Il marchio della prostituta
+21
mirella
Arunachala
Resdei
Fante Scelto
SuperGric
caipiroska
Achillu
Susanna
Akimizu
Midgardsormr
miichiiiiiiiiiii
Danilo Nucci
paluca66
Byron.RN
vivonic
gemma vitali
Antonio Borghesi
Molli Redigano
Arianna 2016
Petunia
Different Staff
25 partecipanti
Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 1 - Portineria
Pagina 1 di 2
Pagina 1 di 2 • 1, 2
Il marchio della prostituta
Era una notte molto fredda per essere maggio. Tutto era immobile e placido intorno al Duomo di Milano, solo un grido squarciò il silenzio.
Quando Violante riuscì ad aprire gli occhi era stesa su di una branda, ammanettata ad un gancio. Un dolore lancinante al fianco le impediva di sollevarsi. Nella sua vita da prostituta si era trovata spesso in situazioni di pericolo ma in quel momento era spaventata più che mai. Ancora stordita osservò l’ambiente spoglio in cui si trovava. La finestrella sopra al suo capo, un misero scrittoio, una stufa ed un piccolo baule. La stanza attigua era invece illuminata meglio per via di un’enorme vetrata. Un grande bancone occupava l’intero ambiente e sulla parete vide degli scomparti in legno distinti da targhette con delle chiavi appese.
Capì di trovarsi in una portineria, qualcuno stava bussando alla vetrata.
—Belotti. Sono io, il postino. Apra.—
Violante si mosse sulla branda, fece rumore ed urlò perché aveva appena visto due gambe sporgere da dietro il banco poi ancora debole perse i sensi.
L’uomo che la svegliò porgendole un bicchiere colmo d’acqua era basso, esile e si muoveva con movimenti fluidi, la guardò dritta negli occhi e le disse.
—Signorina sono l’ispettore Vallotta. Devo farle alcune domande. C’è scappato il morto qui.— La vittima era Carlo Belotti, 36 anni. Portinaio dello stabile, strangolato con una corda.
Violante si guardò intorno e alla luce del mattino vide attraverso la finestra le guglie del mastodontico duomo.
—Signorina, si ricorda com’è finita su questo letto? Cos’è successo?—
—Mi scusi. Ma io non ricordo nulla...—
Provò a sollevarsi ma il dolore al fianco le mozzò il fiato.
—È ferita?— Chiese Vallotta —Mi faccia dare un’occhiata.—
L’ispettore sollevò il corpetto delicatamente, attirando l’attenzione di tutti gli agenti presenti. La prostituta aveva una bruciatura indefinita, rossa e pulsante sul fianco. Vallotta prese il suo fazzoletto, lo bagnò e Violante se lo spinse sulla ferita.
—Sa come si è procurata quell’ustione?—
—La prego ispettore, io non ricordo nulla. Non dovrei neanche trovarmi qui. Questa zona così aristocratica è troppo per me. Io...— Si fermò solo un momento, lo guardò intensamente e abbassando il tono disse. —Io non pratico in questa parte della città.—
—Capisco. E mi dica, conosceva Belotti?—
—No.— disse decisa —Ricordo che ieri dovevo incontrare un uomo giù al naviglio. Si presentò come “Il Longobardo”. Era anziano e guidava un calessino. Mi ha offerto dei datteri poi non ricordo più nulla.—
—Quasi sicuramente è stata drogata. I consumatori, mescolano l’oppio con lo zucchero per contrastarne l’ammarezza. Mi dica, riuscirebbe... —
Dalla strada un grido lo interruppe ed un agente si precipitò nel retro.
—Ispettore. Una donna chiede di lei. È molto scossa, signore.— Giuditta Elli strillava e piangeva sorretta da un agente.
—Oh, Ispettore. Questa è una tragedia. Una vera tragedia. Un palazzo così rispettabile. Delle famiglie così rispettabili. Ispettore. Il buon Carlo. Una tragedia. Una tragedia.— Disse cercando di sbirciare all’interno.
Vallotta la spinse dolcemente su una sedia chiedendole.
—Signora, sa dirmi qualcosa in più sulla vittima?—
—Il signor Carlo era un ragazzo d’oro. Un padre amorevole e un marito esemplare. Una tragedia! La moglie è morta di parto due mesi or sono lasciandolo a crescere cinque figli. Era un lavoratore infaticabile. Dopo la grave perdita, per risparmiare, si è sposato nel retro mandando i piccoli in campagna da una sorella o cognata. Ora non ricordo. Lavorava per loro. Che immane tragedia!—
Non riuscì a fornire altri indizi quindi Vallotta la lasciò libera e tornando dentro si fermò ad osservare meglio il cadavere.
Era riverso a pancia in giù con la corda ancora tesa sul collo e vicino al viso rinvenne la maniglia di un cassetto. Il suo primo pensiero andò a qualche gioco amoroso finito male. Stava per ispezionare meglio il corpo quando un uomo distinto con cilindro e redingote gli si presentò davanti.
—Buongiorno ispettore. Sono il notaio Annoni, vivo nello stabile. Appena ho saputo dell’accaduto mi sono precipitato per dare il mio sostegno. A tal proposito le reco una testimonianza.—
Solo in quel momento l’ispettore vide alle spalle dell’imponente uomo una donnina con un viso mesto. Il notaio la spinse avanti invitandola a parlare.
—Sono Lia. La domestica di casa Annoni. Questa mattina prima dell’alba ero in cucina a lucidare l’argenteria, quando ho sentito l’urlo di una donna. Era ancora molto buio. Mi sono spaventata ma è stato un solo grido, non ci ho badato molto.—
—Grazie Lia.— disse il notaio spingendola via. —Senta, ispettore. Sarò franco. La puttana deve essere allontanata con discrezione. Il palazzo è altolocato e i tempi sono in fermento. L’incoronazione sarà tra una settimana. Il duomo è qui di fronte. Ci sono molti sacerdoti e guardie in giro. Noi non vogliamo fare una brutta figura con il re e la sua corte. Vediamo di non creare una scandalo. Il povero Belotti era molto utile ma rimaneva pur sempre un portinaio.—
A Vallotta ribollì il sangue. Erano ormai settimane che in città si faceva di tutto pur di mantenere un apparente normalità. Lui invece la pensava diversamente, voleva sfruttare quel cambio di poteri per fare le cose al meglio. Quindi disse adirato.
—Signor Annoni. È venuto a conoscenza di fatti che non dovrebbe sapere. Non vorrà che la ritenga un sospettato? —
Il notaio impallidì all’istante, balbettò qualche scusa incomprensibile, ma venne incalzato da Vallotta.
—Come sapeva che qui c’era una donna di strada? La signora è ancora nascosta nel retro. Dov’era la notte scorsa?—
Annoni impiegò del tempo per ritrovare colore, poi con voce più tranquilla disse.
—Ero a letto con mia moglie. Ispettore, la prego. Ho saputo della donna dalla signora Elli. Sa come sono le donne.— Provò a sorridere per stemperare la tensione, senza riuscirci.
—Dovremmo confermare la sua versione. Intanto mi dica. Conosce per caso un uomo che si fa chiamare “il longobardo”? —
—No. Suvvia, che appellativo bizzarro.—
Allora Lia timidamente si fece avanti e parlò all’orecchio del notaio. Annoni sgranò gli occhi, guardò prima la domestica e poi guardò l’ispettore che malizioso disse.
—C’è forse qualcosa che dovrei sapere? —
—La mia domestica dice che quello è il soprannome con cui uno stimabile abitante del palazzo viene chiamato dalla servitù. Il signor Ghisolfi.—
L’ispettore non perse tempo e mandò i suoi nell’appartamento del sospettato. Aveva trovato un collegamento tra Violante e il palazzo. Forse l’uomo dopo averla drogata l’aveva portata nel retro della portineria con la complicità di Belotti. Qualcosa iniziava a dipanarsi nella sua mente ma questo non spiegava né l’omicidio né il rapimento.
Gli agenti tornarono in breve, riferendo di aver trovato la casa in ordine ed il letto ancora fatto. L’ispettore andò da Violante che, visibilmente ripresasi, scalpitava per essere rilasciata. La fece sedere e l’aggiornò sui risvolti.
La donna sentendosi ormai al sicuro, riferì a Vallotta di essersi svegliata durante la notte e aver intravisto un uomo fuori dalla portineria.
—Provai a chiamarlo. Urlai. Ma sentivo solo dei lamenti. Come se l’uomo stesse pregando. Farfugliava a proposito di Dio. Di castighi e redenzione attraverso la morte. Ho perso i sensi poco dopo per il dolore.—
L’ispettore pensieroso si allontanò per controllare la stanza con cura. Quando capì che nessuno aveva esaminato l’interno della stufa si adirò parecchio, con un gesto stizzito aprì lo sportello e rovistò tra i tizzoni ormai spenti. Subito rinvenne un lungo oggetto di metallo completamente annerito e lo portò sotto la luce per ispezionarlo. Sembrava un attizzatoio ma l’estremità non era appuntita, aveva l’aspetto di un cuore circondato da spine o raggi. Se lo passò tra le mani e poi si voltò verso Violante chiedendole di mostrare la ferita. Anche se l’impronta sembrava fatta di fretta non c’erano dubbi, la donna era stata marchiata.
Il notaio che aveva visto l’intera scena, impallidì e venne avanti.
—Ispettore, devo rivelarle quello che so. Non voglio che dubitiate ancora di me.— l’ispettore non disse nulla ma guardò intensamente il notaio Annoni.
—Vedete. Il signor Ghisolfi era un fervente cattolico. Di quelli più duri. Più volte è stato visto lanciarsi in invettive contro le donne dissolute, portando imbarazzo nel palazzo. Non vedeva di buon occhio Napoleone perché riteneva che avrebbe distrutto tutti i valori cristiani. Forse…— L’ispettore sollevò il braccio e zittì l’uomo che fece un passo indietro chinando il capo.
Lo scenario iniziava ad essere sempre più chiaro, ma come si collocava Belotti? Era un complice connivente o una vittima sacrificabile?
Finalmente libero di esaminare con attenzione il cadavere, Vallotta lo girò e nel farlo notò delle macchie d’inchiostro sulla mano sinistra. Dunque era mancino. Perquisì le tasche e vi trovò una lettera.
La lesse con attenzione poi radunò tutti intorno al bancone della portineria.
—Ho trovato qui una lettera che fuga ogni dubbio. Il signor Belotti si è suicidato.— Disse scatenando un fastidioso brusio. Riportò il silenzio e proseguì.
—Nella lettera spiega che il Signor Ghisolfi lo pagava per marchiare le donne che gli portava. Ma era stanco di quell’orribile pratica. I sensi di colpa e la perdita della moglie dunque lo hanno portato ad impiccarsi alla maniglia di un cassetto che successivamente dev’essersi staccata sotto il suo peso.
—
In quel momento il notaio disinvolto prese da parte l’ispettore.
— Mio buon amico il caso è risolto. Si è trattato di un semplice incidente. La signorina è salva. Direi che possiamo accompagnarla fuori in maniera discreta. Per quanto riguarda il signor Ghisolfi mi incaricherò io stesso di consegnarlo alla giustizia non appena si farà vivo.— Disse allontanandosi tronfio.
L’ispettore disgustato dall’uomo si concentrò su Violante, smarrita ed irrequieta. Avrebbe mobilitato i suoi uomini nella ricerca di Ghisolfi ma al momento non aveva altra scelta, doveva archiviare il caso.
Alla donna fu chiesto di rendersi reperibile, firmò i documenti e sparì, coperta da un tabarro offerto da una guardia.
L’ispettore rimase solo nella stanza, si portò alla scrivania ed iniziò a fare ordine per impacchettare tutto. Quando prese tra le mani i fogli ebbe un sussulto.
Le pagine erano tutte macchiate. Vallotta ricordò allora che la sorella, anch’ella mancina come il Belotti, era solita sporcare i fogli scrivendo. Andò allora a prendere la lettera di commiato e la trovò immacolata.
La mente dell’ispettore si mese in moto, pensò che Belotti avrebbe presumibilmente usato l’attizzatoio con il braccio sinistro lasciando quindi l’impronta sul fianco destro. Ma Violante era stata marchiata sul fianco sinistro. Che la ferita fosse autoinflitta?
Corse ai documenti e confrontò la scrittura della lettera con quella di Violante. Erano pressoché identiche.
L’uomo era stato assassinato, la lettera era una messa in scena e Violante non era innocente. L’ispettore chiamò gli agenti e li inviò alla ricerca dalla donna.
Violante ormai lontana aveva trovato rifugio presso un’amica prostituita. Si era cambiata ed ora passeggiava tranquilla sorridendo al pensiero di averla fatta franca ancora una volta.
La notte prima però aveva rischiato troppo uccidendo due persone. Era stata impulsiva e frettolosa, il che l’aveva portata a commettere degli errori. Ma il fermento della rivoluzione femminile l’aveva galvanizzata. Il regno di Napoleone avrebbe segnato una svolta per tutte, com’era già successo alle donne di Francia durante la rivoluzione. Non sarebbero più state succubi ed avrebbero reagito proprio come lei. Le prostitute le offrivano indicazioni sugli uomini da colpire. Da quelli violenti a quelli come Belotti, che usavano le mogli solo per sfornare figli. Tutti sarebbero tornati nella melma, come il corpo di Ghisolfi che avrebbero trovato troppo tardi, quando ormai lei sarebbe stata lontana a continuare le sua missione.
Quando Violante riuscì ad aprire gli occhi era stesa su di una branda, ammanettata ad un gancio. Un dolore lancinante al fianco le impediva di sollevarsi. Nella sua vita da prostituta si era trovata spesso in situazioni di pericolo ma in quel momento era spaventata più che mai. Ancora stordita osservò l’ambiente spoglio in cui si trovava. La finestrella sopra al suo capo, un misero scrittoio, una stufa ed un piccolo baule. La stanza attigua era invece illuminata meglio per via di un’enorme vetrata. Un grande bancone occupava l’intero ambiente e sulla parete vide degli scomparti in legno distinti da targhette con delle chiavi appese.
Capì di trovarsi in una portineria, qualcuno stava bussando alla vetrata.
—Belotti. Sono io, il postino. Apra.—
Violante si mosse sulla branda, fece rumore ed urlò perché aveva appena visto due gambe sporgere da dietro il banco poi ancora debole perse i sensi.
L’uomo che la svegliò porgendole un bicchiere colmo d’acqua era basso, esile e si muoveva con movimenti fluidi, la guardò dritta negli occhi e le disse.
—Signorina sono l’ispettore Vallotta. Devo farle alcune domande. C’è scappato il morto qui.— La vittima era Carlo Belotti, 36 anni. Portinaio dello stabile, strangolato con una corda.
Violante si guardò intorno e alla luce del mattino vide attraverso la finestra le guglie del mastodontico duomo.
—Signorina, si ricorda com’è finita su questo letto? Cos’è successo?—
—Mi scusi. Ma io non ricordo nulla...—
Provò a sollevarsi ma il dolore al fianco le mozzò il fiato.
—È ferita?— Chiese Vallotta —Mi faccia dare un’occhiata.—
L’ispettore sollevò il corpetto delicatamente, attirando l’attenzione di tutti gli agenti presenti. La prostituta aveva una bruciatura indefinita, rossa e pulsante sul fianco. Vallotta prese il suo fazzoletto, lo bagnò e Violante se lo spinse sulla ferita.
—Sa come si è procurata quell’ustione?—
—La prego ispettore, io non ricordo nulla. Non dovrei neanche trovarmi qui. Questa zona così aristocratica è troppo per me. Io...— Si fermò solo un momento, lo guardò intensamente e abbassando il tono disse. —Io non pratico in questa parte della città.—
—Capisco. E mi dica, conosceva Belotti?—
—No.— disse decisa —Ricordo che ieri dovevo incontrare un uomo giù al naviglio. Si presentò come “Il Longobardo”. Era anziano e guidava un calessino. Mi ha offerto dei datteri poi non ricordo più nulla.—
—Quasi sicuramente è stata drogata. I consumatori, mescolano l’oppio con lo zucchero per contrastarne l’ammarezza. Mi dica, riuscirebbe... —
Dalla strada un grido lo interruppe ed un agente si precipitò nel retro.
—Ispettore. Una donna chiede di lei. È molto scossa, signore.— Giuditta Elli strillava e piangeva sorretta da un agente.
—Oh, Ispettore. Questa è una tragedia. Una vera tragedia. Un palazzo così rispettabile. Delle famiglie così rispettabili. Ispettore. Il buon Carlo. Una tragedia. Una tragedia.— Disse cercando di sbirciare all’interno.
Vallotta la spinse dolcemente su una sedia chiedendole.
—Signora, sa dirmi qualcosa in più sulla vittima?—
—Il signor Carlo era un ragazzo d’oro. Un padre amorevole e un marito esemplare. Una tragedia! La moglie è morta di parto due mesi or sono lasciandolo a crescere cinque figli. Era un lavoratore infaticabile. Dopo la grave perdita, per risparmiare, si è sposato nel retro mandando i piccoli in campagna da una sorella o cognata. Ora non ricordo. Lavorava per loro. Che immane tragedia!—
Non riuscì a fornire altri indizi quindi Vallotta la lasciò libera e tornando dentro si fermò ad osservare meglio il cadavere.
Era riverso a pancia in giù con la corda ancora tesa sul collo e vicino al viso rinvenne la maniglia di un cassetto. Il suo primo pensiero andò a qualche gioco amoroso finito male. Stava per ispezionare meglio il corpo quando un uomo distinto con cilindro e redingote gli si presentò davanti.
—Buongiorno ispettore. Sono il notaio Annoni, vivo nello stabile. Appena ho saputo dell’accaduto mi sono precipitato per dare il mio sostegno. A tal proposito le reco una testimonianza.—
Solo in quel momento l’ispettore vide alle spalle dell’imponente uomo una donnina con un viso mesto. Il notaio la spinse avanti invitandola a parlare.
—Sono Lia. La domestica di casa Annoni. Questa mattina prima dell’alba ero in cucina a lucidare l’argenteria, quando ho sentito l’urlo di una donna. Era ancora molto buio. Mi sono spaventata ma è stato un solo grido, non ci ho badato molto.—
—Grazie Lia.— disse il notaio spingendola via. —Senta, ispettore. Sarò franco. La puttana deve essere allontanata con discrezione. Il palazzo è altolocato e i tempi sono in fermento. L’incoronazione sarà tra una settimana. Il duomo è qui di fronte. Ci sono molti sacerdoti e guardie in giro. Noi non vogliamo fare una brutta figura con il re e la sua corte. Vediamo di non creare una scandalo. Il povero Belotti era molto utile ma rimaneva pur sempre un portinaio.—
A Vallotta ribollì il sangue. Erano ormai settimane che in città si faceva di tutto pur di mantenere un apparente normalità. Lui invece la pensava diversamente, voleva sfruttare quel cambio di poteri per fare le cose al meglio. Quindi disse adirato.
—Signor Annoni. È venuto a conoscenza di fatti che non dovrebbe sapere. Non vorrà che la ritenga un sospettato? —
Il notaio impallidì all’istante, balbettò qualche scusa incomprensibile, ma venne incalzato da Vallotta.
—Come sapeva che qui c’era una donna di strada? La signora è ancora nascosta nel retro. Dov’era la notte scorsa?—
Annoni impiegò del tempo per ritrovare colore, poi con voce più tranquilla disse.
—Ero a letto con mia moglie. Ispettore, la prego. Ho saputo della donna dalla signora Elli. Sa come sono le donne.— Provò a sorridere per stemperare la tensione, senza riuscirci.
—Dovremmo confermare la sua versione. Intanto mi dica. Conosce per caso un uomo che si fa chiamare “il longobardo”? —
—No. Suvvia, che appellativo bizzarro.—
Allora Lia timidamente si fece avanti e parlò all’orecchio del notaio. Annoni sgranò gli occhi, guardò prima la domestica e poi guardò l’ispettore che malizioso disse.
—C’è forse qualcosa che dovrei sapere? —
—La mia domestica dice che quello è il soprannome con cui uno stimabile abitante del palazzo viene chiamato dalla servitù. Il signor Ghisolfi.—
L’ispettore non perse tempo e mandò i suoi nell’appartamento del sospettato. Aveva trovato un collegamento tra Violante e il palazzo. Forse l’uomo dopo averla drogata l’aveva portata nel retro della portineria con la complicità di Belotti. Qualcosa iniziava a dipanarsi nella sua mente ma questo non spiegava né l’omicidio né il rapimento.
Gli agenti tornarono in breve, riferendo di aver trovato la casa in ordine ed il letto ancora fatto. L’ispettore andò da Violante che, visibilmente ripresasi, scalpitava per essere rilasciata. La fece sedere e l’aggiornò sui risvolti.
La donna sentendosi ormai al sicuro, riferì a Vallotta di essersi svegliata durante la notte e aver intravisto un uomo fuori dalla portineria.
—Provai a chiamarlo. Urlai. Ma sentivo solo dei lamenti. Come se l’uomo stesse pregando. Farfugliava a proposito di Dio. Di castighi e redenzione attraverso la morte. Ho perso i sensi poco dopo per il dolore.—
L’ispettore pensieroso si allontanò per controllare la stanza con cura. Quando capì che nessuno aveva esaminato l’interno della stufa si adirò parecchio, con un gesto stizzito aprì lo sportello e rovistò tra i tizzoni ormai spenti. Subito rinvenne un lungo oggetto di metallo completamente annerito e lo portò sotto la luce per ispezionarlo. Sembrava un attizzatoio ma l’estremità non era appuntita, aveva l’aspetto di un cuore circondato da spine o raggi. Se lo passò tra le mani e poi si voltò verso Violante chiedendole di mostrare la ferita. Anche se l’impronta sembrava fatta di fretta non c’erano dubbi, la donna era stata marchiata.
Il notaio che aveva visto l’intera scena, impallidì e venne avanti.
—Ispettore, devo rivelarle quello che so. Non voglio che dubitiate ancora di me.— l’ispettore non disse nulla ma guardò intensamente il notaio Annoni.
—Vedete. Il signor Ghisolfi era un fervente cattolico. Di quelli più duri. Più volte è stato visto lanciarsi in invettive contro le donne dissolute, portando imbarazzo nel palazzo. Non vedeva di buon occhio Napoleone perché riteneva che avrebbe distrutto tutti i valori cristiani. Forse…— L’ispettore sollevò il braccio e zittì l’uomo che fece un passo indietro chinando il capo.
Lo scenario iniziava ad essere sempre più chiaro, ma come si collocava Belotti? Era un complice connivente o una vittima sacrificabile?
Finalmente libero di esaminare con attenzione il cadavere, Vallotta lo girò e nel farlo notò delle macchie d’inchiostro sulla mano sinistra. Dunque era mancino. Perquisì le tasche e vi trovò una lettera.
La lesse con attenzione poi radunò tutti intorno al bancone della portineria.
—Ho trovato qui una lettera che fuga ogni dubbio. Il signor Belotti si è suicidato.— Disse scatenando un fastidioso brusio. Riportò il silenzio e proseguì.
—Nella lettera spiega che il Signor Ghisolfi lo pagava per marchiare le donne che gli portava. Ma era stanco di quell’orribile pratica. I sensi di colpa e la perdita della moglie dunque lo hanno portato ad impiccarsi alla maniglia di un cassetto che successivamente dev’essersi staccata sotto il suo peso.
—
In quel momento il notaio disinvolto prese da parte l’ispettore.
— Mio buon amico il caso è risolto. Si è trattato di un semplice incidente. La signorina è salva. Direi che possiamo accompagnarla fuori in maniera discreta. Per quanto riguarda il signor Ghisolfi mi incaricherò io stesso di consegnarlo alla giustizia non appena si farà vivo.— Disse allontanandosi tronfio.
L’ispettore disgustato dall’uomo si concentrò su Violante, smarrita ed irrequieta. Avrebbe mobilitato i suoi uomini nella ricerca di Ghisolfi ma al momento non aveva altra scelta, doveva archiviare il caso.
Alla donna fu chiesto di rendersi reperibile, firmò i documenti e sparì, coperta da un tabarro offerto da una guardia.
L’ispettore rimase solo nella stanza, si portò alla scrivania ed iniziò a fare ordine per impacchettare tutto. Quando prese tra le mani i fogli ebbe un sussulto.
Le pagine erano tutte macchiate. Vallotta ricordò allora che la sorella, anch’ella mancina come il Belotti, era solita sporcare i fogli scrivendo. Andò allora a prendere la lettera di commiato e la trovò immacolata.
La mente dell’ispettore si mese in moto, pensò che Belotti avrebbe presumibilmente usato l’attizzatoio con il braccio sinistro lasciando quindi l’impronta sul fianco destro. Ma Violante era stata marchiata sul fianco sinistro. Che la ferita fosse autoinflitta?
Corse ai documenti e confrontò la scrittura della lettera con quella di Violante. Erano pressoché identiche.
L’uomo era stato assassinato, la lettera era una messa in scena e Violante non era innocente. L’ispettore chiamò gli agenti e li inviò alla ricerca dalla donna.
Violante ormai lontana aveva trovato rifugio presso un’amica prostituita. Si era cambiata ed ora passeggiava tranquilla sorridendo al pensiero di averla fatta franca ancora una volta.
La notte prima però aveva rischiato troppo uccidendo due persone. Era stata impulsiva e frettolosa, il che l’aveva portata a commettere degli errori. Ma il fermento della rivoluzione femminile l’aveva galvanizzata. Il regno di Napoleone avrebbe segnato una svolta per tutte, com’era già successo alle donne di Francia durante la rivoluzione. Non sarebbero più state succubi ed avrebbero reagito proprio come lei. Le prostitute le offrivano indicazioni sugli uomini da colpire. Da quelli violenti a quelli come Belotti, che usavano le mogli solo per sfornare figli. Tutti sarebbero tornati nella melma, come il corpo di Ghisolfi che avrebbero trovato troppo tardi, quando ormai lei sarebbe stata lontana a continuare le sua missione.
Different Staff- Admin
- Messaggi : 779
Punti : 2272
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 26.02.21
Re: Il marchio della prostituta
Che assembramento. Non c’è alcun dubbio sul genere prescelto. La mia perplessità nasce dalla complessità eccessiva della trama. Ci sono molti personaggi che affollano la vicenda e, considerata la quantità di battute disponibili, non era forse possibile riuscire a caratterizzarli tutti al meglio. Il Duomo di Milano resta sullo sfondo, il movente dell’omicidio (degli omicidi) viene palesato alla fine è non appare il frutto di indagini ma la soluzione arriva dal narratore.
L’idea è buona e potenzialmente convincente. Ci sono gli elementi per una buona storia, ma per come è stata formulata la trovo eccessivamente compressa. Non c’è tempo per familiarizzare coi personaggi compreso l’ispettore che rimane una figura piuttosto neutra.
Ti segnalo un paio di refusi.
l’ammarezza
si è sposato nel retro
L’idea è buona e potenzialmente convincente. Ci sono gli elementi per una buona storia, ma per come è stata formulata la trovo eccessivamente compressa. Non c’è tempo per familiarizzare coi personaggi compreso l’ispettore che rimane una figura piuttosto neutra.
Ti segnalo un paio di refusi.
l’ammarezza
si è sposato nel retro
Nel complesso un buon lavoro, tanta fantasia e un’idea di fondo molto interessante. Tutto sommato questa femminista della prima ora ha un bel potenziale come personaggio (o killer seriale). Fuori dai vincoli del concorso potrai senz’altro migliorare questo lavoro.
Petunia- Moderatore
- Messaggi : 2369
Punti : 2616
Infamia o lode : 43
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 60
Località : Prato
Re: Il marchio della prostituta
Questo è un racconto davvero pieno di buone idee e con le potenzialità per diventare un bel lavoro, ma occorre mettere mano con decisione alla realizzazione, che al momento risulta confusa e confonde il lettore.
In modo particolare, il problema fondamentale è la prospettiva da cui viene raccontato l’incipit, vale a dire quella di Violante, come se lei fosse veramente una vittima, mentre invece il finale ci svela che tutto è stato ordito e costruito da lei; non è quindi possibile, a livello narrativo, attribuirle i pensieri e le emozioni descritti all’inizio.
È da sistemare la formattazione dei dialoghi (uso del trattino in chiusura, maiuscole/minuscole).
Mancano molte virgole.
Arianna 2016- Maestro Jedi
- Messaggi : 1131
Punti : 1191
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 55
Re: Il marchio della prostituta
Comincio con l'attinenza ai temi: direi tutti rispettati, portineria luogo principale, genere giallo, puttana ma non prelato e va bene così. Ammetto che la trama mi ha intrigato anche se ritengo che il tutto avrebbe avuto bisogno di un più ampio respiro. Come già notato da [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], ci sono troppi personaggi in poco spazio con il risultato che non si "va a fondo" di nessuno di loro. Di qui la necessità, forse, di avere più caratteri a disposizione. Dimostrazione del fatto che non è impossibile, ma sicuramente non facile, creare un giallo con un range di caratteri così limitato.
Ho qualche dubbio sul personaggio di Violante. E mi è venuto alla fine. Ma è veramente una puttana o è una specie di serial killer assoldato dalle puttane per punire i clienti troppo violenti o i cattolici troppo intransigenti come nel caso del Ghisolfi? Chissà. Certo è che non fosse stata una puttana ci sarebbe mancato un pezzo non trascurabile. Un altro dubbio, ma ce l'ho da ignorante, è questo: siamo sicuri che il Vallotta si potesse definire ispettore già a quel tempo? Mi spiego meglio: esisteva già un corpo di polizia simile a quello che conosciamo oggi, che svolge indagini facendo sopralluoghi, interrogando sospetti e testimoni? Per contro, ho trovato assolutamente verosimile la preoccupazione del notaio Annoni circa il buon nome del palazzo e delle famiglie che lo abitano.
Per puro senso estetico: non avrei usato le - per delimitare i dialoghi e sarei andato a capo qualche volta in più.
Discreto.
Ho qualche dubbio sul personaggio di Violante. E mi è venuto alla fine. Ma è veramente una puttana o è una specie di serial killer assoldato dalle puttane per punire i clienti troppo violenti o i cattolici troppo intransigenti come nel caso del Ghisolfi? Chissà. Certo è che non fosse stata una puttana ci sarebbe mancato un pezzo non trascurabile. Un altro dubbio, ma ce l'ho da ignorante, è questo: siamo sicuri che il Vallotta si potesse definire ispettore già a quel tempo? Mi spiego meglio: esisteva già un corpo di polizia simile a quello che conosciamo oggi, che svolge indagini facendo sopralluoghi, interrogando sospetti e testimoni? Per contro, ho trovato assolutamente verosimile la preoccupazione del notaio Annoni circa il buon nome del palazzo e delle famiglie che lo abitano.
Per puro senso estetico: non avrei usato le - per delimitare i dialoghi e sarei andato a capo qualche volta in più.
Discreto.
Molli Redigano- Maestro Jedi
- Messaggi : 1113
Punti : 1212
Infamia o lode : 2
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 44
Località : Torino
Re: Il marchio della prostituta
Bah, non è che mi convinca granché, se devo essere onesto. Apriamo le danze con il consueto controllo-paletti: i personaggi ci sono, il periodo pure, la portineria decisamente, il genere tutto sommato sì, il Duomo no. Sì, lo nomini, ma solo una volta o due in tutto il brano, e nulla di rilevante vi è collegato in alcun modo. C'è vicinanza geografica, ma secondo me non è abbastanza. Tornando a noi, la storia mi pare scorra abbastanza bene, il ritmo non è male, la sintassi non è perfetta, ma la trama mi sembra sia afflitta da una serie di contraddizioni che non possono passare inosservate:
-Come ti ha già detto Arianna, la rivelazioni finale inficia quanto detto all'inizio.
-Se il portinaio è stato impiccato ad una maniglia, perché quest'ultima non è legata all'altro capo della corda? Forse lo è, ma dal testo non si capisce.
-Le maniglie dell'epoca erano in grado di sorreggere il peso di un uomo? (questa però entriamo nel territorio della pignoleria).
-La sorella di cui parla il Vallotta è sua o del Belotti? Non è chiaro.
-Siamo sicuri che nel 1805 ci fosse già uno spirito femminista così forte? So di molte donne che, in passato, si sono vendicate per i torti subiti (Boudicca e Olga di Kiev, per citarne due), ma erano rivalse personali e non per tutto l'universo femminile.
-"Ammanettare" non è il verbo migliore da usare in un contesto in cui le manette non esistevano (anche qui, pignoleria portami via).
E a proposito di contesto, devo dire che l'atmosfera ottocentesca non è molto presente nel tuo brano, e il personaggio stesso del Vallotta (che ammetto sia ben delineato e studiato) mi pare troppo moderno per l'ambientazione che hai scelto. Insomma, non il migliore dei gialli, ma almeno ne contiene tutti gli elementi tipici.
Ospite- Ospite
Re: Il marchio della prostituta
Sono rimasto molto impressionato da quel "si sposò nel retro" e ho subito pensato a chissà quale storia lgbtq (e così per quaranta variazioni) ma poi ho scoperto che era solamente un refuso come quel "un apparente normalità" e varie altre cosine che non dovrebbero esserci: Violante esterna pensieri in contraddizione con la sua qualifica di serial killer solo per depistare il lettore e questo... non si fa! La storia un po' modificata ci potrebbe anche stare anche se... sono un po' confuso su di lei che si brucia un fianco per far credere che ... è una vittima e poi dici che è una serial killer. Quante ferite s'infligge? inoltre scrivi che la scrittura di Violante è identica a quella della lettera ma ... quando ha scritto Violante?. Ha solo firmato un verbale. C'è quell'attizzatoio che entra tutto dentro una stufa ma da che parte? Che stufa è? Dalla bocca non passa. Da sopra levando tutti i cerchi concentrici potrebbe starci a fatica. E un mancino che non può infliggere ferite su ambo i lati? Bah! No, come giallista, non mi hai convinto.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 573
Punti : 625
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 08.01.21
Età : 84
Località : Firenze
Re: Il marchio della prostituta
Una storia complessa, con tanti personaggi che non vengono caratterizzati al meglio. l'idea della donna che vuole emanciparsi e punire tutti gli uomini che trattano il genere femminile come un oggetto è molto positiva. lo svolgimento della storia forse esigeva qualche traccia lasciata durante la narrazione, invece il tutto ci viene narrato alla fine, senza che l'ispettore abbia fatto le sue congetture.
Comunque la trama c'è. A rileggerti.
Comunque la trama c'è. A rileggerti.
Ultima modifica di gemma vitali il Gio Mar 04, 2021 12:01 pm - modificato 1 volta.
gemma vitali- Padawan
- Messaggi : 353
Punti : 379
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 68
Località : basso lazio
Re: Il marchio della prostituta
Ciao, Autore.
Il mio amico [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] diceva spesso una cosa che io non capivo e che – lui lo sa – spesso non ho risparmiato di criticare: che, in un racconto che ha un potenziale enorme, chi se ne frega se non è scritto benissimo. Io, invece, ho sempre sostenuto che portare a un concorso letterario un racconto scritto male (io ritengo la litote un uso ipocrita della nostra lingua) è come presentarsi ospiti con una guantiera di pasticcini bellissimi e buonissimi all’interno, ma con essa tutta rovinata, lacerata, sporca.
Ecco, forse quei racconti non li ritenevo con così tanto potenziale e quindi forse non ho mai capito cosa volesse dire Tommasino, fino a oggi. Sì, è vero, ci sono tanti errori e refusi che in molti ti hanno segnalato, virgole tra soggetto e predicato, punteggiatura da rivedere (soprattutto prima dei discorsi diretti), d eufoniche a profusione.
Però il racconto è magnifico. A cominciare dalle prerogative richieste dallo step ( [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] il Duomo non era un requisito, ma un’ambientazione), e soprattutto nel rispetto del genere che, per forza di cose, richiede più di un personaggio statico, ma basta farsi accompagnare nella lettura e ognuno è al posto giusto. La puttana è sicuramente la puttana meglio caratterizzata di tutto lo step (leggendo i racconti prima, ho trovato chi erano il prelato e la prostituta meglio caratterizzati tra tutti i racconti per le mie statistiche personali, e tu vinci questo riconoscimento).
Poi c’è un messaggio dentro che, a prescindere dai commenti scherzosi di Tony (sic), trovo dirompente e sicuramente pregno di significato, e c’è da riflettere.
Forse non ho apprezzato moltissimo il finale con una sorta di “spiegone”, tuttavia non mi disturba più di tanto, anche perché non è il vero e proprio finale.
Quindi, in conclusione, è uno dei racconti di questo step che mi sono piaciuti di più, perché alla fine della lettura non mi rimane solo l’intreccio di un giallo ben costruito, ma molto su cui riflettere.
E i veri artisti sanno fare questo (e anche bene).
Complimenti!
Il mio amico [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] diceva spesso una cosa che io non capivo e che – lui lo sa – spesso non ho risparmiato di criticare: che, in un racconto che ha un potenziale enorme, chi se ne frega se non è scritto benissimo. Io, invece, ho sempre sostenuto che portare a un concorso letterario un racconto scritto male (io ritengo la litote un uso ipocrita della nostra lingua) è come presentarsi ospiti con una guantiera di pasticcini bellissimi e buonissimi all’interno, ma con essa tutta rovinata, lacerata, sporca.
Ecco, forse quei racconti non li ritenevo con così tanto potenziale e quindi forse non ho mai capito cosa volesse dire Tommasino, fino a oggi. Sì, è vero, ci sono tanti errori e refusi che in molti ti hanno segnalato, virgole tra soggetto e predicato, punteggiatura da rivedere (soprattutto prima dei discorsi diretti), d eufoniche a profusione.
Però il racconto è magnifico. A cominciare dalle prerogative richieste dallo step ( [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] il Duomo non era un requisito, ma un’ambientazione), e soprattutto nel rispetto del genere che, per forza di cose, richiede più di un personaggio statico, ma basta farsi accompagnare nella lettura e ognuno è al posto giusto. La puttana è sicuramente la puttana meglio caratterizzata di tutto lo step (leggendo i racconti prima, ho trovato chi erano il prelato e la prostituta meglio caratterizzati tra tutti i racconti per le mie statistiche personali, e tu vinci questo riconoscimento).
Poi c’è un messaggio dentro che, a prescindere dai commenti scherzosi di Tony (sic), trovo dirompente e sicuramente pregno di significato, e c’è da riflettere.
Forse non ho apprezzato moltissimo il finale con una sorta di “spiegone”, tuttavia non mi disturba più di tanto, anche perché non è il vero e proprio finale.
Quindi, in conclusione, è uno dei racconti di questo step che mi sono piaciuti di più, perché alla fine della lettura non mi rimane solo l’intreccio di un giallo ben costruito, ma molto su cui riflettere.
E i veri artisti sanno fare questo (e anche bene).
Complimenti!
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
- Messaggi : 1579
Punti : 1768
Infamia o lode : 35
Data di iscrizione : 06.01.21
Età : 39
Località : Cesena
Re: Il marchio della prostituta
Più racconti leggiamo e più diventiamo esigenti.
Come se l'autore fosse sempre lo stesso e in grado di migliorare.
Le protagoniste di scene erotiche non hanno mai la faccia felice e Violante le supera tutte. Ha passato tutto il tempo a lavorare o a dormire. Non lo ricorda.Poi la vicenda prende sviluppi clamorosi.
Non mi sento più solo, se l'autore decide che quello è il tempo dell'evoluzione femminile. Certamente sono piccoli bagliori. E Violante testarda e orgogliosa continuerà la sua opera.
Un buon racconto, nulla da dire. Complimenti.
Come se l'autore fosse sempre lo stesso e in grado di migliorare.
Le protagoniste di scene erotiche non hanno mai la faccia felice e Violante le supera tutte. Ha passato tutto il tempo a lavorare o a dormire. Non lo ricorda.Poi la vicenda prende sviluppi clamorosi.
Non mi sento più solo, se l'autore decide che quello è il tempo dell'evoluzione femminile. Certamente sono piccoli bagliori. E Violante testarda e orgogliosa continuerà la sua opera.
Un buon racconto, nulla da dire. Complimenti.
Ospite- Ospite
Re: Il marchio della prostituta
L'idea di un movimento femminista targato 1800 è davvero buona e originale, in più ci metti anche la variante della serial killer che rafforza ulteriormente la tua idea e la tua trama.
Il problema, come hanno già evidenziato altri e come Vivonic ha espresso bene con l'immagine dei pasticcini, è la sua realizzazione. La trama si sviluppa anche abbastanza bene, si sente un pò la mancanza di organicità, di un tutto ben strutturato e amalgamato.
A me ciò che è mancata di più è la caratterizzazione dei personaggi. L'ispettore Vallotta è quello che mi ha convinto di più, mentre Violante mi è sembrata troppo sfuggente, una protagonista nascosta sullo sfondo(anche se più restava invisibile meglio era per lei che non doveva farsi scoprire). Il notaio Annoni è un personaggio un pò stereotipato e il Ghisolfi alla fine è una presenza assenza.
Insomma, un buon racconto ma che può essere migliorato e guadagnare punti maggiori.
Il problema, come hanno già evidenziato altri e come Vivonic ha espresso bene con l'immagine dei pasticcini, è la sua realizzazione. La trama si sviluppa anche abbastanza bene, si sente un pò la mancanza di organicità, di un tutto ben strutturato e amalgamato.
A me ciò che è mancata di più è la caratterizzazione dei personaggi. L'ispettore Vallotta è quello che mi ha convinto di più, mentre Violante mi è sembrata troppo sfuggente, una protagonista nascosta sullo sfondo(anche se più restava invisibile meglio era per lei che non doveva farsi scoprire). Il notaio Annoni è un personaggio un pò stereotipato e il Ghisolfi alla fine è una presenza assenza.
Insomma, un buon racconto ma che può essere migliorato e guadagnare punti maggiori.
Byron.RN- Maestro Jedi
- Messaggi : 1070
Punti : 1169
Infamia o lode : 6
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 50
Località : Rimini
Re: Il marchio della prostituta
E' il secondo giallo che leggo in questo step e il problema è il medesimo: le poche battute a disposizione costringono a un finale un po' deludente in cui si perde molto del potenziale del racconto.
L'idea è buona ed originale ed è un peccato che sia confezionata un po' maluccio (non sto a ripetere ciò che hanno già scritto in abbondanza), credo valga la pena riprenderla e lavorarci per farla diventare qualcosa di più, senza le restrizioni imposte dal concorso e avendo più tempo a disposizione per migliorarne l'editing.
Per questo step temo che non riuscirò a farlo salire sul podio ma spero di rileggerlo ancora.
L'idea è buona ed originale ed è un peccato che sia confezionata un po' maluccio (non sto a ripetere ciò che hanno già scritto in abbondanza), credo valga la pena riprenderla e lavorarci per farla diventare qualcosa di più, senza le restrizioni imposte dal concorso e avendo più tempo a disposizione per migliorarne l'editing.
Per questo step temo che non riuscirò a farlo salire sul podio ma spero di rileggerlo ancora.
paluca66- Maestro Jedi
- Messaggi : 1460
Punti : 1575
Infamia o lode : 8
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 58
Località : Milano
Re: Il marchio della prostituta
Come ho già detto anche altrove, un plauso sincero per chi ha osato affrontare la trama gialla, con tutte le difficoltà conseguenti. Forse avresti dovuto sfoltire un po’ per dare maggior spazio ad alcuni personaggi. Il giallo richiede che si inseriscano vari personaggi che hanno anche lo scopo di confondere un po’ le acque e dirottare altrove il lettore, ma lo spazio a disposizione deve essere maggiore, se non si vuole limitarsi a pennellate superficiali. Sono certo che con qualche migliaio di caratteri in più avresti ottenuto un ottimo effetto, tenuto conto che, già così, il racconto è comunque godibile.
Gli elementi della prova ci sono tutti, anche se il Duomo di Milano è molto marginale.
Gli elementi della prova ci sono tutti, anche se il Duomo di Milano è molto marginale.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 783
Punti : 830
Infamia o lode : 1
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 75
Località : Barberino di Mugello (FI)
Re: Il marchio della prostituta
Tutto sommato davvero un buon lavoro, però personalmente lo trovo un po' confusionario...
Il titolo è davvero eclatante; noto però che usi quasi sempre la d anche quando non serve, esempio: "ammanettata ad un gancio" oppure "ed iniziò".
Inoltre qui "Violante ormai lontana aveva trovato rifugio presso un’amica prostituita." credo che vada bene anche senza prostituta, per non appesantire la frase.
Del resto tende al giallo, anche se potevi essere un po' più preciso/a nell'utilizzare tutte le caratteristiche del genere.
Il titolo è davvero eclatante; noto però che usi quasi sempre la d anche quando non serve, esempio: "ammanettata ad un gancio" oppure "ed iniziò".
Inoltre qui "Violante ormai lontana aveva trovato rifugio presso un’amica prostituita." credo che vada bene anche senza prostituta, per non appesantire la frase.
Del resto tende al giallo, anche se potevi essere un po' più preciso/a nell'utilizzare tutte le caratteristiche del genere.
Ultima modifica di miichiiiiiiiiiii il Lun Mar 15, 2021 2:26 pm - modificato 1 volta.
miichiiiiiiiiiii- Younglings
- Messaggi : 138
Punti : 156
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 09.02.21
Età : 21
Località : Sicilia
Re: Il marchio della prostituta
Ciao autor*
Sei l'ultimo che leggo, di quelli in concorso. Un bel giallo, nel periodo storico meno facile.
Tanti personaggi, forse troppi. E fidati, te lo dice uno che nel Tas dell'anno scorso, al primo step ne ha messi un fantastiliardo, incorrendo negli stessi problemi tuoi. Non averli caratterizzati a pienopieno, anche se non posso dirti che la cosa mi dispiaccia, io stesso cado sempre in questo problema. Scrivere poco di tanti personaggi.
Il resto mi è piaciuto, al di là dei refusi già segnalati, che con una più attenta revisione non ci sarebbero stati (mia pecca anche questa).
Insomma, mi è sembrato di leggere me. Non so se sia un bene, per te intendo, ma è comunque un bel lavoro nel complesso, buone idee, belle immagini e un sacco di fantasia.
Bravo me. Ah no, complimenti a te!
Grazie della lettura.
Sei l'ultimo che leggo, di quelli in concorso. Un bel giallo, nel periodo storico meno facile.
Tanti personaggi, forse troppi. E fidati, te lo dice uno che nel Tas dell'anno scorso, al primo step ne ha messi un fantastiliardo, incorrendo negli stessi problemi tuoi. Non averli caratterizzati a pienopieno, anche se non posso dirti che la cosa mi dispiaccia, io stesso cado sempre in questo problema. Scrivere poco di tanti personaggi.
Il resto mi è piaciuto, al di là dei refusi già segnalati, che con una più attenta revisione non ci sarebbero stati (mia pecca anche questa).
Insomma, mi è sembrato di leggere me. Non so se sia un bene, per te intendo, ma è comunque un bel lavoro nel complesso, buone idee, belle immagini e un sacco di fantasia.
Bravo me. Ah no, complimenti a te!
Grazie della lettura.
______________________________________________________
Valar Morghulis. Valar Dohaeris.
Tutti devono morire. Tutti devono servire.
Midgardsormr- Padawan
- Messaggi : 214
Punti : 228
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 17.10.20
Età : 39
Località : Biella
Re: Il marchio della prostituta
Eppure a me non è dispiaciuto affatto, questo giallo/thriller. Dico "eppure" perché è evidente che sia tutto da revisionare, non ho letto tutti i commenti che mi hanno preceduto, ma sono sicuro che ti hanno già fatto abbondanti elenchi. Sì va dall'errore di battitura (come sposò/spostò) e quindi peccatucci veniali a errori decisamente più pesanti come ad esempio la punteggiatura. Eppure qua ho trovato il colpo di scena migliore e anche il modo di svelarlo migliore, con il fatto che i mancini macchiano il foglio. Violante mi ha ricordato Saw l'enigmista, che nel primo film giace al centro della stanza fingendosi morto. Il colpevole è dunque la vittima. Evidentemente qua casca un altro asino, c'è infatti da rivedere tutta la parte iniziale, che con il pdv di Violante e troppo forzatamente fuorviante, qualche lettore potrebbe giustamente (io) sentirsi un po' preso per il naso. Piaciuta tanto anche la scelta del movente. Meno invece sia l'ambientazione storica, davvero poco curata, che la girandola dei personaggi, che mi ha ricordato una commedia goldoniana più che un giallo, visto che lo spazio per caratterizzare i personaggi era davvero poco.
Akimizu- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 816
Punti : 880
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 10.01.21
Età : 44
Località : Barumini
Re: Il marchio della prostituta
Racconto ben sviluppato ma, almeno per i fanatici dei polizieschi, con un finale non troppo a sorpresa. Forse il dettaglio di come l’ispettore aveva individuato il colpevole sarebbe stato bene dopo la descrizione del ritorno a casa della prostituta e delle sue motivazioni per i delitti. Rispetto per la scelta.
Riappare il tema delle donne di malaffare, maltrattate, marchiate non solo nel corpo ma anche nella dignità di un dover sopravvivere nonostante la vita grama che dovevano (devono) condurre.
Riappare anche il tema dell’ipocrisia con cui si mascherano i vizi privati, con pubbliche virtù povere di contenuto ma facciate che reggono anche di fronte ad una morte, se la stessa riguarda esseri inferiori.
Mi permetto alcuni dubbi: impiccarsi alle maniglie di un cassetto, anche per un gioco perverso…mmmm… anche con mobili costruiti bene, non certo quelli di una portineria, per reggere il peso di una persona che si lascia andare a peso morto ce ne vuole. Abbastanza per un ripensamento in caso di suicidio, ma lo spazio in verticale sarebbe insufficiente per portalo a termine, e comunque è poco attendibile che un poliziotto non si accorga subito dell’incongruità e liquidi il tutto velocemente. Anche nell’ipotesi di un gioco sessuale finito male, l’inchiesta la chiuderebbe lì per lì, su due piedi?Lasciandosi forzare la mano da nobili penpensanti di cui pare non abbia gran considerazione? E che documenti avrebbe potuto firmare in loco la ragazza? Chi li avrebbe redatti? E perché proprio lì e non negli uffici di Polizia? Sono forzature che indeboliscono una comunque bella storia.
Piccola nota: uno sposato al posto di spostato.
Riappare il tema delle donne di malaffare, maltrattate, marchiate non solo nel corpo ma anche nella dignità di un dover sopravvivere nonostante la vita grama che dovevano (devono) condurre.
Riappare anche il tema dell’ipocrisia con cui si mascherano i vizi privati, con pubbliche virtù povere di contenuto ma facciate che reggono anche di fronte ad una morte, se la stessa riguarda esseri inferiori.
Mi permetto alcuni dubbi: impiccarsi alle maniglie di un cassetto, anche per un gioco perverso…mmmm… anche con mobili costruiti bene, non certo quelli di una portineria, per reggere il peso di una persona che si lascia andare a peso morto ce ne vuole. Abbastanza per un ripensamento in caso di suicidio, ma lo spazio in verticale sarebbe insufficiente per portalo a termine, e comunque è poco attendibile che un poliziotto non si accorga subito dell’incongruità e liquidi il tutto velocemente. Anche nell’ipotesi di un gioco sessuale finito male, l’inchiesta la chiuderebbe lì per lì, su due piedi?Lasciandosi forzare la mano da nobili penpensanti di cui pare non abbia gran considerazione? E che documenti avrebbe potuto firmare in loco la ragazza? Chi li avrebbe redatti? E perché proprio lì e non negli uffici di Polizia? Sono forzature che indeboliscono una comunque bella storia.
Piccola nota: uno sposato al posto di spostato.
______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
- Messaggi : 2450
Punti : 2706
Infamia o lode : 23
Data di iscrizione : 03.02.21
Età : 67
Località : Rumo (TN)
Re: Il marchio della prostituta
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
- Messaggi : 1579
Punti : 1768
Infamia o lode : 35
Data di iscrizione : 06.01.21
Età : 39
Località : Cesena
A miichiiiiiiiiiii garba questo messaggio
Re: Il marchio della prostituta
Ciao Aut-
Ho notato alcune D eufoniche non necessarie, diversi refusi ma uno in particolare inceppa la lettura: "si è sposato" credo che volessi scrivere "si è spostato".
Trama: non capisco l'ingresso in scena della Signora Elli né la sua utilità; a mio gusto il personaggio è gestito male.
Narrazione: In un giallo va bene "ingannare" il lettore, ma credo che in questo caso hai esagerato in particolare nell'inizio, perché in realtà Violante sa bene dove si trova. Il finale lo trovo un po' troppo raccontato e/o didascalico.
L'aderenza al genere giallo c'è, a meno di ciò che non mi è piaciuto. La prostituta è un personaggio fondamentale. Il prelato non c'è ma non era richiesto che ci fosse. L'atmosfera dei primi dell'Ottocento è credibile, in particolare mi piace la frase: "Non vedeva di buon occhio Napoleone perché riteneva che avrebbe distrutto tutti i valori cristiani." La leggo anche come una satira di costume sul nostro tempo presente. Anche l'italiano è scorrevole a meno di quello che ho detto sopra.
Grazie e alla prossima.
Ho notato alcune D eufoniche non necessarie, diversi refusi ma uno in particolare inceppa la lettura: "si è sposato" credo che volessi scrivere "si è spostato".
Trama: non capisco l'ingresso in scena della Signora Elli né la sua utilità; a mio gusto il personaggio è gestito male.
Narrazione: In un giallo va bene "ingannare" il lettore, ma credo che in questo caso hai esagerato in particolare nell'inizio, perché in realtà Violante sa bene dove si trova. Il finale lo trovo un po' troppo raccontato e/o didascalico.
L'aderenza al genere giallo c'è, a meno di ciò che non mi è piaciuto. La prostituta è un personaggio fondamentale. Il prelato non c'è ma non era richiesto che ci fosse. L'atmosfera dei primi dell'Ottocento è credibile, in particolare mi piace la frase: "Non vedeva di buon occhio Napoleone perché riteneva che avrebbe distrutto tutti i valori cristiani." La leggo anche come una satira di costume sul nostro tempo presente. Anche l'italiano è scorrevole a meno di quello che ho detto sopra.
Grazie e alla prossima.
Re: Il marchio della prostituta
Di questo racconto sono rimasta piacevolmente colpita dal personaggio di Violante: una serial killer! Di solito il ruolo viene interpretato da personaggi maschili, ma la figura che hai inventato mi è davvero piaciuta, anche perchè la sua "missione" ha qualcosa di terribile e rivoluzionario insieme. Quindi ti faccio tanti complimenti per l'idea, mentre non trovi tutto il mio favore nella realizzazione pratica di questa idea.
Alla fine sappiamo che Violante è un'assassina, la conseguenza logica di questo è che Belotti sia stato ucciso da lei, presumibilmente strangolato con una corda, mentre la versione ufficiale è che si sia impiccato alla maniglia di un cassetto (su questo ci sarebbe un pò da ridire: per impiccarsi a un cassetto bisogna che questo sia molto in alto... magari esistono cassetti sopra gli armadi del quali ignoro l'utilità...): in tempi così lontani e senza adeguate attrezzature le varie indagini dovevano per forza basarsi sull'intuito e l'esperienza di chi conduceva l'indagine, anche se questa non richiedeva eccessivo zelo per essere svolta. Eppure Violante la fa franca soprattutto perchè donna e prostituta, quindi un essere minore che non avrebbe mai avuto l'arguzia di escogitare un piano criminale e farla franca.
Invece è così.
Un testo che alla fine mi colpisce più per il non detto che per le cose descritte, per la forza ribelle e agguerrita che anima la donna e non per le sue azioni che alla fine la vedono trionfare grazie a una considerevole fortuna (avere la meglio su un uomo non deve essere stata un'impresa facile, ma di questo l'autore ci tiene all'oscuro...).
Una gran bella idea, molto interessante e originale, ben contestualizzata nel periodo storico e con tutti gli ingredienti per diventare una storia affascinante: credo che il testo abbia qualche problema di struttura e calibro delle scene (qualcuna andava snellita - l'inizio - e qualcun'altra andava indagata meglio - l'omicidio, l'indagine, i personaggi marginali).
Un buon potenziale che però è imploso su se stesso.
Alla fine sappiamo che Violante è un'assassina, la conseguenza logica di questo è che Belotti sia stato ucciso da lei, presumibilmente strangolato con una corda, mentre la versione ufficiale è che si sia impiccato alla maniglia di un cassetto (su questo ci sarebbe un pò da ridire: per impiccarsi a un cassetto bisogna che questo sia molto in alto... magari esistono cassetti sopra gli armadi del quali ignoro l'utilità...): in tempi così lontani e senza adeguate attrezzature le varie indagini dovevano per forza basarsi sull'intuito e l'esperienza di chi conduceva l'indagine, anche se questa non richiedeva eccessivo zelo per essere svolta. Eppure Violante la fa franca soprattutto perchè donna e prostituta, quindi un essere minore che non avrebbe mai avuto l'arguzia di escogitare un piano criminale e farla franca.
Invece è così.
Un testo che alla fine mi colpisce più per il non detto che per le cose descritte, per la forza ribelle e agguerrita che anima la donna e non per le sue azioni che alla fine la vedono trionfare grazie a una considerevole fortuna (avere la meglio su un uomo non deve essere stata un'impresa facile, ma di questo l'autore ci tiene all'oscuro...).
Una gran bella idea, molto interessante e originale, ben contestualizzata nel periodo storico e con tutti gli ingredienti per diventare una storia affascinante: credo che il testo abbia qualche problema di struttura e calibro delle scene (qualcuna andava snellita - l'inizio - e qualcun'altra andava indagata meglio - l'omicidio, l'indagine, i personaggi marginali).
Un buon potenziale che però è imploso su se stesso.
caipiroska- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 939
Punti : 1000
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 07.01.21
A Akimizu garba questo messaggio
Re: Il marchio della prostituta
L'idea di una femminista prostituta serial killer ottocentesca che agisce per motivi morali è splendida e va assolutamente approfondita e ripresa. Da scriverci sopra una serie di racconti o un libro intero.
Il giallo di per sé come già ti hanno detto in tanti ha due peccati mortali: i pensieri iniziali di Violante che non sono compatibili con il fatto che sia lei l'assassina e il finale non frutto di deduzioni o di indagini. E neanche vissuto dalla protagonista ma spiegato dalla voce narrante.
Per il resto avrebbe bisogno di qualche sistemata formale (la virgola tra il soggetto e il predicato è una cosa che mi fa saltare sulla sedia dopo che Vivonic tanto ci ha smarronato) e un'aggiustatina ai dettagli tecnici (dall'impiccarsi al cassetto al marchio nella stufa).
Una nota stilistica: quell’incipit “Era una notte molto fredda per essere maggio” fa tanto “era una notte buia e tempestosa” e io lo cambierei.
Alla prossima!
Il giallo di per sé come già ti hanno detto in tanti ha due peccati mortali: i pensieri iniziali di Violante che non sono compatibili con il fatto che sia lei l'assassina e il finale non frutto di deduzioni o di indagini. E neanche vissuto dalla protagonista ma spiegato dalla voce narrante.
Per il resto avrebbe bisogno di qualche sistemata formale (la virgola tra il soggetto e il predicato è una cosa che mi fa saltare sulla sedia dopo che Vivonic tanto ci ha smarronato) e un'aggiustatina ai dettagli tecnici (dall'impiccarsi al cassetto al marchio nella stufa).
Una nota stilistica: quell’incipit “Era una notte molto fredda per essere maggio” fa tanto “era una notte buia e tempestosa” e io lo cambierei.
Alla prossima!
SuperGric- Padawan
- Messaggi : 324
Punti : 355
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 18.01.21
Età : 52
Località : Milano
Re: Il marchio della prostituta
Caro autor-, la cosa dello "sposato nel retro" te la porterai dietro a lungo, temo.
A parte questo.
La storia ha un'impennata nel finale. Il colpo di scena funziona come funziona la figura del serial killer donna, al di là dei limiti fisici che questo comporta.
D'altra parte di avvelenatrici seriali la Storia ne ha viste, così come di proto-femministe. Avevi idea che una delle prima testimonianze scritte di proto-femminismo risale ai tempi di Giovanna d'Arco, quando la prima scrittrice donna della Storia celebrò quanto onore la Pulzella d'Orléans portasse al loro bistrattato sesso?
La tua vicenda ha potenziale ma non lo esprime in maniera adeguata, secondo me, complice anche una partenza non proprio accattivante.
Lo stile l'ho trovato compassato, senza guizzi, mentre i dialoghi mediamente non mi sono piaciuti: troppo stereotipati. Non che sia facile evitarlo, tutt'altro.
Il mio consiglio è sempre quello di far parlare i personaggi come parleremmo noi, o qualcuno che conosciamo, magari calandolo nel contesto storico.
Piccoli errori e sviste (te l'ho detto, lo "sposato nel retro" è troppo bello per dimenticarselo) contribuiscono a far perdere smalto a un lavoro dal buon potenziale.
A parte questo.
La storia ha un'impennata nel finale. Il colpo di scena funziona come funziona la figura del serial killer donna, al di là dei limiti fisici che questo comporta.
D'altra parte di avvelenatrici seriali la Storia ne ha viste, così come di proto-femministe. Avevi idea che una delle prima testimonianze scritte di proto-femminismo risale ai tempi di Giovanna d'Arco, quando la prima scrittrice donna della Storia celebrò quanto onore la Pulzella d'Orléans portasse al loro bistrattato sesso?
La tua vicenda ha potenziale ma non lo esprime in maniera adeguata, secondo me, complice anche una partenza non proprio accattivante.
Lo stile l'ho trovato compassato, senza guizzi, mentre i dialoghi mediamente non mi sono piaciuti: troppo stereotipati. Non che sia facile evitarlo, tutt'altro.
Il mio consiglio è sempre quello di far parlare i personaggi come parleremmo noi, o qualcuno che conosciamo, magari calandolo nel contesto storico.
Piccoli errori e sviste (te l'ho detto, lo "sposato nel retro" è troppo bello per dimenticarselo) contribuiscono a far perdere smalto a un lavoro dal buon potenziale.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 823
Punti : 971
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 08.01.21
Località : Torino
A Akimizu garba questo messaggio
Re: Il marchio della prostituta
ciao
allora, come altri, mi sono sentita ingannata.
troppo fuorvianti alcune frasi ad esempio all'inizio, quando parli di Violante.
Nella sua vita da prostituta si era trovata spesso in situazioni di pericolo ma in quel momento era spaventata più che mai.
ma questo rientra nella presunzione del lettore che vuole sapere e scoprire tutto lui.
del tuo racconto ho apprezzato l'enorme lavoro di incastro che hai fatto per inserire tutti i personaggi, forse troppi per le battute concesse.
alcuni punti li ho trovati poco chiari come se, andando avanti nella scrittura, ti si dipanasse la matassa e la storia ti apparisse più chiara.
credo, comunque, che tu ti sia divertit@ molto a scrivere questo racconto.
ciao e a presto
allora, come altri, mi sono sentita ingannata.
troppo fuorvianti alcune frasi ad esempio all'inizio, quando parli di Violante.
Nella sua vita da prostituta si era trovata spesso in situazioni di pericolo ma in quel momento era spaventata più che mai.
ma questo rientra nella presunzione del lettore che vuole sapere e scoprire tutto lui.
del tuo racconto ho apprezzato l'enorme lavoro di incastro che hai fatto per inserire tutti i personaggi, forse troppi per le battute concesse.
alcuni punti li ho trovati poco chiari come se, andando avanti nella scrittura, ti si dipanasse la matassa e la storia ti apparisse più chiara.
credo, comunque, che tu ti sia divertit@ molto a scrivere questo racconto.
ciao e a presto
Resdei- Maestro Jedi
- Messaggi : 1092
Punti : 1176
Infamia o lode : 5
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 61
Località : Roma
Re: Il marchio della prostituta
perfettamente centrato, a mio parere, visto che ogni richiesta viene esaurita.
genere giallo puro, intrecci micidiali e un messaggio di fondo da non lasciar perdere, anzi.
molto buona la costruzione della storia e così lo sviluppo, insomma, un gran bel pezzo.
di contro, ci sono molti refusi da segnalare: mancanza di spaziature, minuscole al posto di maiuscole, trattini fianli dei dialoghi assolutamente superflui.
però mi è piaciuto tanto, complimenti
genere giallo puro, intrecci micidiali e un messaggio di fondo da non lasciar perdere, anzi.
molto buona la costruzione della storia e così lo sviluppo, insomma, un gran bel pezzo.
di contro, ci sono molti refusi da segnalare: mancanza di spaziature, minuscole al posto di maiuscole, trattini fianli dei dialoghi assolutamente superflui.
però mi è piaciuto tanto, complimenti
Arunachala- Admin
- Messaggi : 1405
Punti : 1645
Infamia o lode : 16
Data di iscrizione : 20.10.20
Età : 67
Località : Lago di Garda
Re: Il marchio della prostituta
Sono sempre dell’avviso che i pasticcini non vadano serviti su un vassoio sporco, perché passa la voglia di gustarli, così come passa la voglia di leggere un testo quando è pieno di errori, refusi e incongruenze di senso.
Condivido quanto è stato già evidenziato nei commenti precedenti sulla complessità della trama che meritava un’esposizione più chiara, ma voglio soffermarmi sull’incongruenza riscontrata nell’incipit.
Presentare l’assassina in veste di vittima ci può stare; ci può stare che lei finga con l’ispettore di non sapere dove si trova e di non ricordare, ma nell’esordio non finge; è davvero ignara di trovarsi in una portineria e urla di terrore quando vede due gambe sporgere da dietro il banco.
Posso accettare lo spaesamento di un attimo come quando ci si risveglia da un incubo, ma subito sopraggiunge la coscienza. Dopo tutto Violante è solo svenuta, non è stata in coma.
Eliminerei l’incipit e comincerei col dialogo con l’ispettore Vallotta.
Il potenziale c’è, forse manca l'esercizio nella scrittura del genere.
Condivido quanto è stato già evidenziato nei commenti precedenti sulla complessità della trama che meritava un’esposizione più chiara, ma voglio soffermarmi sull’incongruenza riscontrata nell’incipit.
Presentare l’assassina in veste di vittima ci può stare; ci può stare che lei finga con l’ispettore di non sapere dove si trova e di non ricordare, ma nell’esordio non finge; è davvero ignara di trovarsi in una portineria e urla di terrore quando vede due gambe sporgere da dietro il banco.
Posso accettare lo spaesamento di un attimo come quando ci si risveglia da un incubo, ma subito sopraggiunge la coscienza. Dopo tutto Violante è solo svenuta, non è stata in coma.
Eliminerei l’incipit e comincerei col dialogo con l’ispettore Vallotta.
Il potenziale c’è, forse manca l'esercizio nella scrittura del genere.
mirella- Padawan
- Messaggi : 317
Punti : 373
Infamia o lode : 5
Data di iscrizione : 08.01.21
Re: Il marchio della prostituta
Caro autore o cara autrice,
il tuo racconto è stato molto interessante da leggere. Ho trovato l’idea originale, la struttura articolata, ho percepito un’atmosfera investigativa che mi incuriosiva sempre di più e che mi spingeva a voler scoprire cosa fosse realmente accaduto. La trama si regge bene in piedi, eccetto che per due osservazioni che, già altri prima di me, ti hanno fatto. La prima è sui pensieri e la paura iniziali di Violante, incoerenti con il ruolo del personaggio. La seconda, invece, riguarda la posizione del marchio; infatti, ho trovato un po’ “tirato” il fatto che si dovesse necessariamente trovare sul fianco destro di Violante solo perché il Signor Belotti era mancino. Ma questi due particolari per me vengono completamente compensati dall’atmosfera “gialla” di cui ti parlavo prima, che rimane presente in tutto il brano.
Poi, al contrario di altri utenti, ho trovato il finale molto bello. Non solo per il colpo di scena (mai avrei sospettato che il killer fosse Violante) ma anche per il movente che attribuisci alla ragazza.
Per quanto riguarda l’ambientazione storica mi sembra che sia piuttosto realistica, solo l’ispettore, come ti hanno già scritto altri, risulta abbastanza moderno come personaggio.
Riassumendo: un bel racconto. Al di là delle imprecisioni sulla trama, a me è davvero piaciuto, l’ho trovato coinvolgente fin da subito: hai buone capacità e un bello stile. I miei complimenti.
Black Rose- Viandante
- Messaggi : 26
Punti : 32
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 08.02.21
Età : 20
Pagina 1 di 2 • 1, 2
Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 1 - Portineria
Pagina 1 di 2
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
Oggi alle 12:34 am Da Susanna
» Staffetta 8 - Episodio 5
Ieri alle 11:31 pm Da M. Mark o'Knee
» Staffetta 11 - Episodio 3
Ieri alle 1:48 pm Da Achillu
» Pachamama - Quarto step - Paletti e date
Sab Ott 05, 2024 5:27 pm Da Albemasia
» Staffetta 8 - episodio 4
Sab Ott 05, 2024 5:17 pm Da Gimbo
» Different Staffetta Autonoma - Settimana del 30/09/2024
Mer Ott 02, 2024 7:52 pm Da Achillu
» Shibari
Mar Ott 01, 2024 7:48 pm Da Achillu
» Staffetta 7 - Episodio 4
Lun Set 30, 2024 10:56 pm Da Achillu
» Kyoto Tachibana Senior High School Band
Lun Set 30, 2024 10:51 pm Da Achillu