Aria di Maggio
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Aria di Maggio
Milano, lunedì 14 maggio 1805 (24 florile, anno XIII)
Cara cugina Cesira,
sono appena rientrata dalla mia solita preghiera mattutina al Duomo che è proprio a pochi passi da qui. Non so se potrò tornarci nei giorni prossimi perché stanno già preparando per l’incoronazione di Napoleone che avverrà l’ultima domenica del mese.
Oramai mi sto ambientando in questo lavoro che sono riuscita a trovare qui a Milano. Fare la portiera di questo palazzo non sarebbe gravoso, ma le energie non sono più quelle di una volta e le disgrazie che ho dovuto subire mi hanno gettato nello sconforto e fatto perdere ogni interesse nella vita. Dopo la vedovanza di qualche anno fa, la prematura perdita del mio unico figlio è stato il colpo finale da cui è molto difficile risollevarsi.
Ho una stanzetta tutta mia a piano terra. Non è tanto ma mi accontento. Quello che mi danno è poco, ma non pago la pigione. Cerco di guadagnare qualcosa in più facendo le pulizie a una famiglia del palazzo. Il lavoro mi distrae e mi permette di conoscere persone nuove e interessanti, grazie al mio abituale punto di osservazione nell’atrio, all’ingresso del palazzo. Ti assicuro che qui c’è veramente di tutto un po’.
C’è lo studio di un notaio, un grossista di tessuti pregiati che ci abita con la famiglia, un conte decaduto che si è ritirato qui nell’unica casa che gli è rimasta. C’è poi un ufficiale francese (Milano ora ne è piena) e perfino una signorina che esercita quella professione in casa e, solo per lei, qui c’è un gran via vai, che Dio la perdoni. Dimenticavo: c’è anche un bibliotecario dell’Ambrosiana, una persona molto gentile e educata che mi porta spesso qualche libro da leggere.
Aspetto tue notizie e spero di rivederti presto. La tua affezionata cugina
Elvira
Si è fermata una carrozza, una bella carrozza. È la signorina Flora che rientra. Pare distrutta. Povera figlia! Non riesco a condannarla anche se so che dovrei. La carrozza è certamente di qualche ricco signore. Sono i peggiori quelli: oltre ai desideri più infimi da soddisfare, vogliono far valere la loro arroganza e il loro potere.
«Buongiorno Elvira.» Un filo di voce, che ho intuito più che compreso.
«Buongiorno signorina Flora. Vada a riposare. Si vede che è stanca. A giudicare dalla carrozza immagino che abbia avuto una buona serata. Le faccio qualcosa di caldo?»
«No, grazie Elvira, preferisco andare subito a letto. Una buona serata, dici? Lasciamo perdere. Te l’ho detto altre volte. I ricchi sono i peggiori e questo tipo di ricchi è il peggio del peggio. Sai di chi è quella carrozza?»
Si avvicina a me e percepisco una nauseabonda mistura di profumo dozzinale e di sudore. Tendo l’orecchio per ascoltare la sua voce che si è fatta ancor più flebile.
«È la carrozza dell’arcivescovo Caprara Montecuccoli! Sì, quello che fra qualche giorno incoronerà l’Imperatore, proprio lui.»
Mi faccio istintivamente il segno della croce, pentendomi quasi subito. Mai gesto mi è parso più inappropriato.
Flora capisce di non essersi spiegata bene. «No, Elvira, che hai capito? L’arcivescovo è vecchio e malato. Si tratta del suo segretario particolare, uomo di chiesa anche lui. Robaccia, credimi…»
La guardo salire a fatica le scale, attaccandosi al corrimano. Mi fa tenerezza, non c’è niente da fare.
Non so proprio perché, ma anche oggi eccomi di nuovo qui. Ormai è diventata un’abitudine. Anche stamani in Duomo a… pregare? Non so. La mia fede è sempre stata piuttosto debole e dopo le mie tristi vicende di moglie e di madre si è ancor più affievolita.
Eppure qui trovo un senso di pace e di raccoglimento, soprattutto nelle prime ore del mattino, quando la città non si è ancora svegliata. Questa maestosità, la foresta di colonne, le vetrate variopinte che filtrano la luce dell’alba, gli immensi spazi e nello stesso tempo, un tetto sulla mia testa. Quasi un senso di libertà protetta. Forse sto leggendo troppi libri. È fin troppo gentile il signor Enrico: me li fa trovare sul tavolinetto della portineria, di solito quando non ci sono. È tanto timido: si imbarazza anche quando lo ringrazio. Così, leggo più alla svelta che posso, perché so che lui deve riportarli in biblioteca. Quando li ho finiti anch’io faccio come lui: lascio il libro sul tavolino quando esco la mattina presto e al ritorno non c’è più.
Quante cose ho imparato, in mezzo alle infinite cose che non ho compreso. Soprattutto quegli scritti filosofici, tradotti dal francese, che inneggiano alla libertà di pensiero, alla ragione che illumina la mente dell’uomo, alla libertà dalle tirannie, alla repubblica. Sono di autori del secolo scorso, prima della rivoluzione francese. Belle idee, piene di fascino, ma… a cosa hanno portato? Hanno portato a Napoleone, l’Imperatore. Ma torniamo a casa, si è fatto tardi. “In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.”
Ecco, lo sapevo. Ancora un libro sul mio tavolino. Vediamo cos’è. “Candido, o l’Ottimismo” di Voltaire. Una bellissima stampa del 1797, fatta dalla Stamperia Francese e Italiana di Genova. Non vedo l’ora di cominciare a leggerlo. Ci sono anche alcune splendide illustrazioni. Anche il titolo mi piace.
«Buongiorno signora Elvira! Ha già fatto quei rammendi alle calze che le ho portato ieri?»
Il Conte Donaldo di Almafiorita, che abita al primo piano ha disceso, a passi lenti e composti, la rampa di scale con l’eleganza con cui discendeva la scalinata del palazzo di famiglia, nel centro storico della città. Ora però indossa una vestaglia damascata verde, sdrucita e rattoppata e ai piedi vecchie ciabatte scrostate. Si capisce che le calze che mi aveva lasciato sono rari esemplari rimasti nel suo misero corredo.
«Buongiorno, Conte. Sì, aspetti, gliele restituisco subito, vado a prenderle. Ecco qua.»
«Grazie, signora Elvira. Mi prepari il conto che quando esco sarà mia cura saldarlo.»
«Non si preoccupi, Conte. È in tempo a provvedere…»
Povero, Conte! E quando esce? Sono mesi che non lo vedo uscire di casa. Forse teme che lo aspetti qualche creditore.
«Buongiorno, mi scusi, è in casa la signorina Flora?»
Ben vestito, ha l’aria di uno studente. Sembra impacciato, si muove goffamente. In attesa della risposta, si dondola pesticciando, come quello che ha bisogno urgente di urinare. L’urgenza è di altra natura e dà l’impressione di non essere un’habitué, come dicono questi francesi, delle stanze della signorina Flora.
«Sì, al secondo piano.» È già schizzato per le scale. «Aspetti! Se vede una coccarda rossa alla porta, non insista: vuol dire che non può riceverla.»
È sceso solo dopo un’oretta. Potrei scrivere un romanzo, se sapessi farlo, sui clienti della signorina Flora!
Sta arrivando la signora Fumagalli; anzi, lei preferisce Ferrari-Fumagalli. Citare il cognome da ragazza seguito da quello del marito, le dà la sensazione di una parvenza di nobiltà. Sì, perché il suo desiderio più profondo è l’acquisizione di un titolo nobiliare. Sarebbe disposta a pagare qualunque cifra. Potrebbe parlare da pari a pari con il suo vicino, il Conte Monaldo e dimenticare quel passato troppo popolare di ambulante di scampoli, prima che il marito diventasse un ricco grossista di tessuti.
Oggi indossa un abito alla moda bianco, lungo, con una mantellina verde e un curioso cappello adorno di fiori di stoffa variopinti. Subito sotto il seno una cintura di stoffa verde come la mantella, che evidenzia ancor più l’imponenza della sua pancia enorme.
«Bonjour, Elvira. Io esco per una promenade. Tu intanto sali pure alla nostra dimora per fare i mestieri.»
Non resiste alla tentazione di infilare nel discorso qualche parola insolita, insieme a qualche vocabolo in francese che ora va sempre più di moda.
«Senz’altro, madame. Salgo subito.» Faccio ogni sforzo per non scoppiare a ridere.
Un avviso al portone centrale del Duomo annuncia la chiusura da domani dell’accesso ai fedeli per i preparativi della cerimonia. Mancano soltanto tre giorni al ventisei. La corona ferrea è già stata portata sull’altare maggiore, ma nessuno si può avvicinare. Ave Maria gratia plena… Ieri il signor Enrico si è fatto vedere. L’ho ringraziato per l’ultimo libro che mi ha lasciato. Mi ha guardata in un certo modo. Dominus tecum… Sì, un modo che… erano anni che nessuno mi guardava così. Benedicta tu in mulieribus… Ma che scema che sono. Et benedictus fructus… Ma cosa vado a pensare? Andiamo, si è fatto tardi. Amen.
«Buongiorno! Cercava qualcuno?»
«Sì, il Notaio Balestri. Sono il barbiere, mi sta aspettando.»
«Certo. È per il solito salasso, vero? Vada pure, è al secondo piano, la prima porta a destra.»
Un malore ha colpito l’anziano notaio qualche tempo fa e gli ha lasciato segni evidenti sul corpo: un occhio quasi chiuso e i movimenti nella parte sinistra molto rallentati. Sì, un colpo, insomma. Se si aggiunge la sua miopia abituale non so proprio come sia possibile che continui a esercitare la sua attività. Da quell’accidente il medico gli ha ordinato di fare salassi settimanali con le sanguisughe, una cosa che mi ha sempre fatto molta impressione.
Si è fatto buio. Sarà meglio che vada a chiudere il portone.
Perché è così di corsa il signor Enrico? Dio mio, sembra stravolto. In viso è più rosso del solito.
«Signora Elvira, mi aiuti, due uomini mi stanno inseguendo, se vengono qui non dica che mi ha visto…»
«Entri qui, presto.» Senza pensarci lo faccio entrare nella mia stanza e mi richiudo la porta alle spalle. Mi siedo al tavolino. Entrano due uomini di corsa, sono in borghese ma hanno scritto in fronte che sono gendarmi.
«È entrato un uomo qui? Lo abbiamo visto girare l’angolo della strada. Si tratta di un sovversivo. Stava affiggendo questi!» Mi mostra un foglietto su cui è stampato: “Morte al tiranno”.
«Dio mio, che gente! No, qui non è entrato nessuno. Non è posto per sovversivi questo. Qui ci abita anche un ufficiale di artiglieria corso, Salicetti, molto amico dell’Imperatore… Controllate meglio nei palazzi vicini. Correte perché ci sono tante viuzze qui intorno in cui è facile nascondersi!»
Quel nome sembra aver fatto un certo effetto. Escono correndo. Tiro un sospiro di sollievo. Penso che dovrò confessarmi appena riapre il Duomo.
«La ringrazio signora Elvira. Mi ha salvato da un brutto guaio, forse mi ha salvato la vita.»
Ancora quello sguardo. Mi ha preso la mano. Eh no, no, dovrei ritrarla. Sì, dovrei…
«Ma no, si figuri, non ho fatto niente…» Stringe ancora la mia mano, la avvicina alla bocca, un bacio leggero e di nuovo mi guarda. Ho un senso di vuoto nello stomaco, ma è bellissimo.
Milano, sabato 25 maggio 1805 (5 pratile, anno XIII)
Carissima cugina,
Oggi è avvenuta una cosa meravigliosa…
Cara cugina Cesira,
sono appena rientrata dalla mia solita preghiera mattutina al Duomo che è proprio a pochi passi da qui. Non so se potrò tornarci nei giorni prossimi perché stanno già preparando per l’incoronazione di Napoleone che avverrà l’ultima domenica del mese.
Oramai mi sto ambientando in questo lavoro che sono riuscita a trovare qui a Milano. Fare la portiera di questo palazzo non sarebbe gravoso, ma le energie non sono più quelle di una volta e le disgrazie che ho dovuto subire mi hanno gettato nello sconforto e fatto perdere ogni interesse nella vita. Dopo la vedovanza di qualche anno fa, la prematura perdita del mio unico figlio è stato il colpo finale da cui è molto difficile risollevarsi.
Ho una stanzetta tutta mia a piano terra. Non è tanto ma mi accontento. Quello che mi danno è poco, ma non pago la pigione. Cerco di guadagnare qualcosa in più facendo le pulizie a una famiglia del palazzo. Il lavoro mi distrae e mi permette di conoscere persone nuove e interessanti, grazie al mio abituale punto di osservazione nell’atrio, all’ingresso del palazzo. Ti assicuro che qui c’è veramente di tutto un po’.
C’è lo studio di un notaio, un grossista di tessuti pregiati che ci abita con la famiglia, un conte decaduto che si è ritirato qui nell’unica casa che gli è rimasta. C’è poi un ufficiale francese (Milano ora ne è piena) e perfino una signorina che esercita quella professione in casa e, solo per lei, qui c’è un gran via vai, che Dio la perdoni. Dimenticavo: c’è anche un bibliotecario dell’Ambrosiana, una persona molto gentile e educata che mi porta spesso qualche libro da leggere.
Aspetto tue notizie e spero di rivederti presto. La tua affezionata cugina
Elvira
Si è fermata una carrozza, una bella carrozza. È la signorina Flora che rientra. Pare distrutta. Povera figlia! Non riesco a condannarla anche se so che dovrei. La carrozza è certamente di qualche ricco signore. Sono i peggiori quelli: oltre ai desideri più infimi da soddisfare, vogliono far valere la loro arroganza e il loro potere.
«Buongiorno Elvira.» Un filo di voce, che ho intuito più che compreso.
«Buongiorno signorina Flora. Vada a riposare. Si vede che è stanca. A giudicare dalla carrozza immagino che abbia avuto una buona serata. Le faccio qualcosa di caldo?»
«No, grazie Elvira, preferisco andare subito a letto. Una buona serata, dici? Lasciamo perdere. Te l’ho detto altre volte. I ricchi sono i peggiori e questo tipo di ricchi è il peggio del peggio. Sai di chi è quella carrozza?»
Si avvicina a me e percepisco una nauseabonda mistura di profumo dozzinale e di sudore. Tendo l’orecchio per ascoltare la sua voce che si è fatta ancor più flebile.
«È la carrozza dell’arcivescovo Caprara Montecuccoli! Sì, quello che fra qualche giorno incoronerà l’Imperatore, proprio lui.»
Mi faccio istintivamente il segno della croce, pentendomi quasi subito. Mai gesto mi è parso più inappropriato.
Flora capisce di non essersi spiegata bene. «No, Elvira, che hai capito? L’arcivescovo è vecchio e malato. Si tratta del suo segretario particolare, uomo di chiesa anche lui. Robaccia, credimi…»
La guardo salire a fatica le scale, attaccandosi al corrimano. Mi fa tenerezza, non c’è niente da fare.
Non so proprio perché, ma anche oggi eccomi di nuovo qui. Ormai è diventata un’abitudine. Anche stamani in Duomo a… pregare? Non so. La mia fede è sempre stata piuttosto debole e dopo le mie tristi vicende di moglie e di madre si è ancor più affievolita.
Eppure qui trovo un senso di pace e di raccoglimento, soprattutto nelle prime ore del mattino, quando la città non si è ancora svegliata. Questa maestosità, la foresta di colonne, le vetrate variopinte che filtrano la luce dell’alba, gli immensi spazi e nello stesso tempo, un tetto sulla mia testa. Quasi un senso di libertà protetta. Forse sto leggendo troppi libri. È fin troppo gentile il signor Enrico: me li fa trovare sul tavolinetto della portineria, di solito quando non ci sono. È tanto timido: si imbarazza anche quando lo ringrazio. Così, leggo più alla svelta che posso, perché so che lui deve riportarli in biblioteca. Quando li ho finiti anch’io faccio come lui: lascio il libro sul tavolino quando esco la mattina presto e al ritorno non c’è più.
Quante cose ho imparato, in mezzo alle infinite cose che non ho compreso. Soprattutto quegli scritti filosofici, tradotti dal francese, che inneggiano alla libertà di pensiero, alla ragione che illumina la mente dell’uomo, alla libertà dalle tirannie, alla repubblica. Sono di autori del secolo scorso, prima della rivoluzione francese. Belle idee, piene di fascino, ma… a cosa hanno portato? Hanno portato a Napoleone, l’Imperatore. Ma torniamo a casa, si è fatto tardi. “In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.”
Ecco, lo sapevo. Ancora un libro sul mio tavolino. Vediamo cos’è. “Candido, o l’Ottimismo” di Voltaire. Una bellissima stampa del 1797, fatta dalla Stamperia Francese e Italiana di Genova. Non vedo l’ora di cominciare a leggerlo. Ci sono anche alcune splendide illustrazioni. Anche il titolo mi piace.
«Buongiorno signora Elvira! Ha già fatto quei rammendi alle calze che le ho portato ieri?»
Il Conte Donaldo di Almafiorita, che abita al primo piano ha disceso, a passi lenti e composti, la rampa di scale con l’eleganza con cui discendeva la scalinata del palazzo di famiglia, nel centro storico della città. Ora però indossa una vestaglia damascata verde, sdrucita e rattoppata e ai piedi vecchie ciabatte scrostate. Si capisce che le calze che mi aveva lasciato sono rari esemplari rimasti nel suo misero corredo.
«Buongiorno, Conte. Sì, aspetti, gliele restituisco subito, vado a prenderle. Ecco qua.»
«Grazie, signora Elvira. Mi prepari il conto che quando esco sarà mia cura saldarlo.»
«Non si preoccupi, Conte. È in tempo a provvedere…»
Povero, Conte! E quando esce? Sono mesi che non lo vedo uscire di casa. Forse teme che lo aspetti qualche creditore.
«Buongiorno, mi scusi, è in casa la signorina Flora?»
Ben vestito, ha l’aria di uno studente. Sembra impacciato, si muove goffamente. In attesa della risposta, si dondola pesticciando, come quello che ha bisogno urgente di urinare. L’urgenza è di altra natura e dà l’impressione di non essere un’habitué, come dicono questi francesi, delle stanze della signorina Flora.
«Sì, al secondo piano.» È già schizzato per le scale. «Aspetti! Se vede una coccarda rossa alla porta, non insista: vuol dire che non può riceverla.»
È sceso solo dopo un’oretta. Potrei scrivere un romanzo, se sapessi farlo, sui clienti della signorina Flora!
Sta arrivando la signora Fumagalli; anzi, lei preferisce Ferrari-Fumagalli. Citare il cognome da ragazza seguito da quello del marito, le dà la sensazione di una parvenza di nobiltà. Sì, perché il suo desiderio più profondo è l’acquisizione di un titolo nobiliare. Sarebbe disposta a pagare qualunque cifra. Potrebbe parlare da pari a pari con il suo vicino, il Conte Monaldo e dimenticare quel passato troppo popolare di ambulante di scampoli, prima che il marito diventasse un ricco grossista di tessuti.
Oggi indossa un abito alla moda bianco, lungo, con una mantellina verde e un curioso cappello adorno di fiori di stoffa variopinti. Subito sotto il seno una cintura di stoffa verde come la mantella, che evidenzia ancor più l’imponenza della sua pancia enorme.
«Bonjour, Elvira. Io esco per una promenade. Tu intanto sali pure alla nostra dimora per fare i mestieri.»
Non resiste alla tentazione di infilare nel discorso qualche parola insolita, insieme a qualche vocabolo in francese che ora va sempre più di moda.
«Senz’altro, madame. Salgo subito.» Faccio ogni sforzo per non scoppiare a ridere.
Un avviso al portone centrale del Duomo annuncia la chiusura da domani dell’accesso ai fedeli per i preparativi della cerimonia. Mancano soltanto tre giorni al ventisei. La corona ferrea è già stata portata sull’altare maggiore, ma nessuno si può avvicinare. Ave Maria gratia plena… Ieri il signor Enrico si è fatto vedere. L’ho ringraziato per l’ultimo libro che mi ha lasciato. Mi ha guardata in un certo modo. Dominus tecum… Sì, un modo che… erano anni che nessuno mi guardava così. Benedicta tu in mulieribus… Ma che scema che sono. Et benedictus fructus… Ma cosa vado a pensare? Andiamo, si è fatto tardi. Amen.
«Buongiorno! Cercava qualcuno?»
«Sì, il Notaio Balestri. Sono il barbiere, mi sta aspettando.»
«Certo. È per il solito salasso, vero? Vada pure, è al secondo piano, la prima porta a destra.»
Un malore ha colpito l’anziano notaio qualche tempo fa e gli ha lasciato segni evidenti sul corpo: un occhio quasi chiuso e i movimenti nella parte sinistra molto rallentati. Sì, un colpo, insomma. Se si aggiunge la sua miopia abituale non so proprio come sia possibile che continui a esercitare la sua attività. Da quell’accidente il medico gli ha ordinato di fare salassi settimanali con le sanguisughe, una cosa che mi ha sempre fatto molta impressione.
Si è fatto buio. Sarà meglio che vada a chiudere il portone.
Perché è così di corsa il signor Enrico? Dio mio, sembra stravolto. In viso è più rosso del solito.
«Signora Elvira, mi aiuti, due uomini mi stanno inseguendo, se vengono qui non dica che mi ha visto…»
«Entri qui, presto.» Senza pensarci lo faccio entrare nella mia stanza e mi richiudo la porta alle spalle. Mi siedo al tavolino. Entrano due uomini di corsa, sono in borghese ma hanno scritto in fronte che sono gendarmi.
«È entrato un uomo qui? Lo abbiamo visto girare l’angolo della strada. Si tratta di un sovversivo. Stava affiggendo questi!» Mi mostra un foglietto su cui è stampato: “Morte al tiranno”.
«Dio mio, che gente! No, qui non è entrato nessuno. Non è posto per sovversivi questo. Qui ci abita anche un ufficiale di artiglieria corso, Salicetti, molto amico dell’Imperatore… Controllate meglio nei palazzi vicini. Correte perché ci sono tante viuzze qui intorno in cui è facile nascondersi!»
Quel nome sembra aver fatto un certo effetto. Escono correndo. Tiro un sospiro di sollievo. Penso che dovrò confessarmi appena riapre il Duomo.
«La ringrazio signora Elvira. Mi ha salvato da un brutto guaio, forse mi ha salvato la vita.»
Ancora quello sguardo. Mi ha preso la mano. Eh no, no, dovrei ritrarla. Sì, dovrei…
«Ma no, si figuri, non ho fatto niente…» Stringe ancora la mia mano, la avvicina alla bocca, un bacio leggero e di nuovo mi guarda. Ho un senso di vuoto nello stomaco, ma è bellissimo.
Milano, sabato 25 maggio 1805 (5 pratile, anno XIII)
Carissima cugina,
Oggi è avvenuta una cosa meravigliosa…
Different Staff- Admin
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Re: Aria di Maggio
Te la cavi benissimo, autor, fai apparire tutto quello che serve alla storia, senza esagerare.
Il tuo racconto fila, e, secondo me, non ha neppure bisogno della presentazione iniziale che dura troppe righe, che tu avresti potuto sfruttare in altro modo, bravo come sei.
Forse tu non la consideri una presentazione, quella lettera, ma parte del racconto.
E questo ci sta, è scritta molto bene.
Diciamo che hai voluto mettere il cappotto alla storia, prima di mostrarla, prima di uscire.
Mi piace molto la conclusione, tutto quel romanticismo in un'ambientazione malata, illuminata solo da quella preghiera mattutina.
Rincuora.
Un abbraccio, e grazie
Il tuo racconto fila, e, secondo me, non ha neppure bisogno della presentazione iniziale che dura troppe righe, che tu avresti potuto sfruttare in altro modo, bravo come sei.
Forse tu non la consideri una presentazione, quella lettera, ma parte del racconto.
E questo ci sta, è scritta molto bene.
Diciamo che hai voluto mettere il cappotto alla storia, prima di mostrarla, prima di uscire.
Mi piace molto la conclusione, tutto quel romanticismo in un'ambientazione malata, illuminata solo da quella preghiera mattutina.
Rincuora.
Un abbraccio, e grazie
Ospite- Ospite
Re: Aria di Maggio
Mi è davvero piaciuto leggere questo racconto. L’incipit di genere epistolare – che non amo – mi aveva fatto partire guardinga, poi però il resto della narrazione mi ha convinta. Anche l’incipit, certo, ha una sua ragion d’essere, quindi va bene così.
Il bello di questo racconto, secondo me, è la galleria di ritratti umani, ben dipinti, tratteggiati in modo interessante, empatico, equilibrato, con la giusta dose di elementi descrittivi non fini a se stessi.
Bella la figura di Elvira, piacevole il tono complessivo della narrazione, tenue, delicato, caldo.
Il tutto mi ha ricordato “L’eleganza del riccio”, anche la corrispondenza emotivo-intellettuale tra Elvira e il signor Enrico.
Direi quindi che il racconto può entrare nel genere rosa.
La forma è piana, scorrevole, complessivamente corretta, anche se manca qualche virgola.
Se lo devi sistemare per futuri concorsi, il mese è fiorile e non florile, e sul calendario perpetuo puoi trovare che il 14 maggio 1805 era un martedì, non lunedì.
Davvero un buon lavoro, partiamo proprio bene.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Aria di Maggio
Racconto carino, ben scritto. Non sono un esperto del genere rosa, ma credo ci vogliano delle peripezie tra i due innamorati, o così ricordo d'aver letto.
Poco male, comunque.
La mia preferenza, qui, va sullo stile. Lo trovo adeguatissimo al contesto, sia storico sia rosa, e capace di rendere la lettura inquadrata.
La vicenda in sé non offre moltissimo, è più interessante lo scorcio di realtà locale da 1805 che ci hai dato, tra personaggi non al meglio della loro condizione, i francesismi (ottima chiamata) e quel finale che allude ai primi malcontenti futuri.
Insomma, è un piccolo documentario in chiave rosata.
A proposito: ci ho studiato tipo mezzora per capire come esprimere una data nel calendario Rivoluzionario, poi ci ho rinunciato.
Se tu ce l'hai fatta correttamente, pollice su.
Soddisfatto della lettura.
EDIT - no vabbé, ma ci sono i tasti in francese in questo topic?
Staff, ma siete geniali.
Poco male, comunque.
La mia preferenza, qui, va sullo stile. Lo trovo adeguatissimo al contesto, sia storico sia rosa, e capace di rendere la lettura inquadrata.
La vicenda in sé non offre moltissimo, è più interessante lo scorcio di realtà locale da 1805 che ci hai dato, tra personaggi non al meglio della loro condizione, i francesismi (ottima chiamata) e quel finale che allude ai primi malcontenti futuri.
Insomma, è un piccolo documentario in chiave rosata.
A proposito: ci ho studiato tipo mezzora per capire come esprimere una data nel calendario Rivoluzionario, poi ci ho rinunciato.
Se tu ce l'hai fatta correttamente, pollice su.
Soddisfatto della lettura.
EDIT - no vabbé, ma ci sono i tasti in francese in questo topic?
Staff, ma siete geniali.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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A The Raven, Arunachala e vivonic garba questo messaggio
Re: Aria di Maggio
Leggendo questo racconto si fa un tuffo nel passato. Il lessico, le descrizioni, i personaggi sono tutti coerenti con l'epoca richiesta quasi come se l'autore avesse trovato un antico diario.
La forma epistolare offre la possibilità di descrivere i fatti senza scadere nella cronaca.
I personaggi sono ben caratterizzati (ottima la figura della portinaia) e la storia d'amore si sviluppa e nasce con quella timidezza e quel patema d'animo che riesci benissimo a rappresentare e a far vivere al lettore.
Si sente che prima di scrivere probabilmente ti sei ben documentato (oppure hai una ottima preparazione storica) e per questo l'atmosfera è così credibile.
Una storia tranquilla con quelle venature rosa pallido che lasciano volare la fantasia.
ps. Ho apprezzato tanto il titolo. Un titolo in italiano che trasporta subito verso un sentimento piacevole e individua perfettamente il periodo richiesto.
La forma epistolare offre la possibilità di descrivere i fatti senza scadere nella cronaca.
I personaggi sono ben caratterizzati (ottima la figura della portinaia) e la storia d'amore si sviluppa e nasce con quella timidezza e quel patema d'animo che riesci benissimo a rappresentare e a far vivere al lettore.
Si sente che prima di scrivere probabilmente ti sei ben documentato (oppure hai una ottima preparazione storica) e per questo l'atmosfera è così credibile.
Una storia tranquilla con quelle venature rosa pallido che lasciano volare la fantasia.
ps. Ho apprezzato tanto il titolo. Un titolo in italiano che trasporta subito verso un sentimento piacevole e individua perfettamente il periodo richiesto.
Petunia- Moderatore
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Età : 60
Località : Prato
Re: Aria di Maggio
Che bella storia. Scorre da sola senza nemmeno bisogno di... leggerla. No. Esagero ma a me è parso così. Non c'è nulla fuori posto e ogni personaggio è perfetto. Non ho null'altro da dire ma per non farmi bacchettare aggiungerò che mi fa piacere che il bibliotecario abbia potuto finalmente coronare il suo sogno d'amore. Deve solo ringraziare i gendarmi altrimenti sarebbe ancora lì a distribuire libri. Brav@
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Data di iscrizione : 08.01.21
Età : 84
Località : Firenze
Re: Aria di Maggio
Ciao autor*
Gran bel racconto, davvero. Partire con la lettera mi aveva fatto storcere il naso, così come quella data doppia di cui per la metà non conoscevo o capivo il perché.
La lettera mi ha portato e trasportato nel racconto, mentre la data alla fine l'ho capita.
Belli i personaggi, ben caratterizzati e non pesanti. Elvira la si ama, poco da fare.
Conoscenza eccelsa del periodo, che si riversa nelle parole scelte per il racconto. I francesismi sono azzeccatissimi.
Nessun refuso particolare da segnalare. Complimenti.
Grazie della lettura.
Gran bel racconto, davvero. Partire con la lettera mi aveva fatto storcere il naso, così come quella data doppia di cui per la metà non conoscevo o capivo il perché.
La lettera mi ha portato e trasportato nel racconto, mentre la data alla fine l'ho capita.
Belli i personaggi, ben caratterizzati e non pesanti. Elvira la si ama, poco da fare.
Conoscenza eccelsa del periodo, che si riversa nelle parole scelte per il racconto. I francesismi sono azzeccatissimi.
Nessun refuso particolare da segnalare. Complimenti.
Grazie della lettura.
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Valar Morghulis. Valar Dohaeris.
Tutti devono morire. Tutti devono servire.
Midgardsormr- Padawan
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Re: Aria di Maggio
Sai, il racconto in sé non mi dispiace, però non mi convince appieno. Allora, partiamo con i consueti paletti. Apprezzo molto come il Duomo non resti solo sullo sfondo ma sia richiamato più volte (e descritto anche bene), mentre ho un po' di dubbi riguardo alla portineria: non viene nominata quasi mai, ma suppongo che ogni volta che la protagonista incontri i vari personaggi, ella si trovi lì. Per quanto riguarda il marker spazio-temporale all'inizio, lasciami dire che te lo concedo. Di solito sono molto rigido a riguardo, ma tu hai avuto la brillante idea di inserirlo in contesto adeguato, quello di una lettera "introduttoria". Il problema più grande, però, riguarda il genere: il rosa c'è, ma è tenue e confinato solo in alcuni punti del brano. Non sento un gran trasporto, non vedo una trama costruita attorno ai due amanti. Insomma, l'amore alla fine sboccia, ma manca tutto la part in cui nasce e si sviluppa. A proposito della trama, devo dire che faccio fatica a vederla. Il racconto mi giunge come una sequenza di cartoline un po' sconnesse l'una dall'altra, e ogni volta c'è un personaggio diverso che le occupa. Tuttavia, è pur vero che questi fermoimmagine sono molto gradevoli, un bellissimo spaccato di vita impreziosito da personaggi finemente descritti e caratterizzati. Se avessi prestato la stessa attenzione allo sviluppo dell'amore fra la portinaia e il bibliotecario, avresti scritto un bellissimo racconto rosa. Il potenziale, comunque, c'è.
Ah, qualche piccolo appunto, giusto due inezie:
-Dopo la vedovanza di qualche anno fa, la prematura perdita del mio unico figlio è stato il colpo finale da cui è molto difficile risollevarsi. La cugina in teoria dovrebbe già saperlo, quindi questa frase è più diretta al lettore che a lei.
-"Ma torniamo a casa, si è fatto tardi." Perché il noi all'improvviso? Non mi pare ci fosse qualcun'altra in Duomo con lei.
-Tutta la parte sulla filosofia, Voltaire, Napoleone, ecc non vedo come possa essere d'aiuto allo sviluppo della trama o dell'amore fra i due protagonisti. Sì, tramite i libri parte e si consolida il loro rapporto affettivo, ma questo discorso sui massimi sitemi non aggiunge nulla.
Ospite- Ospite
Re: Aria di Maggio
Un buon racconto, semplice, senza picchi particolari, ma gestito bene.
Di solito racconti del genere, con un'ambientazione storica e dove non accade quasi nulla mi annoiano, qui invece non è successo. E questo mi ha sorpreso.
Sì, accade poco, però la tua scrittura è leggera, accogliente ed è quasi rilassante assistere al quadretto che ci dipingi con le parole.
Il genere è quello rosa, anche se qui il rosa è poco, solo accennato. C'è il baciamano finale, qualche "sospetto" della portinaia nel corso della storia e poco altro, però in fin dei conti siamo nel 1800, non si poteva osare troppo. Magari solo qualche pennellata in più di sentimento avrebbe giovato.
Comunque giudizio ampiamente positivo.
Di solito racconti del genere, con un'ambientazione storica e dove non accade quasi nulla mi annoiano, qui invece non è successo. E questo mi ha sorpreso.
Sì, accade poco, però la tua scrittura è leggera, accogliente ed è quasi rilassante assistere al quadretto che ci dipingi con le parole.
Il genere è quello rosa, anche se qui il rosa è poco, solo accennato. C'è il baciamano finale, qualche "sospetto" della portinaia nel corso della storia e poco altro, però in fin dei conti siamo nel 1800, non si poteva osare troppo. Magari solo qualche pennellata in più di sentimento avrebbe giovato.
Comunque giudizio ampiamente positivo.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Aria di Maggio
Ma che bel racconto, complimenti!
Scorrevole, corretto e sempre attento a coinvolgere il lettore nella storia.
La vita in un palazzo dell'ottocento raccontata dall'occhio attento di una portinaia: come canovaccio mi piace molto e sei stato stuzzicante decidendo di raccontare la storia attraverso tutta una serie di sotto storie che un pò s'intrecciano tra loro, ma che comunque descrivono in modo molto efficace l'epoca.
Il grande evento storico incombe sullo sfondo e in parte si ripercuote sulla vita dei protagonisti: anche questa per me è una mossa azzeccata (vedere come il popolo vive la storia).
La storia d'amore è solo accennata, o meglio, il testo s'interrompe sul nascere di questo amore: i segnali che il sentimento sia reciproco e propizio ci sono, ma lasciare solo l'inizio di una lettera come conferma di ciò mi sembra un pò debole come indizio (ma solo ai fini di questo contest dove il testo doveva essere in prevalenza di genere rosa, altrimenti sarebbe una trovata originale).
Una piccola riflessione personale: la struttura di questi tipi di testo mi attira da una parte, ma dall'altra mi lascia un pò perplessa. Nello specifico, a chi si rivolge Elvira? A chi racconta, per esempio, che un malore ha colpito l'anziano notaio? Ripete a se stessa cose che sa già? Questa scelta comporta anche un largo uso di verbi impersonali ( mi siedo, mi rinchiudo, mi mostra...), cioè la protagonista racconta ciò che le capita come se avesse un pubblico (quindi non è un flusso di coscienza). Forse per questa scelta formale, molto interessante e ben gestita, avrei giustificato meglio tutto con uno scambio epistolare o scrivendo il brano in forma diaristica.
Scorrevole, corretto e sempre attento a coinvolgere il lettore nella storia.
La vita in un palazzo dell'ottocento raccontata dall'occhio attento di una portinaia: come canovaccio mi piace molto e sei stato stuzzicante decidendo di raccontare la storia attraverso tutta una serie di sotto storie che un pò s'intrecciano tra loro, ma che comunque descrivono in modo molto efficace l'epoca.
Il grande evento storico incombe sullo sfondo e in parte si ripercuote sulla vita dei protagonisti: anche questa per me è una mossa azzeccata (vedere come il popolo vive la storia).
La storia d'amore è solo accennata, o meglio, il testo s'interrompe sul nascere di questo amore: i segnali che il sentimento sia reciproco e propizio ci sono, ma lasciare solo l'inizio di una lettera come conferma di ciò mi sembra un pò debole come indizio (ma solo ai fini di questo contest dove il testo doveva essere in prevalenza di genere rosa, altrimenti sarebbe una trovata originale).
Una piccola riflessione personale: la struttura di questi tipi di testo mi attira da una parte, ma dall'altra mi lascia un pò perplessa. Nello specifico, a chi si rivolge Elvira? A chi racconta, per esempio, che un malore ha colpito l'anziano notaio? Ripete a se stessa cose che sa già? Questa scelta comporta anche un largo uso di verbi impersonali ( mi siedo, mi rinchiudo, mi mostra...), cioè la protagonista racconta ciò che le capita come se avesse un pubblico (quindi non è un flusso di coscienza). Forse per questa scelta formale, molto interessante e ben gestita, avrei giustificato meglio tutto con uno scambio epistolare o scrivendo il brano in forma diaristica.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Aria di Maggio
l'intero racconto mi è sembrata la sceneggiatura di un film. purtroppo mi è mancata la passione. E' un'ottima carrellata di personaggi e sensazioni ma le ho trovate tutte slegate. Non ci ho visto nulla del romanzo rosa, è più lo uno scorcio sulla vita di un palazzo, visto con gli occhi della protagonista.
E' scritto bene ma purtroppo non mi ha emozionato.
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ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Aria di Maggio
Un racconto "morbidamente semplice", che fa tornare indietro nel tempo.
La figura della portinaia, questa portinaia, ci parla di rassegnazione ad una vita di povertà vissuta con dignità. Lei pare quasi proteggere gli abitanti del palazzo, finendo per diventare un punto fermo per molti di essi, che pure la trattano con alterigia. Qualche momento di confessione dei propri dispiaceri, la gentilezza del prestito di un libro, che altrimenti non potrebbe permettersi...
La trama a mio parere non rientra però nei generi proposti: di giallo ha poco, di romantico forse solo l'atmosfera, che non ha picchi drammatici o perversi... Anche la vita della prostituta è in qualche modo addolcita: incontra persone grame, ma nel suo piccolo mondo riesce a passare oltre.
Quindi un racconto discreto, ben scritto, ma senza una trama precisa: potrebbe andare bene come raccolta di aneddoti sulla vita in portineria.
A parte queste dissertazioni, la lettura è stata gradevole.
La figura della portinaia, questa portinaia, ci parla di rassegnazione ad una vita di povertà vissuta con dignità. Lei pare quasi proteggere gli abitanti del palazzo, finendo per diventare un punto fermo per molti di essi, che pure la trattano con alterigia. Qualche momento di confessione dei propri dispiaceri, la gentilezza del prestito di un libro, che altrimenti non potrebbe permettersi...
La trama a mio parere non rientra però nei generi proposti: di giallo ha poco, di romantico forse solo l'atmosfera, che non ha picchi drammatici o perversi... Anche la vita della prostituta è in qualche modo addolcita: incontra persone grame, ma nel suo piccolo mondo riesce a passare oltre.
Quindi un racconto discreto, ben scritto, ma senza una trama precisa: potrebbe andare bene come raccolta di aneddoti sulla vita in portineria.
A parte queste dissertazioni, la lettura è stata gradevole.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Aria di Maggio
Riletto questo raccopnto e rivalutato come merita. Molto accurate le descrizioni che ci fanno accedere immediatamente al luogo descritto. Qui tutto routa attotno alla portineria e alla portinaia che come da prassi è una divoratrice di libri, forse perchè deve stare tanto tempo ferma inella gurdiola. all'inizio sembra una donna sofferente in cerca di pace che si accontenta di guardare il mondo attorno a sè, nelle ultime righe diventa quasi un 'eroina e scopre che può innamorarsi. Genere rosa, molto delicato, piaciuto molto.
gemma vitali- Padawan
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Re: Aria di Maggio
Il nascere di una piccola storia d'amore nella Milano napoleonica, con una carrellata "en passant" di personaggi che gravitano attorno alla portineria. I personaggi avrebbero potuto essere più approfonditi, magari con un po' di spazio in più a disposizione. Il rosa è un po' pallido.
Concordo con le osservazioni di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sul giorno 14 di maggio 1805 e su "fiorile", anziché "florile"
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Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Aria di Maggio
Il titolo dice tutto: qui si parla di innamoramento. È una scelta precisa; non sta scritto da nessuna parte che un racconto rosa non possa parlare di quello che Alberoni definisce stato nascente, cioè lo stato che precede l’amore, quello stato di grazia tipico anche delle conversioni religiose o dei grandi movimenti collettivi. Per dirla in altre parole, questo racconto mostra come nasce un sentimento; come quell’aria calda di maggio, che costringe a togliere la giacca, ma ancora non è estate. È preludio d’estate, spinta verso la passione, il cambiamento.
Perciò, cara compagna di penna, non ti dirò che manca lo sviluppo del sentimento, che di rosa c’è poco, che il racconto si interrompe sul più bello. Invece dirò quanto ho apprezzato la delicatezza dei toni, smorzati, come si conviene quando l’innamoramento coinvolge non un’adolescente, ma una donna come Elvira che ha già conosciuto il dolore e l’amore.
Mi è piaciuto moltissimo questo racconto redatto in una scrittura semplice, sobria, in una parola elegante, perché la semplicità è eleganza. La trama sembra semplice, ma ci vuole perizia per far emergere nell’arco di pochi giorni il passato e il presente di una vita, senza ricorrere a noiosi spiegoni, senza utilizzare immagini o similitudini ardite o metafore incongrue che seducono gli allocchi in cerca di effetti speciali.
Perciò, cara compagna di penna, non ti dirò che manca lo sviluppo del sentimento, che di rosa c’è poco, che il racconto si interrompe sul più bello. Invece dirò quanto ho apprezzato la delicatezza dei toni, smorzati, come si conviene quando l’innamoramento coinvolge non un’adolescente, ma una donna come Elvira che ha già conosciuto il dolore e l’amore.
Mi è piaciuto moltissimo questo racconto redatto in una scrittura semplice, sobria, in una parola elegante, perché la semplicità è eleganza. La trama sembra semplice, ma ci vuole perizia per far emergere nell’arco di pochi giorni il passato e il presente di una vita, senza ricorrere a noiosi spiegoni, senza utilizzare immagini o similitudini ardite o metafore incongrue che seducono gli allocchi in cerca di effetti speciali.
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A Arunachala, vivonic e Akimizu garba questo messaggio
Re: Aria di Maggio
Ma che bel racconto che hai scritto, delicato nella sua semplicità eppure completo di ognuno dei paletti richiesti perfettamente amalgamati in una storia molto credibile.
Ho letto che qualcuno non è rimasto pienamente convinto del genere "rosa", non saprei cosa dire in quanto non sono, da lettore, frequentatore del genere, ma la dolcezza della storia d'amore appena accennata eppure che si percepisce chiaramente lungo tutto il racconto, dal mio punto di vista è più che sufficiente a farlo rientrare nel genere.
Nessun refuso e ottima ricostruzione storica, non riesco a trovare il minimo difetto al tuo scritto.
Ho letto che qualcuno non è rimasto pienamente convinto del genere "rosa", non saprei cosa dire in quanto non sono, da lettore, frequentatore del genere, ma la dolcezza della storia d'amore appena accennata eppure che si percepisce chiaramente lungo tutto il racconto, dal mio punto di vista è più che sufficiente a farlo rientrare nel genere.
Nessun refuso e ottima ricostruzione storica, non riesco a trovare il minimo difetto al tuo scritto.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Aria di Maggio
piaciuto parecchio.
scrittura semplice e lineare ma chiara, senza fronzoli.
buone le descrizioni, belli i personaggi.
adoro il finale, lasciato in sospeso, ma tutta la storia mi ha piacevolmente colpito, forse proprio per la semplicità, la naturalezza con cui viene narrata.
davvero un bel lavoro
scrittura semplice e lineare ma chiara, senza fronzoli.
buone le descrizioni, belli i personaggi.
adoro il finale, lasciato in sospeso, ma tutta la storia mi ha piacevolmente colpito, forse proprio per la semplicità, la naturalezza con cui viene narrata.
davvero un bel lavoro
Arunachala- Admin
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Re: Aria di Maggio
Se "Elementa exordii" è il giallo classico, questo è il rosa classico.
Come ho già detto altrove, il rosa non è nelle mie corde, ma devo ammettere che il contesto storico in cui si dipana la vicenda l'ho apprezzato particolarmente. Gli occhi chirurgici di una portinaia vedova, religiosa e di buona volontà che ci descrive il piccolo mondo che gira intorno a lei. La trama si basa su due solide basi epistolari che fungono da incipit e da chiusa, espediente narrativo centrato in pieno.
La scrittura è matura ed esperta, ancorché semplice, non ci sono errori. La lettura risulta scorrevole e piacevole.
Insomma, il barattolo da cinque kg di vernice gialla potrebbe tingersi leggermente di rosa.
Come ho già detto altrove, il rosa non è nelle mie corde, ma devo ammettere che il contesto storico in cui si dipana la vicenda l'ho apprezzato particolarmente. Gli occhi chirurgici di una portinaia vedova, religiosa e di buona volontà che ci descrive il piccolo mondo che gira intorno a lei. La trama si basa su due solide basi epistolari che fungono da incipit e da chiusa, espediente narrativo centrato in pieno.
La scrittura è matura ed esperta, ancorché semplice, non ci sono errori. La lettura risulta scorrevole e piacevole.
Insomma, il barattolo da cinque kg di vernice gialla potrebbe tingersi leggermente di rosa.
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Re: Aria di Maggio
Innanzitutto credo che tu abbia scambiato le parole alla fine di questa frase "Ti assicuro che qui c'è veramente di tutto un po' ", poi avevo notato anche una congiunzione scritta in maniera scorretta, personalmente invece di "e" metterei "ed" per rendere la lettura più scorrevole, tra gentile ed educata.
Riguardo il genere, io non trovo nessuna corrispondenza sia nel giallo che nel rosa; inoltre trovo che la storia sia incentrata più su un altro personaggio che in quelli richiesti.
Ormai è fatta però la prossima volta dovresti mettere sulla brace innanzitutto i personaggi richiesti, condendo poi il piatto con altri secondari, ma soprattutto puntualizzare con le giuste caratteristiche e forme il genere richiesto.
Riguardo il genere, io non trovo nessuna corrispondenza sia nel giallo che nel rosa; inoltre trovo che la storia sia incentrata più su un altro personaggio che in quelli richiesti.
Ormai è fatta però la prossima volta dovresti mettere sulla brace innanzitutto i personaggi richiesti, condendo poi il piatto con altri secondari, ma soprattutto puntualizzare con le giuste caratteristiche e forme il genere richiesto.
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Re: Aria di Maggio
Un racconto molto bello, delicato, elegante. Molto ben inserito nel contesto. Mi è piaciuto molto e verrebbe voglia di continuare a leggere oltre per capire quello che succederà. Perché se una pecca devo trovare è che più che un racconto a sé è l'inizio di una storia molto interessante.
Personaggi molto ben caratterizzati, in particolare la portinaia, voce narrante e fulcro di tutta la storia.
Complimenti vivissimi. Grazie.
Personaggi molto ben caratterizzati, in particolare la portinaia, voce narrante e fulcro di tutta la storia.
Complimenti vivissimi. Grazie.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
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Re: Aria di Maggio
ciao
piaciuto anche a me, già dal titolo, così delicato.
l'incipit l'ho trovato rassicurante, una cornice in cui inserire i vari personaggi.
questi sono ben delineati, reali e convincenti.
il personaggio di Elvira mi piace molto, perché accoglie ma non giudica nessuno.
era facile per il signor Enrico innamorarsi di lei.
veramente un buon lavoro
ciao e a presto
piaciuto anche a me, già dal titolo, così delicato.
l'incipit l'ho trovato rassicurante, una cornice in cui inserire i vari personaggi.
questi sono ben delineati, reali e convincenti.
il personaggio di Elvira mi piace molto, perché accoglie ma non giudica nessuno.
era facile per il signor Enrico innamorarsi di lei.
veramente un buon lavoro
ciao e a presto
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Re: Aria di Maggio
Caro autore o cara autrice,
se dovessi attribuire un aggettivo al tuo racconto probabilmente sceglierei “insolito”, ma nel senso più positivo del termine. Non avevo mai letto, infatti, un testo con questa struttura, frammentato in tante scene diverse, come una sequenza di vignette che si aprono su una realtà ottocentesca molto popolare. Devo ammettere che ci ho impiegato un po’ prima d'inserirmi nel racconto e capirne il ritmo. Il fatto, poi, che i contesti e i personaggi continuassero a cambiare mi ha reso tutto più difficile, ma alla fin fine mi è piaciuto.
Al contrario di questa struttura, che ho percepito un po’ “complessa”, lo stile è molto semplice ed è come se rendesse la storia confortevole, piacevole. Mentre leggevo ho sentito tanta delicatezza, tanta dolcezza, tanta gentilezza.
In particolare, poi, ho apprezzato i dettagli storici sparsi in tutto il racconto, che sono riusciti a ricreare alla perfezione l’atmosfera dell’epoca. Anche il linguaggio usato aiuta molto in questo.
Anch’io come altri prima di me non sono riuscita a percepire molto l’atmosfera romantica in cui dovrebbe svolgersi la storia, ma probabilmente era un effetto voluto o, forse, semplicemente, non sono riuscita ad avvertirla io.
Il testo quindi mi è piaciuto, forse avrei inserito meno personaggi per renderlo più organico, se così si può dire, e mi sarei concentrata di più sulla storia d’amore (e forse anche sulla prostituta); anche se questo avrebbe voluto dire rinunciare a ricreare quell’atmosfera tanto realistica che sei riuscito/a a rendere così bene.
Ti faccio i miei complimenti per la scrittura e l’attenzione ai dettagli.
Spero di rileggerti presto.
Black Rose- Viandante
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: Aria di Maggio
Ciao Aut-
"un habitué" senza apostrofo, perché va concordato al maschile.
La lettera iniziale non deve essere uno spiegone; non ce n'era bisogno perché poi, uno dopo l'altro, hai introdotto di nuovo tutti i personaggi. Quindi poteva essere sufficiente l'accenno anche a uno solo di loro. Mi è piaciuta molto questa portinaia che fa la pettegola ma da narratrice. Il motivo trainante di questo racconto (quello che mi è piaciuto) è proprio la capacità di tirar fuori questa varietà di personaggi e descriverli. Il rapporto con il bibliotecario resta in sottofondo, almeno è questa la mia impressione; non è sbagliato, anzi va benissimo proprio perché alla fine questo sottofondo fa da collante al tutto.
I paletti ci sono: rosa, Duomo 1805, portineria, prostituta e pure il segretario particolare di Caprara, quindi en plein, come direbbe uno dei tuoi personaggi.
Grazie e alla prossima.
"un habitué" senza apostrofo, perché va concordato al maschile.
La lettera iniziale non deve essere uno spiegone; non ce n'era bisogno perché poi, uno dopo l'altro, hai introdotto di nuovo tutti i personaggi. Quindi poteva essere sufficiente l'accenno anche a uno solo di loro. Mi è piaciuta molto questa portinaia che fa la pettegola ma da narratrice. Il motivo trainante di questo racconto (quello che mi è piaciuto) è proprio la capacità di tirar fuori questa varietà di personaggi e descriverli. Il rapporto con il bibliotecario resta in sottofondo, almeno è questa la mia impressione; non è sbagliato, anzi va benissimo proprio perché alla fine questo sottofondo fa da collante al tutto.
I paletti ci sono: rosa, Duomo 1805, portineria, prostituta e pure il segretario particolare di Caprara, quindi en plein, come direbbe uno dei tuoi personaggi.
Grazie e alla prossima.
Re: Aria di Maggio
Uno dei racconti più curati che ho letto, come stile e come ricostruzione storica. Serio, ma non privo di un'ironia sottile. Disinvolto, ma mai sfacciato. Concordo con chi dice che rosa può anche essere la nascita di un sentimento, anche se forse qui arriva troppo tardi, solo alla fine, dopo aver rispettato tutti gli altri pilastri imposti dal regolamento. Ma resta un racconto che non ha difetti apparenti, facile da leggere, ma che ti lascia delle immagini chiare in testa. Un buonissimo lavoro, a cui per assurdo manca solo un po' di quello che Enrico dimostra alla fine: essere sovversivo. Una fiammata, un impeto rivoluzionario, una chiara dimostrazione che quel sentimento nascente si trasformerà in qualcosa di profondo. Forse non è quello che cerca. Cerca equilibrio, prima di tutto. E ci riesce.
Asbottino- Cavaliere Jedi
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Data di iscrizione : 07.01.21
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Località : Torino
Re: Aria di Maggio
Riletto.
Mi ha un po' infastidito lo sfoggio di cultura, che poi io il latino l'ho imparato alle medie e in chiesa, da bambino, accompagnando mia nonna. Il mio francese è durato per tutti i cinque anni di ragioneria e lo conosco meno.
Torno al racconto che continua a piacermi, anche se somiglia a quelle donne che passandoti accanto ti inebriano di profumo, e le osservi con attenzione, ma solo per il buon odore. Il titolo ricorda una splendida canzone napoletana, ma questo succede solo a me che sono fissato con la musica.
Mi ha un po' infastidito lo sfoggio di cultura, che poi io il latino l'ho imparato alle medie e in chiesa, da bambino, accompagnando mia nonna. Il mio francese è durato per tutti i cinque anni di ragioneria e lo conosco meno.
Torno al racconto che continua a piacermi, anche se somiglia a quelle donne che passandoti accanto ti inebriano di profumo, e le osservi con attenzione, ma solo per il buon odore. Il titolo ricorda una splendida canzone napoletana, ma questo succede solo a me che sono fissato con la musica.
Ospite- Ospite
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