Quelli della portineria
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Quelli della portineria
Colui che per tutti nella Parrocchia di Santa Cecilia è “il nonno” per me è sempre stato “mio” nonno, marito di mia nonna e padre di mia mamma.
L’ingresso ufficiale del nonno nello staff parrocchiale era avvenuto a distanza di una settimana esatta dal suo pensionamento, dopo quarant’anni di onorato servizio alla guida dei bus dell’Azienda Municipale.
Per mia nonna aveva significato lo scampato pericolo di trovarsi il nonno tra i piedi in casa per tutto il giorno, - ho sempre pensato che dietro la richiesta di Don Paolo ci fosse lo zampino della nonna - mentre il nonno, da sempre uomo di profonda fede, non aveva potuto fare a meno di intravedere il compiersi di un volere divino che gli consentiva di conciliare le due grandi passioni della sua vita: Gesù Cristo e il teatro.
Eh sì, perché mio nonno, nonostante il conseguimento del semplice diploma di scuola media, è uomo di grande cultura coltivata negli anni leggendo in modo compulsivo di tutto, dai romanzi ai saggi, dalle poesie ai trattati di economia. Dopo il matrimonio con la nonna, inoltre, ha cominciato a frequentare con assiduità i principali teatri della città.
«Caro Luigi» aveva esordito Don Paolo davanti a una tazzina di caffè nell’ampio soggiorno dei nonni, «il nostro Giovanni si avvia verso i novant’anni e non ce la fa più a star dietro alle necessità della parrocchia»
«Ho già capito dove vuoi andare a parare», aveva interloquito mio nonno «sai di avere la mia massima disponibilità, qualunque cosa tu mi voglia chiedere».
«Speravo che avresti risposto così! Ho pensato a te in quanto non basta più un sacrista inteso come una volta; non fraintendermi, Giovanni ha sempre svolto il suo compito con impegno e zelo ma oggi le parrocchie hanno bisogno di una nuova figura».
«A cosa ti riferisci, esattamente?».
«Pensavo a un impiego a tempo pieno, remunerato si intende; un elemento di raccordo e coordinamento tra tutti coloro che, a vario titolo, si muovono negli uffici parrocchiali, quelli sotto la Chiesa accanto al teatro»
Al solo sentire la parola “teatro” gli occhi del nonno avevano avuto un guizzo.
Aveva fatto finta di prendersi ventiquattro ore per pensarci, poi aveva accettato senza nemmeno aver troppo chiaro cosa avrebbe dovuto fare.
Era il 22 giugno 2002 quando il nonno aveva preso possesso del suo ufficio, una stanzetta spoglia con un tavolo, una sedia e qualche mensola, che fungeva da ingresso agli uffici parrocchiali e che i ragazzi dell’oratorio avevano da subito battezzato “La portineria”.
Tre mesi dopo, due stanze più avanti, il nonno e Don Paolo erano seduti, uno di fronte all’altro, appoggiati al grande tavolo in noce posto al centro dell’ufficio del parroco.
«Allora, Luigi, cosa volevi chiedermi».
«Vedi Paolo, stavo pensando che abbiamo uno dei più bei teatri parrocchiali della città, le compagnie fanno a gara per venire a recitare qui e noi non abbiamo nemmeno una nostra piccola compagnia».
«Una compagnia teatrale, dici? Non è cosa semplice, lo sai. Ci vuole tempo, dedizione, ci vogliono gli attori…».
«Lo so, non credere che non ci abbia riflettuto a lungo».
«E?».
«Ho pensato che potrei occuparmene io. Dammi carta bianca e non te ne pentirai».
«Tu? Non sapevo ti interessassi di teatro… Penso che si possa provare, anche se non so dove troverai il tempo anche per questo» aveva concluso Don Paolo congedandolo.
Non era passato nemmeno un mese che il nonno aveva messo assieme una piccola compagnia reclutando una ventina di ragazzi del “gruppo medie” che frequentavano l’oratorio e il catechismo; si trovavano due pomeriggi alla settimana a provare uno spettacolo che aveva scritto il nonno stesso, inizialmente nella piccola stanza del nonno, poi, quando i giovani attori avevano ormai imparato le battute, direttamente in teatro.
A maggio dell’anno successivo, il sabato sera che chiudeva i dieci giorni della tradizionale festa parrocchiale, la compagnia “Quelli della Portineria” -così avevano deciso di chiamarsi-, aveva messo in scena l’opera prima di mio nonno.
Erano presenti centotrentasei spettatori, nella stragrande maggioranza parenti degli attori, ed era stato un successo!
In una poltrona delle ultime file, c’ero anch’io quella sera, la timida Angelica, attratta, come una falena da una lampadina, da quanto accadeva sul palco e nello stesso tempo terrorizzata al solo pensiero di potermi trovare lassù al posto di uno qualunque di quei ragazzi attori.
Il nonno aveva provato più volte a chiedermi di entrare a far parte della compagnia ma ero sempre riuscita a opporre un valido rifiuto forte dei tanti impegni – la danza, il corso di inglese, il volontariato con gli anziani – che occupavano il poco tempo che lo studio mi lasciava a disposizione.
Avevo aiutato il nonno nell’organizzazione dello spettacolo e, frequentando la sua portineria e alcune delle prove in teatro, avevo finito per invaghirmi di Claudio, il più grande del gruppo e il protagonista principale della pièce.
Ma nemmeno Claudio era stato sufficiente a convincermi a entrare nella compagnia l’anno successivo; aiutavo il nonno durante le prove, collaboravo a creare le scenografie ma con Claudio eravamo ancora al “Ciao come stai?” o poco più.
Finché, nell’autunno del 2004, dopo due spettacoli andati a gonfie e vele, il nonno aveva deciso di fare “il grande salto”, mettendo in piedi uno spettacolo più ambizioso e articolato, forte di una compagnia ormai consolidata di dodici elementi che, nel frattempo, avevano quasi tutti tra i 14 e i 16 anni.
Con il suo entusiasmo genuino era riuscito finalmente a far breccia nella mia ostinazione e avevo ceduto alle sue lusinghe: entravo ufficialmente a far parte di “Quelli della portineria”.
Cadendo il 26 maggio 2005 il duecentesimo anniversario dell’incoronazione di Napoleone a Re d’Italia, il nonno aveva pensato a un grande spettacolo a tema; ma il teatro aveva le sue regole, rappresentare l’incoronazione nuda e cruda non sarebbe stato sufficiente a tenere in piedi la pièce, ci voleva qualcos’altro, di più.
Così il nonno aveva tirato fuori il coniglio dal cilindro: dividendo lo spettacolo in due atti aveva pensato di ambientare il primo atto la sera prima dell’incoronazione facendo incontrare un Napoleone molto umano e in tensione per la proclamazione del giorno dopo, con una prostituta la quale nel secondo atto, ambientato nel Duomo di Milano il giorno dell’incoronazione, sarebbe intervenuta nel bel mezzo della cerimonia portando ovvio scompiglio prima del lieto fine.
Il nonno ci aveva lavorato tutta l’estate, scrivendo, riscrivendo, limando una parola di troppo da una parte e inserendo una nuova frase dall’altra, ma soprattutto aveva studiato ogni possibile contromossa alle più che prevedibili obiezioni che gli avrebbe mosso Don Paolo.
«Una prostituta? Luigi ma come ti viene in mente?» gli aveva chiesto il parroco, appena finito di leggere il copione.
«Paolo, sapevo che me lo avresti chiesto… Non fermarti alla prostituta, guarda la storia nella sua interezza, è un bellissimo messaggio di amore e di accoglienza dell’altro quello che vuole trasmettere».
«Luigi non lo metto in dubbio e so che le tue intenzioni sono belle, ma pensa a chi vedrà lo spettacolo, la maggior parte sono anziani, molto religiosi, non pensi che sia un po’ troppo per loro?».
«Ho pensato che quest’anno potremmo devolvere la metà dell’incasso al bar dell’oratorio, credo che abbia bisogno di qualche lavoretto di ristrutturazione urgente».
«Vorresti comprare l’assenso dei parrocchiani alla prostituta in scena, mi stai dicendo?».
«Diciamo che voglio aiutarli a non perdersi, per sciocchi pregiudizi, quello che, senza falsa modestia, ritengo un gran bello spettacolo».
«E sia! Facciamo come vuoi tu! Mi porterai all’inferno con te! Promettimi almeno che la ragazza che interpreterà la prostituta sarà più che vestita».
«Stai tranquillo, nessuno girerà nudo per il palco» aveva concluso il nonno con la sua bella risata.
Non c’era alcun dubbio sul fatto che la parte di Napoleone spettasse a Claudio e il nonno, che aveva intuito da tempo i miei sentimenti, aveva pensato di affidarmi la parte della prostituta.
«Non se ne parla nemmeno, nonno, non posso fare io quella parte, non voglio!» gli avevo quasi urlato in faccia pensando al mio corpo in cui facevo fatica a ritrovarmi, ancora così acerbo per la mia età.
Il nonno non aveva replicato, mi aveva guardata con i suoi occhi pieni di tutto l’amore che provava per me e si era limitato ad affidarmi la parte di Giuseppina, la moglie dell’imperatore.
La settimana dopo, alla prima prova, avevo scoperto che la parte della prostituta era stata affidata a Matilde, la più affascinante della compagnia.
Ligio alla promessa fatta a Don Paolo, il nonno l’avrebbe fatta recitare con un top che le lasciava scoperte le spalle e solo intravedere il piccolo seno già sbocciato al contrario del mio; sotto avrebbe indossato degli short che avrebbero messo in mostra le sue lunghe gambe.
«Perché mi hai fatto questo, nonno, perché proprio a lei quella parte» gli avevo chiesto trattenendo a stento le lacrime.
«Angelica, ricordati che nella vita se vuoi veramente qualcosa, se tieni veramente a qualcuno, devi fare di tutto, lecitamente si intende, ma davvero di tutto per ottenerla! Altrimenti ci sarà sempre qualcuno che arriverà prima di te».
Non aveva aggiunto altro.
Erano state settimane lunghe e difficili, nel primo atto Claudio e Matilde recitavano quasi sempre insieme e per quanto non desse troppo a vederlo, lui non poteva fare a meno di posare i suoi occhi sulle belle gambe della sua compagna, di far scivolare lo sguardo nella scollatura… E io soffrivo, in silenzio.
La portineria che era sempre stata una stanza rifugio per me, ora era un incubo.
Naturalmente avevo imparato bene la mia parte ed ero arrivata preparatissima al giorno del grande evento che il nonno, preso da una sorta di megalomania, aveva voluto fosse anticipato al giovedì sera in modo che coincidesse esattamente con il 26 maggio, data della reale incoronazione di Napoleone nel 1805.
Ma il vero capolavoro di quella sera erano le scenografie; ci avevamo lavorato tanto, il nonno aveva pensato a qualcosa di straordinario e l’”oh” del pubblico quando si era aperto il sipario era valso più di mille applausi.
Sulla sinistra del palco, per un terzo della sua grandezza, era riprodotta la scena del primo atto, c’erano un letto, una sedia un tavolo e, tocco in più, un cavallo di peluche a grandezza reale sul quale era apparso seduto Claudio.
A togliere il fiato era, però, la parte centrale e di destra del palco: eravamo riusciti a riprodurre fedelmente l’interno del Duomo di Milano, l’altare e perfino una scala che saliva a un piccolo pulpito sul quale recitava… Don Paolo in persona: il colpo d’occhio era stupefacente e il pubblico lo aveva chiaramente sottolineato.
In un’ora e mezza avevamo messo in scena un piccolo capolavoro di cui il nonno, con un pizzico di sadismo a mio vedere, dieci giorni prima aveva voluto cambiare il finale inserendo un bacio imprevisto tra Napoleone e Giuseppina… L’avevamo provato solo tre volte con il mio cuore che batteva a mille mentre Claudio non sembrava farci caso più di tanto.
Il nonno aveva voluto mandarmi un segnale forte e chiaro e mentre il pubblico ci tributava applausi scroscianti e convinti, io con la mia mano stretta in quella di Claudio a bordo palco avevo deciso che ora toccava a me.
«Il nonno mi ha chiesto di andare a prendere due grossi scatoloni in portineria, credo ci siano dei pensieri per tutti noi là dentro…».
«Vuoi che ti aiuti? Saranno pesanti» aveva detto Claudio mentre i suoi occhi mi trafiggevano il cuore.
«Se ti va… mi eviteresti di fare due viaggi» ero riuscita a dire con la voce più naturale possibile in quel momento.
Ero entrata nell’amata portineria dove non c’era nessuno scatolone ad aspettarci e, fatti due passi, mi ero voltata, gli avevo buttato le braccia al collo e lo avevo baciato sulle labbra.
Avevo immaginato tutto, lo avevo preparato in quei pochi secondi sul palco ma ciò che non avevo previsto era la grande dolcezza con cui lui aveva risposto a quel mio bacio.
Different Staff- Admin
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Re: Quelli della portineria
Ho letto con piacere questa bella e delicata storia. Comprendo le motivazioni del fuori concorso, ma ti faccio i miei sinceri complimenti per la tua scrittura semplice, pulita e coinvolgente.
Mi hai fatto venire in mente tanti ricordi e anche emozionare. Brav autor chiunque tu sia e alla prossima.
Mi hai fatto venire in mente tanti ricordi e anche emozionare. Brav autor chiunque tu sia e alla prossima.
Petunia- Moderatore
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Re: Quelli della portineria
Un testo ben curato e solido che riesce a presentare molto bene sia i personaggi che le situazioni, supportato da una scrittura gradevole e corretta.
Tutta la storia si svolge con linearità, senza avere mai dei picchi significativi, dei terremoti di emozioni.
Al di là della conformità al contest, il testo racconta una storia dall'inizio alla fine, con molte luci e poche ombre e, senza artifici particolari, l'autore racconta uno spaccato di vita normale, anzi unico nella sua normalità.
Tutta la storia si svolge con linearità, senza avere mai dei picchi significativi, dei terremoti di emozioni.
Al di là della conformità al contest, il testo racconta una storia dall'inizio alla fine, con molte luci e poche ombre e, senza artifici particolari, l'autore racconta uno spaccato di vita normale, anzi unico nella sua normalità.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Quelli della portineria
Il racconto è semplice, ma è realizzato davvero bene.
C'è tenerezza, la scrittura è corretta, poi io ci trovo anche una certa inventiva.
Ti faccio anche i complimenti per il titolo, proprio simpatico.
Sai cosa da un pò fastidio? So che il punto di vista è quello della nipote, ma quel ripetere in continuazione la parola nonno si fa fatica a non notarlo. Avresti potuto alternarla con sinonimi(il mio amato vecchietto per esempio) e col suo nome proprio, per affievolire la continua ripetizione.
C'è tenerezza, la scrittura è corretta, poi io ci trovo anche una certa inventiva.
Ti faccio anche i complimenti per il titolo, proprio simpatico.
Sai cosa da un pò fastidio? So che il punto di vista è quello della nipote, ma quel ripetere in continuazione la parola nonno si fa fatica a non notarlo. Avresti potuto alternarla con sinonimi(il mio amato vecchietto per esempio) e col suo nome proprio, per affievolire la continua ripetizione.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Quelli della portineria
Ciao autore.
Il racconto sarà fuori concorso, ma si fa apprezzare senza dubbio per la freschezza dello stile e per la storia molto genuina, senza fronzoli, del tutto credibile, che hai messo in scena.
Avessi mai dovuto recitare in una piece teatrale, m'avrebbero sicuramente affidato il ruolo di Napoleone: saremmo stati alti uguali, al centimetro.
Ma se mai una Angelica m'avesse chiesto di aiutarla a portare le scatole, meh, io sono napoleonico anche quando si tratta di faticare.
Scherzo.
Il tuo è un racconto piacevole e privo di particolari difetti.
Apprezzato e letto con piacere.
Il racconto sarà fuori concorso, ma si fa apprezzare senza dubbio per la freschezza dello stile e per la storia molto genuina, senza fronzoli, del tutto credibile, che hai messo in scena.
Avessi mai dovuto recitare in una piece teatrale, m'avrebbero sicuramente affidato il ruolo di Napoleone: saremmo stati alti uguali, al centimetro.
Ma se mai una Angelica m'avesse chiesto di aiutarla a portare le scatole, meh, io sono napoleonico anche quando si tratta di faticare.
Scherzo.
Il tuo è un racconto piacevole e privo di particolari difetti.
Apprezzato e letto con piacere.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Quelli della portineria
Un racconto che fila come un treno. Fresco della freschezza della gioventù che son quasi sicuro tu autore hai ancora e se non nel fisico nel cuore. E' tutto molto leggero e per me molto rievocativo: mio nonno er amministratore del teatro di Dario Niccodemi. Parlo di preistoria: tempi di Pirandello ancor vivo. Per dire che mi hai sollevato molti ricordi. Certamente non lo sapevi ma ti ringrazio lo stesso.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Quelli della portineria
Tuffo nel passato per me. Il racconto mi ha fatto riemergere ricordi della passata esperienza di teatro amatoriale in cui si rappresentavano spettacoli, di solito per beneficienza o in serate per anziani, in piccole rassegne, girando tutti i teatrini della zona, non risparmiando nessuno, parrocchie, case del popolo, centri anziani, ecc. Un teatro quello che veniva definito con sufficienza “da filodrammatica”, ma una grande fucina di esperienza, con tanti difetti ma grande passione.
Immagino che la ragione del fuori concorso qui sia la collocazione storica, visto che il periodo maggio 1805 e il Duomo di Milano appaiono solo nella scena teatrale. Forse anche la portineria un po' marginale. Tutto il resto c’è, mi pare: il prete, la prostituta (anche se solo in scena), il genere rosa.
Per quanto ne capisco la scrittura mi pare quasi perfetta, scorrevole e molto gradevole. Spero di rileggerti presto in una nuova sfida.
Immagino che la ragione del fuori concorso qui sia la collocazione storica, visto che il periodo maggio 1805 e il Duomo di Milano appaiono solo nella scena teatrale. Forse anche la portineria un po' marginale. Tutto il resto c’è, mi pare: il prete, la prostituta (anche se solo in scena), il genere rosa.
Per quanto ne capisco la scrittura mi pare quasi perfetta, scorrevole e molto gradevole. Spero di rileggerti presto in una nuova sfida.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Quelli della portineria
Caro autore ho letto per ultimo questo racconto per puro caso e mi hai scalato il cuore. Peccato non possa votarti.
Mi ha sorpreso in maniera piacevole per la tenera storia dei due ragazzi ,ma la parte che riguarda il teatro è come se l'avessi scritta io, la nostra compagnia oratoriale è ferma a causa del covid ed è stato un riandare agli esordi con le tue parole che perdonami faccio mie.
…(mio marito) da sempre uomo di profonda fede, non aveva potuto fare a meno di intravedere il compiersi di un volere divino che gli consentiva di conciliare le due grandi passioni della sua vita: Gesù Cristo e il teatro.
ha cominciato a frequentare con assiduità i principali teatri della …(zona).
… un elemento di raccordo e coordinamento tra tutti coloro che, a vario titolo, si muovono negli uffici parrocchiali, quelli sotto la Chiesa accanto al teatro.
Era (Settembre 2012) quando …, i ragazzi dell’oratorio avevano da subito battezzato il gruppo “Puro ri puci tenno la tosse”.
Mio marito aveva messo assieme una piccola compagnia reclutando una ventina (una dozzina) di ragazzi del “gruppo medie” (e liceo) che frequentavano l’oratorio e il catechismo; si trovavano due pomeriggi alla settimana a provare uno spettacolo che aveva scritto…(io stessa nel dialetto locale), inizialmente nella piccola stanza…, poi, quando i giovani attori avevano ormai imparato le battute, direttamente in teatro, Auditorium comunale (150 posti).
Nelle feste natalizie la compagnia aveva portato in scena la mia opera prima.
Erano presenti centotrentasei spettatori,( tutti i posti erano occupati e c’era gente in piedi) nella stragrande maggioranza parenti degli attori, ed era stato un successo!
Un abbraccio.
Mi ha sorpreso in maniera piacevole per la tenera storia dei due ragazzi ,ma la parte che riguarda il teatro è come se l'avessi scritta io, la nostra compagnia oratoriale è ferma a causa del covid ed è stato un riandare agli esordi con le tue parole che perdonami faccio mie.
…(mio marito) da sempre uomo di profonda fede, non aveva potuto fare a meno di intravedere il compiersi di un volere divino che gli consentiva di conciliare le due grandi passioni della sua vita: Gesù Cristo e il teatro.
ha cominciato a frequentare con assiduità i principali teatri della …(zona).
… un elemento di raccordo e coordinamento tra tutti coloro che, a vario titolo, si muovono negli uffici parrocchiali, quelli sotto la Chiesa accanto al teatro.
Era (Settembre 2012) quando …, i ragazzi dell’oratorio avevano da subito battezzato il gruppo “Puro ri puci tenno la tosse”.
Mio marito aveva messo assieme una piccola compagnia reclutando una ventina (una dozzina) di ragazzi del “gruppo medie” (e liceo) che frequentavano l’oratorio e il catechismo; si trovavano due pomeriggi alla settimana a provare uno spettacolo che aveva scritto…(io stessa nel dialetto locale), inizialmente nella piccola stanza…, poi, quando i giovani attori avevano ormai imparato le battute, direttamente in teatro, Auditorium comunale (150 posti).
Nelle feste natalizie la compagnia aveva portato in scena la mia opera prima.
Erano presenti centotrentasei spettatori,( tutti i posti erano occupati e c’era gente in piedi) nella stragrande maggioranza parenti degli attori, ed era stato un successo!
Un abbraccio.
gemma vitali- Padawan
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Re: Quelli della portineria
Peccato che il raccondo sia fuori concorso.
E' un racconto semplice, parla di cose semplici cui la vita di oggi ci sta disabituando, o perlomeno, certe situazioni si vivono più velocemente, senza il giusto tempo di gustarle.
L'impegno per realizzare qualcosa per il gusto di farlo, leggere non per solo studiare ma per arricchirsi, il primo amore...
Mi è piaciuto.
Chi poi ha dato una mano in oratorio o in qualche esperienza nel sociale, sa quanto sia appagante.
E' un racconto semplice, parla di cose semplici cui la vita di oggi ci sta disabituando, o perlomeno, certe situazioni si vivono più velocemente, senza il giusto tempo di gustarle.
L'impegno per realizzare qualcosa per il gusto di farlo, leggere non per solo studiare ma per arricchirsi, il primo amore...
Mi è piaciuto.
Chi poi ha dato una mano in oratorio o in qualche esperienza nel sociale, sa quanto sia appagante.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Quelli della portineria
Ciao Aut-
Il difetto secondo me più grosso di questo racconto è l'arco temporale esagerato (due/tre anni?).
Poi, a parte la ripetizione "compagnie-compagnia" e qualche virgola strana che però non mi ha inceppato la lettura, il racconto è scritto in buon italiano. Mi ha un po' sconvolto la narratrice, che all'inizio si palesa solo come "esterna", entrare come coprotagonista nella storia dopo almeno un terzo della narrazione. Non c'è niente di male, non ci trovo niente di male, l'ho trovato quantomeno strano e/o originale. Mi è piaciuto davvero tanto il modo in cui hai introdotto i paletti nel tentativo di creare un racconto borderline, evidentemente un po' troppo borderline: la portineria che non è portineria, il Duomo e l'incoronazione che non sono né Duomo né l'incoronazione, la prostituta che non è una prostituta e un prelato che in realtà è solo un semplice parroco. Ma almeno il rosa c'è, bello fresco, con un contorno narrativo che mi ha tenuto incollato alla lettura dall'inizio alla fine. Aggiungo che ho gradito molto anche il metaracconto, ben dosato e quasi quasi (per mio gusto personale) avrei preferito che tu avessi osato un po' di più, solo un po', su questo co-genere del tuo racconto.
Grazie e alla prossima.
Il difetto secondo me più grosso di questo racconto è l'arco temporale esagerato (due/tre anni?).
Poi, a parte la ripetizione "compagnie-compagnia" e qualche virgola strana che però non mi ha inceppato la lettura, il racconto è scritto in buon italiano. Mi ha un po' sconvolto la narratrice, che all'inizio si palesa solo come "esterna", entrare come coprotagonista nella storia dopo almeno un terzo della narrazione. Non c'è niente di male, non ci trovo niente di male, l'ho trovato quantomeno strano e/o originale. Mi è piaciuto davvero tanto il modo in cui hai introdotto i paletti nel tentativo di creare un racconto borderline, evidentemente un po' troppo borderline: la portineria che non è portineria, il Duomo e l'incoronazione che non sono né Duomo né l'incoronazione, la prostituta che non è una prostituta e un prelato che in realtà è solo un semplice parroco. Ma almeno il rosa c'è, bello fresco, con un contorno narrativo che mi ha tenuto incollato alla lettura dall'inizio alla fine. Aggiungo che ho gradito molto anche il metaracconto, ben dosato e quasi quasi (per mio gusto personale) avrei preferito che tu avessi osato un po' di più, solo un po', su questo co-genere del tuo racconto.
Grazie e alla prossima.
Re: Quelli della portineria
Racconto molto dolce, gradevole. Immagino sia una storia inventata, ma ha il sapore della verità biografica e autobiografica. Oppure hai semplicemente cambiato qualche particolare, ma la storia è vera, nelle sue linee fondamentali? Chissà…
Una scrittura piana, corretta, che scivola via senza difficoltà.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 55
Re: Quelli della portineria
Andrò un po' controcorrente rispetto a chi mi ha preceduto, ma devo dire che questo racconto non mi ha convinto molto. Per consuetudine, partirò dai paletti. A essere sincero, secondo me hai centrato in pieno solo quello riguardante i personaggi, ma per i restanti li hai solo sfiorati. La portineria c'è ma non è una portineria vera e propria, il Duomo c'è ma è finto, il 1805 non è l'anno in cui si svolge la vicenda ma solo la rappresentazione teatrale (che poi è parte della vicenda, quindi forse ci può stare) e infine il rosa è davvero molto tenue. Per il resto, ammetto che la storia fila e la trama è lineare ma senza buchi. Ciò che invece ho apprezzato di meno sono stati il ritmo, a mio avviso un po' lento, e l'utilizzo eccessivo della voce narrante (più dialoghi avrebbero giovato). In più, trovo che la trama in sé non sia molto accattivante, perché in sostanza non succede granché. Certo, il nonno alla fine riesce nel suo intento e la nipote anche, ma manca il pathos, la verve. Appena finisco di leggere, non mi resta impresso nulla di particolare. In conclusione, il tuo racconto è indubbiamente scritto bene e la trama si vede che è stata curata, ma secondo me non c'è quel quid che lo trasformerebbe da racconto nella media a racconto sopra la media. Il potenziale comunque c'è.
Ospite- Ospite
Re: Quelli della portineria
Mi è piaciuto questo racconto; ne ho apprezzato la forma chiara e corretta e non ho trovato il ritmo lento, ma adatto all''esposizione ben articolata nell'intreccio e nei dettagli.
Avrei snellito la prima parte, questo sì. Il dialogo iniziale tra il prete e il nonno non aggiunge molto alla storia delicata del sentimento che sboccia in Angelica. Sul palco dell'improvvisato teatro parrocchiale dove si recita un'altra storia, mossa dalla gelosia per Matilde, Angelica decide di prendere l'iniziativa con Claudio. Sta rischando; potrebbe anche essere respinta, ma spera che il giovane ricambi con dolcezza il suo bacio ed è quello che avviene.
Purtroppo lo step richiedeva un'ambientazione precisa: Duomo di Milano, maggio 1805. Penso che il racconto sia stato escluso perché l'azione narrativa si svolge in altro tempo e altro luogo e non per la mancata attinenza al genere.
Avrei snellito la prima parte, questo sì. Il dialogo iniziale tra il prete e il nonno non aggiunge molto alla storia delicata del sentimento che sboccia in Angelica. Sul palco dell'improvvisato teatro parrocchiale dove si recita un'altra storia, mossa dalla gelosia per Matilde, Angelica decide di prendere l'iniziativa con Claudio. Sta rischando; potrebbe anche essere respinta, ma spera che il giovane ricambi con dolcezza il suo bacio ed è quello che avviene.
Purtroppo lo step richiedeva un'ambientazione precisa: Duomo di Milano, maggio 1805. Penso che il racconto sia stato escluso perché l'azione narrativa si svolge in altro tempo e altro luogo e non per la mancata attinenza al genere.
mirella- Padawan
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Data di iscrizione : 08.01.21
A vivonic garba questo messaggio
Re: Quelli della portineria
ciao
Il titolo mi ha ricordato… "quelli del calcio", cretinata, non farci caso
il racconto è grazioso e, solo all’apparenza, ingenuo.
Con un piccolo sforzo, probabilmente, saresti riuscit@ a rientrare nel concorso, ma forse non ti interessava più di tanto.
Era proprio questo spaccato di vita, un insieme di ricordi indelebili nella tua memoria che hai voluto raccontare.
e questo è sempre un grande dono per chi legge.
ciao e a presto
Il titolo mi ha ricordato… "quelli del calcio", cretinata, non farci caso
il racconto è grazioso e, solo all’apparenza, ingenuo.
Con un piccolo sforzo, probabilmente, saresti riuscit@ a rientrare nel concorso, ma forse non ti interessava più di tanto.
Era proprio questo spaccato di vita, un insieme di ricordi indelebili nella tua memoria che hai voluto raccontare.
e questo è sempre un grande dono per chi legge.
ciao e a presto
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Quelli della portineria
Ma si dai, un bel racconto che si legge piacevolmente nella sua semplicità. Come dico spesso la semplicità paga in quanto tale.
Il fuori concorso credo sia dovuto all'ambientazione: è corretta, ma trasposta nel futuro attraverso la pièce teatrale. E' fictio, insomma.
Il rosa c'è tutto, compreso il lieto fine. Ciò che hai saputo rendere meglio di tutto, a mio avviso, è il "tormento" adolescenziale (passami il termine, poiché non è proprio un tormento) di Angelica che vive i primi approcci circa questioni sentimentali. Anche se io sono un maschio, ti posso dire che mi ci sono ritrovato: ho rivissuto una parte del mio passato che, per quanto cerchi di rinnegarla, ha lasciato il segno. Come questo racconto.
Graficamente, ma solo graficamente, avrei "allungato" di più il testo per renderlo più fluido visivamente.
In definitiva un buon lavoro. Arvedse.
Il fuori concorso credo sia dovuto all'ambientazione: è corretta, ma trasposta nel futuro attraverso la pièce teatrale. E' fictio, insomma.
Il rosa c'è tutto, compreso il lieto fine. Ciò che hai saputo rendere meglio di tutto, a mio avviso, è il "tormento" adolescenziale (passami il termine, poiché non è proprio un tormento) di Angelica che vive i primi approcci circa questioni sentimentali. Anche se io sono un maschio, ti posso dire che mi ci sono ritrovato: ho rivissuto una parte del mio passato che, per quanto cerchi di rinnegarla, ha lasciato il segno. Come questo racconto.
Graficamente, ma solo graficamente, avrei "allungato" di più il testo per renderlo più fluido visivamente.
In definitiva un buon lavoro. Arvedse.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Quelli della portineria
Ma che dolcezza questo racconto di formazione della giovane Angelica che sboccia grazie al teatro e allo zampino del nonno. L’unica noticina stonata è l’introduzione dell’innamoramento con quel “avevo finito per invaghirmi di Claudio” troppo buttato lì secondo me. Comunque veramente carino.
SuperGric- Padawan
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Re: Quelli della portineria
Cara Autrice, caro Autore,
la bellezza di questo racconto nasce dalla sensazione che sia una vicenda reale, veramente vissuta dalla narratrice. Ed è davvero molto bello. Chiunque abbia calcato un palcoscenico parrocchiale si rivede in molti passaggi del racconto. La scrittura è adatta. Il rimo buono.
Un ottimo lavoro.
Complimenti.
Grazie
la bellezza di questo racconto nasce dalla sensazione che sia una vicenda reale, veramente vissuta dalla narratrice. Ed è davvero molto bello. Chiunque abbia calcato un palcoscenico parrocchiale si rivede in molti passaggi del racconto. La scrittura è adatta. Il rimo buono.
Un ottimo lavoro.
Complimenti.
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Re: Quelli della portineria
Ho aspettato per scriverti questo commento perché volevo dirti un piccolo retroscena.
Tu sai quanto io sia quello "precisino", quello che viene additato come il "cattivo" dello staff eccetera.
Con questa premessa, ti dico quello che è successo, senza vergogna. Il tuo racconto mi era piaciuto così tanto, ma così tanto, che appena finita la lettura ho dato parere positivo per l'ammissione in gara, già pensando al buon piazzamento che avresti ottenuto.
Per fortuna, nello staff siamo in 5, e infatti mi hanno immediatamente mandato tutti a cagare perché... mancava l'ambientazione!
Io ero rimasto così ammaliato dalla tua storia e dal modo di raccontarla che il fatto che l'ambientazione in realtà fosse fittizia mi era passato addirittura in secondo piano.
Ovviamente, quando l'ho riletto, non ho potuto che cambiare il mio parere e dar ragione agli altri, e così all'unanimità sei stato escluso; la tua risposta ci ha confermato che sapevi benissimo di correre questo rischio, ma hai voluto lo stesso regalarci questo piccolo tesoro.
Credo che commento più vero di questo io non possa farti.
Al prossimo step, e vedi di essere in gara, per piacere
Tu sai quanto io sia quello "precisino", quello che viene additato come il "cattivo" dello staff eccetera.
Con questa premessa, ti dico quello che è successo, senza vergogna. Il tuo racconto mi era piaciuto così tanto, ma così tanto, che appena finita la lettura ho dato parere positivo per l'ammissione in gara, già pensando al buon piazzamento che avresti ottenuto.
Per fortuna, nello staff siamo in 5, e infatti mi hanno immediatamente mandato tutti a cagare perché... mancava l'ambientazione!
Io ero rimasto così ammaliato dalla tua storia e dal modo di raccontarla che il fatto che l'ambientazione in realtà fosse fittizia mi era passato addirittura in secondo piano.
Ovviamente, quando l'ho riletto, non ho potuto che cambiare il mio parere e dar ragione agli altri, e così all'unanimità sei stato escluso; la tua risposta ci ha confermato che sapevi benissimo di correre questo rischio, ma hai voluto lo stesso regalarci questo piccolo tesoro.
Credo che commento più vero di questo io non possa farti.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Quelli della portineria
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]... mannaggia a te! Avevo già in testa tutto quanto dovevo scrivere e tu mi esci con questo commento...
Posso solo ringraziarti e, come te, tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere il mio racconto nonostante fosse fuori concorso e di commentarlo.
Confesso di avere pensato a un certo punto che, se il mio racconto fosse stato in concorso, i commenti non sarebbero stati così benevoli, ma poi mi sono detto che era un pensiero stupido e senza senso e oggi il tuo commento non fa che confermarmelo.
Venendo al racconto, sapevo che il tempo a disposizione in un periodo pieno di scadenze lavorative era troppo poco per documentarmi adeguatamente dal punto di vista storico e così ho pensato un po' ingenuamente di utilizzare un "escamotage" che potesse salvare capra e cavoli; così non è stato, sapevo di essere veramente al limite e, difatti, ho accettato la decisione dello staff chiedendo, prima di pubblicarlo, permesso allo staff stesso.
Il racconto è solo parzialmente autobiografico (d'altra parte una delle prime cose che si insegnano ai corsi di scrittura credo sia proprio di scrivere di qualcosa che si conosce bene) in quanto per sette anni ho tenuto un piccolo laboratorio teatrale in una scuola elementare con bambini dai 6 ai 10 anni che si è concluso sempre con uno spettacolo per le famiglie nel piccolo teatro della scuola; e con alcuni di quei bambini nel frattempo cresciuti e diventati ragazzi per due anni (prima che il Covid bloccasse tutto) abbiamo messo in piedi due bellissimi spettacoli di beneficienza (per portare avanti l'opera di volontariato di un carissimo amico scomparso prematuramente) in un teatro di parrocchia di oltre trecento posti che, il primo anno, abbiamo riempito completamente.
Ovviamente la parte inventata è quella "rosa", non c'è mai stata nessuna Angelica e nessuna storia d'amore tra i miei ragazzi e io al momento sono solo papà ma non ancora nonno (mia figlia ha solo 15 anni!): però mia figlia ha partecipato in veste di attrice e, addirittura, di cantante a entrambi gli spettacoli in parrocchia!
Ancora grazie a tutti e domani rispondo a ciascuno di voi.
Posso solo ringraziarti e, come te, tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere il mio racconto nonostante fosse fuori concorso e di commentarlo.
Confesso di avere pensato a un certo punto che, se il mio racconto fosse stato in concorso, i commenti non sarebbero stati così benevoli, ma poi mi sono detto che era un pensiero stupido e senza senso e oggi il tuo commento non fa che confermarmelo.
Venendo al racconto, sapevo che il tempo a disposizione in un periodo pieno di scadenze lavorative era troppo poco per documentarmi adeguatamente dal punto di vista storico e così ho pensato un po' ingenuamente di utilizzare un "escamotage" che potesse salvare capra e cavoli; così non è stato, sapevo di essere veramente al limite e, difatti, ho accettato la decisione dello staff chiedendo, prima di pubblicarlo, permesso allo staff stesso.
Il racconto è solo parzialmente autobiografico (d'altra parte una delle prime cose che si insegnano ai corsi di scrittura credo sia proprio di scrivere di qualcosa che si conosce bene) in quanto per sette anni ho tenuto un piccolo laboratorio teatrale in una scuola elementare con bambini dai 6 ai 10 anni che si è concluso sempre con uno spettacolo per le famiglie nel piccolo teatro della scuola; e con alcuni di quei bambini nel frattempo cresciuti e diventati ragazzi per due anni (prima che il Covid bloccasse tutto) abbiamo messo in piedi due bellissimi spettacoli di beneficienza (per portare avanti l'opera di volontariato di un carissimo amico scomparso prematuramente) in un teatro di parrocchia di oltre trecento posti che, il primo anno, abbiamo riempito completamente.
Ovviamente la parte inventata è quella "rosa", non c'è mai stata nessuna Angelica e nessuna storia d'amore tra i miei ragazzi e io al momento sono solo papà ma non ancora nonno (mia figlia ha solo 15 anni!): però mia figlia ha partecipato in veste di attrice e, addirittura, di cantante a entrambi gli spettacoli in parrocchia!
Ancora grazie a tutti e domani rispondo a ciascuno di voi.
paluca66- Maestro Jedi
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A vivonic, gemma vitali, Achillu e caipiroska garba questo messaggio
Re: Quelli della portineria
Luca, se fosse stato in concorso, il tuo racconto per me se la giocava con gli altri sei tra cui ho poi dovuto scegliere la cinquina. Ma la cosa più importante è che tra il primo tuo racconto che ho letto e questo racconto c'è tutta la palestra dei commenti di SPS e DT che sei riuscito a fare tuoi e metterli in pratica. Bravissimo!
Re: Quelli della portineria
Scoprire che questo racconto è tuo mi rende ancora più contenta di averlo apprezzato. Sto cominciando a conoscerti e apprezzo la tua semplicità, la tua schiettezza il tuo modo pacaqto e sempre gentile di porti nei confronti degli altri.
gemma vitali- Padawan
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Re: Quelli della portineria
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] e [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], grazie di cuore, i vostri sono stati i primi commenti e mi hanno fatto davvero bene; ho capito che avevo fatto bene a decidere di pubblicarlo anche se fuori concorso
@Byron il titolo viene dalla realtà, la compagnia dei ragazzi che ho portato per due anni in teatro (prima che il Covid interrompesse tutto) si chiamava "Quelli della mansarda" perché ci trovavamo a provare nella mansarda di uno di questi ragazzi.
@Fante anche a te un grazie di cuore per le belle parole spese
@Tony purtroppo non sono più tanto giovane (55 il prossimo agosto) ma sono davvero felice di averti evocato bei ricordi
@Danilo mi fa piacere scoprire questa affinità tra noi, per il resto come non ringraziarti di tante belle parole!
@Gemma... che dirti... il tuo commento mi ha emozionato e reso felice e quello successivo, appena qui sopra anche di più: grazie di cuore
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], tu non hai idea di quanto fosse arricchente per me fare laboratorio teatrale con i bambini delle elementari e quanto sia stato esaltante preparare i due spettacoli che abbiamo portato in teatro con la piccola compagnia di adolescenti e quanto tutto questo ora mi manchi...
@Achi, già mi avevi scritto un bellissimo commento in sede di concorso ma il tuo commento di oggi è un regalo grande e inatteso: sono approdato a SPS e poi ora qui a DT proprio nella speranza di un aiuto da parte di tutti voi a migliorare la mia scrittura e per ora sembra che abbia fatto bene anche se so che c'è ancora tanta strada da fare
@Arianna un po' e un po', partito da una base autobiografica e costruita, sopra, una storia inventata
@Martin, grazie davvero, il tuo commento controcorrente è per me preziosissimo; curare la scrittura e la trama non è sufficiente, hai ragione, per i prossimi step mi impegnerò a trasmettere anche qualche emozione, d'altra parte quando siamo lettori è proprio quelle che cerchiamo. E sui dialoghi hai ragione, proprio io che adoro i racconti basati sui dialoghi!
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], grazie anche a te, purtroppo sapevo che ero decisamente borderline e forse anche oltre ma purtroppo non avevo tempo per approfondire la conoscenza storica per ambientare decentemente il mio racconto
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], a dire la verità ci tenevo a rientrare nel concorso ma quel piccolo sforzo che dici comportava una quantità di tempo che purtroppo in quel momento non avevo proprio
@Molli ti ringrazio perché hai scritto che sono riuscito bene proprio nella parte che scrivendo mi dava più problemi; lo sforzo di scrivere, riscrivere e correggere alla fine a qualcosa ha portato
@Gric, oltre a ringraziarti, faccio tesoro della tua osservazione e ci rifletto su per il futuro.
@Charaz io ero quello che scriveva i testi e faceva la regia (i registi mi perdonino), il palco vero e proprio lo calcavano i ragazzi
@Viv, a te non scrivo niente, nemmeno un "grazie" sarebbe sufficiente ma ti prometto che nel prossimo step rispetterò tutti i paletti e sarò in gara!
@Byron il titolo viene dalla realtà, la compagnia dei ragazzi che ho portato per due anni in teatro (prima che il Covid interrompesse tutto) si chiamava "Quelli della mansarda" perché ci trovavamo a provare nella mansarda di uno di questi ragazzi.
@Fante anche a te un grazie di cuore per le belle parole spese
@Tony purtroppo non sono più tanto giovane (55 il prossimo agosto) ma sono davvero felice di averti evocato bei ricordi
@Danilo mi fa piacere scoprire questa affinità tra noi, per il resto come non ringraziarti di tante belle parole!
@Gemma... che dirti... il tuo commento mi ha emozionato e reso felice e quello successivo, appena qui sopra anche di più: grazie di cuore
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], tu non hai idea di quanto fosse arricchente per me fare laboratorio teatrale con i bambini delle elementari e quanto sia stato esaltante preparare i due spettacoli che abbiamo portato in teatro con la piccola compagnia di adolescenti e quanto tutto questo ora mi manchi...
@Achi, già mi avevi scritto un bellissimo commento in sede di concorso ma il tuo commento di oggi è un regalo grande e inatteso: sono approdato a SPS e poi ora qui a DT proprio nella speranza di un aiuto da parte di tutti voi a migliorare la mia scrittura e per ora sembra che abbia fatto bene anche se so che c'è ancora tanta strada da fare
@Arianna un po' e un po', partito da una base autobiografica e costruita, sopra, una storia inventata
@Martin, grazie davvero, il tuo commento controcorrente è per me preziosissimo; curare la scrittura e la trama non è sufficiente, hai ragione, per i prossimi step mi impegnerò a trasmettere anche qualche emozione, d'altra parte quando siamo lettori è proprio quelle che cerchiamo. E sui dialoghi hai ragione, proprio io che adoro i racconti basati sui dialoghi!
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], grazie anche a te, purtroppo sapevo che ero decisamente borderline e forse anche oltre ma purtroppo non avevo tempo per approfondire la conoscenza storica per ambientare decentemente il mio racconto
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], a dire la verità ci tenevo a rientrare nel concorso ma quel piccolo sforzo che dici comportava una quantità di tempo che purtroppo in quel momento non avevo proprio
@Molli ti ringrazio perché hai scritto che sono riuscito bene proprio nella parte che scrivendo mi dava più problemi; lo sforzo di scrivere, riscrivere e correggere alla fine a qualcosa ha portato
@Gric, oltre a ringraziarti, faccio tesoro della tua osservazione e ci rifletto su per il futuro.
@Charaz io ero quello che scriveva i testi e faceva la regia (i registi mi perdonino), il palco vero e proprio lo calcavano i ragazzi
@Viv, a te non scrivo niente, nemmeno un "grazie" sarebbe sufficiente ma ti prometto che nel prossimo step rispetterò tutti i paletti e sarò in gara!
paluca66- Maestro Jedi
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A vivonic, Petunia, Achillu, Resdei, caipiroska, Danilo Nucci e SuperGric garba questo messaggio
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