In chiusura del recente post che ho dedicato a "Tutta la vita che resta" di Roberta Recchia ho scritto che non è vero che non ci sono autori e romanzi italiani di livello; bisgona solo saperli scovare e per questo ringarzio di cuore l'amico Giuseppe Lucarella.
Ecco, Giuseppe Lucarella ha amato intensamente questo libro e me lo ha consigliato e prestato e questo romanzo conferma quanto scritto per la Recchia: un romanzo italiano di una scrittrice italiana scritto molto bene e decisamente di alto livello.
E se il libro della Recchia è dolorosamente emozionante e copinvolgente, quetso della Vetra è doloroso a un livello in certi momenti insopportabile.
Ambientato tra Castrocaro e Forlì negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale, il romanzo è un concentrato di tutta la crudeltà e la cattiveria che l'essere umano è in grado di compiere e di cui quegli anni sono stati uno dei massimi esempi della Storia.
Sono due le eroine di questa storia nella Storia, Redenta e Iris, due donne a loro modo straordinarie. vittime due volte, uno del momento storico in cui si trovano a vivere e uno, il peggiore, della violenza dell'essere umano maschio nei confronti dell'essere umano femmina.
Redenta è la "scarognata" cui la vita ha negato tutto eppure è l'unica che riesce a vedere con occhi densi di vera umanità tutto ciò che avviene intorno a lei; nella sua apparente debolezza si dimostra donna di una forza interiore incredibile, capace di resistere alle avversità della vita e di un uomo di una violenza bestiale (la scrittrice non ci risparmia nulla delle peggiori violenze che un essere umano può infliggere a un suo simile) ed emergere con forza esemplare nelle pagine finali del libro.
Iris, d'altro canto, è un po' il suo alter ego, apparente più forte e decisa rispetto a Redenta ma anche più fragile in quanto soggetta, come qualsiasi essere umano , a quel terribile sentimento che si chiama "amore" di fronte al quale finisce per perdere se stessa e quello in cui crede, senza peraltro perdere agli occhi del lettore tutto il suo straordinario fascino e la forza che le deriva dal credere con la massima convinzione in quello che fa.
le storie di Redenta e di Iris si incrociano, alternandosi nelle diverse parti del libro, entrambe raccontate in prima persona dalle due protagoniste, finendo con svelare tutti gli incroci nel finale del romanzo.
la Verna governa tutta la complicata storia con vera maestria, riuscendo a tenere viova l'attenzione e la curiosità del lettore per tutte le 400 e passa pagine grazie a una trama costruita con grande abilità e inserendo la sua storia nella Storia.
Nella nota lla fine del romanzo, Nicoletta Verna ci tiene a sottolineare che "in questo romanzo non c'è niente di vero, eppure non c'è niente di falso. Non c'è niente di vero, perché la storia è del tutto inventata, eppure non c'è niente di falso perché quasi ogni vicenda parte da racconti e personaggi di cui in qualche modo ho letto e avuto notizia".
E, amio parere, la grandezza di questo romanzo sta proprio nella facilità con cui il lettore "crede" a tutto quello che swcorre sotto i suoi occhi e nella sua mente che, per quanto terribile, risulta, ahimè, estremamente veritiero e per questo, forse, fa ancora più male costringendo, in certi momenti a chiudere il libro e aspettare qualche ora prima di ripenderlo e proseguire con la storia.
Fafina, Bruno, Vetro, Diaz, Adalgisa, Marianna, Vittoria e tanti altri, diciamo, comprimari sono personaggi indimenticabili che, una volta chiusa l'ultima pagina, resteranno ancora a lungo nella mente del lettore.
Ecco, Giuseppe Lucarella ha amato intensamente questo libro e me lo ha consigliato e prestato e questo romanzo conferma quanto scritto per la Recchia: un romanzo italiano di una scrittrice italiana scritto molto bene e decisamente di alto livello.
E se il libro della Recchia è dolorosamente emozionante e copinvolgente, quetso della Vetra è doloroso a un livello in certi momenti insopportabile.
Ambientato tra Castrocaro e Forlì negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale, il romanzo è un concentrato di tutta la crudeltà e la cattiveria che l'essere umano è in grado di compiere e di cui quegli anni sono stati uno dei massimi esempi della Storia.
Sono due le eroine di questa storia nella Storia, Redenta e Iris, due donne a loro modo straordinarie. vittime due volte, uno del momento storico in cui si trovano a vivere e uno, il peggiore, della violenza dell'essere umano maschio nei confronti dell'essere umano femmina.
Redenta è la "scarognata" cui la vita ha negato tutto eppure è l'unica che riesce a vedere con occhi densi di vera umanità tutto ciò che avviene intorno a lei; nella sua apparente debolezza si dimostra donna di una forza interiore incredibile, capace di resistere alle avversità della vita e di un uomo di una violenza bestiale (la scrittrice non ci risparmia nulla delle peggiori violenze che un essere umano può infliggere a un suo simile) ed emergere con forza esemplare nelle pagine finali del libro.
Iris, d'altro canto, è un po' il suo alter ego, apparente più forte e decisa rispetto a Redenta ma anche più fragile in quanto soggetta, come qualsiasi essere umano , a quel terribile sentimento che si chiama "amore" di fronte al quale finisce per perdere se stessa e quello in cui crede, senza peraltro perdere agli occhi del lettore tutto il suo straordinario fascino e la forza che le deriva dal credere con la massima convinzione in quello che fa.
le storie di Redenta e di Iris si incrociano, alternandosi nelle diverse parti del libro, entrambe raccontate in prima persona dalle due protagoniste, finendo con svelare tutti gli incroci nel finale del romanzo.
la Verna governa tutta la complicata storia con vera maestria, riuscendo a tenere viova l'attenzione e la curiosità del lettore per tutte le 400 e passa pagine grazie a una trama costruita con grande abilità e inserendo la sua storia nella Storia.
Nella nota lla fine del romanzo, Nicoletta Verna ci tiene a sottolineare che "in questo romanzo non c'è niente di vero, eppure non c'è niente di falso. Non c'è niente di vero, perché la storia è del tutto inventata, eppure non c'è niente di falso perché quasi ogni vicenda parte da racconti e personaggi di cui in qualche modo ho letto e avuto notizia".
E, amio parere, la grandezza di questo romanzo sta proprio nella facilità con cui il lettore "crede" a tutto quello che swcorre sotto i suoi occhi e nella sua mente che, per quanto terribile, risulta, ahimè, estremamente veritiero e per questo, forse, fa ancora più male costringendo, in certi momenti a chiudere il libro e aspettare qualche ora prima di ripenderlo e proseguire con la storia.
Fafina, Bruno, Vetro, Diaz, Adalgisa, Marianna, Vittoria e tanti altri, diciamo, comprimari sono personaggi indimenticabili che, una volta chiusa l'ultima pagina, resteranno ancora a lungo nella mente del lettore.