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Messaggio Da Different Staff Sab Feb 27, 2021 5:45 pm

A quanto pare, Vida si sposa, nella Chiesa Piccola.
Le ho strappato la promessa che non avrebbe  più preso sul serio il lavoro che faceva.
Lei mi ha strappato la promessa  che l’avrei sposata.
Nel  senso che sarei stato il prete del suo matrimonio.
Lo sposo, il regalo lo ha fatto di nascosto: un bel giradischi, un bel disco e un bel divano.
 
Sei  del mattino, dopo un muffin e un caffè caldo la Portineria non mi appare più come un buco maleodorante. Osservo il pezzetto  del  porto commerciale sul Tamigi, ancora scuro di alba, per riuscire a vederci qualcosa. Qui si scazzottano e accoltellano spesso  di prima mattina senza perdere tempo a  camuffare  le loro sbronze.
Mi  sposto, pure nel  retro della Portineria c’è puzza di urina e cicche, che quella è la variante inglese del nostro oratorio, e andrebbe tenuta più pulita. La Chiesa Piccola accanto è piccola davvero,  bastiamo io e don Marco a tenerla in piedi. Non è nemmeno servito farla bella, ci passa poca gente appassionata di Dio.
La Portineria  è l’unica forma di affetto che qualcun altro ha scelto per me, e i suoi frequentatori sgangherati  sono  il mio orgoglio.
Circondo con il braccio la spalla dell’uomo in preda a colpi di tosse su una panchina accanto alla Portineria, è Fabian, un profugo polacco che conosco bene, un perditempo alto e forte che mi aiuta nei lavori pesanti  del giardino.
Siamo in pieno 1965, in piena  guerra con l’alcol, con le sostanze, con autodistruzioni varie, e questa zona di Londra è un laboratorio di sbandati.  Asciugo la fronte di Fabian con il fazzoletto, ha la febbre, io non posso fare più di tanto.  Qui ci sono pochi dottori, è difficile contattarli,  come è difficile avere soldi e bel tempo. Lo farò stare nella Portineria qualche ora, gli darò caffè caldo e aspirina, non conosco altri modi per curarlo. Lui è sospettoso, ha timore che chiami l’ospedale o la polizia. Gli accendo la tv.  Lo faccio sdraiare sull’unico divano disponibile e immediatamente si addormenta. E’solo sbronzo.
 Fa freddo per niente. Mi avevano dipinto Londra come una città umida e fredda. Ma i giudizi sono sempre contaminati da sensazione soggettive, specialmente sotto Natale. Qui sono i vecchi quelli che aspettano il Natale, mica i bambini. Per gli inglesi l’infanzia è solo un pezzetto della loro esistenza, per nulla importante. Aspettano solo di diventare grandi. E questa cosa è angosciante per un sacerdote come me che  invece di trattare con i bambini si trova a rivolgersi a degli uomini in attesa di diventare uomini.
 Me ne devo andare se non voglio addormentarmi vicino a Fabian che russa come un tricheco. 
Mi infilo una Kent in bocca, mi godo i rimasugli dell’alba su un Tamigi sempre più silenzioso, e penso che  questo posto farà pure schifo, ma per chi ci vive è impossibile avere una vita mediocre.
Resterò tutta la vita sotto il bagliore di questa storia, rispettandola, anche se non mi fa impazzire.
- Don Mario?
- Sì?
- Buongiorno, -quanto ti ho cercato ieri, Don Mario.
- Mi sono toccate due estreme unzioni.
- Come faccio a sapere quando non ci sei?
Solo rispondendo in modo più brusco di quanto richiesto dalla conversazione riuscirò a metterla a tacere.
- Non essere sciocca, quello è un momento particolare, non potevo sottrarmi.
- Va bene, scusami, Don Mario. - Non ti vedo da due giorni, tre ore,ventiquattro minuti, e mi rimproveri?    
- Stai esagerando, Vida, devi trovarti un compagno, se non vuoi stare sola. Io sono un povero prete.
Fisso i suoi occhi di cristallo. La nostra confidenza è molto stretta, l’odore del mio abito talare sporco si mischia all’odore dolce del suo abito colorato.
Qualcosa di metallico urta nel porto. Urta di nuovo,  tre,  quattro volte. Sembra una campana sfuggita al campanile, poi si capisce che  è un container che si acquieta con un tonfo.  Il cerchio enorme e muto che contiene la Portineria, ritorna enorme e muto.  Pure la stella frantumata sulla teca di vetro che conserva il presepe in miniatura smette di vibrare.
Vida,  non ha il fiato dei  soliti alcolizzati. Le punte dei suoi seni si accostano a me. Sono pesanti, nemmeno il suo affanno  riesce a sollevarli.  Mi bacia il palmo della mano sinistra con la bocca rossa, morbida e rugosa.  Non ha la solita aria sprezzante. Il mio sguardo  le inietta una luce più tenera e serena.
Ci parliamo a turno.
- Quelli del porto vogliono farmela pagare, se non mi prostituisco per loro, don Mario. - Proprio ora che volevo smettere.
Con finta  indifferenza,  le dico : ‘Su di me puoi sempre contare,  entriamo dentro e racconta.’
Vida,  sembra un dipinto di Pizarro, la luce bassa della stanza affidata a un’unica finestrella le garantisce pudore e anonimato.
- Ti libererò di loro, anche se mi ci vorrà la fiamma ossidrica per farlo. - Non sono stato sempre un prete, posso diventare consapevole e cattivo.
Vida, in coma morale, è ammutolita, ma si fida di me,  anche quando un po’ la spavento. L’ho seguita nelle cure cliniche durante la disintossicazione e  si vanta molto di questo.  Quando viveva ventiquattro ore su ventiquattro in crisi di astinenza, le sono stato vicino per aiutarla a togliere lo strofinaccio dell’LSD dal suo giovane cervello. Lei era un’anima pura da salvare. In quel periodo nessuno si sentiva in colpa nell’usare acidi e al porto te li servivano su un piatto d’argento.
- Don Mario, non voglio che tu faccia pazzie, hai già fatto tanto per me, non devi rischiare.
- Certo sarebbe più semplice rivolgersi alla polizia, ma tu non la vuoi nemmeno sentire nominare.
Usciamo dalla Portineria, l’aria è fredda, comincia a cadere qualche fiocco di neve.
 I gabbiani, sazi,  dormono accanto ai secchioni per tenere d’occhio la loro riserva di spazzatura.
Vida, ora è meno raggrinzita e quasi bella nella sua gonna corta arancione e il cappottino giallo.
Ogni volta che fisso la banchina il mio sguardo diventa feroce, come se quei  vigliacchi dovessero sbucare da sotto l’asfalto e mettermi un coltello alla gola. Un forte sentimento di compassione me la  fa stringere al petto. Ho la testa e lo sguardo immobile, come in una foto tessera. A un palmo dal mio naso le lentiggini la fanno sembrare più ragazzina.
Comincia a nevicare forte e la neve aggiusta  tutto il paesaggio, i magazzini decrepiti sembrano scatole per le scarpe, bianche. Rientriamo nella Portineria. Vida si allunga sul divano ancora caldo di Fabian, che se n’è andato senza salutare. Vida  conosce bene la storia di quel divano. Di quando l’ho trovato in mezzo alla stanza con un biglietto : Fai stare comoda la gente che ti ama.
La portineria è sempre aperta, ma rimasi comunque sorpreso per tanta generosità. Parlo lentamente, come se Vida fosse incapace di seguirmi , per la stanchezza. Le metto una coperta sulle gambe nude, accendo la stufetta elettrica, preparo il caffè. So come si sta a non dormire per niente. Il divano ora sta nella parete di fondo, la zona più calda della portineria.
- Non ho nulla da mangiare, ma ci sono i biscotti della signora Denver, quelli che prepara con le sue mani.
- Uhm…ti vuole bene la signora Denver, - dice improvvisamente presente.
- Vuole bene a Dio e pure a me, sì.
- Non me l’aspettavo il presepe. Bello, l’hai fatto tu?
- L’ha fatto la  signora Denver maneggiando con le pinzette nella teca di vetro, io non sarei stato capace.
- Comincia a essermi antipatica questa signora tuttofare.
-  Ha l’età di mia nonna. Rido.
- Questo pavimento ha l’aria di non essere lavato da mesi, più tardi gli darò una bella spazzata.
- Ora dormirai qui?
- Sissignore, e tu mi terrai compagnia, sei avvinto o no dalle mie gambe nude?
Arrossisco e dico di no. Puerile, falso e tremolante, riempio le tazze di caffè.
Cosa c’entro io con una prostituta che ha passato metà della sua vita tra alcol, droga e brutte avventure?
E se entra qualcuno come farò a giustificare la sua presenza?
Più mi immalinconisco e più mi affeziono a lei, al suo cumulo di errori, al suo strambo eroismo di prostituirsi tutte le sere, senza paura, nella zona più malfamata di Londra.
- Se resti qui nessuno ti verrà a cercare, - dico mentre lei osserva la tela grezza e bianca della neve dalla finestrella.
Mi  fanno più paura le eventuali domande della signora Denver  che i brutti ceffi che vogliono farle del male. Ho l’abito talare che mi difende, e mi dà forza. La osservo da vicino, ha il respiro leggero e la riga le spacca il cranio in due,  come la rilegatura di un libro. Le voglio molto bene, anche se non conosco altro linguaggio per dimostrare amore che ingozzarla di caffè. La solitudine non mi ha mai spaventato, nemmeno in un paese straniero,  e poi non mi avanza mai troppo tempo per sentirmi solo con tutta la gente a cui devo badare. Pure chiusi,  i suoi occhi sembrano scintillare. Accosto due sedie per ricavarne una specie di  giaciglio e allungare le gambe.  La piccola asciugamano del bagno mi farà da coperta umida e improvvisata. Mentre ancora lavoro sul mio letto provvisorio  sento il suo richiamo melodioso.
- Mario, vieni  qui a riposarti, inutile che cerchi, non ci sono altri letti vuoti nella stanza.
La sparizione del  ‘don’ mi preoccupa un po’,  ma allento il colletto da prete, mi tolgo le scarpe scalcagnate.
Per la prima volta nella mia vita sono sdraiato accanto a una donna. La gonna le è salita sopra le ginocchia tonde. Mi giro dall’altra parte.A dieci centimetri da lei, la sento ridere. Rido pure io, sottovoce. Sono riguardoso, silenzioso, attento. Sembro un faraone egizio imbalsamato, con tutta la piramide addosso. Il suo corpo accanto a me è ‘significativo’. Ecco la parola giusta ‘significativo’. Siamo due soggetti che spesso faticano a stare insieme, ma che non possono fare a meno uno dell’altro.
- Che fai, non dormi?
- Non sono abituato a dormire di giorno e tu sei una categoria di essere umano per me nuova.
- Di che genere?
- Inquietante.
- Tutto l’amore che hai lo dispensi in giro, solo con me ti tiri indietro, faccio schifo?
- Non dirlo nemmeno per scherzo, sono due anni che ti seguo, devi  solo trovarti un bravo ragazzo, uno che ti meriti.
- Ma chi trovo, qualche derelitto come me.
- La tua storia e uguale alla storia di tante donne, questa è la peggiore periferia del mondo, anche se qualcosa sta cambiando.
- Mi piaci tanto quando fai il professore, ti intendi pure di Beatles e Rolling Stones?
- Be’ se vuoi ascoltare un bel disco, lo metto, è accanto al presepe, me lo ha regalato con tutto il giradischi il mecenate segreto. - L’ho trovato sopra il divano, deve essere lo stesso donatore. - Se non voglio regali dovrò cominciare a chiudere la Portineria a chiave.
- Povero don Mario, - non ti basta la signora Denver come mamma premurosa. - ora ti faranno addormentare le canzoncine dei  fedeli devoti.
- Non è una canzoncina.
- Dimmi il titolo del disco, avrà un titolo, o no?
- Unchained melody. - Ma è troppo triste la canzone, parla di catene non te lo faccio ascoltare.
- La conosco.
Si blocca, come uno spazzaneve contro un cumulo di neve.
Le scendono lacrime grosse, giganti. Tenute dentro, accumulate  e sigillate da una vita.
Pregare, per  Vida  non ha senso, ma io sono un prete. E lo farò.
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Messaggio Da Ospite Lun Mar 01, 2021 1:58 pm

Allora, inizio subito col dirti che mi piace tantissimo come hai reso i Docks: non solo sono parte integrante del racconto, ma soprattutto sono descritti bene e con attenzione. Certo, ho qualche perplessità riguardo a quanto quella Portineria sia effettivamente una portineria, ma quello che più mi disturba a riguardo di quell'oratorio d'oltremanica è l'espressione con cui l'hai descritto, ossia variante inglese. Penso che il tuo intento fosse quello di fare un rimando alla triste situazione che stiamo vivendo adesso, però non capisco a che pro. Secondo me stona e basta, sia dal punto di vista temporale (nel senso che col 1965 non c'entra nulla) sia dal punto di vista lessicale ("variante" non mi sembra un termine molto adatto al contesto, specialmente quando si poteva usare versione). In ogni caso, il racconto è molto solido, con una trama ben delineata, impreziosita dai descrizioni molto particolareggiate e perlopiù efficaci. In più, ho molto apprezzato il rapporto quasi padre-figlia che si instaura fra il prete e la prostituta, tratteggiato con toni delicati, amorevoli e oserei dire molto verosimili. Tuttavia, accanto a espressioni riuscite ("strambo eroismo di prostituirsi tutte le sere", "faraone egizio imbalsamato, con tutta la piramide addosso", "sbucare da sotto l’asfalto") ce ne sono altre molto strane e che non mi convincono granché ("sotto il bagliore di questa storia","lo strofinaccio dell’LSD", "consapevole e cattivo"). Inoltre, trovo strano che don Mario si preoccupi di quel che penserà la gente di lui che ospita la povera Vida, quando poco prima si dice orgoglioso dei derelitti che aiuta. Comprendo che sarebbe stato sconveniente, ma vista la sua missione e il suo altruismo non credo che se ne dovrebbe fare un così gran problema. In ogni caso, è un bel racconto rosa le cui descrizioni e il tenero affetto fra i due protagonisti sono senza dubbio il suo punto di forza.

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Messaggio Da Antonio Borghesi Lun Mar 01, 2021 7:29 pm

Una meravigliosa storia. Scritta veramente bene e super piacevole da leggere. I due personaggi potrebbero perfino essere reali. O almeno tu ce lo fai credere perchè nella vita reale questo potrà succedere solo molto difficilmente. Il tuo è un bel racconto di Natale che ho apprezzato comunque molto.
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Messaggio Da paluca66 Lun Mar 01, 2021 10:15 pm

Il racconto è molto bello e credibile anche se siamo un po' ai limiti, dal mio punto di vista, del "rosa".
E' molto bello il rapporto che c'è tra il prete e la ragazza, è molto bello seguire il prete che si sente "tentato" dalla femminilità di lei, lo hai umanizzato in maniera perfetta, non credo che i preti siano sempre e comunque superiori al fascino femminile.
Ci sono immagini molto belle che arricchiscono stilisticamente il racconto ed è un peccato che nella rilettura ti siano sfuggiti alcuni refusi il più grave in questa frase 
La tua storia e uguale alla storia di tante donne
dove manca l'accento alla "e".
In generale l'editing è poco curato gli spazi dopo le virgole e dopo i punti sono spesso doppi, è un peccato perché se è vero che ciò che conta è il regalo, spesso anche una bella confezione è in grado di valorizzarlo maggiormente.
Te lo scrivo non per essere pedante ma per le prossime volte.

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Messaggio Da Petunia Mar Mar 02, 2021 8:46 pm

Devo dire che questo è uno dei racconti che ho apprezzato di più. Mi piace tanto la scrittura così semplice e diretta. Il calore e l’umanità dei personaggi soprattutto nella figura di Mario, arrivano direttamente al cuore di chi legge. Non ci sono artifici, né storie strappalacrime. La realtà è quella che è. Nascerà un amore? Forse no. Anzi non credo proprio. Forse quell’amore ė già lì, ma ha poco a che vedere con la carnalità. Le imprecisioni si possono correggere, il titolo lo puoi “variare” ma l’atmosfera che hai saputo rendere mi ha completamente conquistata. Nel mio podio ti trovo un posto sicuro.
Complimenti di vero cuore.
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Messaggio Da paluca66 Mar Mar 02, 2021 9:53 pm

E' da ieri sera che ci penso... Io quel nome, Vida, l'ho già letto da qualche parte...  La variante inglese 4049221606

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Messaggio Da Petunia Mar Mar 02, 2021 10:29 pm

Anche io Paluca🧐
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Messaggio Da Petunia Mar Mar 02, 2021 10:29 pm

Anche io Paluca🧐
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Messaggio Da Arianna 2016 Mar Mar 02, 2021 10:36 pm

Confesso una grande invidia per questa capacità naturale di scrivere con uno stile, anche se non dovrei provarla, perché appunto il tuo è un talento con cui si nasce e non è possibile imitarlo.
Un bel racconto: atmosfera, poesia che nasce dalle scabrosità della vita; un dipinto, un quadro.
Forse in realtà più un racconto d’ambiente e di personaggi che un rosa, di cui però c’è una spruzzata.
Uso originale (e forse un po’ al limite dei paletti) della portineria, un modo personale per aggirare l’ostacolo.
Qualche espressione molto bella, qualcuna più oscura.
Un po’ di formattazione da sistemare.
Vorrei maneggiare le parole come fai tu.
Bel pezzo.
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Messaggio Da gemma vitali Mar Mar 02, 2021 10:43 pm

Una bella storia due persone che si aggrappano l'una all'altra in qualcosa che assomiglia all'amore e forse in un certo senso lo è.
Il titolo non ha nessun riferimanto alla storia che viene raccontata.
Lui è un uomo di salzezza, lei si sente protette dal suo don Mario e quasi lo provoca.
Il tema mi fa rimanere perplessa è un rosa , magari un rosa chiaro con pois scuri.
Il racconto risulta essere però molto gradevole.
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Messaggio Da Akimizu Mer Mar 03, 2021 9:28 am

Sono sicuro, conoscendo l'autore, che i commenti da maestrina non gli interessino particolarmente, né tantomeno gliene possa fregare granché di questioni come attinenza al tema o al genere e altre amenità. Ho deciso allora di fare due commenti, uno sarà tra parentesi, e riguarderà questioni marginali, l'altra invece, come direbbe Barbara D'Urso, lo farò col cuore.
(Ci sono tanti refusi a questo giro, siccome so che da questo punto di vista sei preciso, a differenza della formattazione, ballerina anche qui come in tanti altri tuoi lavori, penso che il problema sia stata una rilettura superficiale o comunque una revisione frettolosa. Niente di che, insomma. Più evidente e di peso è invece il fatto che hai giocato sul filo del fuorigioco sia per quanto riguarda il genere - stando almeno alla definizione canonica di rosa - che per la portineria, che stando al nome del concorso avrebbe dovuto essere la protagonista. Invece è solo una stanza che si chiama portineria, ma in realtà non lo è, avrebbe potuto chiamarsi Giacomo e il racconto non sarebbe cambiato. Altro punto che mi ha lasciato un po' così è l'assenza di intreccio, non di trama, quella c'è ed è corposa, parlo proprio di sviluppo della narrazione. È un enorme fermo immagine, meglio, è lo slow motion di un'emozione.)
Ma come sempre tutto si frantuma quando finisco di leggere e rimango un paio di minuti a fissare con l'aria ebete le parole che ho appena assorbito, la felicità delle metafore ardite, l'umanità, la consistenza dei personaggi. Perché è tutto vero ciò che ho scritto tra parentesi, ma in definitiva non me ne importa nulla neppure a me. Quanta potenza c'è nella debolezza di questi due personaggi? I conflitti e i nodi stretti nell'animo di don Mario non credo si scioglieranno mai, lui è - in eterno - l'uomo immobile, schiacciato da un peso immane, quello delle pene altrui, sdraiato di fianco a una donna che potrebbe amare. Ma non lo farà, non so perché, ma so che è così. Questo non è un racconto di un amore che sta nascendo, è un racconto sul momento immoto in cui ci si rende conto che l'amore non sarà. Questi due non-amanti, sdraiati di un divano logoro, fermi, mentre fuori scende la neve sottile. Don Mario è un personaggio complesso, Vida invece rimane più standard, la prostituta con una vita piena di dolore, errori, espedienti, eppure capace di sorridere, invincibile, fino quasi alla saggezza di chi le ha viste tutte e tanto, più di così. Non la sto criticando, anzi, mi limito a registrare.
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Messaggio Da Danilo Nucci Gio Mar 04, 2021 9:23 am

Potrei parlare a lungo dei doppi spazi, dei piccoli difetti di forma, del fatto che la portineria c’entra perché ce l’hai voluta far entrare per forza ma non aggiunge niente alla storia, del titolo che non mi convince. Soffermarmi su tutto questo sarebbe quasi offensivo per un racconto che è bellissimo e quasi perfetto, a dimostrazione che quest* autore/autrice è una spanna al di sopra della media, un talento naturale che, purtroppo, si ha o non si ha.
“la riga le spacca il cranio in due, come la rilegatura di un libro”
Sicuramente da podio.   
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Messaggio Da Midgardsormr Gio Mar 04, 2021 9:37 am

Ciao autor*

Sono rimasto folgorato. La prepotenza di questo rosa, mi ha colpito come il Torino - Milano, dritto in faccia.
E allora, dei refusi che ci sono, non mi interessa. Della portineria abbozzata, chissenefrega.
Seguo la strada di molti, dicendoti che le parti importanti del tuo racconto funzionano perfettamente. I personaggi sono quasi vivi, li ho visti formarsi davanti a me mentre leggevo, potenza della tua scrittura.
Se poi vogliamo essere pignoli, con un paio di riletture potrai mettere a posto le imperfezioni.

Avevo riempito la mia classifica, ma come un giudice di XFactor, una sedia non posso non dartela.

Grazie della lettura.

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Messaggio Da Byron.RN Gio Mar 04, 2021 10:43 am

Ciao Autore Misterioso,

sei uno dei miei scrittori preferiti e lo sai, visto che sei quasi sempre nella mia cinquina.
Sono pochissime le volte che non mi hai convinto e questa è una di quelle.
Non è per la formattazione, i refusi, punteggiatura e cose varie, io con te non le guardo più.
La storia non mi convince. Io quando leggo cose tue sento la magia, le atmosfere, la poesia, qui le intuisco tutte queste cose ma non le sento.
Le metafore e le immagini che solo tu riesci a creare anche qui ci sono, ma non sono sufficienti per dare quello sprint alla storia.
Forse sarà l'ambientazione oltre confine, una insicurezza che ti prende quando devi trasportare le tue storie fuori Italia, ma io non riesco a sentire questa storia solida e potente come il solito.
Anche i personaggi sono buoni(tu sei bravo a dipingerli) ma questa volta non escono fuori dalla carta con tutta la loro potenza emozionale.
Poi mettiamoci anche la portineria che è ripetuta continuamente ma non è rappresentata, il genere rosa che è solo sfiorato. Forse sarò esagerato, ma in questo step ho visto tanti fare le pulci, andare avanti col misurino del farmacista, e magari mi sono lasciato irretire anch'io da questo metro di giudizio.
Anche se a questo giro non sei tra i miei preferiti so che mi perdonerai: credo che qualche dubbio su questo pezzo lo hai pure tu, poi mi dirai.
E comunque io rimango sempre un tuo grande fan.
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Messaggio Da Susanna Gio Mar 04, 2021 10:48 pm

Il racconto è probabilmente il più bello tra quelli letti, e me ne mancano due o tre.
La descrizione dei luoghi è precisa e pare proprio di esserci. Tutti proviamo ad immaginare i luoghi descritti nei romanzi, ma talvolta manca quel particolare che fa la differenza.

Questo racconto mi ha preso fin dalle prime righe: frasi corte e secche per concetti chiari. Parole in più sarebbero state sprecate e avrebbero rovinato il ritmo. "Devi stare qui con me - sembra dire l'autore/autrice - fino alla fine. Senza se e senza ma.Devo dirti in fretta tante cose… semplifichiamo, poche parole, sennò scappi.
Ma al contempo è lento ed equilibrato: ogni cosa al punto giusto nel momento giusto, senza far perdere concentrazione, senza lasciarti staccare.

Questo mi sembra un punto di forza rispetto ad altri lavori: tenere legato il lettore senza che si distragga andando a curiosare oltre, perché qui insomma… un po’ mi annoio, o è troppo scontato, o ho già letto cose simili.
I personaggi ne escono ben delineati: hanno un loro posto, un ruolo preciso, un destino segnato da cui non si sgarra.
La loro storia è già stata scritta, quindi per essere raccontata non occorre inventare niente.
Complimenti. Lo rileggerò sicuramente perchè è intrigante.
Insomma, quando un racconto è scritto bene, bisogna darne atto.

______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Messaggio Da Ospite Ven Mar 05, 2021 7:26 pm

Vanno tutti in portineria a dormire o a sanguinare.
Mentre il prete prova a trasmettere calma.
E io come mi dovrei sentire? 
Mi tocca commentare quei segnali di redenzione, silenziosi, ordinati, poco preziosi.
Mi tocca commentare quella neve, di un bianco sporco, che sbuca da una finestrella.
Perché in un posto dove i sentimenti vengono evitati, pure i panorami piccoli vanno bene.
Se il prete è timido e garbato.

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Messaggio Da vivonic Sab Mar 06, 2021 10:46 am

Purtroppo devo constatare che questo racconto è scritto davvero molto male. A parte problemi di refusi vari riferiti a punteggiatura e formattazione (spazi a caso), c’è un errore ricorrente che bisogna che ti togli per sempre, amico Autore: la virgola tra soggetto e predicato. Oltre a essere un errore abbastanza grave per uno scrittore, ha anche il terribile difetto di inceppare la lettura nella sua scorrevolezza, e quindi ha il potere di bloccare il pathos. Ne ho visti davvero troppi per segnalarteli tutti, però, a titolo esemplificativo e non esaustivo, controlla: Il cerchio enorme e muto che contiene la Portineria, ritorna
Vida,  non ha
Vida,  sembra
Vida, ora è 
 
Peccato, perché il racconto ha il suo potenziale e ha delle immagini che davvero solo certi Autori sono in grado di fare, però trovo che tu non abbia nemmeno amalgamato bene i requisiti previsti dallo step, e che inoltre è inquadrabile nel genere rosa solo per il rotto della cuffia...
Inoltre devo aggiungere che è un racconto molto difficile da leggere; questo anche perché ci si trova di fronte a un muro di parole. Alle volte il racconto ha bisogno anche delle sue pause non solo nell’intreccio, ma anche visive. Frasi più corte, qualche a capo in più, in modo da alleggerire la lettura e conferire il giusto ritmo.
Così com’è per me non ci siamo proprio, mi spiace.
Al prossimo step Wink

______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Ospite Sab Mar 06, 2021 1:35 pm

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Messaggio Da ImaGiraffe Sab Mar 06, 2021 5:27 pm

Siamo di fronte ad un quadro triste, malinconico e ricco di verità. il racconto potrebbe essere ambientato nel 1965 come nel 2021, perché quella realtà è trasversale e piena di sfumature. 
Io però non ci ho sentito "la pancia" non mi ha emozionato come forse avrebbe dovuto, in più non mi sembra sia un racconto rosa.
Come qualcuno diceva in un altro commento, sembra che l'amore tra i due sia più come quello che ci potrebbe essere tra un padre ed una figlia o un fratello ed una sorella. 
ecco forse manca la passione, manca il pugno allo stomaco.
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Messaggio Da Resdei Sab Mar 06, 2021 5:42 pm

Ciao
Ti confesso che il titolo mi aveva “indispettito” perché, sentire parlare di varianti, in questo periodo, mi fa brutto.

Poi scopro che è la portineria...la variante inglese del nostro oratorio.

 
La prima parte è perfetta, introduci i personaggi dipingendoli sopra una tela. Questo tuo modo di raccontare permette al lettore di entrare subito in empatia con loro.
Non esiste giudizio, tu racconti perché sei loro, stai con loro.
Se mi permetti piccola stonatura: la parola portineria, ad un certo punto, viene ripetuta troppe volte, come se volessi essere certo che la "stanza" della tua storia fosse quella giusta
 
Ho percepito, in questo punto, uno sbalzo temporale, dal presente,

ma rimasi comunque sorpreso

 
ti riporto le frasi che ho preferito, ma ce ne sono varie:

le spacca il cranio in due, come la rilegatura di un libro.

 

Di quando l’ho trovato in mezzo alla stanza con un biglietto: Fai stare comoda la gente che ti ama.

Tutto il racconto è, per me, una storia d’amore, perché l'amore non è solo quello passionale, ma è prendersi cura degli altri, amandoli per quello che sono.
mi spiace che qualcuno non l'abbia inteso così.
a me è arrivato ed è rimasto questo.
complimenti 
ciao e a presto
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Messaggio Da Molli Redigano Dom Mar 07, 2021 8:04 pm

Un rosa che non si concretizza, quindi non è un rosa. Come un giallo senza, per esempio, il movente. Si parla d'amore è vero, quello di un prete che giornalmente spoglia se stesso di tutto (materiale e non) per metterlo a disposizione del prossimo. Sul finale, il rapporto speciale tra Mario e Vida sembrerebbe virare verso un amore di tipo sentimentale e, vista la professione di Vida, carnale. Ma non accade. 

L'ambientazione docks è rispettata e anch'io mi complimento con l'aut per aver saputo sapientemente creare la scenografia. Per ciò che concerne la portineria (che tra l'altro è scritta in maiuscolo e ripetuta varie volte nelle prime righe del testo), ho qualche dubbio, poiché oltre a non essere una vera e propria portineria, appare come un appartamento, una casa qualsiasi. Insomma, con i docks si è stati precisi, con la stanza meno. 

Detto quanto sopra, il racconto comunque funziona, aldilà degli errori grossolani con gli spazi, qualche aggiustamento visivo (formattazione) e i refusi già segnalati. 

Non capisco molto il titolo, anche se lo usi per definire la portineria stessa, succursale "pericolosa" dell'oratorio.

Discreto lavoro per me, con qualche accortezza in più (ho avuto la sensazione di una narrazione, come dire, affrettata) il prodotto finale sarebbe stato decisamente migliore.

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Messaggio Da Fante Scelto Lun Mar 08, 2021 12:59 pm

Non si può esordire nel commento di questo racconto senza partire dallo stile incredibile con cui è scritto.
Ha qualche alto e basso, non è sempre costante, ma le espressioni che impiega e il ritmo cadenzato, preciso, con cui è scritto sono ammalianti.
Forse è vero, i personaggi escono meno dal "foglio" rispetto ad altri lavori che ho letto in giro, però mantengono quella vibrazione, quel battito, che li rende vivi a tutti gli effetti.

La vicenda in sé, è vero, si congela prima di concretizzarsi nei crismi del rosa, però alla fine una forma d'amore c'è, si sente, e non è solo quella per gli altri che ogni buon cristiano dovrebbe provare.
E' proprio quella emotiva, sentimentale, nel senso più terreno del termine.
A me è arrivata.

In definitiva? Un ottimo lavoro, peccato i problemi di forma.


EDIT - ecco dove avevo già sentito il nome Vida.

Spoiler:
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Messaggio Da mirella Mer Mar 10, 2021 8:14 am

Don Mario si racconta. Parla della sua vita di prete italiano, derelitto tra derelitti, in una delle zone più degradate di Londra. Si descrive come un sacerdote buono che, prima di occuparsi della salvezza delle anime, si occupa delle persone, dei loro corpi. Si occupa di Fabian e di Vida animato da un sentimento di compassione, di solidarietà umana.
A un certo punto pare che tra Don Mario e Vida stia nascendo un sentimento diverso, ma non è così, lui è un prete e si limiterà a pregare per lei.
Pure Vida sembra attratta dal sacerdote, ma forse è solo indispettita nel vedere che le sue provocazioni lo lasciano indifferente: “Tutto l’amore che hai lo dispensi in giro, solo con me ti tiri indietro, faccio schifo?” In realtà, la ragazza ricorre al sacerdote perché è spaventata dalle minacce di alcuni portuali: “Quelli del porto vogliono farmela pagare, se non mi prostituisco per loro, don Mario. - Proprio ora che volevo smettere.”
In effetti non è chiaro se Vida si sposa; nell’incipit la cosa viene data per certa, allora non ha senso che Don Mario la esorti a trovarsi un compagno, ma forse la ragazza ha già abbandonato l’idea dopo le minacce dei portuali. Incongruenze di senso ne ho viste altre, ma non mi dilungo.
Insomma le indicazioni dello step sono rispettate, non tanto il genere.
Non mi soffermo sugli errori, lo ha già fatto Vivonic. Però ti do una notizia, autore. Asciugamano è un sostantivo maschile. Un asciugamano piccolo, tra l’altro, potrebbe fare da coperta solo a Pollicino.
Concludo con uno spunto di riflessione, sperando che ti sia utile: certe similitudini, immagini, metafore “paiono cantare, ma sono come un cigno che deraglia”.
Parola di Umberto Eco. Non è il Vangelo, ma c’è da fidarsi.


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Messaggio Da caipiroska Mer Mar 10, 2021 11:43 pm

Che bello questo racconto!
Forte e intenso, con intere frasi che sembrano ricamate addosso a personaggi e situazioni: un lavoro sartoriale, da artigiano della parola che cura con grande attenzione tutti i piccoli particolari che impreziosiscono il racconto.
Forse però questa cura eccessiva del dettaglio in alcuni punti sacrifica la storia stessa: Vida alla fine sembra sposare il misterioso mecenate che ha regalato il divano, il disco e il giradischi, ma di lui non sappiamo niente e, tra l'altro, proporre questo finale già dall'inizio ( e poi abbandonarlo a se stesso...) non mi è sembrata un'idea azzeccata.
Leggendo questo testo si rimane ammaliati dall'uso originale e quasi surreale delle parole, dalle immagini indelebili che riesci a inventare: preciso, diretto e immediato. Riuscire a scrivere così per la maggior parte di noi è impossibile... Però, proprio per questo, del racconto mi rimangono impresse alcune immagini, mentre la trama no, rimane ai margini.
Peccato davvero per aver sottovalutato la forma, la struttura e alcune regole grammaticali, anche se i geni, si sa, esistono proprio per infrangere le regole.
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Messaggio Da Arunachala Gio Mar 11, 2021 8:20 am

premesso che secondo me di rosa c'è davvero pochino, devo segnalare pure io, come altri, il gran numero di refusi ed errori. spaziature, virgole fuori posto e qualche ripetizione di troppo, soprattutto all'inizio.
la storia c'è ed è anche bella parecchio, le situazioni sono ben enarrate e le due figure protagoniste sono caratterizzate benissimo, cosa per cui ti faccio i complimenti.
non riesco a dare un voto alto per i motivi sopra indicati, ma con una revisione generale la storia diverrebbe un gioiellino

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