“Vieni, facciamo l’amore
come una volta,
come una volta…”
(Roberto Vecchioni – Il re non si diverte)
È incazzato, madonna se è incazzato… e non riesco a dargli torto. Ha tutte le ragioni per essere così, farei la stessa cosa.
Sistemo bene la sciarpa, l’aria è gelida e sembra entrarmi nel corpo passando dai pori della pelle, manco fossimo in Siberia.
Non ricordo un novembre così freddo e violento, ma la memoria perde colpi, quindi potrei aver scordato eventi simili. Quel che è certo è che i temporali, di solito, non avvengono in questo periodo.
L’ennesimo lampo mi fa cambiare idea; non tuona ancora, ma ho l’impressione che manchi poco all’apertura delle cateratte. Alzo gli occhi e vedo un cielo grigio scuro, da neve; però quando nevica non lampeggia, e invece lassù insistono a lanciarsi folgori.
Sono arrivato, estraggo le chiavi e apro il portoncino condominiale, poi la porta di casa che subito richiudo.
«Emma, ci sei?»
Silenzio. «Emma?» ripeto.
«Sono uscita.»
Resto un attimo basito, poi scoppio a ridere. Appare dalla cucina: «Dove vuoi che sia, Enzo, al lavoro? Di sabato?»
Già, è sabato, non ci pensavo. E tra l’altro sono uscito per prenderle le sigarette su sua richiesta… sì, la memoria sta davvero perdendo colpi.
«Ecco qua» dico depositando i pacchetti sul tavolo.
«Grazie, amore. Scusa ma io non avevo alcuna voglia di uscire.»
«Lo credo bene, fa un freddo micidiale e tra poco scoppierà un temporale, mi sa.»
Mi guarda con occhi tenebrosi: «Temporale a fine novembre? Mi pare alquanto strano.»
«Prova a guardare fuori, in alto, e vedrai che lampeggia di continuo.»
Alza le spalle: «Oh, fa quello che vuole, noi siamo al coperto.»
«A proposito di coperto, che mi prepari di buono, oggi?»
Non ha il tempo di rispondere: un botto tremendo scuote l’aria.
Sorrido: «Te l’ho appena detto…»
«Ma… era un tuono?»
«Eh sì, cosa potrebbe essere?»
«Non so, pareva un’esplosione o qualcosa del genere.»
E subito arriva il bis, appena più leggero.
«Porca miseria» dice, «che botti. Speriamo non faccia danni.» È scossa, la mia Emma, e in silenzio rientra in cucina, concentrandosi sulla preparazione del pranzo. Non vuole pensare, forse, mentre io continuo a rimuginare sulle condizioni meteo. È vero, avevano detto che ci sarebbero stati fenomeni anche estremi, però…
«Buoni, ‘sti spaghi, brava Emma. Aglio, olio e peperoncino non li facevi da un po’.»
Mi lancia un sorriso forzato.
«Che c’è?» chiedo.
«Niente, solo…»
«Cosa?»
«Mah, non so, mi sento preoccupata, ecco.»
«Ma non ne hai motivo, Emma. È forse successo qualcosa?»
«No, però sta piovendo a dirotto da due ore, c’è un vento fortissimo e continuano a cadere saette. Sono in tilt: ho fatto questo piatto perché è semplice, non riuscivo a ragionare, dopo quel tuono assurdo.»
«Tesoro» le sussurro, «non è certo la prima volta che c’è un temporale. E poi è stato pure utile, ti ha indicato il piatto perfetto da fare.»
«Ho paura, Enzo…»
Mi avvicino e la stringo a me: «Tranquilla, la perturbazione passerà, vedrai. Non temere, ci sono io qui con te. E poi ci troviamo in una zona sicura, non avremo problemi.»
Mi abbraccia e scoppia in un pianto sfrenato. Tra un singhiozzo e l’altro balbetta: «Non so cosa sia, Enzo, è una sensazione che ho dentro e mi fa stare male. Davvero, ho paura.»
Dopo pranzo, per un po’ ho sbirciato frequentemente all’esterno e, in tutta sincerità, comincio a preoccuparmi pure io. Il cielo pare una centrale elettrica con problemi, dove ci sono continue scariche di energia, e ogni tanto arriva un fulmine fino a terra, subito seguito da tuoni potenti.
Mi sono buttato sul divano, mentre Emma si è messa a letto, per tentare di estraniarmi guardando un poco di televisione, ma dopo una mezzora sono scomparsi tutti i canali.
Col tempo che c’è… e mi sono appisolato pure io.
L’ennesimo super tuono mi desta, facendomi alzare di scatto. Fuori c’è buio.
Controllo l’orologio: sono le quattro del pomeriggio e pare notte. Ovvio, con le nuvole che ci sono ci sta, però mi pare esagerato. Oltretutto tra un’oretta dovrebbe arrivare Cesco per guardare la partita con me, quindi speriamo che la televisione riparta.
Vado in camera. Mia moglie è ancora a letto. «Emma…»
«Che c’è?»
«C’è che sono le quattro passate, meglio se ti alzi, no? Altrimenti stanotte non dormi.»
«Lasciami stare, per piacere.»
Obbedisco e torno in salotto con l’intenzione di chiamare Cesco per sapere se viene o meno. Prendo il cellulare e risponde la segreteria telefonica che dice “non raggiungibile”. Ottimo.
La TV ancora non riceve. Porca puttana, che palle! Volevo godermi la mia squadra…
Provo col telefonino, ma pure quello pare non collegarsi a internet.
Ma che cacchio è successo? Blackout assoluto? Meno male che almeno la corrente c’è ancora, altrimenti devo passare alle candele. Se le trovo.
E poi è mai possibile che nessuno si faccia vivo? È vero che il diluvio prosegue, ma qualcuno sarà pure uscito di casa, cristo!
Al piano di sopra non abita nessuno, ma nell’appartamento a fianco ci sta una famiglia e non si sente niente. Tutti chiusi e muti? È assurdo.
Sbircio fuori dalla finestra e noto che i lampioni della strada si sono accesi. Ogni tanto passa una macchina, ma a piedi non c’è proprio nessuno. Una specie di quarantena obbligata, penso, speriamo smetta in fretta.
Squilla il cellulare, la linea è tornata!
«Cesco, ciao. Che fai, vieni?»
«Ciao, Enzo. No, preferisco stare in casa, visto il diluvio che imperversa. Ma la televisione ti funziona? Da me no.»
«No, neppure qui, dev’essere successo qualcosa. Comunque va bene, dai, ci sentiamo. A presto.»
Mi saluta e chiude. Mentre realizzo che c’è ancora vita sul pianeta, alzo il viso e vedo Emma che, mogia, mormora: «Mi pare abbiano bussato alla porta, vai tu?»
È abbattuta, pare depressa…
«Sì, certo, scusa ma non avevo sentito.»
Apro e mi trovo davanti Massimo, il vicino: «Enzo» dice, «scusa, ma da te si vede la tele? Mio figlio voleva guardare i cartoni…»
«No, non va. Però poco fa è ripartito il cellulare, vedrai che ripristinano anche quella.»
«Speriamo, sennò si fa grigia.»
«La mia è grigia già adesso, Massimo.»
«In che senso?»
Non ha capito la battuta. «La televisione è tutta grigia, stavo scherzando.»
«Ah… va bene, ci vediamo» e torna verso il suo appartamento.
Richiudo e parto in cerca di Emma, trovandola di nuovo sdraiata sul letto.
«Tesoro, non fare così, non puoi lasciare che un semplice temporale ti schianti in questo modo. Alzati, su…»
«Non è solo un temporale, questa è una vendetta.»
Resto a fissarla, attonito. «Cosa intendi dire, non capisco.»
«La natura, Enzo, la natura si ribella e si vendica.»
«Per la miseria, piove da qualche ora, nulla di nuovo. Come fai a dire una cosa simile?»
«Te l’ho già detto, lo sento dentro.»
È sempre stata una donna sensibile, ma una cosa del genere non me l’aspettavo proprio. Decido di lasciar perdere e, mentre esco mi chiama: «Nel freezer c’è del minestrone, stasera puoi mangiare quello. Io resto qui.»
Minestrone… di solito al sabato ci facciamo una pizza.
Torno in sala e vedo che alla televisione appare qualcosa di tanto in tanto. Stanno ripristinando tutto, altro che vendetta.
Dopo un paio d’ore la situazione è immutata: niente audio e flash di immagini a singulto continuo, senza senso.
Provo a chiamare qualche conoscente ma non rispondono oppure non sono raggiungibili. Internet non riparte, non funziona un cazzo, cristo!
Non sono ancora le sette quando tolgo il minestrone dal freezer e lo metto sul fuoco. Il gas arriva e la luce non manca, qualcosa ancora va per il verso giusto.
Mangio svogliatamente, pensando alle parole di Emma tra un cucchiaio e l’altro. Come mai è così convinta? Per me è solo paura, che non comprendo.
Mi verso un altro bicchiere di rosso e sbircio fuori. Pioggia, vento, tuoni e lampi proseguono ininterrottamente il loro compito.
Un altro bicchiere.
Ancora uno.
Mezzo ubriaco, visto che la TV non riparte, decido di mettermi a letto anch’io. Domani sarà diverso, ne sono sicuro. La giornata di oggi è stata oscena, sotto certi punti di vista.
Mia moglie pare dormire, la lascio in pace.
Al risveglio scopro di essere solo, Emma non c’è. E c’è ancora buio, eppure l’orologio segna quasi le otto del mattino.
Mi alzo e trovo mia moglie in sala, alla finestra.
«Emma…»
Si volta, sorridente: «Oh, buongiorno Enzo» sussurra amabilmente.
Non è la stessa donna di ieri, pare quasi felice, e ciò mi lascia perplesso.
«Sto bene» mi dice, «ho capito tutto.»
«Cosa c’era da capire?»
«Dopo ti spiego. Ora vieni con me, ho voglia di fare l’amore, come una volta» e mi prende per mano conducendomi in camera. Mi sento confuso.
«È stato stupendo, Enzo, ne avevo proprio bisogno» mormora. E ride con gli occhi.
«Eh, pure io, per la verità.»
«Sì, ma tu per motivi fisiologici, io no.»
«Ah… eppure sei stata partecipe come non accadeva da tempo, cosa ti è successo, cos’è che ti ha fatta tornare la mia Emma di un tempo?»
Non risponde subito, respira e mi guarda in viso, occhi negli occhi: «Stanotte sono entrata in connessione con non so bene chi o cosa. Non ero sola, c’erano altre persone con me, tutte collegate.»
La osservo, bella nella sua nudità: «Cosa ti stai inventando, tesoro?»
Si rabbuia: «Niente, è tutto vero, l’ho vissuto.»
«Non è che hai sognato?»
«No. Ero sveglia e perfettamente vigile quando è successo. Tu ronfavi di gusto, credo fossi un poco bevuto, ma io ero presente.»
«Uhm… sì, avevo bevuto qualche bicchiere, in effetti.»
Mi osserva, sempre sorridendo: «Mi sono sentita chiamare… no, forse… non so come spiegarmi, scusa. Sta di fatto che mi sono trovata connessa, come ti ho detto prima, con tanti altri. Nessuno parlava ma arrivavano messaggi tramite sensazioni, emozioni… insomma, alla fine abbiamo capito.»
«Avete?»
«Sì, eravamo un tutt’uno. Enzo, questa non è una vendetta, è un semplice avviso. Pioverà ancora per alcuni giorni e poi, poco a poco, tutto tornerà normale. Questo ci è stato comunicato.»
Sono alquanto perplesso, ho difficoltà a crederle. Eppure ieri sera era in crisi profonda e oggi è l’opposto. Non capisco.
Mi bacia: «Devi credermi. L’uomo si sente il re del pianeta, padrone assoluto, e lo sta torturando. È incazzato, madonna se è incazzato… e non riesco a dargli torto. Ha tutte le ragioni per essere così, farei la stessa cosa.»
Sbalordito, ascolto dalla sua voce le identiche parole che mi sono salite ieri mattina mentre stavo rientrando.
«E allora cosa dobbiamo fare, Emma?»
«Niente, solo comportarci bene. Non abbiamo avuto figli e siamo nella parte finale della nostra vita, ma dobbiamo capire che si deve portare rispetto ai genitori. E la Terra è il nostro genitore. Di tutti.»
«Altrimenti che succede?»
«Altrimenti si vendicherà davvero. Forse prima darà un altro avviso, se questo non sarà stato sufficiente, ma poi chiuderà il conto. Non sarà facile per niente, ma ci sono persone di buona volontà che ci possono provare, facciamolo anche noi due.»
Non so cosa ribattere. Ha ragione su tutto ma non ho idea di come agire.
Magari lo capirò col tempo, se ne avrò.
Vado alla finestra. Sta piovendo ancora e c’è vento forte, il cielo è di un colore grigio scuro tendente al nero, per niente gradevole.
Però mi hanno insegnato che il nero è la somma di tutti i colori, chissà…
Può chieder tutto
e tutto gli darai
ma il re non si diverte mai.
(Roberto Vecchioni – Il re non si diverte)