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1Appartengo al cielo Empty Appartengo al cielo Dom Dic 08, 2024 1:09 pm

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Non so cosa darei per una tazza di caffè fumante. Quello nel thermos è finito da un pezzo e nelle mie ossa sento ogni singola ora di volo.  
Certo che, se non avessi deciso di decollare nel bel mezzo della notte, non avrei potuto assistere alla meraviglia di questo cielo che si veste della prima luce.
L’alba qui nel Pacifico è un tale spettacolo, che varrebbe la pena di starsene quassù solo per ammirarla. Sono bastati pochi attimi perché l’aria si accendesse di colori che sfumano dall’oro, al rosa, all’arancio, fino al rosso intenso. Li vedo riflessi in miriadi di scaglie nell’oceano sotto di me. Il rombo dei motori è la colonna sonora che mi fa compagnia da quando ho lasciato Lae, più di duemila miglia fa; non conosco musica più bella.
E pensare che non ricordo nemmeno quando è stata la prima volta in cui ho visto un biplano alzarsi in volo; forse ero ancora una bambina che correva nei prati del Kansas. Da allora ho sempre sognato di conquistare i cieli, anche se, quando lo raccontavo, i miei compagni mi prendevano in giro.
A volte i bambini sanno essere crudeli.
Ricordo bene, invece, lo scompiglio che causai in famiglia qualche anno dopo, quando decisi di tagliarmi i capelli per somigliare il più possibile a un aviatore. Veramente avevo già cominciato ad accorciarli di nascosto un poco per volta, nella speranza che in casa non se ne accorgessero. Ma, quando finalmente terminai di racimolare i soldi per il corso di volo, mi feci coraggio e li tagliai talmente tanto, che avrei potuto essere scambiata per un ragazzo.
«Amelia, ma come ti sei combinata?» furono le parole più gentili che mi rivolse mia madre.
«Adesso molte donne li portano corti», tentai di giustificarmi. «E poi sono più pratici», soprattutto se ci si deve infilare in testa un casco da aviatore. Ma questa osservazione la tenni per me.
Se avessi dato ascolto a tutti quelli che mi dicevano che era un’impresa impossibile, non avrei mai pilotato un aereo.
Allora anche mia madre considerava con sufficienza il mio sogno e sperava ancora di riuscire a fare di me e di mia sorella Muriel delle “donne rispettabili”, ma quando vide che, non solo cominciai a frequentare davvero il corso per piloti, ma lo superai pure brillantemente, prese la saggia decisione di non ostacolarmi più.
Anzi, fu grazie a lei che un anno dopo riuscii ad acquistare il mio primo monoplano, un vero e proprio gioiellino. Il suo colore giallo gli valse l’appellativo di “Canarino”. Mi è sempre piaciuto dare un nome tutto mio agli aerei che piloto, proprio come facevo da bambina con i cavalli che montavo.
Da allora, quando non sono in volo, il mio viso è perennemente sollevato verso il cielo, intento a scrutarne ogni minima variazione: nubi dense o soffici come panna montata o anche una semplice increspatura nell’azzurro sono fonte di valutazioni e di calcoli sulla direzione e sull’intensità del vento, che però quasi mai riescono a tenermi a terra.
Molti mi giudicano temeraria e forse hanno ragione, ma solo in cielo mi sono sempre sentita veramente a casa.

Il sole ormai è sorto e fra non molto dovrei avvistare l’isola di Howland. Provo a mettermi in contatto con la nave della Guardia Costiera che mi fa da supporto.
«Itasca, qui King-How-Able-Queen-Queen, mi sentite?»
«King-How-Able-Queen-Queen, qui Itasca, vi sentiamo forte e chiaro. Vi segnaliamo condizioni meteo in peggioramento intorno all’isola.»
«Ricevuto Itasca. Riprenderò a trasmettere nell’orario prestabilito. Per allora dovrei essere in vista dell’obiettivo.»
Speravo che il cielo sereno mi avrebbe accompagnata fino alla prossima tappa e invece troverò ad aspettarmi il maltempo. Non mi preoccupa tanto il peggioramento del meteo, in realtà, quanto il rischio che le nubi troppo basse mi impediscano di avvistare l’isola e soprattutto la pista.
Proprio come cinque anni fa, quando col mio “Little Red Bus”, un Lockheed Vega monomotore, per colpa del maltempo sono stata costretta a ricorrere a un atterraggio di fortuna in un campo vicino a Londonderry.
Peccato, però, che tutti mi stessero aspettando a Parigi.
Quello fu di gran lunga il viaggio più emozionante della mia vita. E non solo perché fui la prima donna pilota ad attraversare l’Atlantico in solitaria.
In realtà, in pochi credevano che ce l’avrei fatta.
Ricordo che perfino George mi disse: «Cara, che senso ha attraversare di nuovo l’Oceano Atlantico? È un’impresa già brillantemente superata da Lindberg, cinque anni fa».
«Non mi importa, non è per la fama che voglio affrontare questo volo da sola», gli risposi. «Sei mio marito e dovresti conoscermi bene: volare mi permette di muovermi nel cielo in tre dimensioni, non c’è nient’altro che mi dia la stessa sensazione. Riesco a sentire la vita scorrermi dentro veramente solo quando sono sospesa nell’aria e le ali dell’aereo diventano un mio prolungamento».
Lui mi fissò negli occhi e io compresi lo sforzo che stava facendo per capire senza giudicare. Allora lo abbracciai stretto e gli sussurrai nell’orecchio: «Io non appartengo a nessuno, George, nemmeno a me stessa. Io appartengo al cielo».
Decollai da Terranova accompagnata da una piccola folla di donne e di uomini entusiasti; col naso all’insù salutavano la mia partenza, sventolando fazzoletti. Ma fra quelle persone si nascondevano anche alcuni scettici, soprattutto giornalisti, che non credevano che sarei riuscita nell’impresa.
Mentre prendevo quota, lasciandomi alle spalle il sole basso all’orizzonte, vidi il mare ammantato dalla foschia. In breve la nebbia si accoccolò lentamente con passo felino, poi passò oltre. Rabbrividii nell’udire il motore ronzare dolcemente e, nella mia solitudine, sospesa nel cielo che imbruniva, mi sentii a casa.
Spuntarono le prime le stelle; parevano attaccate fuori dalla cabina, così vicine da poterle toccare e io ero immersa nella notte stellata, come se fossi parte del firmamento.
Fu così che, cullata dall’abitacolo del monomotore, non mi resi conto che gli occhi mi si stavano chiudendo.
Mi riscossi quasi subito, fortunatamente, prima che il sonno prendesse il sopravvento. Inspirai profondamente per scacciare la stanchezza, ma in breve fui colta dai brividi: l’umidità della notte e le temperature rigide avevano stretto il Lockheed Vega nella morsa del gelo. Una patina ghiacciata stava ricoprendo il tettuccio di vetro e ben presto la visibilità diminuì drasticamente. Ma la cosa peggiore era che il ghiaccio aveva ricoperto le ali del monoplano, appesantendolo, e con terrore mi accorsi che non riuscivo più a manovrarlo.
Stavo perdendo quota, quando ebbi la prontezza di spirito di attivare il sistema di decongelamento pneumatico installato sul bordo delle ali, pregando che funzionasse. Dopo alcuni istanti in cui mi pareva di cadere in picchiata, alla fine il ghiaccio si staccò e così potei riprendere la traversata alzando il Lockheed a una quota più elevata, dove l’aria era più secca.
Mi godetti così le ultime ore di volo, convinta di riuscire a raggiungere Parigi entro il tempo previsto dal programma che avevo studiato a fondo, quando all’improvviso l’aereo fu scosso da una violenta turbolenza e in breve mi ritrovai in balia di un temporale ad alta quota. Le nubi dense e le forti piogge rendevano nulla la visibilità e intorno a me cominciarono a saettare i fulmini, accompagnati da tuoni assordanti.
Raffiche di vento improvvise si abbatterono sul velivolo, rendendo praticamente impossibile governarlo.
Non c’era nient’altro che potessi fare, se non cercare di mantenere l’assetto il più stabile possibile e stringere i denti. Ridussi la velocità, evitando manovre brusche, nella speranza di uscire presto dalla tempesta. Continuavo a controllare la strumentazione, quando mi accorsi che qualcosa non andava. Il collettore di destra aveva cominciato improvvisamente a emettere un rumore assordante, mi voltai per controllare e mi accorsi delle fiamme: il collettore aveva preso fuoco!
A quel punto cominciai a temere seriamente che non ce l’avrei fatta. Ogni cosa stava andando per il verso sbagliato e il cielo, che fino a quel momento avevo considerato casa mia, ora si stava rivelando mio avversario.
Cercai a tutti i costi di mantenere la calma, ricacciando indietro le lacrime, diedi uno sguardo al livello del carburante e controllai la rotta.
Inaspettatamente, così come era cominciato, il temporale diminuì d’intensità fino a sparire del tutto. Le nubi si stavano diradando e sotto di me potevo scorgere la superficie dell’oceano riflettere la luce del mattino come una lastra d’acciaio. Ma all’orizzonte non vedevo ancora terra.
Mi imposi di tenere a bada l’ansia, consolandomi all’idea che almeno mi ero lasciata la tempesta alle spalle, ma le emozioni intense di quella notte interminabile stavano facendo sentire il loro peso sul mio fisico debilitato anche dalle lunghe ore di immobilità e dalla mancanza di sonno.
La luce del giorno si riversò nell’abitacolo, costringendomi a calare sul viso gli occhiali dalle lenti oscurate, perciò non distinsi subito la linea che si stava delineando all’orizzonte.
Piansi di gioia quando d’un tratto mi parve di scorgere qualcosa che interrompeva la distesa sconfinata dell’oceano: ma certo, quella era la costa!
Controllai nuovamente il livello del carburante, poi cercai di aumentare la potenza, nonostante il collettore danneggiato, e in breve vidi sotto di me le acque fredde dell’Atlantico lasciare il posto a verdi praterie, su cui riuscii ad atterrare senza troppi rischi. Quando finalmente spensi il motore, mi abbandonai esausta contro il sedile.
Erano trascorse quattrodici ore e cinquantasei minuti da quando avevo salutato la costa del Canada e ora mi trovavo in Europa. Per la precisione nell’Irlanda del Nord, come seppi dopo.
Sono passati cinque anni da allora, ma ricordo ancora il calore della folla che mi accolse in patria al mio rientro negli Stati Uniti e perfino coloro che avevano predetto un mio insuccesso dovettero ricredersi.

Sto entrando in un banco di nuvole e secondo il mio Longines mancano solo due minuti all’orario stabilito per il contatto radio con la Guardia costiera; dall’Itasca mi avevano avvisato che il meteo non era buono nei pressi di Howland, quindi non dovrei essere molto distante dall’isola.
Accidenti, la lancetta dell’indicatore del carburante è decisamente inclinata a sinistra. Eppure il serbatoio era pieno quando sono partita da Lae e, secondo i miei calcoli, con i venti a favore il carburante avrebbe dovuto essere più che sufficiente per raggiungere l’isola.
«Itasca, qui King-How-Able-Queen-Queen, mi sentite?»
«Itasca, parla Earhart, sono a duecento miglia da Howland, cielo completamente coperto, passo.»
Non capisco, l’ora stabilita per il contatto era questa. Provo a cambiare frequenza.
«Itasca, sono Earhart, sto trasmettendo sulla frequenza tre-uno-zero-cinque. Mi sentite?»
Ancora nulla.
È meglio che scenda di quota, quassù continuo a brancolare nella foschia e ho perso il contatto visivo.
«Itasca, non riesco a ricevere il vostro segnale. Ora dovrei trovarmi a circa cento miglia da Howland. Continuerò a trasmettere su questa frequenza.»
Se almeno queste nubi si diradassero! Sono costretta a virare per cercare di uscire dal banco. Vorrei evitare di scendere troppo.

Ora la visibilità sta migliorando.
Dio ti prego, fa che riesca a stabilire il contatto visivo con l’isola. Ti prego, ti prego, ti prego…
Ecco, le nubi si dissolvono…
No, no, no… Vedo solo oceano!
Ma come è possibile? Sono così tanto fuori rotta? E perché l’Itasca non risponde ai miei messaggi?
Calma, Amelia, calma. Non è certo la prima volta che ti trovi in una situazione critica e te la sei sempre cavata. Respira a fondo e riprova.
«Itasca, dovrei essere sopra di voi, ma non riesco a vedervi. Il carburante si sta esaurendo. Non sono riuscita a raggiungervi via radio. Sto volando a mille piedi.»
Le sette e cinquantotto… È trascorso troppo tempo dall’ora fissata per il contatto radio. Cosa diavolo sta succedendo?
«Itasca, non vi sento. Inviate segnali vocali, così posso tentare di trovare la posizione via radio.»
Arriva qualcosa! È in codice Morse: “Impossibile inviare segnali alla frequenza richiesta stop… necessario conoscere direzione velivolo stop”.
Senza una comunicazione con la nave non mi è possibile ottenere informazioni corrette sulla direzione!
«Itasca, messaggio ricevuto. Purtroppo non sono in grado di determinare la direzione.»
Dio mio, questo silenzio radio mi fa impazzire.
Il carburante sta terminando e se sfrutto i venti di coda posso rubare ancora mezz’ora di volo, non di più. E poi?

Com’è che mi viene da ridere? Devono essere i nervi…
Mi torna in mente quella volta che fummo costretti ad attraversare l’Atlantico con un aereo munito di galleggianti per l’ammaraggio di fortuna. Allora io e il comandante maledicemmo quei pattini ingombranti, perché pesavano enormemente e non ci consentivano di alzarci in volo; adesso non so cosa darei perché il Lockheed montasse dei galleggianti al posto del carrello d’atterraggio, così inutile nel bel mezzo del Pacifico!

Mi sembra di impazzire. E ancora non si vede niente! Solo cielo e acqua.
Maledizione, non voglio ancora arrendermi!
«Itasca, sono sulla linea Uno-Cinque-Sette-Tre-Tre-Sette. Ripeterò questo messaggio alla frequenza di Sei-Due-Uno-Zero.»

È tutto inutile e io sono stanca.
Sarebbe così facile abbandonarsi alle correnti, come un gigantesco uccello di metallo. È una tentazione irresistibile.
Il cielo ora è magnifico, l’aria è così azzurra e screziata di nubi che mi sembra di essere in Kansas.
La gente pensa che il cielo sia uguale in qualsiasi parte del mondo e invece non è così. Qui nel Pacifico ha una sfumatura turchese, mentre altrove, come sopra le grandi pianure africane che ho attraversato giorni fa, è di una tonalità perlacea che ho visto solo a quelle latitudini.
Che sciocca sono stata a pensare che il cielo fosse la mia vera casa: le mie sono soltanto ali posticce e io sono destinata a restare a terra come un piombo. O a tornarci come un piombo.
Come un moderno Icaro, ho ambito avvicinarmi troppo al Sole e ho bruciato così le mie povere ali di cera.

Azzurro e silenzio, ciò che ho sempre desiderato per tutta la vita.
Un momento, c’è troppo silenzio! I motori non rombano più. Il carburante… Il carburante è terminato!
«Itasca, se mi sentite il carburante si è esaurito. Ripeto: il carburante si è esaurito. Sto sfruttando le correnti ascensionali.»
Le correnti ora sono l’unica forza che mi trattiene in aria.
Se guardo sopra di me e sotto di me vedo solo cielo. Quasi che cielo e oceano fossero la stessa cosa.
Sto planando sull’oceano e mi sento trasportata verso un posto bellissimo, semplice e sicuro, dove ogni cosa è comprensibile.
È strano: non provo più paura, né rimpianto.
Sono libera nell’aria, come non lo sono mai stata.
Perdonami George, se puoi, e non volermene…
Del resto l’ho sempre saputo e, in fondo, lo sapevi anche tu: non appartengo a nessuno, nemmeno a me stessa.
Appartengo al cielo.

2Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Lun Dic 09, 2024 12:50 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Una storia interessante dedicata a un personaggio che non conoscevo.
A quanto leggo in rete hai applicato qualche libera reinterpretazione, come il non inserire il personaggio di Noonan, il co-pilota, e hai optato per il finale più poetico e vago senza spazio per le, a volte bislacche, teorie alternative sulla fine di Amelia Earhart.

Il racconto oscilla tra una certa capacità di coinvolgimento emotivo e una sottile didascalicità, che a tratti abbassa l'empatia con personaggio e situazione.
Devi avere una discreta competenza di volo visto che padroneggi l'argomento con buona competenza, o almeno così sembra: io non ne capisco molto, sono sincero. I riferimenti tecnici non sono affatto fastidiosi, anzi, sono inseriti secondo me con la giusta dose di realismo e credibilità.

Molto buona la tensione nel finale.
Non conoscendo il personaggio, e non essendo sicuro se fosse realmente esistito, ero combattuto tra il credere a un finale lieto e forse un poco zuccheroso, e uno tragico. Questo ha aiutato a tenere alta l'attenzione e rendere bene il senso di inquietudine.

Buona la scrittura, anche se in qualche passaggio, soprattutto nella prima parte, il personaggio esce dai binari e si sente un po' la mano dell'autrice/autore, ma credo autrice. E' come quando un attore stecca un po' la voce e tu spettatore hai un sussulto e dici ah, già, sta recitando.
Poi però ritorni dentro la finzione.

Ultimo argomento, il tema.
Vista la premessa del CdL nel post d'apertura, cercherò di interrogarmi, a beneficio mio e di chi seguirà il ragionamento, su quanto il tema sia stato rispettato e quanto invece si sia finiti nell'ambientazione.
In questo caso specifico sono combattuto. E' vero, il cielo non è proprio il tema della storia, come non lo sono i tanti fenomenti atmosferici che compaiono qua e là, ma senza il cielo la storia della Earhart non avrebbe letteralmente senso.
Sì, forse il tema è più il coraggio di una donna che va contro gli stereotipi del suo tempo, oppure lo spirito d'avventura indomito, o anche semplicemente la reinterpretazione di un fatto storico, ma rimango indeciso.

Chiudo con una piccola indicazione di stampo logico.
Quando all'inizio l'aereo prende a ghiacciare, è poco sensato che Amelia si "ricordi" del dispositivo anticongelamento e abbia la "prontezza di spirito" di attivarlo. E' un'aviatrice esperta, avrebbe già dovuto essere nel mood di attivare l'aggeggio ai primi segnali di ghiaccio.

Nel complesso è un racconto buono, con più luci che ombre.

3Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Lun Dic 09, 2024 10:15 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Anche io ho curiosato in rete e ho trovato che Amelia Earhart, personaggio che non conoscevo, fu una famosa aviatrice, prima donna ad attraversare l'Atlantico in solitaria, soprannominata Lady Lindy e che l'aereo con il quale perse la vita, un Lockheed 10-E Electra, non fu mai ritrovato.
Quindi una donna carismatica e determinata, non solo nei confronti di se stessa, ma anche nei confronti dei pregiudizi sulle donne che contraddistinguevano la sua epoca.

Bene, il personaggio che troviamo in questo bel racconto mi sembra più soft di quello "conosciuto" in rete. Tuttavia questa versione di Amelia è sicuramente più genuina proprio perché ambientata a casa sua, ovvero in cielo. Lei stessa lo dice. 

Mi collego anch'io alle considerazioni preliminari del CdL, per cui in questo caso vedo il cielo come ambientazione, nella quale si compiono anche eventi atmosferici che turbano i voli della protagonista, mantenendo alta la tensione del racconto.

La scrittura mi è piaciuta, non ho trovato errori né refusi, la lettura è stata scorrevole. 

Grazie e Buone Feste!

4Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Mar Dic 10, 2024 4:35 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

storia che conoscevo ma ho riletto volentieri in questa reinterpretazione.
racconto scritto piuttosto bene, non mi pare ci siano refusi.
buone le descrizioni, anche se a tratti le ho trovate ripetitive.
tema... sì, c'è, anche se di striscio.
piaciuto.


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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Appartengo al cielo Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

5Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Ven Dic 13, 2024 9:09 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Io sono arrivato su questo sito durante il primo step e ho cominciato a partecipare al secondo. Devo dire che ho visto la qualità media dei racconti crescere, non so se questa sensazione sia arrivata a tutti.
Refusi a parte, non mi pare di averne visti qui, la qualità della scrittura è sempre buona, l'asticella si è alzata.
Fatta questa precisazione, ora è evidente che per giudicare un racconto bisogna andare più a fondo.
Questo è un bel racconto, ben scritto, curato!

Però mi sono un po' annoiato, almeno fino al finale. 
Non conoscevo la storia ma, a un certo punto, mi sono proprio detto: questo deve essere un fatto realmente accaduto, la rielaborazione personale, certo, ma quello è! 
Poi, alla prima lettura, ad un tratto non capivo più se stesse ricordando il primo volo o se si riferisse al volo che stava compiendo in quel momento.

Tutto si riscatta sul finale, dove c'è la giusta tensione, dove ci si chiede davvero cosa succederà. L'ultima parte è ottima.
Peccato però che manchi un personaggio. E questo è un neo, secondo me. Se si fa un racconto "storico" si può interpretare, inventarsi i pensieri dei protagonisti, assumere una teoria piuttosto che un'altra. Ma non si dovrebbe prescindere dai fatti certi, come la presenza di un copilota, ad esempio.

Ripeto: nel complesso ottima prova di scrittura.

Una cosa sul tema: a mio parere è stato preso in pieno, il cielo era lì, presente. Fino a questo racconto avevamo detto che il tema ambientalista non era vincolante, se non sbaglio.


Quindi brava/o e grazie.

6Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Sab Dic 14, 2024 11:16 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ultimo racconto che leggo e commento di questo step e la prima cosa che mi viene in mente è che non ho capito come dovevano essere scritti i racconti per centrare il tema proposto.
Direi che solo un racconto, a mio parere, lo ha veramente centrato e qualcun altro ci è andato vicino mentre in pochi lo hanno proprio mancato per cui mi riesce difficile trovare la dicotomia (otto sì e otto no) che ha fatto da premessa all’apertura dello step.
Venendo al racconto in commento lo metto tra quelli che si sono avvicinati abbastanza pur senza centrarlo pienamente.
Il racconto è scritto bene anche se, forse, un po’ troppo lungo; la parte centrale dedicata alla traversata atlantica con atterraggio a Londonderry, sinceramente mi ha un po’ annoiato.
Ho sbirciato in rete scoprendo che il personaggio narrato dovrebbe essere Amelia Earhart anche se mi resta un dubbio in quanto l’ultimo volo (quello qui narrato) non fu fatto in solitaria ma con lei c’era un co-pilota che scomparve nel nulla insieme all’aereo. Può darsi che l’aut* si sia pres* una licenza letteraria.
La parte migliore è quella finale, il lettore spera fino alla fine che in qualche modo la situazione si risolva positivamente; così non è ma l’alto tasso poetico delle ultime righe addolciscono ugualmente la delusione.
Non ho trovato refusi di sorta e la scrittura mi è sembrata davvero di alto livello, spesso molto elegante.


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Appartengo al cielo Badge-3

7Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Dom Dic 15, 2024 11:15 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Scritto bene, scorrevole. Anche se a volte un po' ripetitivo e non sempre avvincente 
Se devessi dire che mi abbia appassionato, tuttavia mentirei. Il personaggio è famoso e, almeno a quanto si legge, affascinante. 
Io questo fascino non lo trovo nel racconto, come non trovo neanche la tensione e il pathos dell'avventura. 
Non era facile condensare in un breve racconto la vita di un personaggio così straordinario. Non era facile mantenere alta la tensione durante la narrazione.
La mia stima per averci tentato, io non avrei saputo fare di meglio. 
Il tema mi pare solo sfiorato.

8Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Mer Dic 18, 2024 5:36 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Libera rielaborazione dell'ultima impresa di Amelia Earhart, così libera che nel racconto addirittura scompare il co-pilota che l'accompagnava e che scomparve insieme a lei. Parlando di una persona reale e di un fatto accaduto davvero, non so quanto questa libertà possa giovare al racconto stesso.
Il testo è comunque ben scritto, non presenta refusi e denota una certa competenza aviatoria da parte dell'autore.
Molto valide le parti in cui Amelia esterna le proprie impressioni e sensazioni, alle quali fanno da specchio le descrizioni del cielo e del mare e le loro variazioni di colore.
Il problema, secondo me, è che tecnica e poeticità non sempre sono ben bilanciate, con la conseguenza di rendere alcuni punti piuttosto pesanti: per esempio la rievocazione dell'impresa precedente, alla quale poteva anche essere dedicato uno spazio più ristretto.
Ottima invece la parte finale, nella quale l'emotività riprende il sopravvento e le descrizioni tornano riflesso dei pensieri e viceversa.
Una buona prova, che però non mi ha convinto fino in fondo.
M.


______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

9Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Dic 19, 2024 7:06 pm

Albemasia

Albemasia
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Anche in questo racconto protagonista è una donna, una pioniera del volo che ha fatto la storia, oltre che per le sue imprese, anche, purtroppo, per la tragica scomparsa.
Come in altri racconti letti, il cielo è sicuramente ambientazione, ma è anche vero che senza il cielo non ci sarebbe nemmeno la storia, quindi forse il tema è centrato in parte.
La vicenda è divisa in tre blocchi: quello del tempo presente; quello della rievocazione della nascita della passione per il volo e della trasvolata sull’Atlantico; quello finale, col ritorno al presente, che sfocia nell’epilogo inatteso.
Lo stile è un’alternanza tra linguaggio tecnico, giustificato dall’azione che avviene al tempo presente, e linguaggio più poetico, soprattutto nella descrizione del cielo, dell’oceano e, verso la fine, delle emozioni che chiudono in un finale non eccessivamente tragico, probabilmente frutto di una rielaborazione dell’autore/autrice.
Una storia emozionante, sicuramente meno nota della più rinomata vicenda “al maschile” di Lindberg.
Non ho notato refusi.

10Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Dic 19, 2024 11:33 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ma quante donne protagoniste in questo step! Vedremo alla fine anche quante autrici hanno accettato la sfida.
Anche qui una donna che ha fatto del volo una ragione di vita e, ahimè, anche di morte. Molto interessante ripercorrere la vita di Amelia Earhart, una figura leggendaria, una donna che ha aperto la strada a molte altre donne con la passione per il volo, camminando, o meglio volando,  su strade/rotte percorse solo da uomini e da tanti scettici, ma a testa alta, scrutando quel cielo cui sentiva di appartenere.
Peccato davvero per la sua morte, aveva sicuramente ancora tanto da dare e tanto da sfidare.
Il racconto è scritto bene, mi è piaciuto immaginarla bambina ribelle, donna libera a dispetto del periodo storico che voleva ancora la donna ai fornelli, madre amorevole e moglie devota. Sull’ultimo volo è stato scritto tanto, in molti hanno indagato su cosa potesse essere andato storto in quelle ore.
La Penna ha preferito raccontare delle sue ultime ore senza la presenza del pilota che l’accompagnava: una scelta che ha permesso di mettere in bella luce la forza di questa donna. Cosa abbia provato in quei terribili momento possiamo solo immaginarlo, e quindi va bene anche immaginarla serena e nel suo mondo.
Una bella scrittura, con un buon ritmo che tiene per tutto la lunghezza del racconto. Non mi ha emozionato particolarmente, sono sincera, pur conoscendo la vicenda, ma è stata l’occasione per ricordare una figura carismatica.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

11Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Ven Dic 20, 2024 8:24 am

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Purtroppo, Amelia non muore in cielo ma nel profondo dell’oceano… 
Detto ciò, che non è una incongruenza da poco, ho trovato il racconto molto intenso e piacevole da leggere, in particolare nella parte finale, la più incalzante a causa del silenzio radio della nave costiera di supporto.
Il tema è centrato e la scrittura è di buon livello. La presa di coscienza delle capacità femminili è passata attraverso le imprese di donne coraggiose e caparbie, di cui la protagonista ne è un esempio.
Per certi aspetti Amelia mi ricorda il Piccolo Principe, hanno la stessa innocenza e lo stupore di fronte alle meraviglie del creato.
Un plauso al suo creatore.

12Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Dom Dic 22, 2024 8:44 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Il racconto si distingue per la sua potenza evocativa, la ricchezza descrittiva e l'introspezione emotiva della narratrice. Il tema è centrale: il cielo non è solo un ambiente fisico, ma un simbolo di libertà, destino e sfida. Le condizioni atmosferiche, dai cieli tersi alle tempeste pericolose, incarnano le prove e i limiti affrontati dall’aviatrice, conferendo una tensione drammatica alla narrazione.
La prospettiva in prima persona amplifica l'intensità emotiva, rendendo palpabile il legame simbiotico tra Amelia e il cielo. La narrazione evidenzia il coraggio e la vulnerabilità di un personaggio che sfida i limiti fisici e sociali, pur consapevole della fragilità umana. Questo rafforza il contrasto tra la sua determinazione e le forze indomabili della natura.
Un racconto appassionante e poetico, che intreccia il cielo come elemento naturale e metaforico con la vicenda di un’eroina. La protagonista non solo vive nel cielo, ma lo incarna, esprimendo il desiderio di libertà assoluta e il sacrificio che comporta.

13Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Dom Dic 22, 2024 11:40 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Un racconto storico che parla di una donna aviatrice: Amelia Earhart. Sono ingredienti che mi piacciono molto per cui complimenti per la scelta. Non è facile immedesimarsi nei personaggi reali e trovo che tu abbia fatto un buon lavoro. Il testo è ben scritto, forse in alcuni passaggi un po’ lento e si rischia che l’occhio scivoli verso i paragrafi successivi senza soffermarsi troppo. Anche in questo caso il cielo c’è (e c9ne potrebbe non esserci?) ma sarà sufficiente per rispettare il tema?

14Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Dom Dic 22, 2024 6:27 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il cielo è un luogo dove perdersi, in questo caso non metaforicamente. 
La protagonista rivive gli ultimi attimi in modo freddo e razionale e, secondo me, il lettore lo percepisce. 
Questo crea un certo distacco mentre, invece, è chiara la passione per il volo che ha determinato le scelte a lei più congeniali.
Scrittura impeccabile e di alto livello, descrittiva e a tratti poetica.  
Mi ha ricordato la storia di un altro celebre aviatore, Antoine de Saint Exupéry, sparito nel cielo e diventato, ma non solo per questo, la leggenda che tutti amiamo.

15Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Mer Dic 25, 2024 8:31 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Bella storia e bella protagonista. Amelia ci porta tra le nuvole e ci fidiamo di lei anche se il finale sarà tragico.
L'unica vera delusione sta proprio lì.
Ma l'autore non può mentire solo per farci contenti.

16Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Dic 26, 2024 1:18 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto onesto che non appassiona quanto dovrebbe.
Bello il titolo, bello il concetto di libertà totale ed emancipazione che veicola, bello ed emozionante anche la parte finale.
Il limite che ho avvertito io è il taglio documentaristico che caratterizza la narrazione.
Tra l'altro può essere che questa sensazione sia solo una mia impressione, dovuta al fatto di conoscere per sommi capi le vicende della protagonista di questa storia.
Oppure è un effetto monografia, dove la scena è presa totalmente dalla protagonista e dalle sue vicende senza che ci sia praticamente spazio per nessun altro, neppure un comprimario.
Però, al netto di questo, la lettura nel complesso risulta interessante e gradevole.

17Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Dic 26, 2024 3:59 pm

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): nessun errore grave ma diverse imperfezioni:
  • “L’alba qui nel Pacifico è un tale spettacolo, che varrebbe la pena…”; la subordinata è ‘qui nel Pacifico’, e sarebbe andata bene fra due virgole, mentre quella da te messa dopo ‘spettacolo’ impedisce alla lettura di correre avanti partecipando alla meraviglia che la protagonista descrive; quindi, secondo me: “L’alba, qui nel Pacifico, è un tale spettacolo che varrebbe la pena…”
  • “A volte i bambini sanno essere crudeli.”; questa frase è inutile; l’accenno ai bambini che prendono in giro la protagonista serve come accenno, mantenuto vago, a un’infanzia della quale lei ricorda solo tratti episodici; ma il tema serve solo per introdurre la frase ulteriore, lo scompiglio creato in famiglia etc.; se invece insisti parlando dei bambini crudeli, attiri l’attenzione del lettore su un tema in realtà inesistente nel tuo racconto. A mio avviso ciò che nei testi letterari (e non solo quelli) è inutile, è generalmente dannoso; qui lo è nel senso detto: distrae, porta la mente del lettore altrove per poi farla tornare precipitosamente sul sentiero della trama principale. Non è un errore in senso stretto, ovvio.
  • Punteggiatura a fine dialoghi: o sempre dentro le virgolette (meglio) o sempre fuori.
  • “sfumano dall’oro, al rosa, all’arancio”; la prima virgola non ci vuole;
  • “il sole basso all’orizzonte”: poiché è evidente il riferimento all’astro in senso astronomico, va in maiuscolo: Sole;
  • difficile che il motore di quell’epoca “rombi”; oppure sì, romba, ma allora più avanti non dovrebbe “ronzare dolcemente”; credo…
  • Capisco che parliamo di Amelia Earhart; quindi non può sentire il rombo dei rotori (tipici di un elicottero, inventati quando la Earth era bambina) ma dei motori;
  • “ebbi la prontezza di spirito di attivare il sistema di decongelamento pneumatico installato sul bordo delle ali”; non so, mi sembra un’ingenuità; se a bordo c’è codesto sistema, lei lo sa e lo utilizza alla bisogna, non per un’improvvisa ‘prontezza di spirito’; mi sembra come scrivere “C’era una curva, ma l’automobile aveva il volante ed ebbi la prontezza di spirito di sterzare”; ma probabilmente sono ignorante di questioni aviatorie.
  • “ma quando vide che, non solo cominciai a frequentare…”; toglierei la virgola;

Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…): sempre piaciuti i racconti storici, e questo quindi è ok; diciamo: entro una cornice storica nota, forse una narrazione romanzesca dovrebbe dare qualcosina di più di una cronaca - per carità, più o meno fedele (sul meno vedi poco più avanti) - delle avventure della protagonista; per esempio approfondendo la relazione col marito; oppure lo scetticismo dei critici in un mondo maschilista; o ancora - e forse più importante - qualche dialogo col suo compagno di viaggio, visto che la Earhart precipitò assieme a Fred Noonan, di cui non c’è alcuna traccia nel racconto. Forse rappresentare l’angoscia dei due tramite un’interazione avrebbe aggiunto spessore. Questo o altri approfondimenti, anche in buona parte inventati (lecitamente) dall’Autore/trice, sarebbero stati la narrazione attesa, mettendo un pochino più sullo sfondo - se non altro per il limite dei caratteri disponibili - la parte di mera cronaca. In conclusione, si sa in anticipo come finirà la storia, non c’è un picco emotivo, una sorpresa narrativa, anche perché il testo procede per eventi singoli, uno appresso all’altro: c’è il ghiaccio sulle ali ma lei se ne libera, poi c’è la turbolenza ma lei la supera, e via così, con una successione di eventi che non crea drammaticità ma induce a una certa ripetitività poco emozionante.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): sostanzialmente buona, la storia procede bene, la scrittura è sorvegliata. Forse qualche dialogo un pochino fiacco (per esempio quello iniziale fra lei e il marito è eccessivamente didascalico e innaturale, appare costruito apposta per “spiegare” al lettore cosa alberghi nell’animo della protagonista, obiettivo inutile perché è chiarissimo dal senso complessivo del racconto). Non ho gradito alcuni passaggi che, per brevità, definirò ‘conformistici’; per esempio. “accompagnata da una piccola folla di donne e di uomini entusiasti”; questa cosa delle donne e degli uomini, delle bambine e dei bambini, delle lavoratrici e dei lavoratori ha veramente, ed eccessivamente, il sapore conformista del linguaggio politico-sindacale che nulla ha a che fare con una scrittura letteraria. Sono piuttosto sicuro che la Earhart, indubbia bandiera dell’emancipazione femminile, mai e poi mai avrebbe parlato così. La frase funziona benissimo in questo modo: “accompagnata da una piccola folla di persone entusiaste”. Per farti comprendere meglio il mio punto di vista: le frasi successive (ovviamente!) non parlano di “scettiche e scettici, giornaliste e giornalisti”; ti sarebbe sembrato ridicolo, giusto? Quindi non va bene nemmeno la folla di donne e di uomini (che è pure pleonastico, nessuno immaginava una folla di giraffe e tapiri). Comunque queste - che io considero delle piccole cadute di stile - sono piuttosto rare nel tuo racconto.


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Io vengo da una razza famosa per il vigore dell’immaginazione e l’ardore della passione (E.A. Poe, Eleonora).
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18Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Ven Dic 27, 2024 6:59 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
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Ciao, Penna.

Ho trovato interessante il lungo flashback, che alla fine ti ha permesso di parlare di due imprese di Earhart in un solo arco temporale. Se da una parte l'ho trovato interessante, dall'altra parte l'ho trovato un po' troppo cronachistico, carico di troppe informazioni pubbliche che, quindi, sono andate ad appesantire e soprattutto a oscurare la parte narrativa-inventiva più pura.
Invece la mancanza di informazioni sulla scomparsa di Earhart ti ha permesso di caricare di più la parte inventiva e si sente, il racconto recupera di interesse proprio nel finale e, da un certo punto di vista, è meglio, così resta un buon ricordo.
Dal punto di vista del "rimprovero" di Vivonic, trovo che il cielo e le precipitazioni atmosferiche siano più un'ambientazione che un tema, per ammissione stessa del racconto e del suo titolo. Ma potrebbe essere comunque considerato borderline.

Grazie e alla prossima.


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19Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Gen 02, 2025 6:50 pm

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Storia che non conoscevo e che ho letto con curiosità.
Nonostante l'ottima scrittura la prima parte è poco coinvolgente, la seconda parte si riscatta ma il finale
è facilmente intuibile e questo toglie phatos al racconto.
Un buon lavoro che non entusiasma.


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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

20Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Gen 02, 2025 8:38 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

A fine lettura mi sono chiesta: come mai un racconto che propone un personaggio così unico, intraprendente e a suo modo rivoluzionario, immerso in un'azione epica e tragica insieme, non è riuscito ad appassionarmi? Come mai Amelia non mi scuote, non mi stravolge e anzi, mi lascia sensazioni annacquate?
Logicamente queste sono le mie impressioni, ma credo che un testo così intenso e dinamico doveva lasciare dietro di sè un solco più netto e profondo.
Ho trovato davvero poco adatto il passaggio dove lei, una donna che immagino intraprendente e di polso si ricordi all'improvviso dell'opzione scongelamento ali e a riguardo trovo anche poco coerente il suo perdersi d'animo o il fatto che non riesca a stare sveglia quindici ore: ne viene fuori il ritratto di una donna emotiva che non riesce a essere lucida per affrontare i problemi (cosa che non credo sia vera...).
La parte finale si carica eccessivamente di un taglio poetico che ammazza la tensione e toglie alla donna tutta la sua forza e decisione: era una donna di eccezionale fermezza e volontà, probabilmente morire in volo era una cosa che aveva considerato, ma era pur sempre una donna e manca tutto lo sconforto e la disperazione di dover fronteggiare una situazione del genere.
Il racconto è d'avventura, ma non trasmette grinta e determinazione che avrebbero reso il testo un fascio di nervi tesi e il lettore completamente affascinato da questa donna e dalle sue imprese eccezionali.

21Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Gen 09, 2025 12:12 am

Albemasia

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Cavaliere Jedi
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Mi ripeto anche qui: davvero non credevo di ottenere tutti i consensi che mi hanno portata al podio, per cui ringrazio ancora una volta il CdL, di cui temevo il giudizio, soprattutto in questo racconto.
E poi grazie anche agli altri autori che mi hanno votato: @Giammy, @Susanna, @Gimbo e @Caipiroska, da cui in particolare mai mi sarei aspettata un voto, considerato il suo commento. Perciò doppiamente grazie!

Il tema di questo step, di per sé apparentemente facile, mi aveva lasciata indecisa sul da farsi, perché temevo di mancare di originalità.
Inizialmente mi era venuta l’idea di ispirarmi alla storia di Lindberg e della sua trasvolata atlantica del 1927. Quando ho cominciato a documentarmi, però, mi sono apparse notizie di un’altra traversata atlantica in solitaria, forse meno nota, avvenuta appena cinque anni dopo. Il pilota questa volta era una donna: Amelia Earhart.
A quel punto ho tralasciato il progetto originale e mi sono concentrata sui documenti che ho trovato in rete, relativi ai voli della Earhart, in particolare sulla trascrizione originale del registro radio delle ultime comunicazioni fra Amelia e la nave di supporto Itasca, conservato negli archivi nazionali statunitensi.

Manca il copilota nel mio racconto, è vero. Ma questo mi ha permesso, come ha rilevato @Susanna, di mettere maggiormente in luce la figura di Amelia Earhart, a costo di sacrificare – a torto o a ragione - un personaggio realmente esistito che aveva preso parte all’impresa della Earhart e ne aveva condiviso la sorte.

La scelta, però, di riportare i dialoghi in maniera abbastanza fedele agli originali, nonché di utilizzare alcune frasi (tra cui quella che costituisce il titolo del racconto) attribuite alle diverse interviste fatte ad Amelia Earhart, ha in realtà penalizzato il testo, come rilevato in diversi commenti, rendendolo “troppo documentaristico” (@Byron.RN), “cronachistico” (@Achillu,).

Come sempre ho trovato utili le osservazioni implacabili di @Claudio Bezzi, sia dal punto di vista della scrittura, sia da quello della qualità stilistica.
Tuttavia continuo a non condividere quella parte di commento dove Claudio critica la scelta dell’inserimento della punteggiatura nel discorso diretto, osservando che “Punteggiatura a fine dialoghi: o sempre dentro le virgolette (meglio) o sempre fuori.”; in realtà le indicazioni che ho trovato in merito sono discordanti.
Per scrupolo ho approfondito ulteriormente le ricerche facendo riferimento ancora una volta al sito dell’Accademia della Crusca, dove ho letto che in realtà “Per le virgolette e il trattino la posizione degli altri segni interpuntivi è meno rigida e può dipendere ancora una volta da singole scelte editoriali.”
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/la-punteggiatura/143
Così ho provato a consultare diversi documenti, tra cui ho rinvenuto questa scheda riassuntiva molto interessante che riporta un’”Analisi della gestione dei dialoghi di dieci (fra le più note) case editrici”: https://www.oblique.it/images/formazione/dispense/punteggiatura_dialoghi_scheda.pdf da cui si evince che ogni editore fa un po’ come gli pare.
In questo marasma di informazioni, alla fine ho deciso di attenermi alla regola (che mi pare chiara e condivisibile) la quale prevede che quando si scrive un periodo composto dal solo discorso diretto, la punteggiatura va all’interno del dialogo.
Esempio: «Vado a fare la spesa.»
Se il dialogo invece è introdotto da una frase, le cose cambiano. La punteggiatura a quel punto riguarderà la frase e non dovrà essere inserita all’interno del dialogo.
Ad esempio:
Mi disse: «Vado a fare la spesa».
Il punto chiude il periodo fuori dal dialogo.
Regola, a onor del vero, anch’essa criticata da più parti, perché ritenuta un po’ troppo rigida, ma che io ho deciso di “sposare” e che qui ho trovato ben riassunta: https://www.editorromanzi.it/come-usare-la-punteggiatura-nei-dialoghi/
Del resto ciò che è fondamentale è assumere una regola a ragion veduta e poi mantenere la coerenza della scelta per tutto il testo. Cosa che ho cercato di fare anche in questo racconto.

A Achillu e Giammy garba questo messaggio

22Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Gen 09, 2025 11:55 am

Achillu

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Maestro Jedi
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Appartengo al cielo _dde3910
Immagine scelta per rappresentare il racconto sui social.


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23Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Gio Gen 09, 2025 3:52 pm

Albemasia

Albemasia
Cavaliere Jedi
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Un'immagine davvero molto bella, dove il cielo predomina. 
Comprensibile che un'aviatrice intrepida come Amelia Earhart sentisse di appartenervi incondizionatamente...
Grazie!

A Achillu garba questo messaggio

24Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Ven Gen 10, 2025 6:48 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Questo era il mio racconto preferito dello step Smile
Complimenti anche qui!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

A Achillu garba questo messaggio

25Appartengo al cielo Empty Re: Appartengo al cielo Ven Gen 10, 2025 10:52 pm

Albemasia

Albemasia
Cavaliere Jedi
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vivonic ha scritto:Questo era il mio racconto preferito dello step Smile
Complimenti anche qui!
Grazie anche qui!  Appartengo al cielo 1f604 
Sono molto contenta che il mio racconto ti sia piaciuto, anche perché nei miei precedenti racconti difficilmente sono riuscita a "conquistarti"...
Questa volta poi ero quasi certa che non avrei portato a casa nessun risultato. Perciò sono doppiamente felice.

A vivonic e Achillu garba questo messaggio

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