Roncofreddo, 28 aprile
Francesca, aiutami, sono disperata!
Il mese scorso mi è saltato il ciclo ma non ci ho fatto molto caso; da qualche giorno, però, mi sono accorta di avere delle nausee e ieri mentre ero in classe sono dovuta correre in bagno e ho vomitato anche l’anima.
Credo proprio di essere incinta, Francesca.
E adesso cosa faccio? Ho solo te, Francesca, la mia cuginetta amata.
Non posso confidarmi con nessuno qui, se lo dicessi alle mie amiche ho paura che potrebbero lasciarselo scappare, nessuno qui al paese deve sapere, altrimenti sono certa che la mamma ne verrebbe a conoscenza in pochissimo tempo e allora… non voglio nemmeno pensarci.
Ho paura, Francesca, tantissima paura, cosa faccio adesso? E anche vergogna…
Vorrei solo piangere, in continuazione, vorrei urlare, vorrei che tutto questo non fosse vero.
So che sai chi è stato, il tuo amico Vincenzo, durante quei giorni a marzo sull’Isola delle Rose.
Mi sono fidata di lui, sembrava così sicuro, così tranquillo, mi ripeteva in continuazione di non preoccuparmi, che sapeva come fare che non sarebbe successo nulla; era così dolce, così rassicurante e poi, lo sai, la prima volta, mi sembrava di vivere una favola, era così tutto straordinario, Vincenzo così bello e sicuro, l’atmosfera di festa che si respirava sull’Isola, l’eccitazione di tutti per quello che stava accadendo.
E ora cosa faccio? Francesca ho solo te in questo momento, aiutami!
Cosa faccio io, ora?
Tua, Gabriella.
Rimini, 4 maggio
Gabriella, tesoro, che sorpresa la tua lettera!
Mi sono messa a risponderti subito, appena finito di leggere, ma adesso mi accorgo di non sapere cosa scriverti, di non trovare le parole adatte… vorrei soltanto essere lì con te, abbracciarti stretta stretta, darti quel coraggio che ora ti manca e cercare insieme a te la soluzione per uscire da questo momento.
Voglio dirti di stare tranquilla e che io ci sono, per qualunque cosa puoi contare su di me.
Hai ragione per quanto riguarda la zia, non dirle nulla per ora, chissà come reagirebbe!
Purtroppo non conosco così bene Vincenzo, ma cercherò di parlargli quanto prima possibile, insieme troveremo sicuramente una soluzione.
A proposito dell’Isola delle Rose, l’altro giorno Giorgio ha ufficialmente proclamato l’indipendenza, ora è uno stato libero e presto tutti dovranno riconoscerla ufficialmente.
Potrebbe essere il tuo, vostro, nostro rifugio, pensa che bello sarebbe crescere qui il bimbo, sicuramente mi chiamerebbe “zia”, potrebbe passare alla storia come il primo cittadino nato all’Isola delle Rose.
Resisti Gabriella, scrivimi appena possibile, tienimi aggiornata e, mi raccomando, sorriso sulle labbra e gioia nel cuore… nonostante tutto.
Ti abbraccio, Francesca
Roncofreddo, 5 maggio
Egr. Sig. C.,
le scrivo sconvolta da quello che mia figlia mi ha appena comunicato!
Suo figlio Vincenzo ha messo incinta la mia bambina, inutile usare giri di parole.
Francesca non fa che piangere, è spaventata, preoccupata, si trova di fronte a qualcosa di molto più grande di lei, naturalmente.
Non voglio addossare colpe ma certamente suo figlio ha delle grosse responsabilità di cui mi auguro si faccia carico.
So che lei sta per diventare direttore della filiale della Banca A. in cui lavora da anni per cui ritengo che abbia le risorse per far fronte a questo assai spiacevole evento.
Cerchi di capirmi, non vorrei corresse a conclusioni affrettate… non sto assolutamente cercando di ricattarla, lungi da me un simile pensiero; ma di fronte al dramma che la mia bambina sta vivendo ritengo che ognuno debba farsi carico dei propri doveri e sono certa che lei non vorrà tirarsi indietro.
Non voglio dilungarmi oltre, la rabbia e il dolore che provo in questo momento sono troppo profondi per dilungarmi oltre.
Mi prendo qualche giorno con la mia bambina per riavermi e cercare di capire cosa tutto questo comporterà per il futuro dei “nostri” figli” e contemporaneamente dare a lei il tempo necessario a riflettere su quanto le ho scritto: tra qualche giorno sarà mia premura ricontattarla per decidere come e cosa fare.
Un’ultima cosa, molto importante: non mi scriva al mio indirizzo qui in paese, non vorrei proprio che la lettera cadesse in mani sbagliate - lei mi capisce – e cominciassero a girare delle male voci…
Le lascio un biglietto con il riferimento a una casella Postale di Rimini, se lo ritiene necessario può rispondermi lì.
Paola G.
Isola delle Rose, 7 maggio
Caro papà,
io non ce la faccio più, mi sembra di impazzire!
Ti scrivo dall’Isola delle Rose dove mi sono rifugiato per sfuggire al tuo sguardo, altrimenti non avrei mai avuto il coraggio di dirti quello che stai per leggere.
Ho fatto una bestiata, una cosa grave, ma grossa grossa…
Mi sono fatto fare su da Francesca come un bambino, non so cosa mi sia successo, il fatto è che mi ha stregato con la sua bellezza, mi sono trovato in balia totale, sottomesso alla sua volontà.
So che non ti è mai piaciuta e forse avevi ragione tu a mettermi in guardia.
Ora guardo nell’abisso di ciò che ho combinato e ho paura e mi vergogno tantissimo.
Hai ricevuto o, spero, ancora no (ma riceverai presto) una lettera da una Signora di Roncofreddo: è un falso! E’ stata scritta da Francesca e, quel che è peggio, è che io ero d’accordo, sono stato d’accordo su tutto fin dall’inizio.
Ma adesso basta, io non ce la faccio più a reggere questo gioco.
Papà sono confuso, da due notti non riesco a dormire, perché il problema è che, se è vero che la lettera è falsa, il suo contenuto è tristemente vero.
Ho circuito quella ragazza, Gabriella, d’accordo con Francesca e l’ho messa incinta, lo scorso mese di marzo quando ci siamo trovati tutti qui su questa maledetta isola, questa finzione di una realtà inesistente (pensa che nei giorni scorsi si sono perfino dichiarati indipendenti!), tutti insieme per dieci lunghi giorni a festeggiare… a festeggiare cosa, poi?
L’idea era quella di ricattarti, sapevamo che sei prossimo alla nomina di direttore della tua filiale e immaginavamo che avresti avuto facile accesso alle casseforti… abbiamo immaginato che pur di mettere tutto a tacere, per evitare lo scandalo del figlio sregolato, avresti pagato una grossa cifra.
Papà, credimi, non so perché mi sono fatto trascinare dentro questa idiozia, ma sono pentito, non faccio che pensare a quella povera ragazza, le ho rovinato la vita e poi quel bimbo che ho impiantato dentro al suo corpo, quello sarebbe mio figlio… Oddio papà, cosa ho combinato!!!
Papà, potrai mai perdonarmi? Riuscirò ancora a guardarti negli occhi senza vergognarmi? Se Francesca sapesse che ti sto scrivendo…
Papà io sono qua, ti aspetto, ti prego non chiudere la porta in faccia a questo tuo figlio sconsiderato ma che ora ha solo tanta paura.
Vincenzo
Rimini, 9 maggio
Gent.ma Sig.ra G.
non so se considerare la sua lettera come uno scherzo infantile o come lo scritto di una persona adulta sciocca e presuntuosa; o, forse, con ogni probabilità, semplicemente una mitomane.
Dunque, se ho ben capito, io dovrei credere, sulla base di una paginetta scritta da una mano poco più che adolescenziale, che mio figlio abbia messo incinta sua figlia la quale, povera cucciola, è spaventata e continua a piangere in quanto proprio non se lo aspettava…
Non ho potuto parlare con mio figlio in quanto da qualche giorno è a fare lo scemo con i suoi amici sulla fantomatica Isola delle Rose ma domani non esiterò a raggiungerlo e a chiedergli spiegazioni.
Nel frattempo lei mi chiede di non risponderle al suo indirizzo per evitare che il paese parli?
Ma si rende conto di cosa scrive?
Inserisce nella lettera informazioni riservatissime sul mio lavoro che non so come abbia avuto e, velatamente, tra le righe, accenna ad aggiustamenti economici.
Ma lei immagina che con questa lettera io potrei farle passare dei guai seri?
Io non ho nemmeno idea se i nostri figli si conoscano o meno, non so se sua figlia abbia l’abitudine di andare a letto con il primo che passa, ma francamente mi sembra che la sua sicurezza sia quanto meno azzardata.
Non ho intenzione di dilungarmi oltre in queste righe, è talmente assurda, lo ripeto ancora una volta, la sua lettera che non meriterebbe nemmeno questa risposta ma siccome siamo persone “civili” io e mia moglie siamo disposti a incontrarla (se lo vorrà, anche se non penso che sia questa la sua “vera” intenzione) dove vorrà in uno dei prossimi giorni.
Claudio C.
Dal Corriere della Sera del 13 maggio 1968
TRAGEDIA IN UNA SCUOLA DI CESENA
(…) quando una bidella, non vedendo ricomparire la studentessa Gabriella L. che si era recata in bagno, entrava a controllare se fosse tutto a posto e trovava la finestra che affaccia sul cortile spalancata.
Affacciatasi scorgeva il corpo della studentessa esanime tre piani più sotto (…)
(…) accanto al lavandino una busta chiusa contenente una lettera straziante della ragazza (…)
Ho deciso di andarmene, non posso rimanere oltre qui.
E porto con me il mio piccolo innocente essere umano che non merita di venire in questo mondo pieno di indifferenza e crudeltà.
Me ne vado perché mi avete usata, tradita, umiliata e poi gettata via.
Me ne vado portando con me la crudeltà di mia cugina Francesca, la persona che più amavo e di cui più mi fidavo.
Me ne vado portando con me la sciocca inutilità di Vincenzo dal quale ho creduto di imparare la parola amore e che è soltanto una povera marionetta.
Ma soprattutto me ne vado portando con me gli occhi freddi e privi d’amore con cui, mamma, mi hai chiuso il tuo cuore; senza nemmeno provare a capire come mi stavo sentendo mentre urlavi le tue accuse, i tuoi crudeli insulti, incapace di vedere il mio cuore che esplodeva di vergogna e di tristezza.
Me ne vado da questo bagno dove solo pochi giorni fa, mentre vomitavo, improvvisamente ho capito che la mia vita non sarebbe stata più la stessa, i miei sogni non sarebbero stati più gli stessi; dove pensavo, però, che le persone che amavo e di cui mi fidavo mi avrebbero aiutato a sconfiggere la paura del futuro.
Spero solo che sentirete tutti terribilmente la mia mancanza…
G.