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Quasi neve

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1Quasi neve Empty Quasi neve Dom Dic 08, 2024 4:44 pm

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È tutto bianco. Sembra quasi neve.

*

Usciamo dal portone diroccato, il riparo che abbiamo diviso con due cadaveri mummificati, solo quando non cade più niente. Il cielo è grigio, livido.
Otto minuti di bombardamento, proiettili di ghiaccio grossi come pugni, e siamo fortunati: questo cielo ha seppellito Aleppo sotto due mesi di grandinate peggiori.
Adesso è così: pochi minuti d’inferno e poi tregua, ogni giorno, continuamente, senza sosta. Senza sapere quando sarà la prossima. Se mai si rivedrà il sole, da queste parti.
“Sembra neve,” Aguilar raspa lo stivale sul manto ingombro di ghiaccio che si scioglie quasi subito, la temperatura s’alza dopo ogni fenomeno. “Sembra quasi neve.”
Aleppo è in rovina, non s’è salvato nulla. Dieci anni di guerra, poi questo. Non c’è più niente, è stato tutto riutilizzato, bruciato, depredato, usato per sopravvivere in questi mesi di condizioni assurde, in una città isolata e tagliata fuori da ogni aiuto umanitario, alla mercé del clima e dei ribelli.
“Muoviamoci,” accenno alla catena di veicoli distrutti che ingombra la strada, un centinaio di metri più avanti. Aguilar, McCormack, sono buoni soldati; eravamo nello stesso reparto durante la crisi di Manila, li ho voluti nel mio staff dopo la promozione, in Colombia; hanno fatto la differenza nell’inferno di Haiti. Nessuno dei due s’è mai lamentato di quel che abbiamo passato, né della Siria, mai una parola fuori posto.
Il mondo sta impazzendo, un grado alla volta, e continuerà a farlo, non importa quanto ai miei superiori interessi capire e, a volte, nascondere la polvere sotto il tappeto.
Il ghiaccio stride sotto le suole rinforzate degli anfibi.

Teniamo i fucili automatici puntati sulla carcassa dell’Humvee: ha la mimetica color sabbia scrostata dalla grandine e dai segni di battaglia; giace inerte tra i resti di decine d’automobili distrutte, barricate improvvisate, macerie.
L’emblema del 76° Fanteria, su una portiera, è crociato di rosso con vernice spray.
“Copritemi.” Mi accosto al mezzo, è vuoto, c’è sangue secco sui sedili. Tutto intorno, anche se nascosti dal caos, molti dettagli mi parlano di movimenti recenti, camion in transito, stivali.
“Supervisore,” McCormack si tocca il naso con l’indice.
La strada, larga, decrepita, scorre diritta tra gli edifici sventrati, con lo stesso cielo grigio perenne stagliato sullo sfondo: l’odore stona, è putrefazione.
“Lo sento anch’io. A ventaglio, controlliamo l’area.”
Non sappiamo cosa cercare né dove cercarlo. Quando è arrivato l’inferno di grandine, in Siria, il 76° era di stanza qui, per tenere a bada i ribelli; è stato dato loro l’ordine d’evacuazione, non hanno obbedito. Non hanno lasciato la città.
I satelliti faticano a vedere oltre la turbolenza permanente e il silenzio radio ha fatto il resto: non si sa più nulla di loro.
Proseguiamo con la sensazione d’essere osservati, dai piani sfondati dei palazzi, dai tetti informi; è tutto bianco, mentre la grandine si scioglie e sembra il Montana in dicembre.
Incrociamo un’altra strada, larga, bordata d’edifici distrutti e veicoli sfondati. C’è un silenzio che fa male ai sensi.
“Gesù Cristo.” Aguilar indica un punto al bordo della via: l’odore diventa insopportabile man mano che ci avviciniamo, armi tese, i nervi più ancora.
Una quindicina di corpi giacciono scomposti lungo il muro crivellato, le uniformi sono inconfondibili.
“I nostri.” Aguilar si afferra mento e bocca per soffocare un rigurgito di sdegno. “Sono i nostri.”
Mi chino sui cadaveri, hanno ancora le piastrine al collo ma non le armi o i giubbotti antiproiettile. Dal colore dei volti e l’intensità dell’odore devono essere stati uccisi molti giorni fa.
Da quando sono qui non faccio altro che imbattermi in morti, di ogni genere e tipo, ma ora è diverso; ora le iridi vitree sono quelle di ragazzi che avrei potuto incontrare solo un mese fa a Camp Solomon.
“Chi ha fatto questo?” Aguilar inspira duro, ha il battito accelerato.
“Guarda come sono disposti. È stata un’esecuzione.”
Li hanno fucilati, in riga.
“Chi?!”
Raccolgo uno dei tanti bossoli sparsi come formiche tra il ghiaccio. “Munizioni americane.”
“Li hanno giustiziati con le loro armi?!”
Stringo l’ogiva nel pugno guantato. “Credo che la verità sia peggiore.”
Faccio segno di rimetterci in cammino, le loro facce sono scure, ombrate, come il cielo che ci sovrasta. L’aria si fredda di colpo e l’inconfondibile suono della grandine, intorno, fa saltare un battito ai nostri cuori.
“Là! Al coperto!”
Corriamo imprecando mentre il cielo riprende a vomitare bianco, mentre il ghiaccio martella gli elmetti, le armi, crea lividi sulla pelle dove le protezioni in kevlar non coprono l’uniforme da fatica. Troviamo scampo sotto un porticato in tempo per evitare lo sfogo peggiore: altri morti, nudi e incartapecoriti, se ne stanno per sempre al riparo in ciò che resta d’un androne. Tutto intorno diventa una cortina bianca martellante, assordante, fatta di crepitii acuti e sordi, il cemento, il metallo, le lamiere torturate delle auto.
Sembra quasi neve, sotto steroidi.
“Crede in Dio, supervisore?” Aguilar mi guarda, poggiato di spalla al muro, la testa inclinata.
“Non qui.”
Lui tira fuori dal colletto una catenina, la Madonna col Bambino al seno cesellata su semplice ferro. “In cosa crede allora?”
Scuoto il capo. “Nelle scelte giuste.”
Bacia l’icona, la lascia svanire di nuovo nell’alveo caldo del torace.
Il frastuono scema e così il flusso di ghiaccio: com’era iniziato, finisce. Sei minuti.
“Andiamo.”
Di nuovo allo scoperto, ci spostiamo su un pavimento irregolare di sfere bianche e detriti. Non si muove nulla, non c’è niente di vivo. I morti costellano il paesaggio tanto quanto il biancore, abbandonati per le strade o ancora seduti nelle loro automobili. Molti sono civili, altri sono ribelli, o questo dice ciò che resta delle loro uniformi, dei volti secchi e digrignati. Sono i fantasmi di un’ecatombe che diventa sempre più grande, man mano che avanziamo verso una meta arbitraria, cercando qualcosa che non sappiamo cos’è: risposte, a questo punto.
Pure, qualcosa continua a sussurrare che non siamo davvero soli.
“Non possono essere tutti morti,” McCormack sputa attraverso la barba rossastra, “un’intera città.”
“È il 76° il nostro unico obiettivo. Tralasciate i civili.”
“Perché non si sono ritirati quando è arrivato l’ordine?”
La risposta è in un altro assunto che ho formulato prima, ma non ne do voce.
Quando alla guerra degli uomini si aggiunge la guerra degli elementi, del cielo stesso, allora non ci sono più possibilità di vittoria; rimane solo l’istinto primordiale della sopravvivenza. L’ho visto a Manila, in Colombia, ad Haiti, e in mille altri posti dove Dio non c’è e non ha mai neanche messo piede.
Quando tutto cade, quando resta solo l’impulso a sopravvivere, le decisioni si fanno più ardue, gli sbagli più probabili. Basta poco per una scelta impropria, un punto di non ritorno. Guardo i morti che sono ovunque, tappezzano la città come poster sbiaditi: ognuno di loro ha fatto una valutazione errata, una delle tante possibili.
“COPERTURA!”
McCormack è il primo a gettarsi a terra dietro un’auto, al lato della strada; lo imitiamo in uno scoppio d’adrenalina, un attimo prima che una nuova grandine, questa volta in lega di piombo, ci investa con eguale furia.
Proiettili di più calibri sfondano le lamiere, scheggiano l’asfalto, si sentono le urla di uomini appostati tra le barricate di detriti, di fronte a noi.
Spariamo senza mirare, a caso, per spezzare il loro tiro; striscio verso sinistra in cerca d’una posizione migliore, scorgo le forme di stivali anfibi da qualche parte più avanti, memorizzo, calcolo il percorso più sicuro per aggirarli.
“Allargatevi, teneteli impegnati!”
Mi alzo solo quando raggiungo la copertura d’un bus sventrato, lo percorro in lunghezza, nel frastuono delle scariche di fucile. Quando volto oltre il muso, arma tesa, vedo uno di loro inginocchiato dietro un riparo, spara come un pazzo verso i miei uomini.
Ha l’uniforme americana. L’elmetto americano.
“Getta l’arma, idiota!” Lo punto col cuore gonfio e una smorfia d’amarezza. “Siamo dei vostri!”
Lui si gira, avrà vent’anni, la pelle nera, gli occhi sbarrati. In questi non c’è traccia di valutazione sbagliata, solo volontà d’uccidere.
Quando alza il fucile per spararmi, lo freddo con il colpo perforante della seconda canna in pieno torso: un urlo e uno spruzzo di sangue vaporizzato nell’aria.
Avanzo oltre, basso, sento grida di stupore e imprecazioni. Scavalco una barricata, irrompo dietro una protezione in lamiera e sacchi di sabbia, dove altri due soldati si voltano con quell’attimo di ritardo che mi basta per sparare loro in testa: uno degli elmetti si stacca dalla cinghia e rotola sull’asfalto.
Ammazzatelo, ammazzatelo!
Un terzo si alza da dietro il riparo, mi punta, non posso voltarmi in tempo: Aguilar lo fredda con una raffica dalla distanza, lo guardo accasciarsi scomposto in un frastuono secco di stoffa e kevlar. Un altro arretra malamente, nel farlo si scopre a sinistra, un nuovo colpo preciso lo abbatte, echeggiato dal suo verso di morte.
Il sangue ruscella da sotto il corpo, si mischia al ghiaccio che va sciogliendosi, ora nel silenzio.
Attendiamo secondi infiniti prima di stabilire che non ce ne sono altri.
“Che cazzo succede?!” McCormack guarda attonito gli uccisi. “Abbiamo sparato ai nostri?!”
“È stata legittima difesa, soldato. Sapevano chi siamo.”
“Come sarebbe?!”
Aguilar si sbraccia, poco più in là, lo raggiungiamo.
“Questo è ancora vivo, signore.”
È il primo di loro cui ho sparato. Mi guarda con occhi sgranati e la bocca ripiena di sangue. Poggio un ginocchio a terra; la mia voce è fredda, più del voluto. “Supervisore Grant, CIA. Che cos’hai fatto, soldato?”
Lui gorgoglia, tossisce. “Va’ all’inferno,” la sua, di voce, è calda di polmoni forati, “porco.”
Guardiamo, in truce silenzio; la mia mano si muove da sola, d’istinto, cinge la manica del morituro, dove la bandiera americana e il logo del 76° sono stati crociati con nastro adesivo rosso, una X di puro diniego.
“Che cazzo avete fatto?!” McCormack si butta a terra, stringe il bavero del caduto e più ancora la sua anima, alla ricerca d’una goccia di pentimento. Non c’è risposta mentre due occhi lividi ruotano al bianco e si spengono.
Ho la bocca secca. “Il 76° ha disertato.”
“Tutto il 76°?!”
“Non tutto.” Accenno dietro, lontano, ai cadaveri dei soldati fucilati.
McCormack si massacra la barba e scuote la testa, attonito. “Ma per quale ragione?”
Non lo so. Non ancora.
Guardo intorno e tutto mi parla di battaglie continue, requisizioni, repressione, strada per strada. Morti che non è solo la grandine ad aver consumato. Aleppo è una città cannibalizzata da due mesi di follia. E nella follia si prendono decisioni errate.
Il mondo sta impazzendo, un grado alla volta.
“Che cosa facciamo?”
Guardo Aguilar, ma solo per specchiarmi nelle sue iridi scure, per trovare lo stesso filo conduttore che ho seguito in molti altri posti prima di qui. “Questi erano una retroguardia. Non penso che il resto del 76° sia lontano.”
“Li avremo addosso, allora.”
Le tracce fresche di pneumatici, i movimenti recenti di mezzi e uomini.
“Non credo. Si stanno spostando, verso nord, forse.”
“Il confine turco? Vogliono farsi massacrare?”
“Vogliono passare, negozieranno.”
Lui impreca, scuote il capo.
L’ho visto succedere altrove, ma mai coi nostri. Difensori che diventano oppressori, predatori, assassini. Non hanno lasciato Aleppo, l’hanno conquistata, l’hanno saccheggiata. Sono diventati essi stessi dei ribelli.
Tolgo di tasca il comunicatore cifrato, invio poche parole in codice ai miei superiori perché facciano i loro calcoli.
76° disertori, fucilati soldati USA leali, intenzioni ignote. Città fantasma. Attendo ordini.
La risposta è rapida come la grandine che, di lì a poco, ricomincia a cadere.
Coprire questa infamia, qualsiasi azione necessaria, discrezione assoluta. Carta bianca.

*

Abbiamo avuto altri due scontri con pattuglie del 76°. Il caos delle sparatorie potrebbe attirarci addosso l’intero reggimento, o quel che ne resta, invece non arriva nessun altro.
Questi uomini difendono a più strati qualcosa, e quel qualcosa è ancora oltre, verso il confine nord della città; combattono con rabbia, con odio, ma i mesi passati qui hanno minato la loro lucidità.
Li uccidiamo uno alla volta con metodica efficacia, ripetendo a noi stessi che non sono più soldati americani. Quando cade la grandine, anche loro, stesi sull’asfalto crepato, diventano parte del biancore.
Scorgiamo la meta quando i quartieri mutano in filo spinato, reti d’acciaio e sbarramenti fatti coi resti di corazzati distrutti. Scritte in arabo stentato, verniciate col rosso, danno indicazioni di cui non comprendo il senso. Un ufficiale pende impiccato a un lampione.
“Bastardi traditori.”
Il perimetro non sembra presidiato. Gesticolo per mantenere la calma. “Saliamo. Voglio vedere cosa difendono.”
C’inerpichiamo sulle scale di un caseggiato aperto in metà. Una balconata superstite offre visuale sul macilento fortilizio del 76°: un’accozzaglia informe di tende, ripari anti-grandine eretti con paratie, portiere d’auto, tetti in lamiera, pareti di container arrugginite. Hanno usato ogni cosa possibile per sfuggire all’inferno di ghiaccio che cade dal cielo.
La visuale è scarsa, l’infinità di ripari limita la vista, ma i suoni sono inconfondibili: decine di motori accesi, ordini impartiti, figure che appaiono e scompaiono.
“Se ne vanno.”
Il 76° si prepara a evacuare la città, verso nord, come previsto.
Devono essere ancora un buon numero, forse cento, forse duecento uomini. Il visore termico mi mostra numeri molto maggiori, sagome informi, calde, ammassate sotto le tettoie in attesa dell’imbarco sui mezzi disponibili.
“Cosa facciamo, supervisore?”
Coprire questa infamia, qualsiasi azione necessaria.
“Eseguiamo gli ordini.”
Calcolo il tempo d’intervento, i minuti passati dall’ultima grandinata, stimo quelli che mancano alla prossima. Il nemico è radunato in un unico posto e non ci sarà occasione migliore per un repulisti completo.
Richiesto intervento aereo immediato, coordinate a seguire.
Esito un istante, è l’ora delle decisioni.
La grandine ricomincia a cadere, fitta, scrosciante, imbianca ogni cosa. È quasi neve.
Appena finirà, la temperatura tornerà a salire di colpo. Il nemico ha molti ripari che lo costringono in spazi angusti. C’è una cosa, una, che con questa combinazione di fattori diventa persino più efficace delle testate tradizionali.
Richiesto munizionamento al fosforo bianco.
Aguilar mi guarda, cereo in volto. “È… la cosa giusta?”
Decisioni. Scelte.
“Quegli uomini hanno fatto una scelta.” Le bandiere crociate col nastro rosso. “Io devo farne una di conseguenza.”
“Quella merda… quella merda è orribile, signore. Il fosforo bianco.”
Annuisco. Lo guardo tirare fuori la collanina dal petto, baciare l’icona della Madonna col Bambino.
Forse è la grandine, questo continuo stare coi sensi in allerta, per giorni, per mesi, per sempre: porta a prendere decisioni sbagliate. Quegli uomini hanno preso la loro.
La grandine cessa com’è iniziata, l’aria fresca cala di colpo.
I droni atmosferici, da qualche parte oltre la coltre di nubi, hanno già aperto il fuoco.
Testate a basso calibro, ripiene d’agente aggressivo, forano il cielo e impattano, in un silenzio spettrale, su ciò che resta del 76°: una grandine chimica contro la quale non c’è riparo.
Alzo il bavero su naso e bocca per coprire l’odore, così simile all’aglio, che presto arriverà anche qui, nonostante la distanza.
Quel che non posso coprire sono le urla, strazianti, lancinanti, che salgono in un miasma cacofonico, che ridanno vita all’intera Aleppo, come se i morti avessero parlato tutti insieme, per breve.
Scendiamo solo quando cala il silenzio.

*

Il 76° non esiste più.
I loro mezzi sono in fiamme, i corpi dei soldati, bruciati, anneriti, giacciono ovunque, contorti in pose agonizzanti e urla di dolore rimaste sui denti digrignati.
Camminiamo nella devastazione fumante, le armi a mezza altezza perché nulla è davvero in grado di porre una minaccia, non i pochi uomini che, in agonia, rantolano o si trascinano al suolo con gli arti sciolti, la carne bruciata.
È tutto bianco.
La grandine s’è dissolta in un attimo, non il fosforo dove è rimasto attaccato, sul cemento, sul metallo. Ha imbiancato tutto, persino l’aria, un’aria intrisa di cenere immacolata.
Questi uomini hanno scelto da soli tutto questo, io sono solo un tramite. Un esecutore.
Ho dovuto prendere questa decisione.
“No…” La voce di Aguilar ha un tono flebile che non avevo mai sentito.
Lo guardo accostarsi a uno dei ripari più grandi, un vecchio silo rinforzato con ogni sorta di lamiere. “Gesù Cristo, no…”
Mi accosto, una nota stonata nel mio stesso respiro.
“No, no…”
“Mantieni il controllo, soldato.”
Aguilar non risponde, cade sulle ginocchia.
Il silo è ingombro di cadaveri fumanti, ustionati a morte. Non hanno uniforme, non hanno armi. La mia mente annebbiata continua a mancare il nesso, McCormack, appena dietro, lo coglie al mio posto in un sussurro. “Civili?”
“Non è possibile.”
Ogni riparo, ogni anfratto, ogni alcova, ogni tettoia di quest’improvvisato fortilizio: i corpi dei morti, gli ultimi morti di Aleppo, sono gli stessi che erano sopravvissuti abbastanza a lungo da vedere una via d’uscita.
Aguilar si strappa il bavero e lascia il fucile, arranca implorando sulle ginocchia fino alla salma contorta, ancora seduta, d’una donna che stringe al petto un ragazzino, entrambi sfigurati fino all’osso, le mani scarificate strette in un ultimo disperato abbraccio.
La stessa immagine cesellata sulla collana che porta al petto.
“Per questo hanno disertato!” McCormack non ha neppure le forze per torturarsi la barba. “Stavano evacuando i civili rimasti.”
Decisioni, scelte.
“Perché è questo che hanno ordinato dal comando, non è vero?! Ritirarsi! L’ha detto lei stesso, tralasciate i civili!
È questo posto, è il mondo che impazzisce un grado alla volta. Ti porta a prendere decisioni sbagliate.
Resto immobile, una statua di sale. Persino la grandine, per ironia o calcolo, tarda a tornare.
Intorno è tutto bianco, un dipinto al fosforo.

Sembra quasi neve.

2Quasi neve Empty Re: Quasi neve Mer Dic 11, 2024 9:29 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Un gran bel racconto, non c'è che dire. 
Qualità della scrittura notevole, tensione giusta, descrizioni vivide. 
Quando è così uno va un po' a fare le pulci ma davvero quì c'è poco da dire.

A me non piacciono questo tipo di racconti, i protagonisti sono molto "americani" e molto stereotipati, ma tutto è stato fatto con molta maestria. Quindi non posso che applaudire.
Grazie

3Quasi neve Empty Re: Quasi neve Mer Dic 11, 2024 7:14 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

la storia è molto ben scritta e coinvolgente, su questo non c'è dubbio alcuno.
la tensione si sente, come le emozioni dei protagonisti, e pure questo è positivo.
il finale è davvero tragico e inaspettato, anche se non mi sorprende, visto chi prende decisioni.
nel complesso mi è piaciuto, anche se non è un racconto che mi entusiasma.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Quasi neve Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

4Quasi neve Empty Re: Quasi neve Mer Dic 11, 2024 10:29 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

A questo racconto farò il totoautore in sede di votazione. 

Molto ben scritto e altrettanto ben costruito. Ottime le descrizioni, sia dei luoghi che delle emozioni dei personaggi. C'è molto di tragico in questo racconto e questa tragicità permane e intacca un po' tutto come il fosforo alla fine. Per contro ci sono riflessioni intermittenti, come la grandine, sul fatto che il mondo sta cambiando un grado alla volta oppure sulla questione delle decisioni prese da una parte e dall'altra. Molto interessante. 

Mi chiedo soltanto se questo racconto sia ispirato a una storia vera.

Grazie e Buone Feste!

5Quasi neve Empty Re: Quasi neve Mer Dic 11, 2024 10:33 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ah giusto, dimenticavo. Qui il tema precipitazioni/agenti atmosferici mi sembra rispettato ancorché in senso metaforico e originale.

6Quasi neve Empty Re: Quasi neve Sab Dic 14, 2024 10:56 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto adrenalinico, che unisce il sempre triste scenario della guerra, dove non è sempre distinguere tra “azioni” di guerra e nefandezze, con un evento meteorologico strano, che si ripete a intervalli più o meno regolari, quasi fosse il risultato dell’uso di una nuova arma.
La buona scrittura trasmette l’ansia, la tensione di questi uomini che non riescono a capire cosa sia accaduto ai loro commilitoni, se devono credere al loro ammutinamento o ad una rappresaglia del nemico.
Bene anche la resa di quanto sia difficile prendere decisioni in certi momenti, quasi un dover lanciare una monetina perché troppi sono i dubbi e gli scenari che si presentano al protagonista, che alla fine si comporta come ci si aspetta da lui. Prende una decisione, freddamente: è il suo lavoro, sporco, difficile, crudele.
Un bel racconto, se piacciono racconti di guerra, l’ho letto senza un’aspettativa per come si potesse concludere la trama: ogni evoluzione era plausibile.
Buone le descrizioni dei luoghi in cui si svolge il racconto, con equilibrio tra la parte descrittiva e la parte narrativa in cui entrano i dialoghi.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

7Quasi neve Empty Re: Quasi neve Sab Dic 14, 2024 11:03 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Sono in difficoltà a commentare questo racconto cui riconosco un’ottima scrittura e un’ottima costruzione della trama ma che, forse per l’argomento trattato (o, peggio, nonostante l’argomento trattato) mi lascia freddo e distaccato con un bassissimo coinvolgimento emotivo.
Tra l’altro, ma questo l’aut* non poteva certo saperlo, scrivere un racconto su Aleppo proprio in questi giorni in cui, finalmente, la situazione sembra risolversi, ha dell’incredibile.
Non amo in generale i racconti di guerra e questo non fa eccezione ma questo non deve inficiare il giudizio sullo “scritto”; quella che invece mi sembra criticabile è la descrizione un po’ stereotipata del soldato americano, forse è anche questo il motivo che aumenta il mio distacco finendo con l’appiattire le emozioni.
Molto interessante, per contro, il tentativo di legare le azioni degli esseri umani con la deriva climatica, ci leggo quasi un messaggio di castigo divino che si abbatte sugli uomini incapaci di pace: non so se è questo il messaggio di Pachamama, ma il collegamento mi è parso interessante e ben riuscito, in questo senso mi sembra un racconto che avrebbe passato la famosa mannaia del CDL.
Nessun errore, nessun refuso a meno che non mi sia sfuggito qualcosa: nota di merito in tal senso (con un pizzico di invidia).


______________________________________________________
Quasi neve Badge-3

8Quasi neve Empty Re: Quasi neve Lun Dic 16, 2024 4:45 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

E' un racconto molto moderno, non ci sono eroi senza macchia e senza paura, non ci sono cause nobili da difendere. L'unica cosa chiara è la differenza fra alto e basso. L'alto comanda e risponde a logiche diverse e non sempre comprensibili da quello che il basso sa o vuole.
Domina il chiaroscuro, benché sembri quasi neve. 
Ciò detto non è un genere che mi prende e sinceramente se qualcuno mi dicesse che è disponibile quasi neve #2 non correrei a leggerlo. 
Ma sono consapevole dei miei limiti.

9Quasi neve Empty Re: Quasi neve Gio Dic 19, 2024 12:47 am

Albemasia

Albemasia
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto potente, ben scritto, che veicola un messaggio forte. Non ci sono né vincitori, né vinti in questa guerra, in cui il nemico si confonde con il compagno di battaglia e dove la logica della guerra schiaccia tutti sotto il suo peso, senza distinzioni. 
Ed è allora che una madre arsa viva mentre è avvinghiata al figlio diventa specchio di una maternità divina, incapace di dispensare salvezza, fosse anche solo quella dell'anima. Perché in questa storia non c'è redenzione.
E il candore di questa "quasi neve" assume il colore del lutto.
Notevole la capacità di questo autore/autrice di maneggiare storie di guerra con riferimenti tecnici e tattici notevoli, mantenendo sempre alta la tensione.
Complimenti.

10Quasi neve Empty Re: Quasi neve Gio Dic 19, 2024 3:30 pm

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Sembra quasi una storia vera e magari lo è… 
La scrittura è di alto livello, complimenti, la trama però mi lascia qualche dubbio e il finale non mi convince.
Rimangono alcuni interrogativi. Sono sicuro che nella testa dell’autore tutto sia chiaro, purtroppo non è quello che ho recepito, io, come il lettore. Mi spiego meglio:
Una quindicina di soldati vengono fucilati dai loro commilitoni, gli stessi soldati che alla fine cercano di aiutare i civili. Le due cose “cozzano”, andrebbero spiegate, motivate.
La prima sparatoria, con dei soldati addestrati nello stesso modo, si risolve con un esito a senso unico, come del resto i successivi scontri. Tre contro tutti: invincibili, quasi degli Avengers.
Da ultimo, nonostante i diversi scontri a fuoco, il 76° si fa cogliere impreparato, anzi, è intento a fuggire. Non mi sembra realistico! Se eseguono davvero l’ordine di ritirarsi perché procedere con la fucilazione?
Comunque, la penna scrive benissimo e aldilà dei miei appunti critici, lo ringrazio per questo testo ricco di spunti e immagini che vanno oltre alla narrazione.

11Quasi neve Empty Re: Quasi neve Ven Dic 20, 2024 11:25 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Quando le storie raccontate sono queste, le atrocità che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, non si può parlare di bellezza. Cronaca della guerra su tutte le guerre, se fosse possibile fare una graduatoria. Tutti perdenti, inutile a dirlo, ma chi lo racconta a quei bambini nati sotto le bombe e che non hanno conosciuto un giorno di pace?
Hai fatto bene a parlare di questo, tragica cronaca del fallimento umano. 
Ammiro chi riesce a raccontare di guerra, con freddezza e con chirurgica precisione. 
Per cui, tanti complimenti.

12Quasi neve Empty Re: Quasi neve Sab Dic 21, 2024 9:43 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Manifesto della guerra contro la guerra.
Nefandezze che vediamo tutti i giorni in tv, neppure troppo lontane.
Tu le descrivi così bene, autore, quasi da appassionare.
Ma non è tua intenzione, sei solo un grande esperto di guerra, di vita e di morte.
E poi uno scrittore deve esprimersi liberamente.
Su questo non ci piove, tanto per rimanere in tema.



Ultima modifica di tommybe il Lun Dic 23, 2024 11:31 am - modificato 1 volta.

13Quasi neve Empty Re: Quasi neve Dom Dic 22, 2024 2:15 pm

Petunia

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Moderatore
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Tragico e bello nella sua tragicità. C’è la storia, c’è una sapiente descrizione, ci sono il movimento, il ritmo, i dialoghi cedibili. Insomma, il racconto ha tutti gli ingredienti per colpire (…) nel segno, tranne, a mio parere, il tema che mi appare più metaforico che altro. Il che non inficia la qualità del lavoro, solo che, a livello di step, come tanti altri, non lo trovo pienamente azzeccato.
Davvero nulla da dire sul resto perché il racconto in sé mi è davvero piaciuto molto.

14Quasi neve Empty Re: Quasi neve Lun Dic 23, 2024 10:55 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Il racconto si distingue per la sua intensa atmosfera e l'uso evocativo delle immagini legate al cielo e alle precipitazioni atmosferiche. Il cielo livido e il gelo martellante rappresentano una forza onnipresente e distruttrice, quasi un'entità in grado di amplificare l'orrore umano. La grandine, descritta come una pioggia di ghiaccio o di morte, diventa un simbolo della natura impazzita, in sintonia con la follia della guerra.
Il narratore svolge il duplice ruolo di osservatore e agente del dramma. È un uomo spezzato, capace di analisi lucide e decisioni crude, ma profondamente segnato dal caos morale che lo circonda. La sua prospettiva fredda e calcolatrice ci guida attraverso un mondo dove l'etica si dissolve nel biancore gelido e nella devastazione.
La combinazione tra il tema atmosferico e il crollo umano è straordinariamente efficace nel trasmettere l'assurdità della guerra. Il cielo, con la sua neve "quasi" irreale, si trasforma in un muto testimone del disfacimento dell'anima e delle vite dei protagonisti, mentre il narratore ci obbliga a confrontarci con le implicazioni morali delle sue scelte. Un racconto potente, disturbante e visivamente memorabile.

15Quasi neve Empty Re: Quasi neve Lun Dic 23, 2024 11:24 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Devo averlo già detto, ma ripetere giova.
I tuoi commenti lasciano a bocca aperta.  
Gimbo.



Ultima modifica di tommybe il Lun Dic 30, 2024 10:35 am - modificato 1 volta.

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16Quasi neve Empty Re: Quasi neve Gio Dic 26, 2024 4:02 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…):  Nessun errore, ottimo uso della punteggiatura; ti segnalo solo due piccole sciocchezze:
  • “COPERTURA!”; mai il maiuscolo; né il grassetto; volevi segnalare l’enfasi? Allora in corsivo; volevi far capire che il comando era urlato? Allora il punto esclamativo - da te usato - basta e avanza. Sono certo che ti parrà una sciocchezza, ma se pubblichi qualcosa presso un buon editore, con un vero editor che ti rilegge tutto, ti assicuro che frasi e parole in maiuscolo o grassetto ti verrebbero eliminate.
  • Ripetizione ravvicinata (nel secondo capoverso) di “sfondati”.

Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…): Il racconto è scritto bene e mi è piaciuto moltissimo, da tutti i punti di vista. Ha un solo problema: non c’è il cielo né le precipitazioni atmosferiche; sì, c’è la grandine, ma è un elemento di scena, che aggiunge (poco) qualche elemento di complessità; la grandine non è centrale e basta; per capirlo, prova a toglierla dal racconto, che non solo reggerebbe ugualmente ma sarebbe ugualmente ben scritto, sviluppato eccetera. Peccato perché questa mancanza ti penalizzerà nel punteggio finale. A parte questo, complimentoni. (P.S.: complimenti anche per lunghezza: 3 soli caratteri al limite dei 18.000, il che mi fa supporre che tu abbia una versione più lunga e ricca).
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): Scritto benissimo, con una tensione continua, i giusti punti di climax e un finale - terribile - narrativamente ottimo.


______________________________________________________
Io vengo da una razza famosa per il vigore dell’immaginazione e l’ardore della passione (E.A. Poe, Eleonora).
https://alamagoozlum.wordpress.com

17Quasi neve Empty Re: Quasi neve Gio Dic 26, 2024 7:04 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

E niente, qua bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare.
Non amo i racconti di guerra, in genere, ma questo è un piccolo capolavoro.
L'autore dimostra di padroneggiare le tematiche militari con sicurezza, o almeno così mi fa capire e a me basta.
Ha un ritmo questo racconto che è perfetto, adrenalinico, è quello che si potrebbe definire un page turner, col lettore che aumenta la velocità di lettura con la bramosia di scoprire dove va a parare la storia. A rendere ancora il tutto più gratificante per il lettore c'è poi il cambio di prospettiva finale.
Indipendentemente dal messaggio, qualora ci sia un messaggio, se vogliamo fermarci sull'aspetto dell'intrattenimento il voto non può che essere molto alto.
Questo è un gran racconto, che meriterebbe di essere letto anche fuori dai confini di DT.
Non faccio nessun appunto, perché non ce ne sono da fare.

A tommybe garba questo messaggio

18Quasi neve Empty Re: Quasi neve Ven Dic 27, 2024 4:13 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Direi che non potevo chiudere meglio la serie di commenti.
Un ottimo racconto, una scrittura matura e calibrata che alterna picchi di adrenalina e abissi di orrore, fino alla tragica verità finale: in una guerra, in ogni guerra, non esistono vincitori se non odio, desolazione, morte.
L'autore dimostra in più occasioni di conoscere a menadito armamenti e comportamenti militari, ma ogni descrizione non è mai fine a se stessa. Tende semmai a sottolineare il divario che esiste tra fredde procedure standardizzate e umanità vera, tra l'agire dei tre agenti CIA, ligi fino in fondo agli ordini ricevuti e la decisione fatale dei soldati del 76° di non abbandonare i civili.
Non ci sono refusi - o almeno non ne ho notati. Mi permetto di segnalare solo alcuni aggettivi usati un po' impropriamente, come per esempio "portone diroccato" (che normalmente si usa per costruzioni in pietra o cemento e non per manufatti in legno o metallo), o "macilento fortilizio" (usato di norma per persone e non oggetti). E anche un "aperto in metà" (a metà) e un "per breve" (per un breve istante).
A parte queste inezie, ribadisco quanto detto all'inizio: davvero un ottimo lavoro.
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

19Quasi neve Empty Re: Quasi neve Ven Dic 27, 2024 4:55 pm

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Racconto coinvolgente nella sua crudezza, i personaggi ben caratterizzati trasmettono al lettore le emozioni che provano.
Il finale drammatico ed imprevedibile è all'altezza delle aspettative.
Ottimo lavoro per chi ama questo genere.
I paletti proposti non interagiscono con la storia, sono solo citati.


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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

20Quasi neve Empty Re: Quasi neve Dom Dic 29, 2024 6:31 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto che entra nella mia zona di comfort per il soggetto e l'ambientazione un po' post-apocalittica.
Il fosforo bianco è salito alla ribalta durante Desert Storm 2, facendosi conoscere al mondo come l'arma molto brutta che è. Non sono sicuro che lasci delle tracce visibili, al punto da imbiancare le cose, tra l'altro, ma potrebbe essere una licenza dell'autore, che per il resto sembra conoscere bene la terminologia militare: non ho ravvisato cose fuori posto o esagerazioni.
Mi è piaciuto lo sviluppo della trama, che va in crescendo man mano che i protagonisti scoprono i dettagli della brutta vicenda in cui sono immersi fino al collo. Non mi pare di ricordare storie vere che possano essere state d'ispirazione, ma potrei sbagliare.

Buona la scrittura, a parte qualche passaggio un po' frettoloso.
Secondo me c'è una frase non proprio perfetta, nel finale, che apre a qualche possibile fraintendimento circa le intenzioni del 76°, e leggendo altri commenti non sono il solo ad aver avuto un attimo di perplessità leggendo.

Per quanto riguarda il tema, sono combattuto.
Certo, l'argomento vero della storia sembrerebbero le scelte difficili, quelle che cambiano il corso della storia e della vita delle persone. Però la grandine, più che il cielo, è un elemento che non solo appare portante ma anche decisivo in alcune delle scelte fondamentali che vengono fatte.
Come detto già altrove, mi ripropongo un confronto con tutti a fine step!

A tommybe garba questo messaggio

21Quasi neve Empty Re: Quasi neve Mar Dic 31, 2024 5:38 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

Complimenti per la fantasia: una trama ben congegnata, un "world building" presentato senza necessità di spiegoni per un futuro molto prossimo ma altrettanto ucronico nonché (scusami il gioco di parole) pre-postapocalittico. Ti è andata di sfiga che Aleppo è stata liberata (così dicono i vincitori della guerra civile) subito dopo il termine per la spedizione dei racconti per il quinto step, ma (a parte la grandine) poteva essere uno scenario verosimile al momento della stesura. Resta comunque uno scenario ucronico.
La grandine è presente, è fondamentale per la trama, magari non è proprio un tema ma comunque è necessaria al racconto. La lettura non inciampa, le tecniche/tattiche militari sono mostrate e non spiegate, anzi il racconto è quasi tutto uno "show don't tell" perfettamente confezionato. Inoltre, anche l'uso del paletto immersivo è al servizio del racconto, riuscendo nonostante tutto a dare una visuale quasi a 360° di ciò che succede.

Grazie e alla prossima.


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22Quasi neve Empty Re: Quasi neve Ven Gen 03, 2025 12:23 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Questo è un racconto davvero potente, dove l'autore riesce alla perfezione a catapultare il lettore al centro dell'azione: si percepisce la tensione, il dramma, l'orrore di ciò che stanno vivendo i protagonisti.
La scrittura, matura e ben calibrata, non è mai pesante o eccessiva e si arriva alla fine del racconto senza accorgersene e senza aver fatto fatica: eppure il tema è tosto, il genere pure e non per tutti, alcune scene sono atroci e il finale devastante... Eppure questo testo rimane impresso per la solida struttura, le immagini vivide e per la sottile angoscia che lascia dietro di sè essendo, purtroppo, molto verosimile.
L'autore indaga la psicologia dei personaggi, ma con un sottile magheggio indaga anche noi e ci spinge a riflettere e a trarre conclusioni che non lasciano indifferenti.
Per niente...

A tommybe garba questo messaggio

23Quasi neve Empty Re: Quasi neve Gio Gen 09, 2025 11:25 am

Achillu

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Immagine scelta per rappresentare il racconto sui social.


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24Quasi neve Empty Re: Quasi neve Ven Gen 10, 2025 2:58 pm

Fante Scelto

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Cavaliere Jedi
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Terzo tempo anche per me.

Ringrazio innazitutto per i molti elogi e le critiche, ho apprezzato molto.
Questa volta non c'è tantissimo da dire, la storia è di fantasia, ed è ispirata ad un altro lavoro di fantasia, ambientato però in diverso contesto.


Rimangono alcuni interrogativi. Sono sicuro che nella testa dell’autore tutto sia chiaro, purtroppo non è quello che ho recepito, io, come il lettore. Mi spiego meglio:
Una quindicina di soldati vengono fucilati dai loro commilitoni, gli stessi soldati che alla fine cercano di aiutare i civili. Le due cose “cozzano”, andrebbero spiegate, motivate.
La prima sparatoria, con dei soldati addestrati nello stesso modo, si risolve con un esito a senso unico, come del resto i successivi scontri. Tre contro tutti: invincibili, quasi degli Avengers.
Da ultimo, nonostante i diversi scontri a fuoco, il 76° si fa cogliere impreparato, anzi, è intento a fuggire. Non mi sembra realistico! Se eseguono davvero l’ordine di ritirarsi perché procedere con la fucilazione?


Mi sono reso conto che alcuni passaggi della trama forse non sono stati esplicati a dovere, causa poco spazio, per cui riassumo in breve la timeline degli eventi.
Il 76° Fanteria riceve l'ordine di evacuare la città e tornare a casa, abbandonando i civili al loro destino, ma il reparto decide di non eseguire l'ordine, ammutinandosi, e di restare a proteggere la popolazione. Nel prendere questa decisione c'è uno scontro interno, nel quale i soldati e ufficiali rimasti fedeli agli ordini vengono giustiziati.
Dopodiché i resti del 76° si spendono per proteggere la città dai ribelli e sotto la costante minaccia della grandine.

Non avendo più notizie, causa turbolenze climatiche, a distanza di due mesi il comando USA invia un supervisore CIA a verificare la situazione e il resto è storia.
Il 76° si sta ritirando in fretta e furia perché, intuita la presenza di soldati americani appena arrivati, temono (erroneamente) che il comando abbia inviato forze massicce per riportarli all'ordine. Come da refrain, un'altra decisione errata.

Il fatto che i soldati siano addestrati allo stesso modo non è esatto. I due marine che accompagnano il supervisore sono Navy Seals, il meglio del meglio dell'esercito USA, mentre i fanti del 76° sono reduci da due mesi di privazioni, stress e condizioni climatiche tremende, senza rifornimenti. Sono insomma lontani dalla condizione psico-fisica ottimale. Poi, chiaro, il resto è plot-armor. Very Happy 
Servivano sicuramente più caratteri per far intuire meglio questi aspetti.



“COPERTURA!”; mai il maiuscolo; né il grassetto; volevi segnalare l’enfasi? Allora in corsivo; volevi far capire che il comando era urlato? Allora il punto esclamativo - da te usato - basta e avanza. Sono certo che ti parrà una sciocchezza, ma se pubblichi qualcosa presso un buon editore, con un vero editor che ti rilegge tutto, ti assicuro che frasi e parole in maiuscolo o grassetto ti verrebbero eliminate.



Sono certo che tu abbia ragione, tuttavia trovo che il maiuscolo esprima meglio l'urlo, l'urlo forte, l'urlo di una certa intensità.
Da usarsi con estrema parsimonia, chiaramente.
Il corsivo invece lo associo di più alla sottolineatura, alla parola chiave, a un tono più pacato.
Se mai dovessi pubblicare qualcosa, lotterò per tenere i miei maiuscoli ove ritenuti indispensabili. lol! 

(P.S.: complimenti anche per lunghezza: 3 soli caratteri al limite dei 18.000, il che mi fa supporre che tu abbia una versione più lunga e ricca).

In realtà no, la mia tattica è sempre la stessa: scrivo, come viene viene, e poi limo e tolgo fino a stare nei 18.000 o quel che è.
Non salvo la versione originale perché preferisco che il racconto esista in una sola forma. Qualche volta me ne sono pentito, ma è successo raramente.


Ha un solo problema: non c’è il cielo né le precipitazioni atmosferiche; sì, c’è la grandine, ma è un elemento di scena, che aggiunge (poco) qualche elemento di complessità; la grandine non è centrale e basta; per capirlo, prova a toglierla dal racconto, che non solo reggerebbe ugualmente ma sarebbe ugualmente ben scritto, sviluppato eccetera.



In realtà, almeno nella mia mente, se togli la grandine la storia non può andare come va. Il 76° non avrebbe potuto fare quello che ha fatto perché sarebbe stato vulnerabile ai satelliti, e avrebbe anche potuto evacuare la popolazione in sicurezza molto prima del momento scelto.
E poi c'è la componente delle scelte, che è probabilmente il vero tema del racconto: è proprio lo stress continuo della grandine a causare la sequela di scelte errate o disperate che tutti in quello scenario fanno.
Però l'argomento tema sarebbe da approfondire e ci penso tra poco.


@Achillu Le immagini AI dei racconti sono state una figata, le ho adorate tutte.
Ho lavorato per un po' con Leonardo per il comparto grafico di "Superpredatori" e, con molta pazienza, si possono ottenere risultati interessanti. Adesso ho un po' abbandonato la AI perché ho trovato un altro metodo di creare immagini, ma ci tornerò perché stile e risultati sono comunque diversi.
Grazie della tua intuizione, ci pensavo da un po' che sarebbe stato bello dare una immagine a ogni racconto degli step del concorso, ma non avevo pensato alla AI.

Mi sposto sul topic di chiusura step per una riflessione sul tema.

A Achillu garba questo messaggio

25Quasi neve Empty Re: Quasi neve Ven Gen 10, 2025 4:37 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
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@Fante Scelto non so se questa mia riflessione lascerà il tempo che trova: io non ho fatto fatica a capire come si sono svolti i fatti. Ecco, per me il racconto va bene così, non ci sono spiegazioni da aggiungere.

Aggiungo che sono di parte: se non ci fosse stato il vincolo del tema, avrei votato il tuo racconto per primo.

E grazie per aver gradito le immagini ^_^


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