Fratelli

Bello e intenso questo cento.
L'aria di sufficienza che circola tra fratelli la conosco, l'ho vissuta.
Commosso, ti abbraccio.

Realistico in maniera impressionante, questo 100, con un finale aperto che personalmente ho interpretato nella maniera forse più tragica: il fratello maggiore è sopravvissuto al minore.
Onestamente non so dirti come, ma se fossi riuscit* a rendere il 100 con un paio di dialoghi in più al posto di qualche descrizione ne sarebbe uscita una vera bomba!

Che triste questo cento. Devo dire che mi sono commossa leggendo e ho provato un senso di vuoto, di rimpianto, di rimorso. Forse il fratello minore è venuto a mancare e per chi resta i ricordi sono duri. 
Spero non ci sia della verità, comunque il cento è ben riuscito. Complimenti.

Il racconto lascia un senso di vuoto palpabile. È tutto al posto giusto e nel momento giusto, ma risulta troppo perfetto, troppo architettato. Mi piacciono di più i racconti con qualche sbavatura, magari imperfetti, ma che rimangono impressi. Questo, purtroppo, temo di perderlo a breve. Resta di fatto però un'ottima prova.

Il racconto lascia presagire una brutta fine per il fratellino al quale, in poche righe, pochi dialoghi, poche battute, riesci a fare affezionare il lettore.
Disegni due fratelli molto reali, molto vivi, molto plausibili e per questo mi sento coinvolta dal tuo racconto.
Il finale, così breve e tagliente è come una martellata e fa altrettanto male.
Una prova notevole.

Potente l'immagine del piccolo che se ne rimane con i suoi giochi in mano, in attesa di un sì che non arriva quasi mai. 
Mi ha commosso, perché mi ha riportato ad atteggimenti analoghi che anch'io ho avuto da bambina nei confronti di mia sorella di cinque anni più piccola di me. Per fortuna poi sono (siamo) cresciute.
Bello, intenso e dal finale quasi aperto, ma dall'esito intuibile.

se, come pare di capire, il fratello minore non c'è più, il 100 ha un suo senso, alquanto tragico e carico di rimpianto.
se il significato è diverso, di sensi non ne trovo.
anch'io ho un fratello minore, ma non mi sono mai comportato in questo modo.

Bello. Un cento che non lascia indifferenti. Il rimpianto è un tema che mi ha sempre affascinato. Mi ha fatto venire in mente 'I giorni perduti', meraviglioso racconto breve di Buzzati.

Un cento dai sapori interiormente personali e profondamente intensi.
La vita si comprende veramente forse solo in determinati momenti adulti o di fronte a una perdita, in ogni caso la visione che si ha in una certa età spesso cambia e certi rimorsi rimangono profondi quando appunto non si può tornare più indietro.

C'è solo una cosa che non mi quadra in questo buon racconto.
Gioca su un emozione forte che è impossibile non tocchi l'animo di chi legge, ma quando scrive il narratore? 
E' una cosa successa da poco? La perdita c'è stata quando il fratellino era ancora piccolino, altrimenti, mi viene da pensare, il rimpianto non sarebbe per questi giochi mancati, avrebbero avuto altro tempo per stare insieme.
Non so se sono riuscito a spiegarmi, mi sembra un po' forzata la cosa. Ma forse è un problema mio.

Comunque, ripeto, un buon racconto

Grazie

Capita tra fratelli.
Cinque anni non sono tanti, ma da bambini sono un'eternità. 
Un 'eternità che genera rimorsi, rimpianti, vuoto.
E tu li hai resi con intensità.

Il racconto esplora il rimpianto e la tenerezza attraverso il ricordo di un'infanzia condivisa ma segnata da distanze emotive. La voce narrante rivela con sincerità il rimorso per le occasioni perdute di connessione con il fratello minore, che, con la sua innocente insistenza, cercava un legame che non sempre trovava risposta. L'uso di immagini semplici e quotidiane contrasta con la profondità emotiva della riflessione finale. Il crescendo emotivo culmina in una confessione dolorosa che colpisce il lettore, evidenziando la fragilità e la complessità dell'amore fraterno.

Riletto il tuo cento ha mandato in crisi la mia classifica.
Riesce a dare più sensazioni di un intero romanzo.
Complimenti, autore, autrice.

Ciao, Penna.

Il passato arriva benissimo, con tutti i rimpianti per non aver connesso con il fratellino. Il narratore si sente in colpa perché non ricorda i propri motivi, ma di sicuro anche lui da bambino li aveva ed erano importanti.
Quello che non arriva è il presente. L'hai lasciato alla nostra immaginazione, però a volte chi legge potrebbe avere bisogno di essere accompagnato da qualche parte.

Grazie e alla prossima.

Chi ha fratelli o sorelli più giovani si ritroverà nei ricordi di quando ti tampinavano per coinvolgerti in un gioco, noiosi come le mosche settembrine e determinati a non mollare. Prendevano per sfinimento. Da adulti manco si ricordano quei momenti, se non quando una mancanza, magari improvvisa, ma anche una lontananza fatta di silenzi, non riapre quasi crudelmente i cassetti dei ricordi, e con essi i rimpianti per certi comportamenti.
Il finale è davvero emblematico e tanto vero.

Bello ed emozionante. 
Forse troppo emozionante. Mi ha ricordato un film che tanto mi fece piangere da bambino, "L'incompreso". 
Sarebbe stato potente anche senza il richiamo finale alla quasi certa dipartita del fratello. Peccato la prima parte era potente.

Forse questo è il 100 "modello", ovvero il componimento che in poche parole riesce a trasmettere un'emozione o delle emozioni palpabili e possibilmente indelebili. L'Autore ha ben perseguito questa ricerca costruendo il racconto ad hoc e lasciando all'immaginazione del lettore il motivo per cui il fratellino non c'è più o è uscito dalla vita del narratore. Insomma, gran lavoro dal punto di vista tecnico e d'impatto sul pubblico. Ma il mio gusto personale è altro, per cui certe narrazioni non mi prendono nonostante le loro indubbie qualità.

Grazie lo stesso.

Nei commenti che mi hanno preceduto ho letto tante volte il rimpianto come tematica portante del 100.
Io ne ho avuto una visione e una percezione diversa.
La frase finale, che sembra parlare della dipartita del fratello minore, è un'antitesi a quella precedente. In soldoni: "le cose importanti che avevo da fare non hanno lasciato traccia, neanche le ricordo. Mentre tu sì, di tracce ne hai lasciate."

Non ci leggo rimpianto per le occasioni perse ma dolore per aver perduto qualcosa cui la voce narrante teneva moltissimo, evidentemente una vita, non sappiamo quanto lunga, condivisa col fratello minore e i tanti bei ricordi che ha lasciato.
Mi rendo conto che ciò sia in contrasto con le frasi iniziali, e questo forse è il problema del 100 stesso.

Il pezzo è bello, emotivamente forte, ma questa ambiguità finale, che forse ho colto solo io, mi sembra far perdere qualcosa all'espressione di un dolore che poteva colpire molto più duramente chi legge, almeno nel mio caso.

Il dramma dei fratelli minori che pur ammirando smisuratamente i fratelli maggiori vengono da loro esclusi ed a volte ignorati.
In questo cento c'è tutto il rimpianto del fratello maggiore per non aver dedicato al suo fratellino
parte del proprio tempo e sopratutto la consapevolezza di non poter  più rimediare.
Triste ma pur troppo molto frequente.

Un mini intenso, dove in cento parole si racconta la vita di due persone.
Non credo che il fratello minore sia morto, perchè nella frase quei cinque anni che hai meno di me viene usato il tempo presente e forse in cento parole anche il cambio di un tempo verbale può avere il suo peso.
Le cose trascurate, o alle quali non diamo la giusta importanza, spesso evolvono in maniera sbagliata, si guastano, marciscono. E così le persone.
In questa chiave di lettura il mini potrebbe essere una sorta di mea colpa del fratello maggiore di fronte alla consapevolezza di aver contribuito alla creazione di una specie di un mostro.
Intrigante...
Una perplessità: te o tu?

Un cento che, anche se lascia molto all'interpretazione del lettore, disegna molto bene il rapporto tra i due fratelli. Un cento secco, quasi drammatico. Pieno di rimpianti. Ecco, quando si riese a inserire tutte queste emozioni in così poche righe, beh, non posso che complimentarmi. Ottimo lavoro.