Cercasi segretaria

Sulla scrivania ci sono due foto: due belle ragazze.
Avranno la mia età. Sono molto serie. Sembrano impaurite.
Il signor Palumbo mi guarda.
Ha l’età di mio padre.
“Sono sue figlie?” gli chiedo per rompere il ghiaccio.
Questi colloqui di lavoro mi rendono sempre nervosa.
Lui mi guarda.
“No, sono le ultime due candidate al posto”.
Sorride.
Sorrido anche io.
Non mi piace questo gioco.
Non mi piace quest’uomo.
“Mi può scusare un attimo? Ho dimenticato il cellulare in auto” dico.
“Certo” risponde.
Mi alzo.
La porta è chiusa.
Quando mi giro ha una macchina fotografica in una mano.
Nell’altra, un coltello.

Hai capito il Sig. Palumbo? Un bel biricchino. Però mi chiedo, che fine ha fatto fare ai cadaveri delle altre due vittime?

Comunque, leggendo un annuncio dal titolo cercasi segretaria, bisogna subito diffidare.

Un 100 onesto, dal colpo di scena non eclatante a mio avviso.

Grazie

Un racconto che mi lascia perplessa. 
Se due ragazze "spariscono" e viene fuori che avevano appuntamento (entrambe) per il medesimo colloquio di lavoro, forse un sospetto sorge... Soprattutto se la persona con cui avevano il colloquio tiene le loro fotografie sulla scrivania (o nel cassetto, ma immagino che gli inquirenti le sgamerebbero subito). Arriverebbe a circuirne una terza restando davvero impunito? Boh, forse sì.
Resta il fatto che per qualche motivo che mi sfugge il finale non ha suscitato in me la sorpresa che avrebbe dovuto. Mi spiace.

Scritto bene, ma senza un omicidio non sei riuscito a stare.
Che poi il lettore si accontenterebbe di un piccolo evento.
Ogni creatura dotata di ragione non ne può più di violenza o di scorciatoie simili per sorprendere.
Sembra che esista solo la morte, fredda e imperturbabile, da raccontare.

Mi piacerebbe se fosse più credibile.
Fa solo foto a ragazze terrorizzate o poi passa all'azione?
Ovviamente si pensa subito che Palumbo cerchi di approfittare della situazione,  ma il finale mi ha lasciato perplesso.

Mah… Non riesco a collocare il cento nella temporalità. Si parla di macchina fotografica un oggetto ormai di culto o utilizzato solo dai professionisti. Suppongo fosse una polaroid perché sulla scrivania c’erano le foto delle due precedenti candidate già sviluppate.
Un po’ stereotipo, un po’ fasullo sopratutto per la presenza del coltello finale che spiazza con una scena non costruita col sufficiente pathos.

Un racconto telefonato, cioè immaginavo che sarebbe andato così o comunque con un finale tragico. Devo dire che mi sarebbe piaciuto di più se la protagonista fosse riuscita a fuggire. Sarebbe stato un vero colpo di scena. Così, purtroppo, è stato tutto prevedibile.

Un testo chiaro e lineare che disegna un personaggio che potrebbe essere un serial killer.
Il racconto è di piacevole lettura ma non mi ha impressionato particolarmente perchè è stato un po' prevedibile. In testi così brevi mi piace trovare un "twist" finale oppure una storia raccontata da un'angolazione originale.
La tua ha il pregio di regalare al lettore ampio margine di manovra nell'immaginare la storia non raccontata.

Anche a me sembra un pò telefonato il colpo di scena finale, quelle due foto svelano già come andrà a finire la storia.
E poi ho le stesse perplessità di Albemasia: due ragazze scompaiono dopo un colloquio di lavoro nella stessa ditta. Quanto ci metterebbero nella realtà gli inquirenti per giungere a una conclusione? Ci sarebbe tempo per Palumbo di continuare con una terza, una quarta e così via?

storia poco credibile, mi spiace.
per che motivo tenere le foto sulla scrivania?
macchina fotografica? oggi la usa solo qualche professionista.
e poi, scusa, ma trovo tutto senza un senso logico.
sarà colpa mia, idubbiamente, ma non arrivo a comprendere molto.

Sebbene non mi aspettassi il colpo di scena finale, questo 100 non mi ha convinto.
È vero che cento parole sono poche ma il coltello appare troppo improvvisamente, senza adeguata preparazione, un po' senza senso.
E io lettore rimango troppo indifferente (anche perché non ho avuto tempo di empatizzare con la ragazza candidata)

Non dispiace questo cento come impostazione. Io dico mamma mia quanto sangue in questi scrittori...
Eppure anch'io spesso lo uso, ultimamente mi sono convertito al sole, quello di cui il mondo ha bisogno in questo momento.
In ogni caso la trovata del serial killer degli annunci sulla ricerca di segretarie non è male. 
Una volta tanto tempo fa a Firenze andammo a un incontro per comprare un'auto muniti di coltello nascosto in saccoccia... l'incontro era in un capanno di campagna.

Il racconto costruisce rapidamente un'atmosfera di tensione, giocando con le aspettative per poi ribaltarle in modo inquietante. L'apparente normalità di un colloquio di lavoro si trasforma in un incubo. Il racconto è efficace nel creare un senso di angoscia crescente e nel denunciare, attraverso un ritratto iperbolico e crudele, il potere di coercizione e violenza che può annidarsi in contesti quotidiani. Il finale aperto lascia un senso di claustrofobia e impotenza, amplificando il terrore di una situazione che sembra senza via di uscita.

E' scritto bene e ho apprezzato il climax ma il finale non mi ha convinto.

A me non è dispiaciuto questo racconto. E' uno di quei racconti che mi stupisce come possa essere entrato tutto in cento parole. 
Sicuramente c'è qualche "buco di trama" ma ci si passa sopra. Il finale un po' mi ha sorpreso, pensavo se ne andasse e basta.

Grazie

Sì, questo 100 non è molto credibile nella sua impostazione, tanti buchi di trama che, chiaramente, non sono così rilevanti vista la brevità.
Il difetto fondamentale è che il colpo di scena finale è troppo telefonato, a causa dell'impostazione lugibre, tesa, della scena. Anche io pensavo che si trattasse di un uomo con evidenti interessi sessuali, invece compare addirittura un coltello.
Sai cosa sarebbe stato carino? Che la protagonista si accorgesse che le due foto erano state scattate in quell'ufficio. Così, per dare un tocco di fino.

Ciao, Penna.

Il signor Palumbo è un collezionista particolare. Immagino che cambi continuamente identità e luogo dei colloqui in modo da rendere più difficile identificarlo. I personaggi non hanno sfumature, ma direi che è sufficiente per un thriller in cento parole.
La parte che mi piace di più è il contrasto tra "Sorrido anche io." e "Non mi piace questo gioco." È la rappresentazione puntuale della maschera, che chiunque si trovi in una condizione di inferiorità rispetto al potere deve indossare. E che chiunque si sia trovato nella stessa situazione ha indossato.

Grazie e alla prossima.

Certo che in questa sfida la parola gioco pare essere declinata/associata in tanti racconti in senso negativo: delitti, brutalità… di ludico molto poco quindi.
Qui poi arriviamo a una violenza brutale, con un gioco che è solo nella mente perversa del signor Palumbo, che addirittura mette in bella mostra il risultato della sua mania omicida.
E che dire? Che storie come queste vorremmo leggerle solo come finzione letteraria, ma purtroppo la realtà sta lasciando parecchio indietro la fantasia. Come poi riesca il sognor Palumbo a farla franca è un altro paio di maniche, ma qui siamo in un 100, quindi al lettore lavorarci su.

Un colloquio di lavoro sui generis. A prima impressione ho avuto la sensazione che fosse tutto troppo esagerato, iperbolico. Ma chissà, lo scopo del racconto forse è quello: scioccare il lettore.
Non so se il risultato sia stato raggiunto, sinceramente.
Forse anche il ritmo troppo frammentato, con tutti quegli a capo, non ha aiutato.

Bella l'idea. Immagino come possa accedere in un colloquio di lavoro e pure dopo. La bramosia del potente può essere irrefrenabile.
Tuttavia la storia sembra troppo esagerata per essere vera. E la troppa esagerazione finisce con l'assolvere tutti quei comportamenti, dal complimento spinto, all'allusione sessuale, fino alla pacca sul sedere che non uccidono nessuno e che non necessitano di pugnali, ma che fanno malissimo e sono invece molto diffusi.
Comunque brava/o a aver scelto questo tema scottante.

Racconto che ha il suo fascino, nel limite delle cento parole. Trovo sia una tematica importante, se letto anche in chiave allegorica oltre che letterale. E, siccome spesso le intenzioni dell'autore sfuggono a quelle del lettore, a me piace vederlo così, mentre veicola un messaggio di denuncia importantissimo e amaramente attuale.
Complimenti! Pezzo riuscito, secondo me.

Colpo di scena finale ad effetto ma un po' troppo forzato. La vicenda risulta essere un po' poco credibile per arrivare in pieno. Questo serial killer, da novello pollicino, lascia troppe tracce dietro di sé...