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1Dimonios Empty Dimonios Dom Dic 08, 2024 1:09 pm

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La terra brucia sotto il sole di metà mattina. Mi rifiuto di guardare il cielo e soltanto lui sa quanto mi manca. Vorrei cercare uno spicchio d’ombra tra la bassa vegetazione e la terra puntellata di roccia bianca e rossa. La campagna è sterminata e ancora mi sembra di vedere i contadini che chini zappavano la terra e seminavano, arsi dal caldo e dissetati dal loro stesso sudore giorno dopo giorno, in attesa del raccolto.

Eppure l’ombra è vicina a me, vicinissima: arriva lenta, cala sul terreno dall’alto, prende velocità e quando mi raggiunge non è che una lama sottile che sfiora il mio corpo per una frazione di secondo, scomparendo di nuovo nel nulla. Non mi distraggo e la vedo ritornare, seguendola con la coda dell’occhio. Mi schiaffeggia e se ne va ancora. È sempre lì, mi tormenta. Segue un cerchio infernale e a furia di seguirla con lo sguardo pare, a tratti, rallentare: sono attento, riesco quasi ad afferrarla, ma anche questa volta, beffardamente, mi lascia e se ne va. Fuf – fuf – fuf. Strizzo gli occhi e ricomincio, ma non ce la faccio. Alzo la testa e con lei allargo il mio campo visivo. Lo spettacolo che vedo proprio non mi piace. Fuf – fuf – fuf.

Fuf, il canto debole delle cicale, fuf, il timido fischio del vento, fuf, l’odore delle greggi che non ci sono più. Gli uccelli migratori non tornano da un po’, perché non possono più volare liberamente; i cinghiali si sono spostati altrove, qui non ci sono più campi da razziare nottetempo. Soltanto i gechi sembrano curarsi del rumore, fuf-fuf-fuf, tanto da rispondere a tono con il loro verso strambo.

Certi pensieri non sono altro che nostalgia per un mondo che non esiste più. Era soltanto il mio mondo. Può sembrare facile retorica e non pretendo che tutti mi capiscano. Tuttavia, quando il luogo nel quale sei cresciuto, a spasso per i campi e i sentieri di campagna, col filo d’erba in bocca e il cappello di paglia, ti viene strappato con l’imposizione, il cuore ti si stringe. Piange il cielo terso, anche senza nuvole, il suo azzurro intenso sembra ritirarsi come il mare scosso da uno tsunami, quasi avesse vergogna, per ciò che è costretto a vedere sotto di lui. Fuf-fuf-fuf.

Il paesaggio mi risulta estraneo. Non mi sento più a casa. O forse sono io che non voglio starci. I ricordi non bastano per lenire il dolore che mi porto dentro. Penso sempre che non tutti la pensano come me, anche qui, a casa mia, ma credo che tutti noi dovremmo ribellarci a una decisione scellerata e antidemocratica presa in continente.
Energia? Io utilizzo la mia energia pulita, spontanea e genuina che scaturisce e trae forza da un’idea. L’energia più potente di tutte: mai dare per scontato che qualcosa sia veramente necessario e da farsi a tutti i costi. Chi me lo restituisce il cielo, i campi, il paesaggio? Insomma, qualcuno di estraneo è entrato a casa mia, si è seduto e ha anche messo i piedi sul tavolo.

Da queste parti la pioggia non si vede quasi mai. Non è un bene. Oggi, proprio a casua di questo tempo inclemente, ho preferito non andare al presidio. Andrò a trovare il nonno. Poveretto, ha un principio di Alzheimer. Inizia a raccontarmi della sua infanzia, trascorsa nella stessa terra che oggi stanno violentando. Continua per qualche minuto, poi si ferma. Guarda nel vuoto e appena si riprende mi dice: «Ah, non ti avevo visto arrivare!», e continua a raccontare esattamente da dove aveva interrotto.

Sono sempre le stesse cose: che da piccolo andava nei campi a piedi scalzi d’estate e d’inverno, che fino a sette anni non ha mai avuto i pantaloni lunghi e che il mio bisnonno gli dava sonori calci nel di dietro. Ci tiene sempre a precisare che il primo paio di scarpe lo ha avuto soltanto perché doveva fare la prima comunione.

Io sorrido e annuisco. Tra una frase e l’altra gli dico «Davvero?» oppure «Ma dai, non ci credo!». Sono sempre le stesse menate, ma per me è come ascoltarle la prima volta e lo faccio con grande piacere perché, nonostante la malattia, lo sento vicino. Capita che il nonno s’incanta ancora e guarda nel vuoto per qualche istante. Si ripiglia e dice, con tono concitato: «Ti stavo forse raccontando qualcosa?»
«Sì, nonno» ribatto «mi stavi dicendo di quella volta che siamo andati a pescare nel Rio Leni».
«Ah sì, una giornataccia!» esclama, perché quel giorno siamo tornati a mani vuote e non ne ha voluto più sapere di andare. Eppure mi ero tanto divertito nonostante la magra pesca. Ricordo che dalla sponda ho guardato il cielo per interminabili momenti immerso in un paesaggio incontaminato.

Devo confessare una cosa. A volte mi sento scorretto e fuori luogo. Perché? Perché in fin dei conti finisco sempre per coinvolgere il curvo vecchietto che ho davanti argomentando sulla mia causa. Come se ogni santa volta cercassi approvazione e consenso da parte sua. Non avrei bisogno di cercare approvazione e consenso né tantomeno pretenderla perché lui in fin dei conti la pensa come me. Dice soltanto: «Bastardi!» e lo ripete in continuazione.

Prima di andare via avrei voluto diglielo. Non ero sicuro che avesse approvato le mie intenzioni. O comunque, anche se l’avesse fatto, non volevo farlo preoccupare, né dargli pensieri negativi. Ci siamo salutati con il solito abbraccio. Poi, come sempre, mi ha preso il viso tra le sue mani ossute e rugose, sorridendo. Un sonoro schiaffo sulla guancia destra: «Guai a te se non ti comporti bene!»
«Nonno, ma io…»
«Lo so che sei un bravo ragazzo, ma questo era preventivo. Non si sa mai».
Quanto gli voglio bene.

Fuf-fuf-fuf. Anche nel buio pesto, non si fermano mai. Siamo vestiti con abiti mimetici e abbiamo la faccia dipinta di scuro. Ci siamo spalmati in faccia la cenere della legna bruciata per il barbecue al presidio. Nessuno sa quello che abbiamo intenzione di fare.

Siamo costretti a stare bassi nei prati. Nonostante l’erba alta potrebbero vederci. Per fortuna, anche se ne farei a meno, il fruscio dei nostri passi è coperto da altri suoni. Fuf-fuf-fuf. Ci fermiamo all’ultimo gruppo di piante basse a pochi metri dal sito dove sorgerà un nuovo impianto. Una pattuglia dei carabinieri sosta a pochi metri dal luogo dove sono adagiate le pale. Delle bestie lunghe trenta metri. Sono cadaveri. La Sardegna sarà la loro tomba. O la nostra.

Io e i miei compari ci scambiamo un ultimo cenno d’intesa. Io andrò all’estremo sinistro delle pale, ho la tanica più grossa perché devo fare in modo di danneggiare il più possibile la parte della pala da fissare in cima alla torre. Spero di creare un danno irreversibile. Fuf-fuf-fuf. Non lontano echeggia il roteare delle pale di un altro impianto. Vedo soltanto la lucetta rossa posta sulla sua sommità. Se ne sono andate anche le stelle.
L’orologio vibra, è il segnale.

Siamo già al sicuro, protetti dal buio, ostaggi delle nostre paure. Poco lontano, le fiamme sono alte e squarciano le tenebre. Fuf-fuf-fuf. Non si ferma mai. Forse ne abbiamo evitato un altro ma chissà per quanto. Queste maledette pale spuntano come funghi. Oggi non c’è niente, dopo una notte te ne trovi tre in più.

Mi sento decisamente meglio. Certo, se ci avessero beccati saremmo finiti in galera. Se ci penso ancora sento il viso rabbuiarsi, forse perché ciò che abbiamo fatto ieri notte avremmo dovuto farlo molto prima. E ora non ci sarebbe nemmeno una pala. Il cielo sgombro e libero di essere guardato e invidiato. Uccelli e animali, uomini, tutti a loro agio nel loro habitat naturale. E quel maledetto rumore sparito per sempre, anzi mai esistito nelle nostre orecchie poiché è stato soltanto un incubo dal quale ci siamo risvegliati indenni.

Nessuno sapeva niente eppure al presidio c’è aria di festa. Forse sono suggestionato ma mi sembra che tutti gli altri mi guardino con orgoglio. Certo, siamo entusiasti per il sabotaggio che qualcuno ha portato a termine con successo, quantomeno ritardando l’installazione di quell’impianto di qualche settimana. Questo è il problema.
Il vento soffia forte, più del solito. Poco lontano, quei mostri girano sempre più forte: fu-fu-fu. Tanti suoni come questo che si accumulano e ti entrano in testa, s’impossessano di te. Demoni. Dimonios. Quelli che abbiamo dentro.

Piove di nuovo.
Questa volta il nonno mi ha accolto con una schiaffo. Non mi ha sorpreso.
«Nonno!» esclamo, «questo non è preventivo».
Lui mi guarda serio: «Stavolta te lo sei meritato».
«Perché?»
«Perché certe cose non si fanno».
«Scusa?» rispondo cercando di dissimulare.
«Giovanotto! Credi che son nato ieri? Rincoglionito sì, ma stupido no!»
Non me la sono sentita di contraddirlo, aveva ragione. Condividere la mia stessa idea non vuole dire approvare condotte discutibili che utilizzano azioni illegali e volte al sabotaggio. Tuttavia, prima che s’incantasse come di consueto, vidi l’orgoglio dipinto sul suo volto, come se io avessi fatto qualcosa che lui non era stato in grado di fare. Avevo tentato di proteggere la mia terra, sotto il suo cielo meraviglioso e mi viene da piangere se penso che in certi tratti il paesaggio mobile e immobile è deturpato, violentato e deriso in nome della presunta transizione energetica.

«Trans cosa?» si ripiglia di colpo il nonno.
«Scusami, forse stavo parlando a voce alta» rispondo.
«No no, hai perfettamente ragione. Durante la guerra…»
«Dai nonno, ricominci con la solita storia di cent’anni fa?»
«Beh, non sono passati cent’anni ma poco ci manca. Comunque, sai quant’era bella la nostra terra? Ancor più di adesso. D’estate, di notte, il cielo era blu cobalto, tutto pieno di stelle. D’inverno, invece, nevicava».
Ho sorriso, con tre parole m’ha fatto venire le lacrime agli occhi.
«Ricorda» riprende portandosi l’indice alle labbra, «combatti sempre per sostenere le tue idee, soprattutto se le ritieni giuste. Non è detto che lo siano a priori, ma qualche volta, se lo sono, per ottenere ciò che è giusto bisogna fare anche un po’ di casino» conclude facendo l’occhiolino.

«Te la ricordi la strofa…» dice il nonno.
«Che pizza nonno, certo che me la ricordo!» rispondo allargando le braccia e sbuffando.

Semus istiga de cudd’antica zente
Ch’à s’innimigu
Frimmaiat su coru
Boh! boh!
Es nostra oe s’insigna
Pro s’onore de s’Italia
E de Sardigna

Dimonios. Quelli dentro.
Quanto gli voglio bene.

2Dimonios Empty Re: Dimonios Lun Dic 09, 2024 12:58 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao autore. Non so se tu sia sardo, non ho mai sentito nessuno usare la parola "menate", che trovo sia gergale del nord Italia, ma ormai è di uso comune, quindi può essere. Detto questo poco importa comunque, il racconto affronta un tema molto dibattuto dalle mie parti, anche dove sto è previsto un parco eolico, con pale alte 120 metri, anche se nel nostro territorio ne andrà alla fine solo una, puoi immaginare le diatribe. Il problema è che caschi male perché io sono una mosca bianca e sono favorevole. Non sto qua a dire perché, direi che non è importante, ma la narrazione che si sta facendo sullo sfruttamento del territorio è terrorismo puro, alcuni progetti sono approvati da dieci anni, la maggior parte col benestare di sindaci e regione, ect poi certo, alcuni sarebbero da riprogrammare, certe aree andrebbero preservate, ma la Sardegna non è tutta macchia mediterranea incontaminata e boschi, ci sono aree industriali abbandonate, da riqualificare, e immense porzioni di territorio ormai semidesertico le cui comunità avrebbero dei vantaggi dai parchi. La giunta ha approvato un decreto aree idonee, ma non credo sia finita qua. Insomma, la situazione è complicata, ridurla a un: adesso basta e via tutti come cerchiamo di risolvere sempre le cose noi non è la soluzione. Ho però riconosciuto il posto dove è ambientato il racconto, che presumo sia Villacidro, visto che citi il rio Leni. I miei nonni sono di lì e io ci ho fatto il liceo, quindi lo conosco bene e in effetti il territorio da quelle parti è sfruttato parecchio, sia dalla parte di San Gavino che andando a Guspini, anche se non mi risultano presidi e inoltre il sindaco è stato connivente, altro che roba imposta dal continente. Comunque, riassumendo, gli atti di vandalismo non servono a nulla, hanno dato fuoco anche ai pannelli solari a pochi chilometri da casa, risultato: l'assicurazione ha pagato e ne hanno portato altri. Le forme di protesta migliori in questo caso sono mettere sul piatto il pragmatismo, riuscire ad avere finalmente dei vantaggi concreti per i cittadini e concentrarsi solo sulle aree da preservare davvero, come Saccargia ad esempio.
Sul racconto in sé invece ho poco da dire, è scritto bene, forse un po' troppo frammentato. Ottima invece l'idea del rumore delle pale ripetute per tutto il racconto, è immersivo, diciamo così. A rileggerci e scusa il pippone e Fortza Paris!


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Dimonios Senza_10

3Dimonios Empty Re: Dimonios Lun Dic 09, 2024 10:34 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Credo che questo racconto possa anzitutto accendere un dibattito tra favorevoli e contrari a questo tipo di energie rinnovabili. Personalmente sono favorevole, purché non si deturpi il paesaggio né si facciano danni a fauna e flora. Faccio un esempio concreto: spesso mi è capitato di scedere verso la Puglia e al confine (se non ricordo male) con il Molise, dall'autostrada si può scorgere l'Appennino tra Campania e Basilicata. I crinali sono letteralmente invasi da pale eoliche, un triste spettacolo che a mio avviso è indecoroso. Tuttavia, esistono progetti per parchi eolici in mezzo al mare. Per salvaguardare la bellezza del territorio, forse sarebbero la soluzione migliore.

Venendo al racconto, l'ho trovato attuale. Sui media se ne parla molto ultimamente della Sardegna e delle proteste dei suoi abitanti contro le pale eoliche che spuntano come funghi sul territorio. Certo, sabotaggi e vandalismo gratuito vanno condannati, ma credo che spesso chi prende decisioni così importanti si dimentichi, anche volutamente, di ascoltare i cittadini che le terre le abitano.

Cielo protagonista? Insomma, più che altro nostalgia del personaggio. Forse è il vento il vero protagonista, nel bene e nel male. E' allo stesso tempo una peculiarità della terra sarda ma che nel racconto alimenta i demoni giustificando indirettamente la loro presenza.

Grazie e Buone Feste!

4Dimonios Empty Re: Dimonios Mar Dic 10, 2024 12:42 am

Albemasia

Albemasia
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto potente, dal messaggio inequivocabile.
Mi pare che la struttura del testo possa essere suddivisa in tre parti: la prima parte, più poetica, dove prevale la nostalgia di una terra che fu e che riaffiora in maniera struggente nel ricordo del narratore protagonista; molto apprezzabili le descrizioni dove, con poche pennellate, vengono rappresentate immagini vivide del territorio sapientemente evocate.
Segue una parte centrale dedicata alle dinamiche della relazione tra nonno (metafora della Sardegna integra di un tempo) e nipote, il quale dimostra una pazienza in verità poco realistica in un giovane di oggi (chi ha in casa un anziano con seri problemi di memoria sa quanto sia difficile sostenere un dialogo, proprio perché i ricordi si avvitano su se stessi in una spirale senza fine).
La terza parte sfocia nel racconto di atti di vandalismo e qui il racconto mi ha riportato alla memoria una frase letta in un romanzo meraviglioso, dove si sostiene che spesso gli uomini compiono azioni sbagliate per motivi giusti e questo mi sembra proprio il caso in questione. 
Non voglio entrare nel merito perché non credo sia la sede giusta per aprire un dibattito, mentre al contrario chi scrive mi pare che abbia preso una posizione netta, espressa dal punto di vista e dagli agiti del protagonista.


Di questo racconto ho apprezzato l'idea di partire da un dato della realtà di grande attualità e anche il coraggio di prendere posizione a tale proposito.
Mi è piaciuta molto la scrittura quasi priva di refusi (eccetto un "a casua" invece che "a causa") e anche la ripetizione del rumore delle pale che scandisce il ritmo della narrazione e al contempo rende l'idea dell'impatto sul territorio di questi giganteschi meccanismi che, oltre a deturpare il paesaggio, spezzano anche l'incanto dei suoni dell'isola.
Ho apprezzato meno la frammentarietà della struttura "a blocchi", che ostacola, a mio parere, la comprensione del testo (ho dovuto rileggerlo un paio di volte per comprenderlo appieno).
Visto che si è aperto un dibattito sulla centratura dei paletti, in particolare in riferimento al tema "il cielo", qui mi pare che questo elemento non appaia nemmeno come ambientazione (forse il vento c'entra di più che il cielo).
Ciononostante resta comunque un bel racconto.

5Dimonios Empty Re: Dimonios Mar Dic 10, 2024 8:18 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Non entro nel merito della questione. Io credo che serva una transizione ecologica, ma nello specifico dovrei essere nato e vissuto in quei luoghi per capire il punto di vista dell'autore.

Dobbiamo valutare il racconto e secondo me questo è un buon racconto, scritto bene.
Non mi sono piaciute alcune immagini bucoliche un po' stereotipate, a mio avviso, tipo "col filo d'erba in bocca e il cappello di paglia". 

Altre immagini, invece, mi sono poco chiare, ma quello forse è un mio limite: che  vuol dire "piange il cielo terso, anche senza nuvole, il suo azzurro intenso sembra ritirarsi come il mare scosso da uno tsunami"?
Apparentemente sembra una bella frase ma non sono riuscito a capire com'è questo cielo. Alla fine mi è venuto un po' il dubbio che sia stata inserita per ottemperare al tema. 

Comunque il giudizio finale resta positivo.
Grazie

6Dimonios Empty Re: Dimonios Mar Dic 10, 2024 10:19 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Anch'io per andare in vacanza faccio il percorso citato da Molli e improvvisamente quei mostri mi sbattono in faccia, quasi per convincermi a cambiare direzione. Per come la penso io le pale eoliche sono la peggior forma di inquinamento che il nostro territorio davvero non merita. Non indago cosa ci sia dietro, ma di sicuro si tratta di malaffare in cerca di facili guadagni che non si preoccupa di desertificare le zone più amene del Paese.
Il racconto ha il pregio di fare notare il problema, anche se l'eccessivo lirismo, a volte, fa naufragare le belle intenzioni.
Primo racconto letto, e primo abbraccio.

7Dimonios Empty Re: Dimonios Mar Dic 10, 2024 11:46 am

gipoviani


Padawan
Padawan

La verità? L'ho trovato un po' retorico senza essere particolarmente coinvolgente o commovente. 
Pochi veri spunti innovativi e diverse cose già viste. Ho molto apprezzato tuttavia il refrain del rumore delle pale. 
Il tema solo sfiorato, non precipita molto dal cielo. 
Essere dissetati dal proprio sudore mi pare un ossimoro, non voluto. Perché non assetati dal proprio sudore?
Scusami autore/autrice, non sono stato colpito dal racconto, ma comunque sempre viva la Sardegna



Ultima modifica di gipoviani il Mer Gen 01, 2025 8:54 am - modificato 1 volta.

8Dimonios Empty Re: Dimonios Gio Dic 12, 2024 4:53 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Non sapevo che la Sardegna fosse oggetto di problematiche legate alle pale eoliche, ed è stato interessante leggere anche i commenti che il tema ha suscitato (e susciterà).
Anche io credo che una transizione ecologica sia necessaria, ma non so se abbiamo realmente i mezzi per farla, o per farla in maniera indolore.
Quando c'è da fare le frittate, nessuno vuol mai rompere le proprie uova, ed è comprensibile.

La riflessione che invece il racconto mi ha suscitato riguarda il tema del sabotaggio, che potrebbe anche essere uno dei temi portanti del racconto.
Mi ricorda una frase di Erri De Luca, pronunciata anni addietro a proposito dei sabotaggi in una zona a me piuttosto vicina, la Val di Susa, nei confronti dei lavori della TAV. Sabotaggio che venne definito parola "nobile e democratica", o qualcosa del genere.
Pur senza entrare nel merito, mi fa sorridere il modo in cui certe idee politiche o sociali piegano la realtà cercando di far passare concetti opinabili e molto specifici come grandi verità universali.
Non è passato molto tempo da quella frase, che un altro fatto di cronaca ha suscitato scalpore: non ricordo dove, ma un nugolo di gente arrabbiata andò a distruggere le scorte di abiti preparate per l'accoglienza di un carico di migranti, che poi dovettero andare altrove.
Ma il sabotaggio è nobile e democratico, e quindi chi può dire nulla?

Tornando al racconto: la storia in sé è interessante. Pensavo all'inizio fosse un qualche scenario da fine del mondo imminente o già avvenuta, poi tutto vira su toni più contemporanei. Non è un male ma si crea una sorta di frattura tra aspettativa e realtà, nel lettore.
La scrittura è interessante, un buon mix di descrizione e suggestione, con uno stile particolare. Ci sono dei refusi qua e là e qualche espressione un poco strana, ma nulla di penalizzante.
Alla fine non succede molto in termini di storia, e forse questa è l'unica pecca del racconto.

A parte il tema, in realtà.
Qui effettivamente non riesco a leggere il cielo o i fenomeni del cielo come tema, a dirla tutta non so neanche se il vento conti come un fenomeno celeste.
Il tema si focalizza piuttosto su una forte dose di ambientalismo, questo sì.
Sarebbe stato perfetto per lo step precedente.

9Dimonios Empty Re: Dimonios Gio Dic 12, 2024 6:58 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

sono sincero, non mi è piaciuto.
per svariati motivi. a parte il fatto che il tema proprio non c'è (ok, le pale eoliche svettano verso il cielo, ma non mi pare basti).
poi devo dire che questo furore verso le pale mi pare esagerato. certo, sventrano il paesaggio, ma possono essere molto utili, secondo me.
inoltre ho trovato fastidioso il ripetersi del fuf-fuf-fuf.
opinione personale.
ho notato alcuni refusi
Penso sempre che non tutti la pensano come me
Capita che il nonno s’incanta ancora e guarda nel vuoto


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10Dimonios Empty Re: Dimonios Sab Dic 14, 2024 11:15 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

La prima cosa che mi viene da scrivere dopo aver letto questo racconto è un grande complimento all’aut* per il coraggio nell’aver preso una posizione netta pur sapendo che in molti potrebbero pensarla diversamente.
Il racconto è scritto bene al netto di un refuso (Oggi, proprio a casua di questo tempo inclemente) e scorre bene anche se in un paio di punti il salto improvviso costringe a una breve sosta per riposizionarsi correttamente (il punto più critico è tra il segnale dell’orologio e il ci sentiamo già al sicuro, almeno per me).
Bypasso il discorso tema in quanto mi sembra che qui si faccia fatica anche a considerarlo sfiorato nonostante l’aspetto ambientale sia centrale, ma di cielo o di precipitazioni se ne parla proprio pochissimo.
Resta il bel rapporto tra nonno e nipote con qualche passaggio che, magari possa apparire un po’ scontato, colpisce il lettore strappandogli un sorriso di tenerezza e raggiungendo momenti di poesia.


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11Dimonios Empty Re: Dimonios Ven Dic 20, 2024 8:21 am

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Il tema di questo racconto è molto attuale. 
Ho apprezzato la delicatezza della storia nel suo svolgimento, nonostante il ritmo lento.
Non sono sicuro se una persona ammalata di Alzheimer abbia la lucidità descritta in alcuni passaggi. Il nonno è un bel personaggio, a prescindere, perché rappresenta la memoria. La scelta di presentarlo ammalato non mi convince, anzi, forse lo penalizza. Ma questa è solo la mia semplice opinione.
Nel complesso è un racconto interessante. Bravo autore!

12Dimonios Empty Re: Dimonios Ven Dic 20, 2024 12:40 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un po' di errori e imprecisioni.
- "a casua di questo tempo": causa;
- "Capita che il nonno s’incanta ancora e guarda": s'incanti, guardi;
- "Non ero sicuro che avesse approvato": avrebbe;
- "il cielo era blu cobalto": non è un errore, ma l'espressione mi sembra un po' forzata in bocca a un anziano contadino.
Anche la frase "dissetati dal loro stesso sudore" mi lascia perplesso, ha un che di ossimoro che non mi suona bene. Forse voleva essere "assetati", non "dissetati".
E ho molte perplessità anche sulle condizioni atmosferiche della prima parte del racconto. Dall'incipit fino al "sonoro schiaffo sulla guancia destra" e al successivo "Quanto gli voglio bene" sembra che tutto si svolga nello stesso giorno (forse nella stessa mattinata); ma all'inizio abbiamo un sole che brucia la terra e proietta le ombre che tormentano il protagonista; poi, improvvisamente, arriva la pioggia ("Piange il cielo terso"; "questo tempo inclemente"). Penso sarebbe stato utile inserire o uno stacco temporale oppure qualche segnale del passaggio dal sole alla pioggia.
In definitiva, a parte il bel rapporto nonno-nipote, mi sento di salvare poco di questo racconto, nel suo ondeggiare fra il bucolico e il rivoluzionario.
E poi, mi perdoni l'autore, non sono d'accordo col messaggio che il testo vuole veicolare: non mi piacciono le azioni di sabotaggio, specie se mascherate da proteste poco più che velleitarie. Ancor meno qui, dove aleggia un'egoistica aria NIMBY.
M.


______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

13Dimonios Empty Re: Dimonios Ven Dic 20, 2024 10:52 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo è un bel racconto.
La decisione presa è forte, ma non mi sento di condannarla. L’aspetto ecologico ha una sua precisa connotazione nei caratteri di questo ragazzo, un guerrigliero che agisce per la sua giusta causa. 
Il cielo ha questo rumore assordante e ripetitivo, insistente e fastidioso.
Mi è piaciuto il legame profondo con la terra d’origine, e il rapporto con il nonno che poi non sembra così  rimbambito. 
Una prova molto buona.

14Dimonios Empty Re: Dimonios Dom Dic 22, 2024 9:22 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Il racconto si distingue per la profondità emotiva, la ricchezza del paesaggio interiore del narratore e l'abilità con cui intreccia temi personali e collettivi. La narrazione mescola nostalgia, denuncia e introspezione, sostenuta da una scrittura evocativa e piena di simbolismo.
Il cielo, in tutte le sue forme, è centrale e simbolico. Dal cielo azzurro e incontaminato del passato alla "pioggia che torna", fino al suono alienante delle pale eoliche che sembrano offuscarlo, il cielo è protagonista tanto quanto il narratore. È il custode del ricordo e il campo di battaglia del conflitto interiore del protagonista. L’atmosfera è resa magistralmente, sia nei toni assolati che nel contrasto con la pioggia finale.
Il narratore protagonista è un personaggio complesso e sfaccettato. Il suo legame con la terra e il cielo è viscerale, e la sua lotta per la preservazione del paesaggio si mescola con una riflessione morale su metodi e giustizia. Il rapporto con il nonno aggiunge profondità emotiva, fungendo da specchio e guida morale, e il suo punto di vista personale riesce a bilanciare il coinvolgimento emotivo con il senso critico.

15Dimonios Empty Re: Dimonios Lun Dic 23, 2024 9:05 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Oggi, proprio a casua refuso

con una schiaffo refuso

Racconto che solleva un vento di discussioni (direi anche più indicato per lo step precedente che per questo). Mi è piaciuto leggerlo e mi sembra anche ben strutturato a livello di composizione.
Bella l’idea del sottofondo sonoro che lega tutta la storia. Che si trattasse di pale eoliche viene messo in chiaro abbastanza avanti nella storia e allora, tornando indietro con la lettura, ho apprezzato meglio la descrizione iniziale dell’ombra relativa al passaggio delle pale stesse. Non entro nella discussione energia eolica sì o no ma c’è da dire che questo racconto è più in linea di altri col progetto “Pachamama” anche se, come ho detto, sarebbe stato più adatto al tema “vento” .

16Dimonios Empty Re: Dimonios Gio Dic 26, 2024 3:58 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): molti errori e imprecisioni.
  • Diverse serie di frasi concatenate e con subordinate, complicate da leggere; esempio: “Piange il cielo terso, anche senza nuvole, il suo azzurro intenso sembra ritirarsi come il mare scosso da uno tsunami, quasi avesse vergogna, per ciò che è costretto a vedere sotto di lui.”; la comprensione risulta difficile; in realtà ci sono due soggetti (il cielo terso e il suo colore azzurro, che genera una diversa serie di frasi) e il lettore, incespicando in questa prosa, perde il fino e la tensione emotiva;
  • “Oggi, proprio a casua”: causa;
  • “fuf - fuf - fuf” oppure “Fu - fu -fu”? Uniforma, per favore.
  • “mi ha accolto con una schiaffo.”: uno;
  • punteggiatura dei dialoghi; tre cose: 1) ogni dialogo, anche se la narrazione prosegue, deve concludersi con un qualche segno di punteggiature, fosse anche solo una virgola; 2) Devi decidere se i segni di punteggiatura li metti sempre dentro le virgolette dei dialoghi, oppure fuori; non puoi fare un po’ e un po’; 3) non puoi metterne due, come in questo stralcio: “…non ti avevo visto arrivare!», e continua…” (il fatto che una sia dentro le virgolette e l’altra fuori non significa: qui potevi omettere la virgola, il suo valore sintattico è assorbito dal punto esclamativo; stesso problema in altre parti del tuo testo).
  • “- "Capita che il nonno s’incanta ancora e guarda": s'incanti;
  • “Non ero sicuro che avesse approvato le mie intenzioni.”: avrebbe;
  • “Forse ne abbiamo evitato un altro ma chissà per quanto.” Il soggetto non è esplicito e non si capisce; abbiamo evitato che montassero un’altra pala? Allora è femminile (‘ne abbiamo evitata…’); ti riferisci a quello che il protagonista considera un disastro? Il contesto (prima e dopo questa frase) riguarda le pale, e quindi questa frase al maschile confonde.

Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…): la trama, piuttosto esile, appare come un pretesto per affermare alcuni principi politici collegati: la Sardegna è sottomessa a uno Stato sentito estraneo, le pale eoliche sono il male, fino al sempreverde “ribellarsi è giusto”; trovo poco interessanti, da un punto di vista letterario, i racconti con una tesi eccessivamente esplicita (morale, politica, qualunque); fior di scrittori del Novecento (dico Pasolini, ma potrei citarne molti altri) sono stati estremamente politici, e hanno scritto romanzi estremamente politicizzati, senza bisogno di scrivere in maniera didascalica quale fosse la loro tesi, quale la loro opinione. La tesi politica (morale…) dell’autore è sempre lecita (anzi: inevitabile), ma deve emergere dalla storia, dal contesto, dalle azioni dei protagonisti, da un clima complessivo, e tale emersione deve essere lasciata alla coscienza, capacità e sensibilità del lettore, non all’obbligo imposto dal narratore. Da questo punto di vista, quindi, il racconto non mi è piaciuto e, questione non trascurabile, non azzecca il tema assegnato (il tema era il cielo, non le pale eoliche o l’attivismo politico).
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): la sintassi oscilla fra frasi brevi separate da un punto, e frasi lunghissime ricche di subordinate; poiché, a mio avviso, non sempre la punteggiatura aiuta, la lettura a tratti incespica e perde il ritmo. Tesi troppo esplicita, come detto, che subordina trama e prosa rendendo vago il climax, uno qualunque. Di fronte a testi così manifestamente didascalici il lettore è chiamato a schierarsi non già per una presa di coscienza successiva all’empatia col protagonista e l’ambiente (come poteva accadere - non necessariamente - col citato Pasolini e altri), ma per semplice partigianeria, per una precedente adesione a un progetto politico-sociale (o, in questo caso, ambientale); la funzione politica della letteratura, a mio avviso (e dato e non concesso che ne debba avere una) non è di trovare conferme in lettori partigiani, o essere osteggiati da lettori “dell’altra fazione”, ma di suscitare emozioni e, attraverso queste, riflessioni, che possono essere etiche, politiche, sociali, culturali. La letteratura “politica” deve creare empowerment, se mi posso esprimere così, indirettamente, non essere “organica” a una visione politica in maniera sfacciatamente didascalica (col nonno che funge da coro greco, da vecchio saggio che approva in quanto depositario della cultura autentica del popolo).


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17Dimonios Empty Re: Dimonios Gio Dic 26, 2024 8:26 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Anche questo come altri un lavoro onesto, senza infamia e senza lode.
Però è uno di quei racconti che scaldano gli animi e fanno discutere, portando i lettori a prendere una o l'altra posizione. 
Che poi alla fine non so neppure se l'autore sia davvero contro l'eolico, magari è a favore e ha ritenuto più funzionale imperniare la narrazione su un punto di vista opposto al suo.
Non mi ha convinto la soluzione visiva che hai dato alla narrazione; tra il muro di parole e le frasi spezzatino(passami la licenza) è sempre meglio una via di mezzo.
Concordo con gli altri poi che è reso molto bene il rapporto tra nonno e nipote, davvero ben riuscito.

18Dimonios Empty Re: Dimonios Dom Dic 29, 2024 11:47 pm

Achillu

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Maestro Jedi
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Ciao, Penna.

Non posso dire a chi ho pensato, leggendo, però mi è venuta la pazza idea che potrebbe essere un lavoro a quattro mani. Magari non lo è, ma l'ho pensato.
È già il secondo racconto in cui l'impressione è che "il cielo" sia stato confuso con "il vento" dello step 4. Se devo seguire il "rimprovero" di Vivonic, anche in questo racconto il tema si è perso due volte, secondo me.
Mi fa strano notare delle distrazioni come "casua" per "causa" e "diglielo" per "dirglielo". Sotto altri aspetti la narrazione è curata, al punto che mi sembra strano trovare dei refusi.
La parte del raid arriva impreparata: il narratore non nomina mai nessuno a parte il nonno, nemmeno nelle scene iniziali; i compagni sono letteralmente dei fantasmi che appaiono e scompaiono, anche nelle scene finali i complimenti sono tutti per il narratore.
Il resto invece mi è piaciuto, al di là di come la penso sul tema (che non è cielo) tirato in ballo, la dicotomia del narratore nella sua relazione con il nonno e con le pale è ben gestita, tira fuori un personaggio non banale né scontato.

Grazie e alla prossima.


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19Dimonios Empty Re: Dimonios Lun Dic 30, 2024 6:27 pm

Menico

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Padawan
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Il tema dell'inquinamento paesaggistico e della conseguente desertificazione del territorio è trattato con molto coinvolgimento, anche se considero opinabile la soluzione adottata dal protagonista.
Interessante il rumore delle pale eoliche che fa da colonna sonora a tutto il racconto.
Qualche frase risulta banale e scontata.
Molto positivo l'attaccamento al territorio ed alla famiglia.                                                    Complimenti.


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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

20Dimonios Empty Re: Dimonios Gio Gen 02, 2025 11:35 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo è l’ultimo racconto che commento e devo dire che ho pensato a come comporlo per parecchi giorni, perché mi ha scombussolato e non poco.
La difficoltà nel commentare questo racconto deriva però, in prima battuta, dal non essere riuscita nonostante diverse letture a comprendere appieno se la Penna ha voluto scrivere un racconto che parla di amore per la sua (?) terra, traslando nel personaggio il desiderio di proteggere quel che ne rimane (e qui avevo pensato inizialmente a uno scenario post apocalittico), piuttosto che un racconto volutamente provocatorio, con il tema del sabotaggio per danneggiare le pale eoliche. Tanti argomenti di spessore.
A mio parere è un testo molto divisivo, nel senso che porta il lettore a schierarsi, a cominciare dal sabotaggio come arma di protesta per poi virare sulla questione dell’eolico sì/no.
Come da regolamento, non giudicherei mai la Penna in quanto persona, assolutamente: anche quando è mi capitato di incontrare nelle nostre sfide racconti divisivi, ho sempre lavorato sul testo e basta.
Quindi mi limito al commento del racconto semplicemente come racconto, lasciando da parte lo scombussolamento. E un testo scritto discretamente nelle singole parti in cui è suddiviso, una buona scrittura, ma l’insieme alla fine risulta un po’ disarticolato, squilibrato. Mi è arrivato molto forte il bel rapporto col nonno e i ricordi che ne derivano (e qui già sarebbe un bel racconto a sé stante), così come i ricordi della terra nel passato e la contrarietà per l’installazione delle pale, ma il filo che lega tutto è per me, molto labile, troppo costruito. La parte che tratta del sabotaggio è quasi affrettata, come se ci fosse il timore di togliere spazio al resto. Il cielo come tema principale dello step è poco presente, quasi inserito a forza.
Avevo preparato un commento più lungo, ma le riflessioni le ho messe da parte eventualmente per il terzo tempo.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

21Dimonios Empty Re: Dimonios Sab Gen 04, 2025 1:31 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Questo racconto è profondo e intenso sotto molti aspetti importanti: la devozione del protagonista alle sue idee e convinzioni, il rapporto stretto e quasi intimo con il territorio, il rapporto tenero e affettuoso tra il giovane e il vecchio. E proprio tra i parallelismi giovane vecchio/, passato/futuro si basa tutto il testo, con quella sottile strizzatina al si stava bene prima o era meglio quando si stava peggio che, se non adeguatamente supportate rimangono un pò fini a se stesse.
E il testo, anche se ben scritto e scorrevole, trova proprio nel netto schierarsi del protagonista il suo limite, perchè non sono obiettivamente analizzati i pro e i contro di queste ingombranti installazioni.

22Dimonios Empty Re: Dimonios Gio Gen 09, 2025 11:39 am

Achillu

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Maestro Jedi
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Immagine scelta per rappresentare il racconto sui social.


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