L'unico cruccio era un accenno di sciatica alla gamba sinistra, tenuto a bada con creme e massaggi. Con l'arrivo dell'inverno il male si acuì, tanto da richiedere visite specialistiche e dolorose punture.
Una mattina, fra una visita e l'altra, il medico si fermò al bar come al solito.
Appoggiato al bancone, sorbiva il caffè bollente quando Berto Sanguineti gli si affiancò.
- Buon giorno dotto’, come va?
- Potrebbe andare meglio, Bertino. T'ha figliato la scrofa?
- Sì. Tre giorni fa, però sarei contento se venisse a darle un'occhiata.
- Passerò in serata, va bene.
Mentre parlava, il medico si alzò per andare alla cassa e il ragazzo lo seguì.
- Cosa è successo, dotto'? Perché zoppica?
- Non me ne parlare. Ho una maledetta sciatica che mi mangia vivo.
- Perché non va da mamma?
- Dalla Santina? E che c'entra con la mia gamba?
- Lei segna la gente. Lo sanno tutti.
- Grazie, Berto. Vedrò.
Risalì zoppicando sulla Panda 4x4 della ASL e ripartì.
A casa ne parlò con la moglie e lei lo guardò seria.
- Lo so che non ci credi e forse non è vero, ma cosa ti costa provare? Vai a vedere la scrofa e parli con quella donna.
Il dolore lo convinse.
Quando scese dalla macchina, Santina stava portando in casa dei ciocchetti di legna.
- Dotto', posso ajutavve solo se è la sciatica. Se è n'altra cosa, no.
- Mi avete visto zoppicare...
Lei rise, con la bocca ancora fresca e piena di denti.
- No, dotto', me l'ha detto mi' fjolo. Venite domani a mezzanotte precisa e io ve segno.
- Va bene. Fatemi strada dalla maiala. È tutto a posto? Allatta?
- Certo! Venite.
La sera dopo, un po' titubante ma spinto dalla disperazione, l'uomo tornò a Piansevero.
Il casolare dominava una collinetta isolata. La notte nera, senza una stella, ingoiava tutto.
Prima di imboccare la salita, il medico alzò gli occhi: due finestre del secondo piano erano illuminate.
Fermò la macchina sulla ghiaia e scese senza sbattere lo sportello, per riguardo dell'ora.
La porta si schiuse prima che avesse suonato il campanello.
- Buona sera, dotto'. Venite, venite. M'ha detto mi' marito che eravate arrivato.
Lui aveva un tremore dentro, non gli riusciva di spiccicar parola. La seguì in cucina.
- Toglietevi i pantaloni e mettete 'l ginocchio bono su questa seggiola. Ecco, così. Appoggiateve alla spalliera e allungate la gamba che ve fa male.
Lui eseguì senza fiatare.
Dita leggerissime e, forse, il metallo della fede, gli sfiorarono la pelle; nel silenzio profondo della notte, si percepiva il sospiro delle giaculatorie.
- Ecco, ve potete rivestì. Tornate dopodomani alla stessa ora.
E lui tornò. Il rito si ripeté identico e identico fu l'appuntamento:
- Tornate dopodomani alla stessa ora.
Si sentiva meglio. Non voleva ammetterlo nemmeno con se stesso, ma stava meglio.
La terza volta fu l'ultima.
- Quanto vi devo, Santina?
- Niente, dotto'. Questa non è una roba che se fa pe' i soldi.
- Si, lo so. Ma non mi sembra giusto. Voi mi avete guarito. Guardate, cammino senza problemi, sto...
- Va bene. Fate 'na donazione. Ci sono anime che hanno davvero bisogno d'aiuto.
E lui infilò, sotto la fruttiera di coccio sbreccato, un foglio da centomila lire.
Lei non lo guardò neppure.
- Bona notte, dotto'. Andate piano giù pe' 'sta stradaccia...
- Buona notte, Santina. Grazie. Mi avete rimesso a nuovo.
- Seeee, seeee...
E intanto lo spingeva gentilmente fuori di casa.
Appena rientrato, gli si fece incontro la moglie.
- Allora?
- Allora non ho più niente.
- Maddai! La settimana scorsa pensavi di andare in clinica a Milano, da quel tuo amico, e adesso non hai... Ma stai fermo, matto! Vuoi svegliare le belve? Non riuscivo a metterli a letto.
- Sto bene, ti dico. Anzi, sto benissimo. Dai, andiamo che ti faccio vedere...
E intanto la teneva abbracciata da dietro, la baciava sul collo. Un ragazzino, con dentro una felicità nuova.
- Hai pagato?
- Ho fatto un'offerta.
Passarono quindici giorni.
Un sabato mattina, il dottor Luigi Rossi entrò al solito bar, per il solito caffè delle dieci.
- Buongiorno, dottore!
Era Berto Sanguineti, il figlio di Santina.
- Berto, io con te ho un gran debito di riconoscenza.
- Seee... Proprio un debito! Me l'ha detto mamma quanto le avete lasciato per le Opere Buone. Dice che con tutti quei soldi può aiutare un sacco di gente e può far dire pure le messe a babbo.
- Le messe a tuo padre?
- Sí, è morto da otto mesi.
La tazzina tremò nella mano del medico e un po' di caffè imbrattò il polsino candido della sua camicia.