Maggio 1805
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 1 - Portineria
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Maggio 1805
Quanto vorrei essere da un’altra parte, pensò don Giuseppe.
Non lì, davanti a Sua Eccellenza Giovanni Battista Caprara Montecuccoli, arcivescovo di Milano, uomo di fiducia sia del papa che dell’imperatore Napoleone I.
La mente volò via, trascinata dal desiderio di fuggire dal fremito eccitato che percorreva Milano.
Il pensiero volò avanti nel tempo, a quando anche tutto quel presente sarebbe diventato passato.
Regni, imperi. Tutti potenti. Tutti finiti.
L’imperatore che voleva una corona, per essere incoronato re d’Italia. Quella corona.
L’imperatore. Così potente.
Così impotente e fragile, nel suo bisogno di un simbolo.
L’imperatore, l’incoronazione, la Corona Ferrea. Arrivata il giorno prima da Monza e deposta sull’altar maggiore del duomo.
L’altare. Il sangue. I corpi.
La mente di don Giuseppe precipitò a terra. Davanti ai due cadaveri, in mezzo al sangue.
Di nuovo desiderò non avere visto quello che aveva visto.
‒ Mi dispiace che siate stato voi a trovarli ‒ disse l’arcivescovo ‒ siete molto turbato.
‒ La corona è costata la vita a due giovani.
‒ È vero. Ma due giovani disposti a sacrificarsi, per proteggerla. E il loro sacrificio non è stato vano. La corona non è stata rubata.
Don Giuseppe tacque.
‒ Don Giuseppe, non abbiate paura di parlare.
‒ Eccellenza, voi sapete che le cose non sono andate così.
‒ E lo sapete anche voi. Ma non lo saprà nessun altro. Vorreste forse trascinare nel fango il nome di due famiglie, accusando l’innocente insieme al colpevole? Che cosa sappiamo, di quello che davvero è successo la notte scorsa?
Don Giuseppe rivide se stesso entrare nel duomo dalla sagrestia, per scortare i giovani che avrebbero dato il cambio ai due rimasti di guardia alla corona durante la notte.
Che avevano chiaramente combattuto fra loro.
‒ La nostra, per quanto probabile, può essere solo una supposizione ‒ riprese monsignor Caprara ‒ non c’è prova che uno dei due volesse trafugare la corona. E anche fosse così, chi dei due è il traditore e chi il valoroso?
‒ Come dite voi, Eccellenza.
‒ Non siete convinto.
Don Giuseppe non voleva guai. Non seppe nemmeno lui perché udì la sua voce dire: ‒ Le ferite… Eccellenza, io ho combattuto, da giovane. Uno dei due è stato ucciso dall’altro, che a sua volta è stato colpito dalla spada del primo…
‒ Dunque…?
‒ … le ferite inferte dalla spada non erano mortali. Il colpo mortale è stato inferto da uno stiletto, ma non c’era alcuno stiletto. Ho cercato ovunque.
‒ Quindi, qualcun altro si è introdotto nel duomo per rubare la corona?
‒ Però la corona è ancora lì. Perché non l’ha portata via?
‒ Quello che dite ci impone ancor di più il silenzio. Due giovani coraggiosi sono morti per compiere il loro dovere. Questa sarà la versione ufficiale. Il resto è opportuno tenerlo per noi. Per ora è meglio non diffondere la notizia di quanto è successo: l’incoronazione è fra tre giorni, il momento è troppo importante. Credo che concordiate, don Giuseppe.
‒ Senza dubbio, Eccellenza.
Don Giuseppe accennò a congedarsi, ma un gesto lo fermò: ‒ Questa notte ho fatto trattenere alcune persone sorprese ad aggirarsi attorno al duomo. Mendicanti e ubriachi, una prostituta. Li ho interrogati, per scrupolo, ma non mi sembrano coinvolti. Dite alle guardie di lasciarli andare.
Don Giuseppe si diresse verso le carceri.
Urla soffocate, gemiti, risate, colpi. In una cella aperta, un gruppo di guardie chine su qualcosa.
‒ Cosa succede qui?
‒ Oh, reverendo! Nulla…
Gli uomini si affrettarono a riallacciarsi i calzoni mezzo calati.
Lasciarono le braccia di una donna stesa su un pagliericcio.
‒ Nulla di che. Sa, per passare il tempo… stiamo aspettando di sapere cosa farne, di lei… ‒ sghignazzò uno.
‒ La signorina è libera. Riferirò all’arcivescovo quanto è successo.
Il ghigno dell’uomo si incupì: ‒ Vediamo di non farla grave: lo sapete, lei cos’è. Cosa le costa, farci divertire un po’?
Don Giuseppe non rispose. Tese una mano alla ragazza, che si stava sistemando gli abiti. Lei posò occhi scuri e ironici sul sacerdote. Gli vide sul volto un’ombra di stanchezza. Non di un giorno, di una vita. Prese la mano che le veniva tesa, si alzò e lo seguì fuori dal palazzo.
Don Giuseppe la guardò allontanarsi, poi provò a dimenticarsi di imperatori, corone, giovani trucidati.
Era nel confessionale, il pomeriggio seguente. Dietro la grata, una voce di donna. Giovane. Esitante.
‒ È vero che non potete dire a nessuno quello che vi racconto in confessione? Chiunque io sia? Qualunque cosa dica?
‒ Certo.
‒ Anche se poi qualcuno è morto?
Don Giuseppe uscì rapido dal confessionale. Inginocchiata, c’era la ragazza del giorno prima. Si alzò: ‒ Non potete non confessarmi, se ve lo chiedo.
Don Giuseppe rimase fermo un istante, poi annuì: ‒ Non qui.
La portò in una stanza vicina alla sacrestia e chiuse la porta.
‒ Credo di avere fatto una brutta cosa. Insomma, non credevo…
‒ Raccontate.
‒ Mi hanno pagato in anticipo. Molto. Dovevo avvicinare uno di quei ragazzi di Monza…
‒ Uno di preciso?
‒ Me lo hanno indicato.
‒ Chi ve l’ha indicato?
‒ Non lo conoscevo. Mi ha pagato e ordinato cosa fare. Dovevo convincere il ragazzo a portarmi dentro il duomo poi distrarlo mentre era di guardia, sa come… L’ho avvicinato fuori. Gli ho detto che non volevo soldi, che invece mi sarebbe piaciuto tanto vedere la corona, anche solo una sbirciatina, perché una ragazza come me non ne avrebbe mai avuto la possibilità. Dopo avremmo fatto quello che lui voleva. Lui mi ha fatto entrare di nascosto…
‒ Come? Non è facile, in questi giorni.
‒ Non so come, ma non c’era nessuno. Mi ha nascosto. Durante il suo turno di guardia è venuto da me. Mi ha fatto guardare la corona da lontano, per non farci vedere dal suo compagno…
‒ Come è possibile che l’altro gli abbia permesso di allontanarsi?
‒ Non lo so, non mi ha mica spiegato niente. Ho dato un’occhiata alla corona poi l’ho portato in sacrestia e lì… be’, insomma… Oggi ho sentito che è stato ucciso e… ecco, sì, mi è dispiaciuto. Non se lo meritava. Era un bravo ragazzo, sapete, abbiamo fatto una cosa veloce, perché non voleva assentarsi troppo.
‒ Come avete saputo che è stato ucciso? Lo abbiamo tenuto nascosto.
La ragazza fece un sorriso sghembo: ‒ Cose che si sentono. Poi magari non si dicono ad alta voce, per stare tranquilli.
‒ Era vivo, quando l’avete lasciato?
‒ Sì. Sono uscita da dove mi aveva fatto entrare, ma fuori mi hanno preso le guardie. Quando monsignore mi ha interrogato, gli ho detto che ero lì per il mio solito giro e mi ha creduto.
‒ Perché ora siete venuta a confessarvi? Perché da me?
La ragazza rimase in silenzio qualche secondo, poi: ‒ Ho paura che adesso uccidano anche me. Non sapevo cosa fare. Mi ci voleva qualcuno che non raccontasse niente e magari mi aiutasse.
‒ Non dirò niente, ma come potete pensare che vi aiuterò? Quello che avete fatto è un vostro problema.
‒ Ma ora io sono diventata un problema vostro. O mi sbaglio?
Don Giuseppe tirò il fiato in un sospiro di insofferenza.
La ragazza sorrise: ‒ Ho un certo istinto, per gli uomini.
Il sacerdote alzò le sopracciglia.
‒ Be’, quasi sempre…
Don Giuseppe si alzò, camminò su e giù, guardò fuori dalla finestra. Una giornata di sole. Una vita senza guai.
Si girò: ‒ Chiederò aiuto all’arcivescovo. Non vi allarmate, gli dirò solo che avete bisogno di un luogo sicuro. Aspettatemi qui un istante.
Tornò avvolto da un ampio mantello e con un altro avvolse la ragazza; le coprì il capo col cappuccio.
La scortò fino all’arcivescovado.
La ragazza lo attendeva in anticamera, quando lui uscì dal colloquio con l’arcivescovo.
‒ Sua Eccellenza ci ha dato una lettera di presentazione per un monastero femminile. Potrete rifugiarvi lì, per il momento.
‒ Sa di me?
‒ Non gli ho raccontato quello che mi avete confidato, ma gli ho dovuto dire chi siete. Si ricordava di voi, ma mi sono trovato in difficoltà quando mi ha chiesto come vi chiamate: non conosco il vostro nome.
‒ Teresa.
‒ Teresa…?
‒ Teresa e basta così.
Uscirono nel pomeriggio ormai diventato sera.
L’attacco arrivò all’improvviso, in un vicolo. Tre uomini col volto coperto. Colpirono don Giuseppe e afferrarono Teresa.
La spada che don Giuseppe tirò fuori da sotto il mantello giunse inaspettata. Sembrarono divertiti, finché il sacerdote non iniziò a combattere.
In pochi minuti, don Giuseppe lasciò i tre uomini sanguinanti a terra, poi trascinò via Teresa.
Usciti dal vicolo, nascose di nuovo la spada. Guidò Teresa lungo un percorso tortuoso, guardandosi sempre alle spalle.
Era buio, quando si fermò davanti al portoncino laterale di un palazzo.
‒ Non è il convento… ‒ mormorò Teresa.
Don Giuseppe scosse il capo e bussò. Un bussare alternato a pause.
L’uscio si aprì quel tanto che bastava per farli scivolare all’interno della portineria del palazzo, poi si richiuse.
Un uomo sorrise a don Giuseppe e gli strinse il braccio: ‒ Giuseppe!
Il sacerdote ricambiò la stretta: ‒ Pietro, ho bisogno di un posto sicuro.
L’uomo buttò un’occhiata divertita a Teresa: ‒ Credevo che avessi smesso da un pezzo…
‒ La signorina si chiama Teresa. Teresa, non badate alle sue brutte maniere. Mi fido di lui come di me stesso.
Pietro accennò un inchino: ‒ Io e questo figuro ci siamo coperti le spalle per anni, in mille battaglie. Vi aiuterò come posso.
Pietro attizzò il fuoco nel camino, portò qualche coperta e da mangiare, poi li lasciò soli.
La voce di Teresa, accomodata su una poltrona, riscosse don Giuseppe dai mille pensieri che si mescolavano alle faville del fuoco: ‒ Vi ho messo nei guai. Se volete da me qualcosa, in cambio… si può fare…
Don Giuseppe scosse la testa con un sorriso lieve.
‒ Siete un brava persona. Con voi forse non mi dispiacerebbe.
‒ Vi dispiace, di solito?
‒ Be’, non è che mi disgustino proprio tutti, gli uomini, ma non lo faccio mica per vocazione, come voi. Cioè, scusate, non intendevo…
Don Giuseppe rise: ‒ Non so se ho poi questa gran vocazione.
Divenne serio: ‒ Anche a me alcuni uomini disgustano, allora mi chiedo…
Tacque.
Il giorno dell’incoronazione passò.
La mattina di quello seguente, entrò nello studio dell’arcivescovo.
‒ Don Giuseppe! Al convento non vi hanno visti arrivare…
Don Giuseppe lo fissò: ‒ Immagino che sarà impossibile trovare lo stiletto.
Monsignor Caprara alzò le sopracciglia, poi distese il volto: ‒ Infatti. Come lo avete capito?
‒ Altrimenti non sarebbe stato possibile far entrare la ragazza. Ed è stata lasciata uscire perché in quel momento il ragazzo non era ancora morto.
‒ Nessuno avrebbe dovuto morire. Ma io ero stato trattenuto. Ho tardato. Lui è tornato mentre stavo sostituendo la corona e mi ha visto. L’altro giovane, un mio uomo, l’ha dovuto uccidere.
‒ E voi avete ucciso lui.
‒ Un sacrificio necessario. Lo avrebbero interrogato. Non avrebbe resistito.
‒ Tutto questo, per sostituire la corona con una identica.
‒ Sarebbe stato un sacrilegio incoronare Napoleone con la Corona Ferrea, custode della reliquia più preziosa. Sapete quello che ha fatto e sta facendo alla Chiesa.
‒ Voi siete al suo servizio…
‒ Una posizione privilegiata per fare quello che occorre.
‒ Ucciderete anche noi?
‒ Non sono un assassino. Non mi piacciono le morti inutili e la vostra non è necessaria.
‒ Avete cercato di uccidere la ragazza.
‒ Prima dell’incoronazione. Ora quello che doveva accadere è accaduto.
‒ E se io parlassi?
‒ A chi converrebbe credervi? E anche vi credessero, ora non avrebbe più importanza. Ma non è per quello che non parlerete: non lo farete per paura di mettere in pericolo la ragazza. Conosco gli uomini: siete un cavaliere; uno strano tipo di cavaliere, vi interessano più le persone che gli ideali.
‒ Se parlasse lei?
‒ No: è concreta e scaltra. Capisce cosa le conviene fare. Andate tranquillo: nessuno vi toccherà.
Tranquillo fino a un certo punto, pensò don Giuseppe, mentre tornava alla portineria di Pietro con tutta la prudenza del caso.
‒ Che storia assurda ‒ concluse Teresa quel pomeriggio. ‒ Corona o non corona, questo imperatore finirà. È di carne, un maschio fatto come tutti gli altri maschi, e anche lui passerà, un giorno.
Don Giuseppe sorrise lieve, sentendo riecheggiare in lei le proprie parole, poi tornò ai suoi pensieri.
C’era una fuga da organizzare.
Non lì, davanti a Sua Eccellenza Giovanni Battista Caprara Montecuccoli, arcivescovo di Milano, uomo di fiducia sia del papa che dell’imperatore Napoleone I.
La mente volò via, trascinata dal desiderio di fuggire dal fremito eccitato che percorreva Milano.
Il pensiero volò avanti nel tempo, a quando anche tutto quel presente sarebbe diventato passato.
Regni, imperi. Tutti potenti. Tutti finiti.
L’imperatore che voleva una corona, per essere incoronato re d’Italia. Quella corona.
L’imperatore. Così potente.
Così impotente e fragile, nel suo bisogno di un simbolo.
L’imperatore, l’incoronazione, la Corona Ferrea. Arrivata il giorno prima da Monza e deposta sull’altar maggiore del duomo.
L’altare. Il sangue. I corpi.
La mente di don Giuseppe precipitò a terra. Davanti ai due cadaveri, in mezzo al sangue.
Di nuovo desiderò non avere visto quello che aveva visto.
‒ Mi dispiace che siate stato voi a trovarli ‒ disse l’arcivescovo ‒ siete molto turbato.
‒ La corona è costata la vita a due giovani.
‒ È vero. Ma due giovani disposti a sacrificarsi, per proteggerla. E il loro sacrificio non è stato vano. La corona non è stata rubata.
Don Giuseppe tacque.
‒ Don Giuseppe, non abbiate paura di parlare.
‒ Eccellenza, voi sapete che le cose non sono andate così.
‒ E lo sapete anche voi. Ma non lo saprà nessun altro. Vorreste forse trascinare nel fango il nome di due famiglie, accusando l’innocente insieme al colpevole? Che cosa sappiamo, di quello che davvero è successo la notte scorsa?
Don Giuseppe rivide se stesso entrare nel duomo dalla sagrestia, per scortare i giovani che avrebbero dato il cambio ai due rimasti di guardia alla corona durante la notte.
Che avevano chiaramente combattuto fra loro.
‒ La nostra, per quanto probabile, può essere solo una supposizione ‒ riprese monsignor Caprara ‒ non c’è prova che uno dei due volesse trafugare la corona. E anche fosse così, chi dei due è il traditore e chi il valoroso?
‒ Come dite voi, Eccellenza.
‒ Non siete convinto.
Don Giuseppe non voleva guai. Non seppe nemmeno lui perché udì la sua voce dire: ‒ Le ferite… Eccellenza, io ho combattuto, da giovane. Uno dei due è stato ucciso dall’altro, che a sua volta è stato colpito dalla spada del primo…
‒ Dunque…?
‒ … le ferite inferte dalla spada non erano mortali. Il colpo mortale è stato inferto da uno stiletto, ma non c’era alcuno stiletto. Ho cercato ovunque.
‒ Quindi, qualcun altro si è introdotto nel duomo per rubare la corona?
‒ Però la corona è ancora lì. Perché non l’ha portata via?
‒ Quello che dite ci impone ancor di più il silenzio. Due giovani coraggiosi sono morti per compiere il loro dovere. Questa sarà la versione ufficiale. Il resto è opportuno tenerlo per noi. Per ora è meglio non diffondere la notizia di quanto è successo: l’incoronazione è fra tre giorni, il momento è troppo importante. Credo che concordiate, don Giuseppe.
‒ Senza dubbio, Eccellenza.
Don Giuseppe accennò a congedarsi, ma un gesto lo fermò: ‒ Questa notte ho fatto trattenere alcune persone sorprese ad aggirarsi attorno al duomo. Mendicanti e ubriachi, una prostituta. Li ho interrogati, per scrupolo, ma non mi sembrano coinvolti. Dite alle guardie di lasciarli andare.
Don Giuseppe si diresse verso le carceri.
Urla soffocate, gemiti, risate, colpi. In una cella aperta, un gruppo di guardie chine su qualcosa.
‒ Cosa succede qui?
‒ Oh, reverendo! Nulla…
Gli uomini si affrettarono a riallacciarsi i calzoni mezzo calati.
Lasciarono le braccia di una donna stesa su un pagliericcio.
‒ Nulla di che. Sa, per passare il tempo… stiamo aspettando di sapere cosa farne, di lei… ‒ sghignazzò uno.
‒ La signorina è libera. Riferirò all’arcivescovo quanto è successo.
Il ghigno dell’uomo si incupì: ‒ Vediamo di non farla grave: lo sapete, lei cos’è. Cosa le costa, farci divertire un po’?
Don Giuseppe non rispose. Tese una mano alla ragazza, che si stava sistemando gli abiti. Lei posò occhi scuri e ironici sul sacerdote. Gli vide sul volto un’ombra di stanchezza. Non di un giorno, di una vita. Prese la mano che le veniva tesa, si alzò e lo seguì fuori dal palazzo.
Don Giuseppe la guardò allontanarsi, poi provò a dimenticarsi di imperatori, corone, giovani trucidati.
Era nel confessionale, il pomeriggio seguente. Dietro la grata, una voce di donna. Giovane. Esitante.
‒ È vero che non potete dire a nessuno quello che vi racconto in confessione? Chiunque io sia? Qualunque cosa dica?
‒ Certo.
‒ Anche se poi qualcuno è morto?
Don Giuseppe uscì rapido dal confessionale. Inginocchiata, c’era la ragazza del giorno prima. Si alzò: ‒ Non potete non confessarmi, se ve lo chiedo.
Don Giuseppe rimase fermo un istante, poi annuì: ‒ Non qui.
La portò in una stanza vicina alla sacrestia e chiuse la porta.
‒ Credo di avere fatto una brutta cosa. Insomma, non credevo…
‒ Raccontate.
‒ Mi hanno pagato in anticipo. Molto. Dovevo avvicinare uno di quei ragazzi di Monza…
‒ Uno di preciso?
‒ Me lo hanno indicato.
‒ Chi ve l’ha indicato?
‒ Non lo conoscevo. Mi ha pagato e ordinato cosa fare. Dovevo convincere il ragazzo a portarmi dentro il duomo poi distrarlo mentre era di guardia, sa come… L’ho avvicinato fuori. Gli ho detto che non volevo soldi, che invece mi sarebbe piaciuto tanto vedere la corona, anche solo una sbirciatina, perché una ragazza come me non ne avrebbe mai avuto la possibilità. Dopo avremmo fatto quello che lui voleva. Lui mi ha fatto entrare di nascosto…
‒ Come? Non è facile, in questi giorni.
‒ Non so come, ma non c’era nessuno. Mi ha nascosto. Durante il suo turno di guardia è venuto da me. Mi ha fatto guardare la corona da lontano, per non farci vedere dal suo compagno…
‒ Come è possibile che l’altro gli abbia permesso di allontanarsi?
‒ Non lo so, non mi ha mica spiegato niente. Ho dato un’occhiata alla corona poi l’ho portato in sacrestia e lì… be’, insomma… Oggi ho sentito che è stato ucciso e… ecco, sì, mi è dispiaciuto. Non se lo meritava. Era un bravo ragazzo, sapete, abbiamo fatto una cosa veloce, perché non voleva assentarsi troppo.
‒ Come avete saputo che è stato ucciso? Lo abbiamo tenuto nascosto.
La ragazza fece un sorriso sghembo: ‒ Cose che si sentono. Poi magari non si dicono ad alta voce, per stare tranquilli.
‒ Era vivo, quando l’avete lasciato?
‒ Sì. Sono uscita da dove mi aveva fatto entrare, ma fuori mi hanno preso le guardie. Quando monsignore mi ha interrogato, gli ho detto che ero lì per il mio solito giro e mi ha creduto.
‒ Perché ora siete venuta a confessarvi? Perché da me?
La ragazza rimase in silenzio qualche secondo, poi: ‒ Ho paura che adesso uccidano anche me. Non sapevo cosa fare. Mi ci voleva qualcuno che non raccontasse niente e magari mi aiutasse.
‒ Non dirò niente, ma come potete pensare che vi aiuterò? Quello che avete fatto è un vostro problema.
‒ Ma ora io sono diventata un problema vostro. O mi sbaglio?
Don Giuseppe tirò il fiato in un sospiro di insofferenza.
La ragazza sorrise: ‒ Ho un certo istinto, per gli uomini.
Il sacerdote alzò le sopracciglia.
‒ Be’, quasi sempre…
Don Giuseppe si alzò, camminò su e giù, guardò fuori dalla finestra. Una giornata di sole. Una vita senza guai.
Si girò: ‒ Chiederò aiuto all’arcivescovo. Non vi allarmate, gli dirò solo che avete bisogno di un luogo sicuro. Aspettatemi qui un istante.
Tornò avvolto da un ampio mantello e con un altro avvolse la ragazza; le coprì il capo col cappuccio.
La scortò fino all’arcivescovado.
La ragazza lo attendeva in anticamera, quando lui uscì dal colloquio con l’arcivescovo.
‒ Sua Eccellenza ci ha dato una lettera di presentazione per un monastero femminile. Potrete rifugiarvi lì, per il momento.
‒ Sa di me?
‒ Non gli ho raccontato quello che mi avete confidato, ma gli ho dovuto dire chi siete. Si ricordava di voi, ma mi sono trovato in difficoltà quando mi ha chiesto come vi chiamate: non conosco il vostro nome.
‒ Teresa.
‒ Teresa…?
‒ Teresa e basta così.
Uscirono nel pomeriggio ormai diventato sera.
L’attacco arrivò all’improvviso, in un vicolo. Tre uomini col volto coperto. Colpirono don Giuseppe e afferrarono Teresa.
La spada che don Giuseppe tirò fuori da sotto il mantello giunse inaspettata. Sembrarono divertiti, finché il sacerdote non iniziò a combattere.
In pochi minuti, don Giuseppe lasciò i tre uomini sanguinanti a terra, poi trascinò via Teresa.
Usciti dal vicolo, nascose di nuovo la spada. Guidò Teresa lungo un percorso tortuoso, guardandosi sempre alle spalle.
Era buio, quando si fermò davanti al portoncino laterale di un palazzo.
‒ Non è il convento… ‒ mormorò Teresa.
Don Giuseppe scosse il capo e bussò. Un bussare alternato a pause.
L’uscio si aprì quel tanto che bastava per farli scivolare all’interno della portineria del palazzo, poi si richiuse.
Un uomo sorrise a don Giuseppe e gli strinse il braccio: ‒ Giuseppe!
Il sacerdote ricambiò la stretta: ‒ Pietro, ho bisogno di un posto sicuro.
L’uomo buttò un’occhiata divertita a Teresa: ‒ Credevo che avessi smesso da un pezzo…
‒ La signorina si chiama Teresa. Teresa, non badate alle sue brutte maniere. Mi fido di lui come di me stesso.
Pietro accennò un inchino: ‒ Io e questo figuro ci siamo coperti le spalle per anni, in mille battaglie. Vi aiuterò come posso.
Pietro attizzò il fuoco nel camino, portò qualche coperta e da mangiare, poi li lasciò soli.
La voce di Teresa, accomodata su una poltrona, riscosse don Giuseppe dai mille pensieri che si mescolavano alle faville del fuoco: ‒ Vi ho messo nei guai. Se volete da me qualcosa, in cambio… si può fare…
Don Giuseppe scosse la testa con un sorriso lieve.
‒ Siete un brava persona. Con voi forse non mi dispiacerebbe.
‒ Vi dispiace, di solito?
‒ Be’, non è che mi disgustino proprio tutti, gli uomini, ma non lo faccio mica per vocazione, come voi. Cioè, scusate, non intendevo…
Don Giuseppe rise: ‒ Non so se ho poi questa gran vocazione.
Divenne serio: ‒ Anche a me alcuni uomini disgustano, allora mi chiedo…
Tacque.
Il giorno dell’incoronazione passò.
La mattina di quello seguente, entrò nello studio dell’arcivescovo.
‒ Don Giuseppe! Al convento non vi hanno visti arrivare…
Don Giuseppe lo fissò: ‒ Immagino che sarà impossibile trovare lo stiletto.
Monsignor Caprara alzò le sopracciglia, poi distese il volto: ‒ Infatti. Come lo avete capito?
‒ Altrimenti non sarebbe stato possibile far entrare la ragazza. Ed è stata lasciata uscire perché in quel momento il ragazzo non era ancora morto.
‒ Nessuno avrebbe dovuto morire. Ma io ero stato trattenuto. Ho tardato. Lui è tornato mentre stavo sostituendo la corona e mi ha visto. L’altro giovane, un mio uomo, l’ha dovuto uccidere.
‒ E voi avete ucciso lui.
‒ Un sacrificio necessario. Lo avrebbero interrogato. Non avrebbe resistito.
‒ Tutto questo, per sostituire la corona con una identica.
‒ Sarebbe stato un sacrilegio incoronare Napoleone con la Corona Ferrea, custode della reliquia più preziosa. Sapete quello che ha fatto e sta facendo alla Chiesa.
‒ Voi siete al suo servizio…
‒ Una posizione privilegiata per fare quello che occorre.
‒ Ucciderete anche noi?
‒ Non sono un assassino. Non mi piacciono le morti inutili e la vostra non è necessaria.
‒ Avete cercato di uccidere la ragazza.
‒ Prima dell’incoronazione. Ora quello che doveva accadere è accaduto.
‒ E se io parlassi?
‒ A chi converrebbe credervi? E anche vi credessero, ora non avrebbe più importanza. Ma non è per quello che non parlerete: non lo farete per paura di mettere in pericolo la ragazza. Conosco gli uomini: siete un cavaliere; uno strano tipo di cavaliere, vi interessano più le persone che gli ideali.
‒ Se parlasse lei?
‒ No: è concreta e scaltra. Capisce cosa le conviene fare. Andate tranquillo: nessuno vi toccherà.
Tranquillo fino a un certo punto, pensò don Giuseppe, mentre tornava alla portineria di Pietro con tutta la prudenza del caso.
‒ Che storia assurda ‒ concluse Teresa quel pomeriggio. ‒ Corona o non corona, questo imperatore finirà. È di carne, un maschio fatto come tutti gli altri maschi, e anche lui passerà, un giorno.
Don Giuseppe sorrise lieve, sentendo riecheggiare in lei le proprie parole, poi tornò ai suoi pensieri.
C’era una fuga da organizzare.
Different Staff- Admin
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Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 26.02.21
Re: Maggio 1805
Interessante racconto storico tinto di giallo. Forse più storico che giallo, poiché di quei tempi, e lo si evince dal racconto stesso, omicidi, torture e altre nefandezze erano all'ordine del giorno. Chiunque aveva scheletri nell'armadio. Quando ho saputo del concorso di Different Rooms e dei vari paletti vincolanti che non sto a ripetere, ho subito focalizzato la mia attenzione sullo stesso periodo scelto in questo racconto. Durante le ricerche è saltata fuori la Corona Ferrea, oggetto tanto desiderato quanto controverso che, se messo insieme ai personaggi giusti, poteva essere un ottimo spunto per creare una storia. L'autore, o autrice, ci è riuscito/a benissimo. Credo che don Giuseppe, come Teresa e Pietro (che ha un ruolo molto marginale) siano personaggi d'invenzione affiancati a S.E. Caprara Montecuccoli, realmente esistito, per cui ritengo verosimile la sua avversione nei confronti di Napoleone, personaggio eccentrico non solo nei confronti della chiesa, tanto da non essere ritenuto degno d'indossare la Corona Ferrea che fu di Carlo Magno.
Ottimo e funzionale a mio avviso anche il registro narrativo incentrato principalmente sul dialogo. Non ho trovato intoppi né errori nella scrittura, per cui la lettura è risultata scorrevole oltre che piacevole.
Circa i paletti di cui sopra. Come ho detto c'è poco giallo, o meglio, è sullo sfondo di un racconto storico. C'è poca o pochissima portineria nel senso più stretto del termine; possiamo considerare la sagrestia del Duomo (peraltro appena accennata) come attinente al tema (luogo) del concorso, anche se sarebbe un tantino forzato. Abbiamo puttana e alto prelato, quindi ok.
In definitiva giudico il racconto positivamente per la realizzazione in generale, meno per l'attinenza con la portineria. Ma per gli storici ho un debole...
Ottimo e funzionale a mio avviso anche il registro narrativo incentrato principalmente sul dialogo. Non ho trovato intoppi né errori nella scrittura, per cui la lettura è risultata scorrevole oltre che piacevole.
Circa i paletti di cui sopra. Come ho detto c'è poco giallo, o meglio, è sullo sfondo di un racconto storico. C'è poca o pochissima portineria nel senso più stretto del termine; possiamo considerare la sagrestia del Duomo (peraltro appena accennata) come attinente al tema (luogo) del concorso, anche se sarebbe un tantino forzato. Abbiamo puttana e alto prelato, quindi ok.
In definitiva giudico il racconto positivamente per la realizzazione in generale, meno per l'attinenza con la portineria. Ma per gli storici ho un debole...
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Punti : 1212
Infamia o lode : 2
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 44
Località : Torino
Re: Maggio 1805
Questo racconto mi è piaciuto moltissimo a prima lettura, perché mi ha davvero ricordato "I promessi sposi" per più di un particolare, ma né come plagio né come omaggio, ma proprio per caratterizzazione (e sicuramente ambientazione). Ovvero soltanto in maniera positiva, folgorante.
Ho apprezzato innanzitutto il ritmo iniziale, calzante, con brevi frasi veloci che ti catapultano all'interno del racconto. Poi ho apprezzato che sia davvero un giallo, e non è un segreto per nessuno che provare a scrivere un racconto giallo in circa diecimila caratteri non sia un'impresa da poco. Ho pensato, dapprima, che il giallo si sviluppasse esclusivamente su un furto (confesso che ho un debole per i gialli senza omicidio), ma poi tutto si spiega nel prosieguo dell'intreccio, sicuramente ben costruito.
Ovviamente sono rispettati tutti gli altri parametri dello step, tra cui spicca il personaggio del prelato che è uno dei meglio caratterizzati del concorso (facile dirlo, quando si è letti tutti i racconti in anteprima).
In conclusione, caro Autore, a me hai convinto pienamente.
Complimenti!
Ho apprezzato innanzitutto il ritmo iniziale, calzante, con brevi frasi veloci che ti catapultano all'interno del racconto. Poi ho apprezzato che sia davvero un giallo, e non è un segreto per nessuno che provare a scrivere un racconto giallo in circa diecimila caratteri non sia un'impresa da poco. Ho pensato, dapprima, che il giallo si sviluppasse esclusivamente su un furto (confesso che ho un debole per i gialli senza omicidio), ma poi tutto si spiega nel prosieguo dell'intreccio, sicuramente ben costruito.
Ovviamente sono rispettati tutti gli altri parametri dello step, tra cui spicca il personaggio del prelato che è uno dei meglio caratterizzati del concorso (facile dirlo, quando si è letti tutti i racconti in anteprima).
In conclusione, caro Autore, a me hai convinto pienamente.
Complimenti!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Maggio 1805
Questo è un altro di quei gialli che partono benissimo, mi piacciono molto, però alla fine mi deludono un po'. Partendo dal consueto discorso paletti, devo dire che il genere è centrato, l'ambientazione anche, i personaggi pure, la portineria quasi per nulla. Come accentato poc'anzi, i primi due terzi del tuo brano mi sono piaciuti molto: dialoghi realistici e scorrevoli, personaggi interessanti (in particolare modo il prete guerriero, la prostituta abbastanza ma mi pare un filino troppo canonica) e una trama interessante. Sono invece un po' carenti per quanto riguarda l'aspetto delle descrizioni ambientali e non, ma non è una grave pecca. La parte problematica, però, inizia col duello poiché, per come la vedo io, si svolge in maniera troppo repentina, stonando col ritmo che il racconto aveva fino a quel punto. Infine, il dialogo conclusivo non è paragonabile agli altri presenti nel racconto, nel senso che mi suona troppo recitato, privo di tensione. In più, la confessione dell'arcivescovo mi sembra irrealistica. Sai, forse avresti potuto sistemare il tutto mostrando il prete spadaccino (templare?) mentre, ancora in portineria, riflette sugli accadimenti descritti in precedenza e giunge alla conclusione di chi sia il colpevole. A quel punto, per salvare se stesso e la ragazza, si dà alla fuga. Ecco, ora che ci penso bene, mi sovviene il dubbio che ci sia anche un errore di logica interno alla trama: se l'arcivescovo non li vuole morti, perché dei malviventi hanno tentato di ucciderli? E anche nel caso menta, perché non ucciderlo appena fuori dalla residenza vescovile? E se invece quei briganti erano criminali comuni, che c'entra quel duello con il resto della trama? Apprezzo che tu sia riuscito a darmi un giallo storico con colpevole, movente e risoluzione, ma il finale solleva comunque troppi interrogativi (oltre che essere affrettato e non dello stesso livello della prima parte).
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Re: Maggio 1805
Caro autore hai fatto un uso strepitoso delle battute che ti erano concesse oltretutto scegliendo il percorso più ostico: un giallo nel 1805.
Mi è piaciuto tutto. L’ambientazione, l’atmosfera, la caratterizzazione dei personaggi, i dialoghi. Le descrizioni delle scene in movimento. Francamente dal punto di vista “tecnico” lo trovo uno, se non il migliore, dei più riusciti. Anche l’intreccio è ben costruito. Se proprio devo trovare un difetto è la repentina soluzione individuata da Giuseppe. Avrei usato un po’ di battute per consentirgli qualche elucubrazione, magari togliendole all’amico che ospiterà la ragazza; gli avrei conferito una patina da Adso da Melk che ci sarebbe stata proprio bene. Dei racconti gialli il migliore.
Ottima lettura.
Mi è piaciuto tutto. L’ambientazione, l’atmosfera, la caratterizzazione dei personaggi, i dialoghi. Le descrizioni delle scene in movimento. Francamente dal punto di vista “tecnico” lo trovo uno, se non il migliore, dei più riusciti. Anche l’intreccio è ben costruito. Se proprio devo trovare un difetto è la repentina soluzione individuata da Giuseppe. Avrei usato un po’ di battute per consentirgli qualche elucubrazione, magari togliendole all’amico che ospiterà la ragazza; gli avrei conferito una patina da Adso da Melk che ci sarebbe stata proprio bene. Dei racconti gialli il migliore.
Ottima lettura.
Petunia- Moderatore
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Re: Maggio 1805
Un bel giallo storico dal carattere fermo e deciso.
Mi piace il tema che tratti: trovo che sia credibile e sei riuscito a scriverlo in maniera convincente.
Il brano è impostato sui dialoghi, botta e risposta che disegnano l'intera storia, e nello stesso tempo in questi dialoghi sei riuscito a delineare abbastanza bene le varie figure.
Però mi manca qualcosa... Tutto torna, il cerchio si chiude, ma allo stesso tempo non mi sono sentita completamente coinvolta nella storia, ma spettatrice ai margini di qualcosa che si svolgeva altrove (lo so, è un pò fumosa come espressione...).
Avrei evidenziato i vari momenti magari saltando una riga.
Forse la confessione avviene in maniera un pò troppo repentina.
Ma sono solo un paio di considerazioni a margine di un buon racconto.
Mi piace il tema che tratti: trovo che sia credibile e sei riuscito a scriverlo in maniera convincente.
Il brano è impostato sui dialoghi, botta e risposta che disegnano l'intera storia, e nello stesso tempo in questi dialoghi sei riuscito a delineare abbastanza bene le varie figure.
Però mi manca qualcosa... Tutto torna, il cerchio si chiude, ma allo stesso tempo non mi sono sentita completamente coinvolta nella storia, ma spettatrice ai margini di qualcosa che si svolgeva altrove (lo so, è un pò fumosa come espressione...).
Avrei evidenziato i vari momenti magari saltando una riga.
Forse la confessione avviene in maniera un pò troppo repentina.
Ma sono solo un paio di considerazioni a margine di un buon racconto.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Maggio 1805
Ciao autor*
Che bel racconto storico giallo. Si, in questo ordine poiché ho trovato moltissima storia (come [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] amo il genere) e un pochino meno il giallo. Sbiadito, anche se non si può dire che non sia stato rispettato.
La scelta di un genere simile in ambientazione ottocentesca, non era la strada più facile, ma sei riuscito a tirare fuori qualcosa di buono.
Non ho trovato refusi da segnalarti, che in un racconto incentrato al dialogo, erano facili da commettere.
La lettura l'ho trovata scorrevole e gradevole.
Ti faccio un appunto sulla portineria, solo abbozzata. Per il resto, un discreto lavoro.
Grazie della lettura.
Che bel racconto storico giallo. Si, in questo ordine poiché ho trovato moltissima storia (come [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] amo il genere) e un pochino meno il giallo. Sbiadito, anche se non si può dire che non sia stato rispettato.
La scelta di un genere simile in ambientazione ottocentesca, non era la strada più facile, ma sei riuscito a tirare fuori qualcosa di buono.
Non ho trovato refusi da segnalarti, che in un racconto incentrato al dialogo, erano facili da commettere.
La lettura l'ho trovata scorrevole e gradevole.
Ti faccio un appunto sulla portineria, solo abbozzata. Per il resto, un discreto lavoro.
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Re: Maggio 1805
Nelle mie meditazioni prima di scrivere, fra le varie possibilità, avevo pensato anch’io a una trama gialla che avesse coinvolto quell’arcivescovo Caprara, personaggio che mi aveva incuriosito nella lettura e la corona ferrea. Poi ho desistito per due ragioni: primo, perché avevo rilevato che altri avevano già scritto un giallo-storico sul furto della corona ferrea e secondo, non avevo trovato una via d’uscita per coinvolgere l’arcivescovo Caprara, senza stravolgere la realtà storica. Devo dire che tu ci sei riuscito/a brillantemente, lasciando la vicenda nascosta fra i segreti delle stanze ecclesiastiche.
Il racconto è scritto molto bene e anche i personaggi sono delineati con precisione, soprattutto Don Giuseppe (come non pensare al Fra’ Cristoforo manzoniano con i suoi trascorsi turbolenti) e Teresa.
La portineria è un po’ latitante nell’ottica della prova, ma più che perdonato/a per l’aderenza perfetta alla “location”, al periodo e al genere. Lavoro di ottimo livello.
Il racconto è scritto molto bene e anche i personaggi sono delineati con precisione, soprattutto Don Giuseppe (come non pensare al Fra’ Cristoforo manzoniano con i suoi trascorsi turbolenti) e Teresa.
La portineria è un po’ latitante nell’ottica della prova, ma più che perdonato/a per l’aderenza perfetta alla “location”, al periodo e al genere. Lavoro di ottimo livello.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Maggio 1805
A me questo racconto è piaciuto tantissimo. L'ambientazione mi ha fatto seguire con curiorità e interesse , ho ritrovato la bellezza di immergermi nel periodo storico con tutte le sue tresche e il suo fastino intrinseco. Molto avventuroso dall'inizio alla fine come un bel film dell'epoca. Gli elementi richiesti dal concorso ci sono , quale più ,quale meno, ma ho trovato la stessa cosa anche in altri racconti.
Autore hai tutta la mia stima.
Alla prossima.
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Re: Maggio 1805
Piaciuto molto anche a me.
La figura di Don Giuseppe è discutibile e umana, intrisa di un realismo tragico e palpabile.
La parte iniziale ce lo racconta in modo ficcante e delicato. Si capisce subito tutto della sua personalità, ma non è quella giusta.
La storia è avvincente, don Giuseppe si trasforma da pavido in impavido e salva Teresa più volte, la protegge come un super eroe, la nasconde in un posto sicuro.
Poi gli avvenimenti diventano compressi e complicati con un finale sospeso.
Un buonissimo lavoro, complimenti.
La figura di Don Giuseppe è discutibile e umana, intrisa di un realismo tragico e palpabile.
La parte iniziale ce lo racconta in modo ficcante e delicato. Si capisce subito tutto della sua personalità, ma non è quella giusta.
La storia è avvincente, don Giuseppe si trasforma da pavido in impavido e salva Teresa più volte, la protegge come un super eroe, la nasconde in un posto sicuro.
Poi gli avvenimenti diventano compressi e complicati con un finale sospeso.
Un buonissimo lavoro, complimenti.
Ultima modifica di tommybean il Dom Mar 14, 2021 3:50 pm - modificato 1 volta.
Ospite- Ospite
Re: Maggio 1805
Che dire che non abbiano già detto gli altri commentatori?
Lettura piacevole, scorrevole, con dialoghi ben calibrati.
Sicuramente l'autore/autrice è ben preparato/a storicamente: è stata un'epoca densa di intrighi, di politiche scorrette (più o meno come adesso, cambia solo la moda degli abiti indossati)... ma anche di protagonisti reali che hanno contribuito a generare personaggi letterari che rimarrano nel tempo, sempre attuali.
Non è facile coniugare "la storia" (come elemeno scolastico) in un racconto giallo: mi è capitato di leggere romanzi del genere, ma alla fine mi erano risulati indigesti: troppe nozioni o troppo rimanzo. Qui direi che, nell'economia di un racconto breve, sia stato raggiunto il giusto equilibrio tra verità storica e narrativa gialla. With the compliment"
Lettura piacevole, scorrevole, con dialoghi ben calibrati.
Sicuramente l'autore/autrice è ben preparato/a storicamente: è stata un'epoca densa di intrighi, di politiche scorrette (più o meno come adesso, cambia solo la moda degli abiti indossati)... ma anche di protagonisti reali che hanno contribuito a generare personaggi letterari che rimarrano nel tempo, sempre attuali.
Non è facile coniugare "la storia" (come elemeno scolastico) in un racconto giallo: mi è capitato di leggere romanzi del genere, ma alla fine mi erano risulati indigesti: troppe nozioni o troppo rimanzo. Qui direi che, nell'economia di un racconto breve, sia stato raggiunto il giusto equilibrio tra verità storica e narrativa gialla. With the compliment"
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Maggio 1805
Un buon racconto, con una buona struttura, bei personaggi e anche una trama coerente e ben sviluppata. Se devo trovare un unico difetto è quello della portineria, solo accennata, per il resto un racconto che si attesta nel gruppo dei migliori.
L'ambientazione penso sia il punto forte della narrazione, si vede che è stata studiata con attenzione e i risultati si vedono.
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Re: Maggio 1805
Buon racconto scorrevole e piacevole nell'ambientazione e nei personaggi.
Qualche perplessità sulla trama e su alcuni snodi che non mi hanno lasciato del tutto soddisfatto.
Quel "‒ Era vivo, quando l’avete lasciato?" che Don Giuseppe chiede a Teresa è una domanda che messa lì non ha molto senso e spiazza il lettore.
Lo stupro in carcere di Teresa è gratuito e non ha alcun legame con altre parti del racconto, e in un racconto così breve ogni passaggio deve avere una ragion d'essere.
Manca tutto il ragionamento con cui Don Giuseppe arriva ad accusare Monsignor Caprara. E poi andare ad accusarlo così apertamente è una sorta di suicidio, visto che è uno che ammazza con tanta leggerezza.
Poi anche il movente non mi convince: uccidere per salvare un simbolo cristiano non è molto logico. Se è tanto religioso il Monsignore avrebbe anche evitato di uccidere con tanta facilità.
E poi anche altri passaggi. Insomma... Boh.
Qualche perplessità sulla trama e su alcuni snodi che non mi hanno lasciato del tutto soddisfatto.
Quel "‒ Era vivo, quando l’avete lasciato?" che Don Giuseppe chiede a Teresa è una domanda che messa lì non ha molto senso e spiazza il lettore.
Lo stupro in carcere di Teresa è gratuito e non ha alcun legame con altre parti del racconto, e in un racconto così breve ogni passaggio deve avere una ragion d'essere.
Manca tutto il ragionamento con cui Don Giuseppe arriva ad accusare Monsignor Caprara. E poi andare ad accusarlo così apertamente è una sorta di suicidio, visto che è uno che ammazza con tanta leggerezza.
Poi anche il movente non mi convince: uccidere per salvare un simbolo cristiano non è molto logico. Se è tanto religioso il Monsignore avrebbe anche evitato di uccidere con tanta facilità.
E poi anche altri passaggi. Insomma... Boh.
SuperGric- Padawan
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Re: Maggio 1805
È solamente il secondo dei racconti del concorso che ho letto. Per questo non posso esprimermi su una "classifica". Spero che tutti i racconti siano di questa levatura. I personaggi, tutti, mi sono piaciuti così come tratteggiati. Soprattutto il prete di "ventura" che mi ha fatto ricordare il piacere di quando ho letto Il Nome della Rosa. La prostituta è forse un po' troppo colta per essere credibile, ma è così ben calata nel racconto che le si può perdonare. Non sono d'accordo con chi sopra ha scritto che la scena dello stupro sia pretestuosa, gratuita. Serve invece moltissimo nel subito e efficacemente tratteggiare i personaggi, essenziale per l'economia del racconto e delle battute limitate. E...si...mi ha divertito molto leggerlo, ho tirato dritto come un treno fino in fondo. Molto, molto bello. Bravo/a.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Maggio 1805
Questo giallo storico mi è piaciuto moltissimo. Io ci ho trovato lo stile Wu Ming. adoro quel tipo di racconti e tu sei riuscit* a mixare nel modo giusto storia e finzione.
I dialoghi sono il punto forte perché donano un ritmo che non permette distrazioni. le frasi sono brevi. poche descrizione, tutto funziona con un taglio avvincente.
Fosse stato per me avrei eliminato l'ultima frase di Teresa perché non credo aggiunga nulla al testo, anzi sembra una morale superflua.
Veramente un ottimo lavoro.
complimenti.
I dialoghi sono il punto forte perché donano un ritmo che non permette distrazioni. le frasi sono brevi. poche descrizione, tutto funziona con un taglio avvincente.
Fosse stato per me avrei eliminato l'ultima frase di Teresa perché non credo aggiunga nulla al testo, anzi sembra una morale superflua.
Veramente un ottimo lavoro.
complimenti.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Maggio 1805
Comincio con l'unico vero punto negativo, per me, di questo racconto ovvero il solo sfiorato paletto della portineria.
Fatta questa premessa, il racconto mi è piaciuto molto per credibilità e logica intrinseca.
Bellissimo il personaggio di Don Giuseppe, forse perché mi ricorda l'adorato Fra Cristoforo dei Promessi Sposi.
Il genere giallo forse non è pienamente centrato ma è molto difficile farlo in così poche battute e quindi per me da questo punto di vista niente da eccepire.
Visto che scrivi così bene, ti invito a controllare meglio l'uso della punteggiatura, soprattutto delle virgole: ad esempio in questo passaggio
Fatta questa premessa, il racconto mi è piaciuto molto per credibilità e logica intrinseca.
Bellissimo il personaggio di Don Giuseppe, forse perché mi ricorda l'adorato Fra Cristoforo dei Promessi Sposi.
Il genere giallo forse non è pienamente centrato ma è molto difficile farlo in così poche battute e quindi per me da questo punto di vista niente da eccepire.
Visto che scrivi così bene, ti invito a controllare meglio l'uso della punteggiatura, soprattutto delle virgole: ad esempio in questo passaggio
Dopo "cosa farne" la virgola non va; "lo sapete lei cos'è" senza virgola; "Cosa le costa farci divertire un po'" senza virgola.‒ Nulla di che. Sa, per passare il tempo… stiamo aspettando di sapere cosa farne, di lei… ‒ sghignazzò uno.
‒ La signorina è libera. Riferirò all’arcivescovo quanto è successo.
Il ghigno dell’uomo si incupì: ‒ Vediamo di non farla grave: lo sapete, lei cos’è. Cosa le costa, farci divertire un po’?
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Re: Maggio 1805
Dimenticavo: il racconto meritava un titolo un po' più originale!
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Re: Maggio 1805
Il racconto soddisfa le richieste dello step: ambientazione storica, trama, intreccio e personaggi gestiti bene. In particolare la figura dell’arcivescovo, delineata in tutta la sua ipocrisia e malvagità.
Davanti ai cadaveri dei due giovani posti a guardia della corona ferrea sull’altare, forse morti in duello, Don Giuseppe, che ha un passato da spadaccino, capisce subito che i colpi mortali sono stati inferti da uno stiletto, che però non si trova.
L’arcivescovo, pur sapendo che è questa la verità, si sforza di convincere il parroco a tacere per evitare lo scandalo, secondo l’uso di santa romana chiesa ad maiorem Dei gloriam, in realtà per proteggere se stesso. Ordina anzi la scarcerazione della ragazza trovata in chiesa e Don Giuseppe va a prelevarla per metterla al sicuro.
I due però sono sorpresi da un agguato, che costringe Don Giuseppe a sfoderare la sua abilità di spadaccino, lasciando a terra tre cadaveri sanguinanti.
Non può essere stato che l’arcivescovo ad organizzare la trappola, per liberarsi dei due testimoni scomodi. Perciò il parroco, recatosi il mattino successivo all’agguato nello studio dell’arcivescovo, dopo aver ottenuto la confessione dell’assassino, si sente ancor più in pericolo. Non si fida delle false rassicurazioni dell’alto prelato circa l’ormai scampato pericolo. Sa che l’arcivescovo tenterà ancora di liberarsi di lui e della ragazza, ma non si farà sorprendere. Ha già deciso di organizzare la fuga.
Non c’è un punto debole; forse a proposito dello stiletto non ritrovato si poteva aggiungere qualche battuta in più. In realtà, alla domanda “come l’avete capito?” che precede la confessione dell’arcivescovo, non viene data risposta precisa, ma in un intreccio così complesso un’ellissi ci può stare.
D’altra parte, tutto è perfettamente orchestrato atmosfera, descrizioni rapide e pregnanti, scrittura corretta e limpida, niente errori né refusi.
Davanti ai cadaveri dei due giovani posti a guardia della corona ferrea sull’altare, forse morti in duello, Don Giuseppe, che ha un passato da spadaccino, capisce subito che i colpi mortali sono stati inferti da uno stiletto, che però non si trova.
L’arcivescovo, pur sapendo che è questa la verità, si sforza di convincere il parroco a tacere per evitare lo scandalo, secondo l’uso di santa romana chiesa ad maiorem Dei gloriam, in realtà per proteggere se stesso. Ordina anzi la scarcerazione della ragazza trovata in chiesa e Don Giuseppe va a prelevarla per metterla al sicuro.
I due però sono sorpresi da un agguato, che costringe Don Giuseppe a sfoderare la sua abilità di spadaccino, lasciando a terra tre cadaveri sanguinanti.
Non può essere stato che l’arcivescovo ad organizzare la trappola, per liberarsi dei due testimoni scomodi. Perciò il parroco, recatosi il mattino successivo all’agguato nello studio dell’arcivescovo, dopo aver ottenuto la confessione dell’assassino, si sente ancor più in pericolo. Non si fida delle false rassicurazioni dell’alto prelato circa l’ormai scampato pericolo. Sa che l’arcivescovo tenterà ancora di liberarsi di lui e della ragazza, ma non si farà sorprendere. Ha già deciso di organizzare la fuga.
Non c’è un punto debole; forse a proposito dello stiletto non ritrovato si poteva aggiungere qualche battuta in più. In realtà, alla domanda “come l’avete capito?” che precede la confessione dell’arcivescovo, non viene data risposta precisa, ma in un intreccio così complesso un’ellissi ci può stare.
D’altra parte, tutto è perfettamente orchestrato atmosfera, descrizioni rapide e pregnanti, scrittura corretta e limpida, niente errori né refusi.
mirella- Padawan
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Re: Maggio 1805
eh, questi uomini di chiesa...
bella lettura, davvero gradevole.
buona la storia, ben esposta e scritta. pochissimi refusi da segnalare, qualche virgola e spaziatura, niente altro.
concentrare una storia simile in che battute non è semplice, eppure ci sei riuscito pienamente, quindi ti faccio i miei complimenti.
buone le descrizioni e belle le figure dei protagonisti.
bella lettura, davvero gradevole.
buona la storia, ben esposta e scritta. pochissimi refusi da segnalare, qualche virgola e spaziatura, niente altro.
concentrare una storia simile in che battute non è semplice, eppure ci sei riuscito pienamente, quindi ti faccio i miei complimenti.
buone le descrizioni e belle le figure dei protagonisti.
Arunachala- Admin
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Re: Maggio 1805
Mi accodo a coloro a cui è piaciuto questo racconto, sono rimasto soddisfatto sia di come si è deciso di declinare i paletti del concorso (un leggero dubbio sulla portineria, ma nulla più), ma soprattutto dell'ambientazione e delle dinamiche tra i personaggi, che sono proprie di un ottimo giallo/storico. Ottimi e quadrati, direi spigolosi, i personaggi. Ma visto che siamo qua per farci le pulci oltre che i complimenti, eccole: Per gusti personali non amo moltissimo lo stile sincopato, qui presente soprattutto nella prima parte, come non mi sono piaciute alcune altre scelte stilistiche. Sono un po' lontano da questo modo di scrivere, tutti qua. Non mi è piaciuto molto neanche il continuo cambio di location, liquidato sempre in maniera troppo brusca. In 12000 battute siamo prima al Duomo, poi nelle carceri, poi in confessionale, poi in un vicolo, poi nella portineria, infine all'arcivescovado, tutto senza un reale stacco. Altro punto che mi ha lasciato un po' con la bocca asciutta è stata la confessione repentina e l'assenza di una vera e propria indagine, il che relega il genere giallo come subalterno dello storico.
Comunque rimane tra i migliori dello step e secondo me se la gioca per il podio.
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Akimizu- Cavaliere Jedi
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A digitoergosum garba questo messaggio
Re: Maggio 1805
Quando si arriva alla fine a commentare, quasi tutto è già stato detto, per cui perdonami se ripeterò alcune cose.
Questo racconto si legge bene, senza intoppi. La prima parte mi sembra si dispieghi in uno spazio narrativo adeguato, questo fino all’arrivo di don Giuseppe e Teresa alla portineria di Pietro. Da lì in poi, anche io percepisco una compressione narrativa, quasi un doversi affrettare verso la fine.
Credo che alcuni passaggi – ad esempio quello dalla portineria alla successiva scena con l’arcivescovo, oppure la stessa scena finale con l’arcivescovo – abbiano bisogno di maggiore ampiezza, qualche migliaio di battute in più.
Nel complesso, un racconto che ho letto volentieri.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Maggio 1805
Andrò controcorrente, ma io non ho percepito l'ambientazione storica, o non quella ottocentesca.
Anzi, ho continuato a imperterrito a visualizzare le scene come fossimo nel Medioevo, va a sapere perché.
Forse l'assenza di descrizioni mirate, forse qualche scelta narrativa. Tipo il tentativo di stupro: succedeva, certo, ma siamo già in un'epoca e una città un po' più attenta sotto questo punto di vista.
Sarà il duello di spade (per assassinare qualcuno in un vicolo la spada non è l'arma migliore, meglio dei coltellacci o stiletti. Che poi spada fa appunto medievale, sarebbero più sciabole).
Però nulla da dire sulla vicenda in sé, ben resa, con buona intuizioni dietro. Anche la struttura del giallo è soddisfacente, a parte l'accelerazione decisa del finale che semplifica (troppo) il tutto.
Ma, come detto più volte, 12000 caratteri non sono abbastanza per fare tutto bene.
Consiglio anch'io vivamente di separare con uno spazio i paragrafi quando c'è il cambio di location.
Un lavoro nel complesso molto buono.
Anzi, ho continuato a imperterrito a visualizzare le scene come fossimo nel Medioevo, va a sapere perché.
Forse l'assenza di descrizioni mirate, forse qualche scelta narrativa. Tipo il tentativo di stupro: succedeva, certo, ma siamo già in un'epoca e una città un po' più attenta sotto questo punto di vista.
Sarà il duello di spade (per assassinare qualcuno in un vicolo la spada non è l'arma migliore, meglio dei coltellacci o stiletti. Che poi spada fa appunto medievale, sarebbero più sciabole).
Però nulla da dire sulla vicenda in sé, ben resa, con buona intuizioni dietro. Anche la struttura del giallo è soddisfacente, a parte l'accelerazione decisa del finale che semplifica (troppo) il tutto.
Ma, come detto più volte, 12000 caratteri non sono abbastanza per fare tutto bene.
Consiglio anch'io vivamente di separare con uno spazio i paragrafi quando c'è il cambio di location.
Un lavoro nel complesso molto buono.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Maggio 1805
Ciao
Che bella storia hai scritto!
Il titolo rimane un po' anonimo e non rende giustizia ma, detta questa cosuccia, il tuo racconto è splendido. Ottima scrittura per un giallo ben architettato, con personaggi e luoghi dipinti splendidamente.
Complimenti davvero!
Ciao e a presto
Che bella storia hai scritto!
Il titolo rimane un po' anonimo e non rende giustizia ma, detta questa cosuccia, il tuo racconto è splendido. Ottima scrittura per un giallo ben architettato, con personaggi e luoghi dipinti splendidamente.
Complimenti davvero!
Ciao e a presto
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Maggio 1805
Caro autore o cara autrice,
il tuo racconto è avvincente e molto coinvolgente. Ho trovato la storia davvero originale, singolare. La trama mi sembra solida e su questo non ho nessuna osservazione da farti. Devo ammettere che da questo punto di vista, poi, è stata davvero una grande idea quella di mettere in bocca ai personaggi domande che sarebbero potute sorgere nel lettore.
Per quanto riguarda l’ambientazione storica la trovo davvero ben riuscita. Mi sono ritrovata incantata dall’aura di mistero e ambiguità in cui si svolge tutto il racconto e che rende la storia particolarmente intrigante. Molto belli, ben caratterizzati e realistici anche i personaggi. In particolare mi ha conquistato il prelato-ex cavaliere, “più interessato alle persone che agli ideali”.
Anche i dialoghi sono scritti molto bene, anche se soprattutto nella parte finale devo ammettere di essermi persa perché non riuscivo più a capire chi stesse parlando, ma questo, forse, è un limite mio.
Senza dubbio ho tanto da imparare da questo racconto, davvero complimenti.
Grazie per aver scritto.
Black Rose- Viandante
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Re: Maggio 1805
Caro Autore, cara Autrice,
che dire? Bello, davvero molto bello. Ben scritto, atmosfere azzeccate, ambientazione storica calzante (forse più secentesco, ma va benissimo), personaggi molto ben caratterizzati. Don Giuseppe un misto tra il fra Cristoforo manzoniano e il Capitano Alatriste. Veramente un bellissimo racconto.
Complimenti.
Grazie
che dire? Bello, davvero molto bello. Ben scritto, atmosfere azzeccate, ambientazione storica calzante (forse più secentesco, ma va benissimo), personaggi molto ben caratterizzati. Don Giuseppe un misto tra il fra Cristoforo manzoniano e il Capitano Alatriste. Veramente un bellissimo racconto.
Complimenti.
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CharAznable- Maestro Jedi
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