Obbligo o verità

Che dire? Un cento che contiene dialoghi snelli e credibili è certo ben scritto e riuscito anche se l’argomento non è fra i miei preferiti.
Adolescenti in cerca della propria identità sessuale è un tema sensibile e qui c’è pure il “tradimento” percepito da parte dell’amica Emily e che funziona dal punto di vista emotivo. Si sente, insomma. Quindi complimenti all’autor.

Dovuto, ovviamene, allo stringente numero di battute, i dialoghi mi sono sembrati legnosi e poco "coinvolgenti", ma la storia si comprende chiaramente già alla prima lettura, e questo è un merito.
In poche parole hai disegnato diversi personaggi e creato un dramma e tanta carne al fuoco in un racconto così breve non è facile da realizzare.
Tutto sommato il racconto è di piacevole lettura.

Un tema che fra i 100 che ho letto non ho ancora riscontrato, quindi complimenti per l'originalità.
Sicuramente non è facile affrontare un argomento come la ricerca dell'dentità sessuale in così poche battute e infatti un po' si percepisce la contrazione della storia in poche righe succinte.
Però devo riconoscere che l'ho compreso alla prima lettura, quindi complimenti all'autore.

Hai usato materiale facile da utilizzare e lo hai fatto alla grande.Ti sei infilato nei rapporti umani più preziosi e indecifrabili, quelli giovanili.
Avrai il massimo dei voti, preparati.

Fuori dalla mia portata di visione e non per il testo ma per un Mood sulla scrittura diverso. Non nelle mie corde seppure scritto senza sbavature.

Carino.
Mi ha ricordato il gioco della bottiglia da ragazzino. 
Lo stomaco ribolliva nella speranza ruotasse nella direzione sperata. 
... e soprattutto non si fermasse su quella sbagliata.

Mi è piaciuta più l'idea che la realizzazione di questo 100, un po' per via dei dialoghi, non del tutto spontanei, un po' per il tema, trattato in un modo che è sì significativo, perché in effetti il dissidio tra l'ammettere l'omosessualità e il vergognarsene si sente, ma risulta troppo compresso nel poco spazio.
Il gioco della bottiglia, o di obbligo/verità, ha il suo fascino e per i ragazzini è l'equivalente di una roulette russa. Forse qualcosa più di un semplice gioco.
Io non ci ho mai giocato, o non ricordo di averlo fatto, ma altri in classe lo facevano, soprattutto durante le gite fuori porta, e una cosa la ricordo bene: quando si creava qualche situazione scomoda, con annessi imbarazzi e fastidi, soprattutto femminili, il mio pensiero era sempre lo stesso.
Ma se tanto non vi piace il risultato, cosa giocate a fare?
Sì, ero cinico già allora.

niente male.
semplice e chiaro, descrive in poche righe una buona serie di emozioni, positive per alcuni e negative per altri.
mi è piaciuto, non aggiungo altro.

Bello per l'argomento trattato, bello per come l'hai trattato con la sensibilità e la crudeltà così comuni a quelle età, bello perché penso sempre che scrivere un 100 utilizzando dialoghi sia estremamente difficile e, in questo caso la riuscita è ottima.
Solo complimenti per quanto mi riguarda.

Il racconto esplora la crudeltà e la complessità dei giochi adolescenziali, in cui la pressione sociale e il desiderio di conformità possono causare ferite profonde. La dinamica di gruppo è dominata da una logica di sfida e derisione, dove il consenso e il rispetto vengono meno. Alla fine, il sollievo di essersi dimostrata "normale" si trasforma in senso di colpa, suggerendo che la violenza emotiva non è solo quella subita, ma anche quella inflitta, talvolta involontariamente, agli altri.

Hai reso in maniera semplice ma efficace le dinamiche psicologiche che si innescano in questi giochi "sociali" adolescenziali. Meglio frequentare cattive compagnie

Buono. Molto. 
Mostra tanto e racconta poco. Cosa difficile in un Cento.
L'unica cosa: forse avrei nominato Giulia anche prima, magari al posto della frase

"direbbero gli altri, ma che ne sanno del peso sul cuore e delle gambe che tremano?"

che è quella che mi è piaciuta di meno.

Ma sono davvero sottigliezze. Il racconto mi è piaciuto molto.

Grazie

Ho apprezzato molto il fatto che tu sia riuscito/a a creare la sensazione di esserci.
Forse sarà perché tutti nel passato abbiamo fatto giochi di questo tipo.
Un bel racconto, sicuramente riuscito.

Un buon racconto, realizzato bene e curato.
Anche i dialoghi, che mi sembrano verosimili, non posticci.
Una lettura piacevole.

Ciao, Penna.

Il punto debole del racconto è che mi sembra un po' troppo affollato di personaggi, con il risultato che per la maggior parte non spiccano.
Obbligo o verità è un gioco che ho conosciuto durante una supplenza in una quinta superiore, per cui immagino i miei studenti e studentesse e le loro dinamiche sociali, con le femmine più furbe dei maschi e non viceversa ma è solo una mia immagine mentale.
Ho trovato molto disturbante il comportamento del Ciccio, ma Emily è il personaggio più tridimensionale perché passa da tradita a traditrice nel giro di due righe.

Grazie e alla prossima.

A volte i ragazzi, gli adolescenti (oggi le "classi" per età sono un po' ondivaghe, ci sono quarantenni definiti ragazzi...) pur senza volerlo veramente, magari per sentirsi più grandi, più furbi o navigati, anche per mettere e mettersi alla prova, feriscono, e pesantemente. Certe cose vengono prese per un gioco, non avendo ancora ben chiaro che vita non lo è, che con i sentimenti e le emozioni non si dovrebbe mai giocare. Che certe forzature possono essere percepite come violenza. Crescendo qualcuno impara, altri continuano imperterriti.

Certo, il racconto rimanda al gioco della bottiglia, ma... erano altri tempi.

Questi giochi sono ancora attualissimi tra gli adolescenti, anche se adesso si è diffusa la versione alcolica "Non ho mai". Ad ogni modo, bisogna andare indietro nel tempo per contestualizzare il tuo 100, perché oggi è una domanda alla quale non ho ancora conosciuto ragazze che si sottraggono alla risposta (per fortuna), mentre il Ciccio si sarebbe preso un bel calcio nei coglioni.
Eppure sento che c'è ancora bisogno di racconti come il tuo; non per i nostri adolescenti, che su certe tematiche sono andati ben avanti; ma per la nostra generazione, ancora divisa tra i bastardi che negano che ci siano problemi di omofobia e i dementi che la vedono dovunque.

Un 100 che tratta di una situazione abbastanza vintage, almeno così mi è sembrata per come l'Autore l'ha descritta. Il pregio più grande, per me, è che sblocca ricordi, non necessariamente legati a questo tipo di gioco. In ogni caso, concludo con l'ennesima piacevole lettura.

Grazie

Un cento bello forte questo. Pensato molto bene, scritto molto bene.
Il mondo adolescente, ci lavoro e lo so, sa essere feroce: spesso dietro quelli che sembrano innocenti giochi si nascondono veri e propri soprusi. A volte servono a farci crescere, altre volte servono a buttarci giù. Spero che Emily abbia reagito.

Ambientato qualche tempo fa ricalca bene le problematiche adolescenziali del periodo.
Il lessico è corretto per i tempi e le emozioni descritte sono plausibili.
Si prova affetto per la povera Emily costretta a subire la penitenza.
Niente male.