Lo sport fa bene
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: LA FOLGORE! :: 2- Sport e disabilità
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Lo sport fa bene
Il mio rapporto con l’attività sportiva è sempre stato conflittuale.
Da bambino mi sono cimentato spesso nel calcio. Per la mia miopia non avrei potuto fare il portiere e non avevo le doti tecniche per fare l’attaccante o tanto meno il regista. Il ruolo che mi veniva assegnato nelle partitelle era pertanto il difensore, non per meriti ma per esclusione. Mi resi ben presto conto che quel gioco non faceva per me. La mia gestione del pallone costituiva un pericolo secondo i compagni che, sempre più spesso, mi gridavano: «Buttala via! Buttala via!»
Ricordo che nel primo anno di Istituto Tecnico la mia dignitosa media del sette del primo trimestre era macchiata da un “quattro” in educazione fisica che si trasformò stancamente in “cinque” nel secondo, prima di un’impennata a un caritatevole e immeritato “sette” di fine anno.
La pertica, il salto della cavallina, il quadro svedese, i miei incubi. Le mie prestazioni: sessanta metri piani in 11 netti, salto in alto m.1,20 e così via dicendo.
Solo lo sci, qualche anno dopo, mi ha dato qualche soddisfazione. Il mio stile molto personale, non inquinato dai corsi di stampo teutonico delle locali scuole di sci e dai loro puntigliosi maestri, sembrava mettere in discussione tutte le più elementari basi della cinetica e della statica, eppure riuscivo a stare in piedi sugli sci e ad arrivare in fondo alla pista senza cadere. Nonostante i successi non ho mai brevettato il mio metodo.
Avrei potuto continuare così la mia esistenza, sempre più appesantito, imbolsito, con il passare degli anni, fiero delle maniglie dell’amore, del rumoroso cigolio delle articolazioni e dell’affanno nella salita dell’unica rampa di scale del mio primo piano. E invece no!
Tutta colpa del mio amico Lorenzo.
Da ultracinquantenne, Lorenzo partecipa abitualmente a tutte le maratone d’Italia, corre ogni giorno per venticinque chilometri per allenarsi, nuota ore e ore in piscina e al mare, corre in bicicletta. Il risultato è un fisico asciutto, muscoloso, da divinità greca. Quante volte mi aveva detto: «Perché non vieni a fare un giretto con me in bicicletta? Andiamo piano piano. Vedrai, Aldo, che poi ti sentirai meglio».
E mia moglie: «Vedi Lorenzo che fisico? Dovresti fare anche tu un po’ di movimento».
Forse punto nell’orgoglio, forse il colesterolo a 280, o i consigli pressanti del medico di famiglia, oppure sarà stato il raggiungimento dei 97 kg di peso, con l’orizzonte del quintale che quasi lo toccavo tant’era vicino, fatto sta che ho ceduto.
Per questa debolezza ora mi ritrovo su una sedia a rotelle, con le gambe completamente paralizzate in modo irreversibile.
Successe proprio quella prima volta. Percorrevo una strada in salita, insomma più che salita un falsopiano che a me sembrava il Mortirolo. Procedevo sui pedali, sputando sangue per non perdere i contatti con Lorenzo che mi precedeva e che pedalava sicuro e composto, voltandosi ogni tanto per rivolgermi qualche parola di incoraggiamento, senza che la voce rivelasse alcun segno di stanchezza.
Rallentai un attimo per afferrare la borraccia e buttare giù un po’ d’acqua che mi aiutasse a staccare la lingua che mi si era appiccicata al palato. Bastò quel momento di distrazione, la bicicletta ebbe uno scarto, spostandosi sulla sinistra invadendo di poco la carreggiata opposta, proprio mentre sopraggiungeva un furgone. L’urto fu inevitabile.
Da bambino mi sono cimentato spesso nel calcio. Per la mia miopia non avrei potuto fare il portiere e non avevo le doti tecniche per fare l’attaccante o tanto meno il regista. Il ruolo che mi veniva assegnato nelle partitelle era pertanto il difensore, non per meriti ma per esclusione. Mi resi ben presto conto che quel gioco non faceva per me. La mia gestione del pallone costituiva un pericolo secondo i compagni che, sempre più spesso, mi gridavano: «Buttala via! Buttala via!»
Ricordo che nel primo anno di Istituto Tecnico la mia dignitosa media del sette del primo trimestre era macchiata da un “quattro” in educazione fisica che si trasformò stancamente in “cinque” nel secondo, prima di un’impennata a un caritatevole e immeritato “sette” di fine anno.
La pertica, il salto della cavallina, il quadro svedese, i miei incubi. Le mie prestazioni: sessanta metri piani in 11 netti, salto in alto m.1,20 e così via dicendo.
Solo lo sci, qualche anno dopo, mi ha dato qualche soddisfazione. Il mio stile molto personale, non inquinato dai corsi di stampo teutonico delle locali scuole di sci e dai loro puntigliosi maestri, sembrava mettere in discussione tutte le più elementari basi della cinetica e della statica, eppure riuscivo a stare in piedi sugli sci e ad arrivare in fondo alla pista senza cadere. Nonostante i successi non ho mai brevettato il mio metodo.
Avrei potuto continuare così la mia esistenza, sempre più appesantito, imbolsito, con il passare degli anni, fiero delle maniglie dell’amore, del rumoroso cigolio delle articolazioni e dell’affanno nella salita dell’unica rampa di scale del mio primo piano. E invece no!
Tutta colpa del mio amico Lorenzo.
Da ultracinquantenne, Lorenzo partecipa abitualmente a tutte le maratone d’Italia, corre ogni giorno per venticinque chilometri per allenarsi, nuota ore e ore in piscina e al mare, corre in bicicletta. Il risultato è un fisico asciutto, muscoloso, da divinità greca. Quante volte mi aveva detto: «Perché non vieni a fare un giretto con me in bicicletta? Andiamo piano piano. Vedrai, Aldo, che poi ti sentirai meglio».
E mia moglie: «Vedi Lorenzo che fisico? Dovresti fare anche tu un po’ di movimento».
Forse punto nell’orgoglio, forse il colesterolo a 280, o i consigli pressanti del medico di famiglia, oppure sarà stato il raggiungimento dei 97 kg di peso, con l’orizzonte del quintale che quasi lo toccavo tant’era vicino, fatto sta che ho ceduto.
Per questa debolezza ora mi ritrovo su una sedia a rotelle, con le gambe completamente paralizzate in modo irreversibile.
Successe proprio quella prima volta. Percorrevo una strada in salita, insomma più che salita un falsopiano che a me sembrava il Mortirolo. Procedevo sui pedali, sputando sangue per non perdere i contatti con Lorenzo che mi precedeva e che pedalava sicuro e composto, voltandosi ogni tanto per rivolgermi qualche parola di incoraggiamento, senza che la voce rivelasse alcun segno di stanchezza.
Rallentai un attimo per afferrare la borraccia e buttare giù un po’ d’acqua che mi aiutasse a staccare la lingua che mi si era appiccicata al palato. Bastò quel momento di distrazione, la bicicletta ebbe uno scarto, spostandosi sulla sinistra invadendo di poco la carreggiata opposta, proprio mentre sopraggiungeva un furgone. L’urto fu inevitabile.
Non ho mai fatto pesare a Lorenzo quanto la sua insistenza fosse stata determinante nella mia decisione. In fondo sono stato io a decidere. Lui però si sente comunque colpevole, nonostante tutte le mie rassicurazioni.
A volte, nei miei momenti migliori, penso alle conseguenze di un fatto come il mio su uno come Lorenzo. Se invece che capitare a un pigrone cronico come me, fosse accaduto a lui, il dramma sarebbe stato centuplicato.
Non passa giorno che Lorenzo non si fermi anche solo per cinque minuti a salutarmi, a chiedermi come sto.
Anche oggi è qui che mi parla del più e del meno mentre mi osserva con quello sguardo in cui leggo compassione, rimorso, richiesta di perdono. In sottofondo la TV accesa. Parlano delle paralimpiadi e dei campioni di “handbike”. Ci soffermiamo un attimo ad ascoltare.
«Guarda Aldo, sono sicuro che se ti impegnassi potresti anche tu…» S’interrompe.
«Lorenzo, ma vedi un po’ d’andare a fare in culo!»
Ridiamo a crepapelle, come sempre.
A volte, nei miei momenti migliori, penso alle conseguenze di un fatto come il mio su uno come Lorenzo. Se invece che capitare a un pigrone cronico come me, fosse accaduto a lui, il dramma sarebbe stato centuplicato.
Non passa giorno che Lorenzo non si fermi anche solo per cinque minuti a salutarmi, a chiedermi come sto.
Anche oggi è qui che mi parla del più e del meno mentre mi osserva con quello sguardo in cui leggo compassione, rimorso, richiesta di perdono. In sottofondo la TV accesa. Parlano delle paralimpiadi e dei campioni di “handbike”. Ci soffermiamo un attimo ad ascoltare.
«Guarda Aldo, sono sicuro che se ti impegnassi potresti anche tu…» S’interrompe.
«Lorenzo, ma vedi un po’ d’andare a fare in culo!»
Ridiamo a crepapelle, come sempre.
Different Staff- Admin
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Re: Lo sport fa bene
Bello questo racconto.
L'aspetto che più mi è piaciuto è il senso di leggerezza che lo contraddistingue nonostante l'argomento tutt'altro che spensierato. Aldo è bonario, pacioccone, sta bene con se stesso, ma è difficile arginare per sempre i consigli del dottore, le frecciatine della moglie e il pressing dell'amico super sportivo. E allora ci si butta. Nonostante l'incidente Aldo la prende con filosofia, non la fa pesare al suo amico, anzi, ci scherza ancora, perché in fondo siamo sempre noi responsabili delle nostre scelte, nessuno ci obbliga a fare niente. Bello anche il titolo, di un'ironia molto amara, però nel contesto è perfetto.
L'aspetto che più mi è piaciuto è il senso di leggerezza che lo contraddistingue nonostante l'argomento tutt'altro che spensierato. Aldo è bonario, pacioccone, sta bene con se stesso, ma è difficile arginare per sempre i consigli del dottore, le frecciatine della moglie e il pressing dell'amico super sportivo. E allora ci si butta. Nonostante l'incidente Aldo la prende con filosofia, non la fa pesare al suo amico, anzi, ci scherza ancora, perché in fondo siamo sempre noi responsabili delle nostre scelte, nessuno ci obbliga a fare niente. Bello anche il titolo, di un'ironia molto amara, però nel contesto è perfetto.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Lo sport fa bene
Un racconto diverso dagli altri, leggero con ironia.
Non tratta eroi né persone che si riscattano nello sport, anzi. Aldo si ritrova in una condizione di disabilità per avere voluto riscattare, o forse per essere stato forzato a riscattare, la sua figura di non-sportivo.
E alla fine ridiamo con lui, a crepapelle.
Non tratta eroi né persone che si riscattano nello sport, anzi. Aldo si ritrova in una condizione di disabilità per avere voluto riscattare, o forse per essere stato forzato a riscattare, la sua figura di non-sportivo.
E alla fine ridiamo con lui, a crepapelle.
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Lo sport fa bene
Racconto leggero e simpatico che proprio per queste caratteristiche si fa apprezzare.
Perché in così poche righe c'è tantissimo non è affatto scontato che sia così.
Il contest richiedeva di abbinare sport a disabilità e quindi hai inserito l'incidente in maniera perfetta a stravolgere la vita tranquilla in cui molte persone (anch'io ultimamente purtroppo) possono riconoscersi senza difficoltà.
Come sempre quando scrivi lo fai in maniera impeccabile e anche stavolta non ti smentisci tanto che alla fine perfino una frase che in molti racconti sarebbe passata inosservata qui mi ha colpito negativamente anche se non so dirti perché.
E' questa:
Perché in così poche righe c'è tantissimo non è affatto scontato che sia così.
Il contest richiedeva di abbinare sport a disabilità e quindi hai inserito l'incidente in maniera perfetta a stravolgere la vita tranquilla in cui molte persone (anch'io ultimamente purtroppo) possono riconoscersi senza difficoltà.
Come sempre quando scrivi lo fai in maniera impeccabile e anche stavolta non ti smentisci tanto che alla fine perfino una frase che in molti racconti sarebbe passata inosservata qui mi ha colpito negativamente anche se non so dirti perché.
E' questa:
Successe proprio quella prima volta.
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paluca66- Cavaliere Jedi
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Re: Lo sport fa bene
Twist and go… Lo sai che per una buona metà ho creduto che tu stessi scrivendo un’autobiografia 
poi mi dici che ti chiami Aldo e che addirittura ti sei ritrovato disabile per aver praticato sport!
Scrittura impeccabile e uno stile ironico che sempre più dimostra di essere la tua cifra.
Mi sono divertita a leggerti. Cosa chiedere di più?


Scrittura impeccabile e uno stile ironico che sempre più dimostra di essere la tua cifra.
Mi sono divertita a leggerti. Cosa chiedere di più?
Petunia- Moderatore
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Re: Lo sport fa bene
Scusatemi, amiche Penne, vado un po’ contro corrente.
Prima però una premessa: mi piace come è scritto il racconto, senza forzature, tranquillamente e con leggerezza ci porta dentro alla consapevolezza che prendersi cura di sé stessi con dieta e attività fisica sia, prima o poi, dovuto. E che fatica! (esperienza in corso, non di corsa perché morirei prima dal ridere e poi dalla fatica).
Quello per cui vado un po’ contro è la parte finale buonista di Aldo, forse perché caratterialmente mi vedrei puntare il dito contro tutti quelli che mi avevano spinto in quella direzione: che possa accettare il tutto con questa flemma non mi convince. Insomma, un po’ di rabbia ce la vedrei: vedersi su una sedia a rotelle, anche se per una propria disattenzione, all’età in cui potrebbe starsene in pace, godersi l’ancora godibile, mi pare una forzatura. Certo poteva rifiutarsi, fare un altro tipo di attività, da recriminare forse c'è poco... ma rimango sempre dell'idea che un po' di recriminazione non sarebbe inopportuna.
Ma, ripeto, è una mia opinione, quindi opinabile.
Prima però una premessa: mi piace come è scritto il racconto, senza forzature, tranquillamente e con leggerezza ci porta dentro alla consapevolezza che prendersi cura di sé stessi con dieta e attività fisica sia, prima o poi, dovuto. E che fatica! (esperienza in corso, non di corsa perché morirei prima dal ridere e poi dalla fatica).
Quello per cui vado un po’ contro è la parte finale buonista di Aldo, forse perché caratterialmente mi vedrei puntare il dito contro tutti quelli che mi avevano spinto in quella direzione: che possa accettare il tutto con questa flemma non mi convince. Insomma, un po’ di rabbia ce la vedrei: vedersi su una sedia a rotelle, anche se per una propria disattenzione, all’età in cui potrebbe starsene in pace, godersi l’ancora godibile, mi pare una forzatura. Certo poteva rifiutarsi, fare un altro tipo di attività, da recriminare forse c'è poco... ma rimango sempre dell'idea che un po' di recriminazione non sarebbe inopportuna.
Ma, ripeto, è una mia opinione, quindi opinabile.
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Re: Lo sport fa bene
Voglio iniziare il mio commento con un aneddoto. Quando ho letto il tema di questa Folgore sono rimasto stupito perché io e lo sport siamo due rette parallele. Non sono appassionato di nessuno sport e non ne pratico quindi per me inserirlo nel testo è stato ostico.
Tutto sto preambolo per dire che io Aldo lo capisco, mi sono sentito subito vicino e questo mi ha aiuto nella lettura, poi lo stile leggere e l’ironia ,mai forzata, mi hanno conquistato.
Grazie e complimenti.
Tutto sto preambolo per dire che io Aldo lo capisco, mi sono sentito subito vicino e questo mi ha aiuto nella lettura, poi lo stile leggere e l’ironia ,mai forzata, mi hanno conquistato.
Grazie e complimenti.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Lo sport fa bene
Scrittura perfetta, asciutta e pulita per cui la lettura risulta scorrevole. E proprio per questo sono d'accordo con quanto già segnalato da @paluca66 circa questa frase:
"Successe proprio quella prima volta."
"Successe proprio quella prima volta."
Così stona in mezzo alla perfezione. Meglio:
"Accadde proprio quella prima volta."
Interessante punto di vista circa il tema del contest. Non quello di una persona diversamente abile che pratica sport, ma di una persona che a causa dello sport è diventata diversamente abile. Io credo che questo racconto sia il più vicino di tutti allo strato nascosto della maggioranza delle persone che hanno, purtroppo per loro, una disabilità. Voglio dire: se pensiamo a grandi personaggi dello sport, diversamente abili, siamo abituati a vederli come eroi, come grandi uomini o donne, come esempi da seguire. Ma tutti gli altri non ce li caghiamo, in buona fede ovviamente, ma è così.
Non vedo in Aldo una sorta di rancore verso Lorenzo, però concordo parzialmente con @Susanna circa i dubbi che ha posto in merito. Nel senso: veramente Aldo vede (ancora) Lorenzo come amico fraterno nonostante sia stato lui la causa indiretta dell'incidente occorsogli?
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Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Re: Lo sport fa bene
Davvero ben riuscito, capovolge il tema, o almeno il modus in cui ci si aspetta che venga trattato, e lo fa con tatto e ironia. Ottimo lavoro, scorrevole e ben scritto. Certo, è più il racconto di un aneddoto, meglio, tutto il testo è al servizio dell'aneddoto finale, ma la cosa, nonostante tutto, non mi ha disturbato.
Per quanto riguarda Aldo io sono del partito: mi ci riconosco e, anche se per fortuna manca la prova, sono sicuro che reagirei come lui. O almeno, se un po' di rabbia ci fosse, svanirebbe presto. Magari questa chiacchierata con Lorenzo avviene due, tre anni dopo l'incidente, che cosa ci sarebbe di strano a parlarne così?
Per quanto riguarda Aldo io sono del partito: mi ci riconosco e, anche se per fortuna manca la prova, sono sicuro che reagirei come lui. O almeno, se un po' di rabbia ci fosse, svanirebbe presto. Magari questa chiacchierata con Lorenzo avviene due, tre anni dopo l'incidente, che cosa ci sarebbe di strano a parlarne così?
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Lo sport fa bene
Ciao Danilo.
Io Aldo lo capisco. Diciamo che oggi mi comporterei diversamente da lui, ma una volta di sicuro un Lorenzo l'avrei seguito. A proposito: non è che Lorenzo è il nostro amico Tommybe in incognito?
Secondo me il racconto l'hai preso un po' troppo alla lontana: si parte dal quadro svedese e dal sette in educazione fisica e si salta quasi direttamente ai cinquant'anni del protagonista. In mezzo, è vero, c'è la parentesi dello sci; secondo me resta sospesa nello spazio e nel tempo e forse è troppo raccontata per restare impressa.
Il racconto decolla nella seconda parte. Lo scambio di battute aggiunge la teatralità necessaria per terminare la lettura con una buona impressione. Il racconto inoltre interpreta lo sport dal punto di vista di attività non agonistica, fisicità per il piacere personale, che è una dimensione più vicina alla realtà della maggior parte delle persone, un modo per coinvolgere maggiormente nella lettura.
Grazie e alla prossima.
Io Aldo lo capisco. Diciamo che oggi mi comporterei diversamente da lui, ma una volta di sicuro un Lorenzo l'avrei seguito. A proposito: non è che Lorenzo è il nostro amico Tommybe in incognito?
Secondo me il racconto l'hai preso un po' troppo alla lontana: si parte dal quadro svedese e dal sette in educazione fisica e si salta quasi direttamente ai cinquant'anni del protagonista. In mezzo, è vero, c'è la parentesi dello sci; secondo me resta sospesa nello spazio e nel tempo e forse è troppo raccontata per restare impressa.
Il racconto decolla nella seconda parte. Lo scambio di battute aggiunge la teatralità necessaria per terminare la lettura con una buona impressione. Il racconto inoltre interpreta lo sport dal punto di vista di attività non agonistica, fisicità per il piacere personale, che è una dimensione più vicina alla realtà della maggior parte delle persone, un modo per coinvolgere maggiormente nella lettura.
Grazie e alla prossima.
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Re: Lo sport fa bene
Mi piace come hai scelto di trattare il tema, invertendo un po' la situazione e portando in primo piano lo sport più che la disabilità. Secondo me ti è riuscito bene, soprattutto per il finale, che arriva vero e spontaneo.
La scrittura è buona e secondo me sei riuscito a esprimere esattamente quello che volevi, quindi ti faccio i miei complimenti!
La scrittura è buona e secondo me sei riuscito a esprimere esattamente quello che volevi, quindi ti faccio i miei complimenti!

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Lo sport fa bene
Questo racconto è stato uno dei pochi, forse l'unico, di questa folgore a strapparmi un sorriso. Diciamo che, visto il tema, sono usciti alcuni racconti crudi, arrabbiati, e altri più positivi, che ci mostrano il riscatto sociale attraverso lo sport. Tu invece ci hai mostrato un personaggio quasi "fantozziano". "Fai un po' di moto che ti fa bene". E sbam, la prima volta che esci per allenarti un camion ti investe. Riuscire a ironizzare su una condizione del genere non era facile ma tu ce l'hai fatta e questo non è da tutti. Una buona prova, complimenti.
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"Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire?
Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
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Re: Lo sport fa bene
Ciao Danilo
Racconto pulito, scrittura ineccepibile.
Sei riuscito, in veramente poche battute, a delineare due amici, Aldo e Lorenzo, con caratteri e interessi così diversi e, forse, adesso più uniti dalla disgrazia.
Il tono ironico e la battuta finale alleggeriscono il racconto e viene davvero da chiedersi...
Se invece che capitare a un pigrone cronico come me, fosse accaduto a lui, il dramma sarebbe stato centuplicato.
Da questa battuta scaturisce l'altruismo di Aldo, che sembra quasi ringraziare il cielo per come siano andate le cose.
Bella prova, complimenti.
Racconto pulito, scrittura ineccepibile.
Sei riuscito, in veramente poche battute, a delineare due amici, Aldo e Lorenzo, con caratteri e interessi così diversi e, forse, adesso più uniti dalla disgrazia.
Il tono ironico e la battuta finale alleggeriscono il racconto e viene davvero da chiedersi...
Se invece che capitare a un pigrone cronico come me, fosse accaduto a lui, il dramma sarebbe stato centuplicato.
Da questa battuta scaturisce l'altruismo di Aldo, che sembra quasi ringraziare il cielo per come siano andate le cose.
Bella prova, complimenti.
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Re: Lo sport fa bene
Io mi sento molto Aldo (che essendo anagramma di parte del mio cognome lo utilizzo spesso come alter-ego) e ho un carissimo amico che è molto Lorenzo. Quindi l'immedesimazione è automatica. Sempre detto che lo sport poi così tanto bene non faccia. :-D
Scherzi a parti, sei riuscito a toccare un tema delicato con leggerezza e ironia. Non sempice.
Un ottimo lavoro.
Complimenti.
Grazie.
Scherzi a parti, sei riuscito a toccare un tema delicato con leggerezza e ironia. Non sempice.
Un ottimo lavoro.
Complimenti.
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CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Lo sport fa bene
Ciao Danilo,
tutto mi sarei aspettata tranne che sorridere dato il tema della folgore!
E invece lo scambio di battute finali è davvero un bel colpo, allenta la tensione e ci fa capire molto di Aldo e Lorenzo.
La scrittura in prima persona è ben gestita e non cadi mai nel tranello dell'info dump, anzi, tutto il passato ha ritmi ben scanditi, fatti e antefatti ben riconoscibili.
In questa Folgore si alternano protagonisti arrabbiati ad altri più meditativi: complice l'età credo che tu abbia proposto un personaggio molto verosimile e credibile nella sua apparente flemma.
Un buon lavoro!
tutto mi sarei aspettata tranne che sorridere dato il tema della folgore!
E invece lo scambio di battute finali è davvero un bel colpo, allenta la tensione e ci fa capire molto di Aldo e Lorenzo.
La scrittura in prima persona è ben gestita e non cadi mai nel tranello dell'info dump, anzi, tutto il passato ha ritmi ben scanditi, fatti e antefatti ben riconoscibili.
In questa Folgore si alternano protagonisti arrabbiati ad altri più meditativi: complice l'età credo che tu abbia proposto un personaggio molto verosimile e credibile nella sua apparente flemma.
Un buon lavoro!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Lo sport fa bene
Non ho commentato i racconti, ma a bocce ferme ho voglia di dire che mi sento un miserabile meschino per non averlo fatto e che il tuo racconto mi ha strappato il cuore. Asciugo gli occhiali, e ti abbraccio.
Ospite- Ospite
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