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Natale a Villaluce

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Messaggio Da Different Staff Gio Dic 16, 2021 1:39 pm

Alberto, seduto a un’estremità del tavolo, stava raccontando con entusiasmo quello che aveva appena letto sul vecchio manicomio del paese, dalla sua costruzione fino a quando era stato chiuso e dismesso dopo la legge Basaglia.
Khaoula, unica spettatrice, appoggiò la penna sul quaderno di matematica, sospirò e si mise a gesticolare facendo il verso al compagno. «Bla, bla, bla! Ma invece lo sai com’è adesso Villaluce?»
Lui strinse il libro tra le mani; la guardò con attenzione e curiosità. «No.»
Lei incrociò le braccia e si appoggiò al tavolo. «Io lo so ma non te lo dico.»
Il ragazzino sbuffò. «Eddai!»
La ragazzina sorrise scuotendo la testa; la lunga coda di ricci neri ondeggiò dietro al dolcevita verde.
«E allora non è vero niente!» Concluse lui con una smorfia.
Lei riflesse la boccaccia del compagno. «Invece sì, ho fatto l’infiltrator.»
«Che?»
«L’infiltrator; non sai neanche che cos’è.»
«Sì, che lo so!»
«Dimmelo.»
Restò un attimo a guardarla con gli occhi semiaperti. «Dimmelo tu?»
Lei spiegò con l’espressione da professoressa. «Sono entrata e sono andata a guardare. L’infiltrator. È così che funziona, no?»
«Sì.» Appoggiò il libro e annuì. Si massaggiò le dita per qualche istante. «Cioè sei andata dentro davvero?»
«Oh, ma ci fai?» Lo guardò da sotto in su, come se avesse qualcosa di più interessante da leggere sul quaderno.
Alberto continuò a torturarsi le mani senza dire altro; infine si alzò, per riporre il libro nello scaffale della biblioteca scolastica.
Khaoula riprese la penna e iniziò a giocherellarci. «Tu l’hai già fatto l’infiltrator?»
«S-sì.»
Sorrise di nuovo. «E quindi non ti devo spiegare come si fa.»
«No.»
«Allora pensavo che… potremmo andare insieme a Villaluce.»
«Ah?»
La ragazzina sembrò delusa. «Che c’è, non ti va?»
«Come? Sì che mi va. Ma quando?» Infilò il volume in uno spazio a caso e tornò a sedersi al tavolo.
«Dopodomani, dopo pranzo.»
«Il venticinque?»
«Sei già impegnato.»
Sollevò gli occhi scuri al soffitto. «No, anzi. Il Natale per noi è una festa pagana, a casa mia è un giorno come gli altri.»
«Anche da me. Per questo pensavo che potesse andarti bene.»
Alberto annuì. «Ok.»
Khaoula sorrise. «Allora ci troviamo alle due e mezzo davanti alla cancellata di Villaluce?»
La campanella suonò, segnando la fine della loro permanenza in biblioteca per l’ora alternativa all’insegnamento della religione cattolica.
«Va bene.»
«E mi raccomando: vestito da infiltrator.»
«Certo.»
Raccolsero quaderni, libri, astucci e trolley per poi tornare nella propria aula, la terza A della scuola secondaria di primo grado del loro paese.

La nebbia si era diradata da poche decine di minuti e il sole splendeva sulle campagne appena fuori dal centro abitato. Il silenzio, insolito anche per il primo pomeriggio invernale, era rotto solo da qualche raro veicolo che passava per la strada statale.
Alberto saltellava sul posto, con le mani nascoste nelle maniche, a pochi passi dalla grande cancellata di Villaluce. Si fermò appena vide comparire la compagna di classe dall’imbocco del viale.
Khaoula arrivò e appoggiò la bicicletta sulla china del fosso asciutto che costeggiava la strada. Salutò e squadrò il ragazzino dalla testa ai piedi; si lasciò sfuggire un risolino.
«Che c’è?»
«Niente, sei buffo! Sembra il giubbotto di tua mamma.»
«È di mia mamma, infatti. Non sai cosa mi è costato prenderlo e devo anche starci attento.»
«Ma perché?»
«È l’unica cosa da infiltrator che ho trovato a casa.»
Lei sorrise e fece spallucce. «Ok. Andiamo.»
Khaoula saltò con agilità dall’altro lato del fosso, nonostante il giaccone marrone che le arrivava a metà coscia. Alberto esitò qualche secondo; poi con un gesto goffo la raggiunse, appoggiando anche le mani sull’erba umida per mantenere l’equilibrio.
La ragazzina camminò a passo veloce e il suo compagno di classe la seguì finché giunsero a un punto della recinzione che sembrava del tutto normale.
Lei sollevò la rete senza apparente fatica. «Tieni.»
Lui ebbe un momento di incertezza; poi afferrò il ferro arrugginito e tirò con tutte le sue forze, barcollando un attimo prima di ritrovare l’equilibrio.
Khaoula si accucciò e attraversò l’apertura; con un gesto invitò Alberto a fare lo stesso, appoggiandosi con la schiena alla rete per tenerla sollevata. Lui stette bene attento a raggiungerla senza sporcare il giubbotto.
Seminascosto tra le erbacce del parco di Villaluce c’era un sentiero che li riportò al viale d’ingresso. Davanti a loro si innalzava il palazzo di tre piani che era stato il vecchio manicomio del paese; l’edificio mostrava grosse macchie di umidità e l’intonaco scrostato.
La ragazzina procedette a passo veloce verso l’ingresso; il compagno rimase a camminare con il naso all’insù, finché una piastrella non cedette sotto al suo peso e gli uscì fuori una parolaccia.
«L’ho rotta io?»
Lei ridacchiò. «Ma va’. Qui è tutto rotto. Vedi?» Saltò sul primo dei gradini.
«Che fai?»
«Guarda bene.» Pestò con più vigore. Il listello di marmo si mosse in modo appena percettibile, lasciando cadere briciole di malta e cemento sul vialetto.
Il ragazzino testò i gradini del suo lato, uno alla volta, finché non trovò quello che ballava più degli altri. Lo smosse con apparente convinzione ma solo qualche sassolino scivolò di sotto. Perfino il pianerottolo in cima alle scale era attraversato da numerose crepe. Con un po’ di insistenza e pazienza avrebbe potuto togliere da quell’incastro alcuni pezzi grandi come ciottoli; però la sua compagna aveva già tirato verso di sé la maniglia dell’ingresso, che aveva ceduto senza troppa fatica, e fu così distratto dall’intento.
Entrarono nell’edificio abbandonato. Chiusero la porta e si fece quasi buio; qualche raggio di luce filtrava dalle tapparelle rotte.
Alberto alitò e una nuvola di fumo gli uscì dalla bocca. «Fa freddo anche dentro!»
«Eh, certo!»
Le suole di gomma dei due compagni di classe cigolavano sul pavimento; il rumore si amplificava, rimbombando nell’atrio ormai spoglio e perdendosi nei corridoi che si diramavano in direzione delle tre ali del vecchio manicomio.
«Vieni.» Khaoula si incamminò verso il passaggio centrale, il più scuro di tutti.
Il ragazzino non si mosse. «Sei sicura?»
Lei si girò. «Oh, sei proprio un fifone!»
«Non sono un fifone! Sei sicura che si può?»
«No, che non si può. È questo il bello. Tanto finché siamo dentro nessuno ci può vedere. Andiamo.»
«Dove?»
«Facciamo gli infiltrator. Non sei tu che vuoi sapere com’è adesso Villaluce?»
«Ma non si vede niente.»
«Ho questa.»
La ragazzina tirò fuori una piccola torcia e la accese. Faceva pochissima luce, ma almeno i due potevano vedere dove mettevano i piedi. Alberto si avvicinò a Khaoula e i loro passi ricominciarono a echeggiare.
«Cosa sono questi rumori?»
«Topi, ratti.»
In quel punto l’odore di muffa e di chiuso sembrava mescolarsi con quello di escrementi e urina.
«Ma che schifo! Andiamo via.»
«Sei proprio un fifone.»
«No! No, però… forse è meglio se andiamo.»
«Te la stai facendo sotto.»
«Non è vero. È che… i ratti portano le malattie.»
Lei gli illuminò i piedi. «Hai degli anfibi grossi come le cinghie di un carro armato; se anche provassero a morderti non sentiresti nemmeno il solletico.»
Una luce intensa si accese alle loro spalle; dietro la luce intravvidero la sagoma di un uomo.  
Khaoula strattonò Alberto. «Corri!»
«Questo ci ammazza!»
«Corri!»
Arrivarono trafelati alla fine del corridoio; spinsero con forza il portone che dava sul retro e si trovarono all’esterno. Attraversarono il parco in senso antiorario finché, resisi conto che nessuno li inseguiva, si fermarono e si misero a ridere di pancia.
Khaoula fece il verso al compagno. «“Questo ci ammazza!”»
«Ehi!»
«Ti sei preso una strizza.»
«Perché tu no?»
«Vabbè.» Si appoggiò con la schiena a un tronco.
«Ma chi era?»
«Boh? Un vagabondo.»
Alberto smise di ridere. «Lo sapevi!»
«Sì.»
«Sei una disgraziata!»
«Oh, le altre volte non c’era.»
Il ragazzino strinse i pugni e iniziò a batterli tra di loro.
A Khaoula si spense il sorriso. «Che c’è?»
«Se fossi un maschio…»
«Mi picchieresti?»
«No! Però… ti farei pagare la mossa.»
«Invece sono una femmina.»
«Già.»
«E quindi ti faccio schifo.»
«Ma no…»
«Dillo che ti faccio schifo perché sono una femmina!»
«Non è vero. È che le femmine non si colpiscono.»
«Perché?»
«Perché sono diverse dai maschi.»
Khaoula scosse forte la testa. «Guardami: sono alta come te, sono grande e grossa come te. Cosa potrebbe succedermi se mi colpisci?»
Alberto rimase qualche secondo a guardarla dalla testa ai piedi. «Niente?»
«Fammi pagare la mossa, dai!»
«Davvero posso?»
«Vai!»
Il ragazzino caricò il braccio destro e scaricò un pugno non troppo convinto contro la spalla della compagna.
«Ahu!»
«Male?»
«Macché. Tutto qua?»
«Sì.»
Lo spinse delicatamente. «Sei un fifone.»
«Non è vero.»
Lo spinse di nuovo. «Fifone.»
Il ragazzino stavolta reagì, afferrandole le mani. «Bugiarda.»
Lei si avventò con tutto il peso. «Fifone! Fifone!»
«Smettila!»
Alberto inciampò e cadde sbattendo il sedere.
Khaoula, ridendo, scappò verso l’apertura dalla quale erano entrati.
Il compagno si rialzò e la inseguì, finché non si trovarono separati dalla recinzione.
«Aiutami, per favore, che non posso rovinare il giubbotto di mia mamma.»
Lei incrociò le braccia. «Solo se ammetti di essere un fifone.»
Il ragazzino le lanciò un’occhiataccia. «Mai!»
Alberto si accucciò, per appoggiare la schiena alla rete, ma non trovò nulla da spingere perché Khaoula la stava reggendo.
«Dai, esci.»
Lui ringraziò con un grugnito.
Khaoula prese la rincorsa e saltò il fosso senza problemi di equilibrio.
Alberto atterrò di nuovo a quattro zampe, sporcandosi le mani sulla ghiaia fangosa e scatenando un risolino nella compagna.
«Ti va una cioccolata calda?» chiese lei, mentre il compagno si ripuliva.
«E dove? Oggi è tutto chiuso in paese.»
«Hai ragione.»
«Facciamo un giro in bici?»
Lei strinse alcune volte i pugni. «Fa freddo.»
«Già. Allora… boh?»
«Allora ciao.»
«Ok. Ciao.»
Khaoula raccolse la bicicletta dalla china del fosso; Alberto sollevò il cavalletto e inforcò la sua. Quando i due si incrociarono, lei fermò il compagno toccandolo sulla spalla.
«Buon Natale.»
Lui si lasciò sfuggire un risolino. «Buon Natale.»
Si scambiarono tre bacini di rito e poi ognuno tornò a casa propria.

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Messaggio Da SisypheMalheureux Dom Dic 19, 2021 2:59 pm

Ciao autore o autrice,
Comincio la mia serie di commenti con il tuo racconto dopo aver letto tutti quelli della "sezione ragazzi".
Le premesse erano ottime, due ragazzini non cattolici che decidono di passare il Natale a fare visita a un manicomio abbandonato. Chissà che avventure...
Peccato che, come si suol dire, apparecchi la tavola senza che ci sia nulla da mangiare. Infatti, mi dispiace dirlo, le aspettative vengono deluse perché in quel manicomio non succede nulla, se non lo spavento creato da un vagabondo che, all'arrivo dei due ragazzi, fugge (forse).
Anche l'ambientazione natalizia manca quasi del tutto. Avresti potuto ambientare il racconto in qualsiasi altro periodo dell'anno che sarebbe stata la stessa cosa. Magari non so, avresti potuto soffermarti su cosa provano i due protagonisti durante il Natale, se provano disagio o fastidio per una festa a cui loro non credono e non partecipano oppure no... Ecco, questo già avrebbe incentrato un po' di più il tuo racconto sul tema. Un vero peccato perché per il resto è un testo ben scritto, le capacità descrittive sono molto buone e non ho notato particolari refusi.

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Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
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Messaggio Da Molli Redigano Mer Dic 22, 2021 10:16 pm

Tecnicamente, segnalo soltanto la solita rottura del Molli:


"Khaoula si incamminò"


Elisione tutta la vita, in presenza di vocali uguali: "Khaoula s'incamminò". Per il resto la scrittura è corretta.


Dissento da chi mi ha preceduto circa l'orientamento religioso dei protagonisti: Khaoula d'accordo, ma Alberto mi pare appartenere a quel tipo di famiglie che festeggiano il Natale ma senza troppe pretese. Diciamo dei cattolici non praticanti. Tuttavia, il fatto che Alberto accetti l'invito di Khaoula a visitare Villaluce lo proietta ai margini dell'importanza della festa. Praticamente la giornata trascorsa potrebbe essere una qualsiasi, per entrambi i personaggi.


Cosa accade a Villaluce? Ha ragione @ @SisypheMalheureux, niente. Per cui il testo, seppur scritto correttamente e senza sbavature, risulta un poco anonimo al fruitore.


Il mio suggerimento per migliorare è: cosa accade di tanto inquietante (o sorprendente) dentro Villaluce il giorno di Natale?


Grazie e Buon Natale!

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Messaggio Da Petunia Gio Dic 23, 2021 9:54 am

Ciao autor@

scrittura ottima, descrizioni efficaci, tensione narrativa che cresce ma… il climax si sgonfia sul finale. In pratica non succede nulla e il lettore rimane un po’ insoddisfatto.
Il Natale sembra solo una battuta aggiunta per rispettare il contest, ma nulla più.  @Molli Redigano ti ha dato un ottimo suggerimento a mio parere. Anche senza particolari descrizioni, era sufficiente insinuare nel lettore il sospetto che in quella Villa era successo qualcosa in un Natale di anni prima (ad esempio). Così il racconto è senz’altro ottimo per la scrittura, ma debole per il contenuto.
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Messaggio Da Byron.RN Gio Dic 23, 2021 12:22 pm

Purtroppo devo allinearmi ai commenti di chi mi ha preceduto e stilare un giudizio pressoché in fotocopia.
La scrittura è davvero buona, corretta, senza errori. Anche dalle descrizioni si vede che ci sai fare.
Bello anche il rapporto che c'è tra i due ragazzi, come sei riuscito a renderlo, quel rapporto particolare, strano oserei dire, che si viene a creare tra un maschio e una femmina a quell'età.
La storia però manca quasi totalmente, non succede nulla. La presenza del vagabondo dentro l'ex manicomio è davvero poca cosa. Avresti dovuto far succedere qualcosa, nulla di eclatante o disturbante visto che il racconto è per un pubblico di minori, però stando così le cose la soddisfazione del lettore a fine lettura rasenta i minimi.
Anche l'ambientazione natalizia è ai margini, solo accennata, la festa non si percepisce quasi per niente. Peccato, perché come ho detto la tua scrittura è davvero buona e sai il fatto tuo. 
Non vorrei che tu, visto il pubblico a cui è indirizzato il racconto, abbia giocato troppo sulla difensiva per non rischiare di sbagliare il target.
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Messaggio Da SuperGric Ven Dic 24, 2021 10:11 am

Un episodio di un giorno di Natale che potrebbe essere un giorno qualunque. Il vagabondo poteva essere Babbo Natale e allora il racconto avrebbe avuto una svolta, così è “solo” un breve spaccato della vita dei due ragazzi.
Ottima la scrittura, la caratterizzazione dei ragazzi, i dialoghi.
Il messaggio finale contro i pregiudizi di genere è forte e chiaro e condivisibile.
Quello che manca è un guizzo finale: quella conclusione così, nella normalità, lascia insoddisfatti. Bastava un bacio sfuggente tra i due, oppure il vagabondo che partiva con la slitta e le renne o un’astronave che portava via Khaoula verso il paese senza Natale per far decollare il racconto, che anche così comunque resta piacevole.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Ven Dic 24, 2021 3:48 pm

Mi unisco al coro: non succede nulla poi però qualcosa mi colpisce: Le suole di gomma dei due compagni di classe cigolavano sul pavimento; il rumore si amplificava, rimbombando nell’atrio ormai spoglio e perdendosi nei corridoi che si diramavano in direzione delle tre ali del vecchio manicomio. Alla faccia delle suole di gomma! Non sembra anche a te un po' esagerato? Nulla da dire sulla tua scrittura. Semplice e liscia che mia portato alla fine senza altri scossoni di quello segnalatoti.
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Messaggio Da vivonic Ven Dic 24, 2021 8:52 pm

Ciao, Autore. Purtroppo non posso dire che questo racconto mi sia piaciuto; dura tutto troppo poco per affezionarsi ai personaggi o gustarsi la trama di un qualcosa che è già finito (in niente) prima ancora di cominciare. Non sono neanche del tutto convinto che sia un racconto destinato ai piccini: forse a degli adolescenti, per come delinei i tuoi personaggi, ma per bambini direi di no, perdonami. L’inizio prometteva anche bene, come ti è stato segnalato; ma poi non appaghi le aspettative, è innegabile. L’ambientazione natalizia, poi, è del tutto ininfluente per quanto mi riguarda, e quindi in tutta coscienza non me la sento di attribuirti neanche uno dei miei punti in quella voce.
La scrittura dimostra inequivocabilmente che sei un Autore che ci sa fare, ma in questo particolare concorso (o in questa sezione, voglio dire) non hai fatto vedere quanto vali. Ma proprio per nulla.
Mi dispiace, ma il tuo racconto non mi ha convinto per niente.
Alla prossima.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Achillu Sab Dic 25, 2021 6:02 am

Achillu ha scritto:
Achillu ha scritto:
Achillu ha scritto:8 dicembre
Cavolo, proprio stavolta che non riesco a farmi uscire niente dalle dita ci siete tutti...
13 dicembre
Non ho un villain. È venuto fuori un racconto insipido, non ho idea di cosa voglia comunicare e infatti non comunica niente. L'altro racconto ha il personaggio protagonista ma non ha una trama. Stavolta è andata così.
17 dicembre
Ho riletto il racconto. È insipido. Non comunica niente. Mi pento di averlo inviato. Non è cambiato un bel nulla. Sad
25 dicembre
Mi ritiro dalla competizione. Scusate, davvero era meglio se ascoltavo l'istinto e non mandavo niente. Mi state tutti confermando ciò che avevo già capito da solo.

Vi ringrazio per le belle parole sulla scrittura, grazie di cuore.

Vi tolgo un dubbio: Alberto è figlio di Testimoni di Geova. Sono loro i Cristiani che non festeggiano il Natale perché lo considerano una festa pagana. Tra parentesi hanno anche ragione, ma questa è un'altra storia.
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Messaggio Da vivonic Sab Dic 25, 2021 11:31 am

Achillu ha scritto:
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Achillu ha scritto:
Achillu ha scritto:8 dicembre
Cavolo, proprio stavolta che non riesco a farmi uscire niente dalle dita ci siete tutti...
13 dicembre
Non ho un villain. È venuto fuori un racconto insipido, non ho idea di cosa voglia comunicare e infatti non comunica niente. L'altro racconto ha il personaggio protagonista ma non ha una trama. Stavolta è andata così.
17 dicembre
Ho riletto il racconto. È insipido. Non comunica niente. Mi pento di averlo inviato. Non è cambiato un bel nulla. Sad
25 dicembre
Mi ritiro dalla competizione. Scusate, davvero era meglio se ascoltavo l'istinto e non mandavo niente. Mi state tutti confermando ciò che avevo già capito da solo.

Vi ringrazio per le belle parole sulla scrittura, grazie di cuore.

Vi tolgo un dubbio: Alberto è figlio di Testimoni di Geova. Sono loro i Cristiani che non festeggiano il Natale perché lo considerano una festa pagana. Tra parentesi hanno anche ragione, ma questa è un'altra storia.
INTERVENTO DI MODERAZIONE

Questo comportamento è inaccettabile per un utente storico come te, Achi.
Innanzitutto perché sai che non è previsto dal regolamento ritirarsi dalla competizione: non è proprio una possibilità. Una volta che si partecipa a un concorso se ne accettano le regole, che prevedono il non rivelare la propria identità, pena la squalifica. Quindi specifico subito che tu non ti stai ritirando, ma che il tuo racconto viene squalificato tout court. Ed è diverso già solo questo.
Dietro al tuo racconto ci sono ore di lavoro di altri, oltre che tuo: dello staff che lo ha letto e valutato prima di ammetterlo, di chi lo ha letto e di chi lo ha anche commentato: farsi squalificare, quindi, è una mancanza di rispetto non solo verso te stesso, ma anche verso tutti noi. Tutti. E questo è intollerabile.
Il tutto è aggravato dal fatto che non ti sei confrontato con nessuno dello staff prima di fare questa cosa, e in più hai scelto di farlo alle 6 del mattino del giorno di Natale, il che è un'ulteriore mancanza di rispetto verso tutti noi.
Per questo motivo, lo staff all'unanimità ha deciso di squalificarti da questo concorso e inibirti alla partecipazione dei prossimi due concorsi che avranno luogo in questo forum, qualsiasi essi siano. 
Contestualmente, vieni anche bannato per una settimana, per rimarcare quanto il comportamento che hai tenuto sia inaccettabile e da monito per tutti: si sappia che non siamo più disposti a tollerare comportamenti irrispettosi da parte di nessuno nei confronti di nessuno.
Questa era l'ultima cosa che avremmo voluto fare il giorno di Natale, ma tant'è. 

______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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