Victory hand
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 1 - Portineria
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Victory hand
L’odore rancido del grasso cotto e quasi bruciato si mischiava all’aria d’umido e muffa che impregnava i muri, le scale e il corrimano. Le luci soffuse delle lampadine opache e il freddo creavano una specie di condensa nebbiosa degna di una brughiera.
“Alza il tuo culo dal letto, fannullone!” gridò la signora Eileen all’uomo che dormiva nel letto non molto distante dal piano cottura. L’uomo, suo figlio, le rispose con qualche mugugno soffocato e puzzolente di birra.
Il grasso del bacon nella padella bollente scoppiettava macchiando il vetro della finestra che dava sull’androne.
“Che c’è di buono per colazione, mamma?” disse James mollando un rutto alcoolico alla fine dell’ultima sillaba.
“Vacci piano con le pinte! Che giorno è oggi?” rispose sua madre senza distogliere lo sguardo dalle uova che si rapprendevano sopra al bacon ingrigito.
“Domenica” disse James.
“Non è mai domenica per noi, te lo sei dimenticato? Bacon e uova. Per partire con una marcia in più, tesoro!” esclamò Eileen, enfatizzando il suo tono sarcastico.
“Allora è come tutti gli altri giorni!” bofonchiò James.
In quel momento madre e figlio sentirono il portone chiudersi e, come gli accadeva ogni volta, si zittirono istantaneamente, tendendo le loro fini orecchie da portineria.
Davanti al vetro si fermò un uomo. Cappello nero, sciarpa che copriva il viso lasciando fuori solo gli occhi e cappotto lungo fin sotto le ginocchia.
“Buongiorno!” esclamò Eileen con padella e cucchiaio in mano.
“Quarto piano” sussurrò una voce che a Eileen parve anziana. La donna gli sorrise muovendo la padella in avanti in segno di benvenuto. Il losco figuro, senza pendere tempo, s’avviò verso le scale. Il rumore dei suoi passi scomparì salendo.
“Un buon inizio di giornata!” esclamò Eileen.
“Secondo me era un prete” disse James sputacchiando pezzi di uovo.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Scarpe lucidissime!”
“Sei un buon osservatore per essere uno scaricatore di porto!”
“Il resto era una maschera nera! Sai una cosa, mamma?”
“No, cosa?”
“Si dice che Belinda sia…”
“Cosa!”
“Un uomo.”
“Troppe pinte ti fanno male ragazzo! Sbrigati o farai tardi! E non farti venire in mente strane idee!”
James si alzò da tavola, prese il cappotto, sciarpa e uscì. Eileen, ancora con la padella unta in mano, era immobile nella stessa posizione. Aveva fatto finta di non sapere con James, ma già le erano giunte voci simili sul conto di Belinda. Radio portinaia non mente quasi mai: “Uomo o donna, sempre puttana rimane” pensò.
Il cielo grigio londinese incombeva sulla grande casa di Hyde Park Gate. Una debole luce penetrava attraverso la grande finestra della camera da letto. C’erano molte persone all’interno della stanza. Si muovevano freneticamente tra gli arredi. Controllavano i cassetti, gli armadi, i plichi di carta appoggiati sui comodini. Uno di loro scorreva ciascuna pagina di ogni libro che trovava. In quel trambusto, un uomo giaceva immobile nel suo letto. Era morto.
Dopo poco tempo, quel nugolo di uomini abbandonò la stanza e scese le scale della villa. Uscirono dall’ingresso principale sussurrando ai due agenti della Metropolitan Police che piantonavano la porta un laconico “Noi abbiamo finito”.
L’auto del commissario Rosemberg giunse davanti alla villa lasciando una frenata sull’asfalto nello stesso momento in cui quegli uomini partivano sgommando sui loro mezzi. Avrebbe voluto arrivare soltanto due minuti prima. Imprecò a mezza voce.
“Servizi?” chiese agli agenti nonostante conoscesse già la risposta. Gli agenti alzarono le spalle. Rosemberg, accendendo una sigaretta, pensò a quanto quella giornata sarebbe stata diversa da tutte le altre.
Era pensieroso, il suo sguardo era fisso sui cerchi di fumo che cercava di fare con la bocca. Si destò sentendo la voce di uno degli agenti dire qualcosa, girandosi di scatto verso di loro. Li vide entrambi accennare un inchino all’uomo in pastrano nero che avevano davanti. Si avvicinò quattamente.
“Eminenza, siete voi. Vi vedo trafelato e affaticato” esclamò Rosemberg sorprendendo il prelato alle spalle e accennando a sua volta un inchino.
“Sono corso qui appena ho saputo. E ora, commissario, se volete scusarmi” rispose l’uomo sorpassando gli agenti verso la porta.
Rosemberg accese un’altra sigaretta e si rivolse ai colleghi in uniforme: “Ragazzi, non vi pare strano che il cardinale venga qui in abiti borghesi?” Gli uomini alzarono le spalle.
“Ah, Aberlain!” esclamò Rosemberg, sorpreso di vedere il collaboratore.
“Signore. Ero certo di trovarla qui” rispose il subalterno.
“Novità dal commissariato?”
“Un omicidio. A Whitechapel. Monza Street.”
“Andiamo! Ti vedo cupo, sergente” disse il commissario con tono indagatore.
“Le spiego strada facendo.”
Da quel momento in poi il via vai dalla villa fu continuo. La notizia si era sparsa in città. Anzi, nel mondo.
“Porca troia!” esclamò Rosemberg, “e chi l’avrebbe mai detto!”
Il sergente Aberlain abbassò lo sguardo e diventò rosso come un peperone.
Rosemberg lo fissò negli occhi: “Mi dispiace per te, vecchio mio!”
“Signore, vi prego di…”
“Stai tranquillo vecchio mio,” lo interruppe Rosemberg, “non sei né il primo né l’ultimo ad avere certi vizi.”
Il sergente, ancora visibilmente imbarazzato, disse: “La vittima si chiamava Jorge Contreras, nato a Recife, Brasile, il 15 marzo 1938. Ma tutti lo conoscevano,” ebbe un conato di vomito, “come Belinda.”
“Avanti!” esclamò Rosemberg.
Il sergente si asciugò un rivolo di vomito che non era riuscito a trattenere con il fazzoletto: “La vittima è stata strangolata, non ci sono segni di effrazione all’ingresso e dall’appartamento sembra non mancare nulla.”
Tossì e aggiunse, con sguardo assente: “Attendiamo il rapporto del coroner.”
“Sarà come cercare un ago in un pagliaio” sospirò il commissario sputando fumo dalla bocca.
L’appartamento era fatiscente. Rosemberg volle immaginarsi cliente di Belinda. Entrando si trovò subito nella stanza principale; quella venere mulatta lo attendeva distesa sul letto ornato da una miriade di piume colorate e foderato con lenzuola di seta morbida e profumata. Lo sguardo di Rosemberg si sciolse in quegli azzurri occhi esotici e, colando, percorse quelle curve sinuose fino al tacco dodici delle scarpe di paillettes. Sopra un comodino giaceva tutto l’occorrente per preparare un ottimo guaranà capace di ridestare gli umori sopiti dopo essere ascesi alle stelle. Sull’altro, alcuni arnesi del mestiere come frustino, maschera nera e manette. Rosemberg sorrise in silenzio. Ad ogni parete era affisso uno specchio, ciascuno posto in modo asimmetrico rispetto al proprio gemello. “Certo che questi specchi ne hanno viste” pensò il commissario tra sé. Oltre quella stanza del paradiso, un cucinotto lurido con pentole e bicchieri sporchi, animato soltanto dal ticchettio delle zampette di uno scarafaggio su una mensola. La toeletta, celata dietro una tenda di lino sfilacciata, consisteva in un secchio sotto a un rubinetto e a una turca scura, maleodorante e scrostata.
Rosemberg ebbe un conato. Per un attimo si era lasciato trasportare dall’immaginazione, ne aveva goduto mentalmente, ma dopo la vista di quello schifo, ebbe il desiderio di uscire subito. Si fermò soltanto quando il suo sguardo incrociò la figura di Aberlain, immobile davanti al letto, che piangeva come un bambino.
Eileen era scossa. La notizia della morte violenta di Belinda la sconvolgeva. Non aveva mai avuto una buona opinione di lei, ma non pensava di rimanere così colpita emotivamente. Poi, quelle dicerie. Si stava mordendo nervosamente il labbro quando Rosemberg e Aberlain le si pararono davanti dall’altra parte del vetro.
“Buongiorno, signora. Sono il commissario Rosemberg, lui è il sergente Aberlain. Vorremmo farle qualche domanda” esordì il poliziotto.
“Ma io non so niente!” tagliò corto Eileen, il cui nervosismo faceva vibrare l’aria rarefatta.
“Stia tranquilla, signora. Vorrei solo chiederle se ha notato qualcosa di strano, qualche movimento sospetto questa mattina” disse calmo Rosemberg.
“Mi scusi commissario, ma sono sconvolta. In tanti anni mai mi è capitata una cosa simile” disse a mezza voce Eileen. Stava per piangere. “Non ho notato nulla di strano o diverso questa mattina. O meglio, stamattina presto è venuto un signore tutto vestito di nero con le scarpe lucidissime” aggiunse.
“Gli ha guardato le scarpe?” disse sorpreso il commissario.
“No! Io no! Ma mio figlio sì!”
“Ha un figlio? Dove si trova adesso?”
“E’ al lavoro, fa lo scaricatore al Tobacco Dock. Era con me quando è passato quel signore. Scherzammo sulle scarpe lucidissime che riflettevano tutto il nero che aveva addosso” rispose Eileen.
“Lei pensa che andasse da Belinda?” la incalzò Rosemberg.
“Non sono sicura, anche perché era molto presto. Ma non vuol dire. Certo che è risaputo quanto Belinda fosse un’instancabile lavoratrice” rispose secca la portinaia.
“Altre persone sono passate di qui? Quando ha visto Belinda l’ultima volta?”
“Eccetto gli inquilini nessuno. O forse no, tra le undici e mezzogiorno, non ricordo più precisamente, mi sono assentata per stendere il bucato. Potrebbe essere passato chiunque. Belinda? No. Non l’ho vista oggi. Ieri sera, sì, ieri sera. Era andata a comprare una bottiglia di scotch nel pub di fronte, sa com’è, tra un cliente e l’altro. Doveva averlo finito” raccontò con calma Eileen.
“Per ora la ringraziamo, signora. Quando possiamo trovare suo figlio?” chiese infine Rosemberg.
“Rientra tardi la sera, poiché deve attendere l’ultima nave. Fate prima ad andare al porto. Si chiama James, James Spithill” rispose la donna. E aggiunse, prima che i due poliziotti si voltassero per andarsene: “Commissario! Ma è vero che Belinda era un uomo?”
Rosemberg sorrise: “Chi glielo ha detto, signora? Suo figlio, per caso?”
Fuori dal portone, il commissario si accese l’ennesima sigaretta. “Ho visto un uomo in nero oggi. E aveva le scarpe lucide!” pensò ad alta voce.
“Come dice, signore?” chiese Aberlain proferendo le sue prime parole da quando era uscito dalla stanza dove giaceva il corpo di Belinda.
“Ah! Fandonie! Nulla, vecchio mio!” rispose stizzito Rosemberg.
Il commissario fumava seduto alla sua scrivania. Sulla parete di fronte a lui, dentro una cornice dorata, una foto di Churchill sembrava fissarlo. Era ritratto con l’immancabile sigaro in bocca, mentre posava con il gesto della mano della vittoria. Seppur indirettamente, l’ombra dello statista sembrava aver oscurato anche il caso di omicidio a cui Rosemberg lavorava, anche se soltanto per una pura coincidenza temporale. Erano giorni di grande fermento, il grosso delle forze di polizia era impegnato a garantire la sicurezza della città per un evento che sarebbe stato imponente.
“Come on!” Rosemberg saltò sulla sedia. Rifocalizzò lo sguardo sulla foto e gli parve di vedere Winston sorridere. La stanza era vuota e silenziosa. Victory.
Quel sabato pomeriggio il lavoro nel dock sembrava diverso dalla solita routine. A breve i portuali avrebbero interrotto il turno poiché fu concessa loro la facoltà di raggiungere la riva del fiume per il passaggio del corteo funebre.
James, in mezzo a tutti i portuali, si alzò sulle punte per guardare verso Tower Pier e scorgere l’avanzare del corteo. Faceva fatica a focalizzare in mezzo a tutto quel muoversi di teste. Vide la prima barca in lontananza, mentre il vociare delle persone vicino a lui si faceva sempre più sonoro.
Quando le barche furono praticamente davanti al suo naso, uno scrosciante applauso squarciò l’aria. James si sentì stringere il gomito.
Si girò e vide un uomo davanti a lui, in impermeabile beige, con un poliziotto a fianco.
“James Spithill?” disse Rosemberg urlando.
“Sì?” rispose il giovane.
“Commissario Rosemberg, Metropolitan Police. La dichiaro in arresto per l’omicidio di Jorge Contreras!”
James si girò sbattendo contro un altro operaio, quasi a voler tentare una fuga disperata. Aveva già una mano ammanettata.
La barca con la bara di Winston Churchill risaliva lentamente il Tamigi davanti ai docks. Le sirene delle navi tuonarono e le gru del porto si abbassarono in segno di saluto.
Different Staff- Admin
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Re: Victory hand
Bellissimo racconto scritto da mano sicura ed esperta. Concentrare un giallo con le poche battute disponili non era compito facile e tu caro autore/trice ci sei riuscito stra bene.
Leggendo non si perde mai la tensione, le immagini vivide, le azioni descritte in modo perfetto. Ho sentito il bacon friggere... L’atmosfera dei docks c’è tutta e anche l’anno 1965 è ben presente col funerale di Churchill. Certo il finale è un po’ affrettato, il commissario arriva subito al colpevole c’è poco depistaggio. Poco ma comunque il massimo consentito dalle battute.
È il primo racconto che leggo e lo trovo decisamente ben riuscito. Un lavoro eccellente.
Complimenti.
Leggendo non si perde mai la tensione, le immagini vivide, le azioni descritte in modo perfetto. Ho sentito il bacon friggere... L’atmosfera dei docks c’è tutta e anche l’anno 1965 è ben presente col funerale di Churchill. Certo il finale è un po’ affrettato, il commissario arriva subito al colpevole c’è poco depistaggio. Poco ma comunque il massimo consentito dalle battute.
È il primo racconto che leggo e lo trovo decisamente ben riuscito. Un lavoro eccellente.
Complimenti.
Petunia- Moderatore
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Re: Victory hand
Sono in difficoltà, perché il racconto mi piace, ma ci sono delle imperfezioni che non me lo fanno godere appieno. Iniziamo però dicendo che il racconto è ben amalgamato, cosa non facile visti i paletti del concorso e il voler inserire il funerale di Churchill in un giallo. Tuttavia, quanto detto prima non vale molto per il finale, decisamente affrettato e poco risolutore: è vero che scopriamo chi era l'assassino, ma il fatto di non sapere il movente nè come il detective si giunto a smascherarlo è avvilente. In compenso, le descrizioni, le atmosfere e i personaggi sono dipinti con grande precisione e attenzione al dettaglio, permettendo al lettore di immergersi con facilità nel racconto. In più, ho apprezzato il tentativo di sviare i sospetti dal vero colpevole con l'introduzione del misterioso uomo in nero che suppongo fosse l'assistente dell'investigatore. Eppure, ancora una volta, dopo un aspetto positivo eccone un altro negativo: a mio modo di vedere, i Docks sono poco usati in questo brano, comparendo solo sul finale. In ogni caso, è un racconto ben scritto e molto scorrevole, con una potenza descrittiva non da poco e una trama che, tranne sul finale, regge bene.
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Re: Victory hand
Martin Della Cappa ha scritto:Sono in difficoltà, perché il racconto mi piace, ma ci sono delle imperfezioni che non me lo fanno godere appieno. Iniziamo però dicendo che il racconto è ben amalgamato, cosa non facile visti i paletti del concorso e il voler inserire il funerale di Churchill in un giallo. Tuttavia, quanto detto prima non vale molto per il finale, decisamente affrettato e poco risolutore: è vero che scopriamo chi era l'assassino, ma il fatto di non sapere il movente nè come il detective si giunto a smascherarlo è avvilente. In compenso, le descrizioni, le atmosfere e i personaggi sono dipinti con grande precisione e attenzione al dettaglio, permettendo al lettore di immergersi con facilità nel racconto. In più, ho apprezzato il tentativo di sviare i sospetti dal vero colpevole con l'introduzione del misterioso uomo in nero che suppongo fosse l'assistente dell'investigatore. Eppure, ancora una volta, dopo un aspetto positivo eccone un altro negativo: a mio modo di vedere, i Docks sono poco usati in questo brano, comparendo solo sul finale. In ogni caso, è un racconto ben scritto e molto scorrevole, con una potenza descrittiva non da poco e una trama che, tranne sul finale, regge bene.
Dopo un'attenta riflessione, sono giunto alla conclusione che la mia critica sul poco utilizzerei Docks sia un po' eccessiva: vero che, nell'economia del racconto, sono abbastanza marginali, ma hai comunque provato a darne una descrizione (sommaria) che è sempre meglio di nominarli e basta.
Ospite- Ospite
Re: Victory hand
Non si capisce perché il giovane James abbia ucciso Belinda, e rimarrà un mistero per tutta la storia.
Mi dispiace perché il racconto scorre come un torrente di montagna e non merita critiche chi sa usare una scrittura così fluida e moderna.
Chiederò al sergente Aberlain.
Lui la conosceva bene, Belinda.
Se vomiterà non lo guarderò, mentre vomita.
Le prime trenta righe del racconto sono da Oscar.
Poi l'obbligo di seguire la storia, di cercare un finale decente, di nascondere la mano.
Fanno tornare normale quello che era eccezionale.
Ma più ti avvicini, autore, e più ti amo.
Mi dispiace perché il racconto scorre come un torrente di montagna e non merita critiche chi sa usare una scrittura così fluida e moderna.
Chiederò al sergente Aberlain.
Lui la conosceva bene, Belinda.
Se vomiterà non lo guarderò, mentre vomita.
Le prime trenta righe del racconto sono da Oscar.
Poi l'obbligo di seguire la storia, di cercare un finale decente, di nascondere la mano.
Fanno tornare normale quello che era eccezionale.
Ma più ti avvicini, autore, e più ti amo.
Ospite- Ospite
Re: Victory hand
Innanzitutto devo farti i complimenti perché hai una capacità descrittiva ed evocativa eccellenti. Non sembra neanche che siano così poche battute. Il testo è denso e piacevole. Purtroppo però manca il mistero, c’è tensione nell’aria ma non il mistero che mi aspetterei di trovare in un giallo. Perché James ha ucciso Belinda? Come lo capisce Rosemberg? Purtroppo il non saperlo mi ha lasciato con l’amaro in bocca.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Victory hand
Anche in questo racconto trovo una cura di dettagli e una perizia dell'estetica che mi fa supporre abbiate tutti visitato i docks londinesi in quegli anni.
A parte questo.
La trama inizia bene, crea delle buone basi e poi le sviluppa in maniera lineare, elegante, senza perdersi troppo in dettagli. Il finale, come era purtroppo prefigurabile, arriva corto e repentino, senza sorprese o pathos particolari.
E' un peccato ma, come logico, un giallo vero in 12000 battute è quasi utopico.
Quello che non mi ha entusiasmato sono i dialoghi.
Troppo impostati, poco genuini, spesso con ripetizioni dei nomi che appesantiscono il tutto.
Li avrei snelliti anche solo per guadagnare qualche carattere in più da spendere nel finale.
Insomma, è un buon lavoro ma gli manca la giusta amalgama per funzionare a dovere.
E poi questa cosa delle brasiliane che sono in realtà uomini, io vi giuro che turba i miei sogni peccaminosi.
...
Alexis non è brasiliana, quantomeno.
A parte questo.
La trama inizia bene, crea delle buone basi e poi le sviluppa in maniera lineare, elegante, senza perdersi troppo in dettagli. Il finale, come era purtroppo prefigurabile, arriva corto e repentino, senza sorprese o pathos particolari.
E' un peccato ma, come logico, un giallo vero in 12000 battute è quasi utopico.
Quello che non mi ha entusiasmato sono i dialoghi.
Troppo impostati, poco genuini, spesso con ripetizioni dei nomi che appesantiscono il tutto.
Li avrei snelliti anche solo per guadagnare qualche carattere in più da spendere nel finale.
Insomma, è un buon lavoro ma gli manca la giusta amalgama per funzionare a dovere.
E poi questa cosa delle brasiliane che sono in realtà uomini, io vi giuro che turba i miei sogni peccaminosi.
...
Alexis non è brasiliana, quantomeno.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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A Byron.RN garba questo messaggio
Re: Victory hand
Perché James ha ucciso Belinda? Parto da qui perché mi sembra l'unico punto debole del tuo racconto giallo che prima dell'ultimo periodo ho trovato eccezionale.
Sicuramente non è semplice racchiudere un giallo in sole dodicimila battute e così nel tuo racconto viene a mancare il movente e l'iter che ha portato il commissario a scoprire il colpevole.
Prima, invece, il racconto è bellissimo, scorre che è un piacere grazie alla tua scrittura semplice e senza refusi di alcun genere. Il primo periodo è entusiasmante come la sua splendida conclusione
Infine permettimi di evidenziare la frase più bella di tutto il racconto (soprattutto perché letta senza sapere cosa succederà in seguito):
Sicuramente non è semplice racchiudere un giallo in sole dodicimila battute e così nel tuo racconto viene a mancare il movente e l'iter che ha portato il commissario a scoprire il colpevole.
Prima, invece, il racconto è bellissimo, scorre che è un piacere grazie alla tua scrittura semplice e senza refusi di alcun genere. Il primo periodo è entusiasmante come la sua splendida conclusione
Devo dire che anche il cambio di stile che c'è tra il primo e secondo periodo mi è piaciuto molto, sulle prime disorienta un po' ma proseguendo con la lettura ci sta tutto, permette di entrare nella fase "gialla" in modo appropriato.“Uomo o donna, sempre puttana rimane” pensò.
Infine permettimi di evidenziare la frase più bella di tutto il racconto (soprattutto perché letta senza sapere cosa succederà in seguito):
P.S.: la figura in nero è chiaramente il prelato... (o sbaglio?)Rosemberg sorrise: “Chi glielo ha detto, signora? Suo figlio, per caso?”
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Victory hand
In questo step mi sono messo in testa di riconoscere tutti i partecipanti, non so perché, comunque credo di averti individuato. Non so se ho ragione, ma credo di sì.
Rispetto a "Tutta un'altra storia" ho notato degli evidenti miglioramenti nella gestione del racconto, più padronanza del ritmo, miglior attenzione nell'uso dei tempi verbali(anche se un paio di ricadute mi è parso di vederle anche qui).
La prima parte, quella che si svolge in portineria tra madre e figlio è la migliore, più divertente, più guascona, più fracassona. Mi è piaciuta.
I dialoghi pure sono divertenti, un pò pazzoidi forse, comunque lì devi lavorarci ancora un pò, per affinarli e abbellirli di più. Un pò meno caciaroni insomma.
Il punto debole è la trama gialla, perché il lettore non ha nessuna possibilità di ipotizzare un colpevole poiché non ci sono indizi. James dice che la brasiliana in realtà è un brasiliano, si deduce che è stato con lui, ma perché dovrebbe averlo ucciso? E l'ispettore come fa ad arrivare alla soluzione?
È una questione di coerenza. Ripeto sino allo sfinimento, questa prova era di una difficoltà estrema e nel giallo solo uno è riuscito a districarsi con agilità.
Una prova discreta, ripeto divertente, che intrattiene, soprattutto nella prima parte, ma poi ci sono delle cose da rivedere e migliorare.
Rispetto a "Tutta un'altra storia" ho notato degli evidenti miglioramenti nella gestione del racconto, più padronanza del ritmo, miglior attenzione nell'uso dei tempi verbali(anche se un paio di ricadute mi è parso di vederle anche qui).
La prima parte, quella che si svolge in portineria tra madre e figlio è la migliore, più divertente, più guascona, più fracassona. Mi è piaciuta.
I dialoghi pure sono divertenti, un pò pazzoidi forse, comunque lì devi lavorarci ancora un pò, per affinarli e abbellirli di più. Un pò meno caciaroni insomma.
Il punto debole è la trama gialla, perché il lettore non ha nessuna possibilità di ipotizzare un colpevole poiché non ci sono indizi. James dice che la brasiliana in realtà è un brasiliano, si deduce che è stato con lui, ma perché dovrebbe averlo ucciso? E l'ispettore come fa ad arrivare alla soluzione?
È una questione di coerenza. Ripeto sino allo sfinimento, questa prova era di una difficoltà estrema e nel giallo solo uno è riuscito a districarsi con agilità.
Una prova discreta, ripeto divertente, che intrattiene, soprattutto nella prima parte, ma poi ci sono delle cose da rivedere e migliorare.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Victory hand
Ciao autor*
Un bel giallo, nella prima metà del racconto. Divertente, veloce e immersivo. Il problema, così se si può chiamare, arriva dalla metà alla fine. Non parlo di refusi, che hanno segnalato, ma parlparlo più che altro dei paletti fissi. Non tanto quelli del concorso che mi sembrano rispettati, ma più che altro della già citata fine; in un giallo, bisognerebbe arrivare alla fine con colpevole e movente, sviscerando ogni possibilità e portando il lettore a comprendere perché i non colpevoli non lo siano per davvero.
Nel tuo racconto, questo c'è in parte. Non si capisce come e perché, lasciando aperte troppe porte.
Nel concorso, comunque, il tuo è un buon giallo. Non canonico, ovvero che non rispetta pienamente tutti i requisiti ( di genere, lo preciso ancora ).
Grazie della lettura.
Un bel giallo, nella prima metà del racconto. Divertente, veloce e immersivo. Il problema, così se si può chiamare, arriva dalla metà alla fine. Non parlo di refusi, che hanno segnalato, ma parlparlo più che altro dei paletti fissi. Non tanto quelli del concorso che mi sembrano rispettati, ma più che altro della già citata fine; in un giallo, bisognerebbe arrivare alla fine con colpevole e movente, sviscerando ogni possibilità e portando il lettore a comprendere perché i non colpevoli non lo siano per davvero.
Nel tuo racconto, questo c'è in parte. Non si capisce come e perché, lasciando aperte troppe porte.
Nel concorso, comunque, il tuo è un buon giallo. Non canonico, ovvero che non rispetta pienamente tutti i requisiti ( di genere, lo preciso ancora ).
Grazie della lettura.
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Midgardsormr- Padawan
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Re: Victory hand
Divido il mio commento in due parti.
L'ambientazione è da Oscar. Leggendo la descrizione di ambienti e atmosfera sembra realmente di assistere a una sequenza cinematografica. I personaggi sono ben curati. Le potenzialità convolgenti.
Purtroppo si sgonfia il tutto in una trama veloce e in un finale un po' affrettato che lascia al lettore più domande che risposte. Risulta comunque un lavoro molto buono. Complimenti.
L'ambientazione è da Oscar. Leggendo la descrizione di ambienti e atmosfera sembra realmente di assistere a una sequenza cinematografica. I personaggi sono ben curati. Le potenzialità convolgenti.
Purtroppo si sgonfia il tutto in una trama veloce e in un finale un po' affrettato che lascia al lettore più domande che risposte. Risulta comunque un lavoro molto buono. Complimenti.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
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Re: Victory hand
Bel racconto, scorrevole, ambienti ben descritti e curati nei particolari. Con qualche a ”capo” in più certi momenti o situazioni avrebbero avuto più enfasi: il lettore si ferma un attimo, quasi immobilizzato nel momento, e lo immagina meglio.
Però io non ho capito in base a cosa il commissario abbia compreso chi era l’assassino. Le scarpe lucide? Magari ho perso un attimo la concentrazione… però un bel colpo di scena. Certo che con Londra come location, i delitti di Jack lo squartatore non smetteranno mai di intrigare gli scrittori, indipendentemente dall’epoca in cui sono ambientate le storie, funzionano sempre.
Mi permetto di far notare – ma mi baso anche su mie interpretazioni personali – che manca qualche segno di punteggiatura “.” alla fine di alcuni dialoghi, prima delle virgolette chiuse.
Siccome leggo tanto - ma a volte i dettagli più ovvii sfilano senza essere quasi notati se non quando mancano - ho aperto qualche libro a caso e ho sempre trovato la chiusura con un punto. Se però è accettabile, non me ne voglia.
Piccola nota. Invece di “…sapere con James”, non sarebbe stato meglio “…saperlo, con James,…”?
Però io non ho capito in base a cosa il commissario abbia compreso chi era l’assassino. Le scarpe lucide? Magari ho perso un attimo la concentrazione… però un bel colpo di scena. Certo che con Londra come location, i delitti di Jack lo squartatore non smetteranno mai di intrigare gli scrittori, indipendentemente dall’epoca in cui sono ambientate le storie, funzionano sempre.
Mi permetto di far notare – ma mi baso anche su mie interpretazioni personali – che manca qualche segno di punteggiatura “.” alla fine di alcuni dialoghi, prima delle virgolette chiuse.
Siccome leggo tanto - ma a volte i dettagli più ovvii sfilano senza essere quasi notati se non quando mancano - ho aperto qualche libro a caso e ho sempre trovato la chiusura con un punto. Se però è accettabile, non me ne voglia.
Piccola nota. Invece di “…sapere con James”, non sarebbe stato meglio “…saperlo, con James,…”?
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Victory hand
Un giallo accattivante che si segue con partecipazione. Bella la scena iniziale sembra di leggere l'inizio di un romanzo dove le descrizioni dell'ambiente fanno sì che con la mente ci si tasferisce nel luogo dove avvengono i fatti. Quello che fa rabbia e quel movente misterioso perche lo scaricatore di porto l'ha ucciso? Si vergognava della loro relazione ? Era geloso perchè andava con altri uomini. Io credo che aggiungendo qualcosa il tuo bel racconto potrebbe diventare un giallo coi fiocchi.
gemma vitali- Padawan
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Re: Victory hand
Un solo difetto in questo bel giallo. Il finale frettoloso e poco chiaro. Credevo di essere solo io a non aver capito bene, ma vedo che sono in buona compagnia. Per il resto è una scrittura molto bella, esperta, perfettamente intonata al genere e anche i requisiti richiesti mi sembrano del tutto rispettati.
Immagino che il finale sia stato condizionato dall’avvicinarsi delle 12000 battute. A quel punto non hai avuto il coraggio, o non hai ritenuto opportuno, tagliare qualcosa e hai “stretto” sul finale. Comunque, una bellissima prova.
P.S. A Rosemberg, avrei preferito Rosenberg.
Immagino che il finale sia stato condizionato dall’avvicinarsi delle 12000 battute. A quel punto non hai avuto il coraggio, o non hai ritenuto opportuno, tagliare qualcosa e hai “stretto” sul finale. Comunque, una bellissima prova.
P.S. A Rosemberg, avrei preferito Rosenberg.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Victory hand
L'autore o l'autrice di questo giallo si starà mangiando le mani per lo scivolone circa una delle mancanti caratteristiche principali che dovrebbero esserci nel genere scelto. E' evidente, per cui, da lettore, posso soltanto pensare che sia una scelta consapevole. Scelta che lascia, a chi si pone giuste domande, soltanto ipotesi. James uccide Belinda perché si rifiuta di pagarle una prestazione. Motivo banale. James uccide Belinda perché lo minaccia di rivelare i loro incontri alla madre. Futile. James la uccide perché scopre che è un uomo. E perché, poteva ricattarla. E magari la ricattava, lei si è rifiutata di pagare il silenzio di James e lui l'ha uccisa.
Per me il presunto prelato che va a puttane è lo stesso che Rosemberg incontra davanti a casa di Churchill. Anche lui poteva essere un assassino ideale.
Insomma, uno dei racconti che forse ha più sofferto il limite di battute.
Per me il presunto prelato che va a puttane è lo stesso che Rosemberg incontra davanti a casa di Churchill. Anche lui poteva essere un assassino ideale.
Insomma, uno dei racconti che forse ha più sofferto il limite di battute.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Victory hand
Confesso che ci sono rimasta davvero male. Mi sono sentita tradita.
Comincio a leggere: ottima scrittura, bella storia.
Vengo presa dalla trama, dai personaggi. L’aspettativa sale, sale… poi… pomf! (esclamazione onomatopeica che simula il crollo della mia mascella a terra).
Ma, autore, che mi hai fatto? Dov’è finito il mio giallo?
Allora torno su, rileggo tutto da capo: magari sono io che non ho seguito i passi dell’indagine che portavano alla scoperta dell’assassino
Invece no, non ci sono proprio.
E il cardinale, allora? Quale ruolo ha nella trama, a parte la necessità di introdurre un prelato?
Ecco, la domanda è: dov’è il resto del racconto? Io credo nelle almeno tremila, quattromila battute che ti sarebbero servite per raccontarmi quello che, immagino, tu abbia in testa.
La scrittura è ottima, prende, coinvolge ed è corretta (anche se toglierei qualche aggettivo).
Non mi piace e mi suona davvero male “quattamente”.
Ti è sfuggita una “è” maiuscola apostrofata invece che accentata.
In conclusione, racconto molto bello, per quanto riguarda le parti che sei riuscito a fare entrare nelle 12.000 battuta, ma manca un pezzo.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Victory hand
Ciao, Autor... Approfitto di questo spicchio di domenica per leggere un po' delle vostre portinerie...
Il tuo giallo, come ti è stato detto urbi et orbi, manca di alcuni aspetti tipici ed essenziali, ma le limitazioni a cui dovevi sottostare erano veramente gravose.
Direi che ho letto volentieri e non è poco; alla prossima.
Il tuo giallo, come ti è stato detto urbi et orbi, manca di alcuni aspetti tipici ed essenziali, ma le limitazioni a cui dovevi sottostare erano veramente gravose.
Direi che ho letto volentieri e non è poco; alla prossima.
bucaneve88- Younglings
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Re: Victory hand
beh, non sono un poliziotto e di conseguenza non ho la mente allenata per certe cose.
in pratica, non ho capito come si sia arrivati ad accusare James dell'omicidio, ecco, visto che per me il colpevole era un altro.
a parte questo, la storia è ben scritta, praticamente senza refusi se si eccettua qualche rara virgola mancante.
buone le descrizioni e belle le scene presentate.
certo, sono io che non ci arrivo, però mi manca qualcosa per premiarti come meriti
in pratica, non ho capito come si sia arrivati ad accusare James dell'omicidio, ecco, visto che per me il colpevole era un altro.
a parte questo, la storia è ben scritta, praticamente senza refusi se si eccettua qualche rara virgola mancante.
buone le descrizioni e belle le scene presentate.
certo, sono io che non ci arrivo, però mi manca qualcosa per premiarti come meriti
Arunachala- Admin
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Re: Victory hand
Allora, sono molto in difficoltà a leggere i commenti che mi hanno preceduto, perché per me è tutto così chiaro ma è anche tutta un'altra storia, quindi il rischio che sia io a prendere una cantonata pazzesca sembra essere molto più quotato rispetto al fatto che solo io abbia capito le reali intenzioni dell'Autore...
Sarà un commento lungo, vi avviso, però secondo me varrebbe la pena soffermarsi su quanto dirò, non perché lo dico io (e questo può anche non interessare nessuno), ma perché propongo un'alternativa che, a mio avviso, sposta completamente l'asticella del gradimento verso questo giallo.
Prima di procedere, aggiungo alla segnalazione di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] una discordanza di tempi verbali: "A breve i portuali avrebbero interrotto il turno poiché fu concessa" :era stata. Per il resto, mi sembra un racconto davvero ben scritto.
Veniamo a noi; se l'assassino fosse davvero James, credo che rimarrei sensibilmente deluso da questo racconto, poiché mancherebbero completamente due parti fondamentali del genere: l’indagine e la conseguente soluzione del caso.
Credo che, se lo avessi inteso così, avrei dato parere negativo sull’ammissione in gara, perché non sarebbe neanche un giallo senza questi elementi fondamentali.
Ora, lungi da me fare uno spiegone, che se vorrà lascio fare all’Autore alla fine dello step, però mi sembra chiaro che io sia l’unico ad aver visto una serie di informazioni che sono sfuggite agli altri amici che hanno commentato prima di me.
Gli indizi ci sono: il sergente Aberlain conosceva la vittima, e vomita al ricordo che Belinda si chiamasse invece Jorge. Il commissario Rosemberg dimostra molta empatia verso il proprio collega e sottoposto, e lo consola; poi insieme vanno dalla portiera, e qui comincia l’indagine vera e propria che, per essere un buon giallo, deve risolversi in qualche modo.
Ecco la frase risolutiva: “Fuori dal portone, il commissario si accese l’ennesima sigaretta. “Ho visto un uomo in nero oggi. E aveva le scarpe lucide!” pensò ad alta voce.”
Ancora più risolutive sono le due righe che seguono, che dimostrano l’intesa tra i due colleghi.
Alla fine, col beneplacito di Churchill, il commissario prende una decisione. Movente, occasione,
tutto viene svelato dal sigaro dello statista, e così Rosemberg sa esattamente cosa fare: andare al porto e arrestare l’innocente figlio di una portiera che, ignorante e colto alla sprovvista, non avrà idee migliori se non tentare una fuga che gli verrà impedita facilmente e che dimostrerà un po’ di più la propria colpevolezza. Nel frattempo, le questioni più importanti possono andare avanti e, per la polizia, c’è una bega in meno e una “victory” in più.
Il racconto, per questioni di spazio, termina qui, così, lasciandoci quel senso di impotenza e quell’amaro in bocca che solo i grandi Artisti sanno trasferire sul proprio pubblico.
Io sono estasiato da questo racconto, lo considero tra i migliori in gara e lo trovo esattamente come piace a me, ricco di suspence e urlante il proprio messaggio con la sagacia dell’Ermetismo e la cura dei dettagli del Verismo, che secondo me pure Verga ha sentito l’odore di quel bacon che sporca la finestra.
Per me è davvero un’ottima prova, starei qui a parlarne per ora e spero che l’Autore non si sottrarrà al confronto, a giochi fermi.
Complimenti, intanto!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Victory hand
Ci ho pensato su tutta la notte e sono giunto alla conclusione che 12.000 battute erano troppo poche per un racconto giallo. Oltre a questo, mi è pervenuta l'assoluta certezza che l'unico che non è colpevole è il povero figlio della portiera: può essere come ho detto io, può essere il reverendo che ha dismesso gli abiti ufficiali, può essere Churchill in persona che andava a puttane brasiliane trans prima di morire e il quadro offre la rivelazione... Può essere chicchessia, ma non di sicuro il figlio della portiera.
Niente, non sono solito passare più di una volta da un racconto durante un concorso, ma questo meritava la conclusione dei miei pensieri
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vivonic- Admin
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Re: Victory hand
ciao
commentare dopo Vivonic è un suicidio, ne sono cosciente
ma devo farlo, per evitare la squalifica...
che dire se non ripetere quello che già ti hanno detto
uno dei racconti migliori in gara, per ambientazione, caratterizzazione dei personaggi ecc. ecc.
fai sentire gli odori, i rumori, insomma ti sembra di esserci dentro per quanto realismo metti nelle scene e nei dialoghi.
certo la fine affrettata ha lasciato molti delusi e con tante domande.
io azzardo, ma ti dico azzardo, una mia supposizione che James Spithill, non abbia ucciso Belinda.
certo, tenta la fuga e questa viene sempre interpretata come segno di colpevolezza, ma potrebbe avere altro da nascondere, considerato anche il lavoro che fa.
e se fosse stato il sergente Aberlain ad aver ucciso Belinda? forse lo ricattava o altro, non lo so.
incolpare un innocente per coprire un collega. perché no?
mi sono fatta un altro film in testa! aiuto
detto questo riconoscerai che qui tutti pretendono un seguito, una seconda puntata...
intanto complimenti
ciao e a presto
commentare dopo Vivonic è un suicidio, ne sono cosciente
ma devo farlo, per evitare la squalifica...
che dire se non ripetere quello che già ti hanno detto
uno dei racconti migliori in gara, per ambientazione, caratterizzazione dei personaggi ecc. ecc.
fai sentire gli odori, i rumori, insomma ti sembra di esserci dentro per quanto realismo metti nelle scene e nei dialoghi.
certo la fine affrettata ha lasciato molti delusi e con tante domande.
io azzardo, ma ti dico azzardo, una mia supposizione che James Spithill, non abbia ucciso Belinda.
certo, tenta la fuga e questa viene sempre interpretata come segno di colpevolezza, ma potrebbe avere altro da nascondere, considerato anche il lavoro che fa.
“Porca troia!” esclamò Rosemberg, “e chi l’avrebbe mai detto!”
Il sergente Aberlain abbassò lo sguardo e diventò rosso come un peperone.
Rosemberg lo fissò negli occhi: “Mi dispiace per te, vecchio mio!”
“Signore, vi prego di…”
“Stai tranquillo vecchio mio,” lo interruppe Rosemberg, “non sei né il primo né l’ultimo ad avere certi vizi.”
e se fosse stato il sergente Aberlain ad aver ucciso Belinda? forse lo ricattava o altro, non lo so.
incolpare un innocente per coprire un collega. perché no?
mi sono fatta un altro film in testa! aiuto
detto questo riconoscerai che qui tutti pretendono un seguito, una seconda puntata...
intanto complimenti
ciao e a presto
Resdei- Maestro Jedi
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A vivonic garba questo messaggio
Re: Victory hand
vivonic ha scritto:Ci ho pensato su tutta la notte e sono giunto alla conclusione che 12.000 battute erano troppo poche per un racconto giallo. Oltre a questo, mi è pervenuta l'assoluta certezza che l'unico che non è colpevole è il povero figlio della portiera: può essere come ho detto io, può essere il reverendo che ha dismesso gli abiti ufficiali, può essere Churchill in persona che andava a puttane brasiliane trans prima di morire e il quadro offre la rivelazione... Può essere chicchessia, ma non di sicuro il figlio della portiera.
Niente, non sono solito passare più di una volta da un racconto durante un concorso, ma questo meritava la conclusione dei miei pensieri
Le scarpe lucide inchioderebbero il reverendo...
CharAznable- Maestro Jedi
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A Arunachala garba questo messaggio
Re: Victory hand
Leggo e rileggo questo bel racconto, ma non riesco a trarre conclusioni sufficientemente valide per apprezzarlo fino in fondo!
Mi spiego meglio: la storia è ben scritta, corretta, scorrevole, accattivante, rispettosa di tutti i paletti imposti e ben strutturata. Però non riesco a digerire il fatto di non aver capito chi sia l'assassino e perchè abbia ucciso ( e per un giallo questo è molto penalizzante!).
Però mi sono anche detta: come può un autore così in gamba tralasciare questo aspetto? Non è per caso che ha lasciato indizi qua e là e io non li ho colti?
Quindi ho iniziato a indagare sul caso: scoprire i motivi di questo giallo!
Sono partita naturalmente da Whitechapel e scopro che all'epoca l'ispettore che dette la caccia a Jack si chiamava Aberlaine, ma i tempi non combaciano con questo racconto. Continuando la ricerca ho scoperto però che nel 1965 uccideva a Londra un certo Jack lo spogliatore che strangolava le sue vittime. A questo serial killer non fu mai dato un nome, ma tra i principali sospettati c'era un agente del Metropolitan Police che viene citata nel testo. Quindi forse l'autore sta parlando di questo assassino dandogli l'identità di Aberlaine? Forse...
Se così fosse il cardinale vestito in borghese è un depistaggio, Rosemberg copre l'amico e il figlio della portinaia diventa una vittima sacrificale.
Però autore se così fosse (e probabilmente non lo è e queste sono solo mie fantasticherie...) nel tuo bel testo di tutto questo si evince ben poco!
Mi piacciono molto i gialli attorcigliati con intrighi machiavellici e indizi sottilissimi, ma alla fine la verità deve essere un potente faro che allontana ogni ombra di dubbio sui come e i perchè. Cosa che qui non avviene.
Per la cronaca:
James Spithill è un velista australiano.
Jorge Contreras è un allenatore di calcio sudamericano.
Da questa indagine deduco che l'autore sia un uomo a cui piace lo sport!
(questa frase non vale per il totoautore, è solo una battuta!)
Mi spiego meglio: la storia è ben scritta, corretta, scorrevole, accattivante, rispettosa di tutti i paletti imposti e ben strutturata. Però non riesco a digerire il fatto di non aver capito chi sia l'assassino e perchè abbia ucciso ( e per un giallo questo è molto penalizzante!).
Però mi sono anche detta: come può un autore così in gamba tralasciare questo aspetto? Non è per caso che ha lasciato indizi qua e là e io non li ho colti?
Quindi ho iniziato a indagare sul caso: scoprire i motivi di questo giallo!
Sono partita naturalmente da Whitechapel e scopro che all'epoca l'ispettore che dette la caccia a Jack si chiamava Aberlaine, ma i tempi non combaciano con questo racconto. Continuando la ricerca ho scoperto però che nel 1965 uccideva a Londra un certo Jack lo spogliatore che strangolava le sue vittime. A questo serial killer non fu mai dato un nome, ma tra i principali sospettati c'era un agente del Metropolitan Police che viene citata nel testo. Quindi forse l'autore sta parlando di questo assassino dandogli l'identità di Aberlaine? Forse...
Se così fosse il cardinale vestito in borghese è un depistaggio, Rosemberg copre l'amico e il figlio della portinaia diventa una vittima sacrificale.
Però autore se così fosse (e probabilmente non lo è e queste sono solo mie fantasticherie...) nel tuo bel testo di tutto questo si evince ben poco!
Mi piacciono molto i gialli attorcigliati con intrighi machiavellici e indizi sottilissimi, ma alla fine la verità deve essere un potente faro che allontana ogni ombra di dubbio sui come e i perchè. Cosa che qui non avviene.
Per la cronaca:
James Spithill è un velista australiano.
Jorge Contreras è un allenatore di calcio sudamericano.
Da questa indagine deduco che l'autore sia un uomo a cui piace lo sport!
(questa frase non vale per il totoautore, è solo una battuta!)
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Victory hand
Atmosfera resa molto bene come pure l’ambientazione nei docks; non manca il riferimento temporale al funerale di Churchill. Come racconto giallo però mi sembra frettoloso; non viene chiarito il ruolo dell’uomo con le scarpe lucidissime (Vivonic sostiene che è questa la frase risolutiva, ma perché? Non lo capisco ancora) né mi è chiaro in base a quale ragionamento il commissario Rosemberg arresta il figlio della portiera.
Il finale mi lascia insoddisfatta, perché manca l’indagine vera e propria. Il commissario ha indizi, intuizioni, ma li tiene per sé e - ciò che è più grave - non ha lo straccio di una prova né è chiaro il movente.
Vero è che più indizi valgono una prova, ma in tribunale ci vogliono prove certe, oppure la confessione.
Poi certo, per insufficienza di prove si assolve.
Arrestare un innocente - che sarà assolto- per coprire il colpevole?
Fantasioso, ma possibile. Però l'ipotesi è del lettore Se il giallo voleva proporre il racconto di un caso irrisolto doveva essere strutturato in modo diverso.
Il finale mi lascia insoddisfatta, perché manca l’indagine vera e propria. Il commissario ha indizi, intuizioni, ma li tiene per sé e - ciò che è più grave - non ha lo straccio di una prova né è chiaro il movente.
Vero è che più indizi valgono una prova, ma in tribunale ci vogliono prove certe, oppure la confessione.
Poi certo, per insufficienza di prove si assolve.
Arrestare un innocente - che sarà assolto- per coprire il colpevole?
Fantasioso, ma possibile. Però l'ipotesi è del lettore Se il giallo voleva proporre il racconto di un caso irrisolto doveva essere strutturato in modo diverso.
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Re: Victory hand
Sulla scrittura nulla da dire. Livello molto alto. Sicuramente resta l'impressione che ci sia molto di non detto e se per avere chiara una trama devi analizzare minuziosamente le frasi, allora devi scendere a patti con il lettore. C'è chi ti segue e chi resta volutamente indietro. Da un giallo mi aspetto che alla fine mi sia tutto chiaro, mi aspetto di dire: toh, vedi, non ci sarei mai arrivato. Qui non so bene cosa pensare. Delle conclusioni di Vivonic quella che sposo è che 12000 caratteri siano troppo pochi per scrivere un racconto giallo. Alcuni generi si prestano al racconto breve e altri no, specie se è breve così. Per il resto voglio ribadirlo, perchè non passi in secondo piano: scrittura di livello davvero alto.
Asbottino- Cavaliere Jedi
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