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Messaggio Da Different Staff Sab Feb 27, 2021 5:31 pm

Jean-Luc li vide entrare con la coda dell’occhio, mentre tentava di vergare la lettera su un angolo del banco della portineria: la candela che s’era messo accanto ondeggiò allo spostamento d’aria.
Erano un uomo sui sessanta e una ragazza molto più giovane, sui venti, dai capelli neri e lisci. Li osservò attestarsi al banco, alla sua sinistra, e attendere.
“Torna subito,” scandì in buon italiano, “Il garzone, dico.”
La giovane gli elargì un’occhiata sorniona e sorrise. Aveva un bel viso tondo, occhi sottili, tratti piacevoli e pelle curata. Una bella donna. Il vestito, di buona fattura, era d’un colore azzurro che non le rendeva giustizia.
L’uomo invece non si voltò affatto; sotto la mantella gli s’intravedeva il collo d’un abito talare nero bordato di rosso: continuava a fissare avanti in attesa del ragazzo della portineria che, di suo, tardava a ricomparire.
Jean-Luc tornò a concentrarsi sulla lettera; aveva le parole ma non l’energia per metterle su carta. Lo distrasse il sentir lui descrivere, in francese, che sarebbe stato un grande fatto, al Duomo, un evento colmo di colori, con i vescovi e la corona di Carlo Magno.
“Perdonate,” sentì il prurito d’intromettersi, “Ma l’incoronazione c’è già stata.”
Calò un silenzio grottesco. Lui, l’uomo di fede, mosse una mano e, sempre senza voltarsi, sembrò indicarlo in modo scomposto. “Chi è questo giovane, mia cara?”
L’occhiata di lei parve di nuovo maliziosa, accompagnata a un sorrisetto mellifluo. “Un gran bel soldato, eccellenza.”
“L’incoronazione c’è già stata?”
“Temo di sì,” Jean-Luc accennò alla finestra e al Duomo che stava dall’altra parte della piazza, “Due giorni fa.”
Pensò che il suo evitare di guardarlo fosse dovuto a un’illogica timidezza, ma realizzò molto presto, quando ne scorse il volto, che i suoi occhi erano appannati e bianchi come quelli di certe creature ipogee.
L’uomo di chiesa abbassò il capo, come deluso, ma lo rialzò quasi subito in un picco di stizza. “L’avevo detto io che non dovevamo tagliare per Digione.”
“Non l’avete detto, eccellenza.”
“L’ho detto, eccome se l’ho detto, Juliette. Ricordo bene d’averlo detto!” Sospirò e poggiò ambo le mani, pallide, sul banco. “Quindi a quest’ora ella sarà già morta.”
“Morta scannata.”
Jean-Luc sentì un brivido traversarlo per intero. “Chi è morta?”
“Quella bella donna, figliolo, dalla chioma scura e il gran seno.”
“A chi vi riferite, di grazia?”
Questa volta il prelato si voltò del tutto come a guardarlo, sebbene i suoi occhi fossero vacui e privi di qualsiasi colore. “La donna più importante di Francia.”
“Ho presenziato all’incoronazione, ero di picchetto: vi assicuro che madame de Beauharnais era ed è in ottima salute.”
“La vista inganna, signor…?”
“Sono il tenente Aubrier della Guardia, monsieur. E insisto nel dirvi che non è accaduto nulla di quanto dite.”
“Vorrei potervi dare ragione, figliolo. Se fossimo arrivati in tempo forse questo non sarebbe accaduto: ma ora un’altra è morta…”
“Morta scannata.”
“…e s’aggiunge alle altre.”
Tornò a guardare avanti e la ragazza accigliò. “Volete pernottare lo stesso, quindi?”
“Ormai è tardi per rimettersi in viaggio. Dormiremo qui. Alloggiate anche voi, tenente?”
Jean-Luc assentì pur avvertendo l’improvviso bisogno di trovarsi altrove.
“Cosa scrivete, se posso?”
Il soldato increspò lo sguardo, rigirò per un momento il pennino tra le dita, guardò l’uomo. “Come sapete che…” Il fruscio della carta o il tocco dello stilo nel calamaio, si rispose da sé. “È solo una lettera,” farfugliò raccogliendo il foglio e ripiegandolo con un paio di gesti nervosi nel taschino dei calzoni. “Vi auguro la buonanotte.”
S’alzò e congedò con un cenno educato, avviandosi alle scale e lasciandoli ad attendere il garzone.
 
*
 
Jean-Luc non sentiva il richiamo del sonno.
Sedeva sul letto e s’alzava di continuo, vagando nella camera. Il Duomo, dalla finestra, appariva e spariva nei lumi notturni. Quel vecchio prete e la sua bizzarra accompagnatrice entravano e uscivano dalla sua testa come fantasmi, ora seducenti ora orribili. Continuava a ripetersi che l’indomani avrebbe lasciato Milano, pure l’idea che ci fosse qualcosa di vero nei vaneggiamenti del prelato lo turbava e inquietava.
Immagini di belle donne morte, con gli occhi sgranati e le labbra dischiuse, apparivano di continuo dietro le palpebre.
Resse finché poté poi cedette.
Rindossò l’uniforme senza giacca, mise la sciabola alla cintura e uscì nel corridoio. Non aveva idea d’in quale stanza alloggiassero, ma riconobbe subito la risata giuliva di lei nel silenzio dell’albergo e s’accostò a origliare. C’era un che di perverso in quella coppia: possibile che l’uomo di chiesa se la filasse con una prostituta?
Gelò quando non sentì più alcuna voce ma un silenzio sepolcrale.
La porta gli s’aprì davanti e Jean-Luc perse un respiro: il prelato, in camicia, calzoni e crocefisso, sembrava guardarlo sornione dietro la barriera sgradevole dei suoi occhi ciechi.
“Potevate bussare, figliolo.”
“Come sapevate che…?”
Il passo degli stivali sul legno o forse il respiro troppo forte, si rispose da sé.
“Entrate, entrate.”
“Non era mia intenzione disturbare.” Lo seguì malvolentieri in camera richiudendo la porta. Jean-Luc stranì alla vista del cavalletto con la tela e ancor più della figura di lei, Juliette, sdraiata sul letto, nuda, le braccia sopra il capo e un sorriso vibrante sui tratti.
“Sedete, ragazzo,” il monsignore s’assise su uno sgabello davanti alla tela e riprese il pennello, “Ve l’avevo detto, mia cara, che sarebbe venuto a cercarci.”
“Non l’avete detto, eccellenza.”
“L’ho detto, eccome se l’ho detto, Juliette. Ricordo bene d’averlo detto!”
Il tenente Aubrier aggiustò la camicia, a disagio, cercando di non tenere lo sguardo su di lei, le sue forme tonde esposte, il suo occhieggiare con malizia.
“Avete delle domande, deduco,” incalzò l’uomo, ora concentrato sul dipingere.
“Cos’è accaduto all’incoronazione? Perché parlate d’una donna morta?”
“Non morta: uccisa.”
“Scannata,” fece eco Juliette.
“Che storia è questa?”
L’uomo sorrise spennellando con cura maniacale. “L’hanno assassinata sotto gli occhi di tutti, solo che nessuno se n’è accorto. Neppure voi.”
“Fantasie. E chi sarebbe l’assassino?”
“Il vostro imperatore, ma non da solo.”
Verso di sarcasmo. “Delirate. Come potreste sapere queste cose se neppure avete presenziato?”
“Oh, le deduco dai vostri pensieri licenziosi.”
Jean-Luc spostò lo sguardo su di lei, le sue gambe nude, le curve dei fianchi, dei seni carnosi: Juliette ricambiò con un mordicchiare di labbra.
“Se c’è stato un omicidio allora c’è un corpo: dove si trova?”
“Nel Duomo, chiaramente. Ma ve ne sono altri, a Notre Dame per esempio.”
Scosse il capo, teso. “L’imperatore avrebbe fatto assassinare questa donna?”
“E non è la prima. Sono una lunga fila, a dire il vero, ormai da anni a questa parte.”
“E per quale dannato motivo?”
“Calcolo, ritorno, gloria personale? Per cosa uccidete voi, tenente?”
Il caldo nella stanza s’era fatto più intenso di quanto le candele accese potessero indurre. C’era del sudore a bagnargli il colletto della camicia. Immagini delle scariche di fucileria tra le barricate di Nantes divamparono nel suo inconscio.
“Assurdo. Servono delle prove per accuse gravi come le vostre.”
“Le avete qui innanzi.”
Juliette salutò con un movimento civettuolo delle dita.
“Non vi muovete, cara.”
Jean-Luc accennò brusco, infastidito, “Come potete ritrarla se siete…?”
“Cieco? Dio mi ha tolto la vista, figliolo, non l’uso delle mani.”
Aubrier si sporse a guardare la tela in facimento: la figura della ragazza era ritratta con cura e dovizia, come se egli potesse davvero vederla, stesa e nuda sul letto. Pure ne aveva alterato l’espressione, gli occhi erano dilatati, colmi d’orrore, le labbra schiuse, un rivolo di sangue al lato della bocca.
Se mai fosse esistita una raffigurazione ideale della morte, il cadavere dipinto di Juliette ne sarebbe stato eccellente esempio. Notò altre tavole poggiate contro il muro, coperte, e senza attendere permesso le andò a svelare: altre donne morte giacevano stese su erba, lenzuola, terra, in pose contratte e scomposte. Non s’assomigliavano l’una con l’altra eppure tutte avevano un qualcosa d’orribile, come se le avesse già vedute da qualche parte nel corso della propria esistenza.
Jean-Luc si ritrasse sgomento. “Siete un folle o peggio: nessun uomo di Dio indulgerebbe in questa perversione!”
“Voi siete un uomo di Dio, tenente?”
Sentì la saliva seccarsi. Il corpo di Juliette non era più sufficiente a tenere acceso quel baleno di passione che l’aveva accaldato: sentiva un freddo da inverno precoce. I lampi e le grida di Clisson tornarono a graffiarlo sulla parete della memoria. Non era possibile raffigurare la morte così perfetta senza averla vista coi propri occhi.
“Assassino,” scandì Jean-Luc poggiando la mano sulla sciabola, con le dita pallide e rigide.
“Vi sbagliate. Io cerco gli assassini, tenente, è il mio mestiere.”
Si ritrasse, attonito, incespicò, mentre il prelato continuava a dipingere imperturbato e Juliette a posare per lui, nuda tra le lenzuola, un sorriso malizioso sui bei tratti.
Era una bella donna.
“Vi avevo detto che ci vuole occhio.”
“Non lo avete detto, eccellenza.”
“L’ho detto, eccome se l’ho detto, Juliette. Ricordo bene d’averlo detto!”
Aubrier arretrò malamente fino alla porta. C’era una donna, vista a St. Christine, che le somigliava orribilmente. Un’altra, a Clisson, l’aveva intuita su una delle tele contro il muro.
Il suo corpo nudo e lascivo non era diverso che per dettagli da quello d’una violenza carnale rimasta impressa nella sua memoria.
Voi per cosa uccidete, tenente?
“Non sono qui per punirvi,” l’apostrofò una volta di più il vecchio, “Quello è il lavoro del Signore. Ma date retta: la lettera che avete in tasca, fatene buon uso.”
Jean-Luc sentì i nervi crollare: aprì la porta della camera e barcollò nel corridoio.
Non poteva sapere. Non ne aveva parlato mai con nessuno.
Scese la scala fino alla portineria, dove il guardiano del turno di notte non diede che un sussulto dal sonno, e poi in strada. Il Duomo sembrava guardarlo come la bocca d’una grande bestia.
Appoggiò la schiena alla parete in muratura e lì rimase, ansando come un cane alla fine dei giorni.
Nessuno l’aveva inseguito e gli parve di sentire ancora la risata cristallina di Juliette.
 
*
 
Alla luce del giorno tutto era tornato canonico. Le guglie del Duomo, maestose, non sembravano più zanne di demone.
Seduto al banco della portineria, Jean-Luc Aubrier guardava il viavai di ospiti man mano che gli astanti venuti ad assistere all’incoronazione si rimettevano in viaggio.
Chiese all’addetto se potesse dargli il nome del vecchio religioso e della ragazza, ma quello non aveva idea di chi parlasse. Non c’erano uomini di chiesa sul registro e nessuno s’era presentato come tale, men che meno avevano clienti affetti da cecità.
Attese di vederli scendere fino a tarda mattina, invano.
Se n’erano andati ancor prima dell’alba, quando lui era caduto, stremato, in un sonno convulso: i lemuri della guerra, invece, quelli non erano andati mai via, per quanto li avesse seppelliti a fondo.
Gli scorci titillanti di Juliette erano ora connessi a quelli delle giovani violentate e massacrate a St. Christine, Clisson e una dozzina d’altri luoghi che aveva scelto di dimenticare. Un prezzo necessario, diceva allora.
Fu certo che le belle donne morte sulle tele del vecchio le avesse create lui stesso, per dare volto a quelle che aveva visto trucidare negli anni, sotto le baionette e i proclami: una aveva il nome di Vandea, un’altra di Rivoluzione, un’altra ancora Repubblica, poi Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
L’imperatore aveva assassinato quasi tutte ma lui più ancora, che con un fucile e una baionetta, assieme a migliaia d’altri, l’aveva reso possibile.
Non c’era un assassino, tutti lo erano.
Voi per cosa uccidete, tenente?
Tolse di tasca e appoggiò sul banco la carta ripiegata. Recuperò il pennino e il calamaio: il garzone della portineria lo guardava annoiato.
Aveva le parole e stavolta anche l’energia per metterle per iscritto.
Cominciò a vergare la propria lettera d’addio alle armi.
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Messaggio Da Petunia Lun Mar 01, 2021 2:12 pm

Interessante. Il racconto ha una venatura horror e anche una punta di esoterisimo. La scrittura è corretta e scorrevole, tuttavia questa storia non mi ha completamente presa. Ma ė solo una questione di gusto perché, in realtà, il racconto contiene gli elementi richiesti. L’ambientazione è credibile e il ritmo è ben dosato al punto che si riesce a gustare bene ogni scena.
A un certo punto ho pensato ad Angel Heart e ho creduto che il fantomatico assassino fosse proprio il soldato, magari affetto da qualche disturbo mentale. Poi è arrivata la scoperta e insieme a quella la piccola delusione. La parte che mi ha convinta di meno è  la morale. Cioè troppa morale. L’idea è buona, la realizzazione anche. Per questo ti faccio i miei complimenti.
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Messaggio Da Akimizu Lun Mar 01, 2021 2:51 pm


Ah, ma quanto mi è piaciuto. Devo confessare che ho tardato un poco a calarmi nel ritmo della scrittura e nello stile, ma una volta immerso ho fatto fatica a non venirne affascinato. È proprio nel tono e nell'intenzione che stanno i pregi maggiori di questo racconto.
Stile con una patina d'antico che si incastra col testo, gli arcaismi, l'uso dell'aggettivazione, mi ha ricordato Mari. Belli i personaggi, molto precisi, quasi scolpiti, caratterizzati anche dal modo personale di parlare. A differenza di Pet morale e trama mi sono piaciuti. Ottimi ambientazione e storicità. Unico difetto? Giallo stinto, a essere generosi.
Una cosuccia: se si scrive col calamaio e col pennino si deve tamponare con la carta assorbente, altrimenti l'inchiostro ancora fresco sporcherà il foglio.
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Messaggio Da Akimizu Lun Mar 01, 2021 2:57 pm

Dimenticavo, una domanda per l'autore: il titolo, belladonna tutto attaccato. La belladonna è una pianta le cui bacche sono velenose, ma sinceramente non ho capito il nesso col racconto, sembra solo un gioco di parole.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Lun Mar 01, 2021 6:15 pm

Un racconto strepitoso con dei personaggi veramente ben descritti e poi quel finale... perchè hai voluto filosofeggiare quando la tua storia era bellissima? Non l'ho trovato veramente scorrevole ma bello e intenso. Domandina che magari si faranno in tanti: Belladonna? La pianta, il veleno, un refuso, mia ignoranza? Sicuro che alla fine ce lo dirai o magari no?
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Messaggio Da Ospite Lun Mar 01, 2021 7:26 pm

Mi hai ricordato 'Cattedrale' di Carver.
E non solo per il cieco. 
Ne ho ancora parecchi di racconti da leggere ma non ne troverò uno migliore di questo, lo sento.
Voglio essere, per una volta, amorale e sbalorditamente superficiale. Non mi sposterò da qui.
Una domanda: le visioni del commissario Ricciardi, ti hanno ispirato? 🤔
Me lo dirai dopo aver vinto. Con calma.

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Messaggio Da Ospite Lun Mar 01, 2021 10:31 pm

Questo racconto sarebbe perfetto se non fosse per il fatto che di giallo c'è proprio una puntina. Per quanto riguarda i paletti, mi sembrano tutti rispettati. Certo, il duomo resta un po' sullo sfondo, ma perlomeno la portineria riveste un ruolo abbastanza importante. La trama è interessante, ma quel che mi colpisce di più è lo stile: antico ma comunque fluido. Ecco, riuscire a scrivere un pezzo che abbia un sentore ottocentesco ma con una scorrevolezza di lettura degna di un racconto contemporaneo è qualcosa di strepitoso. Anche i dialoghi li trovo gradevoli, oltre che verosimili. Magari avrei evitato lo scambio di battute fra il prete e l'accompagnatrice (per intenderci, quelli come il seguente esempio Ve l’avevo detto, mia cara, che sarebbe venuto a cercarci.” “Non l’avete detto, eccellenza.”) dopo la terza volta. Purtroppo però, come già accennavo in precedenza, non mi sembra molto un giallo. Il mistero c'è, ma manca un delitto vero e proprio (e il movente). Uccidere concetti metafisici non mi pare conti esattamente come crimine. Se, ad esempio, lo stupratore/assassino fosse stato il soldato, allora s' che sarebbe stato un giallo a tinte sovrannaturali, ma comunque un giallo degno di quel nome. Così, non lo so. E mi dispiace da matti perché questo racconto mi piace molto, davvero faccio fatica a trovarvi altri difetti. Eppure, l'unico difetto che ha è troppo evidente per essere ignorato.

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Messaggio Da Danilo Nucci Mar Mar 02, 2021 4:28 pm

Il racconto mi ha tenuto incollato fino alla fine e questo è un pregio indiscutibile dal mio punto di vista. Certamente ci sono i personaggi, la stanza e l’ambientazione , anche se marginale. Il giallo manca un po’ ma ritengo che costruire una trama gialla plausibile e coerente in così poche righe non sia affatto facile. Di sicuro c’è un po’ di horror e di suspense, descritti con notevole capacità.
Alcune note formali che discendono più dai miei gusti personali che da imprecisioni dell’autore:
“Torna subito,” scandì in buon italiano, “Il garzone, dico.” Questa frase ho dovuto rileggerla più volte per capirne il senso. Forse spiegherei meglio o ne cambierei la costruzione.
“Lo distrasse il sentir lui descrivere, in francese, che sarebbe stato un grande fatto, al Duomo,” in questa frase manca qualcosa e comunque mi pare una costruzione un po’ contorta.
“Continuava a ripetersi che l’indomani avrebbe lasciato Milano, pure l’idea che ci fosse qualcosa di vero nei vaneggiamenti del prelato lo turbava e inquietava.” Dopo Milano farei una pausa più lunga di una virgola.

“… quel baleno di passione che l’aveva accaldato”. Non ho certezze sull’uso corretto del verbo, ma, a orecchio, mi convince poco.
“Alla luce del giorno tutto era tornato canonico” L’aggettivo non mi spiace affatto, anche se non l’avevo mai visto usare in questo contesto.
“I lemuri della guerra” Grazie, perché mi hai fatto conoscere il significato originario della parola “lemuri” che fino a ora avevo collegato solo ai simpatici animaletti del Madagascar.
Giudizio complessivo molto positivo.
P.S. anch'io aspetto lumi sul titolo.
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Messaggio Da gemma vitali Mar Mar 02, 2021 4:52 pm

Questo racconto ha qualcosa di speciale. Da l'impressionje di un esame di coscienza che il soldato fa di se stesso e del l'imperatore per il quale ha combattuto, alla fine luim è un assassino.
Ho trovato molto incisiva questa frase.
Fu certo che le belle donne morte sulle tele del vecchio le avesse create lui stesso, per dare volto a quelle che aveva visto trucidare negli anni, sotto le baionette e i proclami: una aveva il nome di Vandea, un’altra di Rivoluzione, un’altra ancora Repubblica, poi Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
Ottima  realizzazione, bella l'atmosfera creata.
Complimenti.
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Messaggio Da Midgardsormr Mer Mar 03, 2021 10:50 am

Ciao autor*

Un bel pezzo, davvero. Caratteristicazione dei personaggi ai limiti del reale, aura antica che aleggia per tutto lo scritto.
Belle immagini, mi sono calato nel racconto da subito, pur partendo un po' in sordina nella prima parte.
Non ho refusi da segnalarti, ma solo una domanda: il titolo, che nesso ha con il racconto?
A primo.impatto, credevo di trovare un riferimento alla pianta velenosa, e invece...

Un bel racconto, lo metto lì tra quelli da votare, poi vedremo.
Grazie della lettura.

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Messaggio Da Byron.RN Mer Mar 03, 2021 11:39 am

Il racconto è scritto molto molto bene. Belli e credibili tutti i personaggi, persino il garzone che è solo accennato. Buono il lessico, l'uso delle parole, l'atmosfera che riesci a creare.
Visto le mie letture ho apprezzato molto l'atmosfera misteriosa per l'appunto, fantastica, con quel veleggiare di fantasmi e presenze che si percepisce.
Tutto bello, però c'è un però. Il genere è un problema, perché qui non c'è traccia di rosa e neppure di giallo. E mi costa dire questo, perché ho riconosciuto l'autrice e io l'adoro, quello che scrive mi piace un vallo. E mi sorprende anche, perché cazzo, diventa sempre più brava, di prova in prova.
Quindi questo per dire cosa? Il pezzo in sé, anche se sono a metà letture, sarebbe diretto da top five(e sto pure besso) però il requisito di genere era un elemento basico e per il rispetto di tutti ne dovrò tenere conto.
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Messaggio Da Susanna Gio Mar 04, 2021 9:48 pm

Atmosfera molto dark. Fosse un film lo vedrei con scene buie, in cui le scenografie si intravedono appena, con luci focalizzate sui volti e sui gesti, più che nell’insieme.
Non è proprio un giallo, ma un thriller introspettivo, un po’ borderline. Anche una punta di horror.
Comunque, i personaggi sono ben delineati, forti del loro ruolo e inquietanti, ecco perché il mio giudizio sul genere. La lettura mi ha trasmesso le sensazioni di dolori profondi, di ferite che hanno leso la parte senziente di una persona che ha vissuto sicuramente situazioni tragiche, come quelle che derivano da partecipare ad una guerra, all’essere in prima linea.
Mi ha fatto pensare ad incubi talmente potenti che per difendere sé stessi dai tentativi di allontanamento, portano la persona che li subisce a travisare la realtà portandola a livello di illusione. Cioè in qualche modo devo difendermi dalla pazzia verso cui la guerra mi ha spinto, devo vivere fingendo di essere un qualcosa che non sono più, in un mondo che non riconosco come veramente reale.
Guerra intesa anche come distruttrice di ideali e di moralità.
E figure che paiono mettere in contrapposizione il bene con il male: ma quando il bene è bene e quando il male è male, drasticamente e nettamente suddivisi?

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Messaggio Da SuperGric Sab Mar 06, 2021 6:36 am

È il primo racconto che leggo (a parte il mio), ma già il livello è eccellente. Complimenti!
La lettura nei primi paragrafi è faticosa, e gli arcaismi e l’uso per me eccessivo di verbi sostantivati me l’hanno resa ancora meno fluida. Poi però appena i personaggi prendo forma il racconto decolla e ammalia.
Fantastico lo scambio di battute tra il prelato e la donna che ritorna in vari punti (“Non l’avete detto, eccellenza.” “L’ho detto, eccome se l’ho detto, Juliette. Ricordo bene d’averlo detto!”): caratterizza i personaggi e sottolinea l’intimità tra i due.
Le mossette di Juliette e gli sguardi civettuoli sono vividi, hanno eccitato anche me hehehe.
È un giallo filosofico e morale: cerchiamo sia l’assassino che le vittime. Alla fine troviamo entrambi.

Bello bello, ma la prossima volta metti meno i verbi sostantivati, fallo per me.
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Messaggio Da Molli Redigano Sab Mar 06, 2021 8:55 am

Se dovessi liquidare il commento in due parole direi: bel racconto.

Mi è piaciuta molto l'ambientazione, perfettamente in linea con le prescrizioni dello step: la portineria c'è in tutti e tre i momenti in cui è suddiviso il racconto. Anche il Duomo c'è in tutte le parti del racconto, una sorta di spettatore passivo che guarda gli avvenimenti, interagisce con i personaggi: 

"Il Duomo sembrava guardarlo come la bocca d’una grande bestia." Bell'effetto.

Siamo nei giorni immediatamente successivi all'incoronazione, il main event di quell'anno. Anche in questo racconto è citata la Corona Ferrea.

Delle tre parti a mio avviso, quella centrale è sicuramente la migliore per fluidità e per coinvolgimento del lettore. E' il cuore del racconto. 

L'epilogo, nel senso stretto del termine, mi ha un po' deluso. Nel senso: troppo semplice un addio alle armi per un personaggio come il tenente Aubrier. M'aspettavo un serial killer braccato da un prelato fantasma che va a puttane (forse fantasmi anche loro). Ma non ti sarebbero bastati i caratteri. 

Non ci sono refusi nel testo, la scrittura è buona e la scelta di utilizzare i dialoghi come registro narrativo è ben gestita.

Il genere è il punto debole del testo associato al concorso. Solo questo. Io non ci vedo né un giallo, né un rosa. Ma neanche da lontano.
Non saprei, potrebbe essere un thriller esoterico o storico. E io ne vado pazzo. 

"madame de Beauharnais". Il riferimento è alla moglie di Napoleone? Solo per curiosità.


In definitiva un ottimo lavoro, che probabilmente figurerebbe tra i vincitori dello step, non fosse per la non aderenza a uno dei generi proposti. Peccato.
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Messaggio Da ImaGiraffe Dom Mar 07, 2021 11:44 am

Mamma mia quanto ho amato questo racconto. Sono impazzito per giorni perché la mia mente tornava ai due personaggi più belli dello step. i loro dialoghi sono qualcosa di meraviglioso. "morta scannata" ripetuto così tante volte mi ha portato nell'iperspazio. 
Perdonate il mio entusiasmo ma ho adorato ogni singola cosa di questo testo, purtroppo devo tornare con i piedi per terra. questo testo non è un giallo. 
lo step richiedeva un genere tra quello rosa e il giallo. sicuramente non facili da gestire ma con dei punti saldi che dovrebbero essere rispettati. Qui siamo di fronte ad un racconto misterioso, esoterico, io ci ho visto anche qualcosa di Poe, ma non è di certo un giallo.
Sono veramente dispiaciuto ma poi penso... chi se ne frega dello step e della classifica, hai scritto un racconto PAZZESCO che rimane nei miei pensieri ancora oggi a distanza di giorni dalla prima lettura.
Spero di rileggerti presto con lo stesso entusiasmo.
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Messaggio Da vivonic Lun Mar 08, 2021 10:15 am

Man mano che si avanza nella lettura avrete capito quanto sia stato difficile escludere gli esclusi.
Io sono quello “cattivo” probabilmente, perché questo è l’ennesimo racconto che io non avrei ammesso ma poi, con tante argomentazioni di cui magari si dirà in seguito, si è deciso per l’ammissione.
Resta il fatto che ogni bene si può dire di questo racconto, tranne il fatto che rispetti uno dei generi richiesti, e questo mi pare risulti evidente anche agli occhi di chi ha commentato prima di me.
A questo punto, non posso che rinnovare i complimenti all’Autore per una storia pazzesca, come dice  [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]!
È un racconto, poi, scritto davvero perfettamente: non si trova un refuso neanche a sforzarsi, pure ogni singola virgola è messa al posto giusto.
Sono sicuro che questo Autore, se scrive così, può arrivare dove vuole. Davvero tanti complimenti, perché non trovo assolutamente nessuna parola per esserti utile.
Mi dispiace solo – e tantissimo – che tu non ti sia sforzato un minimo di più per rientrare nel giallo: avresti vinto a mani basse.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da miichiiiiiiiiiii Lun Mar 08, 2021 6:00 pm

In questo racconto innanzitutto noto un uso scorretto della punteggiatura, a volte le virgole sono di troppo, a volte mancano (secondo un mio punto di vista).

Non capisco l'asterisco che hai messo tra ogni paragrafo, ma comunque la trama è bellissima, la cecità di cui parli è presente ogni giorno, soprattutto quando si parla di violenze, e tu ne hai parlato in un modo molto scorrevole e fintamente semplice.
Dico così perché l'argomento è l'insieme di complessità enormi, che mai riusciremo a risolvere definitivamente, ma in tutto ciò non rientri nella scelta dei due generi proposti, quindi né giallo, né rosa.
Ti sei un po' perso/a tra la storia, dimenticandoti del genere, tendi più sul giallo, è evidente, ma mancano le vere e proprie caratteristiche!

Da lavorarci un po' su!
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Messaggio Da paluca66 Lun Mar 08, 2021 10:26 pm

Avendo letto i commenti che mi precedono ho quasi vergogna a scrivere che questo racconto non mi ha entusiasmato: me ne scuso con l'aut* e con gli altri commentatori.
Al di là del fatto che manca il genere (il giallo può essere intuito solo molto alla lontana) devo dire che la scrittura elegante, precisa, priva di qualsivoglia refuso o virgola fuori posto mettono questo racconto, da questo punto di vista, nettamente davanti a tutti gli altri e ormai li ho letti quasi tutti...

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Messaggio Da Arianna 2016 Lun Mar 08, 2021 11:26 pm

Parto da quello che, secondo me, è il punto debole del racconto, all’interno di questo contest: questo non è un giallo.
Questa è una narrazione surreale, molto chiaramente, quasi onirica, che ha qualcosa tra Pirandello e Buzzati. Poi, avresti potuto anche creare un giallo surreale (c’è chi l’ha fatto, a questo step), ma qui non vedo niente del giallo e tutto del surreale.
Chiarito questo, ti dico che il tuo è un bel racconto: ben costruito, ben condotto, buona l’atmosfera, ben riusciti i personaggi. La storia incuriosisce, il lettore è trascinato in un crescendo di rivelazioni.
Lo scambio ripetuto della stessa battuta tra il sacerdote e la ragazza funge da ritornello di una macabra e inesorabile danza mortale.
La scrittura fluisce, la sintassi è corretta.
Invece l’uso del lessico è particolare; finché è solo particolare, va bene, perché contribuisce a creare l’atmosfera della narrazione. A tratti però non è del tutto corretto, a volte anche solo per quanto riguarda il contesto d’uso. Ti segnalo i casi più evidenti:
“Li osservò attestarsi al banco”= il significato letterale è quello, cioè di fermarsi, ma il contesto d’uso di solito è diverso
“che, di suo, tardava”= non riesco a spiegarti in questo momento (cercherò una spiegazione chiara) perché l’espressione “di suo”, in questo caso, è scorretta o perlomeno molto imprecisa, ma lo è; corrisponde più o meno a un “per quel che riguardava lui” o qualcosa del genere, quindi qui va bene semplicemente “che tardava”
“silenzio grottesco”= perché questo silenzio è “grottesco”? Magari “imbarazzato” o qualcosa del genere
“Lui, l’uomo di fede, mosse”= credo che tu intendessi scrivere “ecclesiastico”; “uomo di fede” si riferisca a un altro significato
“e la ragazza accigliò”= “si accigliò”; ma perché poi si acciglia?
“increspò lo sguardo”
“potreste sapere queste cose se neppure avete presenziato”= per la concordanza verbale, meglio “potete”
“potessero indurre”= indurre il caldo?
“con cura e dovizia”= “dovizia” richiede dopo che si specifichi dovizia di cosa, di solito è collegato a “di particolari”
“che gli astanti”= gli astanti sono quelli che stanno davanti, forse intendevi “ospiti”, “clienti”
 
In conclusione, non un giallo, ma comunque un buon racconto, che ho letto volentieri, con atmosfere da Buzzati e Pirandello.
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Messaggio Da mirella Mar Mar 09, 2021 9:27 am

Anche questo sarebbe un buon racconto se fosse un giallo, se il linguaggio fosse scevro dalle poche improprietà e più coerente nelle scelte lessicali.
Ma partiamo dall’inizio; la prima parte si svolge nella portineria di un albergo nei pressi del Duomo di Milano, dove il giovane Jean Luc, mentre sta cercando di scrivere una lettera, vede arrivare un religioso e una ragazza dall’aspetto vivace.
Fin qui ci siamo: portineria, prelato, prostituta, l’attesa di un evento clamoroso, di cui parla l’uomo, alludendo all’incoronazione di Napoleone. I nuovi arrivati sono in ritardo, perché la cerimonia è già avvenuta due giorni prima, come riferisce il giovane tenente.
La reazione del prelato è strana: “Quindi a quest’ora ella sarà già morta.” Allude a madame de Beauharnais che il tenente, di picchetto all’incoronazione, ha visto viva e vegeta, ma quello insiste e continua nel suo vaneggiare parlando di tante altre donne morte.
La seconda parte è surreale, potrebbe essere un sogno, perché al mattino non c’è traccia dei due e nessuno li ha visti in albergo nemmeno prima.
Di notte Aubrier, insonne e suggestionato dai vaneggiamenti del prelato, va a trovarlo in camera, dove trova Juliette nuda e il cieco che la ritrae, stravolgendone i lineamenti come se fosse morta. Alle pareti sono accostati altri ritratti di donne morte. Nei loro volti Jean Luc ravvisa le sembianze di donne che ha ucciso in guerra e, forse, stuprato. Simboleggiano la morte degli ideali rivoluzionari sotto la tirannide napoleonica.
Alla fine di questa parte ravviso il centro del racconto nelle parole del prelato cieco: “Voi per cosa uccidete, tenente?
“Non sono qui per punirvi,” l’apostrofò una volta di più il vecchio, “Quello è il lavoro del Signore. Ma date retta: la lettera che avete in tasca, fatene buon uso.”
La crisi di coscienza è al culmine e Jean Luc il mattino seguente finirà di compilare la sua lettera di addio alle armi.
In conclusione, questo è il racconto di una crisi di coscienza, ben descritta a partire dall’inizio, e ben sviluppata attraverso il travaglio interiore, il senso di colpa che genera mostri di morte e ingigantisce rimorsi e paure. Ma – a mio parere – fuori tema, non è il racconto adatto a questo concorso.

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Messaggio Da Resdei Mar Mar 09, 2021 12:14 pm

ciao
giallo o non giallo questo racconto ti inchioda allo schermo
e per me è già una vittoria.

credo che la pianta, nel titolo, c'entri parecchio

Le foglie contengono alcaloidi a nucleo tropanico, fra cui i principali sono l'atropina e la scopolamina, che svolgono un'azione eccitante, allucinatoria la prima; depressiva e ipnotica la seconda.


In fondo, tutto il racconto si è rivelato un'allucinazione, i due personaggi, così ben descritti e caratterizzati, non solo non sono esistiti, ma sono la persecuzione dei peggiori incubi del tenente
“Voi per cosa uccidete, tenente?

sarò sincera, però
la parte finale non mi è piaciuta. non perché non rispetti la conclusione di un "giallo" come mi sarei aspettata, ma per il risvolto "morale" di tutta la faccenda, anche se questo spiega la sua lettera di dimissioni.
ma questo è solo un mio gusto personale e tu meriti moltissimi complimenti per questo tuo splendido racconto
ciao e a presto
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Messaggio Da Fante Scelto Mar Mar 09, 2021 3:11 pm

Che racconto strano.
Sospeso tra il paranormale e il filosofico, ma con diverse frasi sibilline gettate qua e là che mi lasciano più di un dubbio: il soldato è un assassino?
Il prete esiste ed è un vero cacciatore di pentimenti o è solo frutto dell'immaginazione?
Diversi indizi sembrano convogliare verso quest'ultima opzione, ma non ne sono affatto sicuro. 
A livello di trama c'è una domanda cui il racconto non sembra rispondere: ma anche se fossero arrivati in tempo, il prete e Giulietta, che avrebbero dovuto fare per impedire l'omicidio?

Parlando di omicidi, non s'è capito se ci sono o no. Ci sono riferimenti storici che mi sono andato a googlare, e ho capito a che eventi si riferiscono, ma la filosofia nel finale riporta tutto sul metafisico.
Non sono sicuro di che interpretazione dare.
Avrei speso qualche parola in più per fugare ogni dubbio.

Per il resto, poco da eccepire. Lo stile tipo ottocentesco si legge bene, a parte qualche inceppamento che ti hanno già segnalato. La storia è davvero bizzarra. Il giallo probabilmente non è un giallo, forse più un thriller.
Ma il thriller è giallo? Avevo lo stesso dubbio su un altro topic, a fine gara qualcuno me lo toglierà, spero.

A rileggerci!
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Messaggio Da caipiroska Gio Mar 11, 2021 12:58 am

Che bel racconto, complimenti!!!
Niente da dire, mi è piaciuto davvero molto perchè tratta i temi che preferisco: l'inquietudine del paranormale che entra nel quotidiano.
Sono d'accordo con chi ha detto che Juliette e L'uomo di fede sono i personaggi meglio riusciti del contest.
L'autore ha azzardato molto con questo racconto perchè ha proposto un giallo poco canonico, eppure alcuni aspetti del giallo ci sono: abbiamo un assassino (Jean-luc) che probabilmente ha commesso dei crimini orribili, ma dei quali nessuno è a conoscenza ( Non poteva sapere. Non ne aveva parlato mai con nessuno.): come smascherare costui? A questo punto entra in scena la coppia infernale: nei dipinti l'ecclesiastico ritrae le vittime del soldato: qualcuno è a conoscenza dei suoi segreti e quel qualcuno lo tormenterà in eterno (come punizione ci può stare...).
Jean-luc, spaventato, trova il coraggio di scrivere la lettera di dimissioni: un soldato che non ucciderà più.
In questa frase L’imperatore aveva assassinato quasi tutte ma lui più ancora, che con un fucile e una baionetta, assieme a migliaia d’altri, l’aveva reso possibile.
Non c’era un assassino, tutti lo erano. sembra quasi che il compito della coppia sia quello di scovare tutti gli assassini, che per stare agli ordini non si sono peritati a uccidere tutte queste belle donne, spaventarli a morte e farli redimere. (hanno i mezzi per farlo...). 
Quindi in questo giallo i due detective sono il prete e Juliette che con i loro modi poco ortodossi scovano, condannano e redimono i vari assassini (in fondo sono anche buoni...).
(ma questa è solo la mia versione: un tentativo per giustificare un giallo che si avvicina troppo al nero).

Provo a rispondere a una domanda di Fante: la coppia non può mai arrivare prima dei delitti, perchè il loro compito non è impedirli, ma perseguitare gli assassini.
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Messaggio Da Achillu Ven Mar 12, 2021 2:53 pm

Ciao Aut-

Nella scrittura ho trovato solo qualche peccato veniale che non mi sono nemmeno segnato, perché comunque non disturba la lettura. O meglio: qualcuno me l'ero anche segnato, ma poi il vocabolario dà ragione a te e quindi a posto così.
Purtroppo non trovo un'investigazione; l'ho cercata a ogni lettura e non l'ho trovata. Questo sarà l'unico motivo per cui quasi certamente non voterò il tuo racconto. Però ti prometto che tornerò a leggerlo diverse volte per godermelo e rigodermelo.
La trama è molto coinvolgente così come lo è la scrittura. Mi piace moltissimo la caratterizzazione dei personaggi e del loro tormentone “Non l’avete detto, eccellenza.” “L’ho detto, eccome se l’ho detto, Juliette.” Non trovo niente da sistemare in questo racconto. Mi è piaciuto perfino il titolo, Belladonna, una pianta da cui si ricava se non sbaglio una sostanza psicotropa come per dire che la schizofrenia del protagonista sia in realtà aiutata, se non causata, dall'abuso di droga.
Manca il paletto del genere; per il resto, ci sono la portineria, il Duomo nel 1805, la prostituta (che prostituta non è) e il prelato (bordato di rosso, eccellenza).

Grazie e alla prossima.
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Messaggio Da Ospite Ven Mar 12, 2021 5:07 pm

Riletto con piacere, questo è uno dei miei racconti preferiti

Una piccola cosa. Perchè hai usato, pure in modo ossessivo, il verbo vergare? Io nemmeno ne conoscevo il significato, o meglio pensavo che fosse battere, colpire con una verga. Ed ero fuori strada, significa scrivere. 
Ecco, uno che scrive bene come te che bisogno ha di sfoggiare un verbo così assurdo, insolito?
Bene, torno dietro la siepe, a sbirciare la tua vittoria.

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