Altro giro

Altro giro altro click di roulette russa. In questo caso si avverte il dramma del prigioniero sulla cui testa vengono giocate le scommesse. Immagino durante la guerra del Vietnam considerati i “musi gialli”.
Ci trovo una buona tecnica di scrittura con l’uso della terza persona e il pov ben focalizzato sul protagonista e le sue sensazioni. Un bel cento.

Sì, concordo con  @Petunia, credo si tratti di un episodio della guerra del Vietnam. I Vietcong giocavano alla rulette russa con i prigionieri americani, scommettendo su chi ci avrebbe lasciato la pelle e chi no. 

Leggendo questo 100 ho capito l'estensione del sostantivo gioco attraverso molteplici interpretazioni. E devo ancora leggerne un bel po'.

Grazie

Facile riandare alle scene clou de “Il cacciatore”, un film che ha affascinato e colpito per le storie che si intrecciano, tra la quotidianità della provincia americana, le vicende crude della guerra e l’amarezza del ritorno in un paese che vorrebbe cancellare quel periodo, comprese le persone che lo hanno vissuto in prima linea e che là hanno lottato per sopravvivere. Un film molto discusso all’epoca e anche criticato per come era stata impostata la parte ambientata in Vietnam. Rimane comunque una forte metafora sulla vita, dove ogni decisione che prendi, ogni scelta che fai potrà dare risultati ben diversi. E spesso, comunque tu faccia, sbagli.

All'epoca emerse che il gioco della roulette russa in effetti non fu mai praticata dai militari vietnamiti, o almeno non ne erano state trovate tracce documentate, ma che fosse stata una scelta degli autori per dare maggior enfasi all'assurdità della guerra.

Si avvertono le emozioni della scena, l'angoscia del protagonista, che gioca a un gioco a cui non vorrebbe partecipare; di più è difficile chiedere a un racconto di 100 parole.
Sì, forse musi gialli stona, forse perchè oggi non è politically correct: ma che noia questo politically correct!

FedericoChiesa ha scritto:
Sì, forse musi gialli stona, forse perchè oggi non è politically correct: ma che noia questo politically correct!

Condivido il tuo pensiero sul "politically correct" (e la mia non è un affermazione "politically correct"), ma io mi riferivo più che altro al fatto che in questo contesto l'espressione "musi gialli" mi suona come un clichè.
Mi sono permessa questa precisazione (e scusa se l'ho espressa citando il tuo commento) solo perché non volevo essere fraintesa dall'autore/autrice.

Il film che ti ha ispirato l' ho visto quasi mezzo secolo fa, e ancora lo ricordo. Fece scalpore e sbancò il botteghino.
Hai avuto una ottima idea. E a me quell'attore con la fascia sulla fronte, sempre pronto a morire è sempre piaciuto. Il padre di Angelina Jolie.

Altra roulette russa. Questa volta, però, con un tono più realistico. Sarò breve: mi è piaciuta di più l'altra. Ammetto di essere saturo di racconti di guerra; sono arrivato a un punto in cui non riesco proprio ad apprezzarli, soprattutto in queste declinazioni classiche. Resta comunque la maestria dell'autore nel riuscire a creare, in cento parole, un racconto così ben strutturato.

Non ho mai visto "Il cacciatore", ma la situazione della scena mi è stata chiarissima, anche senza contestualizzarla necessariamente in Vietnam. Potrebbe essere stato in Corea, o anche in una guerra futura, ancora da venire.
Molto ben riuscito.

Unico difetto che ho ravvisato è la chiusa. Secondo me, chiudendo su "Che gioco tremendo" sarebbe stato molto più efficace, anche perché c'è una frase similissima, coi due puntini, esattamente alla riga sopra. "Il gioco per sopravvivere" suona ridondante.

Corea? Vietnam? Giappone? Fa poca differenza anche perchè ricordo di aver letto da qualche parte che nel lontano oriente questa pratica nei confrontui dei prigionieri non è mai stata attuata.
Secondo racconto in cui comprae la roulette russa come gioco legato al denaro, non amo le scommesse e in genere il gioco d'azzardo e men che meno la violenza della roulette russa ma mi piace come hai reso le sensazioni del protagonista che in una situazione come quella probabilmente è molto meno angosciato di come immagineremmo sarebbe ognuno di noi al suo posto.

Un'altra roulette russa e, purtroppo, sono portata a confrontare i due testi.
Qui avverto una forte drammaticità. Sei riuscito a trasmettere l'angoscia della vittima in mano ai "musi gialli", costretto a un gioco che può finire solo in un modo per uno dei due giocatori.
Il testo è coinvolgente e sei riuscito a farmi immaginare la situazione in cui si trovano i due protagonisti.
Una buona prova.

molto simile a un altro racconto letto poco fa, con la roulette russa come protagonista.
quanto meno, qui si percepisce la tensione per la situazione in cui il protagonista si trova, quindi trasmette emozione.
non so se i musi gialli siano giapponesi, cinesi o altro, e neppure se si utilizzavano certe pratiche coi prigionieri, però e ben scritto e lo apprezzo.

Non originale perché, come già detto, ricalca la famosa scena de "Il cacciatore" ma la scrittura è buona e rende molto bene l'attesa angosciosa tra un click e l'altro.

Sì, riuscito il colpo d'immagine e la scena da film...
Si avverte tutta l'angoscia del prigioniero e il clima terribile d'un gioco non certo per bimbi...
Anche se io considero l'uomo con le armi un bimbo che non ha sviluppato la coscienza della vita nell'universo, ben scritto, nulla da eccepire.

Il racconto cattura con tensione e cruda intensità l'orrore di un gioco macabro in cui la sopravvivenza è l'unico premio. L'ambientazione è descritta con immagini sensoriali potenti: il contrasto tra il "freddo metallo e l'aria "che trasudava calore e umidità" crea immediatamente un'atmosfera opprimente e angosciante. La struttura narrativa, scandita dal ripetersi dei turni e dall'incubo ciclico del gioco per sopravvivere, riesce a trasmettere il senso di angoscia e impotenza, lasciando un nodo allo stomaco e una riflessione amara sulla brutalità umana.

Ciao, Penna.

Il richiamo al Cacciatore di Cimino mi sembra chiaro. Molto azzeccato il contrasto tra il metallo freddo e l'atmosfera calda e umida. La cosa più debole è il finale, con la ripetizione di "gioco" che toglie pathos anziché tenere alta la tensione. Ma tutto il resto mi è piaciuto.

Grazie e alla prossima.

È vero, è impossibile non ricordare la scena de Il cacciatore, una scena iconica, entrata con tutto il film nella storia del cinema.
Ma quella scena è qualcosa di unico.
Quindi questo per dire che?
Che il 100 così perde tanto in originalità, non c'è praticamente sorpresa, ma tu sei riuscito a descrivere e regalare al lettore comunque delle belle atmosfere.
Sì, è una buona prova, peccato solo per l'ultima frase che mi suona troppo pomposa, mi rovina quell'atmosfera che eri riuscito a creare.

Buonissima prova di scrittura, a mio parere. Con due piccoli nei: musi gialli e freschezza. 
Il primo mi sa troppo di film americano, il secondo non mi convince, avrei cercato un altro termine, anche se capisco il contrasto con il calore.

Quello che ti ha penalizzato, secondo me, è il tema poco originale. 
Quasi a tutti è venuta in mente la scena del film e questo scollega un po' dal racconto. Come se stessi leggendo te, ma immaginassi altro. Non so se mi sono spiegato.

Comunque un'ottima tecnica.

Grazie

Sembra molto, qualcuno l'avrà già notato, una delle scene più note del film del "Il cacciatore". Film bellissimo. 
La resa narrativa non è male anche se il linguaggio cinematografico è molto più adatto per descrivere situazioni siffatte.
Nel complesso una buona prova. Se fosse stato il compito dato a un corso di scrittura creativa: riproducete in 100 parole la scena della roulette russa del cacciatore, avresti superato l'esame a pieni voti.
Per il nostro 110 invece non mi sembra un grande risultato e non mi è piaciuto più di tanto.

L'ultima frase forse di troppo. 
La roulette russa è un gioco tremendo, in effetti. Immagino che l'adrenalina che porti sia indescrivibile. 
Il tuo cento, purtroppo, non me l'ha trasmessa... mi aspettavo più tensione tra le righe.

Tentativo poco riuscito di descrivere la famosa scena de "Il Cacciatore".
Non mi piace l'espressione "musi gialli" per indicare gli orientali.