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Piovono rane

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1Piovono rane Empty Piovono rane Dom Dic 08, 2024 4:42 pm

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Almeno questa volta sono piovute rane. Molto meglio di quando piovvero cavallette, oscurando il cielo; ci chiudemmo tutti in casa per tre giorni mentre gli insetti divoravano i raccolti, gli orti, tutto. Meglio le rane. Geppino dice che le rane sono buone da mangiare e le raccoglie per farle fritte. Boh? A me fanno un po’ schifo. Poi la maggior parte si è sfracellata precipitando giù dal cielo, e abbiamo tutti collaborato per ammucchiarle nel fosso dietro la casa dei Forti, che ha il lato sud scosceso e può raccogliere tutti quei cadaverini puzzolenti. Dopo gli abbiamo dato fuoco. Quello stupido di Geppino rideva e diceva che bell’arrosto, che festa, rane arrosto per tutti! Mangiare le rane, che idea balorda. Ormai di rane in giro non ce ne sono più. La puzza è quasi sparita. Guardo il cielo e mi preoccupo; chissà chi ci abita, e perché ci butta giù quella roba? Pazienza le rane, in qualche modo abbiamo rimediato, ma ricordo bene quando piovvero piccoli pesci nauseabondi. Poiché venne giù anche acqua, e tanta, ma tanta davvero, e per le strade era tutto un impetuoso scorrere d’acqua e pesci morti, dovemmo restare a casa per giorni, e il pesce marcì rapidamente sprigionando una puzza nauseabonda, molto ma molto peggio delle rane. Io vomitavo due o tre volte al giorno. E quando smise di piovere, e uscimmo cercando di ripulire le strade, la putredine salmastra dei pesci aveva reso le strade viscide e schifose e si faticava a camminare, figurarsi il pulire! Pesci non ne sono piovuti più, per fortuna. Ma ogni tanto casca giù qualcosa di molesto e non richiesto. Il Savio del villaggio dice che quelli di Su ci mandano le loro schifezze per punirci. Però non sa dire chi siano, né perché dovrebbero punirci; io, per esempio, cos’avrei fatto di male? Quelli di Su sono degli stronzi, comunque.

Ora come ora il cielo sta diventando colore della giada; il colore è bellissimo ma annuncia guai; come dice il detto, cielo di giada tienilo a bada, cielo giallino spera nel mattino. Il Savio ha detto di non incominciare viaggi o iniziative impegnative perché pioverà certamente e non si può sapere se assieme all’acqua verranno giù cose brutte. Che palle, questa volta cosa ci manderanno quei bastardi di sopra? Ecco che incomincia a piovere. Piove normalmente, acqua verdina, ma molta. Le strade sono di nuovo un pantano e chi ha potuto ha messo sacchi di sabbia davanti alle porte. Il problema non è che piove, ma che il fiume Orbo è pieno pieno. Su in collina la gente ha smesso di abitare da tempo, nessuno pulisce gli alvei e, anno dopo anno, fra rami secchi, carogne di animali, schifezze lanciate da quelli di Su, si creano degli ostacoli che fanno montare l’acqua che poi si riversa, di colpo, giù da noi. Tra le nubi piovose, ogni tanto, una schiarita momentanea ci lascia vedere quella specie di buco porporino nel cielo; è una porta? Io credo sia una specie di porta fra noi e quelli di sopra; è da lì che ci buttano le rane, le cavallette, quello che pare a loro. Maledetto buco. E noi qui sotto a farci innaffiare di acqua putrida, a farci cadere in testa schifezze, a patire questa umiliazione. Però mi è venuta un’idea; ne dovevo parlare col Savio perché è assolutamente l’ora di fare qualcosa. Eminentissimo Savio, gli ho detto quindi, non possiamo vivere in balìa della malvagità di quelli di sopra, che ci buttano giù acqua putrida, fango, ma anche insetti e rane e chissà cosa inventeranno poi. Giusto? Dobbiamo fare qualcosa. Lui mi guarda col suo occhio da pesce lesso, fa un sorriso paternalista e mi dice perché, carina, cosa credi che si possa fare? In quel momento l’ho odiato. Sarà savio quanto vi pare ma non mi piace essere presa per cretina. Facciamo una scala! gli ho detto, una bella scala che arrivi fino al cielo. La costruiamo tutti assieme, arriviamo fin lassù e li facciamo smettere con le buone o con le cattive, chiunque essi siano! Il Savio teneva stampato sulla faccia un sorriso ebete. Glielo leggevo nel pensiero che non sapeva come rispondermi, tanto scema gli era sembrata la mia proposta. Ma non aveva il coraggio di dirmelo in faccia. E uhm, e beh, e altri mugugni, e anche ma no, non credo si possa fare, non si è mai fatto, poi come si fa, chi la fa questa scala, e quanto tempo ci vorrà e così via. Dopo mezz’ora di questa nenia mi sono rotta e gli ho detto: caro Savio, io ti ho dato un’idea; mi puoi ringraziare e farla tua e darti da fare, oppure mi organizzo da me. Non so bene come sia finita, ma so che sono uscita dal suo reliquiario abbastanza scocciata. Allora sapete cosa ho fatto, no? Ho incominciato a girare casa per casa e ho spiegato la mia semplice idea a una persona per volta. Ah, tranquilli, il Savio si è subito accodato. Prima per controllare, l’ho capito benissimo, e in maniera un po’ defilata, del genere io con questa qui non ho nulla a che fare; poi, visto che parecchie persone si entusiasmavano al mio progetto, sempre più mettendosi davanti, passando dall’idea di questa cara ragazza alla nostra idea e infine, lo spudorato, a questa mia idea. Ma tanto, ormai, nel villaggio tutti sapevano che c’ero io, dietro. E insomma, come sapete certamente, ci siamo messi a costruire questa grande scala per arrivare al cielo. Ehi, gente di sopra, mi sentite? Stiamo arrivando, bastardi!

Ma quelli, intendo quelli di Su, non sono stati con le mani in mano. Finché scavavamo le fondamenta niente di che, qualche acquazzone, una bufera nera che non si vedeva nulla a due passi e toccava stare con un fazzoletto attorno alla bocca, che si anneriva subito; cose spiacevoli ma abbastanza conosciute. Ma quando i più giovani del villaggio hanno iniziato a tirare su la scalinata che giorno dopo giorno cresceva in altezza, ecco che la risposta non ha tardato ad arrivare. Eravamo indaffarati nella fabbrica; io impastavo coi piedi fango e paglia per fare la malta che teneva assieme i blocchi di pietra, e quel cretino di Gualtiero non aveva trovato di meglio che mettersi con me a pestare buttando lì quelle frasi sceme che vorrebbero essere spiritose, con allusioni al fatto che gli avevo concesso il mio letto un paio di volte, bisbigliando stupidaggini che i maschi hanno confezionato una volta, nella notte dei tempi, e tutti soddisfatti ripetono da secoli senza aggiungere e senza togliere, ché lo sforzo per loro è eccessivo. Tutto questo solo per un paio di scopate niente di che, che poi ho trovato una scusa e l’ho mollato. E dunque ero lì con Gualtiero e mezza dozzina d’altri che pestavo l’impiastro, cercando di non ascoltare il deficiente, quando la luce diventò improvvisamente verde. Verde giada, capite? Decine di teste si alzarono verso il cielo per cogliere i segni, ben noti purtroppo, di un’imminente precipitazione. Via, via! gridarono tutti, e in un parapiglia generale ciascuno si precipitò a casa sua. Gualtiero, che si era ingrifato da solo all’idea di avermi un’altra volta, cercò di infilarsi nella mia, ma io fui più svelta e gli chiusi la porta sul muso. La luce si spegneva velocemente virando su tonalità verde scuro come i fiaschi di Giangio il taverniere. Si cominciò a sentire un brontolio, poi un rumore più sordo, poi botte micidiali sui tetti e sulla strada, mentre centinaia di anguille cascavano giù sfracellandosi per lo più nell’impatto. A me prese un colpo, perché lì per lì pensai a serpenti. Fortunatamente solo anguille. Il giorno dopo il solito Geppino le andava raccogliendo gridando a squarciagola che l’arrosto di anguilla, con un po’ di basilico e prezzemolo, è una prelibatezza, ma nessuno gli badava. Le anguille erano grosse e alcuni tetti si erano sfondati, un mulo era morto e l’Orbo si era intasato e lo si doveva liberare. Impiegammo una settimana per sistemare le cose e la scala, ovviamente, subì un arresto. Avevamo appena ricominciato a costruirla che, daccapo, una pioggia di angurie scombussolò tutto creando danni assai maggiori. E questa volta Geppino, preso in mezzo alla fronte da un cocomero, ci rimase secco.

Il Savio convocò l’adunanza, indossò la sua faccia grave e disse che certamente quelli di Su non volevano che noi si costruisse la scala; non volevano che noi raggiungessimo il cielo. E già: noi siamo gli abitanti della terra, loro del cielo; le cose stavano così da sempre e siamo stati impudenti noi a sfidare l’ordine naturale delle cose. Molti dei presenti annuivano, impauriti dalla potenza di quelli di sopra; ma io ero furiosa. Ma come, mi misi a urlare, siamo a così buon punto e vogliamo mollare? È evidente che quelli di Su non ci vogliono, ma dobbiamo chiederci perché. Cosa nascondono? Che tesori celano? Ho detto tesori senza pensarci, ma poi mi sono accorta subito che era una parola magica; l’idea che quei fetenti di Su non ci volessero per preservare i loro tesori suscitò desiderio in molti dei presenti, che si misero in testa che lo sforzo da compiere, e i sacrifici, in vista delle ricchezze che si potevano trovare, valevano la pena di qualche anguilla o di quel cavolo d’altro che si sarebbero inventati i nostri nemici. La parola nemico divenne usuale. Prima pensavamo a quelli di Su come a degli stronzi, dispettosi, molesti vicini di casa; ora erano diventati dei nemici che celavano tesori inimmaginati e facevano di tutto per non dividerli con noi. Nemici. Egoisti. Ma noi li avremmo sconfitti. Tranne i soliti scettici, ben presto emarginati dai patrioti del villaggio, ci mettemmo con rinnovata foga a costruire la scala. Chi impastava il fango con la paglia, chi spaccava le pietre, chi tagliava tronchi per ricavarne i puntelli e i pilastri di sostegno, chi scrutava il cielo per dare l’allarme ai primi segnali dei sempre più frequenti rovesci. In quei mesi piovve di tutto; una volta scolopendre gigantesche che mi misero una fifa blu; un’altra volta viscide lumache che impiastricciarono tutto il villaggio in una specie di bava collosa. Una volta perfino erba, che all’inizio ridemmo perché ovviamente era morbida, ma scese per cinque giorni ininterrottamente creando un tappeto di un metro che non si riusciva a camminare. Non vi dico quanto impiegammo per ripulire tutto, anche perché l’erba marcì rapidamente diventando scivolosa. Ma era chiaro che da sopra stavano aumentando il tiro quando per tre giorni piovvero nidi di vespe che si squarciavano all’impatto liberando sciami di insetti puntuti. Avevamo un bel tapparci in casa; quelle entravano dappertutto e nessuno fu risparmiato; un paio di anziani morirono in seguito alle punture e la cosa creò in tutti un sentimento profondo di rabbia. Quelli di sopra erano evidentemente disperati e speravano di intimidirci. Ma noi diventavamo sempre più furiosi. La scala cresceva a vista d’occhio ed eravamo diventati veramente bravi a correre via pochi minuti prima che si scatenasse qualche altra bufera, e a tornare al lavoro subito dopo, mentre una squadra si occupava di ripulire alla bell’e meglio le strade, tanto che ci importava di tenere a posto, aggiustare, lucidare? Che ci pensassero quei poveri illusi che non si volevano unire alla nostra impresa; che ci pensassero loro a pulire ben bene il loro bel villaggio smerdato da quelli di Su, sempre a capo chino, acquiescenti, pavidi, vili, col loro Savio in testa. A noi le piogge dei nemici infastidivano, ma non ci facevano demordere. Che ci importava di quei dispetti, che altro non erano, quando stavamo per conquistare il cielo, con tutti i suoi tesori, le sue bellezze, le meraviglie che non conoscevamo ma che immaginavamo, e ne discutevamo fra noi mentre impastavamo il fango, mentre ripulivamo gli alberi dalla loro corteccia, mentre portavamo a spalla le pietre sempre più in alto, per aggiungere gradino a gradino?

A un certo punto vedemmo la meta vicina. Quello che da terra sembrava un buco porporino, da vicino si palesava come l’ingresso di una specie di grotta nel cielo. Il porpora, visto da vicino, apparve come variegata miscela di colori rossastri, con una sembianza d’insieme carnoso, come di un gigantesco sfintere che continuava a riversare sulle nostre teste le cose più stravaganti. Un ultimo sforzo, ci dicevamo l’un l’altra, fratelli nell’impresa di porre fine a quella ciclopica ingiustizia. Un’ultima sofferenza, si leggeva nei nostri occhi mentre portavamo pietre e legni, malta e sudore, su e giù per la nostra grande scala. L’eccitazione fra noi era al massimo. Eccoci, eccoci, arriviamo! A un paio di metri dall’ingresso il cretino, e ovviamente parlo di Gualtiero, anziché attendere la posa degli ultimi scalini si lanciò nella rosea imboccatura. La centrò per un pelo e ci guardò ridendo. Qualche centimetro più corto e sarebbe precipitato nel vuoto. Eccoci! si mise a urlare verso l’interno. Eccoci, vi veniamo a prendere, voi che abitate nel buco del culo del cielo, mi sentite? E sull’onda dell’entusiasmo altri due o tre giovani del villaggio lo seguirono. Io non ci ho proprio pensato: sono piccolina, ho le gambe corte, meglio aspettare. Un paio d’ore dopo arrivarono gli ultimi scalini, furono posati, e in molti entrammo. La grotta era larga e aveva un pavimento abbastanza soffice e roseo; ci inoltrammo all’interno e dopo poco arrivammo a uno slargo, una specie di camera ampia, dove Gualtiero e gli altri stavano tenendo a bada un gruppetto di anziani, mai visti, chiaramente spaventati. Siete arrivati finalmente, apostrofò Gualtiero col suo fare da bulletto; guardate un po’ chi abbiamo trovato. Questi vecchi erano proprio decrepiti, dimostravano cent’anni per gamba, e avevano tutti una specie di divisa rossa sbiadita, consunta e anche abbastanza lurida. Anche se impauriti, o forse proprio per quello, dissero presto quello che volevamo sapere e che tutti avevamo più o meno intuito: erano gli stronzi che ci cacavano addosso tutte quelle porcherie. Gli abitanti di Su, del cielo; il Savio aveva avuto torto nei suoi timori, perché questi vecchi tremebondi non ci potevano proprio fare alcuna paura. Ora eravamo arrivati noi e la musica sarebbe cambiata, oh sì! Passammo diverse ore a esplorare quella strana, enorme, grotta celeste; trovammo dormitori, cucine, magazzini, un meraviglioso giardino in abbandono, e insomma non ci sarebbe voluto molto per sistemare tutto e trasformarlo in un posto bellissimo dove vivere. Trovammo diversi altri vecchi; tutti gracili e sbilenchi che non seppero spiegare perché ci inondavano di bestie, insetti, acqua sporca e tutto quello che sappiamo: lo facevano da un tempo immemorabile, l’avevano sempre fatto e, dicevano, quello era il loro lavoro, il loro scopo. Qualcuno osò addirittura dire che noi eravamo stati folli e sconsiderati a dare l’assalto a quel loro sacro compito, di cui si era dimenticato il senso, e per questo si beccò immediatamente una sberla da uno dei ragazzi, e se l’era proprio meritata, diciamolo.
Dopo diverse ore avevamo completato l’ispezione e raggruppato tutti i vecchi in un luogo facile da sorvegliare. Da uno che sembrava il capo, ed era il più sciancato di tutti, ci facemmo spiegare a furia di pizzicotti e schiaffi, ma non forti perché avevamo paura di romperlo, come funzionava il meccanismo di scarico delle robe da buttare di sotto. Lui ci portò in una stanzetta alla quale avevamo dato poca importanza e ci fece vedere. Si pigiavano certi bottoni, si tiravano certe levette e si scorreva un elenco pieno di nomi conosciuti come acqua nera, anguille, topi, scolopendre, e anche altre parole strane che adesso non ricordo. E qualcosa nel cielo si attivava e spazzava, qua e là per il mondo, gli oggetti o gli animali richiesti e ne riempiva il magazzino adiacente; poi bastava pigiare qualche altro tasto e quel che s’era raccolto pioveva già. Al momento alcuni settori del magazzino erano già pieni: scorpioni, ci disse, ma anche cacca di cane. Fantastico!

E adesso? Lo chiesi a voce alta ma era un pensiero che mi frullava in capo già da un po’, e capii subito che anche gli altri condividevano la stessa confusa incertezza: l’impresa incredibile ci aveva riempiti di slancio, entusiasmo, coraggio e curiosità. Ma quell’impresa era finita. E adesso? Ci guardammo in faccia; quasi tutti i giovani del villaggio ci avevano seguiti ed eravamo una cinquantina di ragazzi e ragazze, con qualcuno un po’ più grande ma, come noi, con lo sguardo fiero e la mente libera. Torniamo giù ad avvertire quelli rimasti? Ma perché mai! Siamo noi ad avere fatta tutta la fatica, diceva qualcuno, e adesso potremmo godercene i frutti, no? Non aveva torto. Io avevo i piedi rovinati per avere impastato per settimane, mesi, quel fango maledetto; tutti gli altri avevano calli e vesciche e al Brufo avevano dovuto amputare due dita dopo un brutto incidente, mentre portava un pietrone su per la scala. Certo che avevamo qualche diritto. Per carità, nel villaggio tutti amici, anzi: fratelli; ma chi ha fatto tanto per arrivare qui ha qualche diritto rispetto a chi non ha fatto niente, è rimasto a guardare e a criticare, perché lo so benissimo che quei vigliacchi, dietro dietro, criticavano il nostro sforzo. L’idea venne da sé, un’idea giusta, un’idea egualitaria. Noi, gli artefici dell’impresa, uguali nella fatica, nel sacrificio e nella speranza; quelli della scala, quelli dell’assalto al cielo, quelli che hanno sconfitto i prepotenti e malvagi di Su. Adesso meritavamo di godercela. Grazie alle conoscenze tecniche di Gualtiero, che per essere stupido era proprio stupido, ma in queste cose ci sapeva fare, la scala fu fatta crollare su se stessa, lasciando un cumulo di macerie appena fuori dal villaggio.
Poi, per fare capire a tutti, ma proprio a tutti, come stavano le cose, e come sarebbero andate da quel momento in poi, facemmo cadere la nostra prima pioggia sui codardi e vigliacchi rimasti Giù: una bella pioggia rossa di vecchi bacucchi. E mentre allegramente andavamo a vedere cosa poter mettere sotto i denti, che ci era venuta una gran fame, facevamo a gara a proporre cosa far piovere sul villaggio il giorno successivo.

2Piovono rane Empty Re: Piovono rane Mar Dic 10, 2024 5:26 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

L'assalto al cielo. Era una delle metafore del 68, in giro per il mondo. Il 68 il mondo lo cambiò veramente, non sempre come molti dei suoi protagonisti immaginavano, ma lo cambiò profondamente.
Pensate solo all'emancipazione femminile che sebbene non ancora del tutto completa, ha comunque fatto dei passi da gigante. Grazie anche a quelle ragazze di allora che riempivano le piazze gridando "l'utero è mio". 
Quel movimento non significò semplicemente la sostituzione di una classe di oppressori con un'altra, come accade invece nel tuo racconto. 
Alcuni suggerimenti:
a) vai a capo un po' più spesso, il muro di parole che si crea non invoglia alla lettura;
b) a volte gigioneggi troppo, una maggiore asciuttezza non guasterebbe.
Comunque un'ottima prova.
Come avrai capito, il cinico finale, molto demagogico, a me non è piaciuto. Ma io, sebbene allora bambino, il 68 me lo ricordo. E penso che sinceramente avremmo maledettamente bisogno di un altro movimento globale di quel genere non solo per aver domani un mondo migliore, ma semplicemente per avere domani un mondo.

A Arunachala garba questo messaggio

3Piovono rane Empty Re: Piovono rane Mer Dic 11, 2024 6:36 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

beh, per quanto riguarda idea e fantasia non posso che fare i complimenti, per il resto vediamo.
intanto è davvero di difficile lettura, visto il muro tremendo di parole che ci si trova davanti, quindi sugerisco di rivederlo andando a capo più spesso.
ho delle riserve sui dialoghi, nel senso che sì, ci può stare come hai fatto tu, ma preferisco il dialogo diretto, tra caporali, virgolette o trattini. opinione personale, ovviamente, ognuno è libero di fare come gli pare.
la storia c'è ed è simpatica, anche se non la gradisco oltremodo, ma quello credo sia questione di gusti.
il tema mi pare centrato.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Piovono rane Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

4Piovono rane Empty Re: Piovono rane Sab Dic 14, 2024 1:20 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Trovo questo racconto geniale.
Ha quella frizzantezza e quel brio che mi piacciono molto.
Oltretutto crea bene la tensione: man mano che avanzavo nella lettura, mi chiedevo dove saremmo andati a parare e non vedevo l'ora di scoprirlo.
L'assalto al cielo non è una novità assoluta, ma credo che tu l'abbia reso molto bene e comunque in maniera coinvolgente e interessante.

Narrativamente parlando, non mi ha soddisfatto del tutto che i vecchi abitatori di Su facciano quel che fanno senza ricordarne la ragione: speravo in un motivo che fosse a suo modo una rivelazione, un colpo di scena.
Il racconto è molto metaforico, e per questo mi aspettavo che anche le motivazioni dei "Su" avessero una funzione metaforica: a meno che il fare le cose perché si fanno così da sempre non abbia un significato che mi è sfuggito, ma l'oppressione di solito non è un'abitudine, è supportata da ideali, educazione, indottrinamento ecc.
Al proposito, il finale è invece un tocco di fino. Qualsiasi rivoluzione nella storia ha sempre trasformato gli oppressi in oppressori, perché è fisiologico, fa parte della natura umana. Lo vediamo anche in quelle "rivoluzioni" non violente, diciamo sociali, come quelle dei giorni nostri: è questione di tempo, poi gli "oppressi" di oggi cominceranno ad essere gli oppressori di domani.
Sono le singole persone a restare fedeli, e neanche sempre, alle proprie idee: i grandi movimenti non durano perché non è nella natura delle idee durare.

La scrittura mi è piaciuta molto, c'è solo qualche frase che andrebbe risistemata perché un po' contorta o un po' artefatta.
Suggerirei di far capire prima possibile che la narratrice è una donna, con un escamotage qualsiasi: sono andato avanti parecchio prima di trovare un'espressione al femminile che mi indirizzasse correttamente.

Il tema, qui, mi pare perfettamente centrato, anche se in maniera non canonica.

Davvero un gran racconto.

5Piovono rane Empty Re: Piovono rane Sab Dic 14, 2024 11:04 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Secondo me questo racconto è geniale per come è scritto e per il suo significato nemmeno troppo nascosto.
La sostituzione di una casta vecchia e rimbambita con un gruppo di giovani che vogliono cambiare il mondo (in questo caso il cielo) e che una volta arrivati in cima non possono che sostituirsi ai precedenti: è insito nell’essere umano, mi viene da dire.
Scorrevole e ben scritto nonostante quel “muro” iniziale che di primo acchito scoraggia qualsiasi lettore (in futuro consiglio di spezzare il racconto con degli “a capo” più frequenti), privo di refusi apparenti, il racconto si fa apprezzare anche per l’ironia che lo percorre dall’inizio alla fine senza mai perdere il ritmo e che consente al lettore di mantenere il sorriso sulle labbra lungo tutta la lettura.
Infine il punto dolente, ovvero la centratura del tema: forse non proprio centratissimo ma credo che possa essere annoverato tra quelli che avrebbero superato la famigerata mannaia.


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6Piovono rane Empty Re: Piovono rane Dom Dic 15, 2024 9:30 pm

Albemasia

Albemasia
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Che dire che i commentatori prima di me non abbiano già scritto...?
Non mi resta molto da segnalare: anch'io ho trovato il muro di parole migliorabile con qualche "a capo" in più; anch'io avrei preferito i dialoghi contrassegnati da virgolette o altri segni simili, anche per ovviare al problema di cui sopra. 
Buona la scrittura, anche se in alcuni punti la lettura procederebbe più spedita se si fosse sfrondato un po'.
Detto ciò ho trovato l'idea molto originale e il principio per cui solitamente gli oppressi di un tempo diventano i nuovi oppressori risulta chiaro dal finale cinico e per nulla scontato.
Nel complesso il racconto mi è piaciuto.

7Piovono rane Empty Re: Piovono rane Dom Dic 15, 2024 10:29 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Eh, una storia vecchia come il mondo: i potenti fanno il bello e il brutto tempo, certi di avere sempre ragione e il destino dalla loro parte. Generano invidia, prima o poi qualcuno proverà a scalzarli – nel nome di una sana giustizia sociale – ma questo qualcuno, raggiunto l’obiettivo, si prende oltre al merito anche un po’ di potere, giustificandolo un dovuto premio per le fatiche profuse e anche il mezzo per togliersi sassolini dalle scarpe. E il gioco ricomincia… Largo ai giovani che, ottenuti i risultati dovuti, cominciano a comportarsi come chi li ha preceduti. Mi ricorda qualcosa... ma non riesco a focalizzare cosa!
Un racconto interessante, a tratti anche divertente – non comico ma umoristico – che induce il lettore a chiedersi dove si vuole andare a parare, cosa ci sarà là in cima di tanto strano e potente da riuscire a far piovere di tutto? A un certo punto vien da chiedersi se non sia un gigantesco impianto di smaltimento per quello che sulla Terra non serve più, rimanenze di un mondo in inesorabile declino. Ma il finale sorprende: complimenti per le trovate, per la scrittura frizzantina e ironica, non mi pare di aver trovato refusi, e per aver saputo farci sorridere pur con la tristezza di una storia che non avrà mai una parola fine che porti a qualcosa di positivo, a cambiamenti veri e duraturi.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

8Piovono rane Empty Re: Piovono rane Lun Dic 16, 2024 9:41 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Inanzitutto complimenti. Per più di tre quarti di racconto ho pensato di aver trovato il mio vincitore (anche se mi mancano ancora un po' di racconti).
Poi il finale mi ha deluso. 
Non parlo della qualità della scrittura, assolutamente. A parte l'andare a capo, effettivamente il muro fa un po' impressione, è più imponente della scala, per il resto il racconto è filato benissimo.
Mi ha fatto sorridere più di una volta (la fine di Geppo è fantastica!) e mi sono divertito a leggerlo.

Il finale però mi ha davvero deluso, non è vero che va così il mondo. E questo tipo di messaggio è esattamente il messaggio che può dare chi al potere già ci sta: "è inutile combattere, tanto non cambia niente!"

Comunque, finale a parte: complimenti sinceri!
Grazie

9Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Dic 19, 2024 11:28 am

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto è scritto piuttosto bene e riesce a tenere un buon ritmo - fra l'ironico e il divertente - per tutto il testo. Non è fra i generi che preferisco, ma chiaramente è solo un gusto personale.
Ho trovato solo una stonatura in "come dice il detto" (bastava usare "proverbio" e si sarebbe evitata) e un solo refuso ("pioveva già": giù).
La lettura però risulta davvero faticosa a causa dei veri e propri mattoni narrativi che compongono la storia. Qualche a capo in più avrebbe sicuramente giovato. E forse avrebbe giovato anche far capire un po' prima che a raccontare il tutto è una donna, anziché aspettare la metà inoltrata del secondo mattone, dove troviamo un "carina" che lo svela.
Ma la cosa che non mi è proprio piaciuta è il messaggio stesso che arriva dal racconto: un messaggio molto gattopardesco che in pratica afferma l'inutilità di qualunque forma di ribellione, tanto poi non cambia niente e gli oppressi diventeranno a loro volta oppressori.
Aggiungo una considerazione strettamente personale, un'impressione che ho avuto dopo aver scoperto che la protagonista è donna. A quel punto, la storia mi è apparsa molto "meloniana": una sorta di metafora dell'arrivo al potere della nostra attuale presidente del consiglio...
M.


______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

10Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Dic 19, 2024 1:56 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Complimenti all’autore per la qualità dello scritto e anche per la struttura e il soggetto del racconto.
Certo, niente di nuovo, ma di sicuro il tutto è congegnato e trattato con maestria.
Devo però dire che ho davvero fatto molta molta fatica a leggere e ho proseguito unicamente perché il testo è coinvolgente. Vero che la sostanza conta più della forma, ed è proprio per la sostanza che, come ho detto, non ho abbandonato la lettura. Cosa che sarei stata tentata di fare a prima vista!

11Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Dic 19, 2024 2:31 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un buon racconto, ben scritto e con la giusta dose d'ironia che lo rende accattivante.
Il messaggio sottointeso che ho percepito è che probabilmente i vecchi di Su erano anticamente abitanti di Giù saliti al cielo per capire chi fossero quelli che buttavano giù le cose dal cielo e che sono rimasti a vivere lassù per gli stessi motivi per i quali rimangono i protagonisti attuali... I quali tra alcuni secoli dimenticheranno il motivo per il quale continuano a gettare roba di sotto... Fino a che saliranno quelli delle future generazioni per buttarli di sotto e continuare a fare ciò che stanno facendo gli attuali vecchi.
Un loop generazionale, una falla del sistema che si attorciglia su se stesso, e questo è molto intrigante come idea a come testo da leggere: una sorta di battaglia inutile, una specie di batracomiomachia che si protrae all'infinito.
Un testo interessante e intelligente che offre spunti di riflessione sul comportamento sociale, su come si comporta un gruppo ristretto di persone verso le sollecitazioni esterne e in una situazione di crisi.
Un testo che non è solo un racconto ma prova a essere qualcosa di più.
Anche la scelta del muro di parole ci può stare (anche se è davvero ostica!): non una lettura propriamente di svago, ma una sorta di pamphlet.

12Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Dic 19, 2024 2:51 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Grazie, caipi. Batracomiomiachia la faccio entrare nel mio scarno vocabolario, sperando di averla scritta bene questa piccola guerra tra topi e rane.
In effetti questo stravagante condominio ci somiglia.
Io che assaporo sempre il bicchiere mezzo pieno ci vedo pure quella scala per il paradiso dei meravigliosi Led Zeppelin, tanto non si scandalizza nessuno se azzardo un po'.
Sono un po' perplesso sull'autore di questa invenzione pazzesca, di questo gioco. Una donna? Non credo. Ma non è poi così importante indovinare il sesso di chi vincerà questo prezioso step.

13Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Dic 19, 2024 3:23 pm

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Cosa dire? Il cielo c’è e direi che basta e avanza, è abbondante come le rane. Mi aspettavo però un finale più sorprendente, lo confesso. 
Comunque, bravo all’autore per la fantasia, meno per il tipo di scrittura che, a mio modesto parere, ha penalizzato la lettura e impedito di godere appieno della storia.
Mentre leggevo pensavo a Obelix e Asterix, al loro villaggio, alla lotta contro i Romani e non contro i vecchi bacucchi. E ho sorriso, a più riprese…

14Piovono rane Empty Re: Piovono rane Sab Dic 21, 2024 9:32 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Quello che in gergo viene chiamato muro di parole può avere un effetto deterrente sul buon approccio del lettore, però a parte questa nota sulla confezione poco invitante, il contenuto a me ha soddisfatto.
La pioggia di rane è già presente in Magnolia e mi pare anche in un racconto di King o comunque di un altro scrittore, comunque il racconto nel suo insieme mi pare piuttosto originale.
C'è poi anche un indubbio contenuto metaforico che si esplica molto bene con il finale.
A qualcuno non ha convinto, a me invece sì, si confà alla mia concezione del mondo.
Qualsiasi ribellione e ogni atto rivoluzionario, perdono la propria natura nel momento in cui portano al disfacimento dello status quo precedente. Gli uomini a parole e nei pensieri possono essere diversi, ma nei fatti e nei comportamenti si assomigliano quasi tutti. 
Io credo che alla fine nulla possa cambiare, dobbiamo solo passare il tempo, partecipare a questo ballo e credere a ciò che ci fa stare meglio.

15Piovono rane Empty Re: Piovono rane Lun Dic 23, 2024 10:36 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Un racconto vivido e grottesco che utilizza il tema delle precipitazioni atmosferiche anomale per esplorare dinamiche di potere, resistenza e trasformazione sociale.
Le piogge assurde di rane e altri elementi bizzarri simboleggiano una forza superiore che opprime gli abitanti del villaggio. Queste precipitazioni non sono solo eventi surreali, ma rappresentano l’arbitrio di un potere sconosciuto che scatena caos e rovina. Il cielo diventa quindi un'entità viva e malevola, un luogo carico di mistero e minaccia, che spinge i protagonisti a un gesto epico: costruire una scala per sfidare chi si cela "di sopra". Questo conflitto tra "alto" e "basso" è una metafora del desiderio umano di sfidare le ingiustizie e cambiare il proprio destino.
La narratrice, una voce schietta e ribelle, è il fulcro della vicenda. Non si limita a raccontare, ma agisce e ispira, trasformandosi da vittima passiva in leader dell’insurrezione. Attraverso il suo sguardo critico e ironico, viviamo la frustrazione, la speranza e l’entusiasmo collettivo che culminano in una rivoluzione contro il potere di Su. Questo personaggio incarna l'energia del cambiamento e la tensione tra l'utopia e il pragmatismo, riflettendo sia le debolezze umane (come la vendetta e l’egoismo) sia la forza della cooperazione.
Il finale, che ribalta i ruoli tra oppressori e oppressi, apre riflessioni amare sulla ciclicità del potere e sull’incapacità dell’umanità di costruire un ordine realmente giusto.

16Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Dic 26, 2024 4:03 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): Un piccolo errore dattilografico, ma niente di importante.
Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…): Un’allegoria ironica e feroce della facilità coi quali i liberatori di mille rivoluzioni si sono trasformati in aguzzini. Il cielo con lo sfintere, la scala costruita con fango e pietre, tutto concorre a creare un clima paradossale, sopra le righe e tendenzialmente ironico, che rende più tragico il finale e il messaggio veicolato.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): benché la struttura del racconto si presenti come un flusso continuo di riflessioni della protagonista, una sorta di monologo in presa diretta, il testo include - in questa forma - dialoghi, azioni, descrizione di personaggi e quanto occorre, accompagnando il lettore fino al finale, non scontato.


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Io vengo da una razza famosa per il vigore dell’immaginazione e l’ardore della passione (E.A. Poe, Eleonora).
https://alamagoozlum.wordpress.com

17Piovono rane Empty Re: Piovono rane Ven Dic 27, 2024 11:01 am

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto fantasioso, e di non immediata comprensione. Il tono ironico, alla Benigni, mai banale, mi è piaciuto e ha accresciuto la curiosità per andare avanti. La lettura non facile credo che sia voluta per creare nel lettore disagio e fastidio per quello che sta leggendo.
Il ribaltamento delle sorti: chiunque “sale” al potere dimentica da dove è venuto e si adatta perfettamente alla situazione che prima aveva criticato. Specchio dei nostri tempi, sicuramente il nuovo che sbaraglia il vecchio, si mette al suo posto e fa peggio. Non mi piace il finale e quindi il messaggio, l’inutilità ad agire dell’uomo tanto la fine è quella. 
La Storia non mi dà ragione ma io sono un’inguaribile ottimista. Vedremo.
Il tema cielo credo che sia uno dei più centrati.
Complimenti

18Piovono rane Empty Re: Piovono rane Ven Dic 27, 2024 6:02 pm

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Racconto inconsciamente ispirato alla biblica torre di Babele, la faticosa costruzione della scala che porta al cielo è una allegoria socio-politica che simboleggia la lotta degli oppressi per ottenere il riscatto dalla tirannia ma, come la storia ci insegna, spesso gli oppressi diventano oppressori.
Lettura un poco appesantita dal muro di parole forse volutamente cercato.
Ottimo lavoro.


______________________________________________________
Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

19Piovono rane Empty Re: Piovono rane Lun Dic 30, 2024 6:02 am

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

Un racconto mi verrebbe da dire sperimentale, senza una chiara distinzione grafica tra narrazione e discorso diretto (poco discorso diretto, in verità) e una formattazione portata al limite, oltre il quale si sarebbe potuto parlare di flusso di coscienza. Una sperimentazione secondo me gestita bene, perché comunque le scene si susseguono in modo comprensibile, senza inciampi nella lettura (a parte un già al posto di giù).
Aggiungo che il tema è addirittura "cielo E precipitazioni atmosferiche" senza ombra di dubbio, secondo me, e questa è una nota di merito avere integrato entrambe le proposte in una storia dallo sviluppo coerente e con una narratrice chiaramente protagonista. Insomma, a mio avviso (che il messaggio sia condivisibile o meno non importa) il racconto ha tutte le carte in regola per entrare in antologia e mi auguro che ci entri.

Grazie e alla prossima.

https://linktr.ee/Achillu

20Piovono rane Empty Re: Piovono rane Ven Gen 03, 2025 5:20 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Devo dire che nonostante il muro di parole il racconto è scritto bene, ha un buon ritmo che non mi ha fatto faticare nella lettura.

Bella invenzione, una storia quantomeno divertente e ben costruita. Dirò di più, mi è sembrata anche verosimile per un futuro non troppo lontano. Certo, quelli o quello di Su , ammesso che esistano, potrebbero vendicarsi anche anche scaricando cose peggiori rispetto a rane, scolopendre, ecc. E sarebbero molto più distruttivi.

Molto carino anche il finale, che mi sa di vendetta nei confronti di chi non ha sostenuto il progetto della stramba "scala di Babele".

Comunque, a vedersi fanno schifo, ma fritte o nel risotto che fa cra cra sono una delizia.

Grazie

21Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Gen 09, 2025 10:35 am

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Il mio terzo tempo 
Carissimi amici di DT, grazie a tutti. Come sempre un ringraziamento a chi organizza, gestisce e ci permette di essere qui. Ringraziarli ogni volta non è rituale, ma un sentito e obbligatorio tributo a chi ci consente di scrivere e confrontarci.
Poi un ringraziamento a chi legge (per obbligo, ma grazie lo stesso) ma specialmente a chi legge e commenta in maniera utile al miglioramento della mia scrittura, con commenti pertinenti di natura grammaticale, sintattica e letteraria. Grazie davvero, di cuore. Fra tutti questi, alcuni ringraziamenti particolari:
  • @M. Mark o'Knee per avere trovato (per primo) l’unico errore. E dire che dopo avere passato le forche caudine di @paluca66 (al quale di solito non ne sfugge nessuno) mi ero detto “E vai, questa volta neppure uno!”
  • @caipiroska per avere usato la parola ‘batracomiomachia’, per l’apprezzamento e per avere spezzato una lancia a favore di quello che altri hanno chiamato “muro di parole” ( @Resdei e @Menico hanno compreso che quel cosiddetto ‘muro’ era voluto). 
  • @Achillu , cui vanno altrettanti ringraziamenti, ha colto la sperimentalità della scrittura; ho scritto in maniera volutamente differente da tutti i miei precedenti racconti e sì, anch’io pensavo al flusso di coscienza, anche se declinato ovviamente in maniera personale; qui immaginavo più un “flusso narrativo” immaginando la protagonista, eccitata per il trionfo, in un qualche bar di Su che racconta agli amici la sua storia. Il senso è quello.

Voglio dire, infine, che in questa tappa di Pachamama i racconti mi sono sembrati di un livello decisamente superiore alla media: trame complesse, scritture sorvegliate, generalmente meno errori.
Ora entro nel CdL e per un po’ non mi leggerete; fate i bravi in mia assenza!


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A Achillu, paluca66 e M. Mark o'Knee garba questo messaggio

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22Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Gen 09, 2025 11:57 am

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
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Piovono rane _0313c10
Immagine scelta per rappresentare il racconto sui social.


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Piovono rane Badge-2

A Claudio Bezzi garba questo messaggio

https://linktr.ee/Achillu

23Piovono rane Empty Re: Piovono rane Gio Gen 09, 2025 12:55 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Achillu ha scritto:Piovono rane _0313c10
Immagine scelta per rappresentare il racconto sui social.
Ma grazie!!!
Bellissima! Io non uso i social ma la conserverò certamente con gratitudine.


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