Autunno nei docks
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 1 - Portineria
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Autunno nei docks
Una persona che parla poco ha molto a cui pensare.
«Monsignore, è sicuro di andare a piedi? Quanto si fermerà?»
«Non dovrei trattenermi a lungo, Charles. Un paio d’ore al massimo.»
«L’attenderò qui, ma sia prudente. È pericoloso girare nei docks.»
Monsignor Jones non indossa l’abito talare; oggi è solo il signor Cedric, una macchia scura che si perde nel frastuono dei cantieri, tra i rottami di un mondo che non c’è più e le fondamenta di un mondo che non c’è ancora. La povertà, quella, è sempre la stessa.
Cammina piano e si ferma ogni tanto per seguire il filo dei ricordi, lo sguardo perso nel vuoto a cercare un ragazzino che giocava cercando di entrare di nascosto nelle navi attraccate. Le gru, il ferro, le lamiere, i magazzini maleodoranti. I piccoli furti, gli scippi, la puzza di nafta, l’odore di birra e alcolici dei pub infestati da topi, marinai e puttane.
Una persona che parla molto ha molto da dimenticare.
Maggie Fisher chiama a raccolta le ragazze.
«Fanciulle, quest’anno avremo di che scaldarci per Natale!»
Maggie accende la vecchia radio e ruota il selettore sulle frequenze di Radio London.
«E state zitte un attimo!»
She was a day tripper
One way ticket, yeah
La musica si diffonde nell’aria e le giovani gridano, scodinzolano, alzano le mani e si strappano i capelli. Anche le gambe di Maggie, pesanti come quelle del mobiletto dove è appoggiata la Phye 1951 a 5 valvole, si muovono a ritmo.
«Bob Finley, ovunque tu sia, riposa in pace!»
Quella radio è stato il dono più prezioso che l’anziana Maggie abbia mai ricevuto. Il vecchio Bob aveva pagato a dovere tutti i propri vizietti prima di andarsene.
Maggie gira la manopola e la musica cessa di colpo. Adesso ha tutta l’attenzione che le serve.
«Gioie mie, i Beatles terranno un concerto all’Astoria Finsbury il prossimo 11 dicembre.»
Peggy, Sue, e Sheila reagiscono all’unisono:
«Maggie! Hai preso i biglietti!»
Tra stupore ed eccitazione ricominciano a cantare e ad agitarsi.
«Stasera servizio triplo!» Sheila si tocca la punta del naso con la lingua.
Maggie resta in silenzio: quando quelle galline fanno finta di non capire, si incupisce.
Peggy comprende al volo che è meglio zittirsi. Quell’arpia è capace di trattenere per intero gli incassi dei prossimi tre giorni se non smettono subito di fare casino.
«Dai Sheila, non fare la stronza.»
Ora, il silenzio pesa come un marinaio sbronzo.
«La città sarà piena di gente con gli ormoni impazziti, datevi da fare e può darsi che decida di servirvi un fetta di torta un po’ più grande.»
«Ma chi ci verrà in questo letamaio?» Sue è la pragmatica del gruppo.
«Fidatevi, quando la gente gira, le sterline girano. Ce ne saranno per tutti. E poi,» la vecchia Maggie si alza e la sedia sembra emettere un gridolino di piacere «questi sono per voi.» Fa tintinnare i penny nella tasca. «Compratevi delle calze decenti. E non ringraziatemi: lo considero un buon investimento.»
Cedric con una mano tiene premuto il cappello sulla testa per non farlo volare e con l’altra, sprofondata nell’ampia tasca del cappotto, stringe una vecchia fotografia.
L’immagine risale a molti anni prima, quando la grande guerra era solo una eco lontana.
Nella foto, una ragazza indossa un largo sorriso che mette in risalto denti bianchissimi in una bocca dipinta da un rossetto vivace e un allegro cappellino da marinaio; lo sguardo è rivolto al futuro, le mani accarezzano un’illusione d’amore.
Rimasta sola, Maggie riordina quel buco di stanza di una palazzina fatiscente. Il vecchio edificio, corrotto dall’umidità e dalla guerra, è la casa più famosa dei docks per l’allegria delle ragazze, la pulizia e la discrezione.
Maggie è una conversatrice formidabile, un’attitudine perfezionata negli anni e che tuttora le consente un certo successo con chiunque si rivolga a lei per acquistare qualche ora di surrogato d’amore.
La portineria si trova sul lato destro della scala di accesso ai cinque piani superiori. In ogni piano tre appartamenti abitati per lo più da famiglie di manovali assunti per lavorare nei cantieri per la riqualificazione di quella zona della città. Tutta povera gente che sa tenere la lingua a freno soprattutto perché può, di tanto in tanto, servirsi delle ragazze senza scucire uno scellino. L’appartamento delle sue protette è al primo piano.
Dalla propria postazione in portineria Maggie riesce a controllare con discrezione gli accessi di tutti. Una finestrella a vetri consente la visione del vano scala.
Nel piccolo locale una stufa a carbone irradia un piacevole tepore e un bollitore panciuto sbuffa vapore senza sosta. Un tavolino malconcio in legno sul quale fanno bella mostra di sé il registro degli ingressi, una scatola in legno con la corrispondenza da consegnare agli inquilini, una vecchia lampada in ottone e la radio completano l’arredo. Poggiati in un angolo, un secchio di metallo, una scopa e qualche straccio per le pulizie.
Dalla portineria si accede alla camera di Maggie, la toilette è raggiungibile dall’esterno.
Nella camera, un letto in ferro smaltato dal copriletto di un vistoso colore verde smeraldo, una vecchia poltrona sfondata in velluto color senape, un tavolino dotato di un cassetto con chiave e di uno specchio incrinato. Un armadio a due ante copre metà della parete. L’altra metà visibile mostra frammenti di intonaco corroso da bolle di umido.
La vita di Maggie è racchiusa in quelle quattro mura. Da quanto tempo non lo ricorda più neppure lei.
L’insegna dell’Old sailor non è tra le più invitanti, ma Cedric sente il bisogno di scaldarsi e bere qualcosa di forte. Entra e viene investito da una nuvola di fumo, alcol e risate becere. Al suo ingresso nel locale, il brusìo cessa per un istante. Cedric sente su di sé le lame affilate degli sguardi dei presenti e, per un attimo, è tentato di uscire di nuovo. Decide di ordinare una pinta di bitter ale. La beve quasi d’un fiato.
«Ancora una, signore?»
«No, no. Grazie. Per oggi basta così.» Si alza dallo sgabello e avverte un leggero giramento di testa. Non è più abituato a bere tanto e oltretutto a stomaco vuoto, ma quella sensazione di stordimento rafforza il proposito che lo anima da mesi. Un atto di coraggio che è arrivato il momento di compiere, un prezzo da pagare alla vita e al destino.
Prima di uscire lascia una banconota sul bancone che il barman si affretta a chiudere nel cassetto.
Le strade non sono più come le ricorda: i bombardamenti hanno distrutto buona parte degli edifici, ma i palazzi chiusi nel vicolo del vecchio quartiere sembrano essere ancora in piedi. Cedric sente il cuore pulsare nella gola mentre i piedi percorrono a memoria quel budello dimenticato dal sole. Alza gli occhi al cielo, un francobollo di piombo tra i tetti.
Il portone è ben chiuso, gli inquilini hanno le chiavi, le ragazze sono uscite per gli acquisti;
Maggie può rifugiarsi nei ricordi.
Capita di rado, ma l’allegria di quelle giovani donne le ha messo nostalgia. Sfila dalla tasca la chiave e apre il cassetto. All’interno una scatola di latta contenente gli incassi della settimana, una vecchia copia di “Cime tempestose”, un pacco di lettere tenute insieme da un nastro sbiadito e qualche rimasuglio degli strumenti del mestiere: un mozzicone di rossetto, una scatola di cipria stantia e una matita nera per gli occhi.
Prende il libro dalla parte della costola e lo scuote con piccoli colpi secchi. Dalle pagine rigonfie casca sul pavimento una fotografia.
L’immagine è quella di un ragazzo vestito da marinaio. Una maglietta a mezze maniche a righe orizzontali, il colletto slacciato, un cordino nautico al posto dei bottoni, un cappello bianco e un sorriso dolcissimo. Gli occhi socchiusi sono rivolti verso qualcuno al suo fianco.
Maggie si guarda allo specchio. La ragnatela d’argento rende il riflesso simile a un affresco del cinquecento. Il rossetto è quasi secco, ma tinge ancora bene. Le mani non sono più ferme come un tempo e fare la riga sulle palpebre non è affatto semplice.
Annusa la cipria. Un tempo le piaceva da morire quell’odore. Ora, quella polvere puzza ed è ridotta a un cumulo di frammenti; come il muro della camera, come i propri ricordi. Decide di usarla lo stesso, le farà meno male dello smog che respira da anni in quel quartiere. Scende una lacrima e lascia un solco profondo sul viso.
Cedric è davanti al portone. Il campanello non funziona e deve picchiare con vigore.
Maggie cerca di ripulirsi la faccia, ma il bussare insistente le impedisce di proseguire. Si alza e va ad aprire.
È difficile tenere la porta aperta con tutto quel vento e quell’uomo non ha certo l’aria di un farabutto, ma neppure quella di un cliente.
«Entri dentro, la prego venga con me in portineria.»
«Grazie, lei è davvero gentile.»
Il registro è aperto sulla pagina 28 novembre 1965.
«Dovrebbe darmi le generalità e dirmi da chi deve salire. Sa, sono le regole.»
Il bollitore fischia. Maggie deve aggiungere dell’acqua.
«Ecco fatto. Dunque, dicevamo. Chi sta cercando?»
Per risposta l’uomo appoggia sul tavolo una fotografia strappata a metà.
«Cerco questa donna. Mi hanno detto che abita qui. Si chiama Margaret Fisher, la conosce?»
Silenzio.
«Scusi, potrebbe togliersi il cappello?»
«Ma sì, certo! Che razza di maleducato, mi scusi.»
Quel ciuffo bianco come il ghiaccio non è evidente come una volta, ormai la neve si è posata anche sul resto dei capelli, ma lei lo conosce troppo bene per sbagliarsi. Ha il cuore in fiamme, deve prendere tempo.
«Gradisce una tazza di tè?»
«Grazie, ma non deve disturbarsi oltre.»
«Niente latte e molto zucchero, vero?»
Cedric trasalisce. Non riesce a distogliere lo sguardo. Possibile che...
Maggie prepara le tazze ed esce dalla stanza per rientrare poco dopo. In mano l’altra metà della foto.
«Maggie...»
«Cedric, dimmi che sei davvero tu o impazzirò oggi stesso.»
Si abbracciano come naufraghi scampati alla tempesta, le mani sanno dove andare, le bocche si aprono ai ricordi. Le lancette ruotano all’indietro e le emozioni appannano i vetri. Quella squallida portineria è un angolo di paradiso.
Siedono increduli.
«Ti ho pianto tanto, sai. Credevo fossi morto.»
«Maggie, no. Non sono morto.»
«Sei stato ferito e hai perso la memoria? Ne ho sentite tante di storie così.»
Cedric beve un sorso.
«No, Maggie. Non sono stato ferito.»
«E allora perché ti fai vivo soltanto adesso?»
Cedric sospira.
«È una storia lunga. Hai tempo?»
«Possono sfondare il portone.»
«Vedi Maggie, io non posso essere stato ferito perché non sono mai partito per la guerra.»
Maggie si sente mancare.
«Ma cosa stai dicendo? Abbiamo strappato la foto, ricordi? Io avevo te e tu avevi me e prima o poi ci saremmo ritrovati. Lo abbiamo giurato.»
«Maggie, io…»
Cedric si toglie il cappotto e le mostra il collarino bianco sotto il colletto della camicia.
«Ho preso i voti.»
Una risata sguaiata maschera lo stupore.
«Tu? Un prete… e cattolico perfino! Ma perché? Non mi hai mai parlato di chiesa, religione o castità.»
«Chiamala vigliaccheria. Un prete non fa la guerra e io avevo troppa paura. La vocazione ha i suoi privilegi.»
«Ecco perché le lettere tornavano indietro.»
«Sono venuto per chiederti perdono. Non potevo morire con questo segreto.»
Tante umiliazioni e una vita sprecata a causa di un vigliacco. Lui non può averle fatto questo.
«Si faccia perdonare dal suo Dio. Margaret non abita più qui. La dimentichi, padre. E adesso vada, questo non è posto adatto a lei.»
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a one way ticket yeah
Le ragazze fanno girare la chiave nel portone. Cantano e sono felici.
«Maggie! Abbiamo comprato calze fantastiche! Beatlesmaniaci e maniaci del sesso, siamo qui!»
«E questo bell’uomo… è da molto che aspetta?»
Peggy si avvicina a Cedric apre il cappotto e si tocca il seno passando la lingua tra le labbra.
«No. Il signore sta uscendo. Si è perso. È facile da queste parti.»
Cedric cerca invano lo sguardo di Maggie, il suo unico vero amore. Ha ingannato gli uomini e perfino il suo Dio. Non può voltarsi indietro, ma può tornare a guardarsi allo specchio. Si sbottona il colletto e getta via il collarino.
Charles attenderà invano il suo ritorno. Eppure, aveva avvertito il monsignore: è pericoloso girare nei docks.
Different Staff- Admin
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Re: Autunno nei docks
Il racconto è scritto decisamente bene, a livello formale ho poco o nulla da dire. Forse per una questione tecnica, di "coerenza", avrei spostato le righe dove Cedric tira fuori la foto di Maggie nella quarta parte, quella dove lui si trova nel pub, lasciando la terza di esclusivo appannaggio di Maggie e della stanza in cui vive.
Per quanto concerne l'aspetto emotivo devo dire invece che il racconto mi giunge un pò freddino, con poco calore. Gli elementi per una buonissima storia ci sono, ma è come se la storia d'amore faccia fatica a toccare il lettore, forse perché è solo accennata, intrappolata nelle pieghe del passato.
L'ultima riga poi come chiusura non mi soddisfa; si ricollega all'incipit, è vero, ma stacca molto con l'atmosfera in cui eravamo calati.
In definitiva un buon lavoro che secondo me però poteva essere più accogliente ed evocativo.
Per quanto concerne l'aspetto emotivo devo dire invece che il racconto mi giunge un pò freddino, con poco calore. Gli elementi per una buonissima storia ci sono, ma è come se la storia d'amore faccia fatica a toccare il lettore, forse perché è solo accennata, intrappolata nelle pieghe del passato.
L'ultima riga poi come chiusura non mi soddisfa; si ricollega all'incipit, è vero, ma stacca molto con l'atmosfera in cui eravamo calati.
In definitiva un buon lavoro che secondo me però poteva essere più accogliente ed evocativo.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Autunno nei docks
A volte non serve scrivere bene per arrivare al cuore dei lettori. La storia c’è, ma forse rimane immersa nella nebbia londinese. I contorni sfumati fanno capire cosa può essere successo, ma di un grande amore cosa è rimasto? Forse solo un po’ di cipria andata a male.
Petunia- Moderatore
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Re: Autunno nei docks
Una volta uno scrittore mi disse che è inutile fare la descrizione dei mobili di un appartamento se non è necessaria al racconto. Qui la fai in abbondanza e se vai a vedere è come diceva lui. L'ho trovato abbastanza ingenuo. Le prostitute, soprattutto quelle miserabili, non vanno in giro a cantare e sono contente come ragazzine qualunque. Il prete che si spretizza per una prostituta (anche abbastanza vecchia e grassa come la descrivi) non è molto logico, soprattutto dopo tanti anni di "mestiere". Insomma non credo alla tua storia. Per come scrive a parte tre refusini da nulla ("un fetta di torta", "lascia una banconota sul bancone che il barman si affretta a chiudere nel cassetto" da cambiare in "lascia sul bancone una banconota che il barman si affretta a chiudere nel cassetto, "Entri dentro" basterebbe "Entri") , la penna comunque c'è.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Autunno nei docks
A me il racconto ha colpito.
Parte in sordina poi va in crescendo.
Arrivi al punto che colleghi i pezzi, capisci che loro due sono gli stessi estremi della fotografia strappata e però ti scordi che lui era un monsignore.
E il colpo di scena funziona.
La motivazione, la codardia, sono un tocco di genio, se mi permetti.
La storia, col finale amaro, rimane impressa. Almeno per me, è stata limpida fin da subito, man mano che la descrivevi.
Lo stile del racconto oscilla. Ci sono dei pezzi che sono scritti veramente in grande stile, altri nei quali le descrizioni assorbono troppo l'attenzione.
Denotano, se non altro, una grande conoscenza visiva degli ambienti. Io non la saprei replicare.
Mi stonano quel paio d'occasioni in cui esprimi una frase impersonale ("la toilette è accessibile dall'esterno"): suonano male rispetto al resto della narrazione.
Unica nota negativa (ma negativa è un parolone): non è propriamente un rosa, il rosa finisce bene per definizione.
A parte questo, comunque, l'ho apprezzato davvero molto.
Parte in sordina poi va in crescendo.
Arrivi al punto che colleghi i pezzi, capisci che loro due sono gli stessi estremi della fotografia strappata e però ti scordi che lui era un monsignore.
E il colpo di scena funziona.
La motivazione, la codardia, sono un tocco di genio, se mi permetti.
La storia, col finale amaro, rimane impressa. Almeno per me, è stata limpida fin da subito, man mano che la descrivevi.
Lo stile del racconto oscilla. Ci sono dei pezzi che sono scritti veramente in grande stile, altri nei quali le descrizioni assorbono troppo l'attenzione.
Denotano, se non altro, una grande conoscenza visiva degli ambienti. Io non la saprei replicare.
Mi stonano quel paio d'occasioni in cui esprimi una frase impersonale ("la toilette è accessibile dall'esterno"): suonano male rispetto al resto della narrazione.
Unica nota negativa (ma negativa è un parolone): non è propriamente un rosa, il rosa finisce bene per definizione.
A parte questo, comunque, l'ho apprezzato davvero molto.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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A vivonic garba questo messaggio
Re: Autunno nei docks
“Dal letame nascono i fiori”, diceva il “poeta”.
Se si parla di immoralità, emerge dal racconto che fra le due immoralità prevale quella del prelato che ha fatto la sua scelta (e che scelta!), dettata soltanto da vigliaccheria, dalla paura di morire in guerra. Il pentimento, un po’ tardivo, lo riscatta almeno in parte e conferisce alla storia quel tocco di rosa richiesto dai generi previsti.
II vincoli sono tutti rispettati, anche se con diverso grado di aderenza. Nell’ordine: i personaggi, l’ambientazione, la stanza, il genere.
Qualche nota:
“è sicuro di andare a piedi?” meglio dire: “è sicuro di voler andare a piedi?”
“Una persona che parla poco ha molto a cui pensare”. “Una persona che parla molto ha molto da dimenticare”. Ho apprezzato molto queste due frasi che sintetizzano due caratteri in poche parole.
“tra i rottami di un mondo che non c’è più e le fondamenta di un mondo che non c’è ancora” Rende benissimo l’idea della fase di trasformazione del luogo.
Non tutte le descrizioni degli ambienti saranno forse funzionali alla storia, ma le trovo ben fatte e sono certamente funzionali a far capire al lettore il degrado del luogo.
“Nella camera, un letto in ferro smaltato dal copriletto di un vistoso colore verde smeraldo, una vecchia poltrona sfondata in velluto color senape, un tavolino dotato di un cassetto con chiave e di uno specchio incrinato. Un armadio a due ante copre metà della parete. L’altra metà visibile mostra frammenti di intonaco corroso da bolle di umido”. Avrei evitato il punto dopo “incrinato” e continuato con l’elencazione.
Molto efficace anche questa frase: “Annusa la cipria. Un tempo le piaceva da morire quell’odore. Ora, quella polvere puzza ed è ridotta a un cumulo di frammenti; come il muro della camera, come i propri ricordi”.
Una curiosità: Padre Cedric, come il personaggio del bellissimo “Cambiare l’acqua ai fiori”. C’è un motivo?
“Alza gli occhi al cielo, un francobollo di piombo tra i tetti”. La frase ripetuta, anche nel finale, rende bene l’idea di elementi di immutabilità in un mondo che è in continua evoluzione.
Una nota personale: a dicembre 1965 usciva il 33 giri (così si diceva) dei Beatles “Rubber Soul” e io ce l’ho ancora!
Se si parla di immoralità, emerge dal racconto che fra le due immoralità prevale quella del prelato che ha fatto la sua scelta (e che scelta!), dettata soltanto da vigliaccheria, dalla paura di morire in guerra. Il pentimento, un po’ tardivo, lo riscatta almeno in parte e conferisce alla storia quel tocco di rosa richiesto dai generi previsti.
II vincoli sono tutti rispettati, anche se con diverso grado di aderenza. Nell’ordine: i personaggi, l’ambientazione, la stanza, il genere.
Qualche nota:
“è sicuro di andare a piedi?” meglio dire: “è sicuro di voler andare a piedi?”
“Una persona che parla poco ha molto a cui pensare”. “Una persona che parla molto ha molto da dimenticare”. Ho apprezzato molto queste due frasi che sintetizzano due caratteri in poche parole.
“tra i rottami di un mondo che non c’è più e le fondamenta di un mondo che non c’è ancora” Rende benissimo l’idea della fase di trasformazione del luogo.
Non tutte le descrizioni degli ambienti saranno forse funzionali alla storia, ma le trovo ben fatte e sono certamente funzionali a far capire al lettore il degrado del luogo.
“Nella camera, un letto in ferro smaltato dal copriletto di un vistoso colore verde smeraldo, una vecchia poltrona sfondata in velluto color senape, un tavolino dotato di un cassetto con chiave e di uno specchio incrinato. Un armadio a due ante copre metà della parete. L’altra metà visibile mostra frammenti di intonaco corroso da bolle di umido”. Avrei evitato il punto dopo “incrinato” e continuato con l’elencazione.
Molto efficace anche questa frase: “Annusa la cipria. Un tempo le piaceva da morire quell’odore. Ora, quella polvere puzza ed è ridotta a un cumulo di frammenti; come il muro della camera, come i propri ricordi”.
Una curiosità: Padre Cedric, come il personaggio del bellissimo “Cambiare l’acqua ai fiori”. C’è un motivo?
“Alza gli occhi al cielo, un francobollo di piombo tra i tetti”. La frase ripetuta, anche nel finale, rende bene l’idea di elementi di immutabilità in un mondo che è in continua evoluzione.
Una nota personale: a dicembre 1965 usciva il 33 giri (così si diceva) dei Beatles “Rubber Soul” e io ce l’ho ancora!
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Autunno nei docks
Un racconto niente male. Una storia d'amore andata a male come la cipria?
Non si perdona un vigliacco che ti ha distrutto la vita. C'è un lieto fine che il lattore si aspetta viste le premesse e invece l'autore cambia registro e co offre una soria di sofferenza che continua.
Del resto la vita è cosa a volte riserva sorprese poco gradite.
Un buon racconto che rispetta tutti i temi proposti.
Non si perdona un vigliacco che ti ha distrutto la vita. C'è un lieto fine che il lattore si aspetta viste le premesse e invece l'autore cambia registro e co offre una soria di sofferenza che continua.
Del resto la vita è cosa a volte riserva sorprese poco gradite.
Un buon racconto che rispetta tutti i temi proposti.
gemma vitali- Padawan
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Re: Autunno nei docks
L’incipit, introdotto da una perla di saggezza, funziona perché delinea in poche righe l’ambiente e il protagonista. Poi mi giunge un’altra perla: “Una persona che parla molto ha molto da dimenticare” sarà, ma non è detto; comunque faccio fatica a contestualizzare la frase che forse si riferisce alle parole di Maggie “E state zitte un attimo!” Ma quelle stavano parlando? Maggie accende la radio e le ragazze urlano, scodinzolano…”e solo dopo, quando Maggie spegne la radio, si mettono a chiacchierare. La frase ha quindi la funzione di introdurre un cambiamento di scena; che rimane brusco perché l’atmosfera cambia; sembra quasi un altro incipit. Dopo si torna di nuovo a Cedric, alla sua passeggiata solitaria in cerca di una donna amata prima della guerra.
A questo punto mi aspetto che - come in ogni racconto rosa che si rispetti- l’attempato monsignore rievochi quell’amore, o ne accenni in un dialogo con qualche avventore del locale dove si ferma a bere, lasciandosi un po’ andare…invece mi ritrovo a leggere la descrizione dettagliata di una portineria dove Maggie si gingilla con la sua scatola dei ricordi.
Finalmente Cedric arriva in portineria, i due si riconoscono e l’angusta stanza si trasforma in un angolo di paradiso, per poco però. La confessione di Cedric - d’aver preso i voti per non andare in guerra e di farsi vivo dopo tanti anni per chiederle perdono - raggela Maggie che lo congeda senza tanti complimenti.
Il finale rimane sospeso. Cedric butta il collarino nel fiume e
“Charles attenderà invano il suo ritorno. Eppure, aveva avvertito il monsignore: è pericoloso girare nei docks.” Quest’ultima frase fa pensare a un gesto disperato, ma ci vuole coraggio e Cedric, da vigliacco qual è, si limiterà a un gesto simbolico.
Non era facile scrivere un racconto rosa, quindi dai toni delicati, con protagonisti così diversi e questo, in parte, ti scagiona per i passaggi bruschi e i cambiamenti di scena, ma anche l’idea di fondo non mi sembra convincente. Peccato perché sai scrivere, ma - a mio parere- devi fare attenzione all’elaborazione della trama.
A questo punto mi aspetto che - come in ogni racconto rosa che si rispetti- l’attempato monsignore rievochi quell’amore, o ne accenni in un dialogo con qualche avventore del locale dove si ferma a bere, lasciandosi un po’ andare…invece mi ritrovo a leggere la descrizione dettagliata di una portineria dove Maggie si gingilla con la sua scatola dei ricordi.
Finalmente Cedric arriva in portineria, i due si riconoscono e l’angusta stanza si trasforma in un angolo di paradiso, per poco però. La confessione di Cedric - d’aver preso i voti per non andare in guerra e di farsi vivo dopo tanti anni per chiederle perdono - raggela Maggie che lo congeda senza tanti complimenti.
Il finale rimane sospeso. Cedric butta il collarino nel fiume e
“Charles attenderà invano il suo ritorno. Eppure, aveva avvertito il monsignore: è pericoloso girare nei docks.” Quest’ultima frase fa pensare a un gesto disperato, ma ci vuole coraggio e Cedric, da vigliacco qual è, si limiterà a un gesto simbolico.
Non era facile scrivere un racconto rosa, quindi dai toni delicati, con protagonisti così diversi e questo, in parte, ti scagiona per i passaggi bruschi e i cambiamenti di scena, ma anche l’idea di fondo non mi sembra convincente. Peccato perché sai scrivere, ma - a mio parere- devi fare attenzione all’elaborazione della trama.
mirella- Padawan
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Infamia o lode : 5
Data di iscrizione : 08.01.21
Re: Autunno nei docks
Piaciuto tutto, descrizioni accurate comprese.
Cedric si fa largo nella jungla della sua vita e raggiunge le quattro mura di Maggie.
Evitando scorciatoie le confessa tutto, le racconta come ha superato la guerra.
Senza farla.
Non è vestito da marinaio e pure il ciuffo bianco è diverso, ora si confonde con il resto dei capelli.
Maggie, lo riconosce.
'Si faccia perdonare dal suo Dio' , dice. Se quel Dio esiste.
La salute morale di Cedric peggiora istantaneamente.
Si slaccia il collarino ecclesiastico.
Tutto resta sospeso, ma la sua redenzione artificiosa gli impedirà di tornare indietro.
Gli impedirà di andare da qualunque parte.
Ho un'amica con cui mi sono allenato per lungo tempo che ha subito qualcosa di simile.
Me lo raccontò in un momento di fragilità.
Il suo ragazzo, in gioventù, l'aveva abbandonata per farsi prete.
A me, istintivamente venne da ridere. Poi quando mi accorsi del suo immenso dolore
mi prese un'immensa debolezza. L'allenamento finì in quel momento.
Ce ne tornammo a casa tutt'e due senza nemmeno prendere il solito caffè.
Se non ti fanno male le ginocchia come a me, sali sul mio podio, autore caro.
Cedric si fa largo nella jungla della sua vita e raggiunge le quattro mura di Maggie.
Evitando scorciatoie le confessa tutto, le racconta come ha superato la guerra.
Senza farla.
Non è vestito da marinaio e pure il ciuffo bianco è diverso, ora si confonde con il resto dei capelli.
Maggie, lo riconosce.
'Si faccia perdonare dal suo Dio' , dice. Se quel Dio esiste.
La salute morale di Cedric peggiora istantaneamente.
Si slaccia il collarino ecclesiastico.
Tutto resta sospeso, ma la sua redenzione artificiosa gli impedirà di tornare indietro.
Gli impedirà di andare da qualunque parte.
Ho un'amica con cui mi sono allenato per lungo tempo che ha subito qualcosa di simile.
Me lo raccontò in un momento di fragilità.
Il suo ragazzo, in gioventù, l'aveva abbandonata per farsi prete.
A me, istintivamente venne da ridere. Poi quando mi accorsi del suo immenso dolore
mi prese un'immensa debolezza. L'allenamento finì in quel momento.
Ce ne tornammo a casa tutt'e due senza nemmeno prendere il solito caffè.
Se non ti fanno male le ginocchia come a me, sali sul mio podio, autore caro.
Ospite- Ospite
Re: Autunno nei docks
In primo luogo, devo farti i complimenti per le tue capacità descrittive: sei riuscito/a a coniugare immagini molto nitide a altre di puro lirismo. Grazie a questa tua abilità, mi sono ritrovato esattamente nel mezzo dei Docks, in quei vicoli dove tutto cambia per restare uguale a se stesso. Per quanto riguarda gli altri paletti, penso siano tutti i rispettati, anche se avrei da ridire sul genere. Normalmente, in un rosa si parte da una situazione in cui i due amanti non sono ancora tali e poi lo diventano, qui invece finisce che l'amore c'era già da prima ma svanisce poco dopo essersi riacceso. Più che un rosa, un asor (passami il gioco di parole). In più, se devo essere sincero, un rosa dovrebbe anche emozionare, farti vivere , e il tuo riesce sì a trasmettermi delle sensazioni, ma solo perché in certi punti le tue descrizioni toccano vette di lirismo degne di una poesia. La storia d'amore in sé non mi prende molto, poiché il prete mi sembra più mosso dal pentimento che dall'affetto verso la vecchia fiamma. In più, mi viene da dubitare che la amasse davvero, visto che, a guerra finita, non si è spretizzato subito per poi correre da lei e inventarsi qualche balla sulle lettere che non arrivavano. Se è stato capace condurre una vita basata sulla menzogna (la finta vocazione) per vent'anni, cosa gli impediva di costruirne un'altra poggiata su una bugia ma in compagnia della sua amata? Insomma, il tuo è un testo comunque ben scritto e con un ambientazione resa magnificamente, ma che non mi arriva dritto al cuore.
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Re: Autunno nei docks
Ciao autor*
Il tuo racconto, divide i miei pensieri nettamente. Da una parte, non si può non riconoscere un alto livello di forma e tecnica di scrittura, di certo la tua penna non ha avuto problemi di sorta in questo.
Dall'altra parte però, mi lascia un po' perplessi il messaggiomessaggio emotivo che dovrebbe dare un romanzo rosa. Non a livello di quelli che ho letto qui fin'ora. Sono i primi che affronto, quindi potrebbe anche essere una lacuna miamia, ma qui non trovo nessuna spinta che ci si aspetterebbe dal genere. Forse qualche piccola esaltazione, come il prete che lascia i votivoti per la meretrice; sicuramente mostra un amore o una forma dello stessostesso, ma risulta troppotroppo immaginario e poco concreto.
Dei refusi, già hanno abbondantemente segnalato, non ne ho altrialtri da sottolineare.
Rimane un'ottima scrittura, poco emozionante ma pur sempre scritta davvero bene.
Grazie della lettura.
Il tuo racconto, divide i miei pensieri nettamente. Da una parte, non si può non riconoscere un alto livello di forma e tecnica di scrittura, di certo la tua penna non ha avuto problemi di sorta in questo.
Dall'altra parte però, mi lascia un po' perplessi il messaggiomessaggio emotivo che dovrebbe dare un romanzo rosa. Non a livello di quelli che ho letto qui fin'ora. Sono i primi che affronto, quindi potrebbe anche essere una lacuna miamia, ma qui non trovo nessuna spinta che ci si aspetterebbe dal genere. Forse qualche piccola esaltazione, come il prete che lascia i votivoti per la meretrice; sicuramente mostra un amore o una forma dello stessostesso, ma risulta troppotroppo immaginario e poco concreto.
Dei refusi, già hanno abbondantemente segnalato, non ne ho altrialtri da sottolineare.
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Midgardsormr- Padawan
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Re: Autunno nei docks
in questo caso, visto che cercavo un racconto rosa da commentare, ho letto prima i commenti e avevo timore di trovarmi di fronte a qualcosa di banale. un prete che decide di "spretarsi" per ritornare dall'amore della sua vita che fa la prostituta. ripeto mi sembrava banale.
ho letto poi il testo e mi son dovuto ricredere. c'è una tristezza di fondo che mi ha emozionato molto e il merito è della tua scrittura in grado di evocare immagini vivide.
Io mi sono quasi commosso.
l'unico appunto è quello che ti hanno fatto notare anche altri. il finale l'avrei gestito meglio. ci voleva un gesto più passionale per spazzare via la polvere degli anni.
ho letto poi il testo e mi son dovuto ricredere. c'è una tristezza di fondo che mi ha emozionato molto e il merito è della tua scrittura in grado di evocare immagini vivide.
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l'unico appunto è quello che ti hanno fatto notare anche altri. il finale l'avrei gestito meglio. ci voleva un gesto più passionale per spazzare via la polvere degli anni.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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A vivonic garba questo messaggio
Re: Autunno nei docks
Trovo il racconto ben sviluppato, scivola via portando il lettore in quegli ambienti e in quell’epoca, destreggiandosi nei pensieri e nei ricordi dei personaggi, la cui vita del momento non può che raccordarsi con il proprio passato.
Passato dove avrebbero voluto poter fare altre scelte, ma anche dove il portare avanti una propria scelta ha influito sul futuro di altre persone, magari inconsapevolmente.
Una buona sintesi ha consentito di porgere al lettore emozioni e stati d’animo non sempre semplici da esporre senza dilungarsi troppo, o senza ripetersi.
Il finale è degno della storia: non tutto finisce nel più roseo dei modi, talvolta le speranze che si riaccendono all’improvviso e che potrebbero ripagare di tanti momenti bui e anni di scacrificio, si infrangono nuovamente e in modo anche più doloroso.
E’ un racconto che sa di realtà.
Un po' meno reale la serenità e allegria delle ragazze: certo l'idea di una serata diversa, divertendosi veramente e non essendo il divertimento di qualcun altro, non può che rasserenare, ma penso invece che le case d'appuntamento, di lusso o meno che fossero, brillassero per allegria vera. Magari di rimpianti e di solitudine sì.
Passato dove avrebbero voluto poter fare altre scelte, ma anche dove il portare avanti una propria scelta ha influito sul futuro di altre persone, magari inconsapevolmente.
Una buona sintesi ha consentito di porgere al lettore emozioni e stati d’animo non sempre semplici da esporre senza dilungarsi troppo, o senza ripetersi.
Il finale è degno della storia: non tutto finisce nel più roseo dei modi, talvolta le speranze che si riaccendono all’improvviso e che potrebbero ripagare di tanti momenti bui e anni di scacrificio, si infrangono nuovamente e in modo anche più doloroso.
E’ un racconto che sa di realtà.
Un po' meno reale la serenità e allegria delle ragazze: certo l'idea di una serata diversa, divertendosi veramente e non essendo il divertimento di qualcun altro, non può che rasserenare, ma penso invece che le case d'appuntamento, di lusso o meno che fossero, brillassero per allegria vera. Magari di rimpianti e di solitudine sì.
Ultima modifica di Susanna il Sab Mar 06, 2021 11:43 am - modificato 1 volta.
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Susanna- Maestro Jedi
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Re: Autunno nei docks
Scrittura molto buona, precisa, accurata, corretta.
È evidente un’ottima conoscenza dell’ambientazione.
L’autore tiene in mano con sicurezza e padronanza tutti i fili della narrazione.
Fino all’ultimo sembra un “rosa” al passato: la storia romantica è solo nel ricordo, niente lieto fine, anzi, un’ombra di amarezza sulla vita di lei.
Invece, ecco la sorpresa conclusiva, che mette tutto a posto.
Quindi, gli ingredienti ci sono tutti: ambientazione, personaggi, genere, ottima scrittura.
Non riesco quindi bene a spiegarmi perché il racconto non riesca a prendermi anche se, appunto, la lettura è piacevole.
Comunque, ottimo lavoro, senza dubbio.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Autunno nei docks
Caro autore o cara autrice,
devo ammettere di essere rimasta piacevolmente sorpresa dal tuo racconto. Il titolo non mi ha attirata particolarmente, è molto vago, poi però ho iniziato il testo e in un attimo avevo già finito di leggere.
Questo racconto è come attraversato da una forza nascosta, non la vedi ma la percepisci, e ti tira e ti spinge. Mi ha trasportata dritta dritta nella testa dei personaggi, ho visto tutto, ogni particolare, ma, soprattutto, ho sentito. Ho sentito l’amarezza e il rimorso, lo stupore e la speranza, un po’ di paura, un po’ di rabbia, l’indignazione. L’amore però era solo un lontano ricordo, appena abbozzato. Ciò non toglie sia stato un racconto travolgente.
Ho qualche dubbio sul finale, forse ho capito male, sicuramente non ho capito il perchè.
La storia comunque mi è piaciuta tantissimo, spero di rileggerti presto.
Black Rose- Viandante
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Re: Autunno nei docks
La scrittura è ottima. Le descrizioni precise e a tratti pompose degli ambienti non mi hanno dato fastidio, anzi le considero un pregio. I dialoghi sono ben gestiti e credibili. Il testo è curato e si vede.
La storia mi ha colpito e l'ho apprezzata molto. Cedric Jones è un bel ragazzo che va a puttane e s'innamora di una di loro. La guerra incombe e lui ha paura, per cui preferisce farsi prete, con conseguente abbandono di Maggie, che lo crede morto nella stessa guerra che lui ha voluto evitare. Doppia vigliaccheria: di vocazione e d'amore (anche se è una puttana).
Mi fermo un attimo e torno indietro di un passo: ho detto che Cedric va a puttane, trova Maggie e s'innamora di lei. Potrebbe anche essere però, se non mi sono perso qualche pezzo, che Cedric e Maggie fossero due innamorati qualunque, Cedric l'abbandona per farsi prete e scampare alla guerra e lei si mette a fare la puttana per disperazione.
Di sicuro c'è il rimorso di Cedric, che non lo abbandonerà per tutta la vita, visto l'epilogo. Mi piace l'idea di un rosa che non finisce bene a tutti i costi, la storia d'amore c'è stata.
Se il genere c'è per me, anche gli altri paletti dello step sono rispettati.
Un racconto da tenere in considerazione.
La storia mi ha colpito e l'ho apprezzata molto. Cedric Jones è un bel ragazzo che va a puttane e s'innamora di una di loro. La guerra incombe e lui ha paura, per cui preferisce farsi prete, con conseguente abbandono di Maggie, che lo crede morto nella stessa guerra che lui ha voluto evitare. Doppia vigliaccheria: di vocazione e d'amore (anche se è una puttana).
Mi fermo un attimo e torno indietro di un passo: ho detto che Cedric va a puttane, trova Maggie e s'innamora di lei. Potrebbe anche essere però, se non mi sono perso qualche pezzo, che Cedric e Maggie fossero due innamorati qualunque, Cedric l'abbandona per farsi prete e scampare alla guerra e lei si mette a fare la puttana per disperazione.
Di sicuro c'è il rimorso di Cedric, che non lo abbandonerà per tutta la vita, visto l'epilogo. Mi piace l'idea di un rosa che non finisce bene a tutti i costi, la storia d'amore c'è stata.
Se il genere c'è per me, anche gli altri paletti dello step sono rispettati.
Un racconto da tenere in considerazione.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Autunno nei docks
bello, piaciutomi assai, anche se non è propriamente un rosa.
il lieto fine lo vedo sospeso, non è detto si complti.
certo, lui ha riacquistato una dignità, questo è vero, però poteva farsi vivo un po' prima, eh.
ben scritto, scorrevole e di gradevole lettura, con otteme descrizioni, a tratti forse addirittura eccessive.
non vi sono refusi particolari e i temi sono rispettati, fatto salvo forse il genere (opinione personale).
bel lavoro.
il lieto fine lo vedo sospeso, non è detto si complti.
certo, lui ha riacquistato una dignità, questo è vero, però poteva farsi vivo un po' prima, eh.
ben scritto, scorrevole e di gradevole lettura, con otteme descrizioni, a tratti forse addirittura eccessive.
non vi sono refusi particolari e i temi sono rispettati, fatto salvo forse il genere (opinione personale).
bel lavoro.
Arunachala- Admin
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Re: Autunno nei docks
ciao
decisamente bello e commovente.
sto entrando in crisi per la votazione finale
mi sono persa solo all'inizio (forse assalita dai tanti nomi), ma è stato solo un momento, ti assicuro.
conduci la storia con penna sicura ed esperta, portando il lettore dentro i colori, i suoni, e le emozioni di un mondo descritto alla perfezione.
il finale, certo, è affrettato, ma quante pretese, le battute erano quelle.
il genere è rispettato, sicuramente, un biglietto solo andata, non ci sono ripensamenti, più chiaro di così.
il tuo racconto mi commuove e mi convince.
complimenti
ciao e a presto.
decisamente bello e commovente.
sto entrando in crisi per la votazione finale
mi sono persa solo all'inizio (forse assalita dai tanti nomi), ma è stato solo un momento, ti assicuro.
conduci la storia con penna sicura ed esperta, portando il lettore dentro i colori, i suoni, e le emozioni di un mondo descritto alla perfezione.
il finale, certo, è affrettato, ma quante pretese, le battute erano quelle.
il genere è rispettato, sicuramente, un biglietto solo andata, non ci sono ripensamenti, più chiaro di così.
il tuo racconto mi commuove e mi convince.
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Resdei- Maestro Jedi
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Re: Autunno nei docks
Proprio un bel racconto. Nell'immediato, e poi nel proseguo, ho apprezzato la facilità di penna, uno stile che è importante ma non affatica. Alcune "immagini" sono di alto spessore, molto evocative. Ma ciò che più mi ha colpito è l'eleganza di aver inserito tantissime informazioni sui docks senza farle pesare, perfettamente funzionali e non citazioniste, non referenziali. La storia è bella, abbastanza originale, ma ciò che fa diventare una poesia un capolavoro non è la storia in se ma come la si scrive. Tanto mio scrivere si riassume con: mi è piaciuto molto.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Autunno nei docks
Ma quanto mi è piaciuto questo racconto!
Scritto benissimo (ho solo notato un piccolo refuso quasi all'inizio "un fetta di torta") con penna elegante e raffinata pur non risultando inutilmente pedante, mi ha portato con dolcezza dentro questa storia di un amore mancato, dentro la vigliaccheria di un uomo che non ha saputo (proteggere? valorizzare? non riesco a trovare il verbo più corretto) la donna amata abbandonando0la a un destino amaro.
Non sono un frequentatore di letteratura rosa per cui non so se il lieto fine sia obbligatorio; di conseguenza non mi sbilancio sulla "centratura" del genere (a mio parere qui siamo di fronte a una bellissima e terribile storia d'amore), gli altri paletti ci sono tutti e ben inseriti ed amalgamati.
Considerato che sono ormai quasi alla fine della lettura dei racconti ti assicuro già un posto nella mia cinquina.
Scritto benissimo (ho solo notato un piccolo refuso quasi all'inizio "un fetta di torta") con penna elegante e raffinata pur non risultando inutilmente pedante, mi ha portato con dolcezza dentro questa storia di un amore mancato, dentro la vigliaccheria di un uomo che non ha saputo (proteggere? valorizzare? non riesco a trovare il verbo più corretto) la donna amata abbandonando0la a un destino amaro.
Non sono un frequentatore di letteratura rosa per cui non so se il lieto fine sia obbligatorio; di conseguenza non mi sbilancio sulla "centratura" del genere (a mio parere qui siamo di fronte a una bellissima e terribile storia d'amore), gli altri paletti ci sono tutti e ben inseriti ed amalgamati.
Considerato che sono ormai quasi alla fine della lettura dei racconti ti assicuro già un posto nella mia cinquina.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Autunno nei docks
Che bel racconto, complimenti!
Corretto, scorrevole con immagini forti e ben tratteggiate.
Mi piace molto la cura con la quale sono state scelte le parole per raccontare ambienti ed emozioni, personaggi e sentimenti.
Mi piace Maggie, che la vita ha reso arcigna e ruvida, mi piace Cedric un vigliacco egoista con un grosso buco in mezzo al cuore.
Trovo anche ben inquadrate le figure dei protagonisti in rapporto agli ambienti e alle persone che incontrano, entrambi sospesi, in cerca di punti di riferimento. Maggie non sembra partecipare all'allegria delle ragazze, è la nota stonata in un concerto perchè non c'è più serenità in lei.
Cedric scruta il mondo che lo circonda trovando rispecchiato nell'ambiente lo squallore che ha dentro.
L'amore non c'è in questo racconto, ma c'è stato e trovo originale il modo di farne sentire l'eco stanca, l'amarezza delle scelte sbagliate e di felicità precluse.
La solitudine dei protagonisti è quasi tangibile, la loro infelicità toccante.
Forse avrei snellito le descrizioni degli ambienti e l'euforia delle ragazze.
In questa storia un pò amara mi piace leggerci un lieto fine: ci sono voluti molti anni ma Cedric ha ritrovato la sua dimensione umana e troverà il modo di riconquistare l'amore perduto di Maggie.
O almeno è quello che vorrei leggere io.
Corretto, scorrevole con immagini forti e ben tratteggiate.
Mi piace molto la cura con la quale sono state scelte le parole per raccontare ambienti ed emozioni, personaggi e sentimenti.
Mi piace Maggie, che la vita ha reso arcigna e ruvida, mi piace Cedric un vigliacco egoista con un grosso buco in mezzo al cuore.
Trovo anche ben inquadrate le figure dei protagonisti in rapporto agli ambienti e alle persone che incontrano, entrambi sospesi, in cerca di punti di riferimento. Maggie non sembra partecipare all'allegria delle ragazze, è la nota stonata in un concerto perchè non c'è più serenità in lei.
Cedric scruta il mondo che lo circonda trovando rispecchiato nell'ambiente lo squallore che ha dentro.
L'amore non c'è in questo racconto, ma c'è stato e trovo originale il modo di farne sentire l'eco stanca, l'amarezza delle scelte sbagliate e di felicità precluse.
La solitudine dei protagonisti è quasi tangibile, la loro infelicità toccante.
Forse avrei snellito le descrizioni degli ambienti e l'euforia delle ragazze.
In questa storia un pò amara mi piace leggerci un lieto fine: ci sono voluti molti anni ma Cedric ha ritrovato la sua dimensione umana e troverà il modo di riconquistare l'amore perduto di Maggie.
O almeno è quello che vorrei leggere io.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Autunno nei docks
Già: questa è proprio l'interpretazione che, dopo molto tempo e moltissimi messaggi, abbiamo deciso di concedere a questo racconto. In effetti, non è propriamente un rosa, genere in cui il lieto fine è caratteristica imprescindibile e, come tale, deve essere chiaro e inequivocabile.caipiroska ha scritto:
In questa storia un pò amara mi piace leggerci un lieto fine: ci sono voluti molti anni ma Cedric ha ritrovato la sua dimensione umana e troverà il modo di riconquistare l'amore perduto di Maggie.
O almeno è quello che vorrei leggere io.
Qui l'Autore stringe un patto con i propri lettori, come a dire: "Fidatevi di me, so che dovevo scrivere un rosa, quindi il lieto fine c'è. Non è come pensi, prova a interpretare la riga finale come un lieto fine!"
Allora, se voglio fidarmi dell'Autore, non posso che condividere queste ultime righe di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]
Per quanto riguarda tutto il resto, mi pare sia un racconto scritto davvero bene con tutti i requisiti previsti dallo step. La storia mi ha catturato fin dalla prima volta che l'ho letta: sembra di vivere quelle immagini, di esserci dentro, e per un artista credo non possa esserci auspicio più bello.
Di conseguenza, non posso che ritenere questo racconto un ottimo pezzo.
L'unico consiglio che mi sento di dare è questo: in un concorso letterario di genere, forse si rischia troppo a voler reinterpretare il genere rendendolo proprio: lo dimostra il fatto che potremmo chiedere a cento persone se in questo racconto c'è il lieto fine o no, e probabilmente l'esito sarà di un 50 e 50
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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A Arunachala garba questo messaggio
Re: Autunno nei docks
C'è un pallidume di rosa in questo racconto, ma lo si deve immaginare. E allora, via tutta la descrizione del mobilio e dentro un finale senza la frase enigmatica ma con a chiare lettere la riconciliazione tra i due amanti. Perché sì, lui il collarino lo butta, ma lei non mi sembrava propensa a perdonarlo. Ecco, ho finito il commento perché questo è l'unico difetto che ho trovato in un testo scritto magnificamente. O forse è proprio l'eccessiva accuratezza un altro difetto? La ricercatezza avvicina l'amante dell'estetica e allontana l'amante delle emozioni, così, visto che il rosa è principalmente emozione si resta poco coinvolti. Non so. Comunque un applauso non te lo leva nessuno.
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Re: Autunno nei docks
Difficile interpretare la fine come lieta.
"Non può voltarsi indietro, ma può tornare a guardarsi allo specchio."
Si, in qualche modo trova la pace. Ma poi:
"Charles attenderà invano il suo ritorno. Eppure, aveva avvertito il monsignore: è pericoloso girare nei docks."
A me sa di suicidio imminente.
Peccato perchè forse c'era modo di gestire la trama diversamente, da un certo punto in poi. Indirizzarla verso un finale con un colore più preciso.
Bellissima l'idea della foto divisa in due. E notevole la scrittura. Nulla da eccepire in quanto a facilità, ricercatezza, atmosfera. Un bellissimo racconto a cui manca solo un po' di felicità.
"Non può voltarsi indietro, ma può tornare a guardarsi allo specchio."
Si, in qualche modo trova la pace. Ma poi:
"Charles attenderà invano il suo ritorno. Eppure, aveva avvertito il monsignore: è pericoloso girare nei docks."
A me sa di suicidio imminente.
Peccato perchè forse c'era modo di gestire la trama diversamente, da un certo punto in poi. Indirizzarla verso un finale con un colore più preciso.
Bellissima l'idea della foto divisa in due. E notevole la scrittura. Nulla da eccepire in quanto a facilità, ricercatezza, atmosfera. Un bellissimo racconto a cui manca solo un po' di felicità.
Asbottino- Cavaliere Jedi
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Località : Torino
Re: Autunno nei docks
Cara Autrice, caro Autore,
il racconto è indubbiamente ben scritto, fluido, interessante. Però mi arriva come una lunga introduzione verso un evento che dura quanto la fiamma di un fiammifero. Un grande preparativo per qualcosa che si consuma velocemente, lasciando più dubbi che certezze. Sarà liento fine? Ai postreri l'ardua sentenza. Se dovessimo fare un sondaggio io voterei per il no, perchè il collarino è stato gettato troppo tardi e l'ultima battuta di Maggie è una sentenza.
A livello stilistico ho trovato eccessivamente dettagliate alcune descrizioni. Molto belle ma superflue. E all'inizio c'è una ripetizione cercava-cercando che mi ha infastidito. Solo dettagli. Il racconto è davvero ben scritto.
il racconto è indubbiamente ben scritto, fluido, interessante. Però mi arriva come una lunga introduzione verso un evento che dura quanto la fiamma di un fiammifero. Un grande preparativo per qualcosa che si consuma velocemente, lasciando più dubbi che certezze. Sarà liento fine? Ai postreri l'ardua sentenza. Se dovessimo fare un sondaggio io voterei per il no, perchè il collarino è stato gettato troppo tardi e l'ultima battuta di Maggie è una sentenza.
A livello stilistico ho trovato eccessivamente dettagliate alcune descrizioni. Molto belle ma superflue. E all'inizio c'è una ripetizione cercava-cercando che mi ha infastidito. Solo dettagli. Il racconto è davvero ben scritto.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
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