Il fiore del cactus
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 1 - Portineria
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Il fiore del cactus
Alison Mc Donald si alzava ogni mattina prima dell’alba; si lavava con acqua fredda anche in inverno, beveva il suo caffè e cominciava a pulire. Alle otto del mattino, l’atrio del vecchio edificio, la scala e perfino i pomelli d’ottone sulle porte degli uffici al piano terra e le targhette degli appartamenti al primo piano brillavano.
Non era una maniaca della pulizia, ma era sua convinzione – e di convinzioni ne aveva poche, ma ferme – che la pulizia fosse l’eleganza dei poveri, il loro unico lusso. Così curava molto l’igiene personale e i suoi abiti fuori moda erano sempre puliti, come quelli del piccolo Rich che alle otto meno un quarto era pronto per andare a scuola, scarpe lucide e capelli in ordine.
«Mommy, anche oggi no, ti prego, fa freddo!»
«Ogni giorno, certo, non vorrai prendere i pidocchi e poi è primavera.»
Dalle otto alle nove Alison teneva chiusa la guardiola e si infilava nei negozi dei vicoli attorno alla Wapping High Street, la lunga strada che costeggiava il Tamigi, per fare un po’ di spesa: non mancava mai la bistecca per Rich che doveva crescere, per il resto si limitava all’essenziale. Risparmiava su tutto, non sui detersivi.
Nei giorni meno grigi o quando il mattino d’una bella giornata d’aprile esplodeva sul fiume, colorandolo, si attardava ammirata a guardare.
Pur sapendo che era un’imponente massa d’acqua limacciosa pressoché immobile e rifletteva quasi sempre un cielo piatto e grigio, Alison si beava dello spettacolo, lasciando liberi i suoi pensieri fuori corso. Poi correva a casa, sentendosi quasi in colpa per aver tolto tempo al lavoro.
La casa era una portineria: due stanze anguste, un cucinino e un piccolo servizio. Una volta rientrata, cominciava a lustrare la base in legno della guardiola, ne lucidava i vetri, dava mezzo bicchiere d’acqua al piccolo cactus mai fiorito che si ostinava a tenere sul tavolo, poi passava a riordinare le stanze. Lo faceva tutti i giorni, ma nei giorni dispari ci metteva più cura, perché alle cinque del pomeriggio veniva il reverendo John Steel a prendere il tè e ad aiutare Little Rich a fare i compiti; poi s’intratteneva a parlare con lui. Alison allora spegneva la radio a transistor e ascoltava.
La maestra aveva dato un compito difficile per Little Rich, doveva descrivere la sua stanza, la sua casa, il quartiere.
«Che può scrivere il mio ragazzo, reverendo, che non ha una stanza tutta sua? Che vive nella portineria d’uno stabile a ridosso dei docks in Saint Katharine Dock?»
«Ora vediamo Alison. Gli farò delle domande e poi gli chiederò di scrivere quello che risponde.»
«L’ho vista un paio di volte, quella maestra, con gli occhi bistrati e la minigonna, agghindata come per andare al Crawdaddy, non a scuola. Una persona sbagliata nel posto più sbagliato.»
«Non giudichi Alison: in fondo non la conosce.»
La teacher apparteneva a un altro mondo, un mondo in evoluzione negli anni sessanta, Alison ne percepiva il cambiamento dalla musica che trasmetteva la sua radiolina a transistor. Non se ne separava perché l’aiutava a rompere il silenzio e la monotonia delle ore trascorse in guardiola. Attraverso la ricerca delle frequenze giuste della BBC o di radio Luxembourg la portiera, ancora giovane, scopriva il rock di artisti come Chuck Berry e il blues intenso di Howlin Wolf e ascoltava brani di giovanissimi musicisti, dal futuro promettente, che si esibivano nei jazz club come il Marquee di Oxford street o il Crawdaddy.
Alison aveva un animo blues, la teacher invece – lo avrebbe giurato – doveva essere una fan del rock e il reverendo, le poche volte che aveva parlato dei giovani, si era rivelato fin troppo indulgente. Era anche un bell’uomo con lo sguardo dolce. Quando lo vedeva entrare nell’atrio, dirigendosi verso la guardiola, il cuore di Alison si metteva a correre e le si imporporavano le guance.
Era l’unico uomo che frequentava da oltre dieci anni perché, dopo la nascita di Rich, Alison aveva dimenticato d’essere una donna per essere solo una madre. Però, qualche volta, nel porgere al reverendo la tazza di tè, ne aveva sfiorato la mano provando una sensazione forte. Una sorta di effetto rock di cui non sapeva spiegarsi il motivo, infatti non aveva mai avuto un buon rapporto con gli uomini e Rich non aveva mai conosciuto suo padre.
Il reverendo John Steel quel mercoledì s’era attardato a Saint Dunstan in the East Curch Garden. Era uno dei luoghi più nascosti in città, non distante dalla torre di Londra ma lontano dal traffico, un’oasi verde e silenziosa dove era solito recarsi a meditare quando aveva il cuore in disordine e i pensieri confusi.
Non lo turbava tanto il pensiero d’essersi affezionato a Little Rich, non era il solo ragazzino di cui si prendeva cura e i bambini gli erano sempre piaciuti. C’era stato un tempo in cui avrebbe desiderato avere un figlio, ma aveva dovuto rinunciare per la malattia della moglie, morta dopo nemmeno due anni di matrimonio. Si era rifugiato negli studi teologici, nelle pratiche religiose e nell’attività di insegnante che svolgeva insieme alla sua funzione di priest. Il problema, ormai lo aveva capito, non era il ragazzino ma sua madre.
Il reverendo guardò l’orologio: era ora di andare da Alison.
La trovò nella guardiola, in lacrime davanti a un foglio di quaderno.
«Buonasera Alison, che succede?»
Lei non rispose, gli mostrò il foglio e scappò nel retro a lavarsi il viso.
Era il compito di Little Rich, il reverendo cominciò a leggere.
La mia casa è piccola e non ho una stanza tutta mia. Divido il letto con mia madre ed è una cosa bellissima perché lei mi legge delle storie prima di addormentarmi e mi abbraccia nelle notti più fredde. Mommy mi ha spiegato che le case possono essere grandi o piccole, ma non conta se dentro ci abita la gioia.
Io non vorrei vivere in una casa più grande o più bella perché sono felice dove vivo e ho tanti amici. Nel mio quartiere vivono gli operai del porto, come Alain che sta al primo piano nella stessa casa dove abito io. È un marinaio francese che fa l’operaio, lui mi spiega tante cose sulle manovre delle barche e mi dice sempre che questo posto è una finestra sul mondo. Mi piace molto passeggiare tra i moli e guardare le imbarcazioni ai grandi attracchi riparati da muri. Alain mi ha raccontato che il primo dock è antichissimo, è stato fatto nell’ottocento dalla Compagnia delle Indie. Dopo il West India Dock ogni compagnia commerciale aveva un dock e il fiume si copriva di navi.
Oggi però costruiscono i containers perciò i docks chiudono…
Alison era tornata nella guardiola.
«Perché piangere, Alison? È un bel compito, vedo.»
«Mi scusi, mi sono commossa.»
«Non deve scusarsi. L’emozione non è vergogna. Deve essere contenta invece; è una buona madre, lo sta educando bene.»
«Little Rich è di là, alle prese con l’aritmetica. L’aspetta» tagliò corto lei.
Controllati i compiti, il reverendo cominciò a raccontare un fatto accaduto al porto pochi giorni prima. Era arrivata una nave speciale, che aveva risalito il Tamigi a vele spiegate; un’impresa quasi impossibile a motore spento, ma lo splendido veliero era il Vespucci, la nave più bella del mondo, e il suo comandante, era chiamato “il padrone del vento”. Gli operai del porto non facevano che parlare di lui.
Dicevano che giunto a Porthsmouth, dovendo ormeggiare tra un incrociatore e una portaerei, al pilota del porto venuto a bordo per assisterlo, come avveniva secondo la consuetudine, il comandante aveva detto che poteva farcela da solo.
Rifiutava i rimorchiatori; inaudito! Il pilota era quasi svenuto dalla paura perché prevedeva un disastro a quel punto inevitabile. Invece, tra lo stupore generale, la nave veniva ormeggiata con una manovra perfetta.
Little Rich ascoltava affascinato il racconto del reverendo e più volte nei giorni che seguirono Alison sentì parlare di quel marinaio che veniva da una piccola isola del Quarnaro. Fin da ragazzo aveva imparato ad andare in barca a vela, a sentire da dove veniva il vento, con che forza e come tenerlo, manovrando la vela in modo da mantenere la rotta. Da adulto era diventato sempre più esperto e intrepido, veleggiando per i sette mari, dal Mediterraneo all’Atlantico ai Mari del nord.
Una sera, prima di addormentarsi, Little Rich disse: «Mommy, da grande voglio andare per mare, come Tino.»
«Tino… chi è?»
«Il marinaio del racconto del reverendo.»
«Non volevi fare il calciatore?»
«Sì, prima. Ora voglio fare il marinaio.»
«Dormi su, hai tempo per pensarci.»
Un pomeriggio il reverendo non trovò Alison nella guardiola come al solito; era nel retro e stava preparando il tè. Il ragazzo non c’era.
«Little Rich?»
«Mi ha chiesto di andare a giocare a pallone con i suoi amici; ritarda un po’, ma arriva. Si accomodi, intanto prendiamo il tè.»
«Alison, non è che lo ha mandato a giocare per parlare con me?»
«Sì» ammise lei, rossa in viso «sono preoccupata per lui perché si sta riempiendo la testa di sogni da quando lei gli parla di quel marinaio, cos’è una leggenda?»
«No, è una persona reale dalla vita avventurosa, oggi*comandante della nave italiana giunta al porto qualche giorno fa con una manovra che ha lasciato tutti col fiato sospeso.»
«Ah, lei ne parla come fosse una leggenda e Little Rich sogna.»
«Che c’è di male a sognare? I ragazzi devono avere dei sogni.»
«Non lo credo. Sono convinta che è meglio abituarli alla realtà da subito. Magari, se fossero coscienti che sono solo sogni… »
«Ma allora non lo sarebbero» la interruppe «però, visto che me lo chiede, cercherò di evadere le richieste di Little Rich; è lui a chiedermi del marinaio.»
«Il fatto è che Rich ne ha fatto una specie di amico immaginario, credo che lo sogni; si agita mentre dorme e a volte gli parla nel sonno.»
«Stia tranquilla, a poco a poco non gliene parlerò più.»
Il reverendo era perplesso, in quella madre affettuosa c’era una strana durezza che lo sconcertava. Era come una pianta piena di spine che, se fosse stata ben curata, avrebbe dato fioriture splendide. Era evidente che doveva essere stata maltrattata o forse, come il cactus della guardiola, non aveva visto il sole. Glielo disse, poi aggiunse con la voce di un ragazzino che ha fatto pipì nei pantaloni.
«Qual è il suo mistero, Alison?»
Lei gli rovesciò il tè sulla manica della giacca, la tazza finì in terra a pezzi; confusa si affrettò a pulire.
«Scusi» mormorò paonazza.
«Scusi lei, le ho rivolto una domanda inopportuna.»
Alison scoppiò in un pianto irrefrenabile. Lui rimase alcuni secondi interdetto, poi si avvicinò e col suo fazzoletto le asciugò le lacrime.
«Lo so che sei pulita» mormorò, fissandola dritto negli occhi.
Sembravano due piccole pozzanghere grigie schiarite dalla pioggia. Non s’era accorto di averle dato del tu. Nemmeno Alison ci aveva fatto caso.
«No. Non è vero. Sa perché Little Rich non sa chi è suo padre? Vuole scoprire questo mistero?»
«Non voglio saperlo, se non vuole dirmelo.»
«Invece voglio dirlo: è perché non lo so nemmeno io.»
«Sst» fece lui abbracciandola.
Alison non si aspettava quel gesto, investita tutto a un tratto da un’emozione che intuiva uguale nell’uomo che la stringeva a sé.
Assuefatta da tempo a un equilibrio raggiunto a fatica in austera ma serena solitudine, si sentiva frastornata, eppure colma di dolcezza; stava abbandonandosi a sensazioni che non è possibile provare se non in complice compagnia. Era la prima volta che le capitava di sentirsi rilassata accanto a un uomo.
L’arrivo di Little Rich con un ginocchio insanguinato ruppe l’incanto di quei momenti.
Il pomeriggio trascorse come al solito tra compiti e discorsi, ma prima di andare il reverendo si fermò davanti alla guardiola.
«Non sentirti in colpa, Alison.»
«Dici? E Come si fa?»
«Dico per il ginocchio di Little Rich, di altre cose riparleremo. Ora che ci diamo del tu possiamo essere amici.»
«Sì, possiamo essere amici e tutto quello che vogliamo.»
«Questo è certo, Alison, da me non devi difenderti e comunque le tue spine non mi pungono.»
- *Nel 1965 Agostino Straulino assunse il comando dell’Amerigo Vespucci, e qui iniziò la sua seconda vita, quella da ammiraglio. “Gli inglesi – scrisse Paolo Venanzangeli – ancora raccontano di quando risalì a vele spiegate il Tamigi, fino a Londra”.:
Different Staff- Admin
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Re: Il fiore del cactus
Il racconto appartiene al genere rosa, come linea narrativa generale, con qualche elemento del racconto di formazione, per quanto riguarda Rich.
Non male, si legge bene e piacevolmente. Per mio gusto personale, sfronderei un po’ le digressioni sulla pulizia e sulla musica.
Certo, la parte sulla pulizia ha la sua ragion d’essere nel volere rappresentare il senso di dignità di Alison, ma ho percepito un lieve sbilanciamento di peso verso quei due argomenti, in rapporto a quello della linea romantica.
La sensazione è che la narrazione, nel complesso, fili bene, ma che gli elementi non siano proprio del tutto ben amalgamati.
La forma è buona, manca solo qualche virgola.
“anni sessanta”= Sessanta, con la maiuscola
Dato che il racconto è in lingua italiana, quindi ogni parola pronunciata risulterebbe una traduzione dall’inglese, non dovrebbero essere inseriti i termini in lingua inglese (mommy, teacher, priest), che si giustificano solo se i personaggio parlano in una lingua diversa.
Nel complesso, non male.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Non so perché, l'ultima frase è stata scritta in grassetto: io l'avevo scritta normale.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Arianna 2016 ha scritto:Non so perché, l'ultima frase è stata scritta in grassetto: io l'avevo scritta normale.
A proposito di grassetto: nel racconto "Wapping High Street" è scritto in grassetto e francamente non mi spiego il motivo.
Questo racconto ha avuto qualche problema con gli spazi, sia all'inizio dei capoversi, sia dopo i punti o le virgole. Faccio qualche esempio:
quarta e tredicesima riga c'è uno spazio prima della maiuscola.
"«Che può scrivere il mio ragazzo, reverendo, che non ha una stanza tutta sua?" Qui dopo reverendo, ci sono sicuramente due spazi. Succede anche altre volte. Per carità, nulla che non si possa sistemare, ma visivamente sta male. Almeno per me.
"Alison Mc Donald" credo che Mcdonald vada scritto tutto attaccato.
Concordo con [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]: se scrivi in italiano, a parte i nomi propri in inglese, il resto deve rimanere in italiano; solo Little Rich è appropriato, poiché parte del personaggio, anche se alla quinta riga viene nominato "piccolo Rich" in italiano.
Il racconto è scritto bene, necessiterebbe forse di una revisione che favorisca gli avvenimenti e i personaggi a scapito di alcune descrizioni, tipo le pulizie e la casa portineria.
Con il tema principale dello step ci siamo: la maggior parte del racconto si svolge in portineria. Circa il genere, lo stesso, è un rosa, anche se credo che si sarebbe potuto osare di più nel dar vita al rapporto tra Alison e il reverendo Steel. Ecco, il reverendo. Non conosco la gerarchia della chiesa anglicana, ma non credo che un reverendo si possa equiparare a un prelato. Ma magari mi sbaglio.
Il passato nascosto di Alison completa l'attinenza ai paletti proposti.
In definitiva un racconto che credo andasse gestito meglio poiché a mio avviso ha sofferto un poco i paletti imposti e il limite di battute. Discreto.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Uhm, non male come racconto, ma mi sembra manchi di brio, di passione. Partendo dai paletti, sono contento di vedere che li trovo tutti rispettati e ben amalgamati nella trama. Forse solo il genere non è completamente centrato, perché alla fine fra i due protagonisti non mi pare scatti una scintilla d'amore, forse più d'amicizia, d'affetto al massimo. Per il resto, la narrazione scorre fluida e la lettura è gradevole, nonostante un ritmo un po' lento e delle digressioni abbastanza inutili. Ecco, avessi eliminato tutta la parte sulla musica e sul veliero (capisco che ti serviva per introdurre la parte sui sogni di Little Rich, ma ti sei comunque dilungato troppo) e ti fossi concentrato sullo sviluppare l'amore fra la portinaia e il reverendo, sarebbe stato decisamente meglio. La riflessione sulla pulizia, invece, per me ci sta perché è davvero un bel concetto, così come il paragone fra la ex prostituta e il cactus. Purtroppo, però, questi due punti di forza non salvano un testo ben scritto ma che risulta blando e con poca verve.
Ultima modifica di Martin Della Cappa il Mar Mar 02, 2021 3:22 pm - modificato 1 volta.
Ospite- Ospite
Re: Il fiore del cactus
Dunque, mio malgrado, nel giudizio generale, mi accodo a chi mi ha preceduto. Non che il racconto risultati blando, questo no, ma di sicuro avrebbe avuto bisogno di un guizzo, di un botto. Avrebbe potuto esserlo lo sviluppo della storia d'amore tra il reverendo e Alison, cosa che avrebbe giovato anche all'aderenza al genere, ma il testo si ferma proprio sul più bello. Le digressioni sulla pulizia, sì, le capisco, ma in certo senso sono come la famosa pistola di Cechov, ci dedichi troppo tempo per poi perdere tutto nel preseguo della trama. Molto bello e interessante il particolare della Vespucci, una cosa che non conoscevo e quindi ti ringrazio.
Sui refusi, spaziature e le parole in inglese non mi ripeto, ma li ho notati anche io.
Sulla trama, infine, poco da dire, è lineare, emozionale al punto giusto, senza mai scadere nel pietismo. Alison è un ottimo personaggio, sono sicuro che la vita la risarcirà.
Sui refusi, spaziature e le parole in inglese non mi ripeto, ma li ho notati anche io.
Sulla trama, infine, poco da dire, è lineare, emozionale al punto giusto, senza mai scadere nel pietismo. Alison è un ottimo personaggio, sono sicuro che la vita la risarcirà.
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Per il semplice fatto che ci hai messo l'Amerigo Vespucci per me il racconto vale. Una semplice storia d'amore che ha bisogno dei suoi tempi per raggiugere il suo sicuro inizio. Non credo alla manovra d'attracco solo a vela ma la risalita del Tames è stata fatta proprio come dici tu nella chiosa. Brava (per me sei un'autrice se poi mi sbaglio... correggimi)
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Per me questa è stata una lettura davvero gradevole.
L'autrice(anche per me è una donna) sa scrivere ed è capace d'intrattenere con le sue parole.
È vero, non succede tantissimo, il pezzo forse è un pò troppo statico, il rosa è solo accennato, un amore forse più che altro platonico, un embrione che ha bisogno di più tempo, di molti più caratteri per svilupparsi, però la storia non è per niente male.
Come ti hanno già fatto notare gli altri io toglierei quei termini in inglese perché stonano.
L'autrice(anche per me è una donna) sa scrivere ed è capace d'intrattenere con le sue parole.
È vero, non succede tantissimo, il pezzo forse è un pò troppo statico, il rosa è solo accennato, un amore forse più che altro platonico, un embrione che ha bisogno di più tempo, di molti più caratteri per svilupparsi, però la storia non è per niente male.
Come ti hanno già fatto notare gli altri io toglierei quei termini in inglese perché stonano.
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Re: Il fiore del cactus
Un buon racconto che racchiude con eleganza tutti i requisiti richiesti. Ci sono ottime descrizioni e tutto è al proprio posto. La portinaia ossessivo compulsivo della pulizia, una donna linda dal passato torbido. L’amore viscerale per il proprio figlioletto. Le pulsioni affettive ritrovate e provate verso l’unico uomo che frequenta la sua casa, un sacerdote come da istruzioni. La storia però non decolla. La leggo e non vibro, mi rendo conto che è una buon compito ben eseguito ma, non so perché, non mi cattura.
È una bella cartolina da osservare.
È una bella cartolina da osservare.
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Re: Il fiore del cactus
Mi intendo poco di nomi, ma Alison va scritto con due elle, non capisco la scelta di eliminarne una.
Il racconto è nelle mie corde, poche riflessioni. I pensieri li determina l'azione, lo spostamento, la situazione. Manca l'azzardo, manca il finale con il botto, e pure questa scelta mi piace. Fai sentire i protagonisti, due di noi, molto semplici molto umani. Pure il piccolo Rich è una bella figura, un po' troppo adulto nel compitino, ritorna bimbo quando si sbuccia un ginocchio.
Una buona prova, complimenti autore.
Il racconto è nelle mie corde, poche riflessioni. I pensieri li determina l'azione, lo spostamento, la situazione. Manca l'azzardo, manca il finale con il botto, e pure questa scelta mi piace. Fai sentire i protagonisti, due di noi, molto semplici molto umani. Pure il piccolo Rich è una bella figura, un po' troppo adulto nel compitino, ritorna bimbo quando si sbuccia un ginocchio.
Una buona prova, complimenti autore.
Ospite- Ospite
Re: Il fiore del cactus
Ciao autor*
Gran prova, bel rosa. Mi trovo d'accordo con quasi tutti i commenti prima di meme, anche sulla trama centrata e gradevolissima.
Alison piace molto come personaggio e tutto quello che è in surplus sulla pulizia e sulla musica, non credo vadano a inficiare il testo.
A meno che tu, autor*, non potessi tagliare un po' di caratteri da lì e aggiungere altro. Lo dirai poi.
Bello l'inserimento della Vespucci, mi ha colpito molto.
Non trovo il racconto blando, anzi lo trovo giustamente scorrevole anche senza incidere troppo.
A volte la semplicità è vincente, dopotutto.
InnultimoIn ultimo, non ho trovato refusi oltre quelli segnalati.
Grazie della lettura.
Gran prova, bel rosa. Mi trovo d'accordo con quasi tutti i commenti prima di meme, anche sulla trama centrata e gradevolissima.
Alison piace molto come personaggio e tutto quello che è in surplus sulla pulizia e sulla musica, non credo vadano a inficiare il testo.
A meno che tu, autor*, non potessi tagliare un po' di caratteri da lì e aggiungere altro. Lo dirai poi.
Bello l'inserimento della Vespucci, mi ha colpito molto.
Non trovo il racconto blando, anzi lo trovo giustamente scorrevole anche senza incidere troppo.
A volte la semplicità è vincente, dopotutto.
InnultimoIn ultimo, non ho trovato refusi oltre quelli segnalati.
Grazie della lettura.
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Re: Il fiore del cactus
Di questo racconto mi piace molto come lo hai ambientato con cura , e come la protagonista si è prodigata nella pulizia del luogo di per sè misero, abbellendolo anche con il cactus.
Bella la scelta di questa pianta con le spine che indica la vita sofferta della donna, comunque le piante grasse vogliono pochissima acqua, credo che vadano innaffiate una volta a settimana.
Bella la figura del figlio che si rivela maturo per la sua età scrivendo un tema in cui si racconta.
Il prete ha proprio l'aria di un uomo buono, un maestro , e la storia fila decisa dall'inizio alla fine.
Ottimo lavoro.
Bella la scelta di questa pianta con le spine che indica la vita sofferta della donna, comunque le piante grasse vogliono pochissima acqua, credo che vadano innaffiate una volta a settimana.
Bella la figura del figlio che si rivela maturo per la sua età scrivendo un tema in cui si racconta.
Il prete ha proprio l'aria di un uomo buono, un maestro , e la storia fila decisa dall'inizio alla fine.
Ottimo lavoro.
Ultima modifica di gemma vitali il Gio Mar 04, 2021 12:04 pm - modificato 1 volta.
gemma vitali- Padawan
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Re: Il fiore del cactus
Piacevolissima lettura. L’ho trovata in “crescendo”, che è sempre una bella cosa. La portineria c’è, come anche il prelato e l’ambientazione, pure. Il rosa è un po’ pallido ma è una sfumatura di poco conto. Mi è piaciuto anche lo scritto del bambino e l’effetto nella storia e sul bambino stesso del racconto della bella manovra della Vespucci.
Il fiore del cactus mi ha ricordato un vecchio film “Fiore di cactus” con cui però ha poco in comune.
Qualcuno dovrebbe dire a Alison che un cactus non va annaffiato tutti i giorni!
Il fiore del cactus mi ha ricordato un vecchio film “Fiore di cactus” con cui però ha poco in comune.
Qualcuno dovrebbe dire a Alison che un cactus non va annaffiato tutti i giorni!
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Un racconto delicato dalle tinte rosa pastello. anche se non ci sono grossi azzardi o colpi di scena la narrazione è ugualmente gradevole.
l'unica cosa che mi ha fatto "scapocciare" sono le parole in inglese. sono veramente fastidiosissime ed è un peccato.
Anche se l'amore con il reverendo è timido e ancora in boccio, l'amore della madre per il figlio è così potente che inonda tutto il racconto.
una buona prova.
l'unica cosa che mi ha fatto "scapocciare" sono le parole in inglese. sono veramente fastidiosissime ed è un peccato.
Anche se l'amore con il reverendo è timido e ancora in boccio, l'amore della madre per il figlio è così potente che inonda tutto il racconto.
una buona prova.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Il titolo scelto mi ha subito incuriosita, ottima scelta; le descrizioni sono davvero ottimali e molto dettagliate, un buon racconto, secondo il mio parere però manca quella parte che ti porta a immedesimarti in quel personaggio o in questo racconto.
Manca il sentimento che traspare e un racconto rosa pieno di parole o di spiegazione senza la passione è come un piatto molto bello ma senza sale, ma si può sempre migliorare.
Manca il sentimento che traspare e un racconto rosa pieno di parole o di spiegazione senza la passione è come un piatto molto bello ma senza sale, ma si può sempre migliorare.
Ultima modifica di miichiiiiiiiiiii il Lun Mar 15, 2021 2:15 pm - modificato 1 volta.
miichiiiiiiiiiii- Younglings
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Re: Il fiore del cactus
Ho trovato il racconto “delicato”, dolce, con gli spunti giusti per immaginare la vita “del dopo” di una donna dal passato molto difficile, che ha dovuto fare il conto non solo con la crudezza di un lavoro che non tutte sceglievano/scelgono, ma anche con il senso di colpa di non sapere chi fosse il padre del bambino. Aspetto tragico, che ci da un’idea del tipo di vita che conducevano allora (ma anche adesso) le donne che altre scelte di vita non avevano.
Interessante anche la figura del prete, non invadente né giudicante, ma presente e disponibile al dialogo, senza sputare sentenze o voler insegnare. La persona che in tanti vorrebbero al fianco in certi momenti della vita.
Fosse stato un po’, ma poco, più prete da “Uccelli di rovo”, il racconto ne sarebbe uscito ancor più coinvolgente.
Appunto: cosa c’entrano i pidocchi col fatto che fa freddo e che il piccolo protesta per andare a scuola?
Inoltre, “quando il mattino d’una bella giornata di aprile esplodeva…”: una bella giornata non è prerogativa solo del mese di aprile.
Quanto poi al paragone di una voce “sottovoce” con quella di un bambino che ha fatto pipì nei pantaloni, non mi era mai capitato di incrociarlo. Imparato cosa nuova, tutto serve, ma mi ha dato da pensare.
Qualche segno di punteggiatura non corretto: non sono fanatica, ma la lettura ad alta voce mentale spesso scorre meglio se al posto di ; c’è una virgola o un doppio punto. Preferenze personali, comunque.
Interessante anche la figura del prete, non invadente né giudicante, ma presente e disponibile al dialogo, senza sputare sentenze o voler insegnare. La persona che in tanti vorrebbero al fianco in certi momenti della vita.
Fosse stato un po’, ma poco, più prete da “Uccelli di rovo”, il racconto ne sarebbe uscito ancor più coinvolgente.
Appunto: cosa c’entrano i pidocchi col fatto che fa freddo e che il piccolo protesta per andare a scuola?
Inoltre, “quando il mattino d’una bella giornata di aprile esplodeva…”: una bella giornata non è prerogativa solo del mese di aprile.
Quanto poi al paragone di una voce “sottovoce” con quella di un bambino che ha fatto pipì nei pantaloni, non mi era mai capitato di incrociarlo. Imparato cosa nuova, tutto serve, ma mi ha dato da pensare.
Qualche segno di punteggiatura non corretto: non sono fanatica, ma la lettura ad alta voce mentale spesso scorre meglio se al posto di ; c’è una virgola o un doppio punto. Preferenze personali, comunque.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Vado un po' controcorrente nel giudizio, nel senso che i difetti ravvisati da altri io li ho trovati dei pregi.
A cominciare dalle parole inglesi.
Capiamoci: sono il primo e più agguerrito detestatore dei termini stranieri messi in un testo italiano per rappresentare la parlata dei personaggi. Ma qui per qualche oscuro motivo funzionano, cioè sembrano proprio ben inseriti, come cuciti nei posti giusti per non creare l'effetto "so la lingua e voglio bullarmene".
Sarà lo stile molto lineare a propiziarlo, non lo so.
Argomento stile: è un pochino lento, raccontato, non ha una verve particolare (che gli avrebbe giovato). Però complessivamente funziona. Il paragone della pipì nei pantaloni mi ha sconvolto, scusa.
Argomento storia: la vicenda mi è piaciuta, è ben condotta e i personaggi hanno una loro caratterizzazione ben definita. Non un carattere marcato, ma una caratterizzazione.
Si fanno apprezzare per la loro purezza, diciamo così.
Infine mi è piaciuto il titolo, ma lo avrei messo al plurale. Anche perché l'unico riferimento, nel finale, parla di fioriture splendide.
Paragone azzeccato.
A cominciare dalle parole inglesi.
Capiamoci: sono il primo e più agguerrito detestatore dei termini stranieri messi in un testo italiano per rappresentare la parlata dei personaggi. Ma qui per qualche oscuro motivo funzionano, cioè sembrano proprio ben inseriti, come cuciti nei posti giusti per non creare l'effetto "so la lingua e voglio bullarmene".
Sarà lo stile molto lineare a propiziarlo, non lo so.
Argomento stile: è un pochino lento, raccontato, non ha una verve particolare (che gli avrebbe giovato). Però complessivamente funziona. Il paragone della pipì nei pantaloni mi ha sconvolto, scusa.
Argomento storia: la vicenda mi è piaciuta, è ben condotta e i personaggi hanno una loro caratterizzazione ben definita. Non un carattere marcato, ma una caratterizzazione.
Si fanno apprezzare per la loro purezza, diciamo così.
Infine mi è piaciuto il titolo, ma lo avrei messo al plurale. Anche perché l'unico riferimento, nel finale, parla di fioriture splendide.
Paragone azzeccato.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Considerato che i (pochi dal mio punto di vista) "difetti" di scrittura sono già stati evidenziati nei commenti precedenti, preferisco soffermarmi sulle cose belle di questo racconto.
A partire da Alison, uno dei più bei personaggi che ho incontrato fin qui in questo step; con il suo passato, la compulsività nel voler tenere pulizia attorno a sé è più che comprensibile.
Il rispetto dei paletti imposti del racconto e la grande cura dei dettagli nella ricostruzione storica dell'ambientazione sono un notevole valore aggiunto del racconto.
L'umanizzazione del prete è vera, reale, credo che ogni religioso/a senta un piccolo (o grande) vuoto nella propria vita, quel desiderio che è dentro ognuno di noi di avere un/a figlio/a.
Mi fermo qui per non annoiare, il mio giudizio complessivo è positivo.
A partire da Alison, uno dei più bei personaggi che ho incontrato fin qui in questo step; con il suo passato, la compulsività nel voler tenere pulizia attorno a sé è più che comprensibile.
Il rispetto dei paletti imposti del racconto e la grande cura dei dettagli nella ricostruzione storica dell'ambientazione sono un notevole valore aggiunto del racconto.
L'umanizzazione del prete è vera, reale, credo che ogni religioso/a senta un piccolo (o grande) vuoto nella propria vita, quel desiderio che è dentro ognuno di noi di avere un/a figlio/a.
Mi fermo qui per non annoiare, il mio giudizio complessivo è positivo.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Un bel racconto, intenso e scritto davvero bene.
A mio giudizio l'unica cosa che stona veramente è Wapping High Street che non ho proprio capito perchè è stato evidenziato in questo modo.
Anzi due: anche la pipì nei pantaloni non è ben contestualizzata.
Il testo è molto scorrevole e la lettura scivola fino alla fine senza intoppi: forse questo processo è anche troppo veloce. Sono pochi i momenti dove il testo si sofferma su qualcosa dando al lettore la possibilità di "digerire" e far suo qualche concetto. Forse uno dei limiti del testo è proprio quello di essere troppo ricco di fatti/eventi: non si fa in tempo a visualizzare una situazione che l'autore ne propone un'altra completamente diversa e "slegata".
C'è Alison, con il suo passato e i suoi turbamenti, fissata con le pulizie perchè vuole riuscire a ripulirsi l'anima; c'è un reverendo con un dramma alle spalle e tanta voglia di ricominciare; un bambino amato che sogna troppo; una nave maestosa che risale un fiume; una maestra che appartiene a un altro mondo; un marinaio francese che fa l'operaio e un fiore di cactus che non sboccia.
Tutti spunti molto interessanti, ma che in alcuni punti ho percepito cuciti a forza nella storia (come la descrizione dell'attracco della nave, o la spiegazione sui docks, o il paragone dei gusti musicali tra Alison e la "teacher") o almeno questo è l'effetto che hanno fatto a me.
Nell'insieme ho avuto una sensazione di disomogeneità, di tante cose da dire che vogliono prevalere le une sulle altre. Così la storia d'amore mi appare tiepida, la frustrazione della donna poco indagata, la voglia d'innamorarsi del reverendo fiacca...
Paradossalmente di questo racconto mi è rimasta più impressa la manovra della Vespucci che il timido approccio amoroso dei protagonisti...
Bellissima la frase finale!
A mio giudizio l'unica cosa che stona veramente è Wapping High Street che non ho proprio capito perchè è stato evidenziato in questo modo.
Anzi due: anche la pipì nei pantaloni non è ben contestualizzata.
Il testo è molto scorrevole e la lettura scivola fino alla fine senza intoppi: forse questo processo è anche troppo veloce. Sono pochi i momenti dove il testo si sofferma su qualcosa dando al lettore la possibilità di "digerire" e far suo qualche concetto. Forse uno dei limiti del testo è proprio quello di essere troppo ricco di fatti/eventi: non si fa in tempo a visualizzare una situazione che l'autore ne propone un'altra completamente diversa e "slegata".
C'è Alison, con il suo passato e i suoi turbamenti, fissata con le pulizie perchè vuole riuscire a ripulirsi l'anima; c'è un reverendo con un dramma alle spalle e tanta voglia di ricominciare; un bambino amato che sogna troppo; una nave maestosa che risale un fiume; una maestra che appartiene a un altro mondo; un marinaio francese che fa l'operaio e un fiore di cactus che non sboccia.
Tutti spunti molto interessanti, ma che in alcuni punti ho percepito cuciti a forza nella storia (come la descrizione dell'attracco della nave, o la spiegazione sui docks, o il paragone dei gusti musicali tra Alison e la "teacher") o almeno questo è l'effetto che hanno fatto a me.
Nell'insieme ho avuto una sensazione di disomogeneità, di tante cose da dire che vogliono prevalere le une sulle altre. Così la storia d'amore mi appare tiepida, la frustrazione della donna poco indagata, la voglia d'innamorarsi del reverendo fiacca...
Paradossalmente di questo racconto mi è rimasta più impressa la manovra della Vespucci che il timido approccio amoroso dei protagonisti...
Bellissima la frase finale!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Sicuramente un rosa scritto proprio bene, con tutti i ritmi giusti e il climax adatto alla narrazione.
Ho trovato splendida l’idea del tema per veicolare un messaggio positivo e ben comprensibile, mi è piaciuta molto la caratterizzazione dei personaggi e inoltre trovo il titolo molto evocativo e affascinante nel complesso del racconto.
Gli elementi dello step ci sono tutti, da una delle portinerie meglio usate nel concorso a quello che ritengo il connubio più riuscito tra prelato e prostituta.
Il bello di questo racconto, poi, è che dice e non dice, come nel finale (che ha fatto dubitare a qualcuno anche che sia proprio un rosa); a me resta quel senso arcano di completezza, più che l’insoddisfazione dell’incompletezza: a me piace che l’Autore non mi dica tutto tutto e mi lasci spaziare con la mia immaginazione.
Per quanto mi riguarda, un ottimo lavoro. Complimenti!
Ho trovato splendida l’idea del tema per veicolare un messaggio positivo e ben comprensibile, mi è piaciuta molto la caratterizzazione dei personaggi e inoltre trovo il titolo molto evocativo e affascinante nel complesso del racconto.
Gli elementi dello step ci sono tutti, da una delle portinerie meglio usate nel concorso a quello che ritengo il connubio più riuscito tra prelato e prostituta.
Il bello di questo racconto, poi, è che dice e non dice, come nel finale (che ha fatto dubitare a qualcuno anche che sia proprio un rosa); a me resta quel senso arcano di completezza, più che l’insoddisfazione dell’incompletezza: a me piace che l’Autore non mi dica tutto tutto e mi lasci spaziare con la mia immaginazione.
Per quanto mi riguarda, un ottimo lavoro. Complimenti!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Il fiore del cactus
Ciao.
Anche questo è un bel racconto.
Letto senza interruzioni e incomprensioni.
Buono l’espediente di far raccontare dei docks al piccolo Rich.
Ottima scrittura, capace, comunque, in poche battute di raccontare un mondo.
Anche la vita precedente di Alison viene solo intuita dalla fissazione maniacale di pulire tutto.
La sua durezza e spinosità mi hanno ricordato la protagonista dell’Eleganza del riccio, forse perché anche lei è una portiera.
Concludendo, ottima prova
Ciao e a presto
Anche questo è un bel racconto.
Letto senza interruzioni e incomprensioni.
Buono l’espediente di far raccontare dei docks al piccolo Rich.
Ottima scrittura, capace, comunque, in poche battute di raccontare un mondo.
Anche la vita precedente di Alison viene solo intuita dalla fissazione maniacale di pulire tutto.
La sua durezza e spinosità mi hanno ricordato la protagonista dell’Eleganza del riccio, forse perché anche lei è una portiera.
Concludendo, ottima prova
Ciao e a presto
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Caro autore o cara autrice,
il racconto si delinea semplice e pulito. Mentre lo leggevo mi suonava come uno sprazzo di normalità, una storia reale che valeva la pena di essere raccontata, una storia genuina che aveva tanto da dire. L’ho trovato un testo capace di catturare l’attenzione, anche se in modo delicato, senza colpi di scena o eventi che ti spingono a voler sapere a tutti i costi quello che succederà.
Sono d’accordo con tommybean sull’umanità che caratterizza i personaggi, e con Fante Scelto per quanto riguarda i termini inglesi; magari non saranno appropriati in un testo italiano ma a me sono piaciuti ugualmente, mi hanno permesso di calarmi meglio nell’ambientazione, e, poi, anche grazie alle descrizioni del Tamigi e dei Docks, ho proprio percepito l’atmosfera londinese. Inoltre ho apprezzato molto la cura dei dettagli, in particolare quelli storici: si vede che ti sei informato/a bene prima di scrivere questo racconto.
L’unica pecca, già sottolineata da altri, è l’attinenza al genere, che, forse, non è poi tanto “rosa”.
Anch’io ho apprezzato il finale e il modo in cui ti induce a immaginare il passato di Alison e al contempo ti spinge a rivolgere lo sguardo verso il futuro.
Complimenti.
Black Rose- Viandante
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Re: Il fiore del cactus
Ciao Aut-
Le tre parole in grassetto forse sono un refuso. Non mi sono piaciute le parole in inglese: mommy, teacher, priest... in particolare, l'unica parola inglese che ha senso in italiano perché è un prestito è "container"; in quanto prestito, segue la grammatica italiana e quindi diventa una parola invariabile (il plurale è ancora "container", per capirci; senza la "s"). Inoltre in inglese le persone si danno tutte del "you", non c'è distinzione tra "tu" e "lei"; la differenza del rapporto informale/formale è nell'uso del nome proprio (equivalente del "tu") o del cognome con prefisso onorifico (equivalente del "lei"). Il prete chiama Alison per nome, quindi "le dà del tu", mentre lei lo chiama "reverendo", quindi "gli dà del lei". Lui dovrebbe chiamarla Miss (o Mrs.) Mc Donald.
Trama: pensavo che la svolta sarebbe arrivata nel momento in cui reverendo Steel dice "Alison, non è che lo ha mandato a giocare per parlare con me?" Invece arriva più tardi; niente di male, per carità. Volevo solo evidenziare che, se la svolta fosse arrivata in quel punto, sarebbe comunque stato un buon momento. Mi sono piaciute molto le divagazioni, i quadri del paesaggio, in particolare mi sarebbe piaciuto un approfondimento del momento in cui reverendo Steel si ferma a meditare al parco. Anche la parte musicale ha il suo perché, aiuta a inquadrare il periodo, purtroppo non me ne intendo molto di blues ma ho davvero apprezzato.
I paletti li ho trovati tutti. Hai scelto la Vespucci per inquadrare l'anno 1965, i Docks, la prostituta, la portineria, il rosa; il reverendo non è tecnicamente un prelato, ma non era richiesto che ci fosse.
Grazie e alla prossima.
Le tre parole in grassetto forse sono un refuso. Non mi sono piaciute le parole in inglese: mommy, teacher, priest... in particolare, l'unica parola inglese che ha senso in italiano perché è un prestito è "container"; in quanto prestito, segue la grammatica italiana e quindi diventa una parola invariabile (il plurale è ancora "container", per capirci; senza la "s"). Inoltre in inglese le persone si danno tutte del "you", non c'è distinzione tra "tu" e "lei"; la differenza del rapporto informale/formale è nell'uso del nome proprio (equivalente del "tu") o del cognome con prefisso onorifico (equivalente del "lei"). Il prete chiama Alison per nome, quindi "le dà del tu", mentre lei lo chiama "reverendo", quindi "gli dà del lei". Lui dovrebbe chiamarla Miss (o Mrs.) Mc Donald.
Trama: pensavo che la svolta sarebbe arrivata nel momento in cui reverendo Steel dice "Alison, non è che lo ha mandato a giocare per parlare con me?" Invece arriva più tardi; niente di male, per carità. Volevo solo evidenziare che, se la svolta fosse arrivata in quel punto, sarebbe comunque stato un buon momento. Mi sono piaciute molto le divagazioni, i quadri del paesaggio, in particolare mi sarebbe piaciuto un approfondimento del momento in cui reverendo Steel si ferma a meditare al parco. Anche la parte musicale ha il suo perché, aiuta a inquadrare il periodo, purtroppo non me ne intendo molto di blues ma ho davvero apprezzato.
I paletti li ho trovati tutti. Hai scelto la Vespucci per inquadrare l'anno 1965, i Docks, la prostituta, la portineria, il rosa; il reverendo non è tecnicamente un prelato, ma non era richiesto che ci fosse.
Grazie e alla prossima.
Re: Il fiore del cactus
Il racconto è ben scritto e si legge volentieri, con fluidità e senza perdere il flusso della narrazione. Ho trovato anch'io un poco fastidiosi i termini inglesi e forse di troppo la divagazione nautica, ma nel complesso ci possono stare. uello chi mi è mancato è un vero e proprio climax, che si fa vedere ma non arriva a completarsi pienamente lasciando la vicenda leggermente piatta. Comunque un buon lavoro.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
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Re: Il fiore del cactus
Cara compagna di penna, il tuo racconto mi ha colpito per la semplicità della forma limpida e la modalità della tecnica show don’t tell che hai scelto.
Mi introduci subito nell’atrio della portineria; mi mostri il lindore dell’ambiente e vedo brillare le targhette lucide sulle porte, mi mostri il piccolo Rich pronto per la scuola con i capelli appena lavati perché si sa – non occorre dirlo – che i pidocchi albergano nelle scuole elementari. Specie nella scuola di un quartiere degradato e me lo mostri, il quartiere, mi fai vedere lei, Alison, mamma premurosa e portiera efficiente, in giro per i vicoli dietro la Wapping High Street, vedo il Tamigi attraverso i suoi occhi.
C’è poesia in questa grigia quotidianità, consolata solo dalla musica di una radio a transistor, c’è abilità nell’utilizzare il l passaggio dal blues al rock come riferimento epocale, a questo serve il confronto tra i logori vestiti di Alison e la minigonna della Teacher. Anni Sessanta, già. Potevi anche non scriverlo; ma poi precisi l’anno, anche senza dirlo, quando parli del passaggio della Vespucci sul Tamigi.
Che dire dei personaggi?
C’è quel soffio di Rich che conquista, c’è il reverendo, che in quel bambino trova la sublimazione di una paternità mancata. Il dramma familiare affiora, in sordina, attraverso i pensieri del prete col cuore in disordine, evitando lo spiegone.
Il reverendo si sta innamorando di Alison e quasi non gli pare vero; lei invece non lo sa ancora. Tormentata da un passato pesante, taciuto ma presente in tutto quello che fa, non vuole innamorarsi più e forse non ha mai amato.
Un racconto capace di suscitare pensieri e emozioni. Senza colpi di scena o enfasi perché a volte un sospiro – come quel “ lo so, che sei pulita” – può scatenare una tempesta emotiva, più del grido “ti amo!”.
Mi introduci subito nell’atrio della portineria; mi mostri il lindore dell’ambiente e vedo brillare le targhette lucide sulle porte, mi mostri il piccolo Rich pronto per la scuola con i capelli appena lavati perché si sa – non occorre dirlo – che i pidocchi albergano nelle scuole elementari. Specie nella scuola di un quartiere degradato e me lo mostri, il quartiere, mi fai vedere lei, Alison, mamma premurosa e portiera efficiente, in giro per i vicoli dietro la Wapping High Street, vedo il Tamigi attraverso i suoi occhi.
C’è poesia in questa grigia quotidianità, consolata solo dalla musica di una radio a transistor, c’è abilità nell’utilizzare il l passaggio dal blues al rock come riferimento epocale, a questo serve il confronto tra i logori vestiti di Alison e la minigonna della Teacher. Anni Sessanta, già. Potevi anche non scriverlo; ma poi precisi l’anno, anche senza dirlo, quando parli del passaggio della Vespucci sul Tamigi.
Che dire dei personaggi?
C’è quel soffio di Rich che conquista, c’è il reverendo, che in quel bambino trova la sublimazione di una paternità mancata. Il dramma familiare affiora, in sordina, attraverso i pensieri del prete col cuore in disordine, evitando lo spiegone.
Il reverendo si sta innamorando di Alison e quasi non gli pare vero; lei invece non lo sa ancora. Tormentata da un passato pesante, taciuto ma presente in tutto quello che fa, non vuole innamorarsi più e forse non ha mai amato.
Un racconto capace di suscitare pensieri e emozioni. Senza colpi di scena o enfasi perché a volte un sospiro – come quel “ lo so, che sei pulita” – può scatenare una tempesta emotiva, più del grido “ti amo!”.
mirella- Padawan
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