Nenè
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Nenè
La carrozza si fermò davanti al portone di un palazzo dalla sobria facciata, con un alto portale sormontato da un balcone in ferro battuto.
Ne scese un uomo non troppo giovane, elegante e di bell’aspetto, il conte Anselmo Aldrovandi. Era uno stimato dottore, conosciuto nell’alta borghesia e non solo. Salì con passo veloce i tre scalini che immettevano nel vano, ma fu subito fermato.
– Conte, dove andate?
A parlare era stato Pasquale, il guardaportone. Era arrivato a Milano da un paese del sud, di cui conservava ancora uno spiccato accento. Si occupava delle faccende, sbrigava commissioni, teneva in ordine, oltre a provvedere alla pulizia delle scale.
– Sono atteso da mademoiselle Paoline.
– Mi dispiace, ma la signorina non può ricevervi.
– Pasquale ma che dici? La carrozza ci aspetta per condurci al Duomo. Lo sai che giorno è? Oggi è una giornata speciale! Una folla enorme attende il corteo imperiale e l’arrivo di Napoleone, per …
– Ah sì, ho sentito. Quello fa tutto da solo…
Zotico impertinente, pensò il conte mentre imboccava le scale.
Dalla portineria si accedeva alla corte minore e da questa, per uno scalone a due rampe, ai piani superiori.
Il palazzo era stato di proprietà di un nobile spagnolo decaduto, che ne aveva ricavato tre sontuosi appartamenti.
Il primo era abitato da mademoiselle Paoline, giovane parigina arrivata in Italia al seguito di un sottotenente Napoleonico. Con i suoi modi per niente equivoci e grazie alla sua sfrontata bellezza, nel giro di breve tempo, era diventata una prostituta di alto borgo, corteggiata da tutto il mondo aristocratico. Viveva con la sua cagnetta, Nenè, una pechinese di tre anni.
L’altro appartamento era occupato dal marchese Del Fiore e da sua figlia.
Tollerava appena la vicinanza della meretrice e tutto il viavai che comportava, solo perché la giovane era entrata nelle grazie del conte Aldrovandi.
Fernanda era la domestica tuttofare, una ragazzotta dai tratti del viso gentili, con i fianchi troppo larghi e le braccia robuste.
Il secondo piano era interamente occupato dal barone Giulio Bellingeri, rampollo di una famiglia nobile e potente, invaghito della francesina, ma per i suoi modi pretenziosi e per il suo aspetto fisico, il corpo deforme e una faccia da topo, era stato più volte rifiutato.
– Conte, per carità, aspettate. Prima dovete sapere, è successa una cosa terribile, la signorina Paoline è morta.
– Morta? Ma come può essere!?
Un’ improvvisa vertigine sbiancò il bel viso del conte, che per non cadere si poggiò al corrimano.
– Perché non me l’hai detto subito! Ma come è stato?
– L’hanno ammazzata. Ma già, voi siete pure un dottore! Vi accompagno, così vedete voi stesso e poi vado a trovare le guardie.
– Non sarà facile, proprio oggi!
Davanti al pianerottolo provenivano voci concitate.
Erano di Fernanda, la domestica dei marchesi Del Fiore, del barone Giulio e dell’arcivescovo Luigi Sforza, membro della compagnia dei Gesuiti di S. Fedele.
– E voi che ci fate qui?
– Abbiamo sentito abbaiare la cagnetta della signorina e siamo accorsi.
Risposero, quasi a un’unica voce, i tre interrogati.
La porta dell’appartamento era spalancata e il conte stava per entrare, quando cercarono di seguirlo.
– Signori, la vostra presenza qui è d’ostacolo alle indagini. Devo prima accertare la morte della signorina. Vi prego, aspettatemi di sotto e non abbandonate il palazzo, per nessun motivo.
– Ma io devo correre alla cerimonia dell’incoronazione. – Protestò il barone.
– Anch’io, – disse il prelato, – devo tornare in canonica.
– Io ho tutte le faccende da sbrigare, prima che il marchese e la marchesina tornino da Piazza Duomo, – sbuffò Fernanda.
– Nessuno si deve allontanare. Pasquale, accompagnali in portineria, – disse, con tono autoritario, il conte.
Quindi attraversò l’ingresso dell’abitazione con il cuore che gli batteva forte ed entrò nel salottino adiacente alla camera da letto.
La stanza era in penombra. Le pareti tappezzate di rosso porpora e le persiane socchiuse lasciavano trafilare stretti raggi di luce, che trafiggevano la stanza come lame di coltello.
La giovane donna era sdraiata sopra la dormeuse in una posizione del tutto naturale. Indossava un abito rosa tenue da giorno, elegante e guanti di seta colore écru.
Sembrava che dormisse se non fosse stato per quel segno rosso intorno al collo. Il generoso decolté era ancora più pallido e gli occhi, dal contorno violaceo, erano spalancati in uno sguardo misto tra lo stupore e la paura.
Il dottore ne accertò la morte per strangolamento, constatando che doveva essere avvenuta da non molto, perché il corpo era ancora caldo.
Ma chi poteva odiarla a tal punto da provocarne la morte?
Se lo chiedeva e intanto cercava segni di lotta, qualche indizio che potesse aiutarlo a comprendere.
Finché timide lacrime offuscarono gli occhi, mentre pensava di aver perso per sempre la sua giovane amica.
Ma era necessario che mettesse da parte i sentimenti.
Si avvicinò al collo, per analizzarlo meglio. Quante volte l’aveva stretta, soffocandola di baci. Perché quello che Paoline faceva non era un mistero per nessuno.
Notò che il rossore era regolare, poco più ampio di una fettuccia come se l’assassino avesse usato un nastro, una stola di seta, pensò, forse di proprietà alla stessa ragazza.
Ma guardandosi intorno non vide niente che potesse somigliare all’arma del delitto.
Il fatto, poi, che indossasse i guanti, impediva di trovare materiale organico sotto le unghie, se mai avesse provato a difendersi.
Del resto, l’appartamento era in ordine, come tante volte ricordava di averlo trovato quando, di notte, gli prendeva l’ardire di andare a farle visita. Dedusse che la sventurata doveva conoscere l’assassino e che lei stessa doveva avergli aperto la porta.
Il fatto che l’omicidio fosse avvenuto da poco restringeva la cerchia degli indiziati.
Immerso nel silenzio, ebbe come una strana sensazione di vuoto, di inspiegabile assenza. Certo non avrebbe più rivisto la sua giovane amante, le sarebbe mancata, ne era certo. Ma qualcos’altro non tornava.
Paoline era pronta per accompagnarlo all’incoronazione di Napoleone. Era elegantissima, ma dal collo mancava la collana di rubini e smeraldi che metteva nelle grandi occasioni. E poi mancava Nenè, l’inseparabile e affettuosa cagnolina. Se fosse stata lì sarebbe stata vicino alla sua padrona o sarebbe venuta ai suoi piedi, pensò il conte.
Allora dove era Nenè?
Diede ancora uno sguardo veloce, mentre pensava che avrebbe perso l’evento più importante del secolo, a cui non avrebbe fatto in tempo a partecipare.
Era meglio ascoltare quello che avevano da dire gli altri, nell’attesa dell’arrivo della Polizia.
A testa bassa e pensieroso, riscese lo scalone fino all’atrio.
Li trovò in portineria, uno spazio ricavato nel cuore del fabbricato. Era simile a una stanza con grandi vetrate, ma poco luminosa, perché prendeva luce solo dalla corte minore.
Li vide attraverso i vetri, la donna seduta sopra una panca con la testa piegata, il barone, con le mani dietro la schiena, passeggiava come un leone in gabbia, e l’arcivescovo intento a leggere il suo breviario.
– Pasquale non è ancora tornato?
– Non ancora. – Gli rispose il barone Giulio. – Allora che ci dite, conte Anselmo?
– È stata strangolata. Il corpo è ancora caldo. Non c’è l’arma del delitto, ma l’assassino non può essere lontano. Chi di voi ha scoperto il cadavere?
– Io, – rispose Fernanda. – Ho sentito prima abbaiare la cagnetta, poi guaire, finché i gemiti si perdevano per le scale. Sono uscita di corsa dall’appartamento e ho visto che la porta di quella era spalancata. Sono entrata e l’ho trovata sdraiata. Sembrava che dormisse. Dopo di me sono arrivati il barone Giulio, seguito dall’arcivescovo e abbiamo capito che era morta.
– Tu eri già lì a trafugare i gioielli della meretrice, non è vero? – L’accusò subito il prelato, alzando lo sguardo dal breviario.
– Eri invidiosa della sua bellezza, si vedeva come la guardavi e poi il confessionale non mente. Sei robusta di corporatura, hai braccia forti, la vittima ti conosceva, potevi entrare in casa sua in qualsiasi momento e rubare. Lei ti ha scoperta e tu l’hai uccisa, per la tua avidità.
– Ma che dite? – protestò Fernanda. – Ho rubato, è vero, ma non l’ho uccisa io. Era già morta. – E scoppiò in singhiozzi.
Appena riuscì a parlare, continuò: – È stato il barone! Siete stato voi! Tutti i giorni trovo mazzi di rose nella spazzatura. Voi volevate sposarla, ma lei non vi sopportava. Aveva ben altre mire, quella. L’avete finanche seguita, prendendo l’appartamento sopra il suo. Lei vi detestava, provava ribrezzo. Faceva schifo pure a lei baciare un topo! Gioielli, fiori, profumi e quella non vi voleva, nemmeno a pagamento per quanto siete brutto. Vi rifiutava e per questo l’avete uccisa. – accusò la domestica, sputando veleno.
– Io? Io ero già pronto per andare all’incoronazione di Napoleone, figuriamoci! Sono sceso, perché attratto dai lamenti di Nenè. Guaiva forte, la poverina, lei che non abbaia mai. Ma veramente…il nostro gesuita, lui sì che aveva un valido motivo per ucciderla. – Ribatté pronto il barone, sbottando in una risata isterica. – Venivate spesso a fare visita alla francesina, non è vero? Si è venuto a sapere nella canonica di S. Fedele? Che scandalo, per uno che mira a entrare nelle grazie del pontefice…
– Calma, calma. Inutile accusarvi a vicenda. A quanto dite ognuno di voi aveva un movente. Ma veniamo ai fatti. Voi, padre, che ci facevate, a quest’ora del giorno, nel palazzo? – Chiese il Conte.
– Conoscevo la vittima, inutile nasconderlo. Sapevo in che modo si mantenesse, la frequentavo con il solo scopo di redimerla. A noi spetta la cura delle anime e l’amministrazione dei sacramenti, non lo sapete? Ma oggi mi trovavo qui perché il marchese Del Fiore voleva confessarsi, prima di andare all’incoronazione, ma per un contrattempo ho fatto tardi e, la domestica può confermare, quando sono arrivato era già andato via.
– Pasquale vi ha visto entrare, qualcuno vi ha visto uscire? – chiese il conte.
– Non credo. Sono passato dalla corte maggiore, quella delle carrozze quando ho sentito, anch’io, i guaiti del cane e sono tornato indietro.
– Appunto! Nessuno vi ha visto. E così indisturbato avete fatto visita a mademoiselle Paoline. Quella vi ricattava. Un alto prelato come voi, scelto dalla congregazione per riallacciare i rapporti interrotti con il papa…
– Basta così! – intervenne il conte.
All’improvviso aveva notato che dall'abito talare mancavano i primi tre bottoni.
Si disse che, se fosse stato coinvolto nell’omicidio, non sarebbe stato difficile trovarli. Si accorse che la fascia legata alla vita non scendeva, come di solito, dal lato sinistro, ma poggiava sulla gamba destra. Eppure, l’arcivescovo non era mancino, l’aveva notato quando si era fatto il segno della croce, apprendendo che la giovane era stata strangolata. La fretta di rimettere le cose al loro posto aveva fatto fare un errore imperdonabile.
E poi, il bordo della veste nera, in alcuni punti, sembrava lacerato; poteva significare che Nenè aveva cercato di difendere la sua padrona, ma senza riuscirci.
Era stata malmenata, pensò il conte, e un calcio più forte l’aveva fatta scappare.
Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando Pasquale rientrò accompagnato da due guardie e con Nenè stretta al petto. La poverina si era nascosta tra le ruote della carrozza del barone. Tremava ancora, quando l’aveva presa, ma, appena vide l’arcivescovo, iniziò ad abbaiare furiosa. Indicava l’assassino, lo condannava più che con le parole.
E così in una tiepida mattina di maggio, sotto un sole splendente, due cortei avanzavano per le vie di Milano. Il primo si allargava festoso per le strade della città, il secondo più corto e triste accompagnava un alto prelato per un breve tragitto. Entrambi andavano incontro al proprio destino.
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Re: Nenè
Uhm, un racconto niente male, ma non per questo esente da difetti. Iniziamo però con un pregio, ossia quello di aver rispettato tutti i paletti e averli integrati in maniera organica nel racconto, il che è un punto a favore (secondo il mio personalissimo metro di giudizio). Il brano scorre bene (nonostante le frasi brevi che abbondano nella parte centrale), anche se sul finale si fa un pò frettoloso: ti fossi soffermato/a di più sui processi mentali in corso nella mente del conte, per dirne una, il racconto sarebbe finito meglio e non ci sarebbe stata quella rivelazione improvvisa del colpevole. Tuttavia, a questi aspetti positivi fa da contraltare il metodo di indagine adottato dal dottore, poiché mi sembra fin troppo moderno per l'Ottocento. Dubito che gli anatomopatologi dell'epoca (anzi, non credo nemmeno
esistessero) andassero a cercare materiale organico sotto le unghie. In più, non sono nemmeno sicuro che la gente avesse idea di che cosa fosse una scena del crimine, né tantomeno che debba essere preservata così come si trova. Comunque, "anacronismo" a parte, il racconto mi pare solido e scritto tutto sommato bene.
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Re: Nenè
Martin Della Cappa ha scritto:Uhm, un racconto niente male, ma non per questo esente da difetti. Iniziamo però con un pregio, ossia quello di aver rispettato tutti i paletti e averli integrati in maniera organica nel racconto, il che è un punto a favore (secondo il mio personalissimo metro di giudizio). Il brano scorre bene (nonostante le frasi brevi che abbondano nella parte centrale), anche se sul finale si fa un pò frettoloso: ti fossi soffermato/a di più sui processi mentali in corso nella mente del conte, per dirne una, il racconto sarebbe finito meglio e non ci sarebbe stata quella rivelazione improvvisa del colpevole. Tuttavia, a questi aspetti positivi fa da contraltare il metodo di indagine adottato dal dottore, poiché mi sembra fin troppo moderno per l'Ottocento. Dubito che gli anatomopatologi dell'epoca (anzi, non credo nemmenoesistessero) andassero a cercare materiale organico sotto le unghie. In più, non sono nemmeno sicuro che la gente avesse idea di che cosa fosse una scena del crimine, né tantomeno che debba essere preservata così come si trova. Comunque, "anacronismo" a parte, il racconto mi pare solido e scritto tutto sommato bene.
Ah, mi stavo dimenticando. Il riferimento al duomo di Milano c'è, ma resta un po' troppo sullo sfondo. Tuttavia, non te ne voglio fare una colpa visto che conciliare una portineria e il Duomo nel 1805 era un'impresa ben complessa. Faccio questo appunto solo perché ne ho fatti di simili negli altri commenti e non era corretto non evidenziarlo anche qui. Ripeto, però, che rispetto ad altri, è una mancanza davvero da poco per il motivo summenzionato.
Ospite- Ospite
Re: Nenè
Il racconto è scritto bene, con termini adeguati, e trovo che l'ambientazione e il contesto storico siano stati resi in maniera precisa, sia per la terminologia appunto e anche per l'atteggiamento dei personaggi.
La trama gialla è canonica, si sviluppa in maniera corretta ma non stupisce. Il fatto è che, con così pochi caratteri a disposizione, era difficilissimo imbastire qualcosa di rilevante e sorprendente.
Comunque è un pezzo onesto, con qualche clichè(come i sospettati che si accusano a vicenda) ma ripeto, tirare fuori qualcosa di innovativo in poche battute era cosa davvero ardua.
Come Martin anch'io ho trovato fuori posto il riferimento al materiale organico sotto le unghie; forse sbaglio, ma penso che all'epoca analisi del genere fossero impossibili da effettuare.
Poi sai cosa mi ha stonato? Che il conte potesse intimare a un altro nobile e a un arcivescovo di non abbandonare il palazzo. Mi informerò anche su questo aspetto, ma così d'istinto non so se potesse avere tra i suoi poteri quello di fermo.
La trama gialla è canonica, si sviluppa in maniera corretta ma non stupisce. Il fatto è che, con così pochi caratteri a disposizione, era difficilissimo imbastire qualcosa di rilevante e sorprendente.
Comunque è un pezzo onesto, con qualche clichè(come i sospettati che si accusano a vicenda) ma ripeto, tirare fuori qualcosa di innovativo in poche battute era cosa davvero ardua.
Come Martin anch'io ho trovato fuori posto il riferimento al materiale organico sotto le unghie; forse sbaglio, ma penso che all'epoca analisi del genere fossero impossibili da effettuare.
Poi sai cosa mi ha stonato? Che il conte potesse intimare a un altro nobile e a un arcivescovo di non abbandonare il palazzo. Mi informerò anche su questo aspetto, ma così d'istinto non so se potesse avere tra i suoi poteri quello di fermo.
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Re: Nenè
Il racconto anche se ben scritto e piacevolissimo da leggere mi è sembrato senza infamia e senza lode. Una trama classica, in un contesto classico e con un finale un pochino affrettato.
L’autore per me ha lasciato troppo spazio alle accuse tra sospettati rendendo la narrazione quasi caricaturale. Quello stesso spazio poteva essere usato per dipanare meglio il mistero. Se il compito di svelare il colpevole fosse stato affidato solo al cane sarebbe stato di certo più sorprendente.
Detto questo merita la piena sufficienza.
L’autore per me ha lasciato troppo spazio alle accuse tra sospettati rendendo la narrazione quasi caricaturale. Quello stesso spazio poteva essere usato per dipanare meglio il mistero. Se il compito di svelare il colpevole fosse stato affidato solo al cane sarebbe stato di certo più sorprendente.
Detto questo merita la piena sufficienza.
Ultima modifica di ImaGiraffe il Lun Mar 01, 2021 5:59 pm - modificato 1 volta.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Nenè
Il racconto rispetta i paletti e si legge con curiosità e gusto.
Classica la situazione in cui ogni persona sospetta accusa l'altro svelandone i moventi.
L'assassino ci viene offerto per deduzione per i bottoni mancanti, quel cordone allacciato in modo sbagliato e per l'abbaiare della cagnetta Nenè, forse in maniera un po' troppo semplicistica.
I personaggi sono poco caratterizzati, nulla sappiamo di cosa passa nella mente dell'assassino , se corrisponde ai dubbi che gli sono stati mossi o c'è dell'altro.
La portineria viene appena sfiorata, forse sarebbe stato meglio aggiungere qualche altra scena nel luogo.
Nel complesso un buon racconto.
Classica la situazione in cui ogni persona sospetta accusa l'altro svelandone i moventi.
L'assassino ci viene offerto per deduzione per i bottoni mancanti, quel cordone allacciato in modo sbagliato e per l'abbaiare della cagnetta Nenè, forse in maniera un po' troppo semplicistica.
I personaggi sono poco caratterizzati, nulla sappiamo di cosa passa nella mente dell'assassino , se corrisponde ai dubbi che gli sono stati mossi o c'è dell'altro.
La portineria viene appena sfiorata, forse sarebbe stato meglio aggiungere qualche altra scena nel luogo.
Nel complesso un buon racconto.
gemma vitali- Padawan
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Re: Nenè
Non ci sono guizzi narrativi, non ci sono azzardi, non c'è coinvolgimento emotivo, ma il racconto funziona lo stesso. Chi l'ha scritto è bravo a raccontare. Forse un po' meno bravo a vivere e far vivere quello che racconta. Ma non mi sento di dare colpe, sei un buon compagno di banco, autore. Uno che ti passa mezzo compito in classe e poi prende il voto più brutto del tuo.
Te lo dico con commozione e affetto, io avevo un compagno di banco così.
Il conte quando comincia a far domande sembra un po' Montalbano e qualche altro lettore lo trova fin troppo moderno e esasperato.
A me sei piaciuto.
Compagno di banco.
Te lo dico con commozione e affetto, io avevo un compagno di banco così.
Il conte quando comincia a far domande sembra un po' Montalbano e qualche altro lettore lo trova fin troppo moderno e esasperato.
A me sei piaciuto.
Compagno di banco.
Ospite- Ospite
Re: Nenè
L'impressione che si ha leggendo il racconto è che sia un giallo molto molto classico, con svolgimento lineare, qualche cliché del genere e un finale un pelino intuibile (più altro perché era tra i paletti che l'ecclesiastico dovesse avere un ruolo di rilievo, da qui la deduzione che fosse il colpevole prima ancora della rivelazione).
Ci sono cose che mi sono piaciute, come certe descrizioni, lo stile pulito, l'attenzione messa nel ricreare la credibilità del contesto e dei personaggi.
Altre cose meno, come qualche dettaglio anacronistico già citato da altri commentatori.
Anche il parlato, o comunque il modo in cui agiscono i personaggi, ha un che di teatrale che toglie realismo al lavoro e lo rende più simile a un copione, un qualcosa di pre-costruito.
Manca un po' di genuinità, insomma.
Complessivamente il racconto si lascia leggere e non mi è dispiaciuto.
Peculiare il fatto che Nené di fatto inchiodi il colpevole a prescindere dalle deduzioni di Anselmo: se queste non ci fossero state, infatti, l'assassino sarebbe stato egualmente scoperto, anche se da una bestiola.
Ci sono cose che mi sono piaciute, come certe descrizioni, lo stile pulito, l'attenzione messa nel ricreare la credibilità del contesto e dei personaggi.
Altre cose meno, come qualche dettaglio anacronistico già citato da altri commentatori.
Anche il parlato, o comunque il modo in cui agiscono i personaggi, ha un che di teatrale che toglie realismo al lavoro e lo rende più simile a un copione, un qualcosa di pre-costruito.
Manca un po' di genuinità, insomma.
Complessivamente il racconto si lascia leggere e non mi è dispiaciuto.
Peculiare il fatto che Nené di fatto inchiodi il colpevole a prescindere dalle deduzioni di Anselmo: se queste non ci fossero state, infatti, l'assassino sarebbe stato egualmente scoperto, anche se da una bestiola.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Nenè
Trama classica di un giallo antico. Non è facile scrivere qualcosa di accattivante con il limite di battute, in giallo che sia giallo con 12k di battute, ci fai la intro. E poco più.
Qualche parte fuori dal tempo, come la ricerca di materia organica, che mi risulta poco credibile.
Così come gli ordini impartiti daldal conte agli altri presenti, forse è più "importante" ? Potrebbe essereessere, ma non si capisce leggendo.
Il racconto si legge comunque bene, descrizioni buone e sistemate al puntopunto giusto. Il racconto non mi dà emozioni o sussulti, tranne forse il guizzo finale di Nenè che mi ha fatto sorridere.
Grazie della lettura.
Alla prossima.
Qualche parte fuori dal tempo, come la ricerca di materia organica, che mi risulta poco credibile.
Così come gli ordini impartiti daldal conte agli altri presenti, forse è più "importante" ? Potrebbe essereessere, ma non si capisce leggendo.
Il racconto si legge comunque bene, descrizioni buone e sistemate al puntopunto giusto. Il racconto non mi dà emozioni o sussulti, tranne forse il guizzo finale di Nenè che mi ha fatto sorridere.
Grazie della lettura.
Alla prossima.
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Re: Nenè
Una piacevole lettura. Hai rispettato i "paletti" richiesti" e colorato di giallo timido il racconto.
Il tutto risulta un compito ben realizzato, ma che non lascia la traccia. Cerco di spiegarmi meglio.
Ho apprezzato l'ambientazione e la descrizione del palazzo che ha reso credibile la vicenda. I personaggi, forse perché alla fine sono comunque tanti per un racconto tutto sommato breve sono poco accattivanti rimangono figure stampate con poca anima. Da bravo burattinaio li fai muovere nel fondale che hai costruito e gli metti in bocca le battute in un carosello di j'accuse al quale releghi le informazioni sui vizi e le virtù di ognuno.
Mi è piaciuto lo spunto della cagnetta e forse se tu avessi posto maggiormente il focus su di lei il racconto avrebbe guadagnato quella "spinta" necessaria a farlo decollare.
Il tutto risulta un compito ben realizzato, ma che non lascia la traccia. Cerco di spiegarmi meglio.
Ho apprezzato l'ambientazione e la descrizione del palazzo che ha reso credibile la vicenda. I personaggi, forse perché alla fine sono comunque tanti per un racconto tutto sommato breve sono poco accattivanti rimangono figure stampate con poca anima. Da bravo burattinaio li fai muovere nel fondale che hai costruito e gli metti in bocca le battute in un carosello di j'accuse al quale releghi le informazioni sui vizi e le virtù di ognuno.
Mi è piaciuto lo spunto della cagnetta e forse se tu avessi posto maggiormente il focus su di lei il racconto avrebbe guadagnato quella "spinta" necessaria a farlo decollare.
Ci sono alcune imprecisioni ad esempio ti segnalo questa "giovane amante, le sarebbe mancata" penso fosse corretto dire gli sarebbe mancata perché il soggetto è lui.
oppure quando parli di amministrare i sacramenti: meglio somministrare.
Ma queste sono sciocchezze. Credo che in totale tu sia riuscito/ta a portare a casa una buona prova
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Re: Nenè
Lettura direi piacevole, per la scrittura fluida e vivace.
Questo è un racconto con buone potenzialità e buone idee, con alcune pecche nella resa letteraria.
Ci sono frasi che mi suonano… non so bene come definirle… forse “non ben collocate” o “discrepanti rispetto a una logica interna della narrazione”.
Provo a spiegarmi con gli esempi.
Il conte arriva e il portiere gli dice “Mi dispiace, ma la signorina non può ricevervi.”. Questa risposta è adeguata nel caso Pauline sia indisposta o impegnata; suona invece stonata dato che il portiere sa già che è morta.
“L’hanno ammazzata. Ma già, voi siete pure un dottore!”. Da come la frase è costruita, sembra quasi volere sottintendere che, dato che il conte è un dottore, dovrebbe sapere che la ragazza è morta; invece, è ovvio che tu non volessi dire questo: immagino che tu intendessi che, poiché l’uomo è un dottore, può in qualche modo rendersi utile, ad esempio andando a verificare le circostanze della morte di Pauline, come infatti succede subito dopo. Secondo me, dovresti riformulare il periodo.
“e poi vado a trovare le guardie.” Suona un po’ strano che non le abbia già chiamate, però in effetti magari ci stava proprio andando nel momento in cui il conte è arrivato.
“d’ostacolo alle indagini”. Quali indagini? Autorizzate da chi?
“Devo prima accertare la morte della signorina”. Il portiere gli ha già detto che è morta, quindi evidentemente qualcuno è già entrato e ha già verificato la situazione.
“aspettatemi di sotto e non abbandonate il palazzo, per nessun motivo.” Che autorità ha il medico, per ordinare questo?
“Ho rubato, è vero”. Un’ammissione di un’ingenuità enorme, in una circostanza del genere. Comunque, nella realtà avvengono anche cose più strane.
Qualche imperfezione nella punteggiatura e nell’uso delle maiuscole.
“Davanti al pianerottolo provenivano”= dal pianerottolo provenivano
“di alto borgo”= di alto bordo
Comunque, come dicevo all’inizio, al netto di questi particolari, il racconto non è male.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Nenè
Racconto che fila via liscio e che si legge volentieri. Gli ingredienti richiesti ci sono quasi tutti. Qui abbiamo insieme prelato e meretrice, con ruoli essenziali: la vittima e l’assassino. La portineria c’è, manca invece il Duomo di Milano, che rimane solo sullo sfondo, appena citato. Il genere giallo è ampiamente rispettato.
Ci sono a mio avviso alcune ingenuità da correggere:
“Quello fa tutto da solo…” L’ho interpretato come un accenno al fatto (peraltro non ancora avvenuto) dell’autoincoronazione da parte di Napoleone in occasione della cerimonia solenne.
“Vi accompagno, così vedete voi stesso e poi vado a trovare le guardie.” Si ha la sensazione che il comportamento e le parole del portiere siano poco plausibili.
“Finché timide lacrime offuscarono gli occhi, mentre pensava di aver perso per sempre la sua giovane amica.
Ma era necessario che mettesse da parte i sentimenti.” Era necessario, nella dinamica della vicenda, attribuire questi teneri sentimenti nei confronti della ragazza al ricco Conte Anselmo Aldrovandi, stimato dottore?
“Il fatto, poi, che indossasse i guanti, impediva di trovare materiale organico sotto le unghie” Siamo nel 1805 e l’eventuale reperto sarebbe stato difficilmente utilizzabile all’epoca.
“ – Conoscevo la vittima, inutile nasconderlo” “e poi il confessionale non mente”. Appaiono poco probabili queste frasi da parte di un alto prelato, soprattutto la rapida ammissione di colpa, anche se parziale.
“Eppure, l’arcivescovo non era mancino, l’aveva notato quando si era fatto il segno della croce” Questa frase mi ha incuriosito e sono andato a cercare. Per quello che ho capito, ma potrei sbagliarmi, fino ad anni molto più recenti non si sarebbe mai fatto il segno della croce con la mano sinistra. Un comportamento considerato irrispettoso perché essere mancini era un difetto, un’imperfezione.
Infine, il personaggio dell’arcivescovo. All’epoca l’arcivescovo era uno, Caprara, personaggio storico, quello che avrebbe partecipato all’incoronazione di Napoleone. Qui si interferisce pesantemente nei fatti storici. Sarebbe forse meglio sostituirlo con un altro prelato.
(Non ho letto i commenti precedenti e mi scuso se ho fatto inutili ripetizioni)
Ci sono a mio avviso alcune ingenuità da correggere:
“Quello fa tutto da solo…” L’ho interpretato come un accenno al fatto (peraltro non ancora avvenuto) dell’autoincoronazione da parte di Napoleone in occasione della cerimonia solenne.
“Vi accompagno, così vedete voi stesso e poi vado a trovare le guardie.” Si ha la sensazione che il comportamento e le parole del portiere siano poco plausibili.
“Finché timide lacrime offuscarono gli occhi, mentre pensava di aver perso per sempre la sua giovane amica.
Ma era necessario che mettesse da parte i sentimenti.” Era necessario, nella dinamica della vicenda, attribuire questi teneri sentimenti nei confronti della ragazza al ricco Conte Anselmo Aldrovandi, stimato dottore?
“Il fatto, poi, che indossasse i guanti, impediva di trovare materiale organico sotto le unghie” Siamo nel 1805 e l’eventuale reperto sarebbe stato difficilmente utilizzabile all’epoca.
“ – Conoscevo la vittima, inutile nasconderlo” “e poi il confessionale non mente”. Appaiono poco probabili queste frasi da parte di un alto prelato, soprattutto la rapida ammissione di colpa, anche se parziale.
“Eppure, l’arcivescovo non era mancino, l’aveva notato quando si era fatto il segno della croce” Questa frase mi ha incuriosito e sono andato a cercare. Per quello che ho capito, ma potrei sbagliarmi, fino ad anni molto più recenti non si sarebbe mai fatto il segno della croce con la mano sinistra. Un comportamento considerato irrispettoso perché essere mancini era un difetto, un’imperfezione.
Infine, il personaggio dell’arcivescovo. All’epoca l’arcivescovo era uno, Caprara, personaggio storico, quello che avrebbe partecipato all’incoronazione di Napoleone. Qui si interferisce pesantemente nei fatti storici. Sarebbe forse meglio sostituirlo con un altro prelato.
(Non ho letto i commenti precedenti e mi scuso se ho fatto inutili ripetizioni)
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Nenè
Buon racconto, davvero. Un investigatore “all’improvviso”, inaspettato, molto osservatore e per di più – data l’epoca – senza la formazione investigativa cui un po’ tutti ci interfacciamo con le tante serie poliziesche ecc. ecc. che il mercato offre (tutti poliziotti finti sul luogo di un delitto vero!).
Mi è piaciuto come quel particolare momento storico è stato inserito nella trama, ricollegandosi anche alle figure di una prostituta d’altro bordo dell’epoca e alle figure tipiche borderline di nobili e prelati: vizi privati e pubbliche virtù.
Meno presente l’ambiente portineria, lasciata un po’ sul vago o comunque come elemento di passaggio, in tutti i sensi.
Una cosa mi fa ricollegare il periodo con un CSI qualsiasi: il conte era anche medico, quindi conoscenze ne aveva, forse anche in ambito forense, ma “materiale organico sotto le unghie” come sarebbe stato gestito all’epoca? C’erano già conoscenze tali da poter far la differenza tra colpevole e innocente? Forse sì, confesso che non ho approfondito ma l’autore o autrice magari sì, però la domanda mi è sorta spontanea.
Mi è piaciuto come quel particolare momento storico è stato inserito nella trama, ricollegandosi anche alle figure di una prostituta d’altro bordo dell’epoca e alle figure tipiche borderline di nobili e prelati: vizi privati e pubbliche virtù.
Meno presente l’ambiente portineria, lasciata un po’ sul vago o comunque come elemento di passaggio, in tutti i sensi.
Una cosa mi fa ricollegare il periodo con un CSI qualsiasi: il conte era anche medico, quindi conoscenze ne aveva, forse anche in ambito forense, ma “materiale organico sotto le unghie” come sarebbe stato gestito all’epoca? C’erano già conoscenze tali da poter far la differenza tra colpevole e innocente? Forse sì, confesso che non ho approfondito ma l’autore o autrice magari sì, però la domanda mi è sorta spontanea.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Nenè
Ancora una volta leggendo il tuo racconto il primo pensiero è stato che costringere un "giallo" in 12.000 battute è impresa ardua e se si vuole dare un po' di corpo alla storia come hai fatto tu, si finisce inevitabilmente per affrettare il finale.
Peccato perché proprio il finale normalmente è il punto di forza di un racconto giallo, l'accompagnare il lettore passo dopo passo a svelare assieme il narratore l'arcano.
L'ambientazione e i personaggi ci sono, i paletti sono stati rispettati ma quello che non mi ha convinto troppo è la caratterizzazione dei personaggi, appaiono un po' come delle macchiette, fuori ruolo e in parte anche fuori epoca.
Però ammiro lo sforzo di ambientare un giallo in un determinato momento storico, è impresa affatto facile e che richiede uno studio almeno a grandi linee di usi e costumi che non sempre si può avere il tempo di fare.
Peccato perché proprio il finale normalmente è il punto di forza di un racconto giallo, l'accompagnare il lettore passo dopo passo a svelare assieme il narratore l'arcano.
L'ambientazione e i personaggi ci sono, i paletti sono stati rispettati ma quello che non mi ha convinto troppo è la caratterizzazione dei personaggi, appaiono un po' come delle macchiette, fuori ruolo e in parte anche fuori epoca.
Però ammiro lo sforzo di ambientare un giallo in un determinato momento storico, è impresa affatto facile e che richiede uno studio almeno a grandi linee di usi e costumi che non sempre si può avere il tempo di fare.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Nenè
Che bel giallo. Si sente l’atmosfera milanese ottocentesca tra borghesia, media nobiltà e clero, con contorno di servette cicciotte e portieri meridionali in bei palazzi dalla sobria facciata e carrozze.
Struttura del giallo classica, con gli indiziati riuniti e il lettore che deve individuare l’assassino insieme all’investigatore. L’assassino si capisci in fretta, e anche il titolo è troppo svelatore, ma il tutto è ben congegnato e ben narrato.
Alcune note: è strano che Pasquale che non dica subito al conte che Paoline è morta (– Mi dispiace, ma la signorina non può ricevervi.) Poi strano che il conte Anselmo possa intimare a tutti di non andarsene. Infine non so se la Polizia fosse già stata istituita (dovrei verificare ma mi stona).
Per il resto, a parte qualche imprecisione di battitura (tipo lo spazio tra la parola e i punti di sospensione), tutto ok.
Bello.
Struttura del giallo classica, con gli indiziati riuniti e il lettore che deve individuare l’assassino insieme all’investigatore. L’assassino si capisci in fretta, e anche il titolo è troppo svelatore, ma il tutto è ben congegnato e ben narrato.
Alcune note: è strano che Pasquale che non dica subito al conte che Paoline è morta (– Mi dispiace, ma la signorina non può ricevervi.) Poi strano che il conte Anselmo possa intimare a tutti di non andarsene. Infine non so se la Polizia fosse già stata istituita (dovrei verificare ma mi stona).
Per il resto, a parte qualche imprecisione di battitura (tipo lo spazio tra la parola e i punti di sospensione), tutto ok.
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SuperGric- Padawan
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Re: Nenè
Inutile ripetere quanto evidenziato nei commenti precedenti, che condivido. L’impressione che ho ricavato dalla lettura, per altro gradevole, è che del racconto giallo c’è poco. Il ritmo è vivace, ma manca la tensione che genera nel lettore l’attesa della soluzione. Lo stile è da commedia con i personaggi che si accusano a vicenda e il conte medico che si fa parte diligente, assumendosi la funzione di medico legale e nel contempo di poliziotto, che svolge l’indagine in attesa dei poliziotti veri. Ma quando quelli arrivano il conte ha già risolto il caso.
mirella- Padawan
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Re: Nenè
un giallo alla Poirot, che casualmente i trova sulla scena del crimine e in poche battute risolve l'enigma.
a parte questo, la storia è ben esposta e descritta, rispettando le richieste del concorso.
devo segnalare parecchi refusi riguardo alla puteggiatura e la spaziatura, essenzialmente nei dialoghi.
buoni i personaggi, ben caratterizzati.
a mio parere, con una revisione ne esce una bella storia, ma per ora la ritengo sufficiente.
a parte questo, la storia è ben esposta e descritta, rispettando le richieste del concorso.
devo segnalare parecchi refusi riguardo alla puteggiatura e la spaziatura, essenzialmente nei dialoghi.
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a mio parere, con una revisione ne esce una bella storia, ma per ora la ritengo sufficiente.
Arunachala- Admin
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Re: Nenè
Racconto onesto sotto tutti i punti di vista. Con i paletti dello step ci siamo: puttana, prelato, portineria, genere giallo. Collocazione temporale risolta anche qui grazie al main event del 1805. La trama è circoscritta la luogo dove si svolgono i fatti. Interessante il conte medico che s'improvvisa investigatore (l'ho apprezzato, basta con i soliti detective, commissario,ecc.). Non mi ha dato fastidio, anche se poco verosimile forse, lo scambio reciproco di accuse tra i presenti. L'unica cosa che stona veramente, a mio parere, è proprio l'atteggiamento investigativo del conte: sembra di trovarci in una puntata di un moderno csi, più che all'inizio dell'ottocento.
La scrittura è buona, essenziale e diretta. Al lettore vengono fornite tutte le informazioni del caso prima di chiudere il cerchio. Un buon lavoro, ben condotto, ma che non lascia il segno.
La scrittura è buona, essenziale e diretta. Al lettore vengono fornite tutte le informazioni del caso prima di chiudere il cerchio. Un buon lavoro, ben condotto, ma che non lascia il segno.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Nenè
"Mia madre alzò nel gran silenzio un dito
disse un nome. Sonò alto un nitrito".
Non c'era bisogno di quella frase "Indicava l’assassino, lo condannava più che con le parole." perché era già tutto chiaro col solo abbaiare.
Ti hanno segnalato già tante cose che condivido completamente.
Il mio pensiero è che tu abbia costruito un giallo ma che magari non è proprio il genere in cui scrivi normalmente, e quindi non ti sei fidato abbastanza di te stesso per osare un po' di più e sei così rimasto ancorato al più classico dei gialli, con un investigatore non di professione che conduce le indagini e tutti che si accusano a vicenda. La trama è troppo lineare, e forse per questo alla fine rimane poca soddisfazione nella lettura.
Io l'ho trovato comunque un lavoro valido, ma forse per vincere lo step bisognava osare - appunto - qualche cosa di più. Ma posso anche presumere che questo ti interessi relativamente
Da parte mia, complimenti!
disse un nome. Sonò alto un nitrito".
Non c'era bisogno di quella frase "Indicava l’assassino, lo condannava più che con le parole." perché era già tutto chiaro col solo abbaiare.
Ti hanno segnalato già tante cose che condivido completamente.
Il mio pensiero è che tu abbia costruito un giallo ma che magari non è proprio il genere in cui scrivi normalmente, e quindi non ti sei fidato abbastanza di te stesso per osare un po' di più e sei così rimasto ancorato al più classico dei gialli, con un investigatore non di professione che conduce le indagini e tutti che si accusano a vicenda. La trama è troppo lineare, e forse per questo alla fine rimane poca soddisfazione nella lettura.
Io l'ho trovato comunque un lavoro valido, ma forse per vincere lo step bisognava osare - appunto - qualche cosa di più. Ma posso anche presumere che questo ti interessi relativamente
Da parte mia, complimenti!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Nenè
Ciao Aut-
Ho trovato alcune improprietà di linguaggio, come per esempio "trovare le guardie" al posto di "cercare" oppure "proprietà alla stessa ragazza" anziché "della", ma niente che inquinasse davvero la lettura.
Narrazione: tanti buchi, cose strane; la frase di Pasquale "Paoline non può ricevervi" interrotta da considerazioni su Napoleone, anche di discorso diretto, prima che finalmente Pasquale rivelasse che Paoline fosse morta. Il conte che si comporta subito da investigatore, ma ogni tanto ricorda l'affetto che lo legava alla morta. Infine un arcivescovo mancino si farebbe comunque il segno della croce con la mano destra.
Non è detto esplicitamente di quale arcidiocesi Luigi Sforza fosse arcivescovo, di sicuro non quella di Milano visto che nel 1805 era Giovan Battista Caprara, ma allora viene da chiedersi che cosa ci facesse lì. E non era lì per Napoleone, visto che era riconosciuto come assiduo frequentatore della casa. Mah? Forse era meglio scomodare un cardinale che non fosse anche vescovo, altrimenti il racconto diventa anche ucronico oltre che giallo.
Mi è piaciuto (dal punto di vista della trama) il crimine collaterale di Fernanda che deruba la morta. Secondo me, aggiustando quelli che ho chiamato buchi, il racconto regge. I vincoli ci sono: portineria, prostituta, Duomo, 1805 e c'è pure il prelato.
Grazie e alla prossima.
Ho trovato alcune improprietà di linguaggio, come per esempio "trovare le guardie" al posto di "cercare" oppure "proprietà alla stessa ragazza" anziché "della", ma niente che inquinasse davvero la lettura.
Narrazione: tanti buchi, cose strane; la frase di Pasquale "Paoline non può ricevervi" interrotta da considerazioni su Napoleone, anche di discorso diretto, prima che finalmente Pasquale rivelasse che Paoline fosse morta. Il conte che si comporta subito da investigatore, ma ogni tanto ricorda l'affetto che lo legava alla morta. Infine un arcivescovo mancino si farebbe comunque il segno della croce con la mano destra.
Non è detto esplicitamente di quale arcidiocesi Luigi Sforza fosse arcivescovo, di sicuro non quella di Milano visto che nel 1805 era Giovan Battista Caprara, ma allora viene da chiedersi che cosa ci facesse lì. E non era lì per Napoleone, visto che era riconosciuto come assiduo frequentatore della casa. Mah? Forse era meglio scomodare un cardinale che non fosse anche vescovo, altrimenti il racconto diventa anche ucronico oltre che giallo.
Mi è piaciuto (dal punto di vista della trama) il crimine collaterale di Fernanda che deruba la morta. Secondo me, aggiustando quelli che ho chiamato buchi, il racconto regge. I vincoli ci sono: portineria, prostituta, Duomo, 1805 e c'è pure il prelato.
Grazie e alla prossima.
Re: Nenè
Il più classico dei classici: il mancino. Porelli, bistrattati da sempre, costretti e forzati a usare la mano destra (il nonno di mia moglie era un maestro elementare e ci ha raccontato di vere e proprie torture) e sempre loro sono gli assassini, peggio dei maggiordomi. Peccato che il segno della croce si fa sempre con la destra. Ora, non voglio sembrare troppo cattivo, anche perché il racconto mi è piaciuto, la lettura è stata gradevole, ma questo era il nocciolo, il centro della trama. Un giallo con un mistero che in realtà non è un mistero perde parecchi punti. Altra pecca sono le imprecisioni storiche e qualche nota di modernità di troppo. A proposito, i cani pechinese già erano presenti in Europa? Probabilmente sì, come stravaganza, ma mi sembra comunque un azzardo.
Per il resto ripeto, il racconto, a parte qualcosina che ti hanno già segnalato, è scritto bene ed è condotto bene, lineare, senza sbavature. Un giallo completo in 12000 battute. Solo una curiosità, come mai il conte gode di tutta questa autorita? Zittisce tutti e li fa rinchiudere in portineria, fossero popolani potrei anche crederci, ma vi sono anche persone altolocate.
Per il resto ripeto, il racconto, a parte qualcosina che ti hanno già segnalato, è scritto bene ed è condotto bene, lineare, senza sbavature. Un giallo completo in 12000 battute. Solo una curiosità, come mai il conte gode di tutta questa autorita? Zittisce tutti e li fa rinchiudere in portineria, fossero popolani potrei anche crederci, ma vi sono anche persone altolocate.
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Nenè
E io che fino all'ultimo ho pensato che l'assassino fosse Pasquale!
Perchè 1) è il primo che trova il cadavere, 2) con la scusa di andare a cercare le guardie pensavo scappasse e non tornasse più (con il cane, unico testimone).
Questo giusto per far capire come sono brava a scovare i colpevoli nei gialli...
Mi è piaciuto molto questo racconto, per come è gestito, per la presentazione dei personaggi e per quel simpatico siparietto dove tutti incolpano tutti. Molto carino!
Credo però che l'autore non abbia avuto il coraggio di sperimentare qualcosa di diverso, di essere un pò più originale: hai avuto l'intuizione del cane come unico testimone e potevi puntare tutto su questa carta. Nenè sarebbe stata in grado di smascherare l'assassino in un modo molto particolare che avrebbe reso il racconto indelebile (oppure non facevi più tornare l'assassino Pasquale: tutti che s'incolpano a vicenda e il vero colpevole si disperde tra la folla!).
A me ha convinto molto anche l'ambientazione storica che si evince da tanti piccoli particolari che rendono un quadro molto esauriente del periodo.
Bella anche la scena di Fernanda che ruba alla morta!
Insomma, un racconto pieno d'immagini gradevoli e convincenti, però non ha guizzi particolari e l'indagine è molto semplice e sbrigativa.
Perchè 1) è il primo che trova il cadavere, 2) con la scusa di andare a cercare le guardie pensavo scappasse e non tornasse più (con il cane, unico testimone).
Questo giusto per far capire come sono brava a scovare i colpevoli nei gialli...
Mi è piaciuto molto questo racconto, per come è gestito, per la presentazione dei personaggi e per quel simpatico siparietto dove tutti incolpano tutti. Molto carino!
Credo però che l'autore non abbia avuto il coraggio di sperimentare qualcosa di diverso, di essere un pò più originale: hai avuto l'intuizione del cane come unico testimone e potevi puntare tutto su questa carta. Nenè sarebbe stata in grado di smascherare l'assassino in un modo molto particolare che avrebbe reso il racconto indelebile (oppure non facevi più tornare l'assassino Pasquale: tutti che s'incolpano a vicenda e il vero colpevole si disperde tra la folla!).
A me ha convinto molto anche l'ambientazione storica che si evince da tanti piccoli particolari che rendono un quadro molto esauriente del periodo.
Bella anche la scena di Fernanda che ruba alla morta!
Insomma, un racconto pieno d'immagini gradevoli e convincenti, però non ha guizzi particolari e l'indagine è molto semplice e sbrigativa.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Nenè
Caro autore o cara autrice,
hai fatto un buon lavoro. Il testo è scritto bene, i dialoghi hanno un’impronta ottocentesca, la trama sta in piedi. Personalmente ho trovato l’inizio un po’ lento ma poi il testo è riuscito a coinvolgermi un po’ di più. Al contrario mi è piaciuto molto il finale, in particolare l’ultima frase, che crea proprio una chiusura a effetto.
Ho trovato che la storia fosse molto semplice e lineare, forse troppo, e così alla fine mi è risultata piatta, anonima. Ma il numero di caratteri, d’altronde, non permetteva di scrivere racconti particolarmente elaborati. Il testo però, per questo motivo, purtroppo, non mi è arrivato. Non è riuscito a colpirmi nonostante fosse ben scritto. Non sono riuscita a percepire i personaggi, non ho sentito nessuna emozione particolare, sono riuscita a vedere solo il corpo della ragazza, ancora ben vestita, con “gli occhi dal contorno violaceo”, ma nient’altro, nessun ambiente, nessuna espressione, nessuna scena.
Poi non ho molto capito perché a indagare sia il dottore e come altri ho trovato improbabile la ricerca di materiale organico sotto le unghie della vittima.
Questa però è stata solo la mia personale percezione del racconto e come ho già detto sono convinta che il tuo testo sia davvero buono e ben inserito nel contesto storico, quindi ti faccio i miei complimenti.
Black Rose- Viandante
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Re: Nenè
Il racconto, a parer mio, un po' sempliciotto, è sicuramente un giallo, anche se non è perfettamente strutturato, la presenza dei personaggi si fa sentire, ma la trama è banale, con un finale molto acerbo.
Poi ho notato, per esempio Zotico impertinente, pensò il conte mentre imboccava le scale. e altre simili, sempre se non sbaglio vanno messe come sotto forma di un dialogo, perché beh alla fine lo è comunque.
Ti consiglio di rivedere la trama e dal prossimo racconto notare un tocco di passione in più, perché credo che tu ce la possa fare, alla fin fine sai scrivere, ma l'obiettivo principale, dopo emozionare se stessi, è suscitare emozioni nei lettori!
Buona fortuna!
Poi ho notato, per esempio Zotico impertinente, pensò il conte mentre imboccava le scale. e altre simili, sempre se non sbaglio vanno messe come sotto forma di un dialogo, perché beh alla fine lo è comunque.
Ti consiglio di rivedere la trama e dal prossimo racconto notare un tocco di passione in più, perché credo che tu ce la possa fare, alla fin fine sai scrivere, ma l'obiettivo principale, dopo emozionare se stessi, è suscitare emozioni nei lettori!
Buona fortuna!
miichiiiiiiiiiii- Younglings
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Re: Nenè
Cara Autrice, caro Autore,
il lavoro è molto buono, una scrittura corretta (escludendo un paio di refusi già segnalati), un racconto fluido con trama convincente e che rispetta tutti i paletti necessari. Se una cosa mi ha infastidito è l'eccessivo utilizzo di spiegazioni per arrivare alla conclusione. I dettagli sul colpevole si vengono a sapere a vicenda conclusa togliendo elementi investigativi al lettore.
Risulta comunque un buon lavoro. Grazie.
il lavoro è molto buono, una scrittura corretta (escludendo un paio di refusi già segnalati), un racconto fluido con trama convincente e che rispetta tutti i paletti necessari. Se una cosa mi ha infastidito è l'eccessivo utilizzo di spiegazioni per arrivare alla conclusione. I dettagli sul colpevole si vengono a sapere a vicenda conclusa togliendo elementi investigativi al lettore.
Risulta comunque un buon lavoro. Grazie.
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