Seppi di te nell'inverno che m'avvolse
e nella neve lasciai giovinezze mai possedute.
Divenni poesia
per esistere,
per cercare la vita.
Negli occhi d'un verso
seppi di te.
Dai racconti dei morti,
dalle fronde brunite dal tramonto
seppi senza conoscere,
morendo io stesso nelle storie.
Eppure io…
Sono ancora sabbia,
sono bianco stralcio di stoffa.
Nel vento di primavera
sono verbo d'ogni frase
e sono inverno
cupo,
rigido
che in questa poesia
gronda sangue dalle mani.
E gelide coltri coprono l'anima.
E ogni cosa nasce e muore
per vivere in eterno.
Vorrei guardare con occhi non miei
Mentre nel tempo mi perdo
inseguendo aurore scomparse.
«E amo come non mai
Amo ogni lembo di ferita
Ogni attimo di follia
Ogni sguardo che possedevo
Quando amai
Chi nome non ha»