Come un'anguilla
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Come un'anguilla
Non è certo come nei resort di Sharm, dove ti fanno trovare l’asciugamano piegato a forma di cigno sul letto e i fiori sul comodino; al di là dell’ostentazione del lusso, questa stanza è anonima e l’aria condizionata funziona male. Non riesco a dormire, sudato come sono e inquieto, in preda all’agitazione che mi dà attenderti. Mi ci vorrebbe una doccia.
Lo so che è inutile: dopo cinque minuti, mi ritrovo appiccicaticcio come prima.
Non volevo venire in questa città, ma tu hai voluto così. Il solito telegramma che non ammette repliche: 11 luglio ad Alessandria d’Egitto stop Organizza mostra di pittura hotel Cecil stop. Come sempre, non indichi l’ora, sei imprecisa di proposito, per farti aspettare un giorno intero, minuto dopo minuto.
Che disdetta! C’è un pizzico di sadismo nella scelta della data.
L’11 luglio è domani e a Madrid c’è la finale dei mondiali di calcio. E io che già mi vedevo al Santiago Bernabéu, ad assistere alla partita Italia Germania, invece sono qui.
Tu certo lo sapevi e a bella posta hai voluto impormi questo sacrificio, una sorta di pegno da pagare in cambio della gioia di vederti.
Andarci insieme, neanche a pensarci, figuriamoci se t’importa del calcio, men che meno dei miei interessi e della mia passione sportiva. Sei sempre a tu a decidere dove, come e quando incontrarci.
Così ancora in Egitto, questa volta hai scelto Alessandria. Ma perché proprio qui? In questa città perseguitata dal suo passato come una bella donna, ormai invecchiata, rifatta dal bisturi di chirurghi famosi.
Appena arrivato, mi ha accolto il vento, l’aria salmastra che si incolla sulla pelle e i rumori. Lo sferragliare dei tram, il cigolio dei mozzi delle carrozze, il mormorio incessante della folla in piazza Mohammed Alì, che sale come l’afa in un crescendo insopportabile. Inutile chiederti perché Alessandria; la regola è non fare domande.
Domani ci sarà l’inaugurazione; le tele sono già disposte nella hall, il rinfresco previsto in giardino. Devo solo sistemare i depliant.
Venderò? Almeno per pagarmi le spese, ma m’importa poco. Non per questo sono venuto.
Fisso il soffitto e ti vedo.
È una scena che mi porto dentro. L’ho dipinta tante volte, forse perché ci sono momenti capaci di sintetizzare una storia intera, sì, insomma darle senso.
In questa scena ci sei tu sul bordo piscina che ti asciughi i capelli, tieni le braccia alzate, scuoti la testa, i capelli ondeggiano a destra, a sinistra, poi li avvolgi nell’asciugamano. Pochi passi verso la sdraio e ti stendi al sole.
Tu non ti sei accorta di me e io penso che, senza saperlo, sono venuto per incontrarti e già sento che non cercherò altri che te, dovessi campare cent’anni.
E così è stato e, lo so, continuerò a cercarti e nell’attesa non faccio che ripetermi le scene dei nostri incontri per ridare significato a quello che è stato, per scoprire qualcosa di te che mi è sfuggito; qualcosa che non mi hai detto ma hai lasciato intuire o che hai detto e non volevi dire.
Lo so che sei già qui. Ieri sera ho chiesto di te al receptionist, mi ha consigliato di lasciarti un messaggio. Ho scritto: se la vuoi rivedere, la nostra storia è nella hall. Ci sono i quadri, i tuoi ritratti. Se vuoi sorprendermi stanotte, la mia stanza è la 136.
Aspetto, ma niente. È nel tuo stile, sei maestra nel farti desiderare coi tuoi misteri e i tuoi trucchi. L’attesa gonfia il mio desiderio di sentire la tua pelle sotto le mie dita e tu non ci sei ancora ed è notte alta e sono sveglio. Tu aleggi su di me, fisso il soffitto e ti vedo. Quando smetterò, come uno squilibrato, di parlare con te che non ci sei?
Vorrei finirla con questo gioco di appuntamenti imprecisi in luoghi incongrui; mi sarebbe piaciuto incontrarci nello stesso resort dove ci siamo visti la prima volta.
Lo so, ti piace cambiare location al nostro amore. Che azzardo! Sto pensando la parola proibita. Mi hai imposto le tue regole: vietato parlare d’amore, vietato fare domande, mai chiedere più di quello che vuoi darmi. Sei più sfuggente di un’anguilla; in certi momenti mi sento così furioso che, come fossi uno chef, avrei voglia di farti a pezzi e di stare a guardarli mentre si accartocciano sulla brace. Intanto però ci sto io sui carboni ardenti.
All’inizio mi piaceva stare al gioco, ora non lo so; mi sento un burattino di cui manovri i fili. Invece vorrei essere io a manovrare te.
Ormai stanotte non vieni, è chiaro, aspetto domani, l’inaugurazione è alle diciotto. Ti vedrò arrivare nella hall o ti troverò seduta in giardino, durante il rinfresco?
I miei occhi gireranno dappertutto cercandoti. Cercherò la tua schiena nuda dentro il vestito viola che portavi a Sharm o indosserai quello nero che avevi a Il Cairo e non ti lasciava un centimetro di pelle scoperto? Sarai sola o vedrò finalmente il mio rivale e sarà il tuo modo di rispondere ai miei inespressi perché? O lo condurrai con te a vedere i miei quadri e sarà il modo di svelare a lui il tuo tradimento, con quel tuo fare ambiguo, misterioso, mai inelegante?
E io che farò? Fingerò di non conoscerti, sceglierò il tavolo vicino al tuo e lascerò che sia tu a parlare per prima. Anche tu fingerai e mi chiederai se conosco l’artista che espone e io dirò che lo conosco, che doveva venire, ma all’ultimo momento ha preferito andare a Madrid per vedere la finale del campionato di calcio.
Lo sostituisco io che conosco la storia dei suoi ritratti.
E tu chiederai se era bella, la storia, e io dirò che lo era come può esserlo un’ ossessione, un pensiero unico che oscura la realtà, per vivere dentro un sogno impossibile, bellissimo sì, ma pur sempre un’illusione. Forse non può bastare per tutta una vita.
Tacerò alcuni istanti per vederti perplessa.
Il mio amico però vuole viverla quell’illusione – continuerò a dire – assaporarla nelle attese, nella passione bruciante e insoddisfatta alla ricerca del suo oggetto d’amore, finché non la ritrova, la donna, ogni volta dove e come decide lei, a volte dopo tanti giorni dall’ultimo incontro.
E tu vorrai sapere qual è il dipinto di quell’incontro e io fingerò di consultare il depliant del catalogo e dirò che no, non c’è tra quelli esposti, ma forse immagino come potrebbe essere, perché anch’io dipingo.
Il soggetto sarebbe sempre lo stesso, la bella donna seduta a un tavolo a centellinare un aperitivo così, come noi qui, in mezzo ai colori di questo giardino. Il tavolo, il giardino, la donna sarebbero in primo piano, mentre sullo sfondo apparirebbe un uomo di spalle che si allontana.
Fingerai di meravigliarti. Ti vedo già, col sopracciglio alzato, domandarmi cosa raffiguri l’uomo ritratto lungo le vie di fuga della prospettiva e immagino di rispondere che potrebbe rappresentare quello che succede dopo.
Anzi ti dirò che succede: che i due sorseggiano l’aperitivo, parlano un po’ di quadri e di storie, assaggiano qualche oliva e qualche snack e di colpo accade che il mio amico non ha più voglia di vederla, quella donna tanto attesa, tanto cercata, tanto desiderata. Non ha più voglia di parlarle, non ha più niente da dirle. Di colpo l’ossessione è finita, finito tutto: il desiderio, l’ansia, l’attesa. Si alza e se ne va.
Sì, farò così e me ne andrò, lasciandoti stranita, inguainata nell’abito di gocce d’argento come la Justine di Durrel che vuoi interpretare, riuscendovi benissimo, anche se non mi stupisci più.
Ti lascerò, seduta al tavolo a guardare le mie spalle che si allontanano, i miei passi decisi verso l’ingresso della hall, mentre affiorerà la brezza leggera che viene dal mare. Non sarai sola in questa città antica e moderna che, come te, di autentico non ha più niente e dove tutto suona falso.
Tornerò in camera, farò una doccia e, senza più pensarti, mi metterò davanti al televisore, a godermi la partita Italia Germania.
Lo so che è inutile: dopo cinque minuti, mi ritrovo appiccicaticcio come prima.
Non volevo venire in questa città, ma tu hai voluto così. Il solito telegramma che non ammette repliche: 11 luglio ad Alessandria d’Egitto stop Organizza mostra di pittura hotel Cecil stop. Come sempre, non indichi l’ora, sei imprecisa di proposito, per farti aspettare un giorno intero, minuto dopo minuto.
Che disdetta! C’è un pizzico di sadismo nella scelta della data.
L’11 luglio è domani e a Madrid c’è la finale dei mondiali di calcio. E io che già mi vedevo al Santiago Bernabéu, ad assistere alla partita Italia Germania, invece sono qui.
Tu certo lo sapevi e a bella posta hai voluto impormi questo sacrificio, una sorta di pegno da pagare in cambio della gioia di vederti.
Andarci insieme, neanche a pensarci, figuriamoci se t’importa del calcio, men che meno dei miei interessi e della mia passione sportiva. Sei sempre a tu a decidere dove, come e quando incontrarci.
Così ancora in Egitto, questa volta hai scelto Alessandria. Ma perché proprio qui? In questa città perseguitata dal suo passato come una bella donna, ormai invecchiata, rifatta dal bisturi di chirurghi famosi.
Appena arrivato, mi ha accolto il vento, l’aria salmastra che si incolla sulla pelle e i rumori. Lo sferragliare dei tram, il cigolio dei mozzi delle carrozze, il mormorio incessante della folla in piazza Mohammed Alì, che sale come l’afa in un crescendo insopportabile. Inutile chiederti perché Alessandria; la regola è non fare domande.
Domani ci sarà l’inaugurazione; le tele sono già disposte nella hall, il rinfresco previsto in giardino. Devo solo sistemare i depliant.
Venderò? Almeno per pagarmi le spese, ma m’importa poco. Non per questo sono venuto.
Fisso il soffitto e ti vedo.
È una scena che mi porto dentro. L’ho dipinta tante volte, forse perché ci sono momenti capaci di sintetizzare una storia intera, sì, insomma darle senso.
In questa scena ci sei tu sul bordo piscina che ti asciughi i capelli, tieni le braccia alzate, scuoti la testa, i capelli ondeggiano a destra, a sinistra, poi li avvolgi nell’asciugamano. Pochi passi verso la sdraio e ti stendi al sole.
Tu non ti sei accorta di me e io penso che, senza saperlo, sono venuto per incontrarti e già sento che non cercherò altri che te, dovessi campare cent’anni.
E così è stato e, lo so, continuerò a cercarti e nell’attesa non faccio che ripetermi le scene dei nostri incontri per ridare significato a quello che è stato, per scoprire qualcosa di te che mi è sfuggito; qualcosa che non mi hai detto ma hai lasciato intuire o che hai detto e non volevi dire.
Lo so che sei già qui. Ieri sera ho chiesto di te al receptionist, mi ha consigliato di lasciarti un messaggio. Ho scritto: se la vuoi rivedere, la nostra storia è nella hall. Ci sono i quadri, i tuoi ritratti. Se vuoi sorprendermi stanotte, la mia stanza è la 136.
Aspetto, ma niente. È nel tuo stile, sei maestra nel farti desiderare coi tuoi misteri e i tuoi trucchi. L’attesa gonfia il mio desiderio di sentire la tua pelle sotto le mie dita e tu non ci sei ancora ed è notte alta e sono sveglio. Tu aleggi su di me, fisso il soffitto e ti vedo. Quando smetterò, come uno squilibrato, di parlare con te che non ci sei?
Vorrei finirla con questo gioco di appuntamenti imprecisi in luoghi incongrui; mi sarebbe piaciuto incontrarci nello stesso resort dove ci siamo visti la prima volta.
Lo so, ti piace cambiare location al nostro amore. Che azzardo! Sto pensando la parola proibita. Mi hai imposto le tue regole: vietato parlare d’amore, vietato fare domande, mai chiedere più di quello che vuoi darmi. Sei più sfuggente di un’anguilla; in certi momenti mi sento così furioso che, come fossi uno chef, avrei voglia di farti a pezzi e di stare a guardarli mentre si accartocciano sulla brace. Intanto però ci sto io sui carboni ardenti.
All’inizio mi piaceva stare al gioco, ora non lo so; mi sento un burattino di cui manovri i fili. Invece vorrei essere io a manovrare te.
Ormai stanotte non vieni, è chiaro, aspetto domani, l’inaugurazione è alle diciotto. Ti vedrò arrivare nella hall o ti troverò seduta in giardino, durante il rinfresco?
I miei occhi gireranno dappertutto cercandoti. Cercherò la tua schiena nuda dentro il vestito viola che portavi a Sharm o indosserai quello nero che avevi a Il Cairo e non ti lasciava un centimetro di pelle scoperto? Sarai sola o vedrò finalmente il mio rivale e sarà il tuo modo di rispondere ai miei inespressi perché? O lo condurrai con te a vedere i miei quadri e sarà il modo di svelare a lui il tuo tradimento, con quel tuo fare ambiguo, misterioso, mai inelegante?
E io che farò? Fingerò di non conoscerti, sceglierò il tavolo vicino al tuo e lascerò che sia tu a parlare per prima. Anche tu fingerai e mi chiederai se conosco l’artista che espone e io dirò che lo conosco, che doveva venire, ma all’ultimo momento ha preferito andare a Madrid per vedere la finale del campionato di calcio.
Lo sostituisco io che conosco la storia dei suoi ritratti.
E tu chiederai se era bella, la storia, e io dirò che lo era come può esserlo un’ ossessione, un pensiero unico che oscura la realtà, per vivere dentro un sogno impossibile, bellissimo sì, ma pur sempre un’illusione. Forse non può bastare per tutta una vita.
Tacerò alcuni istanti per vederti perplessa.
Il mio amico però vuole viverla quell’illusione – continuerò a dire – assaporarla nelle attese, nella passione bruciante e insoddisfatta alla ricerca del suo oggetto d’amore, finché non la ritrova, la donna, ogni volta dove e come decide lei, a volte dopo tanti giorni dall’ultimo incontro.
E tu vorrai sapere qual è il dipinto di quell’incontro e io fingerò di consultare il depliant del catalogo e dirò che no, non c’è tra quelli esposti, ma forse immagino come potrebbe essere, perché anch’io dipingo.
Il soggetto sarebbe sempre lo stesso, la bella donna seduta a un tavolo a centellinare un aperitivo così, come noi qui, in mezzo ai colori di questo giardino. Il tavolo, il giardino, la donna sarebbero in primo piano, mentre sullo sfondo apparirebbe un uomo di spalle che si allontana.
Fingerai di meravigliarti. Ti vedo già, col sopracciglio alzato, domandarmi cosa raffiguri l’uomo ritratto lungo le vie di fuga della prospettiva e immagino di rispondere che potrebbe rappresentare quello che succede dopo.
Anzi ti dirò che succede: che i due sorseggiano l’aperitivo, parlano un po’ di quadri e di storie, assaggiano qualche oliva e qualche snack e di colpo accade che il mio amico non ha più voglia di vederla, quella donna tanto attesa, tanto cercata, tanto desiderata. Non ha più voglia di parlarle, non ha più niente da dirle. Di colpo l’ossessione è finita, finito tutto: il desiderio, l’ansia, l’attesa. Si alza e se ne va.
Sì, farò così e me ne andrò, lasciandoti stranita, inguainata nell’abito di gocce d’argento come la Justine di Durrel che vuoi interpretare, riuscendovi benissimo, anche se non mi stupisci più.
Ti lascerò, seduta al tavolo a guardare le mie spalle che si allontanano, i miei passi decisi verso l’ingresso della hall, mentre affiorerà la brezza leggera che viene dal mare. Non sarai sola in questa città antica e moderna che, come te, di autentico non ha più niente e dove tutto suona falso.
Tornerò in camera, farò una doccia e, senza più pensarti, mi metterò davanti al televisore, a godermi la partita Italia Germania.
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Re: Come un'anguilla
David Hockney è l'artista più pagato al mondo, e sai che fa? Dipinge piscine. Soprattutto.
Tu me lo hai ricordato con il tuo bel racconto, autore. Con il tuo monologo sentimentale.
Che poi lo sforzo della ' commissione', con tutti quei paletti, era proprio di allontanare risvolti mielosi, amorevoli, affettivi.
Tu, con garbata abilità, sei riuscito a raccontare quello che ti stava a cuore, senza badare a nessuno, senza nascondere i tuoi sentimenti.
La parola proibita, 'amore', la provi a nascondere pure tu. Ma è sforzo per rinforzo.
Se non ti stupisci più, se guardi il Mondiale in tv, è solo per allontanarti il più possibile.
E lei c'è comunque, e la tua bravura è proprio quella.
Farla apparire sempre.
Fare apparire chi non c'è.
Tu me lo hai ricordato con il tuo bel racconto, autore. Con il tuo monologo sentimentale.
Che poi lo sforzo della ' commissione', con tutti quei paletti, era proprio di allontanare risvolti mielosi, amorevoli, affettivi.
Tu, con garbata abilità, sei riuscito a raccontare quello che ti stava a cuore, senza badare a nessuno, senza nascondere i tuoi sentimenti.
La parola proibita, 'amore', la provi a nascondere pure tu. Ma è sforzo per rinforzo.
Se non ti stupisci più, se guardi il Mondiale in tv, è solo per allontanarti il più possibile.
E lei c'è comunque, e la tua bravura è proprio quella.
Farla apparire sempre.
Fare apparire chi non c'è.
Ospite- Ospite
Re: Come un'anguilla
Innanzitutto i paletti.
Benissimo il personaggio, è lui! E benissimo anche il genere, questo è un vero monologo! Dove va un po' meno bene, a mio parere, è sull'ambientazione, Alessandria d'Egitto e l'estate del 1982 ci sono ma potrebbero benissimo essere sostituiti da un'altra città e un'altra data e nulla cambierebbe nell'economia del racconto. La camera da letto c'è e direi che tutta l'azione si svolge lì, visto che parliamo di un monologo.
molto bene sintassi e grammatica, attenzione che verso la fine ti sono sfuggiti un paio di spazi di troppo (siamo alla pignoleria).
Se posso permettermi, la cosa peggiore del racconto è il titolo: non mi è proprio piaciuto anche se posso inutire il riferimento all'ispirazione che in certi momenti sembra sfuggire.
Il racconto a mio parere è bellissimo e mi è piaciuto pensare che la protagonista della storia non sia una donna vera e propria identificata con un nome e cognome ma sia "La Donna" in senso generale, come musa ispiratrice di questo pittore: una volta è in un vestito viola che lascia nuda la schiena, un'altra volta potrebbe essere un'araba interamente nascosta in un abito nero, dal quale, magari, emergono solo due occhi misteriosi e affascinanti.
Chiudo il commento citando la frase, a mio parere, più bella del tuo racconto o, per lo meno, quella che mi ha più colpito:
Benissimo il personaggio, è lui! E benissimo anche il genere, questo è un vero monologo! Dove va un po' meno bene, a mio parere, è sull'ambientazione, Alessandria d'Egitto e l'estate del 1982 ci sono ma potrebbero benissimo essere sostituiti da un'altra città e un'altra data e nulla cambierebbe nell'economia del racconto. La camera da letto c'è e direi che tutta l'azione si svolge lì, visto che parliamo di un monologo.
molto bene sintassi e grammatica, attenzione che verso la fine ti sono sfuggiti un paio di spazi di troppo (siamo alla pignoleria).
Se posso permettermi, la cosa peggiore del racconto è il titolo: non mi è proprio piaciuto anche se posso inutire il riferimento all'ispirazione che in certi momenti sembra sfuggire.
Il racconto a mio parere è bellissimo e mi è piaciuto pensare che la protagonista della storia non sia una donna vera e propria identificata con un nome e cognome ma sia "La Donna" in senso generale, come musa ispiratrice di questo pittore: una volta è in un vestito viola che lascia nuda la schiena, un'altra volta potrebbe essere un'araba interamente nascosta in un abito nero, dal quale, magari, emergono solo due occhi misteriosi e affascinanti.
Chiudo il commento citando la frase, a mio parere, più bella del tuo racconto o, per lo meno, quella che mi ha più colpito:
Il mio amico però vuole viverla quell’illusione – continuerò a dire – assaporarla nelle attese, nella passione bruciante e insoddisfatta alla ricerca del suo oggetto d’amore, finché non la ritrova, la donna, ogni volta dove e come decide lei, a volte dopo tanti giorni dall’ultimo incontro.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Come un'anguilla
Un flusso di pensieri che rende il monologo interiore alla perfezione poi però tutto si ferma lì con qul soffrire per una donna che sembra irraggiungibile. Ci inserisci una spruzzatina di Alessandria d'Egitto e un'altra sulla partita dell'Italia e sei a posto. Mi è sembrato bello il monologo ma nulle le altre due opzioni, anzi tre: la camera d'albergo n.136 : Ah sì c'era anche il rinfresco in giardino. Una pennellata e basta (per stare in tema col tuo racconto).
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Come un'anguilla
L'inizio del racconto mi è davvero piaciuto, con quel senso malinconico e quasi opprimente che si fonde con le righe di descrizione della città di Alessandria: l'aria salmastra e umida, lo sferragliare dei tram, il vociare della folla in piazza.
Sino a quel punto mi avevi catturato alla grande, poi però piano piano la lettura si è fatta sempre più pesante. Basare quasi la totalità della narrazione sul flusso di autocommiserazione del tuo protagonista è una scelta rischiosa, perché c'è sempre la possibilità di annoiare e purtroppo in sincerità devo dire che questo è ciò che è successo con me.
Per quanto concerne la forma è molto buona e i paletti mi pare siano pienamente rispettati: personaggio, camera da letto e ambientazione egiziana.
In sostanza a mio avviso manca quel coinvolgimento indispensabile per conquistare il lettore.
A me il titolo invece è piaciuto, lo trovo perfetto per rappresentare quella donna ambigua e sfuggente.
Sino a quel punto mi avevi catturato alla grande, poi però piano piano la lettura si è fatta sempre più pesante. Basare quasi la totalità della narrazione sul flusso di autocommiserazione del tuo protagonista è una scelta rischiosa, perché c'è sempre la possibilità di annoiare e purtroppo in sincerità devo dire che questo è ciò che è successo con me.
Per quanto concerne la forma è molto buona e i paletti mi pare siano pienamente rispettati: personaggio, camera da letto e ambientazione egiziana.
In sostanza a mio avviso manca quel coinvolgimento indispensabile per conquistare il lettore.
A me il titolo invece è piaciuto, lo trovo perfetto per rappresentare quella donna ambigua e sfuggente.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Come un'anguilla
Il titolo mi ha incuriosito: ma che c’azzecca un’anguilla… alla fine c’azzeccava.
Il genere monologo per me è centrato: il protagonista si racconta, mette sul piatto i suoi errori, il non voler accettare che forse si era sbagliato su di lei, che accetta per amore il suo comportamento prevaricante ecc.
I pensieri fluiscono, collegati dai ricordi e da sensazioni ormai passate e stantie.
La prima lettura mi aveva lasciata perplessa: perché il protagonista, nell’immaginare l’incontro del giorno dopo, si finge amico “immaginario” di sè stesso per raccontare a quella donna quanto sia intensa la sua passione per lei, quanto lei abbia contato nella su vita, quanto sia stato ferito dal suo egoismo e da meschinità gratuite? Perché immagina una soluzione così arzigogolata anziché dirle chiaramente che la loro storia non ha più senso? Ma alla fine, immagina soltanto quell’ultimo incontro o avrà il coraggio di replicarlo nella realtà? Perché per porre fine a una storia ci vuole tanto coraggio, ma soprattutto bisogna sapere se si sarà in grado di affrontarla, la fine di una storia. E lui nutre dei dubbi?
Sono rimasta con le stesse perplessità.
Però giudico positivamente il lavoro, un monologo riuscito: il fatto che replichi costantemente la sua delusione, con non poca commiserazione di sé stesso, da un lato appesantisce un poco la lettura, ma se ripensiamo a noi stessi… quando qualcosa ci fa star male, non è forse sempre lì che ritorniamo? Quasi che replicando il discorso con altre parole, la soluzione appaia, o che il problema si esaurisca.
Questo passaggio mi è piaciuto parecchio, gioco nel doppio gioco: Sarai sola o vedrò finalmente il mio rivale e sarà il tuo modo di rispondere ai miei inespressi perché? O lo condurrai con te a vedere i miei quadri e sarà il modo di svelare a lui il tuo tradimento, con quel tuo fare ambiguo, misterioso, mai inelegante?
Detto questo, avrei sostituito alcuni ; con semplici virgole , o con dei : e le frasi avrebbero retto (es. Domani ci sarà l’inaugurazione: le tele sono già disposte nella hall, il rinfresco previsto in giardino. Devo solo sistemare i depliant.)
Il disegnatore c’è, camera e giardino sono presenze superficiali, elementi quasi di passaggio. Alessandria d’Egitto viene descritta sinteticamente con parole molto simili a quelle che avevo trovato curiosando qua e là, e potrebbe essere sostituita con qualsiasi altra città dal passato/presente culturalmente vivace, così come i mondiali passano un terz’ultimo piano, non sono portanti nel racconto.
Quindi buon racconto, ma paletti in parte debolucci.
Il genere monologo per me è centrato: il protagonista si racconta, mette sul piatto i suoi errori, il non voler accettare che forse si era sbagliato su di lei, che accetta per amore il suo comportamento prevaricante ecc.
I pensieri fluiscono, collegati dai ricordi e da sensazioni ormai passate e stantie.
La prima lettura mi aveva lasciata perplessa: perché il protagonista, nell’immaginare l’incontro del giorno dopo, si finge amico “immaginario” di sè stesso per raccontare a quella donna quanto sia intensa la sua passione per lei, quanto lei abbia contato nella su vita, quanto sia stato ferito dal suo egoismo e da meschinità gratuite? Perché immagina una soluzione così arzigogolata anziché dirle chiaramente che la loro storia non ha più senso? Ma alla fine, immagina soltanto quell’ultimo incontro o avrà il coraggio di replicarlo nella realtà? Perché per porre fine a una storia ci vuole tanto coraggio, ma soprattutto bisogna sapere se si sarà in grado di affrontarla, la fine di una storia. E lui nutre dei dubbi?
Sono rimasta con le stesse perplessità.
Però giudico positivamente il lavoro, un monologo riuscito: il fatto che replichi costantemente la sua delusione, con non poca commiserazione di sé stesso, da un lato appesantisce un poco la lettura, ma se ripensiamo a noi stessi… quando qualcosa ci fa star male, non è forse sempre lì che ritorniamo? Quasi che replicando il discorso con altre parole, la soluzione appaia, o che il problema si esaurisca.
Questo passaggio mi è piaciuto parecchio, gioco nel doppio gioco: Sarai sola o vedrò finalmente il mio rivale e sarà il tuo modo di rispondere ai miei inespressi perché? O lo condurrai con te a vedere i miei quadri e sarà il modo di svelare a lui il tuo tradimento, con quel tuo fare ambiguo, misterioso, mai inelegante?
Detto questo, avrei sostituito alcuni ; con semplici virgole , o con dei : e le frasi avrebbero retto (es. Domani ci sarà l’inaugurazione: le tele sono già disposte nella hall, il rinfresco previsto in giardino. Devo solo sistemare i depliant.)
Il disegnatore c’è, camera e giardino sono presenze superficiali, elementi quasi di passaggio. Alessandria d’Egitto viene descritta sinteticamente con parole molto simili a quelle che avevo trovato curiosando qua e là, e potrebbe essere sostituita con qualsiasi altra città dal passato/presente culturalmente vivace, così come i mondiali passano un terz’ultimo piano, non sono portanti nel racconto.
Quindi buon racconto, ma paletti in parte debolucci.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Come un'anguilla
Un monologo? Un flusso di coscienza? Sia come sia, è estremamente complicato, in questo genere di scrittura, riuscire a catturare a lungo l’attenzione del lettore, senza annoiare, soprattutto quando il soggetto è abbastanza debole. In fondo si tratta di uno strano amore piuttosto raro e improbabile. Nonostante questo la lettura, grazie a una scrittura molto accurata ed esperta, risulta veramente gradevole. L’attinenza ai requisiti della prova presenta alti e bassi: camera da letto, piuttosto marginale; personaggio: c’è pienamente; Alessandria d’Egitto è inserita un po’ a forza; bene per la data scelta; genere: indubbiamente monologo.
Per il titolo, anch’io come altri prima di me, ho qualche riserva.
Azzardo l’ipotesi che si tratti di una penna femminile e ti faccio comunque i complimenti, cara autrice
Per il titolo, anch’io come altri prima di me, ho qualche riserva.
Azzardo l’ipotesi che si tratti di una penna femminile e ti faccio comunque i complimenti, cara autrice
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Come un'anguilla
Genere e paletti rispettati. Un monologo scritto in maniera corretta.
Nonostante l’argomento, non riesce a catturarmi. Mi sembra molto “cerebrale”, sento tanta razionalità che frena la libertà dell’espressione, ad esempio in questo continuo soffermarsi sui particolari descrittivi ambientali oppure climatici. È come andare col freno a mano tirato.
È però, credo, una questione di gusti personali: a me non piacciono le descrizioni e non le uso mai.
Mi piace la frase finale, è liberatoria. Speriamo che veramente se la guardi, la partita!
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 55
Re: Come un'anguilla
C’ero che ne hai di fantasia! Un’Alessandria d’Egitto nel 1982. Proprio in QUELLA sera dell’11 luglio.
A me il tuo monologo è piaciuto. È scritto molto bene e mi hai fatto empatizzare con il protagonista.
La donna sfuggente e forse proprio per questo desiderabile ai suoi occhi, stavolta ha tirato troppo la corda. E sono proprio soddisfatta dal finale.
Hai reso molto bene questa storia un po’ malata tra i due e ho apprezzato i particolari e le descrizioni che hai inserito. Brav@. Una scelta originale.
A me il tuo monologo è piaciuto. È scritto molto bene e mi hai fatto empatizzare con il protagonista.
La donna sfuggente e forse proprio per questo desiderabile ai suoi occhi, stavolta ha tirato troppo la corda. E sono proprio soddisfatta dal finale.
Hai reso molto bene questa storia un po’ malata tra i due e ho apprezzato i particolari e le descrizioni che hai inserito. Brav@. Una scelta originale.
Petunia- Moderatore
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Re: Come un'anguilla
Anche in questo racconto, come in altri che ho letto, mi si scontrano nella testa due opposti indici di gradimento: il primo è quello per la vicenda, che riesci a tratteggiare molto bene, facendola "vedere" anche soltanto dalle parole della voce narrante.
Le descrizioni sono ottime, si capisce perfettamente lo stato d'animo del protagonista e la sua situazione è molto ben "disegnata".
Il secondo, invece, è lo stile: l'ho trovato un po' altalenante, nel senso che alterna una forma più diretta e fluente a una più ricercata e meno fruibile.
Quest'ultima è quella più penalizzante, perché sposta il fulcro del lettore dall'immedesimazione coi pensieri della voce narrante alla mano retrostante dell'autore.
Complessivamente è un buon racconto, questo non lo si può negare. Peccato appunto qualche forma troppo poco scorrevole che mi lascia non del tutto soddisfatto.
EDIT - il finale mi ha ricordato quello di un film che mi è piaciuto molto, Animali Notturni.
Consigliato, nel caso non lo abbiate mai visto.
Le descrizioni sono ottime, si capisce perfettamente lo stato d'animo del protagonista e la sua situazione è molto ben "disegnata".
Il secondo, invece, è lo stile: l'ho trovato un po' altalenante, nel senso che alterna una forma più diretta e fluente a una più ricercata e meno fruibile.
Quest'ultima è quella più penalizzante, perché sposta il fulcro del lettore dall'immedesimazione coi pensieri della voce narrante alla mano retrostante dell'autore.
Complessivamente è un buon racconto, questo non lo si può negare. Peccato appunto qualche forma troppo poco scorrevole che mi lascia non del tutto soddisfatto.
EDIT - il finale mi ha ricordato quello di un film che mi è piaciuto molto, Animali Notturni.
Consigliato, nel caso non lo abbiate mai visto.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Come un'anguilla
L'idea di ambientare tutto in un hotel di Alessandria d'Egitto durante la finale dei Mondiali dell'82 è buona ma forse potevi svilupparla un po' meglio. Come ti hanno già fatto notare, la partita di calcio ha pochissomo rilievo nel testo, se hai deciso di inserirla potevi integrarla meglio. Oltretutto il paletto richiedeva solo di ambientare la storia nell'82, non di menzionare per forza i mondiali. Al limite il calcio potevi anche ometterlo e farci capire che era il 1982 da altri particolari.
A parte questo paletto non centrato in pieno, per il resto però hai rispettato tutto e la tua mi sembra una buona prova. Lo stile è scorrevole e riesci a descrivere bene il disincanto del protagonista verso una donna che ha amato e forse idealizzato, ma che ora vede per quella che è.
Piccola osservazione: hai ambientato il racconto dentro al Cecil Hotel di Alessandria, se non ho capito male. Nulla di sbagliato...
Attento però che c'è un altro Cecil Hotel, in America molto più celebre, e per motivi alquanto tristi e inquietanti. Leggere "hotel Cecil" potrebbe richiamare nel lettore immediatamente quest'altro hotel, con tutte le storie e i fatti di cronaca nera che ci sono dietro. Io avrei scelto un altro hotel, con un nome meno evocativo.
A parte questo paletto non centrato in pieno, per il resto però hai rispettato tutto e la tua mi sembra una buona prova. Lo stile è scorrevole e riesci a descrivere bene il disincanto del protagonista verso una donna che ha amato e forse idealizzato, ma che ora vede per quella che è.
Piccola osservazione: hai ambientato il racconto dentro al Cecil Hotel di Alessandria, se non ho capito male. Nulla di sbagliato...
Attento però che c'è un altro Cecil Hotel, in America molto più celebre, e per motivi alquanto tristi e inquietanti. Leggere "hotel Cecil" potrebbe richiamare nel lettore immediatamente quest'altro hotel, con tutte le storie e i fatti di cronaca nera che ci sono dietro. Io avrei scelto un altro hotel, con un nome meno evocativo.
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Re: Come un'anguilla
Ciao Aut*
Apprezzo tanto la scelta dei paletti che ti sei imposto. Di certo una delle più originali.
Purtroppo durante la lettura ho fatto molta fatica a seguire il racconto. mi sono inceppato in parecchi punti e alla fine mi sono distratto. Alla fine della lettura mi sono posto un sacco di domande e alla fine sono giunto alla conclusione che il personaggio non sia abbastanza strutturato. Si sofferma per gran parte del testo sulla sua ossessione per "la donna" ma non si svela più di tanto.
A un certo punto ho pensato fosse uno stalker e la cosa aveva iniziato ad affascinarmi ma ho sbagliato.
il finale è bello. quel colpo di coda mi ha fatto dire "ben fatto amico"
Apprezzo tanto la scelta dei paletti che ti sei imposto. Di certo una delle più originali.
Purtroppo durante la lettura ho fatto molta fatica a seguire il racconto. mi sono inceppato in parecchi punti e alla fine mi sono distratto. Alla fine della lettura mi sono posto un sacco di domande e alla fine sono giunto alla conclusione che il personaggio non sia abbastanza strutturato. Si sofferma per gran parte del testo sulla sua ossessione per "la donna" ma non si svela più di tanto.
A un certo punto ho pensato fosse uno stalker e la cosa aveva iniziato ad affascinarmi ma ho sbagliato.
il finale è bello. quel colpo di coda mi ha fatto dire "ben fatto amico"
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Come un'anguilla
Voglio essere chiaro subito, così tutto il resto del commento si legge in base a quanto sto per dire ora: questo racconto è di quelli che mi fanno dire "vorrei averlo scritto io". Non trovo un aggettivo per definirlo.
Cominciamo dal titolo: io ho una vera e propria ossessione per i titoli che catturano, e questo è - probabilmente - il più azzeccato dello step. Suggestivo e allo stesso tempo inequivocabile, ti rimanda immediatamente al racconto. Questo deve fare un titolo!
La scrittura è perfetta, è una penna che sa il fatto suo e alla quale non posso essere utile in alcun modo, evidentemente.
I paletti dello step sono tutti rispettati, anche un po' come mi aspettavo che facessero in molti ma che quasi nessuno ha fatto: sconvolgere l'ovvietà dell'eruzione del Vesuvio o dei mondiali dell'82.
Il genere, poi, è (permettetemi un'esternazione: FINALMENTE) inequivocabilmente centrato, tanto che pare scritto da un Autore a cui è congeniale, che potrebbe già avere pubblicato proprio grazie al monologo.
E poi, che altro dire? Si legge bene, appassiona, cattura, resta una grande riflessione a fine lettura...
Sono rimasto entusiasta già dalla prima lettura di questo racconto, e ancora oggi, a distanza di giorni, me lo sono rigustato come fosse la prima volta.
Prova superata alla grande, secondo me.
Complimenti!
Cominciamo dal titolo: io ho una vera e propria ossessione per i titoli che catturano, e questo è - probabilmente - il più azzeccato dello step. Suggestivo e allo stesso tempo inequivocabile, ti rimanda immediatamente al racconto. Questo deve fare un titolo!
La scrittura è perfetta, è una penna che sa il fatto suo e alla quale non posso essere utile in alcun modo, evidentemente.
I paletti dello step sono tutti rispettati, anche un po' come mi aspettavo che facessero in molti ma che quasi nessuno ha fatto: sconvolgere l'ovvietà dell'eruzione del Vesuvio o dei mondiali dell'82.
Il genere, poi, è (permettetemi un'esternazione: FINALMENTE) inequivocabilmente centrato, tanto che pare scritto da un Autore a cui è congeniale, che potrebbe già avere pubblicato proprio grazie al monologo.
E poi, che altro dire? Si legge bene, appassiona, cattura, resta una grande riflessione a fine lettura...
Sono rimasto entusiasta già dalla prima lettura di questo racconto, e ancora oggi, a distanza di giorni, me lo sono rigustato come fosse la prima volta.
Prova superata alla grande, secondo me.
Complimenti!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Come un'anguilla
Cara Autrice, caro Autore.
forse complice il titolo, la scena me la sono immaginata come l'inizio di Apocalypse Now. Poi cercavo di capire dove volesse andare a parare questo personaggio tormentato da un amore un po' "particolare". Ho pensato anch'io a uno stalker, a un innamorato che si fosse creato una storia con una donna verso la quale non riusciva a esternare i propri sentimenti. Mi sbagliavo, ma questo ha tenuto vivo l'interesse per tutta la durata della vicenda. Vicenda che potrebbe non avere né tempo né spazio, ma che viene inquadrata esclusivamente per la necessità di aderire ai paletti prefissati.
In conclusione un buon lavoro.
Complimenti.
Grazie
forse complice il titolo, la scena me la sono immaginata come l'inizio di Apocalypse Now. Poi cercavo di capire dove volesse andare a parare questo personaggio tormentato da un amore un po' "particolare". Ho pensato anch'io a uno stalker, a un innamorato che si fosse creato una storia con una donna verso la quale non riusciva a esternare i propri sentimenti. Mi sbagliavo, ma questo ha tenuto vivo l'interesse per tutta la durata della vicenda. Vicenda che potrebbe non avere né tempo né spazio, ma che viene inquadrata esclusivamente per la necessità di aderire ai paletti prefissati.
In conclusione un buon lavoro.
Complimenti.
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CharAznable- Maestro Jedi
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Re: Come un'anguilla
Molto originale il modo con cui hai sfruttato i paletti. Monologo ben strutturato e scritto molto bene. Si vede che hai molto talento. Alcune descrizioni, in particolare all'inizio, sono veramente belle. Purtroppo, però, il protagonista non è riuscito a coinvolgermi completamente. Il titolo non mi è piaciuto molto ( ma come sempre son gusti molto personali). In ogni caso prova più che buona.
Yoghi69- Viandante
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Re: Come un'anguilla
Non c’dubbio che questo sia un monologo vero e proprio.
Vero è che l’uomo chiuso nella stanza 136 dell’hotel Cecil di Alessandria d’Egitto si rivolge a una lei, il tu è ricorrente, ma la donna nella stanza non c’è.
Quindi lui è lì a sudare come una capra, mentre vorrebbe essere altrove, e pensa a quella gran bastarda di femmina che lo tiene in pugno coi suoi giochetti e magari non gioca solo con lui.
La gelosia è d’obbligo: certo deve esserci un altro, altrimenti non si spiegherebbero gli appuntamenti presi per telegramma, i sotterfugi, l’improvvisazione.
Magari lei è proprio in compagnia dell’altro e che mai vorrà fare? Vuol vederli vicini, studiare le loro reazioni, chi sarà il prescelto?
Oppure ha già scelto e non certo lui.
Allora come farà a venirne fuori con un minimo di ritrovato orgoglio maschile, dopo averle permesso di trattarlo come uno zerbino? Ed ecco che si fa un film, si immagina l’incontro, magari in giardino, si finge amico di se stesso e continua a pensare: lei dirà così, io risponderò cosà e via dicendo.
Lungi dal commiserarsi, l’uomo sta pensando a una via d’uscita dignitosa del tipo che ti credi, strega, lo so perché hai scelto la data del mundial e te lo faccio capire, dicendoti che il mio amico è andato a vedere la partita…
Oppure ti dico che il mio amico è venuto, ha visto la bella impossibile, e d’un tratto ha pensato di non volerla più incontrare…
E a chi non è capitato di farsi simili scenari in situazioni difficili?
Vero è che l’uomo chiuso nella stanza 136 dell’hotel Cecil di Alessandria d’Egitto si rivolge a una lei, il tu è ricorrente, ma la donna nella stanza non c’è.
Quindi lui è lì a sudare come una capra, mentre vorrebbe essere altrove, e pensa a quella gran bastarda di femmina che lo tiene in pugno coi suoi giochetti e magari non gioca solo con lui.
La gelosia è d’obbligo: certo deve esserci un altro, altrimenti non si spiegherebbero gli appuntamenti presi per telegramma, i sotterfugi, l’improvvisazione.
Magari lei è proprio in compagnia dell’altro e che mai vorrà fare? Vuol vederli vicini, studiare le loro reazioni, chi sarà il prescelto?
Oppure ha già scelto e non certo lui.
Allora come farà a venirne fuori con un minimo di ritrovato orgoglio maschile, dopo averle permesso di trattarlo come uno zerbino? Ed ecco che si fa un film, si immagina l’incontro, magari in giardino, si finge amico di se stesso e continua a pensare: lei dirà così, io risponderò cosà e via dicendo.
Lungi dal commiserarsi, l’uomo sta pensando a una via d’uscita dignitosa del tipo che ti credi, strega, lo so perché hai scelto la data del mundial e te lo faccio capire, dicendoti che il mio amico è andato a vedere la partita…
Oppure ti dico che il mio amico è venuto, ha visto la bella impossibile, e d’un tratto ha pensato di non volerla più incontrare…
E a chi non è capitato di farsi simili scenari in situazioni difficili?
mirella- Padawan
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Re: Come un'anguilla
Ciao. Complimenti per il bel racconto. Hai reso perfettamente il dialogo interiore di chi ha una fissazione, di chi soffre d'amore malato. Bello anche l'approccio alla parola "amore", per convenzione impronunciabile nel loro incontrarsi e che invece rimbalza nella sua testa. I paletti sono debolucci. È scritto molto bene. Il titolo è veramente "acchiappante". Brav*
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Come un'anguilla
Non fosse stato per il telegramma con l'appuntamento avrei potuto interpretare questo monologo (questo è effettivamente un monologo) come una potente metafora dell'artista sempre alla ricerca dell'opera perfetta, che fortunatamente non incontra mai o solo fuggevolmente. Perché un essere umano così succube di un altro (e ho volutamente evitato di specificare i generi) davvero non può incontrare la mia simpatia. Certo il finale lascia immaginare una evasione dalla prigionia di un amore inutile, peccato che sia per piombare in un'altra dipendenza! La scrittura è spesso appesantita da dettagli che frenano scorrere dei pensieri ma è comunque di buona qualità.
Re: Come un'anguilla
Dopo la partita, sono certo, colui che parla si sarà sentito decisamente meglio. Mi piacerebbe immaginarlo libero dal tormento interiore che lo perseguita, ma purtroppo credo che non se ne libererà mai. Il punto forte di questo testo, a mio avviso, sta proprio qui: l'aut ha saputo veicolare tutta l'angoscia, tutto il nervosismo, tutto il dubbio, dal protagonista verso il lettore. Ho percepito una sorta di introspezione psicologica del tuo personaggio, un modo, come dire, differente di utilizzare il monologo nonostante l'argomento "amore" non sia certo originale e forse anche un po' abusato.
Detto questo però, il racconto non mi ha convinto a pieno per due motivi: l'evoluzione della vicenda e i paletti.
La prima parte del monologo è diretta, cattura e incuriosisce. Poi, e lo dico come sensazione poiché non c'è un punto specifico e localizzabile nel testo, la narrazione si affloscia, è meno diretta, tende a lasciar andare il lettore. A me è successo così e non è stata una bella sensazione viste le premesse iniziali.
Paletti. Monologo senza dubbio, pittore senza dubbio. Camera da letto, insomma, giardino (dell'hotel), insomma. Alessandria d'Egitto l'hai inquadrata attraverso una descrizione piuttosto sommaria, il 1982 citando i mondiali di calcio. Tra l'altro (non ho contato le battute), il testo è molto breve. Non dico che avresti dovuto utilizzare tutte le 18mila battute a disposizione, ma sicuramente, con qualche parola in più, avresti meglio centrato i suddetti paletti.
La scrittura è buona. Discreto lavoro per me.
Detto questo però, il racconto non mi ha convinto a pieno per due motivi: l'evoluzione della vicenda e i paletti.
La prima parte del monologo è diretta, cattura e incuriosisce. Poi, e lo dico come sensazione poiché non c'è un punto specifico e localizzabile nel testo, la narrazione si affloscia, è meno diretta, tende a lasciar andare il lettore. A me è successo così e non è stata una bella sensazione viste le premesse iniziali.
Paletti. Monologo senza dubbio, pittore senza dubbio. Camera da letto, insomma, giardino (dell'hotel), insomma. Alessandria d'Egitto l'hai inquadrata attraverso una descrizione piuttosto sommaria, il 1982 citando i mondiali di calcio. Tra l'altro (non ho contato le battute), il testo è molto breve. Non dico che avresti dovuto utilizzare tutte le 18mila battute a disposizione, ma sicuramente, con qualche parola in più, avresti meglio centrato i suddetti paletti.
La scrittura è buona. Discreto lavoro per me.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Come un'anguilla
Innanzitutto complimenti per il genere, un vero e proprio monologo, anche se devo segnalarti pochissimi errori riguardo la punteggiatura: l'uso delle virgole, soprattutto inizialmente, messe un po' a caso.
Poi ho notato notte alta e secondo il mio punto di vista potevi usare altro.
Sei stat* confusionari* riguardo l'ambientazione e non mi ha colpita la parte dell'amico, così come in generale tutta la trama, che inizia bene, infatti mi trascina con sé, ma dalla seconda parte si perde un po'...
A risentirci!
Poi ho notato notte alta e secondo il mio punto di vista potevi usare altro.
Sei stat* confusionari* riguardo l'ambientazione e non mi ha colpita la parte dell'amico, così come in generale tutta la trama, che inizia bene, infatti mi trascina con sé, ma dalla seconda parte si perde un po'...
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Re: Come un'anguilla
Ciao autor*
Un bel pezzo questo, un flusso di coscienza che rende bene nel monologo. La prima parte mi è piaciuta di più, dalla metà in poi ho un po' sofferto il cambio di marcia, ma è rimasto fruibile il tutto in ogni caso.
Paletti centrati, magari avrei speso più caratteri per sistemarli meglio (non ho idea di quanti tu ne abbia usati, comunque).
Molto interessante la commistione Alessandria e 1982, idea originale e da premiare.
Non ho refusi da segnalarti, il testo è scorrevole.
Sai, autor*, io soffro di graforrea e faccio fatica a ritrovarmi in testi brevi, mi manca sempre qualcosa. Comprendo, dopo averti letto, che a volte la sintesi è cosa buona.
Complimenti e a rileggerti.
Un bel pezzo questo, un flusso di coscienza che rende bene nel monologo. La prima parte mi è piaciuta di più, dalla metà in poi ho un po' sofferto il cambio di marcia, ma è rimasto fruibile il tutto in ogni caso.
Paletti centrati, magari avrei speso più caratteri per sistemarli meglio (non ho idea di quanti tu ne abbia usati, comunque).
Molto interessante la commistione Alessandria e 1982, idea originale e da premiare.
Non ho refusi da segnalarti, il testo è scorrevole.
Sai, autor*, io soffro di graforrea e faccio fatica a ritrovarmi in testi brevi, mi manca sempre qualcosa. Comprendo, dopo averti letto, che a volte la sintesi è cosa buona.
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Re: Come un'anguilla
Innanzitutto complimenti per il genere, un vero e proprio monologo, anche se devo segnalarti pochissimi errori riguardo la punteggiatura: l'uso delle virgole, soprattutto inizialmente, messe un po' a caso.
Poi ho notato notte alta e secondo il mio punto di vista potevi usare altro.
Sei stat* confusionari* riguardo l'ambientazione e non mi ha colpita la parte dell'amico, così come in generale tutta la trama, che inizia bene, infatti mi trascina con sé, ma dalla seconda parte si perde un po'...
Il titolo invece l'ho trovato molto interessante e suggestivo!
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Poi ho notato notte alta e secondo il mio punto di vista potevi usare altro.
Sei stat* confusionari* riguardo l'ambientazione e non mi ha colpita la parte dell'amico, così come in generale tutta la trama, che inizia bene, infatti mi trascina con sé, ma dalla seconda parte si perde un po'...
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Re: Come un'anguilla
per me il titolo è centrato alla perfezione: che c'è di più sgusciante di un'anguilla se nn una donna che si fa desiderare in questo modo?
un vero e prorio monologo, dall'inizio alla fine, forse il migliore tra quelli letti finora.
è vero che alcuni paletti sono sfiorati, come il giardino, per esempio, però c'è tutto quel che veniva richiesto ed è scritto splendidamente.
ottima l'esposizione, non ho notato refusi, molto buone le descrizioni.
insomma, complimenti, ecco
un vero e prorio monologo, dall'inizio alla fine, forse il migliore tra quelli letti finora.
è vero che alcuni paletti sono sfiorati, come il giardino, per esempio, però c'è tutto quel che veniva richiesto ed è scritto splendidamente.
ottima l'esposizione, non ho notato refusi, molto buone le descrizioni.
insomma, complimenti, ecco
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Re: Come un'anguilla
Un pittore affascinato dalla sua musa che lo tiene avvolto in una strana ragnatela dove lui è rimasto imbrigliato.
Il suo flusso di pensieri è malinconico ,la donna attesa non si mostra e lòui fa congetture e soffre.
Il racconto è ben scritto e nonostante l'ansia iniziale si smorza in un finale realistico, dove lui si libera della misteriosa e del pensiero di lei.
Paletti rispettati.
Ottimo racconto.
Il suo flusso di pensieri è malinconico ,la donna attesa non si mostra e lòui fa congetture e soffre.
Il racconto è ben scritto e nonostante l'ansia iniziale si smorza in un finale realistico, dove lui si libera della misteriosa e del pensiero di lei.
Paletti rispettati.
Ottimo racconto.
gemma vitali- Padawan
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Re: Come un'anguilla
Monologo è monologo, oltre ogni ragionevole dubbio, ed è scritto bene, con immagini molto belle, tipo "questa città perseguitata dal suo passato come una bella donna, ormai invecchiata, rifatta dal bisturi di chirurghi famosi...", anche se potresti tranquillamente riferirti a Istanbul o Roma o Vienna, e altre molto più abusate e a mio parere terribili tipo "mentre affiorerà la brezza leggera che viene dal mare". La storia è bella e intrigante ma poteva legarsi di più (a parte che per il genere ) ai parametri richiesti, che hai ragione sono pallosissimi ma dopotutto gli esercizi servono a questo. Con un migliaio di battute in più scritte da una mano così esperta avresti dato più ritmo e più respiro insieme, migliorando ancora di più la bellezza di questo monologo.
The fallen- Younglings
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