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Messaggio Da Different Staff Sab Feb 27, 2021 5:40 pm

Il cadavere fece un rumore secco quando lo posarono sul molo.
C’erano alcuni uomini, tutti col cappello calcato, un filo di fumo di sigaretta davanti agli occhi, in attesa che il fotografo finisse il suo lavoro.
L’ispettore Moore si fece strada tra loro, li salutò e si inginocchiò.
Il cadavere era bluastro, con un’espressione meditabonda, a petto nudo, scalzo, ma con addosso i pantaloni, un bel paio elegante, con la braghetta aperta e il pene esposto. Due ferite sul petto, nette, all’altezza del cuore. Alcune foglie tra i capelli, dei filamenti scuri attorcigliati alle dita serrate.
L’ispettore spostò la sigaretta dall’angolo destro della bocca al sinistro e cominciò a cercare nelle tasche del soprabito. Trovò i guanti e li indossò, quindi ispezionò il corpo. Estrasse il portafoglio da una tasca posteriore dei calzoni e lo scosse un poco per far sgocciolare l’acqua. Al suo interno trovò il passaporto.
«Kevin Grey…» lesse e si alzò, lamentandosi con l’umidità dei docks.
L’alba era lattea, ombre lunghissime e indefinite si allungavano dalle navi ormeggiate, una copertina di nebbia sulla superficie dell’acqua e silenzio.
«Silver» chiamò. Uno degli uomini si tolse il cappello e gli si avvicinò. «Ti do, diciamo…» l’ispettore Moore controllò l’orologio da tasca, «tre ore, alle dieci e trenta voglio sapere tutto su questo tizio.»
Porse il portafoglio all’uomo, che si allontanò di corsa, quindi percorse il molo e poi il canale.
Incrociò una sola nave che arrivava in senso contrario. Un tempo quei canali sarebbero stati trafficatissimi, ma ora era un lento morire, dei moli e delle persone. Poi le vide, appaiate: un paio di scarpe di vernice.
Si guardò indietro, a spanne calcolò la distanza con il capannello di persone intorno al cadavere. Con l’acqua così calma i conti tornavano. L’assassino aveva portato il corpo di Grey fin lì, gli aveva tolto le scarpe, lo aveva calato in acqua e se ne era andato. Il cadavere aveva galleggiato placido per sette, ottocento iarde fino al punto in cui lo avevano trovato.
Entrambi i tacchi delle scarpe erano sporchi di terra. Si sbracciò perché qualcuno venisse a recuperarle e diede un’occhiata in giro. C’erano due viottoli e alcune siepi mal potate ricoperte di polvere di carbone. Le superò e si ritrovò di fronte due palazzacci gemelli che si guardavano, divisi da un’ampia strada. Ispezionò con cura il terreno, fece il giro dei palazzi due volte, poi tornò in mezzo alla strada. Fece in tempo a fumare tre sigarette prima che Silver lo raggiungesse.
«Sono le undici e un quarto» si lamentò, sbattendo l’indice sul quadrante dell’orologio.
Silver alzò le spalle e gli porse un foglio carico di scrittura che Moore iniziò a leggere.
«Tutto qua?» disse. Silver sorrise e tirò fuori dal taschino una fotografia, con un gesto da prestigiatore consumato.
«L’avevamo in archivio per via dei precedenti?»
Silver annuì e indicò i palazzi.
«Le tracce di trascinamento conducono alla porta di servizio del palazzo a sinistra, quindi noi iniziamo da quello di destra» disse il commissario.
 
 
Aprì il cancelletto una vecchia vestita di nero, con un fazzoletto sulla testa. Li fece accomodare in portineria e servì il the.
«Ecco cos’era la sirena che ho sentito poco fa» disse la signora. Mentre parlava sfregava le gengive e sgranava un rosario in madreperla.
«Magari ha visto quest’uomo, ieri» Moore mostrando la foto di Grey, «da questa grande vetrata vede tutta la strada.»
«È vero. Questo signore l’ho visto ieri.»
«La strada è poco illuminata, ne è sicura?»
«Non era ancora buio.»
«Era da solo?»
«Sì, è entrato nel palazzo di fronte.»
«Qualcun altro è entrato o uscito da quel palazzo?»
«La ragazzina che fa la portinaia, Lucy, è uscita poco prima che lui entrasse.»
«A che ora è rientrata?»
«Non l’ho vista.»
Moore annuì.
«Come può una ragazzina fare la portinaia?»
«È figlia di quella che c’era prima. Quando la madre è morta, per non perdere lavoro e alloggio ha preso in casa una signora… chiamiamola signora, una…» la vecchia abbassò la voce e sibilò: «una prostituta.»
«Ci abita molta gente, in questi condomini?»
«Direi di sì.»
«Anche nel palazzo di fronte?»
«Stessa storia, sono due palazzi uguali.»
«Posso fare un giro nel suo alloggio?» chiese Moore, che senza aspettare la risposta si era già alzato. La portineria vera e propria era un’ampia stanza, con un gabbiotto e una grande vetrata che dava sulla strada. Una stufa a legna spenta, visto che era fine estate, due poltrone, un pannello con le chiavi. Sul retro c’era la stanza da letto, un bagno, un cucinotto e un’uscita di servizio.
«Allora noi andiamo» salutò l’ispettore, toccandosi il cappello, «la ringrazio.»
Anche Silver si toccò il cappello.
 
 
Betsy allungò la mano a tastare il comodino. I rigidi fili della parrucca le si annodarono alle dita prima di tirarla a sé.
C’era odore di muffa e quello del caffè appena fatto. Aveva un bel mal di testa, si toccò la fronte e ammirò le lucciole che le svolazzarono davanti al naso quando si mise in piedi. Barcollò fino al cucinotto, sistemandosi la vestaglia.
«Devo aver esagerato, ieri notte, mi fa male tutto» disse, mettendosi in bocca un biscotto duro. Lo succhiò prima di morderlo, per ammorbidirlo, visto che i denti le dolevano e più d’uno aveva iniziato a ballare. Il porridge non lo guardò neppure, le dava la nausea.
Lucy entrò nel cucinotto con le tazze del caffè. Aveva la sciarpa, i capelli neri appiccicati alla fronte.
«Hai freddo?» le chiese Betsy. Indicò la sciarpa col mento e poi la stufa accesa nella portineria.
Lucy posò le tazze sul tavolino.
«Ho il torcicollo» bofonchiò.
Betsy stava per chiederle se avesse dormito quando suonò il campanello del palazzo.
Lucy si alzò e corse ad aprire, mentre Betsy andò in camera a vestirsi. Quando uscì anche lei in portineria si immobilizzò. Vide quattro uomini davanti al gabbiotto. Due erano agenti di polizia, gli altri erano in borghese: uno vestiva un enorme cappotto, aveva il naso aquilino, gli occhi chiarissimi, quasi grigi. L’altro era molto alto, magro, i capelli bianchissimi.
L’uomo con il cappotto si presentò come l’ispettore Moore.
 
 
«Lucy mi ha accolto in casa quando sua madre è morta, sei mesi fa. Io sono molto malata. Ci aiutiamo a vicenda» disse Betsy. Si era presentata come la signora Thomson.
«Conosce quest’uomo?»
L’ispettore porse la foto di Grey e Betsy l’afferrò con la punta delle dita. Annuì.
«Sì, era un mio cliente.»
«È lui il morto.»
Betsy fece una smorfia.
«Non mi stupisce, era un usuraio, dei peggiori. Solo qua nel quartiere potrebbe trovare un centinaio di persone che lo volevano morto.»
«Oh, be’, sì… ma io mi accontento di meno. Mi piacerebbe scoprire chi lo voleva morto in questa stanza.»
«Non capisco…»
«Signora Thomson, venga con me, le faccio vedere una cosa.»
L’ispettore Moore fece segno agli agenti di aspettarlo e uscì. Fece il giro del palazzo e indicò la porta sul retro. Betsy rimase impassibile.
«E quindi?» chiese.
«Le tracce di trascinamento del cadavere partono da quella porta, passano attraverso quella siepe e finiscono nel canale.»
«Da quella porta?»
«Sì. Se si è trattato di legittima difesa, può parlarmene. Per ora, sono costretto a farmi seguire in commissariato.»
Tornarono verso la portineria in silenzio, Moore con le mani in tasca e Betsy con il viso corrucciato.
«Vado a prendere un cambio…» disse, appena entrarono.
Si girò e andò verso la camera da letto, ma sbatté con violenza la caviglia alla poltrona. Si bloccò e guardò Lucy. La ragazza trasalì e così facendo scostò un poco la sciarpa.
Betsy deglutì e corse in camera, seguita da un agente. Quando tornò vide l’ispettore che curiosava dentro la stufa. Estrasse qualcosa con le pinze, un pezzetto di stoffa e dei filamenti vegetali, li finì di spegnere e li consegnò a un agente.
«Va bene» annunciò Betsy, «sono stata io!»
«Sì, certo» disse l’ispettore e si mise a camminare a quattro zampe sul pavimento.
«Quell’uomo… avrebbe voluto avere un ultimo rapporto con me, io ho rifiutato, è diventato violento, ho dovuto difendermi.»
«Non ho dubbi» disse l’ispettore, mentre recuperava dal lavello due bicchieri, «portatela via, abbiamo finito.»
 
 
Lucy si accomodò nell’ufficio dell’ispettore Grey che ormai era mezzanotte. Teneva lo sguardo alle dita.
«La signorina Thomson ha confessato» disse Moore, «ecco cosa mi ha raccontato. Grey si presenta nel pomeriggio. Non vuole incontrare lei, ma te. Vuole riscuotere i soldi che tua madre ancora gli doveva. M tu sei uscita poco prima e lui, trovandosi solo con la signora, pensa di ingannare l’attesa. Bevono due bicchieri di whisky, ci prova, la signora rifiuta e lui l’aggredisce, lei si difende e lo accoltella. Quindi accende la stufa, brucia i vestiti sporchi di sangue, pulisce le macchie sul pavimento, non ci riesce e ci sposta sopra la poltrona. Trascina il cadavere tra le siepi, fino al canale, e lo getta in acqua. Fa lo stesso con il coltello e quindi torna a casa.»
Lucy non si mosse.
«Eppure…» mormorò Moore, «secondo me non è andata così. La prima cosa che mi ha messo in allarme è stata che l’assassino si stesse comportando come Pollicino. Tutta la strada piena di indizi, come molliche. Le foglie della siepe tra i capelli, i filamenti della parrucca tra le mani, le scarpe... Ora ti dico invece come penso siano andate in realtà le cose. Con la scusa di saldare i debiti di tua madre convochi Grey nel pomeriggio. Tu esci, fai il giro del palazzo e rientri dal retro, giusto in tempo per accoglierlo. Lo fai accomodare e gli inviti un whisky. Ho trovato due bicchieri nel lavello, entrambi contengono tracce di sonnifero. Le ferite infatti erano troppo precise per essere frutto di una colluttazione. L'altro bicchiere è quello che mi ha dato la certezza che la signora Thomson fosse stata incastrata. Prima di uscire le hai dato da bere, drogandola. Uccidi Grey, dissemini di indizi il suo cadavere e lo getti nel canale. Ma c’è un punto debole evidente in questo piano: la signora Thomson capisce che sei colpevole. A questo punto le fai credere di essere stata aggredita. Con un coup de theatre ti scopri il collo. È solo un attimo, ma lei vede dei lividi e ti copre. È malata, le resta poco da vivere, ti vuole bene, è una cosa normale. Quello che non sa è che quei segni te li sei fatti da sola. L'ho capito perché nella stufa, insieme ai brandelli di stoffa, ho trovato delle fibre di corda, la stessa che hai usato per strangolarti. Ora dimmi, perché?»
Lucy sbuffò e tirò su il mento, lo sguardo in ombra per via degli occhi socchiusi, d’azzurro incupito.
«È una bella storia la sua» disse, «ora senta questa. C'era una volta, non troppo tempo fa, una famiglia felice. Un papà, una mamma e una figlia. Un giorno il papà conosce una ragazza molto bella, ma anche di facili costumi, con cui tradisce la mamma, che lo caccia via di casa. La mamma soffre molto e decide di trasferirsi nello stesso palazzo della ragazza, perché vuole vendicarsi. Ne diventa, per un colpo di fortuna, addirittura la portinaia. Il tempo passa e lei non trova il coraggio di fare nulla, anzi, è costretta più volte al giorno ad aprire la porta alle decine di uomini della ragazza. Cade in depressione, inizia a bere, ad accumulare debiti con gli strozzini. Disperata, si uccide. Fine.»
«Ho capito, hai deciso di vendicarti di tutti e due nello stesso momento.»
Lucy alzò le spalle.
«È solo una storiella» disse, «come la sua. Tutte e due sono fantasia.»
Moore si alzò e uscì dall’ufficio. Silver era poggiato al muro, con le braccia conserte. Betsy era immobile di fronte a lui, gli occhi gonfi, il viso pallido, la parrucca un poco storta lasciava scoperto un orecchio.
«Ha sentito tutto?» le chiese Moore.
Lei annuì e si toccò la fronte col dorso della mano.
«Non ho intenzione di ritrattare, sono stata io a uccidere Gray» disse.
Moore cominciò a tastarsi le tasche alla ricerca dell’accendino, aveva già la sigaretta in bocca. Non disse nulla, fece un cenno a Silver e si allontanò.
Li vide sparire dietro l’angolo. Cercò ancora l’accendino per due minuti, quindi rinunciò e rimase così, con la sigaretta spenta che piano si bagnava e s’incurvava verso il basso.
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Messaggio Da Petunia Lun Mar 01, 2021 2:43 pm

Anche questa è una bella prova. L’ambientazione è rispettata, i docks si vedono e si sentono. Il giallo c’è e la portineria ė la stanza in cui il delitto viene perpetrato. C’è la prostituta ben caratterizzata. Mi mancherebbe un riferimento specifico al 1965, ma può darsi che non lo abbia colto io.
In ogni caso trovo che ci sia un buon equilibrio tra parte narrata e dialoghi e che la storia in genere sia credibile. La lettura appassiona e non risulta mai pesante. È evidente che scrivere un giallo non è cosa semplice. Anche in questo caso non si riesce ad apprezzare benissimo l’indagine e la soluzione arriva fin troppo presto. Mi è piaciuto il finale anche se non ė una scelta molto originale. Gli assassini impunti protetti da un benefattore (benefattrice in questo caso) che ormai non ha più nulla da perdere sono un classico di tante storie. Bella la figura dell’ispettore che, immagino, accetterà di non rivelare la vera identità dell’assassina per concederle una possibilità. O no?
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Messaggio Da Antonio Borghesi Lun Mar 01, 2021 6:43 pm

Due incongruenze e poi la pianto lì: un portafoglio estratto da una tasca posteriore di un pantalone che è stato in acqua e che contiene un passaporto? Quanto doveva essere grande il portafoglio per contenere il passaporto? (ci sarebbe anche da capire perchè non fosse zuppo d'acqua ma transeat.) La seconda: la distanza di ottocento iarde è all'incirca di settecento metri. Son tantissimi per farsi vedere da qualcuno anche se sbracciandosi. Finito. Un bel giallo, congeniato bene con i personaggi ben piazzati, ognuno al proprio posto per far valere una vendetta che si deve consumare fredda. Ottima la scrittura, scorrevole senza alcun intoppo.
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Messaggio Da caipiroska Lun Mar 01, 2021 10:59 pm

Scrivere un giallo con un suo perchè e tutte le boe imposte in questo concorso non è stata una cosa semplice, ma in questo racconto l'autore se l'è cavata alla grande!
Credo che la carta vincente di questo racconto sia stata quella di aver fatto architettare l'omicidio a una ragazzina: per forza di cose farà degli errori e di conseguenza verrà scoperta nel giro di 10000 battute!
Infatti anche se il caso si apre e si chiude nel giro di brevissimo tempo, mi ha lasciata soddisfatta: tutti i perchè vengono svelati, si scoprono assassino e movente e il finale rimane qualcosa di sospeso che si presta a più interpretazioni e che ho apprezzato.
La lettura è molto scorrevole, corretta e con i particolari giusti che catturano l'attenzione del lettore.
La figura di Moore, anche se un pò stereotipata, rimane solida per tutto il testo, mentre Lucy non riesce a brillare della stessa forza: sono d'accordo che questo personaggio deve avere un profilo basso per non suggerire niente al lettore, ma quando il focus si sposta su di lei non riesce a brillare di quel guizzo di cattiveria (o di lucida follia) che ci si aspetterebbe.
Una curiosità: Silver è muto, giusto?
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A vivonic e ImaGiraffe garba questo messaggio

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Messaggio Da vivonic Lun Mar 01, 2021 11:15 pm

Caro Autore, il tuo giallo mi ha colpito moltissimo per un particolare che probabilmente è il più irrilevante di tutti, ma a me mi ha folgorato: la tua scelta di come trattare la data. Da nessuna si parte si evince l'anno, eppure non possono esserci dubbi sul rispetto del requisito. Questa cosa mi ha colpito molto.
Ovviamente non è la sola cosa che mi ha colpito: una su tutte, sei riuscito a costruire un racconto giallo che più giallo non si può in così poche battute, che potresti scriverci un intero romanzo oppure lasciarlo così com'è e va bene uguale.
La scrittura è a dir poco perfetta, se non fosse per qualche refuso sciocco ("M tu" per esempio).
Poi c'è qualche parola che ormai è entrata nell'uso comune della lingua perché - si sa - è più facile assorbire un "neologismo" orripilante che combatterlo strenuamente: e così troviamo quel maledettissimo "the" (Dio abbia in gloria la Ferrero) oppure l'ormai sdoganato "portafoglio", che a me destano entrambi sempre un certo ribrezzo, ma ormai non se ne fa più a meno Very Happy
La parte forte di questo racconto, è innegabile, è l'intreccio: tutto è calcolato, non lasci niente al caso, e alla fine il lettore può dirsi davvero soddisfatto della lettura.
Per quanto mi riguarda, meritatissimi complimenti!

PS [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sai che ho riflettuto sulle tue precisazioni? In effetti, la seconda mi trova abbastanza concorde, non ci avevo riflettuto; la prima un po' meno invece, perché il corpo è stato "a galleggiare" (e non ci dice in che posizione) e non sott'acqua per chissà quanto tempo, e poi esistono portafogli in grado di contenere un passaporto che, oltretutto, è sovente costituito da una carta plastificata proprio per resistere all'usura, e quindi è plausibilissimo che la scena sia andata esattamente come ci racconta l'Autore. Smile

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da ImaGiraffe Mar Mar 02, 2021 10:04 am

Ottimo lavoro. Una giallo in piena regola. Sei riuscit*, con le poche battute a disposizione, a creare l’atmosfera giusta che deve esserci in un giallo. La prima parte è ricca di indizi quindi chi legge si appassiona. Anche se avevo capito subito che l’assassina fosse Lucy, me ne son fregato e mi sono lasciato trasportare dal racconto. Una mia impressione è che tu abbia descritto bene uno stato tipico Londinese, una sorta di foschia. Non so se mi sono spiegato. Comunque non importa perché il racconto è veramente bello. Complimenti.
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Messaggio Da Danilo Nucci Mar Mar 02, 2021 7:05 pm

Bel racconto, ben scritto. Per la scelta del genere credo proprio che difficilmente si possa fare molto meglio di così in una trama gialla da 12000 battute (e le hai utilizzate veramente tutte, con estrema precisione). Dato il numero limitato dei personaggi, sempre per ragioni di spazio a disposizione, i sospetti cadono abbastanza presto su Lucy, anche se sfuggono i dettagli.
Stanza, personaggio e ambientazione rispettata. Come già notato, il riferimento all’anno 1965 manca. Forse era una cosa richiesta e sarebbe stato facile inserirla in qualche modo, ma il periodo è comunque ben individuato.
Qualche piccola osservazione:
«Magari ha visto quest’uomo, ieri» Moore mostrando la foto di Grey, «da questa grande vetrata vede tutta la strada.» Perché non “mostrò”?
“uno vestiva un enorme cappotto.”  Avrei detto indossava

“Lo fai accomodare e gli inviti un whisky”. Qui avrei scritto “offri”
“con la sigaretta spenta che piano si bagnava.”  Forse manca un “piano” ripetuto?
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Messaggio Da Molli Redigano Mer Mar 03, 2021 12:02 pm

caipiroska ha scritto:
Una curiosità: Silver è muto, giusto?

L'ho pensato anch'io sai?

Un refuso te lo ha già segnalato  [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], io ti segnalo questi due:

"Lucy si accomodò nell’ufficio dell’ispettore Grey che ormai era mezzanotte."


Ma l'ispettore non era Moore?


"«Non ho intenzione di ritrattare, sono stata io a uccidere Gray» disse."


Grey o Gray?


Anche in questo testo c'è l'utilizzo di corrucciare anziché corrugare.  [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] docet.


Quisquilie, evidentemente.


Bel racconto giallo, ben scritto e coinvolgente come il genere impone. Anch'io non posso far a meno di notare il pregio di questo testo, ovvero la capacità di concentrare tutti gli ingredienti necessari in così poche battute. 


Ho notato, ma certamente è un limite mio e comunque questo aspetto non inficia la bontà del racconto, come i personaggi siano leggermente distanti dalla trama pur essendo ben caratterizzati. Mi spiego meglio, se ci riesco: credo che l'aut non sia andato a fondo di nessuno di loro, anche se ognuno ha il suo ruolo ben definito e funzionale alla trama. 


Pochi dialoghi, ma ben gestiti. Una buona prova sicuramente.
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Messaggio Da Byron.RN Mer Mar 03, 2021 3:47 pm

Questo è un giallo convincente, gestito davvero bene.
La soluzione è semplice, i personaggi sono quelli e in poche battute non si possono fare miracoli, ma la resa finale è davvero buona e soprattutto c'è coerenza.
È vero, avevo sbagliato autore, ma questo racconto ancora non l'avevo letto e ora sono sicuro che tu sia tu. Very Happy Qui non ci sono errori e neppure ingenuità, ma la solita mano esperta.
E poi c'è quello che io ormai reputo il tuo marchio di fabbrica, quella bimba, quella ragazzina, quell'adolescente che non è per nulla innocente, che sa il fatto suo e sa sempre come uscire dalle situazioni più ingarbugliate, assumendo magari sembianze diverse. Sono convinto che sia sempre lei.
Già già.
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Messaggio Da Midgardsormr Mer Mar 03, 2021 3:52 pm

Ciao autor*

Come dico sempre, in 12k di caratteri, non è possibile fare un giallo come si deve.
Ho letto il tuo racconto, non lo dirò più adesso.
Preciso, perfetto è essenziale sui personaggi. La trama c'è, così come tutti i paletti da rispettare. Anche l'anno, pur non essendo presente, si respira e si sente.
I refusi già te li hanno segnalati, avevo trovato un "Grey - Gray" ma nulla, mi hanno preceduto.

Il testo scorre e fila in maniera impeccabile, i miei complimenti.
Grazie della lettura.

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Messaggio Da Ospite Mer Mar 03, 2021 6:39 pm

Parto subito col dirti che, di tutti i gialli che ho letto, questo è il più completo in termini di caratteristiche del genere: il delitto c'è, l'indagine c'è, il colpevole c'è, il movente c'è, la risoluzione c'è. Insomma, un giallo con tutti i crismi. Adesso concentriamoci sugli altri parametri. Sinceramente, io il riferimento al 1965 non l'ho visto. Forse l'atmosfera e certi atteggiamenti lo lasciano intendere, ma è un po' tirato per i capelli. Bastava far dire al commissario "Silver, voglio sapere tutti di lui, da quando è nato fino a oggi xx/xx/1695" o una roba del genere. I Docks ci sono, poco descritti ma l'atmosfera tipica si sente. Anche la portineria è presente, anzi pure due, e rivestono un ruolo centrale nella trama. Ecco, la trama. Se c'è una cosa che ho apprezzato di questo racconto, è che nulla è fuori posto e niente è lasciato al caso: tutto è costruito in modo che la rivelazione dell'assassino sia logica e credibile, così come le motivazioni che l'hanno spinta a compiere il delitto. Pensa che, all'inizio, non capivo perché lasciare le scarpe sul ponte, o non imbottire il cadavere di pietre, poi ho compreso che lasciare delle prove era l'unico modo con cui Lucy poteva portare interamente a termine il suo piano. Certo, tutta questa attenzione sullo sviluppo rende i personaggi un po' piatti e stereotipati, ma è un sacrificio che andava fatto. In ogni caso,
complimenti davvero. Riuscire a scriver un giallo fatto e finito in così pochi caratteri era un'impresa titanica.

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Messaggio Da Resdei Mer Mar 03, 2021 9:34 pm

Ciao
Beh, che dire? Complimenti!
Costruzione, trama, svolgimento, caratterizzazione dei personaggi, atmosfera…non riesco a trovare niente che non vada,
leggevo e pensavo che mi piacerebbe davvero saper scrivere così!
una scrittura cinematografica, si sentono i rumori, si respirano gli odori, il tuo sguardo, come, una cinepresa, fa vedere con generosità quello che vuole, e in così poche battute la difficoltà è enorme, lo so bene!
Troppi complimenti?
Sarà, ma li meriti tutti.
Ciao e a presto
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Messaggio Da Fante Scelto Gio Mar 04, 2021 3:31 pm

Il secondo giallo davvero giallo che ho letto.
Come già rilevato da altri, c'è davvero tutto quello che un giallo richiede, ed è gestito in maniera sapiente.
Sì, c'è qualche errorino, qualche svista, un periodo storico intuito più che mostrato, però complessivamente ci siamo.
Il pregio del lavoro è certamente la cura e l'organizzazione con le quali è stato creato. Lo stile, per contro, non è sempre all'altezza. In qualche punto è troppo raccontato o troppo impostato, per dir così.
Nell'insieme funziona.

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Messaggio Da Ospite Gio Mar 04, 2021 5:48 pm

Questo è bello, veramente un bel giallo.
Avevo smesso di trovare interessante chi scrive gialli molti anni fa.
Dopo averne divorati a centinaia, non avevano più nulla da darmi e le storie si
somigliavano tutte.
Moore che si tasta le tasche alla ricerca di un accendino è la scena di mille film, ma non di questo.
Moore, rimane con la sigaretta in bocca senza riuscire a accenderla.
E la sigaretta, fallita, si incurva e muore.
Meraviglioso finale.
Altro che gli spinelli del vicequestore Schiavone.
Complimenti di cuore, autore.
.

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Messaggio Da gemma vitali Gio Mar 04, 2021 6:16 pm

Complimenti, la storia è ben costruita in ogni sua parte e il giallo incuriosisce per i continui elementi che arrivano a delineare come si sia verificato l'assassinio. I colpi di scena sono ben orchestrati .
buone le decrizioni e tutti i temi del concorso rispettati.
il titolo è una vera chicca come pollicino l'assassino semina indizi per far volgere le ingadini in un determinato senso.
Tra i migliori che ho letto, complimenti.
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Messaggio Da Asbottino Gio Mar 04, 2021 9:40 pm

Scrittura bella secca, precisa. Ti è uscita così, ma perché così l'hai cercata, non è solo una questione di caratteri a disposizione. Perché poi indugi in certi dettagli che fanno la differenza. In generale è una storia di dettagli, di dettagli che raccontano una storia quando la verità è un'altra. L'interrogatorio finale avrebbe meritato altrettante battute di tutto il resto. Viv dice non possono esserci dubbi sull'anno, ma io il 1965 non l'ho percepito. Mi sembra una storia che potrebbe funzionare bene in tante epoche diverse. Ottimo, davvero.


Ultima modifica di Asbottino il Gio Mar 04, 2021 10:20 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Susanna Gio Mar 04, 2021 10:17 pm

Racconto veloce, location e personaggi ben descritti, soprattutto fisicamente: per far immaginare al lettore quel che, chi scrive, vede… le parole ci vogliono! Mai risparmiare in certi frangenti.
Anche qui un poliziotto in gamba (ma non è che qualcuno può uscire dalle pagine dei libri e dare una mano?).
Buon finale, con i possibili scenari risolutivi che calzano a pennello per la situazione proposta. Quasi – dico quasi- che l’autore o autrice concedesse la possibilità al lettore di scegliere il finale che avrebbe preferito o anche aver individuato quello che, sempre il lettore, può aver immaginato di suo.
Insomma, comunque vadano le cose, un’alternativa a mettere il dubbio di quale sia la vera verità c’è sempre, a dispetto di chi ha confessato.
Nel complesso gradevole, un buon giallo, con il classico investigatore che guarda oltre le apparenze e che sa fare il suo dovere letterario.
Certo che se anche nella realtà ogni delitto potesse essere risolto così speditamente e non dopo trent’anni!

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Messaggio Da SuperGric Sab Mar 06, 2021 7:21 am

Bel giallo investigativo, mi è piaciuto assai. Forse troppo concentrato. È una storia che avrebbe bisogno di un libro intero e riuscire a condensarla in poche migliaia di caratteri è un merito e anche un limite. Visto il numero di caratteri a disposizione avrei optato per una trama più semplice. Alla fine mi è rimasta la sensazione di troppo in poche righe: troppa fortuna per l’ispettore, tutti gli indizi e tutte le confessioni vanno a combaciare in troppo poco tempo. E anche la storia di Lucy e della madre che diventa portinaia perde di credibilità per il poco spazio con cui si è potuta sviluppare. Ma sono sensazioni mie.
Ho trovato scarsa l’ambientazione storica. Oltretutto la facilità con cui la signora Thomson/Betsy (ma pechè utilizzare due nomi?) ammette di fare la prostituta («Sì, era un mio cliente.») è strana, credo anche per l’epoca. Bello l’assistente muto! Questi sono i dettagli che d’altra parte rendono il racconto interessante.
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Messaggio Da mirella Dom Mar 07, 2021 11:37 am

Il racconto inizia come un giallo poliziesco secondo i canoni del genere, però mi colpisce non solo quello che racconta, ma come lo racconta. Apprezzo la trama, articolata in modo da coinvolgere il lettore, e la forma fluida e corretta, ma mi affascina quel qualcosa in più, rispetto al genere, che mi sembra di individuare, forse ancora non del tutto.
Già nel titolo, che allude a una fiaba, percepisco un elemento di novità. Poi rilevo il tono garbato dello stile, la caratterizzazione dell’ispettore Moore, un mix di professionalità e umanità. Ne percepisco la gentilezza, una qualità scomparsa oggi, circondati come siamo dalla volgarità, una qualità in mi minore.
Ecco, la gentilezza, è questo l’elemento diverso.
Si può scrivere un giallo “gentile”? Credo di sì. “Come Pollicino” dimostra che è possibile. Eppure qui si parla di un morto, di prostitute, di una giovane mente perversa capace di uccidere per vendetta e di lasciare che la sua stessa vittima, autoaccusandosi, la scagioni. Come si fa a mettere insieme con leggerezza tante brutture? Ce lo dice l’ultima scena, quella del colloquio tra Moore e Lucy.
Betsy si è accusata del delitto, ma Moore ha capito che la verità è un’altra. Convoca Lucy e le riferisce cosa ha confessato Betsy, aggiungendo la sua versione di come si sono svolti i fatti.
Lei risponde: «È una bella storia la sua» disse, «ora senta questa. C'era una volta, non troppo tempo fa, una famiglia felice. Un…»
«Ho capito, hai deciso di vendicarti di tutti e due nello stesso momento.»
Lucy alza le spalle.
«È solo una storiella» disse, «come la sua. Tutte e due sono fantasia.»
Fuori dall’ufficio Betsy ha ascoltato tutto; è pallida e ha gli occhi gonfi. Non ha intenzione di ritrattare.

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Messaggio Da Arianna 2016 Dom Mar 07, 2021 12:25 pm

Ottimo pezzo, ben scritto. Davvero un giallo.
Anche io, come Pollicino, ho cercato le tracce, anche se a ritroso: dopo avere finito di leggere il racconto, sono tornata indietro a cercare di spiegarmi il perché di alcuni particolari, e direi che ho trovato quasi tutto.
Diciamo che hai voluto far lavorare un po’ anche il lettore, e probabilmente hai fatto bene, così non sei caduto nel didascalismo.
Mi sono chiesta il perché della scarpe tolte. Sul momento mi sono risposta che fosse perché erano sporche di terra, quindi portassero ai viottoli. Ma, visto che c’erano le tracce di trascinamento, perché allora le scarpe?
Immagino che sia proprio per creare un punto di passaggio dal molo ai viottoli, perché qualche poliziotto distratto non guardasse solo in acqua.
Perché Lucy esce, fa il giro del palazzo e rientra dal retro, per aprire a Grey?
Immagino per fare in modo che qualcuno la veda uscire, prima che l’uomo arrivi.
Qui, però, mi rimane un dubbio: Lucy scommette sul fatto che la vicina stia guardando in quella direzione proprio nel momento in cui tutto accade. Certo, la supposizione è molto fondata, probabilmente conosce bene le abitudini della vicina. E bisogna considerare che Lucy è un essere umano, non è perfetta e infallibile.
 
Ti segnalo alcuni particolari per la revisione post-contest:
 
“Il cadavere fece un rumore secco”= io non associo l’aggettivo “secco” al rumore di cadavere gonfio d’acqua; magari “fece un tonfo”
 
Sono andata a cercare “braghetta”, perché questa parola la usava mia nonna, al plurale, “braghette”, intendendo le mutande.
Invece si trova sulla Treccani, anche se viene indicata come forma attuale quella con la “c” e come antica e settentrionale quella con la “g”.
 
“Lucy si accomodò nell’ufficio dell’ispettore Grey”= immagino intendessi “Moore”.
 
“gli inviti un whisky.”= gli offri
 
Questo è davvero un bel racconto, tutti i personaggi sono belli e ben costruiti.
Bravissimo.
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Messaggio Da Arianna 2016 Dom Mar 07, 2021 12:28 pm

Dimenticavo. Ultimo dubbio: anche rileggendo il racconto, non ho trovato il 1965, ma vivonic dice che c'è, quindi immagino ci sia un particolare storico che mi è sfuggito.
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Messaggio Da Achillu Mar Mar 09, 2021 11:44 am

Ciao Aut-

Il "the" è difficile da digerire. Soprattutto perché ho trovato solo altre due sviste: "M tu sei uscita" (probabilmente è un "Ma") e "gli inviti un whisky", ché non ho mai sentito "invitare" usato in questo modo e il vocabolario mi dà pure ragione.
Trama: il passaporto te lo passo, anche se me lo immagino fradicio ma comunque ci sta che possa essere ancora leggibile. Nella prima scena Moore indossa un soprabito, ma quando arriva in portineria indossa un cappotto.
Il punto forte di questo racconto è la narrazione. Posso trovare tutti i difetti possibili nel linguaggio o nella trama, ma il modo in cui racconti la storia è coinvolgente. Anche il finale è sorprendente, mi ricorda
spoiler sul finale di un film:
Un finale che mi lascia perplesso, ma questo non significa che non mi sia piaciuto: è solo diverso, lascia a meditare sul significato di giustizia e su come potrebbe essere interpretato da un personaggio. A proposito di personaggi, Silver a mio gusto è il più riuscito.
I paletti ci sono: Docks e l'aria degli anni 60, la prostituta, la portineria, il giallo; il prelato no ma non era richiesto che ci fosse.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da CharAznable Mar Mar 09, 2021 2:37 pm

Un racconto che, in meno di 12.000 battute, ha tutti i crismi che un giallo deve avere. E già questo non è poco. Leggendolo mi sembrava troppo banale che il colpevole avesse disseminato così tanti indizi lungo il suo percorso, ma questa finta "banalità" si dimostra il suo punto di forza. Ben scritto, buoni personaggi, ottimo lavoro.
Ah, è evidente che Silver sia muto :-D
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Messaggio Da paluca66 Mar Mar 09, 2021 9:24 pm

Allora è possibile scrivere un giallo completo di tutto ciò che serve in 12.000 battute; forse può apparire semplice, lineare, prevedibile, ma c'è tutto quello che serve.
E poi è scritto bene (a parte qualche refuso già fatto notare e, peraltro, davvero di poco conto), con cura e attenzione.
I personaggi sono molto credibili e i paletti sono tutti rispettati (non so se mi è sembrato scontato fin da subito che ci trovassimo nel 1965, perché ormai ne ho letti tanti...), qual è l'unico piccolo difetto che ho riscontrato? Che non mi ha particolarmente emozionato... ma forse è giusto così, d'altra parte è un giallo!

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Messaggio Da Arunachala Sab Mar 13, 2021 5:42 pm

bella storia, scritta splendidamente e con ottime descrizioni visive.
spesso ho visto le scene che descrivi, e questo è per me altamente positivo.
praticamente senza refusi, ottima stesura.
belle le figure dei rpotagonisti, molto ben caratterizzate.
buona anche l'idea della doppia vendetta.
insomma, un bel lavoro, nulla da eccepire

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