Decide il vento
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Decide il vento
Estate 1965
La prima sigaretta la fumai con Mary.
Eravamo seduti su un muretto a guardare il fiume muoversi lento e scuro sotto di noi: a tutti e due sembrava un enorme animale ostile, con il ventre mosso dalle prede divorate. Lei si guardò intorno e accese la sigaretta furtiva: rimasi senza parole nel vedere tutto quel fumo bianco uscire dalla sua bocca.
«Tieni, ma non la traspirare» mi consigliò. Indugiai su cosa fare, ma solo per un attimo. Presi l’esile cilindro di carta e lo portai alle labbra.
Inspirai e subito mi sentì soffocare; vinto dalla tosse mi piegai in due.
«Sei proprio un bambino!» disse dandomi una pacca sulla schiena e poi rise.
La guardai, rosso per la vergogna e per la tosse. Era bella Mary, e l’immagine di lei che ride baciata dal sole del primo pomeriggio è rimasta impressa nella mia mente come qualcosa di meraviglioso.
Con gesto deciso la riprese e la finì con rapide boccate.
«Fa schifo» fu il mio verdetto.
«A me piace» rispose e rimanemmo a fissare le chiatte galleggiare sul fiume poi, senza dire niente, si accoccolò al mio fianco come una gatta bianca e chiese se avessi scritto qualcosa.
Tirai fuori il foglio che avevo in tasca e lessi la poesia che avevo immaginato per lei. Parlava del sole, del vento e della primavera che, nonostante tutto, arriva sempre.
«Fa schifo» sentenziò, ma si strinse più forte al mio fianco così seppi che, invece, le era piaciuta.
«Mi piace il vento, mi piace descriverlo» dissi.
«Anche a me. Mi… mi sparpaglia i pensieri.»
«Sì, li porta…»
«Lontano» concluse. Le piaceva terminare le mie frasi. Mi piaceva sentire le frasi terminate da lei.
La baciai e lei si strinse forte a me. Avevo tredici anni quell’estate, lei qualche mese in meno e ci piaceva stare insieme in quel modo nuovo e segreto che stavamo scoprendo. La cosa più simile all’amore che abbia mai provato.
«Maryyy!» la voce di sua madre arrivava sempre troppo presto, e il grido stridulo con la quale la chiamava mi ricordava il gracchiare molesto di un corvo.
«Mary! Ma dove cazzo sei! È l’ora di fare il bagno, sbrigati!»
Insieme sussultavamo a quel grido e ci aggrappavamo l’uno all’altra con più forza. Lei mi chiedeva ancora un bacio, il più bello, e io ero felice d’accontentarla.
«Certo che tua madre è proprio fissata con questa storia del bagno tutti i giorni.»
«Già» rispondeva con gli occhi bassi, ma poi li alzava e puntava le sue perle celesti su di me, colme di qualcosa che non riuscivo a comprendere «Ma tu sbrigati a diventare un poeta famoso, così mi sposi e mi porti via di qui» e se ne andava.
Io scrollavo le spalle e un po' arrossivo, senza capire che quella non era una lusinga nei miei confronti, ma il disperato appello d’aiuto di una prigioniera condannata a morte. Ero solo un ragazzino che non sapeva niente della vita e rimanevo sul muretto, incantato a guardare i suoi capelli brillare al sole, con la testa piena di poesia e il cuore gonfio di qualcosa che mi faceva fare lunghi sospiri.
Languivo, mentre lei andava a morire ancora un po'.
Mary era la figlia della portinaia dello stabile dove vivevo, un caseggiato triste e nero intriso dell’odore dei Docks. Vivevano lì, in una stanza ricavata dietro la portineria. Anzi, la portineria stessa era la loro casa, perché la signora Irving, la madre di Mary, passava tutto il suo tempo lì, lavorando a maglia o ascoltando la grossa radio che aveva messo accanto al bancone.
Con Mary m’incontravo tutti i giorni, dopo pranzo, su quel muretto vicino al fiume. Prima arrivavo io, poi lei e stavamo lì a parlare e immaginare un mondo tutto strano, ma che piaceva un sacco a entrambi. Stavamo lì, fino a che l’urlo acido di sua madre non la chiamava a casa per fare il bagno. Quando rincasavo, la trovavo seduta nella portineria con addosso il suo bel vestito azzurro, i capelli pettinati e un po' di rossetto sulle labbra.
Passavo a testa bassa e confezionavo un saluto anonimo per entrambe, tutto concentrato a fare finta di niente, producendo con ogni probabilità l’effetto opposto. Infatti la signora Irving mi rispondeva con frasi sibilline e poi rideva, ma io affrettavo il passo senza rispondere, impegnato a raggiungere le scale più in fretta possibile. Ma prima di salire lanciavo sempre un rapido sguardo alla portineria: Mary seduta triste, con lo sguardo basso, sua madre che canticchiava qualche canzone dei Beatles mentre spazzava.
In casa mia madre mi rimproverava sempre.
«Eri con Mary, vero?»
Il mio silenzio era già una risposta.
«Ascoltami bene, Paul. La devi lasciar perdere quella ragazzina, intesi?»
Scrollavo le spalle, come se non sapessi di cosa stesse parlando e me ne andavo in camera. Sotto la finestra c’era la scrivania e sedevo lì, a scrivere le poesie per Mary, a costruire il mondo che tanto le piaceva, mentre fuori dalla porta mia madre inveiva contro dio per averle dato un figlio così stupido.
A cena era anche peggio perché la mamma chiedeva il supporto del papà per farmi desistere dall’idea di frequentarla, ma lui non si pronunciava troppo sull’argomento.
«Mary, Mary…» si limitava a dire scuotendo un po' la testa come se per lei ormai non ci fosse più niente da fare. E io iniziai a odiarli per quel muro che volevano alzare tra noi.
Ogni tanto mi nascondevo all’ombra del pianerottolo e osservavo Mary seduta in portineria. Sedeva muovendo un po' le gambe avanti e indietro, stropicciando l’orlo del vestito: sembrava più piccola della sua età.
Con discrezione si avvicinava qualche uomo, scambiava due parole con la signora Irving e poi tendeva la mano a Mary. Lei si alzava, afferrava quelle mani e accompagnava lo sconosciuto nella stanza dietro la portineria, mentre sua madre sedeva dietro il bancone nascondendo da qualche parte le sterline che le avevano dato.
«Chi sono quegli uomini che vengono da te il pomeriggio?» chiedevo a Mary seduti sul muretto.
«Uomini…»
«E cosa fate in portineria?»
«M’insegnano cose…»
«Che cose?»
«Cose» rispondeva e si accoccolava al mio fianco «Hai scritto niente per me, oggi?»
«Certo» rispondevo, anche se dentro rimanevo agitato. Forse intuivo qualcosa, forse non avevo il coraggio di guardare in faccia la realtà. O più semplicemente non volevo credere che qualcosa di orribile potesse capitare a Mary, alla mia Mary. E chiuso nella mia cecità continuavo a scriverle poesie d’amore.
Quel pomeriggio dell’estate del ’65 ero lì, nascosto nell’ombra delle scale a spiarla. Dalla radio sopra il bancone rotolavano le note di For your love e la signora Irving sculettava al ritmo della musica, sventolandosi con la sottana. Faceva caldo quel pomeriggio e appoggiai la testa al muro per godere della sua frescura. Finché nell’atrio non apparve mio padre. Si appoggiò al bancone scambiando qualche battuta con la portinaia, facendola ridere di gusto. Poi tese la mano a Mary. Lei allungò la sua senza alzare gli occhi dal pavimento e insieme sparirono nella stanza dietro la portineria.
Mi mancò l’aria, le gambe diventarono all’improvviso molli: qualcosa scivolava via da me, forse l’innocenza, forse l’anima stessa. All’improvviso ero vuoto, prosciugato e nello stesso tempo avevo l’esigenza di colmare in qualche modo la voragine che si era aperta dentro. Colmarla con la consapevolezza.
Aspettai che la signora Irving uscisse a fumare una sigaretta e mi avvicinai al bancone.
Sentivo il sudore colare lungo la fronte, e nello stesso tempo avevo freddo, tremavo.
Mi avvicinai alla stanza e senza pensare a quello che stavo per fare, aprì la porta.
Vidi mio padre, nudo, strizzato tra le gambe allargate di Mary, e vidi lei, con lo sguardo rivolto alle tende della finestra che si muovevano pigre: non sarebbe bastata quelle bava di vento a portarla via.
«Mary» dissi in un sussurro, incapace di trattenermi. Lei mi sentì e si voltò verso di me.
E poi urlò forte, fortissimo.
Rimasi impietrito sullo stipite della porta, mentre lei gridava qualcosa, un misto di scuse, di oddio, e di che cosa hai fatto Paul, ma io non sentivo. Non mi accorsi nemmeno quando con una spinta mi scostò di lato e corse fuori, nuda, pazza di dolore e vergogna.
Tornai in me solo quando mio padre si avvicinò abbottonandosi i pantaloni «Questa è la vita, ragazzo. Vado a farmi restituire i soldi dalla Irving» ma non fece in tempo a finire la frase che la mia rabbia si serrò in un pugno che saettò improvviso, spaccandogli il naso.
Mary!
Corsi fuori e la vidi laggiù, in fondo alla strada. Correva nuda e urlava incurante di tutto e di tutti e io la seguivo, sicuro che non sarei mai stato in grado di raggiungerla: Mary aveva trovato il vento e lui la stava portando via. Raggiunse il muretto dove c’incontravamo ogni giorno, forse l’unico posto felice che conosceva e ci montò sopra. La vidi voltarsi indietro a cercare i miei occhi, a farmi vedere quanto fosse grande il suo dolore, quanto fosse impossibile da sopportare.
«Addio, Paul!» sussurrò nel vento e si lasciò cadere giù, nel ventre nero del fiume.
«No, Mary!!!» urlai e corsi più forte, accecato dalle lacrime e da qualcosa che mi scoppiava nel petto, impedendomi di respirare. Nemmeno lo vidi quel muretto. Lo saltai con un balzo e andai con lei, laggiù, nel buio.
Primavera 2021
Mary è qui, accanto a me, seduta sul muretto.
Un filo di saliva le scende dalla bocca storta, ma sono sicuro che è felice: lo so da come muove gli occhi, da come mi cerca con lo sguardo. Le prendo la mano inerte e bacio la vera che brilla nel sole: ci siamo sposati nel ’74, appena ha potuto far cenno di sì col capo.
Non l’ho mai lasciata, nemmeno quando scappò dall’orco e dalla strega per tuffarsi in un fiume nero. Mai.
Nemmeno quando il fiume la portò lontano, lasciando sulla riva un corpo bianco e freddo con troppa acqua dentro e senza più anima.
Dopo quel tuffo disperato è rimasta a lungo in coma, troppo. Poco alla volta è tornata alla vita, anche se molto di lei si è perso nelle profondità del fiume. Per questo ogni tanto torno qui, a cercare brandelli di Mary.
Oggi è una buona giornata: siamo due vecchi sereni che si lasciano accarezzare da questo tiepido sole. A fatica lei si sposta e si accoccola al mio fianco come una gatta bianca e sospira. La bacio sulla fronte, su quelle rughe che ho visto nascere una a una.
«Ti amo, Mary» e non mi vergogno a dirlo alla mia età. Chiudo gli occhi e lascio che il sole mi accarezzi, mentre il vento fa le capriole tra i suoi capelli bianchi.
Sto bene, stiamo bene. La pace che ho dentro è il balsamo che unge la mia vita.
Lei riesce a muovere la mano e a farmi una carezza.
Oggi è un buon giorno, domani chissà.
Infondo dipende tutto dal…
«Ven… to…»
Different Staff- Admin
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Re: Decide il vento
Sei sempre tanto bravo a far nascere storie intense, capaci di emozionare. Sei bravo(credo di aver capito chi sei) e oltre ai complimenti questa volta voglio farti un paio di appunti. Poi a gara ultimata di dirai cosa ne pensi.
L'atmosfera agrodolce che si respira è il punto forte del brano. Si percepisce subito il senso dell'inevitabile, qualcosa di tremendo che potrebbe accadere, ma si sente anche quella dolcezza, quella poesia che in un certo modo ci conforta e ci fa sperare per il meglio.
Il racconto è scritto bene, descrizioni calzanti, interessanti, un buon lessico e pochi errori.
Ho notato solo all'inizio un paio di refusi o imprecisioni: "Tieni ma non la traspirare"(credo volessi scrivere respirare). Inspirai e subito mi sentì soffocare(sentii).
Il primo appunto che ti faccio è la figura del padre. Paul scopre la verità su Mary trovandola a letto con lui. Ho capito che lui spinto dalla curiosità trova il coraggio per entrare in quella stanza vedendo suo padre che entra lì, però mi da l'idea di un qualcosa di più; non di una forzatura, ma un espediente per scuotere il lettore. In fondo Paul dei dubbi, delle paure su cosa potesse davvero succedere in quella stanza già li aveva e forse avresti potuto condurlo alla scoperta della devastante verità anche in modo meno traumatica, con un altro uomo.
Il secondo appunto riguarda la continuità della storia, vista l'età dei protagonisti, circa tredici anni. Visto il contesto in cui è ambientata la storia, le famiglie di Paul e Mary, quando dici che Paul non ha mai lasciato Mary mi sono sorti un pò di dubbi: Mary sarà stata in un ospedale, ma dopo quello che è successo, i genitori di Paul, la madre di lei, come possono aver favorito il proseguimento di quella relazione? Mi immaginavo la signora Irving che si trasferiva con la figlia chissà dove o che la abbandonasse lontano in qualche istituto o cose del genere. Questo per dire che la risolutezza di Paul, la sua vicinanza in un contesto degradato come quella è qualcosa di eccezionale, ma dopotutto il vero amore è qualcosa di eccezionale.
Complimenti per il finale, è una dolce carezza al cuore.
L'atmosfera agrodolce che si respira è il punto forte del brano. Si percepisce subito il senso dell'inevitabile, qualcosa di tremendo che potrebbe accadere, ma si sente anche quella dolcezza, quella poesia che in un certo modo ci conforta e ci fa sperare per il meglio.
Il racconto è scritto bene, descrizioni calzanti, interessanti, un buon lessico e pochi errori.
Ho notato solo all'inizio un paio di refusi o imprecisioni: "Tieni ma non la traspirare"(credo volessi scrivere respirare). Inspirai e subito mi sentì soffocare(sentii).
Il primo appunto che ti faccio è la figura del padre. Paul scopre la verità su Mary trovandola a letto con lui. Ho capito che lui spinto dalla curiosità trova il coraggio per entrare in quella stanza vedendo suo padre che entra lì, però mi da l'idea di un qualcosa di più; non di una forzatura, ma un espediente per scuotere il lettore. In fondo Paul dei dubbi, delle paure su cosa potesse davvero succedere in quella stanza già li aveva e forse avresti potuto condurlo alla scoperta della devastante verità anche in modo meno traumatica, con un altro uomo.
Il secondo appunto riguarda la continuità della storia, vista l'età dei protagonisti, circa tredici anni. Visto il contesto in cui è ambientata la storia, le famiglie di Paul e Mary, quando dici che Paul non ha mai lasciato Mary mi sono sorti un pò di dubbi: Mary sarà stata in un ospedale, ma dopo quello che è successo, i genitori di Paul, la madre di lei, come possono aver favorito il proseguimento di quella relazione? Mi immaginavo la signora Irving che si trasferiva con la figlia chissà dove o che la abbandonasse lontano in qualche istituto o cose del genere. Questo per dire che la risolutezza di Paul, la sua vicinanza in un contesto degradato come quella è qualcosa di eccezionale, ma dopotutto il vero amore è qualcosa di eccezionale.
Complimenti per il finale, è una dolce carezza al cuore.
Byron.RN- Maestro Jedi
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A vivonic, Akimizu e ImaGiraffe garba questo messaggio
Re: Decide il vento
Mi trovo in perfetta consonanza con Byr, su tutto tranne che sul totoautore... perché fidati, non è lui.
Questo racconto ha molteplici pregi: l'atmosfera sospesa, intrisa di inevitabile, la lentezza funzionale a fare entrare gradualmente il lettore nella spirale narrativa, le intenzioni, il finale. Mi è piaciuto parecchio, ma visto che siamo qua per farci le pulci, eccole: poco azzeccati i personaggi. Tutti, nessuno escluso, sono schiavi del loro ruolo, il che non è necessariamente un male, se fosse un racconto di genere che prevede stereotipi ad esempio, ma qua i personaggi avrebbero dovuto essere più vivi, liquidi, mutevoli. Mary non dà segni di disperazione all'inizio, il che ci potrebbe anche stare, ma neppure un benché minimo segno di disagio esistenziale, il che è strano. Ecco cosa intendo per schiavi del ruolo, il suo è quello di nascondere al lettore cosa succede e lei lo fa. Il padre di Paul è il meno riuscito di tutti, è letteralmente una maschera, fa esattamente tutto quello che ci di aspetta faccia. Anche l'espediente che sia lui l'uomo con cui Mary viene scoperta non l'ho apprezzato, è un forzare la mano in una situazione che avrebbe funzionato con qualunque altro uomo. Ne viene fuori una scena troppo pesante, ingombrante, che fagocita il racconto. Avevi fatto trenta, ecco, il trentuno non serviva. D'accordissimo con Byr anche per la forzatura riguardante il fatto che non si siano più lasciati, sarebbe stato calzante, ugualmente funzionale e più probabile anche un incontro avvenuto da adulti. Non ce li vedo proprio madre di lei e padre lui lasciare che tutto prosegua in un certo senso immutato.
Qualche refuso, pochi e veniali, io avrei gestito diversamente anche la punteggiatura, ma sono solo gusti.
Questo racconto ha molteplici pregi: l'atmosfera sospesa, intrisa di inevitabile, la lentezza funzionale a fare entrare gradualmente il lettore nella spirale narrativa, le intenzioni, il finale. Mi è piaciuto parecchio, ma visto che siamo qua per farci le pulci, eccole: poco azzeccati i personaggi. Tutti, nessuno escluso, sono schiavi del loro ruolo, il che non è necessariamente un male, se fosse un racconto di genere che prevede stereotipi ad esempio, ma qua i personaggi avrebbero dovuto essere più vivi, liquidi, mutevoli. Mary non dà segni di disperazione all'inizio, il che ci potrebbe anche stare, ma neppure un benché minimo segno di disagio esistenziale, il che è strano. Ecco cosa intendo per schiavi del ruolo, il suo è quello di nascondere al lettore cosa succede e lei lo fa. Il padre di Paul è il meno riuscito di tutti, è letteralmente una maschera, fa esattamente tutto quello che ci di aspetta faccia. Anche l'espediente che sia lui l'uomo con cui Mary viene scoperta non l'ho apprezzato, è un forzare la mano in una situazione che avrebbe funzionato con qualunque altro uomo. Ne viene fuori una scena troppo pesante, ingombrante, che fagocita il racconto. Avevi fatto trenta, ecco, il trentuno non serviva. D'accordissimo con Byr anche per la forzatura riguardante il fatto che non si siano più lasciati, sarebbe stato calzante, ugualmente funzionale e più probabile anche un incontro avvenuto da adulti. Non ce li vedo proprio madre di lei e padre lui lasciare che tutto prosegua in un certo senso immutato.
Qualche refuso, pochi e veniali, io avrei gestito diversamente anche la punteggiatura, ma sono solo gusti.
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Decide il vento
Sarò una vecchia romanticona, ma mi hai fatto spuntare una lacrima. Sembrava all'inizio una storis tra adolescenti, molto poetica quella definizione "il vento mi scompiglia i pensieri". Il contrasto tra la dolce storia dei ragazzi e la dura realtà è straziante, la madre che fa prosituire la ragazzina e il padre di lui che pur sapendo di loro due è così bestia da fare quel che fa. Una storia tremenda, alcuni personaggi come la portinaia e il padre andrebbero definiti maggiormente, non aver paura di allungare, si legge una meraviglia. il finale è rosa perchè anche la storia più angosciante può evolvere in qualcosa di positivo, di bello. Il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo . Complimenti.
gemma vitali- Padawan
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Re: Decide il vento
Caro Autore, credo tu sia perfettamente conscio di quanto sia, diciamo così, "atipico" il tuo racconto. Le mie osservazioni ricalcano praticamente in maniera pedissequa quelle di Byron e Aki che mi hanno preceduto nello scriverle, ma io le avevo appuntate lo stesso e quindi, senza ripetere, ti do un altro esempio di cosa intend(iam)o.
Trovo che il ritmo iniziale sia un po' troppo lento e che la lettura si inceppi in più punti, sia a causa di qualche refuso (sentì), sia di qualche errore di punteggiatura (rispose e rimanemmo a fissare le chiatte galleggiare sul fiume poi, senza dire niente, si accoccolò al mio fianco come una gatta bianca e chiese se avessi scritto qualcosa.), sia anche quando è tutto giusto ma la formulazione non risulta delle più felici, per esempio con un (ribadisco: corretto) repentino cambio di tempo verbale (Era bella Mary, e l’immagine di lei che ride baciata dal sole del primo pomeriggio è rimasta impressa).
Tutte queste considerazioni si aggiungono poi a quanto già detto sui personaggi e su quel piccolissimo neo nell'intreccio del "mai più lasciati".
Se aggiungiamo poi che, nell'immaginario classico, un "rosa" non proietti immediatamente nel lettore le immagini che tu hai scelto di farci vedere, ecco: direi che forse questo racconto avrebbe avuto bisogno di più ampio respiro.
Resta il fatto che è di sicuro un buon racconto che si fa leggere con curiosità, e il finale merita anche da solo tutto il tempo impiegato nella lettura! Quindi, complimenti comunque
Trovo che il ritmo iniziale sia un po' troppo lento e che la lettura si inceppi in più punti, sia a causa di qualche refuso (sentì), sia di qualche errore di punteggiatura (rispose e rimanemmo a fissare le chiatte galleggiare sul fiume poi, senza dire niente, si accoccolò al mio fianco come una gatta bianca e chiese se avessi scritto qualcosa.), sia anche quando è tutto giusto ma la formulazione non risulta delle più felici, per esempio con un (ribadisco: corretto) repentino cambio di tempo verbale (Era bella Mary, e l’immagine di lei che ride baciata dal sole del primo pomeriggio è rimasta impressa).
Tutte queste considerazioni si aggiungono poi a quanto già detto sui personaggi e su quel piccolissimo neo nell'intreccio del "mai più lasciati".
Se aggiungiamo poi che, nell'immaginario classico, un "rosa" non proietti immediatamente nel lettore le immagini che tu hai scelto di farci vedere, ecco: direi che forse questo racconto avrebbe avuto bisogno di più ampio respiro.
Resta il fatto che è di sicuro un buon racconto che si fa leggere con curiosità, e il finale merita anche da solo tutto il tempo impiegato nella lettura! Quindi, complimenti comunque
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: Decide il vento
Autore hai costruito una storia intensa e commovente che avrebbe potuto svolgersi ovunque perché i sentimenti che sai trasmettere così bene non hanno luogo né tempo. La puttana è una ragazzina prigioniera di una situazione aberrante, il suo amore è un ragazzino che sta sbocciando alla vita e viene bruscamente inserito nel tritacarne delle brutture umane. Ma il suo animo, come i tuo ,autore, è nobile, gentile e pieno d’amore. Quel fiume ha spezzato le catene e forse ha dato una possibilità a un amore che altrimenti sarebbe stato destinato a soccombere.
La portineria, i docks, i Beatles, un condimento a una storia che starebbe in piedi a prescindere.
La portineria, i docks, i Beatles, un condimento a una storia che starebbe in piedi a prescindere.
Petunia- Moderatore
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Re: Decide il vento
Un racconto “rosa” che non è riuscito a emozionarmi come avrebbe dovuto visto che il potenziale c’era.
Nella prima parte sembra di leggere la storia di un’amore adolescenziale ma ho fatto molta fatica a starti dietro. Solo quando c’è stato il cambio di registro mi sono risvegliato. Purtroppo però in quel momento avevo bisogno di una dose extra di emozioni e tormenti che non ci sono stati. Gli avvenimenti sono condensati in poche righe e sfuggono via. Mi sarebbe piaciuto immergermi nello stato d’animo di Paul e capire qualcosa in più di Mary.
Per quanto riguarda gli altri personaggi mi associo completamente ad Akimizu. Sembrano solo espedienti per mandare avanti il racconto.
La parte finale invece è stato per me un piacevolissimo colpo di scena. Perché è scritta bene, l’emozione traspare e scalda il cuore.
Dimostri quindi di essere capace di emozionare, senza essere stucchevole, da qui il mio dispiacere perché sei riuscito ad esserlo solo nel finale.
Nella prima parte sembra di leggere la storia di un’amore adolescenziale ma ho fatto molta fatica a starti dietro. Solo quando c’è stato il cambio di registro mi sono risvegliato. Purtroppo però in quel momento avevo bisogno di una dose extra di emozioni e tormenti che non ci sono stati. Gli avvenimenti sono condensati in poche righe e sfuggono via. Mi sarebbe piaciuto immergermi nello stato d’animo di Paul e capire qualcosa in più di Mary.
Per quanto riguarda gli altri personaggi mi associo completamente ad Akimizu. Sembrano solo espedienti per mandare avanti il racconto.
La parte finale invece è stato per me un piacevolissimo colpo di scena. Perché è scritta bene, l’emozione traspare e scalda il cuore.
Dimostri quindi di essere capace di emozionare, senza essere stucchevole, da qui il mio dispiacere perché sei riuscito ad esserlo solo nel finale.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Decide il vento
Chiunque tu sia, sei un grande.
Mary che corre nuda, straziata dalla scoperta e da un dolore incontrollabile,
è qualcosa che qui e su SPS, non si era visto mai.
Nemmeno in altri posti, in altre pagine, ho mai visto tanta disperazione.
Finisco qui il mio commento. Lo so rischio il richiamo per aver scritto poco e niente,
ma sono convinto che nessuno mi bacchetterà, perché non ha senso aggiungere altro a una scena così tragica, a un significato così limpido.
Basta con le qualità più o meno mostrate, così si scrive, ragazzi.
Così si ama e così ci si dispera.
Mio vincitore.
Mary che corre nuda, straziata dalla scoperta e da un dolore incontrollabile,
è qualcosa che qui e su SPS, non si era visto mai.
Nemmeno in altri posti, in altre pagine, ho mai visto tanta disperazione.
Finisco qui il mio commento. Lo so rischio il richiamo per aver scritto poco e niente,
ma sono convinto che nessuno mi bacchetterà, perché non ha senso aggiungere altro a una scena così tragica, a un significato così limpido.
Basta con le qualità più o meno mostrate, così si scrive, ragazzi.
Così si ama e così ci si dispera.
Mio vincitore.
Ospite- Ospite
Re: Decide il vento
Credo che già ti abbiano segnalato quel "traspirare", e quel "sentì" ma c'è anche quell'"infondo" della penultima riga... che è gravissimo! Scritto ciò tutto il resto è poesia pura. Faccio finta di niente ma mi sono commosso. Un bellissimo amore che ha resistito alla sciagura come giustamente un vero amore deve fare. La tua penna è veramente sublime. Da podio.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Punti : 625
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 08.01.21
Età : 84
Località : Firenze
Re: Decide il vento
Che racconto.
Parte davvero parecchio in sordina, tanto da sembrare fin un pelino melenso, poi decolla.
Prima la parte dello stanzino che capisci cosa succede (e si capisce anche il discorso del rossetto) e allora è un AAAAAHH.
Poi compare il padre come cliente e allora andiamo sul EEEEEH.
Poi la corsa nuda e il tentativo di suicidio che vira sul UUUUH.
Per finire con loro due anziani e il cerchio che si chiude. Direi OOOOH.
Insomma, questo commento creativo è un modo per dire che mi è piaciuto. E parecchio.
C'è qualche nota stonata, beninteso.
Il discorso che altri hanno evidenziato, cioè quel "non l'ho mai lasciata" a me era sfuggito. Effettivamente apre la porta a questioni poco realistiche. Però è anche solo una frasetta, può celare un mondo, specie perché la voce narrante può intendere qualsiasi cosa senza che il lettore sappia se è vero o meno, o se lo è alla lettera.
Lo stile iniziale è un po' pesante, questo anche va detto.
Facendo la bilancia, mi trovo comunque a considerare i pregi di questa storia davvero superiori ai suoi difetti. Ti tengo in considerazione.
Quel "Ven... to..." finale l'avrei scritto tutto attaccato. Sarebbe stato più forte.
Parte davvero parecchio in sordina, tanto da sembrare fin un pelino melenso, poi decolla.
Prima la parte dello stanzino che capisci cosa succede (e si capisce anche il discorso del rossetto) e allora è un AAAAAHH.
Poi compare il padre come cliente e allora andiamo sul EEEEEH.
Poi la corsa nuda e il tentativo di suicidio che vira sul UUUUH.
Per finire con loro due anziani e il cerchio che si chiude. Direi OOOOH.
Insomma, questo commento creativo è un modo per dire che mi è piaciuto. E parecchio.
C'è qualche nota stonata, beninteso.
Il discorso che altri hanno evidenziato, cioè quel "non l'ho mai lasciata" a me era sfuggito. Effettivamente apre la porta a questioni poco realistiche. Però è anche solo una frasetta, può celare un mondo, specie perché la voce narrante può intendere qualsiasi cosa senza che il lettore sappia se è vero o meno, o se lo è alla lettera.
Lo stile iniziale è un po' pesante, questo anche va detto.
Facendo la bilancia, mi trovo comunque a considerare i pregi di questa storia davvero superiori ai suoi difetti. Ti tengo in considerazione.
Quel "Ven... to..." finale l'avrei scritto tutto attaccato. Sarebbe stato più forte.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Punti : 971
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 08.01.21
Località : Torino
Re: Decide il vento
Se esistesse un genere rosa-amaro, questo brano sarebbe perfetto. Detto ciò, proprio non me la sento di andare a cercare il pelo nell’uovo in un racconto che mi ha preso in pieno, dall’inizio alla fine. Non si può chiedere di più a 12000 battute. Ne ho letti ancora pochi fino a ora, ma sono sicuro che lo terrò nel podio fino alla fine.
Ti segnalo solo, se altri non l’hanno già fatto, “aprì la porta.” – aprii la porta.
Complimenti!
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Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Decide il vento
Ciao autor*
Altro titolo rosa che mi è piaciuto. Comincio a pensare che ho sempre avuto le fette di salame sugli occhi, se i romanzi rosa sono questi.
Bellissimo, carico, struggente, armonioso e direttodiretto. Hai il pregio di avermi fatto sentire e vivere ogni parola che hai scritto. Immagini bellissime, come la già citata corsa di Mary.
Alcuni personaggi forse sono troppo stereotipati, ma suppongo anche che con 12k di caratteri, non si possa esigere più di tanto.
Il testo scorre veloce, ma rimane impresso per benebene. Ed è un pregio.
Altri refusi che già di hanno segnalato, ma sono di così poco conto che non inficiano il risultato finale.
Ti metto la, autor*. In quella mia personalissima lista.
Grazie della lettura.
Altro titolo rosa che mi è piaciuto. Comincio a pensare che ho sempre avuto le fette di salame sugli occhi, se i romanzi rosa sono questi.
Bellissimo, carico, struggente, armonioso e direttodiretto. Hai il pregio di avermi fatto sentire e vivere ogni parola che hai scritto. Immagini bellissime, come la già citata corsa di Mary.
Alcuni personaggi forse sono troppo stereotipati, ma suppongo anche che con 12k di caratteri, non si possa esigere più di tanto.
Il testo scorre veloce, ma rimane impresso per benebene. Ed è un pregio.
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Midgardsormr- Padawan
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Re: Decide il vento
Non è male come racconto, però ci sono un po' di cosa che non mi convincono. Allora, partiamo dai paletti (un classico). I Docks ci sono, anche se sono un po' abbozzati e e relegati sullo sfondo, mentre la portineria, sebbene anch'essa non sia molto dettagliata, riveste un ruolo decisamente centrale nella vicenda. Il genere è centrato, però non ho sentito alcun trasporto emotivo. Forse il ritmo troppo veloce, i personaggi non proprio azzeccati, un amore pre-adolescenziale che sa più di affetto reciproco non mi hanno aiutato a far miei i sentimenti dei protagonisti. A proposito dei personaggi, ci sono delle questioni che mi lasciano molto perplesso:
-la madre di Mary dovrei percepirla come una bastarda senza cuore, eppure la vedo più come una hippie in trip perenne (tranne quando deve obbligare la figlia a fare il bagno).
-il padre di Paul dovrei odiarlo perché è un verme pedofilo, ma è talmente piatto che mi pare più apatico che altro.
-la madre di Paul, che deve essere a conoscenza dello squallore del marito, pare che se ne sbatti altamente.
-più che tredicenni, i due protagonisti mi sembrano sedicenni (qui però potrebbe essere più una questione soggettiva).
In più, capisco il voler far sopravvivere la povera Mary per avere un lieto fine, ma è assolutamente irrealistico. Non sono chiare le tempistiche del ritrovamento del suo corpo esanime, ma almeno un'ora deve essere passata, e dopo un'ora intera senza ossigeno ti va bene se sei cerebralmente morto.
Tuttavia, non so come, il tuo racconto ha il pregio di rimanere impresso nella mia mente come una serie di fermoimmagine ben delineati. Certo, come ho già detto, non mi suscito un grandi emozioni, ma sono comunque dei piacevoli quadretti. In conclusione, il tuo è un racconto che rispetta tutti i parametri ed è piacevole da leggere, ma presente delle lacune evidenti e una storia d'amore che non mi prende.
Ospite- Ospite
Re: Decide il vento
Ciò amo leggere, scorre liscio come l'olio, ti spettina delicatamente, il titolo incantevole così come richiami nuovamente il vento nel testo.
Il finale non mi ha deluso, ma è scritto un po' come un pugno allo stomaco.
Personalmente avrei preferito lo stesso finale scritto come una carezza, del resto un classico e i classici non stancano mai!
Il finale non mi ha deluso, ma è scritto un po' come un pugno allo stomaco.
Personalmente avrei preferito lo stesso finale scritto come una carezza, del resto un classico e i classici non stancano mai!
miichiiiiiiiiiii- Younglings
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Re: Decide il vento
Quando lei caccia un urlo ci sono rimasto secco. Perché è vero quando Aki parla di personaggi che fanno quello che devono fare, però quell'urlo lì mi ha sorpreso veramente. La scrittura mi è piaciuta, non trovo chi si inceppi. Trovo che ogni tanto cedi un po' a una specie di lirismo che mi lascia un po' così. Cose tipo "La pace che ho dentro è il balsamo che unge la mia vita". Mi piace una scrittura più secca. Comunque il racconto è bello, ti prende. Ha dei difetti, ma anche molti pregi.
Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Decide il vento
Io sono dalla parte di Tommasino e di Gemma, potrei ripetere pari pari il loro commento ma evito per no tediarvi.
A me ha emozionato, l'ho letto tutto d'un fiato e quella scena terribile di Lucy che scappa nuda verso il suo inevitabile destino è bellissima.
Peccato per quei refusi (soprattutto mi è sembrato ripetersi l'errore della prima e terza persona del passato remoto, quasi fosse un problema di correttore automatico) che non rendono giustizia al racconto, a volte basta una rilettura attenta (meglio se fatta fare a un terzo, un famigliare, per esempio) in più per ovviare a questi "incidenti di percorso".
Da podio, assolutamente.
A me ha emozionato, l'ho letto tutto d'un fiato e quella scena terribile di Lucy che scappa nuda verso il suo inevitabile destino è bellissima.
Peccato per quei refusi (soprattutto mi è sembrato ripetersi l'errore della prima e terza persona del passato remoto, quasi fosse un problema di correttore automatico) che non rendono giustizia al racconto, a volte basta una rilettura attenta (meglio se fatta fare a un terzo, un famigliare, per esempio) in più per ovviare a questi "incidenti di percorso".
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Decide il vento
Io sono una da lacrime in tasca, sempre pronte all'occorrenza per un bel film, un bel passaggio del libro in corso di lettura, una notizia... E qui ne abbiamo tirate fuori un bel po'.
Prima gli aspetti burocratici: gli elementi ci sono tutti e sono trattati dando loro il giusto peso nello sviluppo della trama. Forma, stile e linguaggio sono curati, senza esagerazioni.
La portineria però non è solo la portineria, ma il posto dove l'innocenza di una ragazzina viene rubata, e rubata, e rubata ma lei rimane sempre pulita. Le storture della vita, la miseria degli uomini che la usano non le impediscono di comprendere la leggerezza di una poesia. E' adulta, troppo per la sua età, e ne è dolorosamente consapevole.
Un ragazzo alle prese con i primi sentimenti da adulto, che ancora fatica a comprendere a fondo, trova il coraggio di picchiare il padre: lui poco più che bambino è più adulto del padre.
Forse il concetto di rispetto gli è ancora lontano, ma lo vive.
La storia è davvero commovente, parla di persone che vanno oltre, che credono profondamente nel sentimento che li unisce, assolutamente impermeabile alle difficoltà. Per fortuna ogni tanto storie belle come queste vengono alla luce anche nella realtà.
Complimenti a chi ha saputo trattare in modo rispettoso e civile un argomento crudo e dolorosamente attuale.
Prima gli aspetti burocratici: gli elementi ci sono tutti e sono trattati dando loro il giusto peso nello sviluppo della trama. Forma, stile e linguaggio sono curati, senza esagerazioni.
La portineria però non è solo la portineria, ma il posto dove l'innocenza di una ragazzina viene rubata, e rubata, e rubata ma lei rimane sempre pulita. Le storture della vita, la miseria degli uomini che la usano non le impediscono di comprendere la leggerezza di una poesia. E' adulta, troppo per la sua età, e ne è dolorosamente consapevole.
Un ragazzo alle prese con i primi sentimenti da adulto, che ancora fatica a comprendere a fondo, trova il coraggio di picchiare il padre: lui poco più che bambino è più adulto del padre.
Forse il concetto di rispetto gli è ancora lontano, ma lo vive.
La storia è davvero commovente, parla di persone che vanno oltre, che credono profondamente nel sentimento che li unisce, assolutamente impermeabile alle difficoltà. Per fortuna ogni tanto storie belle come queste vengono alla luce anche nella realtà.
Complimenti a chi ha saputo trattare in modo rispettoso e civile un argomento crudo e dolorosamente attuale.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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A Arunachala garba questo messaggio
Re: Decide il vento
Che bello! Ti prendo dolcemente all'inzio poi improvvisamente ti sbatte in faccia una situazione drammatica che più drammatica non si può raccontata magistralmente, un crescendo di orrore che lascia senza fiato.
Il padre, indifferente anche di fronte al figlio e che pensa solo a farsi restituire i soldi è al limite di ogni possibile cinismo ma ci sta. Una figura che rispecchia il tipo di personaggio che può andare con una tredicenne.
Io avrei terminato il racconto con il tuffo di Mery nel Tamigi e la sua morte. Il finale nel 2021 non aggiunge molto, anzi toglie: è un po' consolatorio e un po' triste ma riduce il magone. Ma forse lo hai messo per rispettare il paletto del rosa, che altrimenti sarebbe stato ancora più sbiadito. Comunque grande!
Il padre, indifferente anche di fronte al figlio e che pensa solo a farsi restituire i soldi è al limite di ogni possibile cinismo ma ci sta. Una figura che rispecchia il tipo di personaggio che può andare con una tredicenne.
Io avrei terminato il racconto con il tuffo di Mery nel Tamigi e la sua morte. Il finale nel 2021 non aggiunge molto, anzi toglie: è un po' consolatorio e un po' triste ma riduce il magone. Ma forse lo hai messo per rispettare il paletto del rosa, che altrimenti sarebbe stato ancora più sbiadito. Comunque grande!
SuperGric- Padawan
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Re: Decide il vento
Senza dubbio, a parte i refusi da niente già ampiamente segnalati, il testo è notevole, mi sono piaciute le descrizioni degli ambienti e anche i personaggi che, ancorché semplici, li ho trovati ben caratterizzati. I paletti sono tutti rispettati. Il genere è un rosa, ha un lieto fine, nonostante la "relazione" tra Paul e Mary nasca in un contesto di degrado, povertà e, passatemi il termine, di periferia. Un rapporto platonico per Paul - forse anche per la giovane età - che crea poesie. Un rapporto "di fuga dalla realtà" per Mary, che da bambina sembra diventare, con l'evolversi della trama, una prostituta navigata. C'è amore intenso da parte di Paul, lo si percepisce per come sono descritti i suoi stati d'animo, per questo ritengo verosimile il "non ci siamo mai lasciati". Le famiglie che osteggiavano il rapporto vengono cancellate da un amore che brama di vivere per l'eternità.
Detto questo, e sarò controcorrente, ripeto: è un racconto notevole, ma non incontra il mio favore per pure questioni di genere. Come si dice, de gustibus.
Totoautore: se non è lui, come dice [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] in risposta a [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], allora non ho capito un cazzo mai e getto immediatamente la schedina nel cestino.
Detto questo, e sarò controcorrente, ripeto: è un racconto notevole, ma non incontra il mio favore per pure questioni di genere. Come si dice, de gustibus.
Totoautore: se non è lui, come dice [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] in risposta a [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], allora non ho capito un cazzo mai e getto immediatamente la schedina nel cestino.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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A Arunachala garba questo messaggio
Re: Decide il vento
Ciao
Bello. Piaciuto molto il titolo, il vento, che diventa quasi protagonista di tutta la storia. È sempre presente, scompiglia capelli, ...mi sparpaglia i pensieri... e chiude, con il balbettio di Mary, la fine di questo bel racconto.
Le battute erano poche, ma avrei accennato, oltre al pugno al padre, a un allontanamento di Paul dalla famiglia. Stessa sorte per Mary. Per poi rincontrarsi e amarsi in modo definitivo.
Miei vaneggiamenti.
Il racconto regge, paletti rispettati, atmosfera precisa e una storia d’amore che resta.
Mi ero segnata gli errori di battitura, ma vedo che sono già stati segnalati benissimo.
Ciao e a presto
Bello. Piaciuto molto il titolo, il vento, che diventa quasi protagonista di tutta la storia. È sempre presente, scompiglia capelli, ...mi sparpaglia i pensieri... e chiude, con il balbettio di Mary, la fine di questo bel racconto.
Le battute erano poche, ma avrei accennato, oltre al pugno al padre, a un allontanamento di Paul dalla famiglia. Stessa sorte per Mary. Per poi rincontrarsi e amarsi in modo definitivo.
Miei vaneggiamenti.
Il racconto regge, paletti rispettati, atmosfera precisa e una storia d’amore che resta.
Mi ero segnata gli errori di battitura, ma vedo che sono già stati segnalati benissimo.
Ciao e a presto
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Decide il vento
Caro autore o cara autrice,
il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. È molto equilibrato, hai lasciato il giusto spazio a ogni passo; è scorrevole, ti rapisce costringendoti a calarti nella storia e ti trasporta scena dopo scena in un’altra realtà. Per me è davvero ben scritto, pulito e chiaro, capace di essere dolce come una carezza ma all’occorrenza anche amaro. Mi ha davvero emozionata e mi ha regalato molto.
Poi, personalmente, ho davvero apprezzato lo stile, in certi tratti così poetico. Davvero suggestivo.
Forse il “romanzo rosa” si perde un po’ nella storia e si percepisce più che altro nel finale, ma questo, a parer mio, è un dettaglio che sfuma se paragonato alla forza del tuo racconto.
Sempre per quanto riguarda il finale, sono d’accordo con l’osservazione di Fante Scelto sul fatto che il lettore non possa sapere di preciso come sia andata, e per questo la chiusura che hai scelto non è poi tanto improbabile.
I miei complimenti.
Black Rose- Viandante
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Re: Decide il vento
Che dire? Un racconto che stringe tutto il possibile. Lo stomaco, il cuore, gli occhi (per evitare qualche lacrima). Lo scritto ti dondola lentamente fino alla bufera della "scoperta" lasciandoti un amaro in bocca e un dolore affievoliti dal finale dolce. Modificherei poco o nulla da un racconto del genere che trovo completo sotto tutti i punti di vista. Complimenti.
______________________________________________________
I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
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Punti : 1239
Infamia o lode : 13
Data di iscrizione : 22.02.21
Età : 49
Località : Magenta
Re: Decide il vento
perbacco, la storia è, a dir poco, splendida.
complimenti, quindi, però... ci sono dei però.
a parte alcuni semplici refusi già segnalati, non riesco a legarla pienamente al genere rosa che, credo, volevi applicare. certo la storia d'amore c'è e, se vuoi, pure il lieto fine, che per me lieto proprio non è.
trovo l'insieme poco realistico, in tutta sincerità, però è scritto in maniera ottimale, soprattutto come esposizione e narrazione.
la vedo più come una fiaba, qualcosa che accade molto di rado, se non mai
complimenti, quindi, però... ci sono dei però.
a parte alcuni semplici refusi già segnalati, non riesco a legarla pienamente al genere rosa che, credo, volevi applicare. certo la storia d'amore c'è e, se vuoi, pure il lieto fine, che per me lieto proprio non è.
trovo l'insieme poco realistico, in tutta sincerità, però è scritto in maniera ottimale, soprattutto come esposizione e narrazione.
la vedo più come una fiaba, qualcosa che accade molto di rado, se non mai
Arunachala- Admin
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Località : Lago di Garda
Re: Decide il vento
Un bel racconto, atmosfera molto suggestiva, ottima scrittura.
Hai saputo coniugare poesia e dramma.
Ok, confesso che mi hai fatto quasi piangere. Mi vergogno a dirlo, ma mi sono lasciata prendere a tal punto che nemmeno (cenere sul capo) mi sono accorta degli errori di battitura (e per chi mi conosce, sa quanto questo sia anomalo).
Ho solo visto “ma non la traspirare” invece che “aspirare” e “Infondo” tutto attaccato.
In effetti, non è un rosa canonico, però se intendiamo il genere rosa in un’accezione più ampia, come una storia d’amore che finisce bene (e anche qui dobbiamo stiracchiare un po’ i confini), possiamo considerarlo un quasi-rosa.
Complimenti.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 55
Re: Decide il vento
Ciao Aut-
Ho trovato qualche refuso, in particolare "sentì" per "sentii" e "aprì" per aprii.
Ho trovato un solo buco nella trama: un ragazzino di 13 anni che non lascia più una coetanea in coma, con tutto lo squallore della storia che c'è dietro, anche se non ho idea di come i "servizi sociali" del 1965 avrebbero potuto trattare due famiglie così devastate. Faccio fatica a entrare nella mentalità dell'epoca, anche se immagino Londra più avanti dell'Italia su questi temi.
La narrazione è buona, mi hai tenuto incollato alla lettura dall'inizio alla fine. Hai fatto una scelta coraggiosa, hai quasi ucciso il tuo personaggio principale e non l'hai voluto resuscitare del tutto. Tenendo presente che, molto di recente, ho scoperto la parola "abilismo", per quanto mi riguarda questo rosa è un rosa pieno senza retoriche, in cui possiamo scoprire che i limiti del corpo sono solamente limiti e la vita è scoprire che l'amore si può dare e ricevere anche attraverso questi limiti.
I vincoli ci sono: Docks, 1965, prostituta, portineria; il prelato non c'è ma non era richiesto che ci fosse.
Grazie e alla prossima.
Ho trovato qualche refuso, in particolare "sentì" per "sentii" e "aprì" per aprii.
Ho trovato un solo buco nella trama: un ragazzino di 13 anni che non lascia più una coetanea in coma, con tutto lo squallore della storia che c'è dietro, anche se non ho idea di come i "servizi sociali" del 1965 avrebbero potuto trattare due famiglie così devastate. Faccio fatica a entrare nella mentalità dell'epoca, anche se immagino Londra più avanti dell'Italia su questi temi.
La narrazione è buona, mi hai tenuto incollato alla lettura dall'inizio alla fine. Hai fatto una scelta coraggiosa, hai quasi ucciso il tuo personaggio principale e non l'hai voluto resuscitare del tutto. Tenendo presente che, molto di recente, ho scoperto la parola "abilismo", per quanto mi riguarda questo rosa è un rosa pieno senza retoriche, in cui possiamo scoprire che i limiti del corpo sono solamente limiti e la vita è scoprire che l'amore si può dare e ricevere anche attraverso questi limiti.
I vincoli ci sono: Docks, 1965, prostituta, portineria; il prelato non c'è ma non era richiesto che ci fosse.
Grazie e alla prossima.
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