Animals
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Animals
Nuvole nere gravitarono per tutto il giorno sulla città, gettandola in una notte prematura, mentre il cupo brontolio dei tuoni annunciava la pioggia imminente.
Il clan di Erik si preparò ad affrontare il trasferimento bardandosi come di consueto.
Quello era sempre un momento delicato, ma tutti i membri del gruppo sapevano ormai cosa dovevano fare: i bambini più piccoli vennero sistemati dentro dei carrelli chiusi ermeticamente, quelli più grandi indossarono stoicamente le loro pesanti armature e al segnale stabilito uscirono dal palazzo che avevano occupato e iniziarono a correre.
La pioggia corrosiva cadeva con impeto sul terreno lasciando piccoli crateri fumanti là dove toccava terra e il gruppo al centro esatto della strada cercava di muoversi il più velocemente possibile. Gli uomini armati circondavano il gruppo tenendo tutti il più possibile riuniti, lontano dai muri dei palazzi.
Kate se ne stava nel gruppo dei bambini, faticando a muoversi sotto la pesante armatura di metallo che la proteggeva dalla pioggia acida. I tonfi delle gocce rimbalzavano sul suo caschetto creando un macabro ritmo che si alternava a quello del suo piccolo cuore spaventato. Senza nemmeno che se ne accorgesse fu presa dal panico e si fermò in mezzo alla strada.
«Forza Kate, forza!» La bambina cercò di guardare il padre in viso, ma la preoccupazione che vi trovò la scoraggiò ancora di più. Lui la cinse con un braccio spingendola con decisione, e nel clangore delle loro armature improvvisate, raggiunsero il centro del gruppo.
«Alt!» Il capofila alzò un braccio e tutti si fermarono. Lungo il viale un cavallo imbizzarrito stava correndo verso di loro.
«Sparpagliatevi, presto! Ma non vicino ai muri! Presto!»
Il gruppo si divise e tutti fissarono l’animale arrancare verso di loro. La pioggia battente lo colpiva con ferocia bucandogli la pelle, corrodendogli le ossa, ma l’animale continuava lo stesso a correre fino a quando la criniera prese fuoco, avvolgendolo in un rogo violento.
«Non guardate!» intimò qualcuno ai bambini, ma Kate non riuscì a distogliere lo sguardo dal cavallo impazzito, diventato una palla infuocata che ardeva con uno strano rumore davanti ai suoi occhi.
Presa dal panico cercò suo padre con lo sguardo, ma lo trovò voltato a guardare il palazzo di fronte: branchi interi di animali se ne stavano affacciati ai vetri rotti delle enormi finestre ringhiando verso di loro, mentre al piano terra dalla penombra delle vetrine infrante apparivano i guizzi inquietanti di decine di occhi che si muovevano nervosamente avanti e indietro, fissandoli con odio. Un cervo gigantesco si sporse fuori nella loro direzione e li aggredì con un bramito agghiacciante, non curante della pioggia che lo colpiva con violenza bucandogli la pelle.
«Via! Via!» urlò Erik, mentre gli uomini armati puntavano i loro lanciafiamme verso le vetrine più vicine.
Kate chiuse gli occhi e iniziò a piangere: aveva paura, era stanca. Nella sua testolina stremata qualcosa s’inceppò: aveva voglia di essere serena, tranquilla, di non dover più scappare ancora e poi ancora. Voleva non provare più tutta quella paura: voleva non sentirsi più braccata. E in quel momento di debolezza, in quel preciso frangente in cui il suo cuore aveva iniziato a lacrimare, si accorse del gattino: un piccolo batuffolo di peli bianchi che stava cercando riparo dalla pioggia proprio tra i suoi piedi. Senza riflettere più di tanto lo prese e lo fece scivolare tra le lamiere che la ricoprivano.
Il gruppo intanto si era rimesso in viaggio: dovevano attraversare tutta Maine Street per raggiungere un altro gruppo di sopravvissuti che si era stabilito in una delle vecchie ville appena fuori città.
Erano in molti e ben organizzati, tanto da essere riusciti a coltivare delle piante di patate in una delle enormi sale della casa e il clan di Erik, dopo tanto girovagare, aveva davvero bisogno di un posto dove fermarsi a riposare un po’. E di cibo.
Kate si accodò al gruppo cercando di muoversi il più velocemente possibile, con quel batuffolo strinto al petto, promessa di una strana, misteriosa felicità.
Quando il clan arrivò in prossimità della villa, sul volto di tutti si dipinse un’espressione di sollievo che scacciò in un attimo la stanchezza e la tensione. Per loro fortuna la pioggia corrosiva era caduta per tutto il trasferimento, impedendo così agli animali di uscire dai loro rifugi e attaccarli. Solo quel cavallo aveva sferrato la sua macabra offensiva perendo miseramente, anche se agli occhi degli adulti il messaggio era stato chiaro e inequivocabile: non abbiamo paura, vi stermineremo tutti!
Il clan di Cesar li accolse con calore. Per i nuovi arrivati era stato preparato un banchetto con vero cibo e tutti poterono finalmente fare un pasto decente dopo quasi un anno di scatolette racimolate qua e là in giro per i vari Mall che avevano trovato lungo il loro peregrinare.
«Non so cos’abbia mangiato, ma era tutto squisito!» disse Erik pulendosi la bocca: sul volto scarno l’espressione serena e soddisfatta di chi ha la pancia piena.
Cesar si stava togliendo un pezzo di cibo impigliato tra i denti «Ci credi se ti dico che la nostra fortuna è stata quella di avere un chimico e un biologo nel nostro gruppo. E un cuoco, naturalmente. Vieni, voglio mostrarti una cosa.»
Erik alzò un sopracciglio, Cesar gli fece segno di seguirlo e i due uscirono dalla stanza.
Percorsero un corridoio dal fondo del quale proveniva una strana musica. Cesar si fermò di fronte a una porta.
«Il problema principale è la carne: non ne abbiamo più da mangiare, giusto?»
Erik annuì con cautela.
«Ebbene, i nostri tre scienziati sono riusciti a crearla. Qui dentro» e con un gesto deciso aprì la porta.
«Oh mio dio…» sussurrò Erik.
Nell’enorme stanza quattro donne stavano suonando una vecchia musica, forse di Moricone, e intorno a loro da decine di vasi spuntavano decine di piante alte qualche metro e di un bel rosso squillante.
«Cosa… sono?»
Cesar batté una mano sulla schiena del nuovo venuto.
«Sono Floricarne, la cosa più simile a una fettina di manzo che esista attualmente sulla Terra!»
Le piante scarlatte ondeggiavano al suono della musica, riuscendo a seguire il tempo. Ogni tanto a intervalli regolari, si piegavano e dalla corolla di quello che sembrava un grosso fiore, vomitavano qualcosa. Un ragazzo con un carrello faceva il giro della stanza raccogliendo i boli vischiosi. Si avvicinò ai due e li salutò.
«Erik, ti presento Simon, il nostro cuoco.»
«Piacere!» e tese la mano che Erik strinse titubante.
«Io non…» ma la sorpresa era troppa per riuscire a dire qualcosa di sensato.
«Sì, è davvero sorprendente! Queste fanciulle produco quasi dieci chili di carne al giorno, ci credi? Carne ottima tra l’altro!»
«Erano almeno dieci anni che non mangiavo carne…» bisbigliò Erik con lo sguardo fisso alle piante danzanti.
«A chi lo dici!» sbottò in una risata Simon «Io ne ho quasi venticinque e non l’ho mai mangiata!»
Cesar gli dette una pacca sulla spalla «Fidati, ragazzo, è meglio dell’originale!»
Simon sorrise e tornò alla raccolta dei Floricarne.
«Vedo tutto questo, ma non riesco a crederci» disse Erik.
«Nemmeno io, ma questa è la realtà. Il mondo è ripiombato nel medioevo e la scienza è tornata a essere quello che è sempre stata: magia.»
Le piante danzavano: quella stanza era una sala da ballo dove piante che non sarebbero dovute esistere si nutrivano di musica e vomitavano impasti amorfi nelle mani di un ragazzo che li trasformava in succulenti hamburger senza sapere cosa fosse un hamburger.
«Usciamo di qui, questo posto mi dà i brividi!»
Cesar si oscurò e portò l’ospite fuori dalla stanza «Forse per te tutto questo è strano, ma non è molto diverso da un coniglietto che farebbe di tutto per azzannarti alla gola. Forse hai ragione, questa stanza dà i brividi, ma dà anche l’unica fonte di cibo per sopravvivere» e s’incamminò per raggiungere gli altri.
La musica li seguì per un po', poi scomparve dietro una curva del corridoio.
Quando i più piccoli si furono addormentati e i bagordi della festa dispersi via, gli adulti si riunirono per fare il punto della situazione.
Il clan di Cesar contava in tutto quarantatré persone, quello di Erik diciotto.
Del gruppo solo Erik e Cesar si ricordavano di come era il mondo prima: gli altri o erano troppo piccoli al momento del cambiamento o erano nati dopo.
Il fuoco scoppiettava allegramente nel camino e tutti languivano nel torpore delle pance piene: era il momento di parlare.
«Quanti animali avete trovato per la strada?»
«Parecchi! Tutti pronti a sbranarci anche l’anima!» disse Erik con un moto di rabbia nella voce.
«Digli del cavallo!» suggerì una donna.
«Maledetto! Un cavallo ci è corso incontro, al galoppo. Non aveva paura, niente di niente! Voleva farci capire qualcosa… voleva dirci che sono pronti a tutto. Che la prossima pioggia non li tratterrà nei loro nascondigli, ma ci salteranno addosso senza pietà!»
Nel piccolo gruppo serpeggiò una strana sensazione: la speranza si era ridotta a un misero placebo da ingollare con rabbia per arrivare alla fine di un’altra giornata.
Erik sospirò, Cesar pure: non erano buone notizie quelle.
«Si stanno organizzando!» Sebastian, il padre di Kate, intervenne «Stanno preparando qualcosa: nei palazzi ho visto gruppi immensi di animali ammassati nelle stanze… E quel cervo, l’avete visto?»
«Un cervo?»
«Sì! E se c’è un cervo probabilmente ci sono anche lupi, cinghiali…orsi!» Le parole accorate dell’uomo aggiunsero angoscia sulla loro disperazione.
«Ma cosa cazzo vogliono!» urlò una ragazza minuta e sconvolta che non riusciva a smettere di tremare.
«Ci vogliono annientare, Tyara! Abbiamo distrutto il loro mondo e loro vogliono distruggere noi.»
Silenzio, interrotto solo dall’incedere costante della pioggia che trivellava il tetto della villa.
«Io ho paura!» iniziò a singhiozzare una ragazzina cercando riparo nell’abbraccio di un uomo.
«Tutti abbiamo paura» le sussurrò lui.
«E invece no!» sbottò Erik «Dobbiamo inventarci qualcosa! Loro sono tanti, incazzati e non so come, si sono uniti, tutti, contro di noi!»
«Anche i cani?» chiese una donna.
«Loro sono stati i primi» disse piano Erik «Erano quelli più vicini a noi e hanno visto dal vivo quello che siamo riusciti a fare. Penso che siano stati i primi a capire. E poi a cambiare.»
Silenzio, nessuno poteva controbattere: il cambiamento climatico aveva spazzato via qualsiasi cosa, distrutto, annientato, azzerato. Solo piccoli gruppi di sopravvissuti vagavano qua e là sulla terra sterile, a volte incontrandosi, a volte sfiorandosi appena per scappare ognuno in direzioni diverse.
Il nuovo secolo era iniziato con un grande e orribile proposito: annientare millenni di evoluzione umana. E adesso che il Secolo Nero era agli sgoccioli, sembrava che l’obiettivo fosse stato raggiunto.
«Papà?»
Tutti si voltarono verso la vocina che arrivò dalle loro spalle.
«Kate, amore! Cosa fai ancora alzata?» e Sebastian si diresse verso di lei, fermandosi quasi subito.
La piccola teneva in braccio qualcosa. Bianco. Peloso.
Tutti si alzarono di scatto, impauriti.
«Kate… Cosa hai in braccio?» le parole uscirono lente, strozzate.
«È un gattino papà. Ha fame. Cosa possiamo dargli?» Il padre si allungò per strappare quell’animale dalle mani di sua figlia, ma Erik lo fermò.
«Aspetta Sebastian, e se fosse la soluzione?»
«Cosa…?»
«E se fosse il modo di ristabilire un rapporto con loro?»
A quelle parole nel gruppo serpeggiò un mormorio.
«Non lascerò che mia figlia faccia da cavia a…»
«Ma forse è una buona idea Seb,» disse una donna «Guardali, sono due cuccioli!»
Kate se ne stava in piedi accarezzando il gattino che socchiudeva gli occhi beato al passaggio della piccola manina.
Nel nuovo silenzio che calò nella sala, squillò una nota di speranza.
«Potrebbe essere la mossa giusta» sentenziò Cesar.
«Riavvicinarsi a loro…»
«Fargli capire che noi, come loro, siamo solo vittime di qualcosa di più grande di noi…» e le parole continuarono a crescere infiammando i cuori di speranza.
Qualcuno nel mentre portò una scodella di latte in polvere che il gattino stranamente apprezzò.
«Com’è carino!» sussurrò una donna accarezzandolo.
«E com’è morbido! Non avevo mai toccato un animale prima!» disse una ragazza scoppiando in lacrime.
«Proviamo, Seb» sussurrò Erik «Forse tua figlia ci ha mostrato la via giusta da prendere. È inutile fare la guerra agli animali: sono più numerosi, più forti, a breve saremo sopraffatti.»
Seb guardò la figlia e rimase colpito dallo sguardo felice della piccola: era da tempo che non la vedeva così serena.
«Non lo so…»
«Proviamo Seb! Se il gatto si comporta stranamente lo faremo fuori. Tutti controlleremo, guarda quanti siamo! Quanto potrà essere pericoloso un piccolo batuffolo di pelo?» Sebastian guardò un po' tutti vedendo nei loro occhi la strana sfumatura che a volte può prendere la speranza.
«Proviamo» sentenziò e tra i presenti veleggiò un sospiro di sollievo.
L’alba penetrò la coltre di nubi regalando un altro giorno fosco.
Sebastian si svegliò presto e andò subito nella stanza dove dormiva la figlia insieme alle sue amiche: l’urlo che gli squarciò il petto svegliò tutti.
Le tre bambine erano nei loro letti con gli arti rigidi in posizioni innaturali, mentre il sangue macchiava le pareti candide. Kate era rivolta verso la porta e accolse il padre con un’eterna espressione di sorpresa. Tutt’e tre avevano la gola tagliata.
Prima che la follia annebbiasse del tutto la sua mente, Sebastian ebbe il tempo di vedere il gatto che tranquillamente si leccava le zampe rosse di sangue. Per un attimo i loro sguardi s’incrociarono e nella liquidità dell’occhio felino vide brillare la fredda luce dell’odio. Infinito odio.
L’animale lo fissò ancora per un attimo, come per accertarsi che l’umano avesse capito; poi con un balzò saltò giù dalla finestra che era riuscito ad aprire.
Sul vetro, con il sangue delle bambine, il felino aveva scritto qualcosa: le lettere erano incerte, tremolanti, spezzate, ma la parola che Sebastian lesse fu la spinta decisiva che lo gettò nella follia.
Il gatto aveva scritto sul vetro tre parole: W A R.
Nello stesso momento, nella grande sala dove i Floricarne danzavano, un’orda di pipistrelli s’intrufolò avvelenando le piante con i loro ultrasuoni. I Floricarne eseguirono un’ultima piroetta e seccarono, regalando al pavimento il loro ultimo frutto marcio.
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Re: Animals
E il primo racconto che leggo e sento il bisogno di commentarlo di getto.
È un racconto che parte subito forte, ci porta dentro l'azione, quindi cattura.
Se dovessi usare un termine solo per descriverlo forse userei la parola visionario.
È una storia piena di invenzioni, di trovate, di ribaltamenti dei ruoli.
Gli animali che danno la caccia agli uomini, i floricarne che producono carne pregiata ascoltando musica, la pioggia acida che riporta a scenari apocalittici che su di me hanno sempre presa...
Insomma, questo è il primo racconto che leggo, non posso dire con certezza che sia già nei miei cinque, però mi ha conquistato.
Sappi che quando le cose si sono calmate, virando sul "volemose bene" mi sono un pò allarmato, sembrava che tutto si sgonfiasse, poi però mi sino drizzate le antenne e mi sono detto, vuoi vedere che si sta preparando il colpo di scena? E infatti non mi sono sbagliato.
Le cose rivedibili sono poche, due cose soltanto non mi hanno convinto.
Prima la figura del cuoco, è importante nello sviluppo della tua storia, ma a livello scenico è troppo sacrificata, è poco presente. Poi avrei decisamente eliminato quella scritta finale, il gatto che scrive WAR è troppo plateale, lì ti è scappata troppo la mano, hai esagerato per me.
Altra cosa che ti è scappata è la r di Morricone, ce ne vogliono due.
Mi dispiace per Kate, io che sono un tenerone non avrei neppure pensato di farle fare quella fine, ma la tua virata è la sola possibile, perfetta, e conclude egregiamente un racconto davvero ben ideato.
Peccato per quel WAR, ma la lettura di questo pezzo è stata una goduria.
È un racconto che parte subito forte, ci porta dentro l'azione, quindi cattura.
Se dovessi usare un termine solo per descriverlo forse userei la parola visionario.
È una storia piena di invenzioni, di trovate, di ribaltamenti dei ruoli.
Gli animali che danno la caccia agli uomini, i floricarne che producono carne pregiata ascoltando musica, la pioggia acida che riporta a scenari apocalittici che su di me hanno sempre presa...
Insomma, questo è il primo racconto che leggo, non posso dire con certezza che sia già nei miei cinque, però mi ha conquistato.
Sappi che quando le cose si sono calmate, virando sul "volemose bene" mi sono un pò allarmato, sembrava che tutto si sgonfiasse, poi però mi sino drizzate le antenne e mi sono detto, vuoi vedere che si sta preparando il colpo di scena? E infatti non mi sono sbagliato.
Le cose rivedibili sono poche, due cose soltanto non mi hanno convinto.
Prima la figura del cuoco, è importante nello sviluppo della tua storia, ma a livello scenico è troppo sacrificata, è poco presente. Poi avrei decisamente eliminato quella scritta finale, il gatto che scrive WAR è troppo plateale, lì ti è scappata troppo la mano, hai esagerato per me.
Altra cosa che ti è scappata è la r di Morricone, ce ne vogliono due.
Mi dispiace per Kate, io che sono un tenerone non avrei neppure pensato di farle fare quella fine, ma la tua virata è la sola possibile, perfetta, e conclude egregiamente un racconto davvero ben ideato.
Peccato per quel WAR, ma la lettura di questo pezzo è stata una goduria.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
Ciao Autor. Questo è il primo racconto che leggo.
Le pulci (finalizzate a migliorare, con umiltà da parte mia, una volta terminata la kermesse, il racconto)
1. "I tonfi delle gocce rimbalzavano..." Devo dirti che "tonfi" l'ho sentito sbagliato. Il tonfo, per quanto mi appartiene, è qualcosa di diverso da ciò che possono provocare delle gocce (pur esiziali) di pioggia. Il tonfo appartiene certamente anche all'acqua, ma quando questa, in uno specchio, viene investita da una caduta di un masso.
2. Dove arrivo ora, non devi migliorare: è una pulce "affettuosa". Ho scelto la frase che segue come esempio di chiara capacità espositiva, di una bella natura efficace. Quando l'ho letta, su stampa, ho segnato "Bello!". "Un cervo gigantesco si sporse fuori nella loro direzione e li aggredì con un bramito agghiacciante, non curante della pioggia che lo colpiva con violenza bucandogli la pelle." Non è la sola frase importante, solo la prima che che ho ammirato.
3. Altra pulce benevola. Magari può sembrare una piccolezza, oppure no. "Erik annuì con cautela". In queste quattro parole ci leggo accortezza, cura dei particolari. Ecco, c'è una attenzione a molti particolari che mi fanno gradire lo scrivere.
4. "A chi lo dici! Sbottò in una risata Simon "Io ne ho quasi venticinque e non l'ho mai mangiata!" e qualche riga dopo "Del gruppo solo Erik e Cesar si ricordavano come era il mondo prima:..." Questi assunti, analizzati assieme, presuppongono un mondo post apocalittico che ha falcidiato a un certo punto gli adulti. Non tutto va spiegato, ma mi manca "qualcosa" per l'efficacia del racconto.
5. "Anche i cani?" ...e prosegue. Fantastico! L'uomo in pericolo di estinzione si cura dei cani, gli amici dell'uomo, ma nel racconto sarà invece un piccolo gattino a rappresentare "l'animalità" in guerra. Il gatto è un compagno dell'uomo molto diverso dal cane. Il gatto è riconoscente ma cinico, vive indifferentemente dal soccorso dell'uomo. Se trova i croccantini, benissimo, altrimenti va a caccia di topi e, dopo essersi sfamato, può anche essere riconoscente portandotelo sull'uscio di casa, perché pensa che l'uomo è imbranato e non sa più cacciare. Una lezione etologica non indifferente. E l'autore ci capisce di etologia.
6. "Latte in polvere"...anche no! Perdonami. In un mondo dove manca tutto, è poco credibile.
7. Un refuso: "Queste fanciulle produco quasi..." Producono.
8. Non volendo fare spoiler, non cito il finale, ma lo trovo "esemplare".
Riferimenti letterari.
1. Il primo che mi è sovvenuto è "il Mulo" di Asimov, nella sua splendida rassegna della Fondazione. Il gattino è un intruso ammiccante, che sa farsi amare, che sa penetrare nei gangli delle debolezze umane. Non è "triste" come quel "buffone" che sarà capace di mettere in crisi il costrutto psicostorico di Hari Seldon, ma il suo ruolo nel tuo racconto è assimilabile.
2. Sono dovuto scendere in taverna, dove tengo la libreria storica, per trovare il riferimento che segue. "Il Canto della Vita" di Orson Scott Card". Lo lessi "...anni fa". Non credo che la storia abbia espliciti collegamenti, per il bel ricordo che tengo il libro parla di un giovanetto con una voce da usignolo che riuscirà a modificare tante cose "ammorbidendo" il despota che governa la galassia. Non ha nulla a che fare con i "Floricarne", ma il solo fatto che mi hai indotto a ricordare questa opera è un punto a tuo vantaggio.
Mi è piaciuto?
Ma porca miseria, mi induci, con merito, a indugiare, e tanto, sul tuo racconto. E mi chiedo se posso tenere, se voglio tenere, tanta attenzione a ogni racconto di questa kermesse. In fondo è solamente il primo che leggo. Si, insomma, mi piace! L'argomento è già stato affrontato, ma esiste qualcosa che ancora non sia stato raccontato? Siamo scrittori in erba, cogliamo bagliori di letteratura e ce ne abbeveriamo. Ma anche raccontare il raccontato ha un suo valore. Ci troviamo, col tuo, in una società post apocalittica, dove la natura, dove gli animali, rispondono all'"autodifesa"e alla vendetta con ogni mezzo, con molto ardore, con una missione. La pioggia acida è stata usata da "n" scrittori. Ma sei riuscito a farmi "ustionare" dalla tua pioggia. Da amante "antico" della fantascienza e del fantasy, leggendo altri commenti sulla difficoltà di scrivere un pamphlet, mi chiedo quanto invece sia difficile scrivere un fantasy credibile, come quello che hai immaginato per noi. Grazie.
Le pulci (finalizzate a migliorare, con umiltà da parte mia, una volta terminata la kermesse, il racconto)
1. "I tonfi delle gocce rimbalzavano..." Devo dirti che "tonfi" l'ho sentito sbagliato. Il tonfo, per quanto mi appartiene, è qualcosa di diverso da ciò che possono provocare delle gocce (pur esiziali) di pioggia. Il tonfo appartiene certamente anche all'acqua, ma quando questa, in uno specchio, viene investita da una caduta di un masso.
2. Dove arrivo ora, non devi migliorare: è una pulce "affettuosa". Ho scelto la frase che segue come esempio di chiara capacità espositiva, di una bella natura efficace. Quando l'ho letta, su stampa, ho segnato "Bello!". "Un cervo gigantesco si sporse fuori nella loro direzione e li aggredì con un bramito agghiacciante, non curante della pioggia che lo colpiva con violenza bucandogli la pelle." Non è la sola frase importante, solo la prima che che ho ammirato.
3. Altra pulce benevola. Magari può sembrare una piccolezza, oppure no. "Erik annuì con cautela". In queste quattro parole ci leggo accortezza, cura dei particolari. Ecco, c'è una attenzione a molti particolari che mi fanno gradire lo scrivere.
4. "A chi lo dici! Sbottò in una risata Simon "Io ne ho quasi venticinque e non l'ho mai mangiata!" e qualche riga dopo "Del gruppo solo Erik e Cesar si ricordavano come era il mondo prima:..." Questi assunti, analizzati assieme, presuppongono un mondo post apocalittico che ha falcidiato a un certo punto gli adulti. Non tutto va spiegato, ma mi manca "qualcosa" per l'efficacia del racconto.
5. "Anche i cani?" ...e prosegue. Fantastico! L'uomo in pericolo di estinzione si cura dei cani, gli amici dell'uomo, ma nel racconto sarà invece un piccolo gattino a rappresentare "l'animalità" in guerra. Il gatto è un compagno dell'uomo molto diverso dal cane. Il gatto è riconoscente ma cinico, vive indifferentemente dal soccorso dell'uomo. Se trova i croccantini, benissimo, altrimenti va a caccia di topi e, dopo essersi sfamato, può anche essere riconoscente portandotelo sull'uscio di casa, perché pensa che l'uomo è imbranato e non sa più cacciare. Una lezione etologica non indifferente. E l'autore ci capisce di etologia.
6. "Latte in polvere"...anche no! Perdonami. In un mondo dove manca tutto, è poco credibile.
7. Un refuso: "Queste fanciulle produco quasi..." Producono.
8. Non volendo fare spoiler, non cito il finale, ma lo trovo "esemplare".
Riferimenti letterari.
1. Il primo che mi è sovvenuto è "il Mulo" di Asimov, nella sua splendida rassegna della Fondazione. Il gattino è un intruso ammiccante, che sa farsi amare, che sa penetrare nei gangli delle debolezze umane. Non è "triste" come quel "buffone" che sarà capace di mettere in crisi il costrutto psicostorico di Hari Seldon, ma il suo ruolo nel tuo racconto è assimilabile.
2. Sono dovuto scendere in taverna, dove tengo la libreria storica, per trovare il riferimento che segue. "Il Canto della Vita" di Orson Scott Card". Lo lessi "...anni fa". Non credo che la storia abbia espliciti collegamenti, per il bel ricordo che tengo il libro parla di un giovanetto con una voce da usignolo che riuscirà a modificare tante cose "ammorbidendo" il despota che governa la galassia. Non ha nulla a che fare con i "Floricarne", ma il solo fatto che mi hai indotto a ricordare questa opera è un punto a tuo vantaggio.
Mi è piaciuto?
Ma porca miseria, mi induci, con merito, a indugiare, e tanto, sul tuo racconto. E mi chiedo se posso tenere, se voglio tenere, tanta attenzione a ogni racconto di questa kermesse. In fondo è solamente il primo che leggo. Si, insomma, mi piace! L'argomento è già stato affrontato, ma esiste qualcosa che ancora non sia stato raccontato? Siamo scrittori in erba, cogliamo bagliori di letteratura e ce ne abbeveriamo. Ma anche raccontare il raccontato ha un suo valore. Ci troviamo, col tuo, in una società post apocalittica, dove la natura, dove gli animali, rispondono all'"autodifesa"e alla vendetta con ogni mezzo, con molto ardore, con una missione. La pioggia acida è stata usata da "n" scrittori. Ma sei riuscito a farmi "ustionare" dalla tua pioggia. Da amante "antico" della fantascienza e del fantasy, leggendo altri commenti sulla difficoltà di scrivere un pamphlet, mi chiedo quanto invece sia difficile scrivere un fantasy credibile, come quello che hai immaginato per noi. Grazie.
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Re: Animals
Comincio con il dire che il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo, ma proprio tantissimo.
La natura che si ribella all'uomo l'abbiamo vista e letta svariate volte, purtroppo ultimamente la tocchiamo con mano con le alluvioni che si susseguono quasi a non volerci dare tregua; ma l'idea che siano gli animali a ribellarsi e nel modo in cui tu ce lo hai descritto mi è piaciuta davvero molto e l'ho trovata originale.
Nel leggere le atmosfere che hai creato mi hai ricordato il romanzo "Anna" di Ammaniti ma forse solo perché l'ho letto di recente e anche lì si racconta un mondo post apocalittico che ha fatto fuori tutti gli adulti.
Fatti i più che doverosi complimenti e segnalato che la lettura è scivolata via piacevole (nonostante l'argomento) e senza intoppi particolari (mi sono ritrovato alla fine quasi senza nemmeno accorgermene), ti dico quelli che a mio parere sono i piccoli aspetti negativi.
Per quanto riguarda i paletti un veloce richiamo a Cuoco e sala da ballo che ci sono ma forse un po' troppo marginali.
Alcuni refusi:
In merito alla scrittura ti segnalo solo un utilizzo eccessivo dei due punti, ce ne sono davvero tanti, forse troppi sparsi nel racconto.
A titolo di esempio ti riporto questo periodo:
La natura che si ribella all'uomo l'abbiamo vista e letta svariate volte, purtroppo ultimamente la tocchiamo con mano con le alluvioni che si susseguono quasi a non volerci dare tregua; ma l'idea che siano gli animali a ribellarsi e nel modo in cui tu ce lo hai descritto mi è piaciuta davvero molto e l'ho trovata originale.
Nel leggere le atmosfere che hai creato mi hai ricordato il romanzo "Anna" di Ammaniti ma forse solo perché l'ho letto di recente e anche lì si racconta un mondo post apocalittico che ha fatto fuori tutti gli adulti.
Fatti i più che doverosi complimenti e segnalato che la lettura è scivolata via piacevole (nonostante l'argomento) e senza intoppi particolari (mi sono ritrovato alla fine quasi senza nemmeno accorgermene), ti dico quelli che a mio parere sono i piccoli aspetti negativi.
Per quanto riguarda i paletti un veloce richiamo a Cuoco e sala da ballo che ci sono ma forse un po' troppo marginali.
Alcuni refusi:
potrei sbagliarmi ma ho cercato un po' ovunque e mi sembra si scriva sempre tutto attaccatonon curante della pioggia
Non è vietato, è un "toscanismo" ma io preferisco comunque "stretto".con quel batuffolo strinto al petto,
Avrei messo un punto interrogativo alla fine di questa frase«Ci credi se ti dico che la nostra fortuna è stata quella di avere un chimico e un biologo nel nostro gruppo.
Morriconeforse di Moricone
produconoQueste fanciulle produco quasi dieci chili
In merito alla scrittura ti segnalo solo un utilizzo eccessivo dei due punti, ce ne sono davvero tanti, forse troppi sparsi nel racconto.
A titolo di esempio ti riporto questo periodo:
Kate chiuse gli occhi e iniziò a piangere: aveva paura, era stanca. Nella sua testolina stremata qualcosa s’inceppò: aveva voglia di essere serena, tranquilla, di non dover più scappare ancora e poi ancora. Voleva non provare più tutta quella paura: voleva non sentirsi più braccata. E in quel momento di debolezza, in quel preciso frangente in cui il suo cuore aveva iniziato a lacrimare, si accorse del gattino: un piccolo batuffolo di peli bianchi che stava cercando riparo dalla pioggia proprio tra i suoi piedi. Senza riflettere più di tanto lo prese e lo fece scivolare tra le lamiere che la ricoprivano.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Animals
Libero subito il campo dall’unico difetto che ho trovato, nell’ottica della prova: la sala da ballo. L’idea di quella serra particolare è veramente geniale ma non ha, a mio avviso, quella centralità richiesta per Different Rooms.
Detto questo, che considero un peccato veniale, ho trovato il brano, per un genere che non è fra i miei preferiti, veramente strepitoso.
Ho apprezzato la scrittura, sempre fluida e essenziale, oltre che molto equilibrata fra descrizioni e dialoghi. Forma perfetta. Non ho trovato refusi e se ci sono non avuto modo di accorgermene perché ero troppo preso dallo sviluppo della storia.
Splendida l’idea di mettere in guerra uomini e animali e sorprendente il finale. Al momento in cui ci si poteva aspettare una conclusione “a tarallucci e vino” con le due forze in campo che ritrovavano un punto di equilibrio grazie a una ritrovata sintonia fra uomini e animali, arriva invece il colpo di teatro che spiazza il lettore: la guerra continua.
Sono appena all’inizio delle letture ma se ce ne sono molte altre su questo livello, sarà difficile scegliere.
Detto questo, che considero un peccato veniale, ho trovato il brano, per un genere che non è fra i miei preferiti, veramente strepitoso.
Ho apprezzato la scrittura, sempre fluida e essenziale, oltre che molto equilibrata fra descrizioni e dialoghi. Forma perfetta. Non ho trovato refusi e se ci sono non avuto modo di accorgermene perché ero troppo preso dallo sviluppo della storia.
Splendida l’idea di mettere in guerra uomini e animali e sorprendente il finale. Al momento in cui ci si poteva aspettare una conclusione “a tarallucci e vino” con le due forze in campo che ritrovavano un punto di equilibrio grazie a una ritrovata sintonia fra uomini e animali, arriva invece il colpo di teatro che spiazza il lettore: la guerra continua.
Sono appena all’inizio delle letture ma se ce ne sono molte altre su questo livello, sarà difficile scegliere.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
E' un bel fantasy non c'è alcun dubbio però (te lo aspettavi un però?) manca un pochino di logica. Con tanti animali rimasti come mai nessuno va a dargli la caccia e si devono inventare (bella idea) le piante che rigurgitano boli di carne? Le armi le hanno. Credo che i paletti, anche se vaghi, ci siano tutti e quindi il tuo fantasy ci sta. Non mi ha però appassionato più di tanto. Qualche errore che ti hanno già comunque segnalato.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
Autore, per me tu vinci il premio per la sala da ballo più originale. La sala pur avendo solo un piccolo spazio narrativo in realtà svolge un ruolo fondamentale nella storia.
Le piante danzavano: quella stanza era una sala da ballo dove piante che non sarebbero dovute esistere si nutrivano di musica e vomitavano impasti amorfi nelle mani di un ragazzo che li trasformava in succulenti hamburger senza sapere cosa fosse un hamburger.
La storia è apocalittica, le atmosfere sono cupe e la chiusa finale non delude restando perfettamente aderente al clima creato. Mi sarebbe spiaciuto se tu avessi scritto un finale positivo.
La scrittura è ottima, immersiva, le immagini scorrono ben chiare ed è facile entrare dentro la storia è vivere i sentimenti dei protagonisti: paura, sconforto, speranza, stupore, rassegnazione.
Un fantasy a tinte horror che lascia la porta aperta a una eventuale prosecuzione della storia ma al contempo risulta ben strutturato anche per un racconto breve con quel graffio della chiusa che mi è piaciuto molto.
Le piante danzavano: quella stanza era una sala da ballo dove piante che non sarebbero dovute esistere si nutrivano di musica e vomitavano impasti amorfi nelle mani di un ragazzo che li trasformava in succulenti hamburger senza sapere cosa fosse un hamburger.
La storia è apocalittica, le atmosfere sono cupe e la chiusa finale non delude restando perfettamente aderente al clima creato. Mi sarebbe spiaciuto se tu avessi scritto un finale positivo.
La scrittura è ottima, immersiva, le immagini scorrono ben chiare ed è facile entrare dentro la storia è vivere i sentimenti dei protagonisti: paura, sconforto, speranza, stupore, rassegnazione.
Un fantasy a tinte horror che lascia la porta aperta a una eventuale prosecuzione della storia ma al contempo risulta ben strutturato anche per un racconto breve con quel graffio della chiusa che mi è piaciuto molto.
Bravissim
Petunia- Moderatore
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Re: Animals
Metto questo racconto nel genere da me inventato "apocalittici stranianti", tipo La nebbia di King per dire, che ti appassionano e sono fighissimi da leggere, ma non hanno un briciolo di logica. Per dire: gli animali come vivono? I carnivori mangiano i loro alleati? La pioggia consuma le carni del cavallo, avrà ucciso anche le piante, cosa mangiano gli erbivori? Gli uomini si arrangiano, hanno la tecnologia, ma gli animali... Potrei continuare, ma non vado oltre. Voglio arrivare al punto: fantasy non vuol dire assurdo. Il patto con il lettore ha un limite, a parer mio, ecco. Detto questo riprendo però il discorso iniziale: leggere questo racconto è stato fighissimo e ti ringrazio. Non parte da un presupposto originale, bisogna dirlo, il Pianeta delle scimmie è l'esempio più famoso che mi sovviene, ma lo hai sviluppato con cocciutaggine, nonostante tutto. Eppure il tutto è un prodotto a suo modo unico. Molto azzeccato poi il finale, con quella speranza, quel lumicino, straziato come i corpi delle bambine. Ottima scrittura e bel ritmo, camuffato bene anche l'infodump. Complimenti, a rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
Non so come prendere questo racconto.
Vero, ci sono tutte quelle lacune logiche che Aki ha descritto e che pure a me sono saltate in mente leggendo. Incluso il gatto che apre la finestra. [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Vero, piogge acide e mondi post-apocalittici ce ne sono tanti e quindi forse l'idea non è originalissima.
Vero anche che ci sono alcuni elementi forse troppo grotteschi o da cinema (il WAR sulla finestra, il cervo che si ferisce pur di "minacciare" gli umani).
Però il racconto in qualche modo cattura e non so perché.
O meglio, non vorrei che fosse per quel finale.
Quanto pesa il finale nell'economia di questa storia? Saladino de Le Crociate direbbe "Tutto! Niente!"
E, proprio come dopo quella frase, uno rimane lì a pensarci senza aver realmente capito, ma vabbé.
Ti dico la verità: a me il finale lascia diviso. Non avrei accettato quello fiabesco e banale della distensione tra uomini e animali ma non riesco neanche ad accettare questo, va troppo contro la mia etica che le cose carine e coccolose non possono per definizione fare del male.
Che ci vuoi fare, ho le mie turbe.
Chiudo con una nota sullo stile, solo per dire che non mi ha entusiasmato, l'ho trovato un po' ingessato, un po' troppo tenue: cioè colora il racconto da fiaba invece che da post-apocalissi. In certo modo è funzionale all'inganno del finale, questo sì.
Però forse avrebbe reso meglio con toni più forti, più disperati, più intensi.
Non so.
Hai sicuramente avuto una idea di valore, è la confezione a piacermi solo fino a un certo punto.
Un applauso, comunque, non te lo toglie nessuno.
Vero, ci sono tutte quelle lacune logiche che Aki ha descritto e che pure a me sono saltate in mente leggendo. Incluso il gatto che apre la finestra. [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Vero, piogge acide e mondi post-apocalittici ce ne sono tanti e quindi forse l'idea non è originalissima.
Vero anche che ci sono alcuni elementi forse troppo grotteschi o da cinema (il WAR sulla finestra, il cervo che si ferisce pur di "minacciare" gli umani).
Però il racconto in qualche modo cattura e non so perché.
O meglio, non vorrei che fosse per quel finale.
Quanto pesa il finale nell'economia di questa storia? Saladino de Le Crociate direbbe "Tutto! Niente!"
E, proprio come dopo quella frase, uno rimane lì a pensarci senza aver realmente capito, ma vabbé.
Ti dico la verità: a me il finale lascia diviso. Non avrei accettato quello fiabesco e banale della distensione tra uomini e animali ma non riesco neanche ad accettare questo, va troppo contro la mia etica che le cose carine e coccolose non possono per definizione fare del male.
Che ci vuoi fare, ho le mie turbe.
Chiudo con una nota sullo stile, solo per dire che non mi ha entusiasmato, l'ho trovato un po' ingessato, un po' troppo tenue: cioè colora il racconto da fiaba invece che da post-apocalissi. In certo modo è funzionale all'inganno del finale, questo sì.
Però forse avrebbe reso meglio con toni più forti, più disperati, più intensi.
Non so.
Hai sicuramente avuto una idea di valore, è la confezione a piacermi solo fino a un certo punto.
Un applauso, comunque, non te lo toglie nessuno.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
Ciao Penna.
Intanto ti rimprovero per aver scritto Morricone con una sola "r". Poi ti dico che mi suona strano che un animale scriva, la scena mi ha rovinato il gusto nel finale. Secondo me gli animali non hanno nessun interesse a comunicare con gli umani e per di più nella loro lingua scritta, esattamente come i cacciatori umani del nostro tempo non hanno nessun interesse a comunicare con gli animali che cacciano. I Floricarne mi hanno lasciato indifferente, sembra quasi una scena simile a quando sei ospite da qualcuno che ti vuole mostrare per forza tutti gli ambienti della nuova casa.
Mi piace molto il mondo che hai creato; mi aspettavo almeno un racconto fantasy post apocalittico e questo non mi delude. In particolare trovo molto interessante il fatto che non ci sia un salvatore: nessun Neo di Matrix né Ken il Guerriero. Gli esseri umani sono braccati e basta; nonostante tutto, sono presentati come artefici del proprio declino disastroso e quasi viene da fare il tifo per gli animali cacciatori.
Mi è piaciuto moltissimo il punto di vista iniziale su Kate in cui il narratore è talmente focalizzato che presenta la scena come se la vedesse la bambina. Poi diventa un narratore onnisciente più distaccato o forse semplicemente più adulto e focalizzato su Sebastian.
Genere fantasy, tempo XXII secolo, spazio Usa, personaggi solo il cuoco, stanza da ballo presente.
Grazie e alla prossima.
Intanto ti rimprovero per aver scritto Morricone con una sola "r". Poi ti dico che mi suona strano che un animale scriva, la scena mi ha rovinato il gusto nel finale. Secondo me gli animali non hanno nessun interesse a comunicare con gli umani e per di più nella loro lingua scritta, esattamente come i cacciatori umani del nostro tempo non hanno nessun interesse a comunicare con gli animali che cacciano. I Floricarne mi hanno lasciato indifferente, sembra quasi una scena simile a quando sei ospite da qualcuno che ti vuole mostrare per forza tutti gli ambienti della nuova casa.
Mi piace molto il mondo che hai creato; mi aspettavo almeno un racconto fantasy post apocalittico e questo non mi delude. In particolare trovo molto interessante il fatto che non ci sia un salvatore: nessun Neo di Matrix né Ken il Guerriero. Gli esseri umani sono braccati e basta; nonostante tutto, sono presentati come artefici del proprio declino disastroso e quasi viene da fare il tifo per gli animali cacciatori.
Mi è piaciuto moltissimo il punto di vista iniziale su Kate in cui il narratore è talmente focalizzato che presenta la scena come se la vedesse la bambina. Poi diventa un narratore onnisciente più distaccato o forse semplicemente più adulto e focalizzato su Sebastian.
Genere fantasy, tempo XXII secolo, spazio Usa, personaggi solo il cuoco, stanza da ballo presente.
Grazie e alla prossima.
Re: Animals
Mi piace come hai portato il lettore subito dentro la scena, dentro l'azione.
Il racconto prosegue fluido; solo i dialoghi a volte mi risultano un po' costruito, poco sciolti.
Molti dei dubbi di chi ha commentato prima sono legittimi, ma come risolvere e spiegare un mondo nuovo in poche pagine?
Mi hanno lasciato molti dubbi invece i paletti: il cuoco è veramente marginale e, anche se ci sono piante che danzano, non mi è sembrata una sala da ballo, che oltretutto mette i brividi e non capisco perché, visto che sembra l'ambiente più rassicurante di tutto il racconto.
Lettura piacevole, con qualche chiaroscuro.
Il racconto prosegue fluido; solo i dialoghi a volte mi risultano un po' costruito, poco sciolti.
Molti dei dubbi di chi ha commentato prima sono legittimi, ma come risolvere e spiegare un mondo nuovo in poche pagine?
Mi hanno lasciato molti dubbi invece i paletti: il cuoco è veramente marginale e, anche se ci sono piante che danzano, non mi è sembrata una sala da ballo, che oltretutto mette i brividi e non capisco perché, visto che sembra l'ambiente più rassicurante di tutto il racconto.
Lettura piacevole, con qualche chiaroscuro.
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Animals
Un racconto molto particolare. Un fantasy fantascientifico postapocalittico ambientato in un futuro prossimo dove uomo e animale si scontrano all'ultimo sangue. Trovo delle atmosfere da serie televisiva. Tutto è molto cupo. Questa pioggia chimica che fa tanto Blade Runner. Il tutto è molto interessante. Forse vanno sistemati alcuni dettagli che anche altri commentatori ti hanno fatto notare. La storia ti prende, il finale ti lascia di ghiaccio. Ha grandi potenzialità per essere sviluppato.
Complimenti
Grazie
Complimenti
Grazie
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
Danzare con la musica di Moricone, che mi ricorda più l'americano di Alberto Sordi, piuttosto che l'immenso compositore, è proprio difficile.
Ci sono molte assurdità in questo racconto, compresa la scena finale tirata giù proprio per fare male. Come per punire la troppa attenzione del lettore. Piogge acide, animali mansueti impazziti, feroci, non mi conquistano. Non riesco a immaginare un mondo peggiore del nostro.
È già peggiore, quello che viviamo.
Per perdonare tutto l'orrore del racconto ho un unico modo: portarlo nel mio podio. Lui si rabbonira'.
Ci sono molte assurdità in questo racconto, compresa la scena finale tirata giù proprio per fare male. Come per punire la troppa attenzione del lettore. Piogge acide, animali mansueti impazziti, feroci, non mi conquistano. Non riesco a immaginare un mondo peggiore del nostro.
È già peggiore, quello che viviamo.
Per perdonare tutto l'orrore del racconto ho un unico modo: portarlo nel mio podio. Lui si rabbonira'.
Ospite- Ospite
Re: Animals
Un racconto affascinante che mi lascia molte domande, molti dubbi ma di certo ha destato la mia attenzione.
Parte come un distopico post apocalittico ma proseguendo nella lettura, con la comparsa delle Floricarne, si trasforma in un racconto fantastico che ha il potere di mantenere il mio livello di attenzione molto alto.
Pensavo che da lì potesse partire il fantasy e invece il racconto rimane fantastico fino alla fine. Questo è un peccato perché gli elementi ci sono tutti ma non vengono utilizzati.
La Quest è quella di sconfiggere gli animali? o di trovare una cura che li facciano tornare come prima? Non lo dici se non alla fine ma è solo un accenno troppo abbozzato.
I personaggi sono appena abbozzati ma hanno del potenziale, soprattutto il padre della bambina uccisa dal gattino. che sia lui l'eroe della storia? Purtroppo non lo sapremo mai perché non lo dici e neanche ce lo fai intuire.
Il cattivo c'è e la sua minaccia è reale. Gli animali sono un'ottima idea ma anche in questo caso non vengono sfruttati a dovere anzi è la parte che mi è piaciuta meno.
Perché hai umanizzato così tanto il personaggio del gattino? Perché addirittura fargli scrivere qualcosa sul muro? Per me così facendo il personaggio ha completamente perso di forza. Scegliere come cattivi gli animali che si ribellano all'uomo è stata una scelta molto azzeccata ma purtroppo anche questa volta per me non ha funzionato. la forza degli animali sta nel loro pensiero differente. Non pensano come gli umani, hanno addirittura strutture sociali diverse dalle nostre. Potevi sfruttare queste differenze per creare qualcosa di eccezionale, invece li hai umanizzati e questo non mi è piaciuto.
Detto questo però il racconto ha dentro di se una scintilla che mi attira moltissimo per questo non mi sento di bocciarlo.
Grazie e complimenti.
Parte come un distopico post apocalittico ma proseguendo nella lettura, con la comparsa delle Floricarne, si trasforma in un racconto fantastico che ha il potere di mantenere il mio livello di attenzione molto alto.
Pensavo che da lì potesse partire il fantasy e invece il racconto rimane fantastico fino alla fine. Questo è un peccato perché gli elementi ci sono tutti ma non vengono utilizzati.
La Quest è quella di sconfiggere gli animali? o di trovare una cura che li facciano tornare come prima? Non lo dici se non alla fine ma è solo un accenno troppo abbozzato.
I personaggi sono appena abbozzati ma hanno del potenziale, soprattutto il padre della bambina uccisa dal gattino. che sia lui l'eroe della storia? Purtroppo non lo sapremo mai perché non lo dici e neanche ce lo fai intuire.
Il cattivo c'è e la sua minaccia è reale. Gli animali sono un'ottima idea ma anche in questo caso non vengono sfruttati a dovere anzi è la parte che mi è piaciuta meno.
Perché hai umanizzato così tanto il personaggio del gattino? Perché addirittura fargli scrivere qualcosa sul muro? Per me così facendo il personaggio ha completamente perso di forza. Scegliere come cattivi gli animali che si ribellano all'uomo è stata una scelta molto azzeccata ma purtroppo anche questa volta per me non ha funzionato. la forza degli animali sta nel loro pensiero differente. Non pensano come gli umani, hanno addirittura strutture sociali diverse dalle nostre. Potevi sfruttare queste differenze per creare qualcosa di eccezionale, invece li hai umanizzati e questo non mi è piaciuto.
Detto questo però il racconto ha dentro di se una scintilla che mi attira moltissimo per questo non mi sento di bocciarlo.
Grazie e complimenti.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
Parto dai paletti.
Gli USA. Sarà che per me sono l'ambiente naturale in cui prendono vita e si muovono tutte le mie storie, ma come in altri racconti ho notato che gli USA vengono fuori poco. Nella maggior parte dei casi sono appena uno sfondo sbiadito, qualche nome conosciuto citato per mettere in chiaro le cose, ma niente di più.
La scelta dell'epoca ovviamente influisce sul paesaggio e il futuro ha dato vita quasi sempre a scenari apocalittici dove la realtà, così come la conosciamo, di solito viene meno. Questo ci da carta bianca. Ma avere carta bianca è un'arma a doppio taglio. Aki ha citato il Pianeta delle scimmie. Perfetto. Una delle immagini più iconiche del film del '68 è quella Statua della Libertà ridotta a mezzo busto abbandonata su una spiaggia. La fine di una civiltà, dell'idea stessa di libertà. Quello è un modo semplice ma molto efficace di rappresentare l'America e allo stesso tempo di disegnare un futuro in cui l'America non esiste più.
Tutto questo sproloquio per dire che non vedo gli USA in questo racconto, così come non li ho visti in altri, e che un futuro apocalittico può invece essere terreno fertile per creare immagini che prendano una realtà conosciuta e la trasformino, regalandoci qualcosa da ricordare come una statua della liberta abbandonata sulla spiaggia.
Cuoco e sala da ballo.
Li metto insieme perché compaiono insieme. La sala da ballo è quasi una sala parto, dove le piante vomitano carne che il cuoco cucina per i due gruppi di sopravvissuti. Per quanto la scena delle Floricarne abbia un fascino indubbio, chiamarla sala da ballo è un azzardo. Non credo che basti la musica e le piante che danzano per considerarla una sala da ballo e il fatto che non venga spiegato perché la musica dovrebbe indurre la produzione di carne non contribuisce a rafforzare la scelta e a convincere il lettore che di sala da ballo si tratta. La figura del cuoco resta sullo sfondo. Non è un personaggio centrale. Non credo sarebbe stato un problema dargli un ruolo di primo piano (padre della bambina che raccoglie il gattino?)
Al di là di questi difetti la storia è appassionante, si legge con gran facilità, è scritta bene. Inizio e fine sono le cose migliori e il gattino è un Keyser Soze che ti resta impresso. Il finale ovviamente è anticipato dalla frase "Quanto potrà essere pericoloso un piccolo batuffolo di pelo?", ma arriva due righe dopo, quindi non c'è poi così tanto tempo di dire "lo avevo capito". La parola WAR che qualcuno ha trovato esagerata secondo me ci sta. Gli animali stanno facendo qualcosa di più degli umani. Che sia scrivere o aprire le finestre (se un velociraptor impara ad aprire le porte...) sicuramente li porterà a primeggiare.
Concludo dicendo che il racconto mi è piaciuto. Resto dell'idea che si potesse fare miglior uso dei paletti, ma mi sono divertito a leggerlo.
Gli USA. Sarà che per me sono l'ambiente naturale in cui prendono vita e si muovono tutte le mie storie, ma come in altri racconti ho notato che gli USA vengono fuori poco. Nella maggior parte dei casi sono appena uno sfondo sbiadito, qualche nome conosciuto citato per mettere in chiaro le cose, ma niente di più.
La scelta dell'epoca ovviamente influisce sul paesaggio e il futuro ha dato vita quasi sempre a scenari apocalittici dove la realtà, così come la conosciamo, di solito viene meno. Questo ci da carta bianca. Ma avere carta bianca è un'arma a doppio taglio. Aki ha citato il Pianeta delle scimmie. Perfetto. Una delle immagini più iconiche del film del '68 è quella Statua della Libertà ridotta a mezzo busto abbandonata su una spiaggia. La fine di una civiltà, dell'idea stessa di libertà. Quello è un modo semplice ma molto efficace di rappresentare l'America e allo stesso tempo di disegnare un futuro in cui l'America non esiste più.
Tutto questo sproloquio per dire che non vedo gli USA in questo racconto, così come non li ho visti in altri, e che un futuro apocalittico può invece essere terreno fertile per creare immagini che prendano una realtà conosciuta e la trasformino, regalandoci qualcosa da ricordare come una statua della liberta abbandonata sulla spiaggia.
Cuoco e sala da ballo.
Li metto insieme perché compaiono insieme. La sala da ballo è quasi una sala parto, dove le piante vomitano carne che il cuoco cucina per i due gruppi di sopravvissuti. Per quanto la scena delle Floricarne abbia un fascino indubbio, chiamarla sala da ballo è un azzardo. Non credo che basti la musica e le piante che danzano per considerarla una sala da ballo e il fatto che non venga spiegato perché la musica dovrebbe indurre la produzione di carne non contribuisce a rafforzare la scelta e a convincere il lettore che di sala da ballo si tratta. La figura del cuoco resta sullo sfondo. Non è un personaggio centrale. Non credo sarebbe stato un problema dargli un ruolo di primo piano (padre della bambina che raccoglie il gattino?)
Al di là di questi difetti la storia è appassionante, si legge con gran facilità, è scritta bene. Inizio e fine sono le cose migliori e il gattino è un Keyser Soze che ti resta impresso. Il finale ovviamente è anticipato dalla frase "Quanto potrà essere pericoloso un piccolo batuffolo di pelo?", ma arriva due righe dopo, quindi non c'è poi così tanto tempo di dire "lo avevo capito". La parola WAR che qualcuno ha trovato esagerata secondo me ci sta. Gli animali stanno facendo qualcosa di più degli umani. Che sia scrivere o aprire le finestre (se un velociraptor impara ad aprire le porte...) sicuramente li porterà a primeggiare.
Concludo dicendo che il racconto mi è piaciuto. Resto dell'idea che si potesse fare miglior uso dei paletti, ma mi sono divertito a leggerlo.
Asbottino- Padawan
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Re: Animals
Cara Penna, il tuo racconto l’ho lasciato per ultimo: il titolo era quello che meno mi aveva attirato, sorry, senza una ragione ben precisa. Non mi aveva neanche incuriosito. Arrivata alla fine però ho detto wow!
Una scelta tanto banale, rispetto al racconto, aveva nascosto un bel pezzo di bravura. Geniale (scritto sottovoce per via dei moderatori).
Per una volta però parto dai paletti, che tutti facciamo il possibile per rispettare, of course.
Il problema sta nell’equilibrio: il troppo storpia e il meno è troppo poco, perché è facilmente sostituibile con altro di similare, perché non diventa elemento davvero portante, oppure è troppo presente e allora è tutto il resto a farne le spese, ecc. ecc.
USA - Main Street: una denominazione classica nella toponomastica delle cittadine americane, ma un po’ poco per individuare una città precisa. In un racconto che prevede un luogo, ci si aspetta qualcosa di più identificativo, anche se per la trama una città vale l’altra.
Il cuoco: cucina e al contempo cura la dispensa, partendo dalla produzione: un chilometro zero nuovo di zecca. Comunque, si gioca il ruolo di personaggio principale – oltre che con i vari umani molto ben delineati – anche con la mancanza di cibo vero (cucina carne o pseudo carne che mai aveva assaggiato, altro che Master chef) e, anche se liquidato in poche parole, il lavoro di scienziati e c. per arrivare a coltivare quelle piante. Dettagli, forse, ma nell’economia di questo racconto contano, se rapportato al momento storico che hai ipotizzato.
la scienza è tornata a essere quello che è sempre stata: magia. Quanto è attuale questa affermazione!
La sala da ballo: c’è, è portante, anche se a ballare sono delle piante.
Il tempo: direi che ci siamo.
Il racconto è scorso via in modo impeccabile, la prima parte che mi era sembrata troppo lunga, poi si è equilibrata con il resto, che ha avuto bisogno di meno dettagli informativi.
Quando, nell’ultima parte del racconto, distruggi nel peggiore dei modi, la speranza di riconciliazione, non ne sono rimasta molto sorpresa. Al contempo mi è spiaciuto. Un lieto fine non è obbligatorio, ma riconcilia con le peripezie e i dolori dei protagonisti: magari potrai crearne uno nel proseguo di questa storia, che non può finire così, ci si aspetta altro.
Un finale così merita di andare oltre, classicamente con la ricerca di vendetta, la lotta per rimettere le cose come erano prima, anche la ricerca di qualcosa che permetta a Sebastian di ritrovare sé stesso dopo un lutto così atroce, di cui certamente si sente in parte responsabile.
Ecco, mi è mancata l’esplosione di dolore di Sebastian, seppure mi dici che la parola scritta dal gatto lo getta nella follia: avrebbe reso più drammatico e molto forte il momento, e – per quanto ovvio - accettabile l’idea della follia rispetto ad una rabbia che porta alla ricerca della vendetta.
In brevissimo: chi la fa l’aspetti e, dico io, non conti troppo sulla capacità di perdonare da parte di chi ha sopportato soprusi, violenze, discriminazioni ecc. (qui sono animali, ma sappiamo tutti quanti sostituti si potrebbero utilizzare). Il punto di non ritorno è sempre lì nell’ombra, magari anche soffice e tiepido come un gattino.
Quando l’hai messo lì sulla strada me lo sono immaginato come un cavallo di Troia, né più né meno. La storia è storia.
Come in altri fantasy l’idea di base la vedo svilupparsi dalla realtà che vive chi scrive: con metafore, come lui/lei immagina il futuro, come sarebbero le figure forti della situazione: l’abbiamo visto in molti altri racconti, ma anche in tanti romanzi. Funziona, declinata in tanti modi, ma alla fine funziona. L’attualità è grande fornitrice di idee, da sempre, ci si può attingere a piene mani e non si rimane mai senza.
Concludendo: un bel racconto, curato, ricco di belle descrizioni, non esagerate ma neanche striminzite, e che vedrei come primo capitolo di un romanzo più corposo. Già con questo primo capitolo il lettore lo legheresti a corda doppia. Meriterebbe un proseguo.
Ecco le mie note
Qualche virgola mancante, per dare un attimo di respiro a certe frasi: una rilettura a mezza voce ti aiuterebbe. Non te le elenco.
... armature. Al segnale... dividerei la frase per far visualizzare meglio l’azione.
Senza chenemmeno se ne accorgesse quel nemmeno stride
agghiacciante,non curante incurante della pioggia
impigliato tra i denti meglio incastrato, impigliato lo vedo ad es. Impigliato tra i rami
Ci credi se ti dico che...biologo nel nostro gruppo? Manca il punto interrogativo, dato l’inizio della frase
decine di vasi spuntavano decine di piante il decine ripetuto cosi vicino stride: Vedi se così gira meglio
introno a loro, decine di vasi, in cui crescevano numerose piante, alte....
Cesar si oscurò due alternative Cesar di adombrò Cesar si oscurò in viso
La musica li seguì per un po', poi scomparve dietro una curva del corridoio. Anche se la musica non scompare, magari si affievolisce, svanisce, si dissolve... questa frase è bella, è come se la musica avesse una consistenza palpabile.
Qualcunonel mentre portò una scodella di latte in polvere che il gattino, stranamente, apprezzò. nel mentre mi sa di antico, la frase regge lo stesso. Perché quel stranamente? È un gattino, e, non sapendo quanto sia subdolo e quindi ingannatore, per farsi accettare come tenera creaturina indifesa, deve lapparlo quel latte. Mettendo l’avverbio tra virgole, allora sì che è utile e premonitore di qualcosa.
(Da domani i gatti del vicinato mi sa che li vedrò sotto un’altra luce: spero tengano conto che contribuisco a tenerli ben pasciuti.)
Una scelta tanto banale, rispetto al racconto, aveva nascosto un bel pezzo di bravura. Geniale (scritto sottovoce per via dei moderatori).
Per una volta però parto dai paletti, che tutti facciamo il possibile per rispettare, of course.
Il problema sta nell’equilibrio: il troppo storpia e il meno è troppo poco, perché è facilmente sostituibile con altro di similare, perché non diventa elemento davvero portante, oppure è troppo presente e allora è tutto il resto a farne le spese, ecc. ecc.
USA - Main Street: una denominazione classica nella toponomastica delle cittadine americane, ma un po’ poco per individuare una città precisa. In un racconto che prevede un luogo, ci si aspetta qualcosa di più identificativo, anche se per la trama una città vale l’altra.
Il cuoco: cucina e al contempo cura la dispensa, partendo dalla produzione: un chilometro zero nuovo di zecca. Comunque, si gioca il ruolo di personaggio principale – oltre che con i vari umani molto ben delineati – anche con la mancanza di cibo vero (cucina carne o pseudo carne che mai aveva assaggiato, altro che Master chef) e, anche se liquidato in poche parole, il lavoro di scienziati e c. per arrivare a coltivare quelle piante. Dettagli, forse, ma nell’economia di questo racconto contano, se rapportato al momento storico che hai ipotizzato.
la scienza è tornata a essere quello che è sempre stata: magia. Quanto è attuale questa affermazione!
La sala da ballo: c’è, è portante, anche se a ballare sono delle piante.
Il tempo: direi che ci siamo.
Il racconto è scorso via in modo impeccabile, la prima parte che mi era sembrata troppo lunga, poi si è equilibrata con il resto, che ha avuto bisogno di meno dettagli informativi.
Quando, nell’ultima parte del racconto, distruggi nel peggiore dei modi, la speranza di riconciliazione, non ne sono rimasta molto sorpresa. Al contempo mi è spiaciuto. Un lieto fine non è obbligatorio, ma riconcilia con le peripezie e i dolori dei protagonisti: magari potrai crearne uno nel proseguo di questa storia, che non può finire così, ci si aspetta altro.
Un finale così merita di andare oltre, classicamente con la ricerca di vendetta, la lotta per rimettere le cose come erano prima, anche la ricerca di qualcosa che permetta a Sebastian di ritrovare sé stesso dopo un lutto così atroce, di cui certamente si sente in parte responsabile.
Ecco, mi è mancata l’esplosione di dolore di Sebastian, seppure mi dici che la parola scritta dal gatto lo getta nella follia: avrebbe reso più drammatico e molto forte il momento, e – per quanto ovvio - accettabile l’idea della follia rispetto ad una rabbia che porta alla ricerca della vendetta.
In brevissimo: chi la fa l’aspetti e, dico io, non conti troppo sulla capacità di perdonare da parte di chi ha sopportato soprusi, violenze, discriminazioni ecc. (qui sono animali, ma sappiamo tutti quanti sostituti si potrebbero utilizzare). Il punto di non ritorno è sempre lì nell’ombra, magari anche soffice e tiepido come un gattino.
Quando l’hai messo lì sulla strada me lo sono immaginato come un cavallo di Troia, né più né meno. La storia è storia.
Come in altri fantasy l’idea di base la vedo svilupparsi dalla realtà che vive chi scrive: con metafore, come lui/lei immagina il futuro, come sarebbero le figure forti della situazione: l’abbiamo visto in molti altri racconti, ma anche in tanti romanzi. Funziona, declinata in tanti modi, ma alla fine funziona. L’attualità è grande fornitrice di idee, da sempre, ci si può attingere a piene mani e non si rimane mai senza.
Concludendo: un bel racconto, curato, ricco di belle descrizioni, non esagerate ma neanche striminzite, e che vedrei come primo capitolo di un romanzo più corposo. Già con questo primo capitolo il lettore lo legheresti a corda doppia. Meriterebbe un proseguo.
Ecco le mie note
Qualche virgola mancante, per dare un attimo di respiro a certe frasi: una rilettura a mezza voce ti aiuterebbe. Non te le elenco.
... armature. Al segnale... dividerei la frase per far visualizzare meglio l’azione.
Senza che
agghiacciante,
Ci credi se ti dico che...biologo nel nostro gruppo? Manca il punto interrogativo, dato l’inizio della frase
decine di vasi spuntavano decine di piante il decine ripetuto cosi vicino stride: Vedi se così gira meglio
introno a loro, decine di vasi, in cui crescevano numerose piante, alte....
Cesar si oscurò due alternative Cesar di adombrò Cesar si oscurò in viso
La musica li seguì per un po', poi scomparve dietro una curva del corridoio. Anche se la musica non scompare, magari si affievolisce, svanisce, si dissolve... questa frase è bella, è come se la musica avesse una consistenza palpabile.
Qualcuno
(Da domani i gatti del vicinato mi sa che li vedrò sotto un’altra luce: spero tengano conto che contribuisco a tenerli ben pasciuti.)
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Re: Animals
Si vede che qui, caro Autore, tu sei nel tuo mondo, ed evidentemente il genere ti è congeniale, perché io per una volta, una delle pochissime volte, non ho faticato a leggere il tuo fantasy, anzi! Non solo non mi sono annoiato, non ho perso il filo, non sono arrivato in fondo esausto, ma anzi, me lo sono goduto tutto, dall’inizio alla fine! Probabilmente perché hai creato una commistione con l’horror, o non so come definirlo, però è stata proprio una lettura accattivante! Probabilmente non è un fantasy come ce lo si aspetta, ma questo è e questo ci teniamo.
Col batuffolo di peli bianchi mi hai conquistato e non mi hai lasciato proprio più. Non pensavo che il risvolto potesse essere quello, anzi, a un certo punto ho anche pensato che si potesse “fare la pace”, e invece…
La tua ricetta di manzo mi ha ricordato le tavolette di Snowpiercer, non so se l’hai mai visto. A fine step mi dirai se c’entra qualcosa.
Bellissimo il messaggio che vuoi trasmettere, e che io colgo e faccio mio.
Forse l’aspetto più debole riguarda la sala da ballo, ma ad ogni modo sei riuscito a renderla originale, e questo diciamo ti porta a pari.
Insomma, per me è un racconto più che valido.
Complimenti!
Col batuffolo di peli bianchi mi hai conquistato e non mi hai lasciato proprio più. Non pensavo che il risvolto potesse essere quello, anzi, a un certo punto ho anche pensato che si potesse “fare la pace”, e invece…
La tua ricetta di manzo mi ha ricordato le tavolette di Snowpiercer, non so se l’hai mai visto. A fine step mi dirai se c’entra qualcosa.
Bellissimo il messaggio che vuoi trasmettere, e che io colgo e faccio mio.
Forse l’aspetto più debole riguarda la sala da ballo, ma ad ogni modo sei riuscito a renderla originale, e questo diciamo ti porta a pari.
Insomma, per me è un racconto più che valido.
Complimenti!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Animals
Io purtroppo ti devo confessare che sarei un po’ sorpreso se vedessi il tuo racconto pubblicato in un’antologia con i migliori racconti different rooms, mi dispiace. Lo stile mi è sembrato un po’ legato, l’incipit con il tempo atmosferico fa sempre “era una notte buia e tempestosa”. Ci sono vari punti in cui la voce narrante entra e ci spiega le vicende storiche trascorse con un fortissimo effetto infodump (es. “Il nuovo secolo era iniziato con un grande e orribile proposito: annientare millenni di evoluzione umana.” Anche quel “forse era Morricone”, incongruo in un futuro lontano, è un informazione data dalla voce narrante e che non si evince dalla narrazione). il gattino cattivo era super-telefonato, e possibile che la Kate, nata e cresciuta in questo modo terribile, non sapesse che gli animali anche quelli carini sono cattivi? E poi soprattutto le illogicità già citate da Aki: ma questi animali di cosa si nutrono? Perché gli umani non se li mangiano? Ecc. Poi mi sembra poco fantasy e più fantascienza apocalittica. Scusa tanto aut. Sono stato forse troppo duro, ma mi dispiace non essere sincero.
Di elementi positivi d’altro canto ce ne sono tanti: la fantasia, la fluidità del racconto, i personaggi vividi, la capacità di far visualizzare le scene al lettore. Dunque comunque i miei complimenti arrivano.
Di elementi positivi d’altro canto ce ne sono tanti: la fantasia, la fluidità del racconto, i personaggi vividi, la capacità di far visualizzare le scene al lettore. Dunque comunque i miei complimenti arrivano.
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Re: Animals
"Senza nemmeno che se ne accorgesse fu presa dal panico e si fermò in mezzo alla strada."
"Senza nemmeno accorgersene fu presa dal panico e si fermò in mezzo alla strada."
"La bambina cercò di guardare il padre in viso, ma la preoccupazione che vi trovò la scoraggiò ancora di più. Lui la cinse con un braccio spingendola con decisione, e nel clangore delle loro armature improvvisate, raggiunsero il centro del gruppo."
"branchi interi di animali se ne stavano affacciati ai vetri rotti delle enormi finestre ringhiando verso di loro, mentre al piano terra dalla penombra delle vetrine infrante apparivano i guizzi inquietanti di decine di occhi che si muovevano nervosamente avanti e indietro, fissandoli con odio."
"branchi interi di animali se ne stavano affacciati alle enormi finestre dai vetri rotti ringhiando verso di loro, mentre al piano terra, nella penombra delle vetrine infrante, sfuggivano gli sguardi inquietanti di decine di occhi che si muovevano nervosamente, fissandoli con odio."
«Kate… Cosa hai in braccio?»
Elidete, fratelli.
"A quelle parole nel gruppo serpeggiò un mormorio."
"Un mormorio si levò dal gruppo sentendo quelle parole."
"«Ma forse è una buona idea Seb,» disse una donna «Guardali, sono due cuccioli!»"
«Ma forse è una buona idea Seb», disse una donna, «guardali, sono due cuccioli!»
Idem come sopra:
«Proviamo, Seb» sussurrò Erik «Forse tua figlia ci ha mostrato la via giusta da prendere.
«Proviamo, Seb», sussurrò Erik, «forse tua figlia ci ha mostrato la via giusta da prendere.
"Il gatto aveva scritto sul vetro tre parole: W A R."
"Senza nemmeno accorgersene fu presa dal panico e si fermò in mezzo alla strada."
"La bambina cercò di guardare il padre in viso, ma la preoccupazione che vi trovò la scoraggiò ancora di più. Lui la cinse con un braccio spingendola con decisione, e nel clangore delle loro armature improvvisate, raggiunsero il centro del gruppo."
Non direi "la preoccupazione che vi trovò" poiché non è una cosa materiale. Meglio "che vide" o "che percepì". E poi, se la cinge non la spinge, secondo me.
"branchi interi di animali se ne stavano affacciati ai vetri rotti delle enormi finestre ringhiando verso di loro, mentre al piano terra dalla penombra delle vetrine infrante apparivano i guizzi inquietanti di decine di occhi che si muovevano nervosamente avanti e indietro, fissandoli con odio."
"branchi interi di animali se ne stavano affacciati alle enormi finestre dai vetri rotti ringhiando verso di loro, mentre al piano terra, nella penombra delle vetrine infrante, sfuggivano gli sguardi inquietanti di decine di occhi che si muovevano nervosamente, fissandoli con odio."
«Kate… Cosa hai in braccio?»
Elidete, fratelli.
"A quelle parole nel gruppo serpeggiò un mormorio."
"Un mormorio si levò dal gruppo sentendo quelle parole."
"«Ma forse è una buona idea Seb,» disse una donna «Guardali, sono due cuccioli!»"
«Ma forse è una buona idea Seb», disse una donna, «guardali, sono due cuccioli!»
Idem come sopra:
«Proviamo, Seb» sussurrò Erik «Forse tua figlia ci ha mostrato la via giusta da prendere.
«Proviamo, Seb», sussurrò Erik, «forse tua figlia ci ha mostrato la via giusta da prendere.
"Il gatto aveva scritto sul vetro tre parole: W A R."
Più che tre parole direi tre lettere...
Indubbiamente il testo ha il suo fascino. E' debole, a mio avviso, soltanto per ciò che concerne i paletti. Ma tant'é. Tuttavia, non mi ha catturato a pieno. Sarà lo scenario post apocalittico, sarà il finale spiazzante del gattino novello cavallo di Troia. Non so, davvero.
Eppure l'idea delle piante danzanti che producono carne non è male, anzi. Produrranno hamburger per vegani, chissà. Di vero c'è, ed è risaputo, che le piante amano la musica. Moricone sarà taroccato, come potrebbe esserlo Mozard o Biithoven.
A parte quanto mi sono permesso di segnalare sopra, ritendo che la seconda parte del testo sia migliore rispetto alla prima, come se fosse più curata, come dire, oggetto di una rilettura più attenta. Ma forse è soltanto una mia impressione per un racconto che ho comunque letto con estremo piacere.
______________________________________________________
"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Dui di'd vin a dan di causs aij medich.
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Re: Animals
Un racconto intenso, che rimane impresso per le immagini forti che hai inserito.
Sfiora un pò tutti i paletti, senza renderli incisivi e questo lo penalizza.
Probabilmente il mondo che hai creato soffre del limite dei caratteri e molte (troppe) cose rimangono a galleggiare nell'aria. Inoltre ho notato qualche discrepanza tra le varie parti: alcune risultano più curate e altre meno (oltre ai refusi che ti hanno fatto notare c'è un passaggio dove citi quattro volte la parola speranza: troppe! Soprattutto in un testo che di speranza non ne lascia alcuna...).
Non amo molto i lieto fine e qui non rimango delusa: quel gattino antropomorfizzato rimane davvero difficile da dimenticare. Tanti, troppi perchè rimangono irrisolti, ma la riflessione che obblighi a fare è intensa e devastante.
Sfiora un pò tutti i paletti, senza renderli incisivi e questo lo penalizza.
Probabilmente il mondo che hai creato soffre del limite dei caratteri e molte (troppe) cose rimangono a galleggiare nell'aria. Inoltre ho notato qualche discrepanza tra le varie parti: alcune risultano più curate e altre meno (oltre ai refusi che ti hanno fatto notare c'è un passaggio dove citi quattro volte la parola speranza: troppe! Soprattutto in un testo che di speranza non ne lascia alcuna...).
Non amo molto i lieto fine e qui non rimango delusa: quel gattino antropomorfizzato rimane davvero difficile da dimenticare. Tanti, troppi perchè rimangono irrisolti, ma la riflessione che obblighi a fare è intensa e devastante.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Animals
altro racconto molto bello, ho fatto bene a non partecipare.
a parte un paio di refusi, peraltro già segnalati, è scritto davvero bene.
scorre liscio fino al termine dove, devo essere sincero, mi aspettavo un finale simile.
lettura davvero piacevole, con ottime descrizioni e uno splendido sviluppo dell'idea, nonostante molte cose restino in sospeso.
unico appunto è la sala da ballo, che appare di sfuggita.
a parte un paio di refusi, peraltro già segnalati, è scritto davvero bene.
scorre liscio fino al termine dove, devo essere sincero, mi aspettavo un finale simile.
lettura davvero piacevole, con ottime descrizioni e uno splendido sviluppo dell'idea, nonostante molte cose restino in sospeso.
unico appunto è la sala da ballo, che appare di sfuggita.
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Re: Animals
A me il tuo racconto è piaciuto, autor.
Nonostante una serie di domande irrisolte, mi ha convinta l'ambientazione, mi hanno convinta i personaggi e l'ottimo ritmo.
Ci lavorerei su questa storia,e lo dico qui ma vale anche per moltissimi altri racconti dello step: sono nate delle storie davvero intriganti in questo step, che con il giusto tempo e la giusta dimensione sono pronte a diventare meraviglie. Non lasciatele (lasciamole) indietro. Coltiviamo la creatività che questo step ha stimolato.
Il tuo racconto può crescere e merita di farlo.
Ele
Nonostante una serie di domande irrisolte, mi ha convinta l'ambientazione, mi hanno convinta i personaggi e l'ottimo ritmo.
Ci lavorerei su questa storia,e lo dico qui ma vale anche per moltissimi altri racconti dello step: sono nate delle storie davvero intriganti in questo step, che con il giusto tempo e la giusta dimensione sono pronte a diventare meraviglie. Non lasciatele (lasciamole) indietro. Coltiviamo la creatività che questo step ha stimolato.
Il tuo racconto può crescere e merita di farlo.
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Hellionor- Admin
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A ImaGiraffe garba questo messaggio
caipiroska- Cavaliere Jedi
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A paluca66 e Akimizu garba questo messaggio
Re: Animals
Grazie a tutti per i preziosi commenti!!!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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