chiave; però non è una macchietta, mi è sembrato un buon "tropo" pur essendo il paletto meno determinante. Il 1984 è introdotto in particolare dai film citati. Perfetta la descrizione di Komodo e dell'ambiente.
Grazie e alla prossima.
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Re: L'indifferenza del varano
Se devo essere del tutto sincero il racconto mi è piaciuto molto per le atmosfere che riesce a creare, fra paesaggi fantastiche e qualche goliardata. Però la trama mi è rimasta un po’ oscura. La caratterizzazione dei personaggi è delineata con precisione, in particolare la figura della ragazza che, pur con poche parole, risulta secondo me predominante del racconto, e ciò non è affatto male: non era forse questo lo scopo del protagonista, creare una super-donna? Veniamo ai paletti: mi paiono tutti ben utilizzati, soprattutto dal punto di vista della soffitta e dell’ambientazione. Il filosofo emerge un po’ alla volta, ma lo trovo davvero caratterizzante. Quello che mi ha convinto di meno è lo stile. Non che ci sia qualcosa di sbagliato, ma passare da “adonico” a “giro-culo” nel giro di poche righe mi pare eccessivo. Sarebbe stata preferibile una maggiore uniformità, a mio avviso, perché così non è chiarissimo il genere, che spazia dall’umoristico, in qualche caso, all’avventura al dramma, senza lasciare una grande impressione di nessuna di esse. Però nel complesso è un lavoro che promuovo.
Nellone- Younglings
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Re: L'indifferenza del varano
Ciao, Autor. Sono Buck, un'essenza impalpabile che di tanto in tanto torna a casa e vi legge con grande piacere.
Ho partecipato a tanti Concorsi simili a questo, ma non ricordo se era permesso ad un estraneo di intromettersi; lascio comunque un mio breve parere.
Ho trovato bellissimo il titolo, belle le descrizioni di Annah e accattivante l'entusiasmo febbrile del protagonista. Ho intuito la presenza dei vari paletti che hanno reso la volte a narrazione poco fluida, ma nel complesso il tuo, Autor, mi è sembrato un buon lavoro.
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Ho partecipato a tanti Concorsi simili a questo, ma non ricordo se era permesso ad un estraneo di intromettersi; lascio comunque un mio breve parere.
Ho trovato bellissimo il titolo, belle le descrizioni di Annah e accattivante l'entusiasmo febbrile del protagonista. Ho intuito la presenza dei vari paletti che hanno reso la volte a narrazione poco fluida, ma nel complesso il tuo, Autor, mi è sembrato un buon lavoro.
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bucaneve88- Younglings
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Re: L'indifferenza del varano
Molli Redigano ha scritto:
"Magari. Ma veniamo al protagonista. Anzi, LA protagonista."
Il maiuscolo dell'articolo determinativo è voluto per dare enfasi ad Annah?
Esatto, ormai ho questa fissa del maiuscolo per le urla o l'enfasi su qualcosa.
paluca66 ha scritto:(ho notato solo un "Vago gli occhi che non ho ben capito)
Vagare gli occhi, nel senso di muoverli di qua e di là come quando si è in imbarazzo o si sta cercando un escamotage.
L'ho letto da qualche parte, secoli fa, e mi è rimasto impresso.
Susanna ha scritto:“Wonder Woman? Ha! Forse intendevi Ah! Come esclamazione
In realtà è più Ha!
Con l'acca davanti. Pronunciata. Prova a dirli entrambi: Ah!, è una cosa, Ha!, è un'altra.
Hanno suoni diversi.
...
Eh, lo so, a volte queste cose hanno un senso per me.
Grazie a tutti dei bei commenti, davvero, sono felice di essere tornato in gara e pure a podio, non capitava da un po'!
Uno special thanks a @bucaneve88 che non appariva da secoli e che mi manca tanto.
Non la faccio lunga, stavolta vado di curiosità sparse sul racconto, giusto per aggiungere intrattenimento.
1) L'ispirazione del racconto, o meglio, il modo di contestualizzarlo all'anno, viene dalla trilogia di @asbottino sul cinema di qualche tempo fa, il distopico sulla morte prematura di Lucas.
2) Il protagonista, Toby, è lontanamente ispirato a Toby Gard, il games developer inglese che ha concepito il personaggio di Lara Croft e il franchise Tomb Raider, che hanno visto la luce nel 1996 ma erano stati pensati già prima. Chiaramente Toby Gard non è stato vittima di alcun incidente né assomiglia al tizio estroso del racconto, anzi, è decisamente più nerd e introverso.
3) Non ho visto nessuno dei film citati nel racconto, pur essendo del mio genere preferito. Giuro.
E' che non ho una grande cultura cinematografica.
4) Lara Croft è stata la mia prima vera fiamma, nel senso che è stata la prima donna a farmi veramente sbarellare gli ormoni quando ero piccino. Quindi ho un affetto particolare per lei, rimasto immutato nei secoli. Prima o poi doveva comparire in un racconto.
5) Nel primo concept di Lara Croft, Toby Gard (inglese) voleva che la sua eroina pistolera fosse sudamericana e si chiamasse LAURA CRUZ. Gli altri membri del team di sviluppo l'hanno guardato come si guardano gli scarafaggi rovesciati sul dorso e gli hanno detto, "senti, anche no."
Dopo lungo brain storming e ricerca tra i cognomi britannici più fighi, hanno optato per l'azzeccatissimo Lara Croft, che suona così fottutamente sexy, e la sua nazionalità britannica.
6) In realtà, molte delle cose che succedono in questa storia succedono anche nella mia testa quando devo inventarmi un nuovo personaggio o una nuova storia. Mi rendo conto che alcune cose possano suonare sessiste, ma ho una visione più naturalistica delle cose e cerco di prendere il mondo per quello che è, con gli alti e i bassi che ne conseguono. Anche a livello creativo.
7) La statuetta del varano ce l'ho veramente.
- Spoiler:
Sto sicuramente dimenticando qualcosa, ma se mi viene in mente la aggiungo.
Grazie a tutti, come sempre.
<3
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: L'indifferenza del varano
Grazie per la citazione, @Fante Scelto e complimenti per il podio: alzare una coppa è sempre un'emozione. Bravo.
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bucaneve88- Younglings
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